Corso di Laurea magistrale
in Lingue e istituzioni economiche e
giuridiche dell'Asia e dell'Africa
mediterranea
Tesi di Laurea
I processi di delocalizzazione
come motore per la crescita:
l'esperienza di Fiamm in Cina
Relatore
Ch. Prof. Giovanni Vaia
Correlatore
Ch. Prof. Daniele Brombal
Laureando
Martina Benetti
Matricola 821749
Anno Accademico
2012 / 2013
ii
引言
全球化的现象不仅带来了不同民族和文化的融合,而且也对经济环境带来了很大的变 化。如今,现代化的企业更多地参与到一个不断沿革、越来越大、越来越国际性的全 球环境。 在这种的情况下,很久以前,很多西方企业已经进行了国际化过程。 在世界经济上最重要的事件就是中国市场的对外开放, 这个重大事件改变了全球生 产体系。 中国经济市场的最重要特点是廉价劳动力、有效的基础设施和经济的规划,现代交通 和运输系统。再说,这一些年因为中国的产品和人力很有利,所以外国企业进入中国 市场,进行投资。中国人才劳动力很便宜,材料又多又便宜,所以这种因素吸引了外 国企业的兴趣。 那可以说几年中中国为从世界各地的公司成为了一个吸引力的中心。这是因为中国被 成为 “世界工厂”, 中国制造的产品都很便宜,技术水平含量不太高,但是国外到 处都能找到中国制造的这些产品。 再说,政府为了鼓励中国经济的发展,吸引外国资本和先进的技术,对外国企业采取 了很多优惠政策,比如说在成本和税收方面上很多企业得到了政府的扶持。 由于这些理由,中国市场已经成为了外商在华投资的热点,许多外国企业,甚至全世 界最大的跨过公司在中国市场进行投资,这些因素让中国在国际制造业上占有举足轻 重的地位。 中国的经济体不断影响很多国家的经济环境,并且引起外国公司的兴趣, 由于中国 劳动力成本与发达国家相比较低廉,外国企业选择进入中国市场,到中国设厂,利用 中国的廉价劳动力,分享中国的规模效益,以及获得竞争优势的能力。 除了这些优势以外,中国给外国公司还提供很多的发展机会,也就是说外国公司加工 成品后不仅可以向国外出口,而且可以在国内市场销售。 因为中国的劳动力成本比意大利的很低,所以外国公司意识到中国有更多的竞争力机 会也就是说中国就是一个发展价值的环节. 对企业家来说,追踪利润,降低成是主要的目标,为了实现这个目标很多外国公司选 择转入中国,产品做完了以后他们向外国卖到。iii 外国企业都已经知道了:现在在全球经济体上华国是第二个世界强国,因此中国市场 提供了许多可能性。外国公司最好看到这个国家的市场不但作为一个实现竞争优势的 平台,而且作为一个成品的买卖平台。最近三十年,中国的经济水平不断增长,从这 样的角度来看,西方人要了解好东方的市场和必须抓住这里的机会。 最近无数外国企业选择进入中国市场,维琴察的 Fiamm 是其中的一个。 这家公司的总部还在意大利(那里有几家部门),总部的成品是在欧洲市场销售的。 在本论第一个章中我们对中国经济体制的发展进行分析,特别是从 1949 到今天的主 要阶段。 在第二个章中介绍了西方公司与中国公司进行经济合作的方式,特别是直投资。 在第三个章中我介绍一下外国公司对中国自然环境带来的影响。在最后章中我们来看 Fiamm 公司的中国部门发展的过程。 关于中国经济体,按时间发展顺序以 1949 年为起点开始到当今介绍。 1949 年十月一日,中化人民共和国诞生了,在那个时候毛泽东是中华人民共和国的总 统。从 1949 到 1976(毛总统的死亡)中国的经济政策是由他决定的。 这个时候计划经济体制对经济没有利益,都是由政府分配生产任务,没有市场自由, 生产出来的产品常常并不能适应市场的需求,而且没有竞争力。因为他实行的改革不 合理,不仅对中国经济,而且对中国社会带来了很大的困难,如灾荒,生命的损失, 所有权的取消,私人公司被关掉,很多思想家被杀了等现象。 毛泽东的统治权结束以后,1978 邓小平主席进行了改革开放,发起了市场经济体制, 这种体制的建立给中国的经济带来了活力。 从那是以后生产再也不是由政府安排的,而是由市场安排的,所以经济效益很快有了 很大的提高了。 邓小平采取的经济发展政策对国家的发展贡献很大,如私人公司开业了,国家的经济 体以计划经济体代替了市场经济体,这样,中国吸引外国直接投资的能力越来越大。 主要的改革就是经济特区:这些地区为外国投资者提供救济金和财政奖励,它们的主 要目的是吸引国际投资。 在这些地区中国政府给外国企业家更大的自主权和灵活性。 由于政府的经济改革,现在中国是地球上最重要的世界强国之一。 在这个年代中,除了经济的变化以外,还中国社会和观念有很深的变化,
