• Non ci sono risultati.

2 Sicurezza sismica delle strutture industriali

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "2 Sicurezza sismica delle strutture industriali"

Copied!
22
0
0

Testo completo

(1)

2

Sicurezza sismica delle strutture industriali

L’eterogeneità delle strutture industriali, che si differenziano per vari aspetti quali la tipologia di struttura, le lavorazioni che si svolgono all’interno e i materiali utilizzati, rendono lo studio della vulnerabilità sismica ancora più complesso rispetto a quello di strutture civili, più facilmente riconducibili a poche tipologie.

La predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata assume una rilevanza ancora maggiore se ci riferiamo ad edifici industriali; se infatti all’evento sismico associamo la pericolosità intrinseca di un edificio industriale dovuta alle sostanze pericolose utilizzate e alla presenza di macchinari ne derivano conseguenze socio economiche non trascurabili.

Aspetto da non sottovalutare è infatti il tessuto urbano in cui queste strutture sono inserite; i danni registrati in seguito ad un evento sismico possono essere:

- Ristretti: nel caso di stabilimenti caratterizzati dalla presenza di soli macchinari; - Mediamente consistenti: nel caso in cui tali danni siano per esempio

accompagnati dalla fuoriuscita di sostanze infiammabili con conseguente innesco di incendio sia in zone operative che di stoccaggio dei materiali, ma comunque circoscritto all’area dello stabilimento;

- Gravi: nel caso del danneggiamento di centrali nucleari dove il materiale radioattivo può facilmente contaminare vaste aree del territorio circostante. In generale la fragilità degli impianti e la vulnerabilità dei materiali pericolosi utilizzati oltre alla vulnerabilità della struttura stessa non può essere trascurata nello studio del rischio sismico delle strutture industriali, il quale è alla base per non permettere che conseguenze disastrose, alle quali talvolta siamo stati costretti ad assistere, possano ripetersi nuovamente.

In riferimento a quanto sopra detto sono annoverabili alcuni eventi sismici del recente passato che hanno causato ingenti danni non solo in termini di vite umane, ma anche in termini ambientali, produttivi e socio economici. Il primo caso storico di evento sismico ad aver interessato una concentrazione urbana industrializzata producendo danni gravissimi al sistema edilizio, vario e produttivo fu quello avvenuto a Kobe nel 1995.

(2)

Si ricorda inoltre il terremoto del 1999 a Izmit (Turchia) che causò l’incendio del più grande stabilimento petrolchimico turco con conseguente collasso di un serbatoio di stoccaggio nella raffineria di Yarimca, arrecando danni ambientali ed atmosferici e problemi di approvvigionamento di combustibile per il trasporto.

Nella raffineria di Off Tomakomai City (Giappone) nel 2003 a 220 km dall’epicentro in seguito al sisma un serbatoio contenente greggio si incendiò dopo l'evento principale, successivamente un serbatoio con nafta si incendiò durante un aftershock; 45 dei 105 serbatoi presenti nella raffineria furono danneggiati, 30 in modo grave, 29 con fuoriuscita di liquido. La rottura delle coperture dei serbatoi, alle quali seguirono gli incendi, si dovette ai movimenti ondosi “di pelo libero” (sloshing) dei liquidi infiammabili contenuti, innescati dalle vibrazioni sismiche.  

Più recente è l’incendio avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima (Giappone) a seguito del terremoto che nel 2011 ha colpito il paese, il quale provocò la fuoriuscita di centinaia di tonnellate di acqua radioattiva che si riversarono in mare. Figura 2.1

Figura 2.1: Incendio nella centrale nucleare di Fukushima (Giappone)

Per quanto riguarda il territorio italiano, esso per la sua posizione geografica, è il paese del Mediterraneo a maggior rischio sismico. Mediamente, ogni anno vengono

(3)

registrate circa 2.000 scosse telluriche, alcune delle quali ultimamente sono state di forte drammaticità e di esiti disastrosi sia in termini umani che sociali ed economici: basti pensare all’Aquila ed ai terremoti in Emilia e nel mantovano.

