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La valorizzazione della cultura locale per un turismo sostenibile: il caso "Associação Renovar a Mouraria" (ARM) di Lisbona

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Corso di laurea magistrale

(ordinamento ex D.M. 270/2004)

in Sviluppo Interculturale dei Sistemi

Turistici

Tesi di Laurea

La valorizzazione della cultura

locale per un turismo

sostenibile

:

il caso “Associação Renovar a Mouraria”

(ARM) di Lisbona

Relatore

Prof. Matteo Giannasi

Laureando

Roberta Diamantis

Matricola 846851

Anno Accademico

2015/2016

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INDICE

Premessa p. 4

Capitolo primo

Turismo e sostenibilità

1.1 Il turismo nell’economia del Portogallo p. 7

1.2 Origine ed evoluzione del turismo a Lisbona p. 12

1.3 II turismo come strategia di sviluppo p. 15

1.4 II Turismo sostenibile a Lisbona p. 24

1.5 Il Community based tourism p. 27

Capitolo secondo

L’impatto del turismo nella società

2.1 La qualità di vita dei residenti p. 30

2.2 La percezione del turista dal punto di vista dei residenti p. 39

2.3 Il ruolo degli attori locali p. 44

2.4 La comunità locale nel turismo responsabile p. 48

Capitolo terzo

Le associazioni/organizzazioni comunitarie e il turismo

3.1 Le organizzazioni sociali del turismo p.58

3.2 Il turismo sociale a Lisbona p. 65

3.3 La sfida della strategia di Lisbona e il turismo sociale p. 67

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3

Capitolo quarto

Il caso studio di Lisbona: “Associação Renovar a Mouraria (ARM)”

4.1 La Mouraria p. 78

4.2 L’associazione p. 80

4.3 Le attività dell’associazione p. 87

4.4 Visite in Mouraria: i l progetto “Mouraria para todos” p. 90

Capitolo quinto

Analisi statistica

5.1 Metodologia della ricerca p. 94

5.2 Il campione p. 95

5.3 Seconda parte – I fattori del successo p. 99

5.4 Terza parte – Community based tourism p.101

5.4.1 Statistiche descrittive p. 101

5.4.2 Analisi fattoriale p. 105

5.4.3 Alfa di Cronbach p. 109

5.5 Quarta parte – Le attività da promuovere p. 109

5.6 Quinta parte – Le risorse turistiche p. 111

5.6.1 Statistiche descrittive p. 111

5.6.2 Analisi fattoriale p. 112

5.7 Sesta parte. L’impatto economico, sociale, ambientale e culturale p. 114 5.7.1 Statistiche descrittive

5.8 Analisi comparativa dei bilanci p. 117

5.9 Domande di ricerca p. 119

Conclusioni p. 122

Bibliografia p. 126

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Premessa

Negli ultimi decenni è stata proposta, in alternativa allo sviluppo tipico del mondo occidentale, caratterizzato da un turismo su larga scala o di massa, una diversa prospettiva di crescita fondata sull’innovativa nozione di sostenibilità.

Tale nozione, secondo la letteratura scientifica, è connessa all’opportunità di amministrare una risorsa se, alla luce della propria capacità di riproduzione, non si supera una ben definita soglia di utilizzo con l’obiettivo di non provocare il degrado dell’ambiente.

Il modello di sviluppo di massa ha prodotto una serie di problematiche di diversa natura come per esempio l’inquinamento, a cui si oppone la nuova concezione del “green

paradigm”.

Sono state ideate numerose terminologie come ecoturismo, turismo sostenibile e turismo responsabile con peculiarità ben distinte e alcuni tratti comuni.

Una fondamentale distinzione fra ecoturismo e turismo sostenibile si riscontra nel fatto che il primo è orientato principalmente sull’interesse per l’ambiente, mentre il secondo si rivolge a tutte le differenti sfaccettature dell’attività turistica.

Oltre a queste due nozioni ne vengono spesso usate anche altre in funzione di sinonimi:

Turismo ambientale: al posto di “sostenibile” perché quest’ultimo “è poco adatto a

un’attività di sviluppo come il turismo che necessariamente deve essere dinamico, in linea con le tendenze del futuro e pertanto non caratterizzato dalla qualificazione sostenibile; che è di per se aggettivazione che indica condizioni statiche di linearità, di equilibrio”1.

Turismo responsabile: viene data particolare rilevanza alla figura del turista e del suo ruolo di protagonista che può recitare nella salvaguardia e nella tutela dell’ambiente e della cultura locale seguendo alcune norme di comportamento.

In definitiva il focus viene posto sulla tutela della comunità ospitante. Ne è un esempio il documento “Turismo responsabile: carta d’identità per viaggi sostenibili” proposto a Verona nel 1997 da undici associazioni che hanno costituito l’Associazione

1Totaro A. E., Ecologia del

– Compatibilità ambientale dei fenomeni turistici e strategie di turismo sostenibile, Edizioni Giuridiche Simone, Napoli, 2001, p. 49.

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5 Nazionale Turismo Responsabile, mentre in occasione del Summit di Johannesburg dell’agosto del 2002, è stata adottata una dichiarazione in cui vennero proposti in sintesi i criteri di un “turismo responsabile sulle destinazioni”.

Turismo solidale: si tratta del turista con la precipua finalità di fornire un sostegno

all’economia e alle tradizioni culturali della comunità locale2.

Turismo durevole: rivolto alla qualità del turismo in grado di garantire, sul lungo periodo, lo sviluppo della comunità locale e dell’attività turistica stessa come un circolo virtuoso che si autoalimenta.

Per turismo sostenibile si intende “un turismo capace di durare nel tempo

mantenendo i suoi valori quali – quantitativi” e quindi di far coincidere “nel breve e nel lungo periodo, le aspettative dei residenti con quelle dei turisti senza diminuire il livello qualitativo dell’esperienza turistica e senza danneggiare i valori ambientali e sociali del territorio interessato dal fenomeno”3.

Sul concetto di sostenibilità sono stati proposti differenti approcci riconducibili, in

estrema sintesi, a tre differenti scuole di pensiero4.

Una prima interpretazione collega la sostenibilità all’ambiente naturale in quanto le attività umane “risultano limitate nel loro sviluppo dalle condizioni imposte

dall’ambiente naturale, quali, ad esempio, la conservazione della biodiversità, la capacità di carico dell’ambiente e la conservazione delle risorse

naturali”5.

Un secondo filone privilegia la qualità della vita e l’equità sociale e quindi sussiste una stretta connessione con gli aspetti propri della distribuzione del reddito e della cosiddetta “equità intergenerazionale”.

Un secondo filone privilegia la qualità della vita e l’equità sociale e quindi sussiste una stretta connessione con gli aspetti propri della distribuzione del reddito e della cosiddetta “equità intergenerazionale”.Il terzo gruppo privilegia il fattore dell’equità intergenerazionale unendo i benefici economici e sociali della generazione attuale senza compromettere le aspettative di quelle future.

22 Tonini N., Viaggio attorno al turismo sociale, sostenibile e solidale, Franco Angeli, Milano, 2007. 3 Bianchi M., L’arte del viaggio – ragioni e poesia di un turismo sostenibile, MC Editrici, Milano, 1998,

p. 98.

34 Berardi S., Principi economici ed ecologici per la pianificazione di uno sviluppo turistico sostenibile,

Franco Angeli, Milano, 2007, p. 242 ss.

45 Bianchi M., L’arte del viaggio – ragioni e poesia di un turismo sostenibile, MC Editrici, Milano, 1998,

(6)

6 In definitiva, il filo conduttore dello sviluppo sostenibile concerne una responsabilità dell’attuale generazione verso quelle future di tipo morale agganciata a prospettive ecologiche, economiche e sociali.

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Capitolo primo

Turismo e sostenibilità

1.1 Il turismo nell’economia del Portogallo

Il turismo in Portogallo ha da sempre rappresentato un settore di particolare interesse economico, contribuendo al PIL del Paese per il 10%. L’aumento esponenziale del numero di turisti negli ultimi anni ha accresciuto la rilevanza del settore usato dal Governo come volano per lo sviluppo economico del Paese mediante l’adozione di misure per favorire l’offerta turistica e rendere il Portogallo maggiormente competitivo.

