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3.RISULTATI 3.1 CARTA

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3.RISULTATI

3.1 CARTA DELLA VEGETAZIONE

L‟area che è stata rilevata va dal Passo della Focerella (1700 m) a nord, al Passo delle Forbici (1574 m) a sud.

La mappa (Fig. 3.1) che è stata realizzata indica la fisionomia vegetale dell‟area del crinale e fornisce indicazioni utili all‟individuazione delle zone maggiormente vocate alle specie ornitiche prese in considerazione.

Fig. 3.1: Mappa della fisionomia vegetale area di studio

Nella mappa sono individuate le 4 principali formazioni che costituiscono la fisionomia del paesaggio vegetale del crinale appenninico:

 Arbusteti  Praterie

(2)

40  Faggete

 Impianti di conifere Arbusteti

Formazioni tipiche delle zone poste al di sopra del limite superiore della faggeta (1700 m). Sono caratterizzate dalla presenza di frutici (Ginepro nano) e suffrutici (Mirtilli) che si elevano dal suolo per circa mezzo metro, formando densi popolamenti che si diradano salendo verso la parti alte del crinale (Foto 1).

La composizione floristica comprende Calluna vulgaris, varie specie di Vaccinium (V. gaultherioides e V. myrtillus) e Juniperus nana con la sua tipica forma prostrata

(Foto 2 e 3).

Negli arbusteti dell‟area presa in esame è presente anche una stazione relitta di Rododendro (Rhododendron ferrugineum) (Foto 4) lungo il versante S-O del Monte Vecchio.

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41 Foto 3:Calluna Foto 4: Rododendro

Praterie

Si sviluppano in maniere discontinua lungo il crinale, oltre il limite della faggeta, in sostituzione degli arbusteti, ai quali si intercalano, sia per motivi naturali ma più spesso, per motivi legati alle pratiche agro-pastorali .

Le praterie sono costituite da un tappeto piuttosto uniforme di specie erbacee per lo più graminoidi (Foto 5, 6, 7) come Brachypodium genuense, Nardus stricta, Festuca paniculata, oltre a specie di famiglie differenti come Alchemilla saxatilis e Luzula

multiflora.

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Fot 6: Prateria presso Bocca di Scala Foto 7: Prateria presso “Scaloni”

Faggete

I boschi di faggio si estendono uniformemente fino a circa 1700 m di altitudine e rappresentano le formazioni arboree più estese.

La faggeta in passato è stata intensamente interessata da interventi di ceduazione anche se in anni recenti si è avviata la riconversione ad alto fusto.

Questo fatto è evidente salendo verso il crinale dove prima, si attraversano aree goverante ad alto fusto (Foto 8), poi gradualmente altre governate a ceduo (Foto 9). La faggeta forma popolamenti densi dove le altre entità floristiche sono rare o legate ad impianti artificiali di conifere o latifoglie.

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43 Impianti di conifere

L‟impianto di conifere (Pinus mugo) si presenta come una formazione compatta e ben delimitata con alberi di altezza assai modesta e con le chiome dal portamento tendenzialmente prostrato a seguire l‟andamento del crinale (Foto 10 e 11).

Foto 10: Impianto di conifere presso Monte Castellino (vista nord)

(6)

44 Per comodità descrittiva l‟area verrà suddivisa in quattro parti:

1) La Focerella- Monte Prado 2) Monte Prado – Monte Vecchio 3) Monte Vecchio – Monte Cella 4) Monte Cella – Passo le Forbici

La Focerella – Monte Prado

La copertura vegetale rilevata (Fig. 3.2), rispecchia in modo sostanzialmente invariato quella descritta nella carta di Tomei et al. (1990).

Le formazioni arbustive si allungano sul crinale sia dal lato emiliano che da quello toscano e le praterie si estendono per un‟area pressoché uguale a quella già precedentemente cartografata.

L‟unica interessante differenza rilevata è la presenza, nelle vicinanze della Focerella, nel versante sud del Monte Castellino, di un‟ ampia zona boscata a conifere di impianto recente.

Questa formazione può assumere un notevole significato in funzione della fruizione da parte della comunità ornitica, specialmente di quella componente più strettamente legata ad ambienti arborei prima assenti.

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45

Fig. 3.2: La Focerella - Monte Prado

Monte Prado – Monte Vecchio

Scendendo lungo il crinale verso sud (Fig. 3.3), dominano le formazioni arbustive che, in corrispondenza del Monte Prado (versante toscano), si estendono verso il basso fino al limite del faggio (circa 1700 m).

Attorno al rifugio Prado (1700 m ) è presente una zona a prateria, già rilevata nella carta di Tomei et al. (1990), che sembra aver subito un ampliamento a seguito del pascolo ovino che si attua in questa zona durante il periodo estivo.

Il tratto di crinale che arriva fino al Monte Vecchio presenta ancora le formazioni arbustive su entrambi i versanti.

(8)

46

Fig. 3.3: Monte Prado - Monte Vecchio

Monte Vecchio – Monte Cella

Anche in questo tratto (Fig. 3.4) sono presenti gli arbusteti e un‟ampia prateria a graminacee che, rispetto alla carta del 1990, risulta maggiormente estesa fino ad occupare il versante est del Monte Bocca di Scala (1846 m), tutto il versante sud-est degli Scaloni fino al crinale in corrispondenza del Monte Cella (1946 m).

Questa maggiore estensione della prateria è dovuta agli interventi effettuati per il Progetto LIFE, che ha ridotto gli arbusteti a favore delle praterie da pascolo le quali però presentano evidenti segni di degradazione (testimoniata dalla presenza di specie di scarso valore pabulare come Carlina acaulis).

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47 Sul lato emiliano invece è presente, lungo i versanti nord-est, una distesa quasi continua di arbusteti (con prevalenza di calluna e mirtilli) che vanno a terminare al limite superiore della faggeta.

Fig. 3.4: Monte Vecchio – Monte Cella

Monte Cella – Le Forbici

In questo tratto (Fig. 3.5) sono state rilevate marcate differenze rispetto alla carta esistente.

Essa indica una presenza continua di arbusteti fino oltre le Forbici, che termina al limite della faggeta.

Nel corso delle escursioni è stata invece rilevata un‟ampia distesa di prateria a graminacee nell‟area attorno al rifugio Cella (1654 m) dovuta agli interventi effettuati nell‟ambito del progetto LIFE che hanno ridisegnato la fisionomia vegetazionale dell‟area.

Verso le Forbici, il versante sud presenta ancora praterie che lasciano poi il posto agli arbusti, che arrivano fino al limite della faggeta sia sul versante toscano che emiliano.

(10)

48

Fig. 3.5: Monte Cella – Le Forbici

Concludendo, le differenze maggiori tra la situazione constatata e la carta di Tomei et al. (1990) si riscontrano in due zone, Monte Bocca di Scala e Monte Cella, che

sono state interessate dagli interventi del Progetto LIFE per la conservazione delle praterie montane dell‟Appennino toscano (inizio anni 2000).

Monte Bocca di Scala

In questa zona la prateria presenta una maggiore estensione (Fig.3.6) rispetto alla carta di Tomei (Fig. 3.7)

(11)

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Fig. 3.6:Monte Bocca di Scala (in rosso la prateria)

Fig.3.7: Monte Bocca di Scala, carta Tomei

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50

Monte Cella

Questa è la zona dove sono state riscontrate le maggiori differenze rispetto alla carta di Tomei et al..