In particolare, possiamo attribuire a diverse regioni della Penisola una pericolosità sismica medio-alta. Rispetto ad altri paesi come la California o il Giappone (nei quali la pericolosità è anche maggiore), l'Italia ha inoltre una vulnerabilità molto elevata a causa della notevole fragilità del suo patrimonio edilizio, nonché del sistema infrastrutturale, industriale e produttivo. Anche per quanto riguarda l’esposizione, quest’ultima si attesta su valori altissimi, in considerazione dell’alta densità abitativa e della presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale di elevato valore.

Focalizzando l’attenzione sugli edifici industriali è automatico purtroppo ricordare il recente terremoto che nel 2012 colpì l’Emilia. Figura 2.2 e 2.3. A seguito del sisma sono stati danneggiati moltissimi capannoni industriali con conseguente distruzione di gran parte del ciclo produttivo. In particolare da indagini post-sismiche è stato osservato che rilevante è stato il danno agli elementi secondari “non strutturali”, ovvero si è manifestato il collasso di scaffalature con conseguente perdita dei contenuti portati, di tamponamenti, di tubazioni e parti di impianto.

(4)

Figura 2.3: Crollo di un capannone industriale. Terremoto Emilia 2012

Gli esempi sopra riportati hanno evidenziato un’elevata vulnerabilità delle costruzioni ad uso industriale realizzate in assenza di criteri di progettazione anti-sismica sia a livello internazionale che nazionale. Tale tema risulta quindi di estrema attualità anche per il territorio italiano. Quanto avvenuto in Emilia Romagna è soltanto uno degli scenari che potrebbero ancora verificarsi data l’estrema vulnerabilità del nostro patrimonio edilizio. Fondamentale è perciò il ruolo svolto dall’ingegneria antisismica nello studio della vulnerabilità sismica degli edifici, in particolare delle strutture industriali, al fine di evitare conseguenze disastrose in seguito ad eventi naturali catastrofici.

2.1 Gli eventi Na Tech

Si definiscono Na-Tech (Natural-Tcnological Event) gli eventi naturali catastrofici che comportano un rischio tecnologico.

La   prima   definizione   in   letteratura   di   evento   Na-­‐Tech   è   stata   fornita   nel   1992   da   due   ricercatrici   americane,   Showalter   e   Myers:   un   disastro   naturale   che  

(5)

crea una catastrofica calamità tecnologica (Showalter e Myers, 1992).

In particolare, questi eventi includono l’insieme degli incidenti tecnologici, quali esplosioni, incendi e rilasci tossici che possono verificarsi all’interno di complessi industriali, lungo reti di distribuzione o anche all’interno di laboratori che trattano materiali pericolosi, in conseguenza di eventi calamitosi di origine naturale (terremoti, tsunami, alluvioni, etc.). La magnitudo di tali incidenti è inoltre amplificata dal possibile contemporaneo fuori servizio dei sistemi di mitigazione preposti al contenimento degli eventi o alla messa in sicurezza degli impianti. Non è da trascurare inoltre il danno economico che può derivare dal blocco della produzione di un impianto. Sebbene si possa pensare che tali combinazioni di eventi abbiano una probabilità di accadimento trascurabile, molti studi (MAHB, 2003; Young, 2002) confermano che in realtà il numero e l’intensità degli eventi Na-Tech è in costante crescita anche a seguito dello sviluppo e dell’aumento di complessità degli insediamenti umani esposti alle catastrofi naturali.

Il terremoto avvenuto il 17 agosto 1999 nei pressi della località di Koceali (Turchia) causò significativi danni strutturali e la distruzione di attrezzature e impianti industriali con la conseguente generazione di molti eventi Na-Tech : rilascio di sostanze pericolose e giganteschi incendi.

Tra questi eventi, due sono particolarmente degni di nota a causa delle loro estensioni e conseguenze:

• Il massiccio incendio alla raffineria Tupras di Izmit in Korfez - Kocaeli, durato 5

giorni e spento grazie anche agli aiuti internazionali; il secondo incendio divampò nell’ impianto di trasformazione del petrolio greggio. Uno dei due “stack” dell’impianto, con un’altezza di 115 e un diametro di 10,5 metri, crollò a causa del terremoto, danneggiando seriamente la fornace dell’impianto e rompendo una serie di tubi di collegamento. Il terzo e il più grande incendio accadde presso il serbatoio di nafta: il fuoco divampò in quattro serbatoi della nafta a causa delle scintille provocate dallo sfregamento del tetto scorrevole dei serbatoi con le guarnizioni metalliche della loro parte interna (metallo contro metallo). L’intensità del sisma fu tale da causare l’interruzione della fornitura dell’energia elettrica e le pompe dell'acqua furono alimentate da generatori diesel la cui capacità era nettamente insufficiente.