iv 华国的生活水平明显提高了很多,但是还有一些难处要解决(比如 1989 年的天安门 大事)。 虽然这些问题,但是中国政府总是想找到一种方法让人们忘记不好的事情,这是为了 保证社会体制的安定和团结以及中国经济的高位。 由于中国的国际化过程,中国建立了 “与国际接轨”, 不仅人们的生活方式,而且 经济发展也应该更多地参与到世界经济的发展中。 世界上最主要的强国让华国加入国际联盟:联合国 (1971)和世界贸易组织(2001)。 中国加入世界贸易组织 WTO 给中国带来了 机遇,也带来了挑战。 此外,按资本主义东南亚国家的要求,为了抵抗共产主义国家它们在 1967 年诞生了 东南亚国家联盟:它的目标是保护它们自己的国家。 在那个时代中国不可以加入那个联盟,但是由于九十年代的危机,那些小东南亚国家 认为它们最好跟强国结成同盟,所以华国,日本与南朝鲜可以进入东南亚国家联盟。 在现代化的全球市场中这个大事显示了中国在世界上的地位越来越重要。 在第二个 章中介绍了关于经济的问题,就是国际化过程如何展开。我们来分析两个问题: 一是 为什么外公司选择把它们的产业转移到中国,一般来说从外公司角度来看市场和营商 情况非常重要,比如哪个城市有没有先进的基础设施,有没有人才等。二是由于中国 政府采取经济发展的政策,中国吸引外国直接投资的能力越来越大。 最后我们把注意力集中在国际化过程的四个阶段上:第一个是进入外市场的阶段,第 二个是加强自己的地位的阶段,第三个是在外市场上提升,发展公司竞争力的阶段, 第四个是关于在全球市场中部门的地位和竞争力的问题。 在第三个章中我们分析外国中小的企业对中国环境的影响。首先我们介绍一下全球化 的发展和效果。然后根据孔子的教义我们讨论如何儒教影响了华国的社会和政策。最 后我们看一下 的自然环境的问题。许多学者研究了中外部门对自然环境的后果,一 般来说他们认为外部门仅对自然环境带来了很严重的影响,现在环境污染越来越厉害, 有可能是全球环境变化的原因引起的:在下一章中我们分析这些观点和 Fiamm 公司 的经验。 在第四个章中我们研究一下一个在中国的意大利企业:Fiamm 公司。在一些的中国部 门主管的工程师的帮助下,我不但能了解他们在中国开业的经济原因,而且对他们要 面对的伦理问题和社会的特点进行讨论。 随后我仔细比较了关于环境问题的第三个章和 Fiamm 公司的经验
v 分析的结果显示了国际化的过程被看作一个国家之间交流技能的过程,也是一种加快 社会发展的积极现象。这家意大利公司对武汉的环境只带来了很多积极的影响,比如 雇工,教育四方技术秘诀等。 最近这段时间,由于 Fiamm 公司的国际化,它的贸易额增加了,所以这个公司的名 位在世界各地越来越闻名。在第四个章中,我们分析 Fiamm 的贸易额,现在贵公司 的外部门占百分之七十的贸易额:美国的占百分之二十的,而中国的只占百分之七八。 这个公司的老板预测未来几年中国部门的贸易额会达到美国的贸易额。2011 年的贸易 额是五亿三千一百八十万欧元,去年的是五亿三千六百一十万欧元,也就是说与 2011 的贸易额相比,去年增加了五个百万。2011 年的利润是一千一百四十万欧元,去年的 是一千一百八十万欧元: 与 2011 的利润相比,去年增加了四十万欧元。去年的利润大 约为(年)营业额的百分之二点二。 末了,中国是一个不断展开的国家,不但关于经济题目,而且最近的生活水平越来越 高。 现在,中国不再被看做一个剥削的国家, 而是一个充满机遇的国家。 中国为我们的企业提供了很多的投资机会。此外,由于全球经济大环境,现在这两个 国家互相的文化、语言、传统差别逐步减小。根据这样的情况,为了保持全球的竞争 力水平,西方公司应该趁机这些好处。
vi
Indice
Introduzione p. ix Capitolo Primo:Sviluppo dell’economia cinese dalla nascita della RPC a oggi
1.1 Il Maoismo, 1949 – 1978 p. 1 1.1.1 L’alleanza con l’URSS e l’attuazione del primo piano quinquennale p. 2 1.1.2 La crisi con l’URSS e l’attuazione de
“Il Grande Balzo in avanti”(1958 – 1967) p. 2 1.1.3 L’arrivo del caos: la Rivoluzione Culturale (1966 – 1976) p. 4 1.1.4 1971: la RPC viene ammessa all’ONU p. 5
1.2 Gli anni ottanta: gli anni delle riforme p. 5 1.2.1 La prima grande tappa: la fase iniziale delle riforme (1978 -‐ 1984) p. 6 1.2.2 Un sistema economico dualista (1984 -‐ 1989) p. 8 1.2.3 Dalla disfatta delle riforme alla rinascita con il socialismo di mercato p. 9
1.3 La natura delle imprese: dal pubblico al privato p. 11 1.3.1 La crisi dell’industria pubblica p. 12 1.3.2 Sulla via della privatizzazione p. 12
