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2.2. Analisi descrittiva della carta della “Evoluzione Storica” degli insediamenti dal 1860 al 1995. 24

Dall'800 ad oggi la forma della città di Viareggio si è configurata gradualmente così che le tappe dell'espansione urbana ed il disegno sono stati rappresentati nella carta relativa alla "evoluzione storica" nell'intervallo temporale fra il 1860 ed il 1995.

Nella tavola si rappresentano gli edifici principalmente realizzati dal 1878 al 1995 considerando come fonti principali la Carta IGM del 1878, le fotografie aree ed í fotogrammetrici riferibili alle varie epoche. La legenda indica, mediante diversi colori, gli edifici costruiti fino al 1878, al 1939, al 1964, al 1978 e al 1995.

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La lettura della prima fase dell'insediamento al 1878 presenta lo stato dell'impianto storico, così come si era venuto stratificando dai primi interventi pianificati del Valentini e del Nottolini con l'aggiunta della ferrovia per Pisa che isola i borghi suburbani dal nucleo centrale della città. Nel 1878 la maglia ortogonale originaria non ha ancora subito alterazioni e si presenta composta da vasti isolati, con edilizia a schiera sul perimetro ed ampi orti e giardini all'interno dell'isolato. A questa data le sporadiche strutture in legno e tela per l'attività balneare, che tuttavia dovevano certamente esistere, sono scarsamente rappresentate a causa forse del carattere precario delle stesse.

Fino al 1878 la città non si è ancora sviluppata a sud del canale Burlamacca ed il sistema portuale, con í due bacini allora esistenti e le piazze utilizzate dalla cantieristica, appare integrato nel modesto tessuto edilizio residenziale.

E' sempre riconoscibile la zona attorno alla confluenza del Burlamacca, dei canali di bonifica di Stiava, della Farabola e di quelli successivamente coperti dalle viabilità; questa parte di territorio, che la costruzione della ferrovia aveva da poco separato dalla città, era fortemente caratterizzata da tre sistemi di tracciati ordinatori: il sistema stellare dei canali, l'orditura della campagna e i tracciati viari di supporto all'urbanizzazione connotata da borghi allineati lungo le strade e costituita da una edilizia modesta, cioè da case rurali ad uno o due piani e da abitazioni a schiera con orto e giardino.

Tra la fine del ‘800 ed i primi decenni del `900 anche la zona a sud del Burlamacca inizia a svilupparsi secondo una trama a scacchiera.

La seconda fase è evidenziata dallo stato di evoluzione della città nel periodo immediatamente precedente la seconda guerra mondiale. L'espansione urbana è principalmente localizzata lungo la fascia litoranea, in conseguenza dello

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38 griglia di isolati, che si estendono oltre l'arca di impianto ottocentesco. Nella parte a ridosso delle darsene e del canale, in particolare con l'occupazione edilizia degli spazi aperti e delle piazze utilizzate dai cantieri, si vengono progressivamente perdendo le regole di integrazione funzionale e morfologia che sino ad allora avevano caratterizzato il rapporto del quartiere con le superfici d'acqua.

Nel corso degli anni `30 si registrava la costruzione del nuovo avamporto che, oltre ad alterare la linea dì costa, influirà nei periodi successivi, insieme ai vincoli del balipedio, nella disposizione degli edifici dei cantieri secondo una suddivisione a "spicchi" dello spazio a terra e con una rotazione che romperà la griglia ordinata degli isolati precedenti.

Nella zona ad est della città compatta, oltre la linea ferroviaria, lo sviluppo degli insediamenti mostra la sistemazione urbanistica al 1939. Infatti lo sviluppo edilizio, uscito e separato dalla regola della griglia di isolati urbani, si trova ben presto privo di riferimenti univoci e i tracciati dei canali, solo in rari e parziali episodi, riescono a costituire elementi capaci di condizionare le regole insediative.

Nel periodo compreso tra le due guerre si determina un primo sviluppo dei quartieri periferici: Terminetto e Varignano, verso direttrici non più pianificate ma appoggiate semplicemente ad assi viari.

La barriera ferroviaria separa quindi la città in due fasce contrapposte: a ovest la riqualificazione turistica, a est il decentramento delle zone industriali e delle abitazioni popolari e operaie.

In generale il 1939 può essere infine considerato come soglia di passaggio tra una fase di sviluppo degli insediamenti, caratterizzata da una sostanziale continuità, e la fase del dopoguerra, in cui l'espansione edilizia inizia decisamente a connotarsi per tipologie e morfologie di

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aggregazione in aperto contrasto con le logiche dell'impianto storico.

Dal dopoguerra sino al 1978 la città è investita dalla massiccia espansione edilizia seconda due parametri: da un lato la permanenza della griglia ha impedito l'urbanizzazione diffusa e indiscriminata di tutto il territorio comunale, favorendo un'urbanizzazione che è rimasta compatta tendendo a saturare l'interno degli isolati, dall'altro lato si è verificata l'occupazione completa della fascia costiera con la distruzione di ambienti naturali come le pinete.