(6)

Figura 2.3: Rottura di un serbatoio di stoccaggio nella raffineria di Yarimca (Turchia) durante il terremoto di Izmit nel 1999

• La   fuoriuscita   di   6500   tonnellate   di   acrilonitrile   presso   lo   stabilimento   di   produzione  di  fibre  acriliche  della    fabbrica  AKSA  in  Ciftlikkoy  –  Yalova.  Tale   evento   ha   portato   alla   morte   di   animali   domestici   e   al   danneggiamento   di   attività   agricole,   causando   un   inquinamento   ambientale   che   ha   richiesto   cinque  anni  di  trattamento  continuo  di  bonifica  .  Fu  consigliata  in  seguito  al   sisma  l’evacuazione  di  un  aria  di  6  km  di  raggio  dall’impianto.  La  mancanza   di  energia  elettrica  e  l’insufficiente  fornitura  di  acqua  furono  due  importanti   fattori  aggravanti  degli  eventi  Na-­‐Tech  durante  il  terremoto.    

La   probabilità   che   si   inneschi   l’effetto   domino   all’interno   di   uno   stabilimento   industriale   in   seguito   al   sisma   è   perciò   molto   elevata   e   ovviamente   legata   alle   caratteristiche   intrinseche   dello   stabilimento   stesso,   la   vicinanza   delle   attrezzature,  la  presenza  di  materiale  stoccato  e  il  trasporto  di  sostanze  pericolose   possono  contribuire  in  maniera  rilevante  ad  innescare  questo  fenomeno  .  

(7)

2.1.1    Analisi  dei  rischi  

La pericolosità sismica definisce la probabilità, con cui un terremoto di una determinata potenza si verificherà in un determinato luogo in un intervallo di tempo. E’ perciò un concetto che va sempre riferito alla probabilità che un dato evento accada.

Per definire la pericolosità sismica si utilizzano informazioni su terremoti storici, tettonica e geologia, descrizioni storiche di danni e modelli di propagazione delle onde.

La stima della pericolosità sismica è il primo passo per valutare e limitare il rischio sismico, definito come il prodotto della probabilità di accadimento per la magnitudo del danno atteso.

R = p M

In sostanza il rischio non tiene conto solo della probabilità di un certo evento naturale, ma anche degli effetti che esso avrà, sia in termini di perdita di vite umane che in termini di danno economico e danneggiamento delle infrastrutture.

Per gli eventi Na-Tech esso è esprimibile come:

RNT = f(p, V, E)

Ovvero è funzione di tre fattori:

• della probabilità p associata al verificarsi dell’evento naturale di determinata intensità;

• della vulnerabilità V delle tubazioni ed apparecchiature critiche;

• dell’esposizione E intesa come estensione dei danni con particolare riferimento

al numero di persone, beni, infrastrutture, servizi potenzialmente coinvolti dagli effetti degli eventi incidentali .

Negli ultimi anni sono state elaborate diverse metodologie per la valutazione quantitativa del rischio Na-Tech relativo ai terremoti. Tali metodologie comportano:

(8)

1. La stima della probabilità di eccedenza (EP), ovvero la probabilità che un dato valore del picco di accelerazione (PGA) superi un assegnato valore in uno specifico intervallo di tempo (generalmente legato alla vita nominale della costruzione o dell’impianto);

2. Per ogni apparecchiatura critica, la stima della probabilità associata ad una determinata tipologia di danno (lieve, moderato, grave, catastrofico), per ciascun valore della PGA di riferimento;

3. Per ciascuna apparecchiatura critica e per ogni valore di PGA, la stima delle conseguenze associate a ciascuna tipologia di danno;

4. L’identificazione di tutte le combinazioni credibili di eventi (contemporaneità di eventi, compresi effetti domino), e stima delle relative frequenze di accadimento;

5. La stima delle conseguenze di tutte le combinazioni credibili di eventi e la valutazione della vulnerabilità;

6. La stima del rischio RNT associato al sisma di una certa intensità (PGA), che

provoca un effetto di magnitudo E per un dato impianto che ha vulnerabilità V.