Tabella 1 - Proventi del turismo e spesa per viaggi nella bilancia dei pagamenti, 2005-2013.

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8 Gli elementi di attrazione del Portogallo dal punto di vista turistico sono il clima, la zona costiera - 1.792 km di costa -, la cultura, i luoghi storici, le strutture per la pratica degli sport nautici, il turismo enogastronomico e quello religioso.

Tabella 2 - Dieci destinazioni turistiche più visitate per numero di pernottamenti (2013).

Fonte: http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Tourism_statistics/it

In questo Paese, dagli anni ’60 ai giorni nostri, si registra una costante crescita dell’offerta e dei flussi turistici, ad eccezione della flessione avutasi negli anni ’70 per effetto delle condizioni di instabilità politica in cui si trovava il Portogallo in quel momento.

Inoltre l’organizzazione di grandi eventi di livello internazionale tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, ha offerto al Paese una grande vetrina per promuovere e sviluppare la propria capacità attrattiva nel settore turistico. A questo si aggiunge che, al contrario di altre nazioni del vecchio continente, lo sviluppo del turismo è sempre stato condotto fornendo la necessaria attenzione alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente,

in particolare per quanto riguarda le zone costiere6.

Gli investimenti privati di cui è stato oggetto questo settore sono stati orientati in prevalenza verso le aree in cui si era registrato un minore sviluppo. Ci riferiamo alle zone dell’Ovest e all’Alentejo, che hanno così registrato un aumento dell’occupazione grazie

agli investimenti realizzati in questo settore7. L’unico periodo recente che si è rivelato

critico per il turismo portoghese è stato il 2009 come effetto della crisi internazionale che ha investito l’intero continente europeo. Infatti dopo il 13% di crescita nel 2007 rispetto all’anno precedente, si è avuto un ulteriore aumento, anche se più moderato, nel 2008 (+1,2%) mentre nel 2009 si è registrata una diminuzione del 4,8%. Dopo Barcellona e

6 Barata Salgueiro T. Lisboa, periferia e centralidades, Celta, Oeiras, 2001, p. 34. 7 Ibidem.

(9)

9 Berlino adesso è Lisbona la nuova attrazione europea per i vacanzieri ma si tratta, come

nelle altre città, di un turismo povero8.

“Nel 2014 il settore turistico portoghese ha registrato un aumento di 11,6 miliardi

di dollari. Una concomitanza di fattori sembra essere alla base del boom del turismo in Portogallo: la campagna pubblicitaria online, i prezzi stracciati offerti ai turisti, l’arrivo delle navi da crociera internazionali e, naturalmente, il clima. Secondo le stime ufficiali, entro la fine dell’anno, 3,6 milioni di turisti avranno trascorso almeno una notte a Lisbona, si tratta di sei volte e mezzo la popolazione della città; in proporzione e per capitale è un numero superiore ai 7,6 milioni di visitatori che entro la fine del 2015 avranno pernottato a Barcellona”9.

Oltre alla capitale Lisbona, la regione dell’Algarve, resta la più rilevante per i flussi turistici in quanto può contare sul 40% di tutti i pernottamenti registrati nel Paese.

I dieci prodotti strategici del Portogallo definiti dal Plano Estrategico Nacional do

Turismo (2006 – 2015) sono:

 gastronomia ed enogastronomia;  turismo culturale e naturalistico;  salute e benessere;  turismo paesaggistico;  turismo balneare;  turismo residenziale;  turismo nautico;  city breaks;10

 turismo a sfondo commerciale.

8De Iulio R., “Aspetti geografici del turismo in Portogallo. Analisi della loro evoluzione nel tempo” in

BSGI, 2, 2010, pp. 383-400.

9Napoleoni L., Lisbona, boom di visite ma è un turismo povero, 16 agosto 2015. www.ilfattoquotidiano.it 10 “Il concetto di city break infatti si basa su un tipo di viaggio ultra personale e personalizzato e rimanda alla rottura del quotidiano e all'evasione. Il city break comprende tutte le forme del week end (più o meno esteso) e di altri soggiorni brevi che richiamano questa rottura. Se i soggiorni di breve durata in una città ben rappresentano una parte significativa della formula city break, di queste non hanno l'esclusiva. È il culmine del concetto contemporaneo di vacanza. La pratica è in crescita e rientra nel più ampio duplice fenomeno: frammentazione delle vacanze da una parte e riduzione della loro lunghezza media da una parte. Più (soggiorni), meno (durata) e miglior (rottura). La sua diffusione supera le barriere culturali, sociali ed economiche”. www.turismodinicchia.com

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10 La domanda turistica è quindi concentrata in prevalenza sulle regioni di Lisbona e dell’Algarve.

Quella balneare rappresenta di certo la risorsa turistica più antica e tradizionale ed è tuttora anche quella più ricercata per merito della sua ampia zona costiera con più di

500 spiagge11. L’importanza data alla risorsa “sol e mar” si riscontra nel numero di

investimenti che si susseguono anni dopo anno sia sulla qualità sia per quanto riguarda il fattore ambientale e il tema della sostenibilità. La città del Portogallo che più di tutte è in grado di competere con le più grandi metropoli europee è la capitale Lisbona alla luce della sua grande attrattiva per i turisti desiderosi di conoscerne la storia, l’arte, la cultura in particolare nel periodo estivo teatro di grandi eventi quali festival musicali e

cinematografici12.

La regione della capitale a cavallo fra i due secoli ha inoltre ospitato una serie di eventi di rilievo internazionale che ne hanno aumentato la visibilità:

“Lisbona capitale europea della cultura” (1994), Esposizione Mondiale (1998), Campionati europei di calcio (2004).

Inoltre, nei prossimi anni, si prevede un ulteriore incremento dei flussi turistici internazionali a seguito del completamento di infrastrutture quali le linee ferroviarie dell’alta velocità e il nuovo aeroporto intercontinentale di Lisbona, previsti entro il 2017. In anni recenti è stata anche data grande attenzione al turismo naturalistico allo scopo sia di ridurre la dipendenza da quello balneare sia per consentire negli stabilimenti un livello di occupazione più costante.

Ulteriore fonte di attrazione, strategica per il turismo del Paese, è certamente rappresentata dal turismo enogastronomico. Il Portogallo possiede infatti una solida tradizione legata alla cultura vitivinicola e gastronomica. Anche il turismo a sfondo religioso fornisce un contributo calcolabile nel 10% circa del movimento turistico totale,

grazie in particolare a Fatima meta di circa 5 milioni di pellegrinaggi all’anno13. Il “Plano

Estratégico Nacional do Turismo” 2006 – 2015 é stato creato dal Ministero

dell’Economia e dell’Innovazione durante il Governo Sócrates per realizzare attività

11 De Iulio R., “Aspetti geografici del turismo in Portogallo. Analisi della loro evoluzione nel tempo” in

BSGI, 2, 2010 pp. 383-400.

12 Ibidem.

13De Iulio R., “Aspetti geografici del turismo in Portogallo. Analisi della loro evoluzione nel tempo” in

(11)

11 orientate alla crescita sostenibile del turismo nel Paese. Gli undici progetti di implementazione sono:

 realizzare proposte di consumo in considerazione della prospettiva del cliente mediante il miglioramento dell’offerta;

 migliorare la qualità urbana, dell’ambiente e del paesaggio;

 investire sulla salvaguardia e sulla promozione della cultura del Paese in tutte le sue numerose sfaccettature;

 promuovere una serie di eventi a sfondo culturale, sportivo o ludico;

 aumentare l’accessibilità al Paese per via aerea mettendolo in contatto con i più grandi centri di emissione dei flussi turistici;

 sviluppare una comunicazione promozionale differenziata per segmenti;  formare le risorse umane necessarie per l’accoglienza e la gestione dei flussi

turistici;

 realizzare un sistema di qualità del turismo al livello degli standard internazionali;

 innestare nell’attività produttiva, conoscenza e innovazione;

 favorire una cultura di appoggio sia all’investitore che all’investimento;  sviluppare la capacità competitiva a livello aziendale.