1.4 WTO e innovazioni: la politica commerciale degli anni novanta p. 14 1.4.1 L’evento che ha portato alla svolta: la caduta dell’URSS p. 14 1.4.2 L’ingresso nel WTO p. 15
1.5 L’economia moderna: la Cina dopo gli anni novanta p. 17 1.5.1 La forza e la debolezza del Paese di Mezzo: risorse energetiche
e manodopera p. 17 1.5.2 La forza e la debolezza del Paese di Mezzo:
le imprese a capitale straniero e la tecnologia p. 18 1.5.3 “Tre Cine” in un grande Paese p. 19
1.6 La Cina nell’ASEAN: la piattaforma di mercato libero p. 23 1.6.1 ASEAN: Associazione delle nazioni del sud-‐est asiatico p. 23 1.6.2 ASEAN + 3 : la cooperazione allargata p. 24 1.6.3 Le quattro tigri asiatiche p. 25 1.6.4 La Cina di oggi: un colosso economico internazionale p. 26
1.7 Il XII Piano Quinquennale (2011 – 2015) p. 28
vii Capitolo Secondo: L’impresa internazionalizzata p. 31 2 L’impresa internazionalizzata
2.1 Le motivazioni che spingono un’impresa ad internazionalizzare p. 31 2.1.1 I “fattori esterni” p. 33 2.1.2 I “fattori interni” p. 36 2.1.3 Pro e contro: vantaggi e rischi p. 37
2.2 La determinazione dell’area geografica p. 39 2.2.1 Attrattività dell’area geografica p. 39
2.3 Le valutazioni che precedono la scelta di internazionalizzare p. 46 2.3.1 La scelta del mercato obiettivo p. 46 2.3.2 La segmentazione della domanda p. 49 2.3.3 Il posizionamento del prodotto p. 50 2.3.4 Le modalità di ingresso p. 51
2.4 IDE: Investimenti Diretti Esteri p. 55 2.4.1 La classificazione p. 56 2.4.2 La “nuova” e la “vecchia” teoria degli IDE p. 57 2.4.3 L’evoluzione degli IDE dall’occidente all’oriente p. 58 2.4.4 Un po’ di numeri: la Cina degli IDE p. 59 2.4.5 Greenefield, una scelta di investimento p. 63
2.5 Le quattro fasi del processo di internazionalizzazione p. 65 2.5.1 La prima fase: l’entrata nel mercato estero p. 66 2.5.2 La seconda fase: l’assestamento della presenza nel mercato estero p. 66 2.5.3 La terza fase: lo sviluppo della posizione competitiva nel mercato estero p. 67 2.5.4 La quarta fase: la realizzazione della posizione internazionale p. 67
3 Capitolo
Capitolo Terzo:
Business, una questione di etica p. 69
3.1 La globalizzazione del business p. 69 3.1.1 La globalizzazione dell’impresa p. 71 3.1.2 Conseguenze ed effetti dovuti alla globalizzazione p. 73 3.1.3 Le molteplici dimensioni della globalizzazione: il sociale p. 74