Qui (Fig. 3.8) infatti è presente una estesa prateria che nella carta precedente (Fig. 3.9) non era stata cartografata

Fig. 3.8: Monte Cella

(13)

51

3.2 LA COMUNITA’ ORNITICA

3.2.1 Check list degli uccelli presenti nell’area di studio

Una volta individuati i tipi di habitat presenti nell‟area di studio, il passo successivo è stato quello di elencare le specie di avifauna che insistono in varia misura in essa; per fare questo, è stato preso come riferimento l‟ ”Atlante degli uccelli nidificanti e svernanti in Toscana” (Tellini et al., 1997) nonché notizie reperibili in Costa et al. (1998) riguardanti le comunità ornitiche presenti in Emilia Romagna.

La Tavola I presenta le specie che per loro modello di distribuzione durante la nidificazione o lo svernamento sono risultate presenti nel territorio dell‟aerea di studio.

La tabella è organizzata nel modo seguente :

 nella prima colonna vengono indicati l‟Ordine e la Famiglia;

 nella seconda il numero progressivo;

 nella terza il Codice Euring;

 nella quarta il nome comune

 nella quinta il nome scientifico

 nella sesta la fenologia, con cui si indica la possibile presenza sul territorio, delle varie specie di uccelli durante i diversi periodi dell‟anno;

 nella settima viene indicata la categoria SPEC;

 nell‟ottava le indicazioni sullo stato delle popolazioni secondo Birdlife International;

 nella nona lo stato di minaccia in Italia secondo le categorie IUCN ricavate dal “Libro Rosso degli Animali d‟Italia” (Bulgarini et al., 1998);

(14)

52

 nella decima lo stato di minaccia a livello toscano secondo Sposimo e Tellini (1995).

(15)

I TAVOLA I : CHECK LIST DEGLI UCCELLI PRESENTI NELL‟AREA DI STUDIO (VEDI TESTO PER L‟INDICAZIONE DELLE SIGLE)

Cod. Euring Nome comune Nome scientifico Fenologia SPEC Birdlife L.R.I. L.R.T.

1) Accipitriformes 1. Accipitridae

001 02310 Falco pecchiaiolo Pernis apivorus B,T Non SPECE Secure VU N

002 02690 Sparviere Accipiter nisus B,T,W Non SPEC Secure N

003 02870 Poiana Buteo buteo B,T,W Non SPEC Secure N

004 02960 Aquila reale Aquila chrysaetos B,W SPEC 3 Rare VU C

2) Falconiformes

2. Falconidae

005 03040 Gheppio Falco tinnunculus B,T,W SPEC 3 Declining B*

3) Galliformes

3.Phasianidae

006 03580 Pernice rossa Alectoris rufa B SPEC 2 Declining LR F

007 03670 Starna Perdix perdix B SPEC 3 Vulnerable LR F

008 03700 Quaglia Coturnix coturnix B,T SPEC 3 Secure LR B*

009 03940 Fagiano comune Phasianus colchicus B Non SPEC Secure N

4) Columbiformes

4.Columbidae

010 06870 Tortora Streptopelia turtur B,T SPEC 3 Declining N

5) Cuculiformes

5.Cuculidae

(16)

II

6) Strigiformes

6.Tytonidae

012 07350 Barbagianni Tyto alba B SPEC 3 Declining LR N

7.Strigidae

013 07570 Civetta Athene noctua B SPEC 3 Declining N

014 07610 Allocco Strix aluco B Non SPECE Secure N

015 07670 Gufo comune Asio otus B,T Non SPEC Secure LR N

7)Caprimulgiformes

8. Caprimulgidae

016 07780 Succiacapre Caprimulgus europaeus B,T SPEC 2 Depleted LR N

8) Apodiformes

9.Apodidae

017 07950 Rondone Apus apus B,T Non SPEC Secure N

9) Coraciiformes

10.Upupidae

018 08460 Upupa Upupa epops B,T SPEC 3 Declining N

10) Piciformes

11.Picidae

019 08480 Torcicollo Jynx torquilla B,T SPEC 3 Declining N

020 08560 Picchio verde Picus viridis B,W SPEC 2 Depleted LR N

021 08760

Picchio rosso

maggiore Picoides major B,W Non SPEC Secure N

11) Passeriformes

12.Alaudidae

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III

023 09760 Allodola Alauda arvensis B,T SPEC 3 Depleted N

13.Hirundinidae

024 09910 Rondine montana Ptyonoprogne rupestris B,T Non SPEC Secure N

025 09920 Rondine Hirundo rustica B,T SPEC 3 Depleted N

026 10010 Balestruccio Delichon urbica B,T SPEC 3 Declining N

14.Motacillidae

027 10050 Calandro Anthus campestris B,T SPEC 3 Declining B*

028 10090 Prispolone Anthus trivialis B,T Non SPEC Secure N

029 10110 Pispola Anthus pratensis T,W Non SPECE Secure NE

030 10140 Spioncello Anthus spinoletta B,T,W Non SPEC Secure N

031 10190 Ballerina gialla Motacilla cinerea B,T Non SPEC Secure N

032 10200 Ballerina bianca Motacilla alba B Non SPEC Secure N

15.Cinclidae

033 10500 Merlo acquaiolo Cinclus cinclus B Non SPEC Secure VU N

16.Troglodytidae

034 10660 Scricciolo Troglodytes troglodytes B Non SPEC Secure N

17.Prunellidae

035 10840 Passera scopaiola Prunella modularis B,T Non SPECE Secure N

036 10940 Sordone Prunella collaris B,T Non SPEC Secure C

18.Turdidae

037 10990 Pettirosso Erithacus rubecula B,T,W Non SPECE Secure N

038 11040 Usignolo Luscinia megarhynchos B,T Non SPECE Secure N

039 11210

Codirosso

spazzacamino Phoenicurus ochruros B,T,W Non SPEC Secure N

040 11220 Codirosso Phoenicurus phoenicurus B,T SPEC 2 Depleted N

041 11390 Saltimpalo Saxicola torquata B,W Non SPEC Secure N

042 11460 Culbianco Oenanthe oenanthe B,T SPEC 3 Declining B

(18)