Attraverso il perseguimento di tali strategie, il Governo portoghese tenta di raggiungere tre principali finalità:

 contribuire all’aumento del PIL nazionale mediante la risorsa “turismo”;  aumentare il tasso di occupazione attraverso l’impiego di professionalità

qualificate;

 rendere più rapido lo sviluppo del turismo interno14.

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12

1.2 Origine ed evoluzione del turismo a Lisbona

L’anno 2011 è stato celebrato dalla cultura geografica lusitana come il primo centenario dall’istituzione delle prime strutture atte a sviluppare il turismo del Portogallo. Infatti, l’11 maggio del 1911, data del IV Congresso internazionale del Turismo realizzato dalla Sociedade de Geografia de Lisboa, venne annunciata la formazione dell’Ufficio del Turismo facente parte del Ministero dello Sviluppo.

Da questo si evince che fin dagli inizi del ventesimo secolo la dirigenza politica del Paese ha sempre avuto una grande attenzione per le strategie di tutela e di sviluppo del settore turistico, considerandolo come una parte di primaria importanza per la crescita

dell’economia nazionale.15 Così, fin dal periodo indicato, furono numerose le iniziative

istituzionali orientate all’aumento dell’afflusso turistico internazionale in particolare verso Lisbona.

Questa capitale come molte altre città europee di rilievo internazionale ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale nel turismo del Paese. Il motivo principale risiede sia nella sua storia sia nella maggiore concentrazione di infrastrutture destinate al turismo rispetto alle altre città del Portogallo.

Risulta per questo in grado di rispondere meglio ai differenti segmenti di domanda e di fornire un servizio migliore grazie a una più sviluppata rete dei trasporti. Infatti la zona costiera che andava da Lisbona a Estoril, nei primi anni Trenta, offriva la più elevata

concentrazione di servizi alberghieri di tutto il Portogallo16. Tale condizione dell’offerta

alberghiera della zona di Lisbona restò la medesima fino agli anni Settanta, quando, con lo sviluppo del turismo balneare, si affermarono la regione dell’Algarve e l’isola di Madeira. Infatti, ancora oggi, insieme all’area di Lisbona, rappresentano la colonna portante del turismo portoghese. Inoltre, la città di Lisbona, dagli anni ’70 venne favorita da una nuova tendenza che prese piede in tutta Europa, ovvero un mercato turistico basato

su brevi soggiorni17.

Questo genere di approccio al turismo era motivato da un’esigenza del tutto nuova basata su ciò che è stata definita “domanda di città”, ovvero sul desiderio di soggiornare in un luogo ricco delle più differenti e coinvolgenti attrattive diventando così anche il

15 Cunha L., “O processo de desenvolvimento do turismo português. Coerências e incoerências”, in Actas

do I Seminário Turismo e Planeamento do Território, CEG, lisboa, 2008, pp. 189-208.

16 Ibidem. 17Short break.

(13)

13

luogo privilegiato della comunicazione sociale18. Questo nuovo trend, quindi, non si

limita più a fornire specifiche prestazioni turistiche ma le comprende un po’ tutte in modo

da soddisfare la più vasta gamma di possibili desideri del turista19. Questa “domanda di

città” può percorrere due differenti strade: il romantic gaze e il collective gaze. Il primo

percorso si focalizza sulla visita dei luoghi tipici mentre il secondo è invece rivolto a ciò che, al contrario, è più esteso e meno autentico e storico.

Entrambe le prospettive trovano le proprie radici nella cultura architettonica degli anni ‘80 che aveva come obiettivo quello di riprogettare, attraverso una riqualificazione urbana, le aree post industriali. L’esempio più emblematico è certamente quello rappresentato dal Parque das Nações, il Parco delle Nazioni di Lisbona che, costruito in un’ex area industriale nella zona orientale del centro urbano, fu teatro dell’Esposizione

Universale del 199820.

Dal punto di vista storico si può trovare l’origine della Lisbona turistica nel

Grand Tour, una prassi della nobiltà europea iniziata intorno al XVII secolo che si

traduceva nella visita, attraverso un lungo itinerario, delle più importanti città d’arte dell’Europa mediterranea e centrale. Questa tendenza trasformò il modo di fare turismo in quanto tali percorsi si allontanarono sempre più dai luoghi sacri perché lo scopo non era più quello di avere l’indulgenza ma bensì di appropriarsi di una conoscenza scientifica

e artistica21. È necessario però sottolineare il fatto che le mete principali del Grand Tour

restavano le grandi città d’arte dell’Italia e che Lisbona era toccata solo marginalmente da tali itinerari.

Era infatti in prevalenza la città che veniva utilizzata da scalo intermedio fra l’area del Nord Europa e il Mediterraneo. Intorno al XVIII secolo, tuttavia, il clima favorevole, i monumenti risalenti all’Época dos Descobrimentos uniti alla grande curiosità per il

sisma del 1755 portarono molti viaggiatori a visitare la città.22

In questo periodo, proprio a seguito delle ricostruzione che seguì al terremoto, Lisbona si sviluppò intorno a due aree: la zona portuale e quella del mercato, più interna, la Praga

do Rossio23.

18 Faggiani G., Imbesi G., Morabito G., Vaccaro G., Trasformazioni territoriali e progettualità turistica,

Gangemi, Roma, 2008, p. 53.

19 Ibidem

20 Cunha L., “O processo de desenvolvimento do turismo português. Coerências e incoerências”, in Actas

do I Seminário Turismo e Planeamento do Território, CEG, lisboa, 2008, pp. 189-208.

21 Battilani P. Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L’evoluzione del turismo europeo, il Mulino, Bologna,

2009, p. 86.

22França J. A., A reconstrução de Lisboa e a arquitectura pombalina. Livros Horizontes, Lisboa, 1978. 23Ibidem.

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14 La ricostruzione della città di Lisbona, a seguito dell’evento sismico che la travolse, venne realizzata dal Primo Ministro Sebastiào José de Carvalho e Melo rispettando i più innovativi canoni dell’illuminismo. Questo intervento urbano caratterizzerà

profondamente l’immagine di Lisbona in questo specifico periodo storico24. Anche nel

XIX secolo seguirono però importanti trasformazioni urbane per tutte le più note città della vecchia Europa.

Così dalle strade strette e buie si passò a larghi e regolari viali alberati con piazze a forma rettangolare e sontuosi giardini pubblici. Così viene realizzata la grande Avenida

da Liberdade nel 1882, fra le colline di Sao Jorge e San Roque25.

In seguito, con l’insediamento del regime dittatoriale di António Oliveira de Salazar

venne organizzato per la prima volta un piano regolatore26di genere modernista in grado

di stravolgere in modo radicale la struttura urbana precedente: il piano regolatore di Lisbona conteneva al suo interno le grandi trasformazioni che si realizzarono in città nei

25 anni che seguirono27. Questo piano, da un lato, orienta l’espansione della città verso

occidente, mentre, dall’altro, la organizza per ospitare l’area industriale e quella portuale. Inoltre in tale piano vengono pianificate le maggiori aree verdi ancora presenti nella Lisbona attuale come il Parque Florestal de Monsanto a ovest e il Parque Eduardo VII a nord.

Il Novecento vedrà inoltre la realizzazione di un grande evento di rilevanza internazionale. Ci riferiamo all’Esposição do Mundo Portugués, considerata come la più

importante manifestazione politico – culturale del Nuovo Stato28.

Questa manifestazione, risalente al 1940, venne realizzata per una doppia finalità. Da un lato per festeggiare l’indipendenza del Portogallo dall’unione monarchica con la Spagna (1640), e dall’altro per promuovere l’attività turistica della nazione cercando di attrarre il maggior numero di visitatori dall’estero.

L’area selezionata per l’evento fu quella di Belém in cui per l’occasione venne

costruito un grande piazzale, teatro di Praga do Impèrio, il nuovo polo urbano29.

24Ibidem. 25Ibidem.