L’approccio metodologico descritto è rigoroso e completo, ma presenta alcune difficoltà di applicazione in quanto per lo svolgimento sono necessarie molte informazioni non sempre disponibili, come per esempio le curve di fragilità di apparecchiature di impianto diverse dai serbatoi atmosferici non sempre reperibili.

Alcuni autori come Cruz ed Okada hanno proposto metodi semplificativi di approccio al problema della valutazione del rischio Na – Tech e si rimanda ad essi per ulteriori approfondimenti.

2.2   Sistemi  innovativi  di  protezione  sismica  

In   passato   l’obiettivo   dell’ingegneria   antisismica   è   stato   per   molto   tempo   quello   di   salvaguardare   le   vite   umane   realizzando   delle   strutture   in   grado   di   resistere   all’evento   sismico,   senza   crollare,   facendo   unicamente   affidamento   alla   duttilità   delle   membrature,   ma   allo   stesso   tempo   prevedendo   e   accettando   il   verificarsi  di  danni  ingenti  della  struttura  stessa  e  delle  finiture  e  impianti  presenti  

(9)

all’interno.   Spesso   in     seguito   all’evento   sismico   si   hanno   quindi   elevati   costi   associati   alla   riabilitazione     dell’edificio   e   alla   riparazione   o   sostituzione     degli   impianti;   talvolta   può   risultare   addirittura   più   conveniente   la   demolizione   e   ricostruzione  dell’  intera  struttura.    

In   seguito   a   ciò   negli   ultimi   decenni   sono   state   affinate   tecniche   di   protezione  simica.  

La   protezione   sismica   degli   edifici   ricopre   un   ruolo   molto   importante   non   solo  per  la  salvaguardia  delle  vite  umane,  ma  anche  per  la  difesa  dell’integrità  delle   apparecchiature  e  dispositivi  contenuti  all’interno.  

I   benefici   economici   di   un   edificio   progettato   con   tali   criteri   non   sono   immediati,   perché   l’investimento   economico   iniziale   è   maggiore,   ma   nel   lungo   periodo  la  struttura  si  mantiene  integra.  

Le  tecniche  utilizzate  sono  sostanzialmente  due:  

• Isolamento  sismico   • Dissipazione  di  energia  

L’isolamento sismico consiste essenzialmente nel ridurre l’energia cinetica in arrivo disaccoppiando il moto del terreno da quello della struttura mediante delle sconnessioni poste lungo l’altezza della colonna (solitamente alla base) , mentre la dissipazione di energia tende a concentrare l’energia su dei dispositivi che hanno la funzione di assorbirla. I dispositivi di controllo strutturale possono essere classificati in 3 grandi categorie in base al modo in cui rispondono all’eccitazione indotta dal sisma.

1) Sistemi attivi

Sono progettati per monitorare lo stato della struttura nel tempo, elaborarne le informazioni e applicare in tempo reale un insieme di forze interne in modo da regolarne più favorevolmente lo stato dinamico della struttura. Questi sistemi sono molto complessi e costosi da realizzare, inoltre funzionano solamente in presenza di energia elettrica.

(10)

2) Sistemi semi-attivi

L’apporto di energia è ridotto rispetto ai sistemi attivi ed il controllo dello stato della struttura non è effettuato a livello globale. Il controllo è limitato alle proprietà locali dei dispositivi.

3) Sistemi passivi

Sono sistemi il cui comportamento dipende solo dalle caratteristiche fisico-meccaniche dei dispositivi. Non necessitano di energia ed hanno un costo contenuto.

2.2.1  Sistemi  di  protezione  passiva  

Tra i sistemi descritti al paragrafo precedente, quelli di protezione passiva sono i più utilizzati. I dispositivi interagiscono passivamente con la struttura, mantenendo per tutta la vita della costruzione un comportamento costante come stabilito in fase di progetto.