IV

044 11870 Merlo Turdus merula B,W Non SPECE Secure N

045 11980 Cesena Turdus pilaris T,W Non SPECEw Secure

046 12000 Tordo bottaccio Turdus philomelos B,T Non SPECE Secure N

047 12010 Tordo sassello Turdus iliacus T,W Non SPECEw Secure NE

048 12020 Tordela Turdus viscivorus B,T,W Non SPECE Secure N

19.Sylviidae

049 12200 Usignolo di fiume Cettia cetti B Non SPEC Secure N

050 12670 Occhiocotto Sylvia melanocephala W Non SPECE Secure N

051 12760 Beccafico Sylvia borin B,T Non SPECE Secure N

052 12770 Capinera Sylvia atricapilla B,W Non SPECE Secure N

053 13070 Luì bianco Phylloscopus bonelli B,T SPEC 2 Declining N

054 13110 Luì piccolo Phylloscopus collybita B,T Non SPEC Secure N

055 13140 Regolo Regulus regulus T,W Non SPECE Secure N

056 13150 Fiorrancino Regulus ignicapillus B,T,W Non SPECE Secure N

20.Muscicapidae

057 13350 Pigliamosche Muscicapa striata B,T SPEC 3 Declining N

21.Aegithalidae

058 14370 Codibugnolo Aegithalos caudatus B,W Non SPEC Secure N

22.Paridae

059 14400 Cincia bigia Parus palustris B,W SPEC 3 Declining N

060 14610 Cincia mora Parus ater B,W Non SPEC Secure N

061 14620 Cinciarella Parus caeruleus B,W Non SPECE Secure N

062 14640 Cinciallegra Parus major B,W Non SPEC Secure N

23.Sittidae

063 14790 Picchio muratore Sitta europaea B Non SPEC Secure N

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V

24.Tichodromadidae

064 14820 Picchio muraiolo Tichodroma muraria B,W Non SPEC Secure LR C

25.Certhiidae

065 14870 Rampichino Certhia brachydactyla B Non SPECE Secure N

26.Oriolidae

066 15080 Rigogolo Oriolus oriolus B,T Non SPEC Secure N

27.Laniidae

067 15150 Averla piccola Lanius collurio B,T SPEC 3 Depleted N

28.Corvidae

068 15390 Ghiandaia Garrulus glandarius B,W Non SPEC Secure N

069 15600 Taccola Corvus monedula B,W Non SPECE Secure N

070 15670 Cornacchia grigia Corvus corone cornix B,W Non SPEC Secure N

29.Sturnidae

071 15820 Storno Sturnus vulgaris B,T SPEC 3 Declining N

30.Passeridae

072 15912 Passera d'Italia Passer italiae B,W N

073 15980 Passera mattugia Passer montanus B,W SPEC 3 Declining N

31.Fringillidae

074 16360 Fringuello Fringilla coelebs B,T,W Non SPECE Secure N

075 16380 Peppola Fringilla montifringilla T,W Non SPEC Secure NE

076 16400 Verzellino Serinus serinus B,T Non SPECE Secure N

077 16490 Verdone Carduelis chloris B,T,W Non SPECE Secure N

078 16530 Cardellino Carduelis carduelis B,T,W Non SPEC Secure N

079 16540 Lucarino Carduelis spinus T,W Non SPECE Secure VU E

080 16600 Fanello Carduelis cannabina B,T SPEC 2 Declining N

081 17100 Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula B,W Non SPEC Secure N

082 17170 Frosone

Coccothraustes

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VI

32.Emberizidae

083 18570 Zigolo giallo Emberiza citrinella B,T Non SPECE Secure D

084 18580 Zigolo nero Emberiza cirlus B Non SPECE Secure N

085 18600 Zigolo muciatto Emberiza cia B SPEC 3 Depleted N

(21)

53 La comunità ornitica risulta pertanto composta da 86 specie, di cui 65 Passeriformi e 21 Non Passeriformi e (Fig. 3.10).

Fig.3.10 : Numero di specie di Passeriformi e Non Passeriformi presenti nella comunità

I Passeriformi, oggetto del presente lavoro, sono stati a loro volta ripartiti in diverse categorie fenologiche attraverso le quali, si è potuto evidenziare il loro status all‟interno del territorio di studio, che è risultata la seguente (Fig. 3.11) :

 Nidificanti (B) : 10,7%  Nidificanti, Migratori (B, T) : 40%  Nidificanti, Migratori,Svernanti (B, T, W) : 12,3%  Migratori, Svernanti (T, W) : 10,7%  Nidificanti e Svernanti (B, W) : 24,6%  Svernante (W) : 1,5% 65 21 Passeriformi Non Passeriformi

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54 Per quanto riguarda la categoria fenologica B,T,W c‟è da dire che W (wintering) sta ad indicare individui la cui presenza non sembra assimilabile ad un vero e proprio svernamento ma a segnalazioni invernali la cui natura non può essere definita.

Fig. 3.11: Composizione fenologica della comunità dei Passeriformi

Su un totale di 651 specie presenti nella check list, le categorie SPEC sono così

rappresentate (Fig.3.12): - SPEC 1 : nessuna - SPEC 2 : 8% - SPEC 3 : 19% - NON SPEC E : 36% - NON SPEC : 37,5%

1 Solo per Passer italie, non rientrando in nessuna convenzione internazionale, non è stato

possibile assegnare una categoria di minaccia. 10,7% 40% 12,3% 10,7% 24,6% 1,5% B B, T B, T ,W T, W B, W W

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55

Fig. 3.12:Composizione categorie SPEC all’interno della comunità di Passeriformi

La figura 3.13 rappresenta invece il numero di specie, che in accordo con Birdlife International (2004), possono rientrare nei differenti trend popolazionistici individuati:

- SECURE : 73% - DECLINING : 16% - DEPLETED : 11%

Fig. 3.13: Status delle popolazioni di Passeriformi

8% 19% 36% 37,50% SPEC 1 SPEC 2 SPEC 3 11% 16% 73% DEPLETED DECLINING SECURE 0% 20% 40% 60% 80% DEPLETED DECLINING SECURE

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56

3.2.2 Schede descrittive delle specie legate agli ambienti montani

Qui di seguito vengono presentate una serie di schede relative ai caratteri distributivi, ecologici e conservazionistici delle specie più caratteristicamente legate agli ambienti aperti montani, in accordo con quanto riportato in Lombardi et al. (1998); Costa et al. (1998) e Galli e Spanò (2004).

ALLODOLA Alauda arvensis

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione olopaleartica (Brichetti e Fracasso, 2007), si ritrova in gran parte dell‟Europa, dall‟Inghilterra fino agli Urali ad est, ed a sud dalla Francia centrale alle Alpi e all‟Ungheria.

In Italia (Fig.3.14) ha un distribuzione continua nelle regioni settentrionali, centrali e Sardegna, con una rarefazione nelle regioni meridionali (Lapini in Meschini e Frugis, 1993).

La consistenza della popolazione nidificante è stimata in 500.000 – 1.000.000 di coppie (Birdlife International, 2004).

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57 In Italia è nidificante (sedentaria e migratrice a seconda della quota e delle zone), migratrice e svernante (Brichetti e Fracasso, 2007).

In Toscana è ben diffusa e si ritrova pressoché in tutte le tipologie di ambienti aperti (Tellini et al., 1997) ma è più abbondante nelle zone adatte di collina e montagna (Lapini in Meschini e Frugis, 1993).

Esigenze ecologiche

Occupa ambienti con vegetazione erbacea di vario tipo, quali campi coltivati, pascoli, brughiere e prati su terreni sia umidi che asciutti e evita la presenza di alberi, siepi e cespugli (Lombardi et al.,1998).

Fig.3.14.Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis,

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58

Movimenti e migrazioni

La specie presenta strategie di migrazione ben differenziate su base geografica, con una tendenza verso la percorrenza di distanze di migrazione crescenti nelle popolazioni via via più settentrionali, mentre in quelle meridionali, il comportamento migratorio è meno accentuato. Le popolazioni insulari come per esempio quelle inglesi, risultano quasi totalmente residenti (Gustin et al, 2010).

Le rotte di migrazione principali hanno andamento NE-SW e vedono forti movimenti lungo le coste dell‟Europa nord-occidentale.

L‟Italia risulta un crocevia di diverse rotte di migrazione con componenti sia settentrionali che più marcatamente orientali, l‟area di origine è vasta e comprende Europa occidentale fino al Mar Nero e alla Russia (Gustin et al, 2010).