26Plano Diretor de Lisboa 1927 – 35.

27 Lôbo Souza M., Plano de urbanização a época de Duarte Pacheco Publ. da Faculdade

de Arquitectura Universidade do Porto, Porto, 1995, p. 95.

28 Rosas F., Dicionário de História do Estado Novo vol. 1, Bertrand, Lisboa, 1996, p. 325. 29Rosas F., Dicionário de História do Estado Novo vol. 1, Bertrand, Lisboa, 1996, p. 325.

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15 Con la caduta del regime nel 1974 e il successivo ingresso del Paese nell’UE nel 1986, iniziò per Lisbona una nuova fase storica che vide importanti investimenti indirizzati al settore turistico. Venne costruito così il Centro Cultural de Belém, secondo il progetto realizzato dagli architetti Gregotti e Salgado nel 1993, e il Parco delle Nazioni per l’EXPO ‘98.

Da quanto finora descritto, si evince che la Lisbona “turistica” con il passare dei secoli è stata soggetta a un progressivo ma costante ampliamento derivante non solo alla crescita della città in sé ma anche dalla realizzazione di nuove aree destinate al turismo. Così si consolida una profonda coincidenza fra le aree urbane maggiormente frequentate dai turisti e l’immagine più tradizionale della Lisbona “turistica”: la zona in riva al Tago e la Baixa con l’Avenida da Liberdade, che sono tutt’ora le più importanti zone turistiche

della città30.

1.3 II turismo come strategia di sviluppo

Il turismo è un fenomeno ampio e complesso, che coinvolge a vario titolo una pluralità di soggetti, la cui analisi presuppone un approccio di tipo interdisciplinare in grado di coglierne la complessa natura e le interdipendenze che si determinano tra i suoi molteplici aspetti.

L’economia dei territori interessati dal turismo subisce delle notevoli trasformazioni, non soltanto per l’incremento del reddito e dell’occupazione, ma per il complesso di attività legate a tale fenomeno, che direttamente o indirettamente acquistano un carattere di continuità e di stabilità. Oltre questi aspetti, il turismo determina altri fenomeni di trasformazione che interessano intere regioni, alterando secolari rapporti economico –

territoriali, modificando talvolta l’assetto territoriale e il paesaggio stesso31.

Affrontare il tema dello sviluppo turistico comporta inevitabilmente l’esame degli

“impatti”32 di varia natura che tale attività determina sull’ambiente circostante, di cui

quello economico risulta essere il più consistente. Per i Governi lo sviluppo turistico viene

30Cunha L., “O processo de desenvolvimento do turismo português. Coerências e incoerências”, in Actas

do I Seminário Turismo e Planeamento do Território, CEG, lisboa, 2008, pp. 189-208.

31Stroppa C., Sviluppo del territorio e ruolo del turismo, Clueb, Bologna, 2006. 32Costa P., Manente M., Economia del turismo, TUP, Milano, 2000.

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16 considerato, nella quasi totalità dei casi, sinonimo di sviluppo economico ed è per questo che la gran parte degli studi sul turismo, tradizionalmente, si sono interessati in modo quasi esclusivo ai suoi benefici economici, traducibili in termini di contributo alla formazione del reddito, alla creazione di nuovi posti di lavoro, alle entrate per lo Stato, al saldo della Bilancia dei Pagamenti, tralasciando la considerazione degli effetti di natura socio – culturale e ambientale che esso determina. La capacità potenziale del turismo di

contribuire allo sviluppo regionale, cioè l’entità del suo ruolo di “attività di base”33, è da

ricondursi a un’ampia gamma di fattori economici, sociali e politici, all’estensione dei suoi legami strutturali con il complesso dell’economia a scala regionale, al modello di spesa dei visitatori, al peso sulla Bilancia dei Pagamenti, all’entità delle “dispersioni” che si determinano nell’economia regionale e all’ampiezza degli effetti indotti. Il turismo quale attività multi – faceted determina, oltre agli effetti economici suddetti, anche molteplici altri mutamenti connessi con l’alterazione dell’equilibrio sociale e territoriale preesistente. L’intervento di attività turistiche in una data situazione aumenta il grado di

utilizzo delle risorse34 quali il territorio, la forza lavoro e i capitali disponibili. Provoca in

non poche circostanze, a causa di mutamenti troppo rapidi, crisi profonde dovute alla minore remuneratività delle attività tradizionali, accentua o crea ex novo effetti di dimostrazione, trasportando sul posto modelli di vita, di consumo, di cultura diversi, che probabilmente nel lungo periodo avranno un esito positivo, ma che nell’immediato comportano tensioni territoriali e costi sociali e ambientali. Tali costi, non direttamente espressi in termini monetari, si traducono in valori pecuniari nel momento in cui occorre intervenire per il ripristino e la manutenzione dell’ambiente fisico naturale e culturale su cui si basa l’attività turistica, tanto da rendere prioritario, ai fini di una corretta politica di sviluppo territoriale, l’individuazione di un livello d’uso della destinazione in

corrispondenza del quale gli impatti positivi eccedano quelli negativi35. Lo sviluppo

turistico di un territorio può essere analizzato sia in un’ottica dinamica, cogliendo i mutamenti che tale attività determina nel tempo, sia in un’ottica statica che si limiti a considerare lo sviluppo turistico come la risultante di processi economici, sociali, culturali e politici. Per avere una visione più completa degli effetti che il turismo determina a livello locale sarebbe opportuno approfondire in modo congiunto i due profili

33 Pearce D., Tourist Development, Longman Scientific & Technical, 2002, p. 2.

34 Bresso M., Zeppetella A., Il turismo come risorsa e come mercato, Franco Angeli, Milano, 2005, p.185 35Ibidem.

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17 d’analisi suddetti, al fine di cogliere il legame esistente tra l’apporto che il turismo determina allo sviluppo e le caratteristiche che questo assume. Le molteplici modificazioni che interessano il contesto nel quale si sviluppa l’attività turistica, alcune delle quali incidono negativamente sulla qualità ambientale del territorio interessato, ci portano a considerare la necessità di individuare modelli di sviluppo turistico che risultino conciliabili con la “vocazione” del territorio e che garantiscano nel tempo il permanere delle condizioni che consentono di ottenere ricadute economiche e sociali positive, senza alterare le caratteristiche che costituiscono il presupposto di base per l’attività turistica. La componente spaziale assume un ruolo di particolare rilevanza se considerata nell’ambito del consumo turistico, in quanto l’offerta non potendo essere trasportata deve essere consumata sul luogo stesso di produzione. Questo stretto legame con il territorio giustifica la prospettiva teorica che vede il prodotto turistico come la risultante della

combinazione del place – product36 con gli elementi attinenti al viaggio tra il luogo di

origine e di destinazione dei flussi turistici. In quest’ottica, i turisti possono essere considerati dei place – consumers, mentre il processo di pianificazione e organizzazione

del territorio diventa assimilabile al processo produttivo37. Lo spazio verrà connotato

come turistico nella misura in cui la funzione turistica viene sviluppata in modo consistente, anche se non esclusivo, andando a sovrapporsi, o in alcuni casi a coincidere, con le altre funzioni esercitate sul territorio. La conoscenza del grado di “turisticità” dell’area, che diventa il presupposto per poter elaborare delle corrette strategie di sviluppo territoriale, potrà essere accertata analizzando sia l’offerta del territorio, attraverso la rilevazione della presenza di strutture e infrastrutture a carattere turistico, sia la domanda che si manifesta nell’area emergente dall’utilizzo congiunto di turisti e residenti di molti

dei servizi che compongono il prodotto turistico38.

Le componenti dell’offerta turistica che si innestano sul sistema urbanistico e paesaggistico locale possono evidenziare un diverso grado di compenetrazione con il sistema fisico, ambientale e socio – culturale dell’area, tanto da far emergere sotto il

profilo geografico diverse tipologie di spazi turistici39, distinguibili in base al confronto

36 Il place – product è l’insieme di elementi territoriali (risorse di base, organizzazione territoriale

finalizzata all’ospitalità) combinati con elementi economici dell’industria dell’ospitalità. Si veda in proposito: Ashworth G., Goodall B., Marketing Tourism Places, Routledge, London, 1990; Scaramuzzi I.,

Inventare i luoghi turistici, Cedam, Padova, 1993.