3.2 L’impresa nello sviluppo economico locale p. 75 3.2.1 La responsabilità sociale dell’impresa multinazionale p. 76 3.2.2 L’etica nelle scelte di investimento p. 78 3.2.3 Il caso IDE p. 79 3.2.4 Effetti positivi e negativi p. 80 3.2.5 L’equilibrio sta nel mezzo p. 83
viii
3.2.6 Codici etici e contratto sociale p. 84
3.3 L’etica confuciana dal 500 a.C. a oggi: 2500 anni di storia p. 85 3.3.1 Origini del sinocentrismo p. 87 3.3.2 Il Mandato Celeste p. 87 3.3.3 Le teorie confuciane oggi p. 90
3.4 Diritto p. 90
3.4.1 Il diritto del lavoratore secondo l’etica della legislazione cinese p. 91
3.4.2 Labour law p. 91
3.4.3 Il contratto di lavoro p. 92
4
Capitolo Quarto:
L’esperienza di Fiamm in Cina p. 94
4.1 La storia dell’azienda, dal 1942 a oggi p. 94 4.1.1 Gli anni quaranta p. 95 4.1.2 Gli anni cinquanta p. 96 4.1.3 Gli anni sessanta p. 97 4.1.4 Gli anni settanta p. 98 4.1.5 Gli anni ottanta p. 99 4.1.6 Gli anni novanta p. 100 4.1.7 La Fiamm nel terzo millennio p. 101 4.1.8 Fiamm per il sociale p. 103 4.1.9 Fiamm per l’ambiente p. 103 4.1.10 La Fiamm in numeri p. 106
4.2 Il Gruppo Fiamm nel mondo p. 109
4.3 Strategie e politiche aziendali p. 112 4.3.1 Swot Analysis p. 112 4.3.2 Il settore automotive: standard e certificazioni richieste p. 112 4.3.3 La produzione: dalla componente al prodotto finito p. 113
4.4 L’esperienza in Cina p. 114 Conclusioni p. 124 Bibliografia p. 127 Sitografa p. 131 Ringraziamenti p. 135
Introduzione
Nei decenni successivi alla caduta dell’ultima dinastia avvenuta nel 1912, il territorio cinese ha visto susseguirsi molteplici e sanguinose guerre civili tra nazionalisti e comunisti. Questa lotta interna ebbe un breve periodo di tregua quando le due fazioni si allearono per sconfiggere le truppe nipponiche che negli anni trenta invasero la Cina. La potenza giapponese fu sconfitta dalle truppe alleate nel 1945, ma questo evento non portò la pace nel Paese. Scoppiò nuovamente una cruenta guerra civile tra le due fazioni che si concluse solo nel 1949 con la vittoria comunista e la conseguente proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, RPC: i nazionalisti furono costretti a ritirarsi sull’isola Formosa di Taiwan ove proclamarono una repubblica indipendente dalla madrepatria.