Status e conservazione

A scala europea la specie è considerata vulnerabile e classificata come SPEC 3, perché in diffuso declino a causa dell'alterazione degli habitat riproduttivi, dovuta principalmente alla modernizzazione delle pratiche colturali nelle zone più adatte all'agricoltura ed all'abbandono delle aree svantaggiate (Birdlife International, 2004). La popolazione toscana rimane comunque numerosa e non è considerata minacciata (Sposimo e Tellini, 1995).

Non è stato redatto un Piano d'Azione Internazionale o Nazionale sulla specie;è inserita nell'Allegato II/2 della Direttiva Uccelli, non è stata considerata nella Lista Rossa Italiana (Bulgarini et al.,1998) inoltre è specie cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 18, L.N. ,157/92).

Distribuzione sull'Appennino Tosco-Emiliano

Sull'Appennino la specie è abbastanza comune e molto diffusa, con una distribuzione più regolare che segue, con poche lacune, l'andamento del crinale dove sono ben

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59 presenti estensioni relativamente ininterrotte di praterie e brughiere d'altitudine e la morfologia è in genere meno accidentata (Lombardi et al. 1998).

TOTTAVILLA Lullula arborea

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione europea, migratrice a corto e medio raggio, localmente sedentaria (Boano in Meschini e Frugis, 1993), nidificante regolare e dispersiva; spesso le sue migrazioni sono verticali soprattutto nelle zone nord del suo areale distributivo italiano, dove tende a scendere a valle nella stagione fredda (Lombardi et al. 1998)

In Italia (Fig.3.15) è ben diffusa in tutte le regioni appenniniche e nelle isole maggiori, mostra invece una distribuzione discontinua nelle regioni alpine (Boano in Meschini e Frugis, 1993).

In Toscana presenta un distribuzione continua nelle porzioni nord-orientali e centromeridionali interne, mentre è assente nelle pianure e nelle aree nord-occidentali (Tellini et al., 1997).

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Esigenze ecologiche

Nel periodo riproduttivo è presente soprattutto in zone collinari e montane, prediligendo i versanti ben esposti, occupati da praterie cespugliate o scarsamente alberate con vegetazione bassa e rada, spesso con rocce affioranti o con tratti di terreno denudato e in pendenza; occupa anche vigneti, uliveti e radure boschive sufficientemente estese (Lombardi et al., 1998).

Come le altre Alaudidi, la Tottavilla ha abitudini prettamente terricole per quanto riguarda l‟alimentazione e la costruzione del nido, ma utilizza ampiamente alberi, arbusti, rocce, pali e cavi come posatoi (Lombardi et al., 1998).

Fig.3.15. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis,

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Status e conservazione

Specie classificata come SPEC 2, a scala europea è considerata vulnerabile perché in largo declino numerico e di areale, e per questo valutata depleted (Birdlife International, 2004).

La popolazione nidificante italiana è stimata in 50.000-100.000 coppie (Birdlife International, 2004)

La Tottavilla non è stata considerata nelle Lista Rossa Italiana (Bulgarini et al., 1998) e in quella Toscana risulta non minacciata (Sposimo e Tellini 1995) ; è specie non cacciabile ai sensi della legislazione venatoria (art. 18, L.N. 157/92).

Distribuzione sull’Appennino Tosco-Emiliano

Negli ultimi studi effettuati alla fine degli anni ‟90 la Tottavilla non è stata rilevata con certezza sull‟Appennino, esistono solo delle segnalazioni relative a praterie intrasilvatiche poste a quote relativamente basse su versanti ben esposti, quindi la consistenza della popolazione non è rilevabile (Lombardi et al., 1998).

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CALANDRO Anthus campestris

Distribuzione e fenologia

Specie paleartica, in Italia è specie migratrice e nidificante regolare.

Nel periodo riproduttivo è presente in tutta Italia (Fig.3.16) con una distribuzione più continua nelle regioni centrali e meridionali e nelle isole maggiori (Lombardi et al., 1998), nell‟Italia peninsulare si trova dal livello del mare fino a 1300 m nell‟Appennino centro-settentrionale, fino a 1400 m in quello meridionale (Sposimo in Meschini e Frugis, 1993) .

In Toscana è presente in tutta la regione ma in modo molto irregolare (Tellini, et al., 1997).

Esigenze ecologiche

Vive in ambienti di tipo steppico, come pascoli e garighe, con tratti di terreno denudato (affioramenti rocciosi, aree di erosione), in ampi alvei fluviali, calanchi e dune costiere, sempre su substrati aridi; talvolta utilizza anche seminativi asciutti; è spesso comune nei primi stadi delle successioni post-incendio e in zone intensamente pascolate; nidifica e si alimenta a terra (Lombardi et al., 1998).

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Fig.3.16. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Specie classificata SPEC 3, in largo declino in Europa a causa delle modificazioni degli habitat (Birdlife International, 2004).

La popolazione nidificante italiana è stimata in 15.000-40.000 coppie (Birdlife International, 2004) mentre quella Toscana è abbastanza ridotta (Lombardi et al. 1998) e ciò a causa della drastica riduzione delle attività agro-pastorali su gran parte dell‟Appennino e i rimboschimenti delle aree in erosione, per questo è incluso nella Lista Rossa Toscana fra le specie mediamente vulnerabili (Sposimo e Tellini, 1995). Il Calandro risulta specie non cacciabile ai sensi della legislazione venatoria (art. 18, 157/92).

(32)

64

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

Il Calandro è stato rilevato solo in una occasione, in ambienti pietrosi e rocciosi del crinale a nord del monte Giovo a 1858 m (Lombardi et al., 1998).

RONDINE MONTANA Ptyonoprogne rupestris

Distribuzione e fenologia

Specie monotipica a distribuzione eurocentroasiatico-mediterranea (Brichetti e Fracasso, 2007), in Europa la sua distribuzione è limitata all‟area mediterranea e zone prospicienti.

Della popolazione europea, circa il 75% nidifica nella penisola iberica. Parzialmente migratrice nelle parti più settentrionali dell‟areale, sedentaria e dispersiva in quelle meridionali.

Sverna prevalentemente in Africa nord-occidentale e nel Mediterraneo, ma anche più a sud e ad est, fino al Senegal, Valle del Nilo, Mar Rosso e Etiopia (Brichetti e Fracasso, 2007).

In Italia (Fig.3.17) è parzialmente sedentaria e nidificante, diffusa principalmente lungo l‟arco alpino e in Sardegna, con ampi vuoti di areale nell‟Appennino

(33)

centro-65 meridionale (Brichetti e Fracasso, 2007) con una popolazione valutata in 5.000-10.000 coppie (Birdlife International, 2004).

In Toscana è nota come nidificante solo nelle porzioni settentrionali della regione fra Lunigiana e aretino (Tellini et al., 1997).

Esigenze ecologiche

La Rondine montana è legata alla presenza di pareti rocciose prive di vegetazione e generalmente ben esposte, vive in zone montane, ma sale a quote elevate solo per la ricerca di cibo.

Spesso costruisce il nido lungo i corsi d‟acqua di fondovalle ma utilizza anche cave e raramente fabbricati (Lombardi et al. , 1998).

Durante lo svernamento predilige zone con clima mite, quali aree peripalustri, ampi fondovalle, zone costiere (con falesie) e centri abitati (Brichetti e Fracasso, 2007).