Una tecnica molto efficace è quella della dissipazione d’energia che consiste nell’inserimento nella struttura di dissipatori capaci, sotto l’azione sismica, di assorbire grandi quantità di energia. In questo caso, l’energia fornita alla struttura resta immutata, a differenza di quel che si vedrà nell’isolamento sismico, ma viene in gran parte assorbita dai dissipatori, con conseguente significativa riduzione delle sollecitazioni e degli spostamenti, e quindi della fase plastica. Generalmente questo metodo è basato sull’uso di controventi inseriti nelle maglie strutturali di edifici con struttura intelaiata e dotati di speciali dispositivi che dissipano l’energia trasmessa dal terremoto nella struttura, riducendo sensibilmente gli spostamenti di quest’ultima e, dunque, le richieste di duttilità. L’effetto sullo spettro di risposta è quello di ridurre i valori di accelerazione. Figura 2.4. Se la riduzione delle accelerazioni è notevole e/o se la struttura vera e propria è sufficientemente deformabile in campo elastico, la dissipazione di energia avviene solamente nei dispositivi aggiuntivi senza alcun danno alla struttura stessa.

(11)

Un altro metodo di protezione passiva è l’isolamento sismico. Quest’ultimo consiste essenzialmente nel disaccoppiare il moto del terreno da quello della struttura, introducendo una sconnessione lungo l’altezza della struttura stessa (generalmente alla base), che risulta quindi suddivisa in due parti:

la sottostruttura , la parte della struttura posta al di sotto dell’interfaccia del

sistema d’isolamento e soggetta direttamente agli spostamenti imposti dal movimento sismico del terreno;

• la sovrastruttura, parte della struttura posta al di sopra dell’interfaccia di isolamento.

La continuità strutturale e con essa la trasmissione dei carichi verticali al terreno è garantita attraverso l’introduzione, fra sovrastruttura e sottostruttura, di particolari dispositivi detti isolatori.

La sottostruttura, generalmente molto rigida, subisce all’incirca la stessa accelerazione del terreno, mentre la sovrastruttura risente dei benefici derivanti dall’aumento di deformabilità dovuta all’introduzione degli isolatori, infatti essa si comporta quasi come un corpo rigido, subendo spostamenti relativi di interpiano molto contenuti. Di conseguenza si riducono drasticamente o si eliminano totalmente anche i danni alle parti non strutturali.

L’utilizzo degli isolatori porta il periodo proprio del sistema strutturale in una zona dello spettro a più bassa accelerazione. Il periodo proprio della struttura viene allontanato dalle frequenze di risonanza. Ovviamente l’aumento di periodo si traduce anche in un incremento di spostamenti che però si concentrano negli isolatori, dove viene assorbita e dissipata gran parte dell’energia immessa dal terremoto nel sistema strutturale. Figura 2.4.

(12)

Isolamento alla base Dissipazione di energia

Figura 2.4: Confronto tra il comportamento di una struttura a base fissa e una isolata

Come si può osservare in Figura 2.5 le accelerazioni prodotte dal sisma sulla struttura isolata risultano drasticamente minori rispetto a quelle prodotte nella configurazione a base fissa.

Figura 2.5: Confronto tra il comportamento di una struttura a base fissa e una isolata

2.2.2  Sistemi  di  isolamento  sismico  

Esistono, in generale, due tipologie principali di isolatori sismici che al loro interno racchiudono una vasta gamma di variazioni. Le due tipologie sono:

• Isolatori elastomerici

- Isolatori elastomerici

(13)

Gli isolatori elastomerici sono sostanzialmente costituiti da una serie di strati di gomma vulcanizzati a lamiere in acciaio, in modo da ottenere un dispositivo in grado di sopportare elevati carichi verticali con minima compressione (elevata rigidezza verticale) e di consentire elevati spostamenti orizzontali con reazioni relativamente piccole (bassa rigidezza orizzontale). Questi dispositivi sono dotati anche di un’adeguata capacità dissipativa conferita loro dal tipo di mescola elastomerica adottata. Solitamente il coefficiente di smorzamento viscoso equivalente varia per questi dispositivi tra il 10 % e il 15 %. Figura 2.6.