Le politiche economiche del Presidente Mao Zedong comportarono cambiamenti radicali: innanzitutto vi fu la ridistribuzione delle terre private ai contadini in forma collettiva e l’iniziativa privata fu gradualmente proibita. In seguito, vennero attuate delle riforme che avrebbero dovuto portare la Cina a diventare una potenza a livello mondiale; questi eventi verranno analizzati in modo più approfondito nel primo capitolo. Dopo la morte del Presidente, la situazione in Cina mutò in seguito alle riforme economiche attuate da Deng Xiaoping: il governo permise così il ritorno graduale della proprietà privata e il Paese incentivò gradualmente l’entrata di capitali esteri. Queste politiche di sviluppo e l’apertura al mercato globale sono gli eventi che hanno dato il via alla crescita della Cina che oggi ricopre un importante ruolo all’interno del sistema economico mondiale.
Nel primo capitolo saranno discussi i diversi stadi dello sviluppo dell’economia cinese partendo dal dominio di Mao (1949-‐1976) fino ai giorni nostri, dove la Cina ha assunto il ruolo di potenza economica mondiale dopo aver aperto le barriere al mercato globale.
Nel secondo capitolo saranno discussi i fattori economici e le diverse modalità e possibilità di investimento nei paesi esteri; si farà riferimento a tutti quegli elementi che spingono o frenano un’azienda nell’intraprendere gli investimenti all’estero. Sarà focalizzata l’attenzione sugli IDE (investimenti diretti esteri) e sulle relative quattro fasi di evoluzione che riguardano il processo di internazionalizzazione delle imprese.
Nel terzo capitolo saranno analizzati diversi argomenti che si collegano tra loro attraverso il principio del rapporto etico tra impresa e l’ambiente in cui questa si insedia. Si farà rifermento al fenomeno della globalizzazione, all’impatto sociale dell’impresa internazionalizzata, a come le teorie confuciane influenzano tutt’oggi le scelte della società contemporanea, infine, il rapporto lavorativo tra imprenditore estero e dipendente locale secondo le norme di diritto vigente.
Nel quarto e ultimo capitolo verrà analizzata la realtà aziendale di un'impresa del vicentino, Fiamm S.p.A., che è presente nel territorio cinese da diversi anni con due stabilimenti produttivi. L’analisi si divide in due parti, nella prima sarà approfondita l’evoluzione dell’azienda da quando è stata fondata nel 1942 a oggi, ponendo attenzione al suo rapporto con l’ambiente circostante. Mentre la seconda sezione vedrà nel dettaglio sia i motivi economici che hanno spinto l'azienda ad intraprendere questo investimento, sia i fattori relativi all’impatto sociale nei confronti dell’ambiente locale.
Capitolo primo
Sviluppo dell’economia cinese
dalla nascita della RPC ad oggi
没有中国共产党的努力,没有中国共产党人做中国人民的中流砥柱,
中国的独立和解放是不可能的,中国的工业化和农业近代化也是不可能的。1
1.1
Il Maoismo, 1949 -‐1978
La prima metà del ventesimo secolo fu per la Cina un’epoca segnata dall’incertezza, dall’instabilità politico-‐economica, ma in modo particolare dalla difficoltà da parte del popolo di credere in una possibile rinascita del loro grande Paese.2
Molteplici e sanguinarie furono le guerre civili tra nazionalisti e comunisti. La fazione comunista ne risultò vittoriosa e con a capo Mao Zedong3 proclamò 1° Ottobre
1949 la Repubblica Popolare Cinese (RPC); questa si trovò ad affrontare un compito particolarmente ostico: era necessario offrire al Paese una nuova identità, più solida di quella precedente e allo stesso tempo far tornare al popolo la volontà di credere in una rinascita gloriosa.