Fig.3.17. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

(34)

66 Biologia riproduttiva

Nidifica in colonie lasse (minori di dieci) e in coppie sparse e isolate. Status e conservazione

Lo stato di conservazione viene valutato favorevole a livello europeo per cui è classificata Non SPEC (Birdlife International, 2004) anche grazie ai cambiamenti climatici favorevoli (in particolare inverni miti) che possono aver contribuito alla sua espansione verso Nord (Gustin et al, 2010).

La Rondine montana non è stata considerata nella Lista Rossa Italiana (Bulgarini et al., 1998) ed è specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art.

18 157/92).

Distribuzione nell’Appennino Tosco-Emiliano

La Rondine montana è stata osservata solo attorno alla Pania di Corfino e ciò può essere legato al fatto che i siti riproduttivi idonei siano più limitati e che quindi la specie sia presente con un numero ridotto di coppie, sempre lungo i fiumi e in corrispondenza degli abitati (Lombardi et al.,1998).

(35)

67

PRISPOLONE Anthus trivialis

Distribuzione e fenologia

Specie monotipica a distribuzione euroasiatica (Brichetti e Fracasso, 2007), nidificante, migratore; sverna in Africa e sud del Sahara ed è presente in Italia da fine marzo ai primi di ottobre.

In Italia (Fig.3.18) è legato ad ambienti montani con una distribuzione continua lungo tutto l‟arco alpino e la dorsale appenninica; manca nelle isole maggiori (Meschini e Frugis, 1993) mentre in Toscana è presente sull‟Appennino e in alcuni rilievi antiappenninici e all‟isola d‟Elba (Tellini et al., 1997).

La fascia altitudinale che occupa il Prispolone, va dai 500-600 m al limite superiore della vegetazione arborea, con massimo a 2.350 m sulle Alpi occidentali; a quote inferiori a 500 m è presente soltanto in aree pedemontane con clima relativamente fresco e piovoso (Bocca in Meschini e Frugis, 1993).

Esigenze ecologiche

Nidifica alle latitudini medie e medio-alte, fino al confine con le regioni artiche, occupa aree a clima prevalentemente continentale, ma in parte anche oceanico, evitando aree troppo ventose, umide, torride o molto aride (Gustin et al, 2010).

(36)

68 Si ciba prevalentemente al suolo, ma necessita di alberi e arbusti come posatoi e punti di canto, di conseguenza, occupa ambienti con alternanza di alberi e arbusti ed aree a vegetazione erbacea; può nidificare anche al di sopra del limite della vegetazione arborea (Gustin et al, 2010).

Fig.3.18. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis,

1993)

Status e conservazione

La popolazione nidificante italiana è stimata in 40.000-80.000 coppie (Birdlife International, 2004), è specie classificata Non SPEC e risulta non minacciata né in Italia né nel resto d‟Europa (Secure) (Birdlife International, 2004).

Non è stato redatto un Piano d‟Azione Nazionale o Internazionale e non è stata considerata nella Lista Rossa Italiana (Bulgarini et al., 1998) e in quella Toscana

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69 rientra tra le specie non minacciate (Sposimo e Tellini, 1995) è specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

Sull‟Appennino risulta la specie più frequente, dove al limite superiore della vegetazione arborea l‟ecotone bosco-prateria ha uno sviluppo continuo, ed è presente anche a quote inferiori ove vi siano praterie intrasilvatiche.

Il Prispolone si trova quindi comunemente sia nelle praterie e brughiere di altitudine lungo il confine superiore della faggeta, quanto nelle praterie intrasilvatiche. (Lombardi et al., 1998).

SPIONCELLO Anthus spinoletta

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione eurocentroasiatica (Brichetti e Fracasso, 2007). Nidificante in praterie e svernante .

In Italia (Fig.3.19) l„areale di riproduzione è continuo nelle Alpi, mentre sull‟Appennino è limitato ai rilievi più elevati (Meschini e Frugis, 1997).

(38)

70 In Toscana è presente nei rilievi nord-occidentali, Apuane e Appennino dalla Lunigiana al pistoiese, con una piccola popolazione sul Pratomagno (Tellini et al., 1997).

Esigenze ecologiche

Lo Spioncello nidifica alle latitudini medie e medio-basse del Paleartico occidentale ad altezze notevoli, raramente al di sotto dei 1500 m e fino a un massimo di 3000 m (Lombardi et al., 1998).

Predilige zone con vegetazione erbacea sparsa, massi e terreno nudo, oppure praterie montane umide, brughiere e aree al limite della vegetazione arborea; in inverno scende di quota frequentando anche pianure, rive di fiumi e laghi e campi coltivati (Lombardi et al., 1998).

(39)

71

Fig.3.19. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Specie classificata Non SPEC e sicura in Unione Europea e in Toscana, con status di conservazione favorevole anche a livello continentale (Birdlife International, 2004). In Italia è presente con 30.000-70.000 coppie (Birdlife International, 2004) rivalutate successivamente in 70.000-150.000 (Brichetti e Fracasso, 2007).

Non è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale e Nazionale e non è stata considerata nella Lista Rossa Italiana (Bulgarini et al., 1998) e in quella Toscana è specie non minacciata (Sposimo e Tellini, 1995) inoltre, risulta specie protetta in Italia, ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

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72

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

Lo Spioncello è distribuito praticamente senza soluzione di continuità lungo tutto il crinale, mentre risulta assente dalle praterie intrasilvatiche e dagli ambienti aperti a quote inferiori (Lombardi et al., 1998).

SORDONE Prunella collaris

Distribuzione e fenologia

Specie politipica distribuita in Africa nord-occidentale, Penisola iberica, italiana e balcanica e in Turchia (Brichetti e Fracasso, 2007).

Specie sedentaria e dispersiva che si riproduce quasi esclusivamente in ambiente montano nella fascia compresa tra il limite superiore della foresta e l‟orizzonte nivale, compiendo movimenti locali altitudinali (Gustin et al, 2010).

In Italia (Fig.3.20) è nidificante, migratore regolare e svernante (Brichetti e Fracasso, 2007); è distribuito con continuità sulle Alpi e, con areali disgiunti, nell‟Appennino Tosco-Emiliano e in quello centrale (Meschini e Frugis, 1993).

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73

Esigenze ecologiche

Il Sordone abita ambienti estremi di alta quota, dove le basse temperature si mantengono anche nel periodo estivo; preferisce comunque versanti soleggiati di rupi, morene, vallette nivali e pietraie poste al limite superiore della vegetazione (Gustin et al., 2010) con copertura erbacea rada e discontinua (Lombardi et al., 1998).

Costruisce il nido in cavità rocciose o tra le pietre (Lombardi et al., 1998).

La maggior parte degli individui durante l‟inverno scende di quota occupando aree libere da neve, mentre quelli che rimangono in aree montane, si spostano verso i fondovalle in prossimità degli insediamenti abitativi (Gustin et al, 2010).

Fig.3.20. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

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74

Status e conservazione

Il Sordone rientra nella categoria Non SPEC con popolazione non concentrata in Europa e con stato di conservazione adeguato (Birdlife International, 2004).

In Italia e in Europa la specie non corre pericolo (Birdlife International, 2004), la popolazione italiana infatti ha consistenza numerica stimata in 10.000-20.000 coppie (Brichetti e Meschini in Meschini e Frugis, 1993).