Figura 2.6: Immagine e tipico digramma isteretico di un isolatore elastomerico ottenuto in prove dinamiche ad ampiezza crescente

Accanto ai tradizionali isolatori elastomerici, sono stati introdotti gli isolatori elastomerici con nucleo centrale in piombo la cui plasticizzazione durante gli spostamenti orizzontali indotti dal sisma aumenta le capacità dissipative degli isolatori e di conseguenza della struttura in cui sono collocati. Per questa tipologia di isolatori il coefficiente di smorzamento viscoso equivalente può arrivare fino al 30 %. Figura 2.7.

(14)

Figura 2.7: Immagine e tipico digramma isteretico di un isolatore elastomerico con nucleo in piombo ottenuto in prove dinamiche ad ampiezza crescente.

(15)

• Isolatori a scorrimento

- Isolatori a scorrimento a superficie piana

- Isolatori ad attrito con superficie sferica (Friction pendolum System – FPS)

Gli isolatori a scorrimento a superficie piana sono apparecchi di appoggio multidirezionali con superfici di scorrimento a basso attrito. Sono sempre utilizzati in combinazione con altri dispositivi antisismici (isolatori e/o dissipatori).

Dovendo generalmente consentire ampi movimenti a 360°, gli isolatori sono caratterizzati da un elemento di scorrimento di notevoli dimensioni, di forma circolare o quadrata. Figura 2.9.

Figura 2.9: Isolatore a scorrimento a superficie piana con dissipatori

Il sistema FPS riduce gli effetti indesiderati sulle strutture indotti dall’azione sismica in due differenti modi: spostando il periodo naturale della struttura lontano dalle frequenze predominanti del sisma (attraverso il moto pendolare) e assorbendone l’energia (attraverso il comportamento a frizione). Una prima importante caratteristica di questo dispositivo riguarda il periodo proprio che risulta essere dipendente, principalmente, dal raggio di curvatura della superficie concava di contatto; variando questo si riescono ad ottenere diversi periodi di oscillazione. Il periodo risulta invece indipendente dalla massa della struttura. Il secondo importante meccanismo è quello che permette di assorbire parte dell’energia sismica, assorbimento che avviene mediante scorrimento attritivo;

(16)

la scelta del materiale e delle proprietà della superficie di scorrimento definisce la quantità di energia assorbita dal sistema. La capacità di ricentraggio è fornita dalla curvatura della superficie di scorrimento. Figura 2.10.

Figura 2.10: Immagine e tipico digramma isteretico di un isolatore a scorrimento a superficie curva ottenuto in una prova a velocità costante

2.2.3  Dispositivi  di  dissipazione  dell’azione  sismica  

Una classificazione dei sistemi di dissipazione di energia può farsi sulla base del metodo utilizzato per conseguire la dissipazione, si individuano sostanzialmente tre tipi di dissipatori, corrispondenti a tre diversi principi di funzionamento:

• Viscosità: dispositivi che lavorano in funzione della velocità degli spostamenti. Rientrano in questa categoria gli smorzatori visco-fluidi: si tratta di cilindri cavi riempiti con materiale fluido, generalmente a base di silicone. Il pistone entrando in funzione obbliga il fluido a passare attraverso delle fessure o attraverso la testa del pistone stessa; la differenza di pressione risultante nel pistone genera delle forze che si oppongono al moto relativo del pistone. L’ attrito generato tra le particelle del fluido e la testa del pistone provoca dissipazione di energia sotto forma di calore.

• Isteresi: dispositivi che lavorano in funzione degli spostamenti. Sono dispositivi basati sulla deformazione plastica di materiali duttili, solitamente metallici. Rientrano in questa categoria i dispositivi elasto-plastici.

• Attrito: sfruttano il principio dell’attrito che si sviluppa tra due corpi solidi che slittano l’uno sull’altro, dissipando così energia sotto forma di

(17)

I dispositivi viscosi e viscoelastici (dipendenti dalla velocità) si basano su un meccanismo elementare in cui la forza reattiva Fd è proporzionale alla velocità di deformazione v(t).