37 Bresso M., Zeppetella A., Il turismo come risorsa e come mercato, Franco Angeli, Milano, 2005, p.186 38Ibidem.

39 Lozato – Giotart J. P., Geografia del turismo. Dallo spazio visitato allo spazio consumato, Franco Angeli,

(18)

18 tra l’intensità dei flussi turistici e la suddivisione dello spazio per altre forme di occupazione. Il grado di compenetrazione accertato andrà messo in relazione con il valore “desiderato” stabilito a livello della pianificazione turistica, al fine di porre in essere delle misure correttive che evitino eventuali effetti negativi connessi con uno sviluppo turistico eccessivo, garantendo un’equilibrata integrazione delle attività turistiche nel tessuto socio – economico territoriale, obiettivo prioritario in un’ottica di sostenibilità dello sviluppo. Un’altra chiave di lettura secondo cui distinguere gli spazi turistici è rappresentata dalle forme spaziali assunte dagli insediamenti e dall’impatto da questi determinato sulle componenti ambientali e su quelle economico – sociali.

Si distinguono in proposito i “poli” di attrazione turistica e i nuclei insediativi, la cui struttura può assumere diverse configurazioni più o meno connesse con la struttura

ricettiva40.

L’analisi degli spazi turistici sotto il profilo organizzativo evidenzia degli spazi polivalenti aperti nei quali i sistemi turistici sono diffusi e integrati a livello territoriale, tanto da determinare dei rilevanti effetti a livello locale per tutto il sistema economico. In tali configurazioni, che risultano prevalenti nel nostro Paese e generalmente in quelli dell’area mediterranea, il turismo si integra più o meno gradualmente con il tessuto produttivo e sociale del territorio, originando degli effetti positivi di attivazione del sistema economico locale. Tali forme di sviluppo presenteranno degli effetti positivi anche per ciò che concerne l’impatto ambientale a esse connesso, nel senso che

tenderanno a minimizzare il rischio di compromissione delle risorse ambientali41,

soprattutto in presenza di una domanda costituita da segmenti a elevata specializzazione e contraddistinti da una bassa stagionalità.

Più modesta appare la diffusione di spazi turistici specializzati più o meno aperti, fino a configurarsi come “enclave”, in cui il turismo è la principale attività e forma di occupazione del territorio e dove sono molto ridotte le interrelazioni con il territorio circostante, come nel caso dei villaggi all inclusive. Tale modello organizzativo territoriale tende a diffondersi soprattutto in quelle realtà, come i Paesi in via di sviluppo, dove non sono presenti le condizioni di contesto e una dotazione minimale di servizi e strutture di supporto allo sviluppo turistico, che consentano il soddisfacimento della

40 Ibidem.

41 Bresso M., Zeppetella A., Il turismo come risorsa e come mercato, Franco Angeli, Milano, 2005, p.

(19)

19 domanda a cui ci si intende rivolgere. Soltanto in alcune situazioni questo tipo di strutture possono svolgere una funzione strategica trainante nel lancio di intere aree, qualora non restino isolate, ma vengano raccordate con la nascita e la crescita di altri impianti,

trasmettendo anche alla comunità ospitante i benefici dello sviluppo turistico42. Le due

diverse opzioni di sviluppo descritte, che si configurano tra loro antitetiche, rappresentano gli estremi di un continuum costituito dalle varie forme di sviluppo di una destinazione turistica, la cui scelta dovrà tener conto delle diverse condizioni presenti a livello locale e degli obiettivi di sviluppo che le autorità preposte intendono conseguire. L’impatto delle decisioni di sviluppo in termini di consumo di spazi e sulle società d’accoglienza si presenterà infatti molto diversificato, per cui quanto più prevalente risulterà l’ottica della destinazione, tanto più il modello di sviluppo tenderà a orientarsi verso forme diffuse e integrate con il sistema locale, che garantiscano impatti più rilevanti e pervasivi.

Qualora invece prevalga l’ottica degli investitori privati internazionali, le scelte di pianificazione potranno tendere a privilegiare lo sviluppo di attività fortemente specializzate che garantiscano un’elevata efficienza operativa, in una logica

prevalentemente guidata dalla domanda43.

L’elevato grado di rigidità localizzativa che caratterizza le attività turistiche e la necessità di consumare in loco i servizi turistici fa sì che la distanza tra l’offerta e i mercati di sbocco sia un elemento al centro dell’attenzione delle ricerche sul settore, e diventi in molti casi una variabile esplicativa essenziale, anche se non esclusiva, per spiegare l’entità dei flussi turistici.

Numerosi sono i modelli teorici messi a punto in letteratura per cercare di chiarire l’evoluzione strutturale delle regioni turistiche nel tempo e nello spazio, ipotizzando stadi

diversi di utilizzo delle risorse44.

Uno dei più noti per spiegare l’evoluzione delle località turistiche è il modello del

ciclo di vita di Butler45, fondato sulla teoria del ciclo di vita del prodotto. Si tratta di un

modello che pone in rapporto lo sviluppo delle attività turistiche in un determinato

42Bresso M., Zeppetella A., Il turismo come risorsa e come mercato, Franco Angeli, Milano, 2005, p.

191

43 Ibidem.

44 Bresso M., Zeppetella A., Il turismo come risorsa e come mercato, Franco Angeli, Milano, 2005, p.

192

45 Butler R. W., The concept of a tourist area cycle of evolution: implications for management of resources,

(20)

20 contesto con il grado di sfruttamento delle risorse che vengono utilizzate per praticare tali attività.

Il ciclo di vita di un’area turistica che descrive l’evoluzione di una destinazione quantificata in termini di dinamica del numero di visite nel tempo, si articola nelle seguenti fasi:

1. fase esplorativa – in cui l’area seppure dotata di attrattive è ancora

praticamente sconosciuta, meta di un piccolo numero di visitatori – pionieri attratti dagli ambienti incontaminati e dal contatto con la popolazione locale. La mancanza di strutture ad hoc per il turismo fa sì che la realtà ambientale e socio – economica locale non subisca delle alterazioni significative;

2. fase dell’aumento del flusso (o coinvolgimento) – l’area comincia a essere

oggetto di attenzione da parte di un numero crescente di visitatori, tanto che la popolazione locale intravede le potenzialità economiche del turismo; il settore ricettivo – ristorativo inizia a strutturarsi. Si tratta ancora di una fase in cui si ha una limitata interazione tra i residenti locali e l’attività turistica, in cui gli impatti sull’ambiente fisico e socio culturale sono modesti;

3. fase dello sviluppo – la crescita della notorietà dell’area porta a richiamare

organizzazioni esterne che progressivamente tendono a sostituirsi alle iniziative locali. Il settore pubblico sviluppa interventi infrastrutturali e attività promozionali. Le presenze turistiche nei periodi di alta stagione superano i residenti, provocando fenomeni di congestione nell’uso delle risorse che cominciano a generare attriti con la popolazione locale;

4. fase del consolidamento – il turismo ha assunto un ruolo predominante

nell’economia locale, tanto da connotare l’area come turistica e da avviare fenomeni di spiazzamento nei confronti di altre attività produttive. Possono cambiare i valori e gli stili di vita della popolazione locale che, in non poche circostanze, evidenzia forme di irritazione nei confronti dei visitatori. Iniziano a manifestarsi i primi segni di degenerazione, per cui il tasso di crescita delle presenze subisce un rallentamento rispetto alle fasi precedenti;

(21)

21

5. fase di stagnazione – è stato raggiunto il numero massimo di presenze e

allo stato attuale il turismo, sebbene la località abbia un’immagine ben consolidata, e i tassi di fatturato siano elevati, non è più di moda, l’ambiente risulta banalizzato, tanto che si manifestano degli elevati costi ambientali, per cui si arresta la fase di crescita. La popolazione locale prende coscienza degli effetti negativi derivanti dal turismo e inizia ad assumere in varie circostanze, atteggiamenti di opposizione nei confronti dei visitatori;

6. fase di post – stagnazione – è la parte finale del ciclo nella quale la località

perde in competitività rispetto ad altre aree, si riduce il livello qualitativo dell’offerta, gli arrivi diminuiscono e il sistema economico locale entra in crisi, con effetti evidenti sul sistema d’imprese e sull’occupazione.