1 Senza gli sforzi del Partito comunista cinese, senza i comunisti cinesi, spina dorsale del popolo cinese,
sarebbe stato impossibile realizzare l'indipendenza e la liberazione della Cina, come sarebbe stato impossibile realizzare l'industrializzazione in Cina e la riorganizzazione dell'agricoltura su basi nuove. "Sul governo di coalizione" (24 aprile 1945), Opere scelte di Mao Tse-‐tung, vol. III.
2 A seguito della caduta dell’impero Qing 清 nel 1912, il Paese si trovò ad attraversare decenni bui
caratterizzati da lotte interne tra diverse fazioni per salire al potere, la guerra sino-‐giapponese, le due guerre mondiali e altri tristi eventi che hanno segnato negativamente il popolo cinese.
3 Mao Zedong 毛泽东 (1893 -‐1976): dal 1943 fino alla morte fu portavoce del Partito Comunista, guidò i
comunisti nella “lunga marcia” degli anni trenta e raggiunse il ruolo di presidente della RPC quando fu fondata il 1° ottobre 1949
Per risanare il Paese era necessario intervenire in termini economici, politici e sociali così da ricostruire in modo uniforme il Paese.
1.1.1 L’alleanza con l’URSS e l’attuazione del primo piano quinquennale
In questi anni, segnati dalle difficoltà, l’Unione Sovietica offrì un aiuto solidale alla vicina potenza comunista fornendo non solo un modello di sviluppo economico, ma anche un ingente sostegno monetario e materiale.4
Fu grazie a questo sostegno che si attuò il primo piano quinquennale5 (1953-‐1957)
che corrispose ad un periodo di crescita molto rapida, caratteristica tipica dell’industrializzazione staliniana.
Il fulcro di questo piano economico era lo sviluppo del settore dell’industria pesante con il proposito e la volontà di costruire al più presto una potenza economica completa ad autonoma. L’impegno finanziario necessario per mettere in atto questo progetto era notevole e le fonti di cui la Cina disponeva non erano sufficienti. Vennero fatti così dei prelievi diretti e indiretti sui prodotti agricoli per poter aggiungere dei finanziamenti al progetto di sviluppo dell’industria.6
Ingenti aiuti giunsero anche dai paesi dell’Est Europeo, in modo particolare dall’URSS7: questi permisero alla Cina di gettare le basi del proprio apparato
industriale nell’arco di questo primo quinquennio.
Durante questo periodo l’agricoltura fu posta nettamente in secondo piano negando così ogni tipo di sviluppo al settore agricolo: il risultato fu un grosso disequilibrio tra il settore primario e secondario.
1.1.2 La crisi con l’URSS e l’attuazione de “Il Grande Balzo in Avanti” (1958–1961)
L’insoddisfazione dei risultati ottenuti dal primo piano quinquennale portò nuovamente ad un lungo periodo di instabilità economica che vide come conseguenza diretta la crisi del rapporto tra le due alleanze comuniste. Fu in tale situazione che il
4 Francoise LEMOINE, L’economia cinese, Bologna, Il mulino, 2005, cit., p.11 5 Strumento di politica economica utilizzato nei paesi socialisti e comunisti 6 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p.11
7 L’Unione Sovietica partecipa attivamente ai progetti previsti dal piano quinquennale e fornisce gran
parte del materiale per lo sviluppo del paese. Tra il 1950 e il 1954 si stima che l’URSS abbia concesso alla Cina, oltre all’assistenza tecnica, crediti pari a 400-‐500 milioni di dollari.
presidente Mao decise di intraprendere il secondo piano quinquennale in modo autonomo, senza il supporto del gigante russo.