Immaginando di applicare sul dispositivo una forza variabile nel tempo Fd(t), si misurerà durante l’applicazione della forza una deformazione x(t), corrispondente al moto relativo tra i punti di estremità del dispositivo, e una velocità di deformazione v(t) sempre nella direzione della forza applicata. Al termine dell’applicazione della forza il dispositivo si fermerà in corrispondenza della posizione finale. L’energia in ingresso risulta completamente dissipata al termie del processo. Le caratteristiche del fluido e la geometria dell’orifizio determinano la reazione di proporzionalità.

Nel caso di dispositivi viscoelastici, il materiale, in questo caso solido, presenta una capacità di dissipare energia dipendente dalla velocità come sopra descritto, ma a differenza di quelli viscosi questi sistemi hanno la capacità di ricentraggio ovvero di ritornare nella posizione iniziale quando termina l’applicazione della forza esterna. Per questi dispositivi la reazione forza- spostamento del dissipatore deriva dalla deformazione a taglio dei due strati di materiale; in base al valore a taglio della deformazione del materiale è possibile calibrare il corrispondente spostamento del dispositivo variando lo spessore degli strati mentre la rigidezza può essere controllata variando l’area. Le applicazioni in campo sismico sono iniziate introno gli anni ’90 utilizzando materiali polimerici.

Un'altra categoria sono i dispositivi isteretici, la loro risposta è scarsamente influenzata dalla velocità. Per quanto riguarda i dispositivi di tipo attritivo, in essi le capacità dissipative sono riconducibili ad un meccanismo elementare non lineare di tipo attritivo. Si tratta di sistemi puramente dissipativi, tutto il lavoro fatto dall’esterno viene trasformato in energia dissipata. La forza di attrito dipende dalla forza di contatto tra le superfici, la quale può essere controllata e ricalibrata durante la manutenzione. La forza trasmessa dipende dal materiale utilizzato, dalle caratteristiche superficiali delle parti a contatto e dalla forza di coazione . E’ da tenere in considerazione la dipendenza del coefficiente di attrito dalla velocità del moto relativo tra le superfici.

Dispositivi isteretici di tipo elasto-plastico sono basati sulla deformazione plastica dei materiali duttili, solitamente metallici. Prima di superare il valore di soglia si osserva una deformabilità, solitamente di tipo elastico. In alcuni casi questi dispositivi possono

(18)

conservare una rigidezza anche dopo aver superato il valore di soglia, in questo caso si parla di dispositivi elasto-plastico incrudenti.

Una caratteristica di questi dispositivi è la limitata capacità del materiale di subire deformazioni cicliche in campo plastico, in generale più l‘ampiezza della deformazione plastica è grande, meno cicli possono essere sostenuti dal materiale.

Ciò comporta che diversamente da tutti gli altri sistemi descritti questi devono essere sostituiti dopo che hanno svolto la loro funzione di protezione sismica dissipando energia.

Una seconda caratteristica riguarda le relazioni geometriche tra la deformazione locale del materiale e lo spostamento relativo delle estremità di dispositivo. Lo spostamento complessivo deriva dall’integrazione della deformazione locale sul tratto interessato dalla plasticizzazione ed è possibile raggiungere gli spostamenti necessari all’inserimento all’interno di telai solo se tale plasticizzazione non si localizza in zone ristrette ma riguarda un tratto sufficientemente lungo.[6]

Recentemente i dissipatori hanno trovato una buona applicazione nei controventi dissipativi. Figura 2.11

(19)

2.2.3.1  

Controventi  dissipativi  

Quando l’inserimento dei dissipatori all’interno della struttura avviene per mezzo di controventi si parla di controventi dissipativi. Questi dispositivi hanno avuto grande applicazione nell’adeguamento sismico di strutture esistenti, in particolar modo offrono evidenti vantaggi nelle strutture intelaiate.

Il loro utilizzo ha come obiettivo quello di aumentare nel complesso la rigidezza, la resistenza e lo smorzamento del sistema strutturale oltre a limitare la deformazione negli elementi strutturali. Rispetto al sistema di isolamento sismico alla base, l’impiego di controventi dissipativi implica un aumento della rigidezza dell’edificio, ma essendo l’azione sismica indirizzata su smorzatori installati in punti opportuni è in questi ultimi che sono concentrate le deformazioni plastiche.