Si configurano a questo punto diverse opzioni per il futuro della destinazione, nel senso che ci si avvierà inevitabilmente verso una situazione di declino, nell’ipotesi in cui il mercato turistico continui a diminuire e la località non sia più in grado di competere, sia per motivazioni di carattere interno come per esempio, la mancanza di collaborazione fra le diverse componenti dell’offerta, la conflittualità tra settore pubblico e privato e l’incremento del costo della vita, sia per motivazioni di natura esterna, legate alla presenza sul mercato di concorrenti che forniscono prodotti più adatti alla domanda, introducendo attrazioni innovative. I modesti investimenti nell’economia locale e il mancato sviluppo di nuove attrazioni porteranno progressivamente a una trasformazione dell’area, in cui finirà per prevalere la funzione residenziale e commerciale su quella

turistica. Si impone a questo punto la necessità di operare una reingegneria46 del prodotto,

che presuppone una nuova organizzazione dell’offerta, che tenga conto non solo delle esigenze della domanda, ma anche delle peculiarità dell’ambiente su cui essa si fonda. L’implementazione di misure consistenti nell’individuazione di nuovi segmenti di clientela, nella diversificazione delle attrazioni, oppure in progetti di rinnovo urbano, costituiscono soltanto alcuni esempi di azioni volte al “rinnovamento” o alla “rivitalizzazione” dell’area, posticipando il raggiungimento della fase di declino della

46 La reingegneria del prodotto turistico dovrà inquadrarsi all’interno di una strategia basata

fondamentalmente su quattro assi di sviluppo: 1. la centralità dell’attrazione, cioè la definizione degli elementi fondamentali su cui si intende puntare; 2. i punti di forza dell’offerta della destinazione; 3. i nuovi stili di vita della clientela turistica, per arrivare a definire il target a cui ci si intende rivolgere; 4. l’ambiente sociale del luogo. Ejarque J., La destinazione turistica di successo, Hoepli, Milano, 2003, p. 57.

(22)

22 località. Azioni di questo genere dovranno necessariamente essere inquadrate in una logica di programmazione dello sviluppo turistico ottenendo così una maggiore efficacia rispetto a singoli interventi che sovente risultano disorganici e frutto di improvvisazione. Oltre a garantire un maggior coordinamento tra le azioni dei diversi soggetti che operano sul territorio, la programmazione consentirà di prefigurare ex ante il percorso di sviluppo della destinazione e, quindi, di individuare gli interventi appropriati da realizzare nelle

varie fasi per rallentare, o invertire la naturale tendenza verso il declino47.

Ogni fase del modello si caratterizza per specifiche soglie di accoglienza dei flussi turistici; alcuni dei vincoli presenti, connessi, per esempio, con il sottosistema che produce beni e servizi non riproducibili, come le risorse ambientali e culturali, sono più stringenti, mentre altri, quali quelli legati alla capacità produttiva, risultano, sotto il profilo tecnico, più facilmente espandibili. Il pianificatore turistico dovrà, pertanto, valutare i possibili interventi da realizzare sui fattori che compongono l’offerta dell’area,

tenendo conto della fase di sviluppo in cui essa si colloca48.

Il modello del ciclo di vita della destinazione si caratterizza per la sua intuitività e semplicità, ma secondo alcuni studiosi risulterebbe scarsamente utilizzabile come strumento previsionale per le sostanziali differenze che caratterizzano le località turistiche. Il modello teorico illustrato nelle sue linee essenziali fa riferimento a un mercato omogeneo, mentre un’analisi più approfondita potrebbe richiedere di considerare in modo specifico il comportamento dei diversi segmenti di domanda turistica che possono coesistere in una località, la cui evoluzione presenterà andamenti diversificati del ciclo di vita. Alla luce di ciò, l’applicazione del modello in un contesto reale non potrà prescindere dalla considerazione nello specifico dei diversi segmenti di mercato a cui intende rivolgersi la destinazione, oltre che dalla considerazione della domanda relativa alle varie componenti del prodotto turistico, come i monumenti, l’ambiente e i servizi complementari, il cui andamento è in grado di condizionare fortemente il ciclo di vita e

le politiche di gestione e controllo dell’area49.

Un ulteriore profilo di analisi secondo cui considerare l’evoluzione di una destinazione turistica può essere di tipo socio – culturale, che tiene conto dell’interrelazione dei turisti con la popolazione locale. Tale rapporto, che risulta fortemente influenzato sia da

47Lozato – Giotart J. P., Geografia del turismo. Dallo spazio visitato allo spazio consumato, Franco Angeli,

Milano, 2002.

48Costa P., Manente M., Economia del turismo, TUP, Milano, 2000, p. 41. 49 Ibidem.

(23)

23 elementi socio – demografici relativi ai visitatori, età, istruzione, livelli di reddito, ambiente socio – economico di provenienza, che dalle caratteristiche socio – culturali della popolazione ospitante, potrà assumere nel tempo caratteri diversi, originando reazioni psicologiche di varia natura da parte della popolazione locale. Seguendo questo, tipo di impostazione nelle destinazioni turistiche si assisterebbe a un evolversi della relazione turisti – residenti inizialmente caratterizzata da euforia da parte della comunità ospitante che con il tempo si trasforma in un atteggiamento di apatia, poi di antagonismo,

che a sua volta potrà sfociare, in alcune situazioni, in una vera e propria xenofobia50.

Gli studi evidenziano gli effetti negativi che il turismo di massa può comportare sulle componenti ambientali, individuando delle soglie, superate le quali si riduce il grado di appetibilità di una destinazione. Risultano quindi necessarie regole economiche e organizzative per rendere l’attività turistica duratura e sostenibile nel tempo.

Pertanto, lo sviluppo turistico tenderà a perdurare nel tempo soltanto nel momento in cui si tenga conto non esclusivamente delle esigenze dei turisti, ma si configuri anche come un processo economicamente fattibile, socialmente compatibile, sostenibile a livello ambientale e politico e risulti complementare rispetto ad altre forme di sviluppo potenziali dell’area. In quest’ottica diventa estremamente importante verificare preventivamente da parte dei decision makers l’esistenza di condizioni da ritenersi

fondamentali ai fini di un corretto e durevole sviluppo turistico della destinazione51.

Le valutazioni che sarà quindi necessario realizzare sono sintetizzabili nelle seguenti domande:

- Esistono nell’area risorse adeguate da poter essere sfruttate turisticamente? - Quali sono i mercati turistici potenziali a cui rivolgersi?

- Il turismo può rappresentare un’opportunità per lo sviluppo economico dell’area? - È presente nel territorio manodopera locale adeguatamente preparata da impiegare

nel settore, evitando così fenomeni di immigrazione di forza lavoro?

- Gli investimenti infrastrutturali necessari ai fini dello sviluppo turistico daranno luogo ad un rendimento adeguato, tale da giustificarne la realizzazione?

50Costa P., Manente M., Economia del turismo, TUP, Milano, 2000, p. 42 51Ibidem.

(24)

24 - Lo sviluppo turistico risulta conciliabile con altre attività presenti o potenziali nel

territorio o in aree limitrofe?

Ulteriori aspetti da approfondire in sede preventiva per decidere sulla positività dello sviluppo per l’area dovrebbero riguardare, tra l’altro, l’atteggiamento della popolazione locale nei confronti dello sviluppo proposto, il grado di diversificazione dell’economia, la presenza in loco di attività ricreative, nonché il potenziale impatto che

il turismo potrà determinare sulle risorse presenti nel territorio52.