In Toscana invece viene considerata rara per la localizzazione e la ristrettezza numerica della popolazione (Sposimo e Tellini, 1995).

Non è stata inserita nella Lista Rossa Italiana ed è protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

L‟area Appenninica indagata non rappresenta abbondanza di ambienti favorevoli e per questo il Sordone è risultato assai localizzato in soli tre siti, tra cui i solchi di erosione delle Porraie a nord-ovest (1750 m), nei prati di crinale del versante sud-est del monte Giovo (1900 m), e presso Alpe tre Potenze, anche se è stato segnalato per il complesso regionale demaniale Alto Serchio (Lombardi et al. , 1998)

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75

CODIROSSO SPAZZACAMINO Phoenicurus ochruros

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione eurocentroasiatica-mediterranea (Brichetti e Fracasso, 2008), nidificante, migratore e svernante.

In Italia (Fig.3.21) la specie si distribuisce soprattutto lungo l‟arco alpino e appenninico, tranne che in Sardegna; la popolazione toscana è concentrata soprattutto lungo la fascia appenninica e nei rilievi antiappenninici (Tellini et al.,1997).

Esigenze ecologiche

Il Codirosso spazzacamino nidifica alle medie latitudini del Paleartico, in climi oceanici e continentali mediterranei, steppici, temperati e montani, evitando solo le zone troppo umide e la vegetazione troppo fitta (Gustin et al, 2010).

Preferisce terreni rocciosi, sassosi oppure disseminati di massi ma, anche pareti rocciose fino al limite delle nevi perenni (Lombardi et al., 1998).

In Italia si rinviene in zone collinari e montane, in ambienti rocciosi naturali o artificiali, in fabbricati isolati e in centri urbani, fino a oltre 2000 m di quota.

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76

Fig.3.21. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Specie inclusa nella categoria Non SPEC classificata come sicura in Unione Europea e in Italia (Birdlife International, 2004) con status di conservazione favorevole anche a livello continentale; in Italia è stata stimata la presenza di circa 200.000-400.000 coppie (Brichetti e Meschini, in Meschini e Frugis, 1993).

Non è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale o Nazionale e la specie non è stata inclusa nella Lista Rossa Italiana e non risulta specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

La distribuzione del Codirosso spazzacamino è frammentata ma ben diffusa, anche se poco comune, tranne che nei pochi ambienti rocciosi e pietrosi (Lombardi et al., 1998).

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77

SALTIMPALO Saxicola torquata

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione paleartica-paleotropicale (Brichetti e Fracasso, 2007).

In Italia (Fig.3.22) è diffusa in modo pressoché omogeneo su tutto il territorio, anche in Toscana la specie è ben distribuita in modo continuo e omogeneo (Tellini et al. 1997) ed è presente fino ad oltre 1600 m di quota (Lombardi et al., 1998).

Esigenze ecologiche

Il Saltimpalo nidifica alle latitudini medie e medio-basse del Paleartico occidentale (Gustin et al, 2010) e abita tipicamente le praterie cespugliate e gli arbusteti, ma si trova comunemente anche nei coltivi, negli incolti e in prossimità di paludi e acquitrini, dal livello del mare fino ad oltre il limite superiore della vegetazione; si rinviene regolarmente anche in aree fortemente antropizzate quali terrapieni, piazzali in aree industriali (Lombardi et al., 1998).

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78

Fig.3.22. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Specie inclusa nella categoria Non SPEC attualmente classificata come sicura in Unione Europea con status di conservazione favorevole anche a livello continentale (Birdlife International, 2004).

In Italia la popolazione nidificante è stimata in circa 200.000-300.000 coppie (Brichetti et al.,1993).

Per il Saltimpalo non è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale o Nazionale e non è considerato nella Lista Rossa Italiana, inoltre, è specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

La specie è stata trovata solo nella zona della Pania di Corfino, ma ci sono state segnalazioni in altri siti quali l‟alta valle del Serchio di Soraggio (Tellini in Lombardi

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79

et al., 1998) e il complesso demaniale Alto Serchio (Farina e Brogi in Lombardi et

al., 1998).

Si può ritenere che il Saltimpalo sia assai raro e localizzato negli ambienti di altitudine, mentre è più comune e diffuso nelle praterie arborate presenti a quote inferiori.

CULBIANCO Oenanthe oenanthe

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione olartica (Brichetti e Fracasso, 2007), nidificante e migratore.

In Italia (Fig.3.23) è diffusa ampiamente lungo l‟arco alpino, la dorsale appenninica e la Sicilia, a quote medio alte anche se occasionalmente scende fino a 100 m (Meschini et al., 1997).

La diffusione del Culbianco in Toscana riguarda la catena appenninica, i rilievi del grossetano e il Pratomagno, nelle Apuane è stato segnalato in modo discontinuo (Lombardi et al., 1998).

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80 La diffusione storica doveva essere superiore a quella odierna, infatti era indicata molto comune nelle aree più favorevoli (Savi, 1827-1831).

Esigenze ecologiche

Il Culbianco nidifica in un ampio range di condizioni climatiche ed ambientali, in climi che spaziano da regimi continentali estremi e climi oceanici.

Appare legato alla disponibilità di siti rocciosi o sassosi per la nidificazione e di aree con erba bassa e ricche di insetti per l‟alimentazione (Gustin et al, 2010).

Il culbianco abita tundre sassose, sabbiose o arbustate, dune sabbiose, pendii rocciosi, scarpate, brughiere pascolate, praterie alpine, aree detritiche o macereti e altre aree aperte e semi aperte, fino a quote anche elevate, (Gustin et al, 2010) ; predilige però le dorsali arrotondate e ben esposte, evitando sia i versanti molto ripidi sia le zone riparate ed umide (Lombardi, et al., 1998).

Il Culbianco è prevalentemente legato alle basse quote, alle latitudini superiori, e agli ambienti montani a quelle inferiori (Lombardi, et al., 1998).

Durante la migrazione frequenta praterie e campi coltivati, soprattutto a bassa quota. Nei quartieri di svernamento africani, occupa aree con suolo scoperto a quote variabili tra il livello del mare e i 3000 m (Lombardi, et al., 1998).

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81

Fig.3.23. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Specie inserita nella categoria SPEC 3 attualmente classificata come in declino in Unione Europea con status di conservazione sfavorevole anche a livello continentale (Birdlife International, 2004).

In Italia la consistenza della popolazione nidificante è stimata in 100.000-200.000 coppie (Birdlife International, 2004).

Per il Culbianco non è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale e Nazionale e non è stato considerato nella Lista Rossa Italiana, mentre in quella toscana è specie altamente vulnerabile (Sposimo e Tellini ,1995) e risulta specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

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82

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

Nell‟area dell‟Appennino il Culbianco è risultato raro e localizzato e si ritrova in svariate tipologie ambientali, spesso associate tra loro, infatti è presente in praterie rade con rocciosità affiorante (sul crinale del M. Castellino e M. Prado, nei pressi del p.so delle Forbici), in mosaici ambientali di altitudine dove sono presenti rocce affioranti, brughiere e macereti con rada vegetazione erbacea ( sul crinale orientale e sulle pendici del M. Rondinaio) e su detriti di falda in prossimità di zone intensamente pascolate (complesso delle Porraie).