Una particolare tipologia sono i controventi instabilità impedita - BRB (Buckling restrained braces). Questi controventi dissipativi coinvolgono dispositivi isteretici; il loro utilizzo determina sempre un incremento di rigidezza complessiva del sistema, almeno nel campo di risposta elastica e una conseguente variazione di risposta dinamica dovuta alla riduzione del periodo. Figura 2.12.

(20)

Questo sistema è costituito da un fuso interno realizzato in acciaio ad alto snervamento circondato da un tubo in acciaio, tale elemento interno può avere diverse sezioni come riportato in Figura 2.13.

Figura 2.13: Sezione tipiche di elementi BRB

La regione tra il tubo e il controvento è riempita con un materiale simile a cls, mentre il controvento è protetto dal contatto con tale cls mediante un rivestimento. L’azione assiale esterna viene trasmessa direttamente al fuso interno. Poiché fuso e tubo sono sconnessi assialmente, il tubo non è soggetto a fenomeni di instabilità. Quando il fuso è soggetto a sforzi di compressione, il tubo esterno impedisce, grazie alla sua rigidezza flessionale, lo sbandamento. In questo modo il fuso può plasticizzarsi sia in trazione che in compressione.

Lo schema di utilizzo di questi elementi prevede la sostituzione degli elementi diagonali convenzionali con elementi diagonali ad instabilità impedita. L’effetto che si ha nella risposta sismica è quindi quello di ridurre gli spostamenti, con conseguente beneficio in termini di danneggiamento delle parti strutturali e determinare un incremento del taglio alla base, solitamente affidato al nuovo controvento.

E importante sottolineare che in una valutazione costi-benefici, il risparmio immediato dovuto al costo ridotto è compensato immediatamente dalla necessità di intervento ogni volta che un evento sismico provoca il superamento della soglia elastica.

(21)

l’applicazione di controventi ad instabilità impedita presso la scuola Gentile-Fermi di Ancona.

La

scuola Gentile-Fermi di Fabriano, costruita negli anni Cinquanta, quando Fabriano non era considerata a rischio sismico, fu resa inagibile dal sisma del 1997. L’intervento è consistito nell’inserimento di controventi metallici dotati di dissipatori di energia. Sono stati impiegati 33 dissipatori viscoelastici elastomerici.

Figura 2.14: Controventi ad instabilità impedita presso la scuola Gentile-Fermi, Ancona.

Un altro esempio di intervento attraverso l’impiego di controventi a instabilità impedita è quello presso il plesso scolastico Cappuccini a Ramacca (CT). Il miglioramento sismico è stato effettuato mediante l’inserimento di controventi dissipativi con l’obiettivo di ridurre l’effetto delle azioni orizzontali sul complesso strutturale in c.a.. La tipologia di dissipatori scelta per l’intervento, rientra nella categoria dei dissipatori isteretici assiali ad instabilità impedita (Buckling Restrained Axial Dampers - BRAD). Figura2.15.

(22)

Figura 2.15: Controventi ad instabilità impedita presso plesso scolastico Cappuccini a Ramacca (CT)

 

Riferimenti

Documenti correlati

In the meantime, the Republic of Moldova is also guided in trafficking prevention by the following international agreements: the Convention for the Protection of Children

The complexity of water resource systems emphasizes the need of adopting an integrated approach for the analysis of both the social-economical agents and the

Dunque anche a livello socio-culturale si comprende come la comunità locale risenta in modo importante degli effetti dello sviluppo del turismo, in cui spesso gli aspetti

The ‘virtual property phenomenon’ refers to the users of internet platforms and online computer games ‘possessing’ virtual items – digital objects that exist within these

Secondly, and closely related, Putnam’s account is also society-centred – and again liberal rather than republican - in the sense that he fails to conceptualise civil society as

Figures 3 and 4 - Comparison between the minimum annualised investment cost of a demand response program and its annual revenue from the arbitrage between the day-ahead and real

Il telaio ad una cerniera é preferito con buone condizioni del terreno, per la ragione che un collegamento con la fondazione in grado di garantire anche

Dalle curve appena mostrate si nota che all’aumentare della luce c’è una vulnerabilità maggiore. Questo è un risultato inaspettato poiché in tutti gli studi di