1.4 II Turismo sostenibile a Lisbona

Uno degli eventi che ha avviato la cittadina verso la strada del turismo sostenibile è stato sul finire del secolo scorso l’Expo ’98. Questa manifestazione, infatti, non si è soltanto tradotta in un grande successo turistico ma ha permesso la riqualificazione di molte parti della città fino ad allora in grave stato di abbandono. Ha inoltre rappresentato la migliore opportunità per realizzare grandi opere pubbliche dotando Lisbona di uno spazio con un elevato valore architettonico e ambientale in cui si sono attuati i più innovativi e avanzati sistemi di sostenibilità. È stata infatti data un’estrema attenzione alla cura del paesaggio che è possibile vedere dall’alto mediante l’uso della teleferica lungo

la riva del fiume Tago53.

Figura 1 - Teleferica di Lisbona.

Fonte: www.luoghidavedere.it

52 Costa P., Manente M., Economia del turismo, TUP, Milano, 2000, p. 42.

53 Faggiani G. Imbesi G. Morabito G. Vaccaro G. Trasformazioni territoriali e progettualità turistica,

(25)

25 Il Parco delle Nazioni è attualmente un’unità morfologica ben definita anche se non rappresenta ancora per tutti gli abitanti di quest’area un’unità sociale omogenea in grado di produrre sinergie interne. Tale fragilità è manifesta in quanto la città di Lisbona, costruita sui quartieri storici, è stata sempre socialmente caratterizzata dai valori della vicinanza.

Figura 2 - Parco delle Nazioni, Lisbona.

Fonte: www.bananiele.it

Sul fronte turistico questa zona ospita alcuni fra i più importanti e rinomati Hotel della città, l’oceanario, un centro commerciale e il casinò.

Procedendo però a un’analisi delle più importanti guide turistiche di Lisbona

pubblicate nel nostro paese vediamo che in alcune come la Lonely Planet54 e la Guida

Touring55 viene data grande rilevanza al Parco delle Nazioni mentre in altre vengono

dedicate soltanto poche righe56. Comunque, in entrambi i casi, tali guide danno maggiore

risalto alla prospettiva storica della città di Lisbona. Da questo possiamo evincere come ancora oggi la Lisbona “turistica” poggi ancora molto sul suo background storico mentre il Parco delle Nazioni, attualmente, è in prevalenza considerato come un grande quartiere residenziale.

54 Lonely Planet, Lisbona, E. D.T., 2014, pp. 88 – 97. 55 Guida Touring, Lisbona, Giunti, 2013, pp. 83 – 85.

(26)

26 L’aumento dei flussi turistici internazionali che si sono registrati nella città di Lisbona negli ultima anni hanno di certo aiutato l’economia del Portogallo.

Tuttavia, non risulta facile far collimare le esigenze quotidiane di una capitale con il massiccio aumento dei turisti. I residenti infatti non vogliono che i propri parchi diventino bivacchi per i vacanzieri né che turisti in preda ai fumi dell’alcol invadano le strade in tutte le ore della notte. Lisbona infatti come Berlino o Parigi non è una città creata ad hoc per il divertimento qual è per esempio Las Vegas, ma uno spazio urbano in cui i cittadini

vivono e lavorano57. La più rilevante problematica è rappresentata dalla consistente

crescita del costo degli affitti e dalla penuria di abitazioni per i residenti. Si è infatti creato il seguente paradosso: a un proprietario conviene affittare di settimana in settimana il proprio immobile a uno straniero invece che a un residente per un lungo periodo di tempo. Così in città sono nati dei gruppi di pressione costituiti dai residenti per realizzare una serie di norme in grado di contenere tale fenomeno. Attualmente il Governo non ha ancora risposto a tale esigenza forte di un apporto del turismo sul PIL nazionale che, alla fine del

2015, si prevede che raggiungerà il 15,8 %58. Insieme a questo fenomeno, però, negli

ultimi anni, si sono registrati in città diversi eventi orientati allo sviluppo di un turismo non più soltanto di matrice culturale o balneare ma anche di tipo sostenibile grazie anche all’appoggio dello stesso Ente del turismo del Portogallo. Lisbona infatti è circondata da numerose aree naturalistiche protette utili per la programmazione di itinerari di trekking, in bicicletta, in barca e per attività di bird watching nella riserva naturale presente nell’estuario del fiume Tago e nella zona protetta dell’Arriba Fòssil. A sostegno di tali iniziative c’è anche l’Istituto per la conservazione della natura e biodiversità, il Comune di Lisbona, l’Associazione del turismo di Lisbona e l’Ente regionale del turismo di Lisbona e della Valle del Tago.

57 Faggiani G. Imbesi G. Morabito G. Vaccaro G. Trasformazioni territoriali e progettualità turistica,

Gangemi, Roma, 2008, p. 52.

(27)

27

1.5 Il Community based tourism

La pratica del Community based tourism è stata fortemente promossa, nelle ultime tre decadi, al fine di consentire lo sviluppo sociale, ambientale ed economico della comunità locale nel momento in cui si fa portatrice del prodotto turistico. Tuttavia, mentre sono stati realizzati molti progetti relativi a questa tipologia di turismo in numerosi Paesi in via di sviluppo, non disponiamo di dati certi che possano quantificare i reali vantaggi acquisiti per merito di tale pratica dalle comunità locali. Ci sono quindi pochi studi che descrivono i risultati conseguiti a seguito di una prassi orientata al Community based

tourism o all’ecoturismo. Tuttavia, nonostante la scarsità delle ricerche volte a dimostrare

la validità e il vantaggio nel promuovere tali iniziative, questa prospettiva resta attraente anche se la comunità locale che intende realizzare questa modalità di turismo fondata

sull’inclusione della figura del turista al proprio interno ha determinati costi59.

La comunità contribuisce a questa attività sia in termini di tempo che di lavoro ed entrambi rappresentano per la comunità costi significativi. Per le comunità più povere infatti risulta proibitivo questo genere di approccio al turismo. Di conseguenza non tutte le comunità possono permettersi di sviluppare il Community based tourism. Prima di adottare quindi una tale attività turistica è essenziale svolgere un serio calcolo dei costi e

dei benefici per comprendere se la comunità potrebbe conseguirne un reale vantaggio60.

È provato, infatti, che la grande maggioranza delle iniziative di Community based tourism ha prodotto scarsi vantaggi. Mitchell e Muckosy hanno esaminato 200 progetti di

Community based tourism registrando un’occupazione soltanto del 5% dei fornitori. C’è

inoltre un rigore insufficiente nell’utilizzo del concetto di Community based tourism in quanto viene usato in modo molto flessibile. Da un esame della letteratura accademica è chiaro che il Community based tourism è definito come “turismo di proprietà” in quanto si fonda sull’utilizzo di case di proprietà o di alloggi presso famiglie appartenenti appunto a tale comunità.

Il Community based tourism si propone quindi come un’alternativa alla modalità di turismo tradizionale. Di conseguenza sono poche le iniziative collegate con l’industria turistica principale e per questo resta una pratica di turismo generalmente povera. Benché,

59 Santilli R., Goodwin H., Community based tourism: a success?, ICRT occasional paper 11, 2009, p. 4. 60 Santilli R., Goodwin H., Community based tourism: a success?, ICRT occasional paper 11, 2009, p. 5.

(28)

28 come affermato, non c’è una definizione rigorosa può essere descritto, genericamente, come una forma di turismo che prende in considerazione la sostenibilità ambientale, sociale e culturale. È diretto dalla comunità, per la comunità, allo scopo di permettere agli ospiti di aumentare la loro consapevolezza e di imparare circa la comunità e il suo stile di

vita. Il WWF61 lo ha definito come una forma di turismo in cui la comunità locale ha il

controllo sostanziale e la sua partecipazione, il suo sviluppo e la sua gestione rappresentano una proporzione importante dei vantaggi che restano all’interno della

comunità stessa62.

Appare quindi importante accelerare il processo che porta a sviluppare un turismo come questo improntato alla sostenibilità e ciò è possibile utilizzando svariati strumenti di politica economica a disposizione delle singole comunità.