Due segnalazioni relative al Comune di Sillano, si riferiscono presumibilmente alle praterie del M. Prado e alle pendici delle Porraie (Lombardi et al. ,1998).

CODIROSSONE Monticola saxatilis

Distribuzione e fenologia

Specie monotipica a distribuzione eurocentroasiatica-mediterranea (Brichetti e Fracasso , 2008), nidificante e migratore, sverna in Africa a sud del Sahara.

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83 In Italia (Fig.3.24) l‟areale del Codirossone coincide abbastanza bene con la localizzazione dei principali rilievi alpini e appenninici, a quote comprese fra 300 e 2500 m (Meschini e Frugis, 1993).

In Toscana la sua distribuzione è limitata ai rilievi appenninici e antiappenninici, alla zona amiatina e al Monte Capanne (Tellini Florenzano in Lombardi et al., 1998). Esigenze ecologiche

Nidifica nelle latitudini medio basse del paleartico, in aree con clima continentale caldo, steppico e mediterraneo, in zone montane, assolate, asciutte, con alberi e arbusti sparsi, da utilizzare come posatoi.

Frequenta anche brughiere rocciose e vigneti e per alimentarsi frequenta anche prati da fieno, coltivi etc.

Nidifica preferibilmente in fianchi rocciosi con massi e pietre soprattutto oltre i 1200 m spingendosi fin quasi ai 3000 m, ma vengono utilizzati anche vecchi edifici (Lombardi, et al., 1998).

In inverno, in Africa tropicale occupa aree di savana e soggette ad erosione con pietre e cespugli sparsi, ma anche aree più boscate, brughiere rocciose e rocce (Lombardi, et al., 1998).

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84

Fig.3.24. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Il Codirossone viene incluso nella categoria SPEC 3 ed è specie classificata come depleted in Unione Europea avente status di conservazione sfavorevole anche a

livello continentale (Birdlife International, 2004).

Il declino a scala europea è verosimilmente causato dalla riduzione dell‟ambiente idoneo, provocata da fenomeni di afforestazione, dallo sviluppo di insediamenti turistici nelle zone montane, dalla cessazione del pascolo ma anche, al contrario, dal sovra pascolo (Birdlife International, 2004).

In Italia la popolazione è stimata in circa 5.000-10.000 coppie (Brichetti et al.., 1993) mentre in Toscana il numero è decisamente inferiore (Sposimo e Tellini , 1995). La riduzione in Toscana può essere legata alla scomparsa del pascolo e al rimboschimento naturale o artificiale che hanno determinato l‟inclusione della specie

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85 nella Lista Rossa Toscana con una valutazione di elevata vulnerabilità (Sposimo e Tellini ,1995) mentre, è stato incluso nella Lista Rossa Italiana con una valutazione di basso rischio (Bulgarini et al. ,1998).

Non è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale o Nazionale e la specie è protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art.2, 157/92).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

Il Codirossone presenta sull‟Appennino un distribuzione localizzata, legata ad ambienti con sfasciumi e ghiaioni in prossimità di praterie rade con pietrosità affiorante, generalmente riconducibili alle praterie di altitudine, che si ritrovano presso il complesso delle Porraie, ai dintorni del M. Prado (ove sono presenti praterie di altitudine, pascoli e rocce affioranti) e alla Pania di Corfino (Lombardi et al.,1998).

PICCHIO MURAIOLO Tichodroma muraria

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione euro centroasiatico-mediterranea. Nidificante stazionario, compie spostamenti altitudinali (Gustin et al, 2010).

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86 In Italia (Fig. 3.25) la specie è distribuita su gran parte dell‟arco alpino e, in modo frammentario e localizzato, nell‟Appennino centrale e settentrionale e nelle Apuane, con evidente discontinuità nell‟areale (Meschini e Frugis , 1993).

In Toscana il Picchio muraiolo è presente come nidificante esclusivamente nel settore nord-occidentale, soprattutto nelle Alpi Apuane e nei rilievi del versante sinistro del fiume Serchio nell‟Alta Garfagnana (area della Pania di Corfino), (Lombardi et al., 1998).

Fig.3.25. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Esigenze ecologiche

Nidifica nelle regioni montuose delle latitudini medio-basse del Paleartico occidentale, in terreni rocciosi, con clima variabile ma solitamente freddo e spesso umido (Gustin et al, 2010). L‟ambiente che frequenta il Picchio Muraiolo durante il periodo riproduttivo consiste nelle formazioni rocciose strapiombanti, con scarsa

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87 vegetazione e sfasciume detritico alla base, per lo più situate sul piano montano (Lombardi et al., 1998).

Status e conservazione

Specie inclusa nella categoria Non SPEC attualmente classificata come sicura in Unione Europea con stato di conservazione favorevole anche a livello continentale (Birdlife International, 2004).

La popolazione italiana è stimata in 50.000-200.000 coppie (Birdlife International, 2004) mentre a livello toscano il numero è abbastanza basso, per questo la specie è inserita nella Lista Rossa Toscana come rara (Sposimo e Tellini, 1995), mentre è inserita nella Lista Rossa Italiana come specie a basso rischio (Bulgarini et al., 1998).

Il Picchio Rosso non è specie cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 18, 157/92).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

Per il versante toscano dell‟Appennino l‟unica segnalazione di Picchio muraiolo in periodo riproduttivo è stata quella di Tellini ( in Lombardi et al. 1998) sui Monti della Ripa (1100 m) nei pressi della Pania di Corfino, (Lombardi et al., 1998)

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88

FANELLO Carduelis cannabina

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione eurocentroasiatico-mediterranea, nidificante, migratore e svernante (Gustin et al, 2010).

In Italia (Fig.3.26) è distribuito in modo non uniforme sul territorio: molto diffuso nel centro-sud e nelle isole, nel centro-nord si ritrova soprattutto lungo l‟arco alpino e sui rilievi appenninici (Meschini e Frugis , 1993).

In Toscana il Fanello è ben distribuito sui principali rilievi (dorsale appenninica, Alpi Apuane e area amiatina), in gran parte dell‟Arcipelago e nelle aree collinari costiere con caratteristiche spiccatamente mediterranee (Tellini Florenzano et al. 1997), le popolazioni montane frequentano le praterie di altitudine, sino alle quote più elevate, le praterie secondarie con alberi e arbusti sparsi e i cespuglieti a dominanza di ericacee (Tellini Florenzano, et al. 1997).

Esigenze ecologiche

Il Fanello nidifica dalla zona boreale a quella mediterranea e nord-africana, in climi temperati, mediterranei, steppici e oceanici (Gustin et al, 2010).

È diffuso dalle basse quote fino ad oltre i 2000 m sulle Alpi, evita dense foreste ma frequenta boschi radi con radure o aperture; preferisce vegetazione arbustiva e

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89 brughiere con buona esposizione, aree agricole con siepi o alberi sparsi, vigneti, frutteti, macchie, incolti, giovani piantagioni arboree e margini forestali. Necessita infatti di siti per la nidificazione quali cespugli e arbusti e di aree di alimentazione più aperte (Gustin et al, 2010).

Al di fuori della stagione riproduttiva occupa ambienti aperti come campi, pianori erbosi e sabbiosi(Gustin et al, 2010).

Fig.3.26. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis,

1993.

Status e conservazione

Specie inclusa nella categoria SPEC 2 attualmente classificata come in declino in unione Europea con status sfavorevole anche a livello continentale (Birdlife International, 2004).