Risalgono infine a questo periodo i primi interventi pubblici nel settore della residenza, come ì quartieri di via Montramito, via Indipendenza, quartiere Italia, Bonifica e Apuania i quali, ponendosi all'esterno del perimetro urbano, contribuiranno ad indirizzare l'espansione edilizia futura.

Negli ultimi decenni, dal 1978 al 1995, le trasformazioni del territorio urbano e suburbano sono state guidate dal Piano Regolatore Comunale del 1971.

2.2.1. Evoluzione della tipologia edilizia

L'insediamento di Viareggio è stato attuato tramite la programmazione urbanistica voluta dal governo lucchese per il controllo e la difesa del suolo, la morfologia dell'insediamento fu motivata da necessità difensive che accorpano gli edifici a formare una cortina muraria compatta.

Nella metà del XVI sec. si afferma l'aggregazione seriale di unità di abitazione costituita da una struttura architettonica elementare, all'interno della quale sono tagliate le singole unità, che si sviluppa in profondità, con l'affaccio sulla strada.

Questo tipo di aggregazione consente l'economicità dell'operazione e dichiara il livellamento sociale.

La situazione rimane pressoché invariata fino al XVIII secolo quando avviene il processo di appoderamento dei terreni bonificati, e di conseguenza verrà realizzato un piano per la

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40 Da questo momento l'articolazione degli edifici avviene su di un tessuto a maglie ortogonali, formando blocchi di fabbricati rettangolari, contenente ciascuno un numero variabile di unità abitative rappresentate da due tipologie fondamentali:

1) a cellula abitativa base a schiera ad un piano (tettoia) con servizi in comune e un fronte strada minimo;

2) un tipo di schiera più complesso e autosufficiente su due piani, con un fronte strada più ampio.

In entrambi i casi, il lotto si sviluppa in profondità, e si accede dalla strada allo spazio interno che è adibito a corte, nel primo caso, oppure a orti individuali ripartiti da muri di cinta nel secondo.

Gli alzati di queste costruzioni, come si può dedurre dalle piante e dalla continuità del perimetro e delle aperture, risultano con prospetti regolari e cortine uniformi.

Con il nuovo e più articolato sistema sociale che si viene a sviluppare nella Viareggio del Settecento anche il sistema insediativo si fa man mano più complesso.

Accanto alle case a schiera e dei dipendenti degli Offizi e degli artigiani, si affermano, già nel XVIII secolo, palazzi e villini.

Il tipo di sviluppo è comunque omogeneo ed è dovuto sia all'intervento diretto da parte pubblica, che al controllo dell'iniziativa privata attuate fin dal 1748.

Nell'Ottocento e Novecento l'edilizia residenziale mantiene la contiguità degli edifici e il tracciato planimetrico con fronte stretto e sviluppo in profondità, definiti all'interno della geometria urbana programmata. L'attenzione al rapporto tra edilizia e impianto urbano disciplina il meccanismo di uso del suolo, infatti la suddivisone della proprietà corrisponde al tracciato urbano, mentre l'ampiezza dei lotti individua il reticolo della maglia urbana.

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Si realizza così un indirizzo costruttivo ad estensione orizzontale, più adatto alla morfologia dell' habitat tradizionale e soprattutto più economico.

Ai primi del Novecento, l'alloggio minimo viene ottimizzato nella casa a schiera tradizionale, presa a modello per le nuove costruzioni popolari, realizzate negli anni venti. Si tratta di case che vengono arretrate leggermente rispetto al fronte strada per realizzare un giardino minimo recintato.

Queste case rappresentano un compromesso tra il modello locale di abitazione aggregata e il "villino", che insieme all'affermarsi del "villino tettoia", interpreta le esigenze abitative piccolo borghesi del tempo. Questo si esplica anche nelle facciate, dove vengono applicati elementi stilistici più vari, da quelli eclettici fino a quelli di ispirazione liberty e decò.

Gli elementi delle facciate conservano caratteristiche costanti e generalizzati: finto bozzato, aggetti in cemento che disegnano le aperture, piccoli terrazzi, fasce marcapiano e sottogronda, pannelli decorativi.

Le ville e i villini seguono repertori stilistici codificati quali le componenti stilistiche e strutturali neo-medievali e neo-moresche, che testimoniano il gusto della decontestualizzazione dei motivi propri del castello con aperture ogivali e fregi. I volumi sono compatti con emergenze strutturali quali la torretta o la loggia.

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53 O’Gorman, The Gospel of Nicodemus in the Vernacular Literature of Medieval France, cit., p. 128, dove si legge anche: «With the exception of the canonical gospels, the EN