Ci riferiamo ad azioni specifiche quali un’accorta gestione del territorio; ne sono tipici esempi le restrizioni alle costruzioni, per esempio altezza e volumetria degli edifici, una certa distanza dalla spiaggia o dalla costa. Altre opportunità sono, per certe aree protette, legate a limitazioni dell’accesso a un turismo di massa prevedendo una fruizione di un numero programmato di visitatori per via della ridotta capacità di assorbimento, in tali

aree, della presenza dell’uomo63.

Ci sono poi altri interventi che riguardano invece la possibilità di utilizzare strumenti economici atti a favorire un turismo di questo genere. Gli enti locali possono concedere incentivi finanziari o fiscali alle imprese esistenti, o a possibili nuovi insediamenti, per sensibilizzarle nei confronti dell’ambiente. Per esempio iniziative volte al risparmio energetico, al miglioramento della gestione dei rifiuti, alla riduzione dei consumi,

all’utilizzo di fornitori locali64.

Anche dal punto di vista delle imprese turistiche e della popolazione residente l’introduzione di eco – tasse potrebbe sì rendere meno competitiva la località nel breve periodo, ma a lungo termine i proventi dell’eco – tassa, se efficientemente destinati al miglioramento della qualità ambientale, abbinati a una mirata selezione del flusso turistico, permetteranno di garantire la futura domanda turistica.

61 World Wide Fund For Nature.

62 Santilli R., Goodwin H., Community based turism: a success?, ICRT occasional paper 11, 2009, p. 11. 63 Ibidem.

(29)

29 Un esempio può essere l’eco – tassa prevista dalle Isole Baleari, di entità

proporzionale alla lunghezza del soggiorno e alle caratteristiche della struttura ricettiva65.

(30)

30

Capitolo secondo

L’impatto del turismo nella società

2.1 La qualità di vita dei residenti

E’ possibile affermare che la vivibilità di una località è determinata dal numero di turisti che la visitano: questa considerazione, sebbene possa apparire semplice, è stata però ritenuta come presupposto principale per molti studiosi, i quali hanno elaborato molteplici analisi e teorie volte alla comprensione della correlazione tra l’entità dei turisti presenti

in una determinata località e la qualità di vita dei residenti66. Seguendo alcuni studi, si

può registrare come un’area fortemente indirizzata al turismo di massa, spesso sia caratterizzata da un basso livello di qualità ambientale; infatti la promozione di iniziative volte a contenere il degrado se da un lato, producono la diminuzione dei fattori inquinanti, che si traduce a sua volta in un aumento della qualità ambientale (anche se con difficoltà nel ripristino dell’originario valore di qualità), dall’altro riportano una significativa diminuzione della qualità di vita dei residenti, riducendo di riflesso il numero di turisti. Tali correlazioni sono valutabile in archi temporali molto lunghi; nel breve periodo le variazioni quantitative dei turisti influiscono in maniera ridotta sulla qualità ambientale. Altre ricerche hanno invece dimostrato come località poco conosciute e caratterizzate da condizioni ambientali sfavorevoli possano essere valorizzate, proprio a livello ambientale, da l’insediamento di attività turistiche. Tale miglioramento, percepito in una fase di avvio del progetto, non è però duraturo: il ciclo positivo di aumento della qualità ambientale si interrompe allorquando gli investitori residenti per ottenere alti guadagni, saranno portati a sfruttare le risorse della località al limite della sostenibilità, innestando pertanto un circolo vizioso di nuovo degrado ambientale, economico e sociale.

Accanto a questi due contrapposti studi che correlano la qualità ambientale al turismo di massa, registrando successivamente in entrambi gli approcci la perdita della qualità ambientale, la letteratura di riferimento riporta la tendenza a contrapporre il

66 Tisdell G., Tourism Economics, the Environment and Development – Analysis and Policy, Edward

(31)

31 turismo di massa al turismo elitario, anche nei casi in cui si vuole indagare il fenomeno della sostenibilità. Anche riguardo a tale visione occorre però sfatare alcuni miti: sebbene il turismo di lusso si sia dimostrato “più ecologico”, è altresì stato provato come il turismo di massa “risulti più redditizio sia per i singoli operatori che per le comunità che lo

promuovono”67.

Da quanto appena detto appare evidente che le aree turistiche siano soggette ad un ciclo di vita limitato, causa di gravi ripercussioni – a volte irreversibili – sia sull’ecosistema che sulla qualità di vita di coloro che risiedono nella comunità ospitante. Il bisogno di ricercare una forma di turismo che coniughi le necessità ambientali con quelle redditizie dei singoli operatori è alla base dello sviluppo del concetto di turismo sostenibile, specialmente per quei Paesi per i quali il turismo rappresenta un contributo importante in termini sociali ed economici. La necessità di proporre nuove forme di sviluppo che non danneggino l’ambiente umano e naturale e lo preservino per il futuro costituisce il presupposto fondamentale per la creazione di nuove forme di sviluppo turistico.

Pertanto, riprendendo il ciclo di vita di una località proposto da Butler, possiamo ritenere che applicando i principi della sostenibilità, si dovrebbe modificare il ciclo di vita in termini di ampliamento e spostamento temporale.

È stato osservato68 come il turismo sostenibile si basi su tre fondamenta: una

dimensione economica, una ecologica–ambientale e una socio–culturale; ciò fa comprendere come la caratteristica principale del turismo sostenibile sia la sua “interdisciplinarietà”, poiché il fenomeno coinvolge l’economia, le scienze naturali e quelle sociali.

L’aspetto economico rientra tra le dimensioni fondamentali, in quanto il turismo contribuisce, in certa misura, a ridistribuire la ricchezza, consentendo l’ottenimento di una migliore distribuzione di essa tra le aree economicamente privilegiate a quelle più povere.

67 Creaco S., Querini G., Caratteristiche economiche e ambientali del turismo sostenibile, in AA. vv., (a

cura di) Bizzarri C., Querini G., Economia del turismo sostenibile – Analisi teorica e casi di studio, F. Angeli, Milano, 2006, p. 11.

68 TCI (Touring Club Italiano), Libro Bianco – Sviluppo Sostenibile e competitività nel settore turistico,

(32)

32 Occorre però sottolineare come questo aspetto, altamente positivo, sia però

offuscato dal cosiddetto fenomeno dell’import leakage69: la ricchezza generata grazie al

turismo “ritorna” nei luoghi di origine dei flussi turistici e viene indirizzata verso quei Paesi che vantano un più alto tasso di sviluppo economico (si pensi all’organizzazione del viaggio, agli alberghi e villaggi posseduti da imprese allocate nei Paesi di origine dei turisti), lasciando così alle località ospitanti più povere le sole briciole nonché, come dote negativa, delicati e complessi equilibri socio–ambientali.

Il fenomeno indica in particolare le perdite di valuta estera e gli altri costi “nascosti”. All’interno della sua definizione primaria è possibile individuare tre tipologia di leakage:

- leakage interni, riguardanti le attività economiche che avvengono nel luogo e presso il soggetto che fornisce il servizio turistico e dunque sono pagati “sul

luogo” (ad esempio importazioni, quote associative a catene internazionali,

stipendi pagati a lavoratori stranieri che “rimpatriano” certi compensi, ecc.);

- leakage esterni, inerenti i costi al di fuori del controllo del soggetto che fornisce

il servizio turistico e la cui quantificazione risulta più complessa a causa del pagamento al di fuori del luogo ospitante. In quest’ultima categoria rientrano i servizi forniti dai tour operator e dalle compagnie aeree di paesi stranieri: ad esempio l’80% della spesa sostenuta da un viaggiatore che si rivolge ad un tour operator richiedendo un pacchetto turistico all inclusive, non genera reddito per il Paese ospitante, ma ritorna di fatto nelle mani del Paese che ospita il tour operator;

- leakage cosiddetti “invisibili”, caratterizzati dall’insieme dei fenomeni finanziari “ombra” - quali elusioni fiscali, transazioni valutarie, operazioni offshore ed investimenti – e di quelli ambientali e sociali negativi.

Altri aspetti negativi sono rappresentati dal “possibile effetto di aumento dei prezzi di

beni e servizi e del valore dei terreni indotto dalla concorrenza tra domanda turistica e

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