In Italia la popolazione è stimata in 100.000-300.000 coppie nidificanti (Brichetti e Meschini, 1993) e anche in Toscana la consistenza non desta preoccupazione.

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90 Non è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale e Nazionale sulla specie e non è considerato nella Lista Rossa Nazionale ma è specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

La distribuzione del Fanello sull‟Appennino segue apparentemente la fascia di crinale e le aree immediatamente sottostanti (Lombardi et al.,1998).

ZIGOLO MUCIATTO Emberiza cia

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione eurocentroasiatico-mediterranea (Gustin et al, 2010).

In Italia è nidificante stazionario o a corto raggio con frequenti spostamenti altitudinali (Gustin et al, 2010) e il suo areale (Fig.3.27) comprende i rilievi alpini, appenninici e della Sicilia (Meschini e Frugis, 1993).

In Toscana la sua distribuzione pare limitata alla catena appenninica e ad alcuni rilievi antiappenninici (Alpi Apuane, Pratomagno, Monti della Chiana) e al di fuori

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91 di questo areale la specie è stata rinvenuta solo sporadicamente (Tellini Florenzano et al. 1997).

Esigenze ecologiche

Nel periodo riproduttivo si trova generalmente su versanti parzialmente denudati, spesso asciutti e ben esposti, caratterizzati dalla presenza di affioramenti rocciosi e arbusti sparsi; presente anche in corrispondenza di ambienti aperti di estensione limitatissima, come le scarpate stradali e si ritrova anche negli arbusteti e nei boschi radi (Lombardi et al.,1998).

Fig.3.27. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Specie inclusa nella categoria SPEC 3 attualmente classificato come depleted in Unione Europea con status di conservazione sfavorevole anche a livello continentale (Birdlife International, 2004).

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92 In Italia la popolazione e valutata in 22.000-90.000 coppie (Birdlife International 2004).

In Toscana non sono stati evidenziati cali numerici e per questo è stato inserito nella Lista Rossa Toscana tra le specie “non minacciate” (Sposimo e Tellini, 1995), mentre invece non è stato considerato nella Lista Rossa Italiana (Bulgarini et al.1998) né è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale e Nazionale, risulta

specie protetta ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92). Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

La specie non è stata rilevata sull‟Appennino, ma esistono segnalazioni per 8 maglie del territorio comunale di Sillano (Tellini e Lovari in Lombardi et al., 1998).

STRILLOZZO Miliaria calandra

Distribuzione e fenologia

Specie politipica a distribuzione euroturanico-mediterranea (Gustin et al, 2010). In Italia (Fig.3.28) è nidificante, prevalentemente stazionario (Gustin et al, 2010) e il suo areale di distribuzione comprende gran parte del territorio nazionale, mancando

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93 solo nei settori più elevati delle Alpi e dell‟Appennino centrale (Meschini e Frugis, 1993).

In Toscana lo Strillozzo mostra una presenza omogenea nelle porzioni centromeridionali della regione e discontinua nella parte settentrionale, mancando segnalazioni per gran parte della Versilia e del bacino del Serchio (Tellini Florenzano et al., 1997).

Esigenze ecologiche

Nidifica nel Paleartico sudoccidentale in climi temperati, mediterranei e steppici. Abita soprattutto aree a bassa quota preferibilmente ondulate o in lieve pendenza; evita foreste, zone umide, terreni rocciosi e accidentati, alte montagne e aree urbane, occupa inoltre aree aperte o molto aperte purché vi sia qualche posatoio alto, come punto di controllo e di canto, e qualche sito in grado di offrire riparo (Gustin et al, 2010) ambienti comunque dominati da vegetazione erbacea sia naturali che artificiali, come praterie nel primo caso e seminativi a cereali nel secondo (Gustin et al, 2010).

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Fig.3.28. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

Status e conservazione

Specie inclusa nella categoria SPEC 2 classificata in declino in Unione Europea con stato di conservazione sfavorevole anche a livello continentale (Birdlife International , 2004).

In Italia la popolazione è stimata in 200.000-600.000 coppie (Brichetti et al., 1993). Lo Strillozzo non è stato inserito nella Lista Rossa Italiana e non è stato redatto un Piano d‟Azione Internazionale e Nazionale; risulta inoltre specie protetta in Italia ai sensi della legislazione venatoria (art. 2, 157/92).

In Toscana lo Strillozzo non è ritenuto minacciato (Sposimo e Tellini , 1993) anche se nelle zone montane è in via di diminuzione per la progressiva riduzione degli ambienti adatti a questa specie. Non sembra subire effetti negativi dalla

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95 semplificazione del paesaggio agrario in atto nelle zone pianeggianti e collinari (Lombardi et al., 1998).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

La specie non è stata rilevata sull‟Appennino, ma segnalata per le praterie sottostanti il P.so di Pradarena e per l‟area dell‟Orecchiella (Tellini e Lovari in Lombardi et al. 1998).

AVERLA PICCOLA Lanius collurio

Distribuzione e fenologia

Specie politipica distribuita in Europa, in Asia, Africa e Medio-Oriente, nidificante e migratrice, sverna a sud del Sahara (Gustin et al, 2010).

In Italia (Fig.3.29) è distribuita in quasi tutta la penisola e la Sardegna , con maggiore diffusione in ambienti collinari, mentre è rara e localizzata in Sicilia (Meschini e Frugis, 1993).

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96 In Toscana è ben diffusa su tutto il territorio ma appare più comune nella fascia settentrionale appenninica, all‟isola d‟Elba e all‟estremo sud della regione, dal livello del mare a oltre 1.400 m di quota (Lombardi et. al. , 1998).

Esigenze ecologiche

Durante il periodo riproduttivo frequenta ambienti aperti, con alberi e arbusti isolati, si ritrova quindi in colture estensive con siepi o corridoi ripariali, nei coltivi alberati (oliveti, frutteti, vigneti), nella macchia mediterranea con ampie radure, nei boschi percorsi da incendio, in ambienti ecotonali e anche in aree antropizzate come ai margini di zone industriali, nei parchi, nei giardini (Lombardi et al. 1998).

Fig.3.29. Presenza della specie in Italia come nidificante (da Meschini e Frugis, 1993)

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Status e conservazione

Specie inclusa nella categoria SPEC 3 è in progressiva diminuzione in Europa tanto da essere classificata attualmente come depleted e questo a causa della scomparsa degli habitat (Birdlife International, 2004).

In Italia è stimata la presenza di 30.000-60.000 coppie nidificanti (Brichetti e Meschini in Meschini e Frugis, 1993).

L‟Averla piccola non è inserita nella Lista Rossa Italiana e in quella Toscana è classificata come non minacciata (Sposimo e Tellini, 1995).

Distribuzione in Appennino Tosco-Emiliano

La presenza dell‟Averla piccola negli ambienti di altitudine dell‟Appennino viene ritenuta rara e molto localizzata, mentre è più comune negli arbusteti, nelle praterie cespugliate e nei pascoli arborati del piano submontano (Lombardi et al. 1998).

Figura

Fig. 3.1: Mappa della fisionomia vegetale area di studio
Foto 5: Prateria Monte Cella
Foto 10: Impianto di conifere presso Monte Castellino (vista nord)
Fig. 3.4: Monte Vecchio – Monte Cella
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Riferimenti

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