L’obiettivo era quello di riuscire a raggiungere lo sviluppo economico inglese entro quindici anni, ciò dimostrò la volontà del Presidente di superare i vincoli sociali, tecnici ed economico-‐finanziari bruciando le tappe della trasformazione del Paese. Questo secondo piano quinquennale fu chiamato “il Grande Balzo in avanti”.8
All’inizio del cinquantotto iniziò la propaganda per spronare gli animi del popolo, nell’Agosto dello stesso anno fu attuato uno dei punti fondamentali della strategia del grande balzo, le comuni popolari.9 Con lo sviluppo delle comuni fu abolito ogni genere
di proprietà privata e di commercio attraverso i liberi mercati; i lavoratori venivano pagati su base pro capite e non più sulla base del loro contributo lavorativo. Inoltre, furono costituiti asili, scuole e ricoveri per anziani in modo da poter liberare ogni risorsa umana possibile.10
La struttura lavorativa in questo periodo prevedeva un coinvolgimento diretto delle campagne nella produzione industriale, questo era possibile poichè in ogni zona del paese erano presenti delle piccole fabbriche rudimentali, meglio conosciute come fornaci da cortile. A differenza di quanto accadde nel primo piano quinquennale, ora il settore primario e secondario erano portati avanti a pari passo per accelerare l’arretratezza del Paese e permettere così di attuare in concreto il principio “camminare su due gambe”.11
Fasci di spighe dorate fanno da sfondo a navi e aeroplani, mentre nei cieli appaiono spesso il dragone e la fenice, allegorie del principio maoista secondo cui l’economia cammina su due gambe: l’agricoltura e l’industria.12
I primi mesi portarono ottimi risultati, ma già a partire dal primo semestre del cinquantanove la produzione cominciò a diminuire e l’entusiasmo del popolo andava diminuendo fino allo scoppio di numerose forme di protesta e resistenza. Nello stesso momento ebbe inizio un periodo di grave carestia e malnutrizione; ad aggravare
8 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p.20
9 Unità collettive a cui era affidato il compito di organizzare e coordinare il lavoro agricolo, amministrare
il villaggio, raccogliere le tasse, promuovere commercio e industria, seguire la sanità e l’educazione, gestire le politiche sociali e la milizia popolare.
10 Con la creazione di questi centri, le persone abili al lavoro non erano più impegnate in famiglia e si
potevano dedicare al meglio al proprio lavoro.
11 Mario SABATINI; Paolo, SANTANGELO, Storia della Cina, Gius. Laterza & Figli, 2005, p. 616 12 Federico RAMPINI, L’ombra di Mao, Milano, Mondadori, 2007, p. 250
ulteriormente la situazione furono le avverse calamità naturali che portarono alla perdita di milioni di vite umane.13
Il fallimento del secondo piano quinquennale si riscontrò nell’arco di un anno e dal cinquantanove al sessantuno fu attuata la politica degli “anni bui” la cui priorità era il sostegno del settore primario affinché la produzione agricola potesse soddisfare la domanda interna. In questo periodo il Paese vide una piccola rinascita e nel 1965 la produzione agricola raggiunse livelli talmente alti che l’anno successivo la Cina riuscì a rimborsare il suo debito con l’Unione Sovietica.14
1.1.3 L’arrivo del caos: la Rivoluzione Culturale (1966-‐1976)
Nel maggio del 1966, la sinistra radicale lancia un appello all’epurazione di tutti gli elementi più borghesi del partito stesso attuando così gli ideali rivoluzionari del Presidente Mao che avrebbero portato alla trasformazione radicale della società cinese. Alle guardie rosse15 era affidato il compito di portare la rivoluzione in ambito
culturale impedendo la reintegrazione del capitalismo.
La rivoluzione culturale ispirata da Mao esaltava l’azione di massa contro la burocrazia, lo zelo politico contro la competenza tecnica, l’onnipotenza dell’uomo contro il dominio delle macchine e delle armi; sostituiva ogni sorta d’incentivazione economica con un estremo idealismo rivoluzionario.16
A seguito delle decisioni prese dalle autorità, tutte le categorie di intellettuali furono posti di fronte ad un bivio: convertirsi al comunismo e divulgare attraverso la propria professione le volontà del Presidente, oppure trasferirsi nelle campagne a lavorare con i contadini così da evitare ogni genere di contatto con altri pensatori rivoluzionari.17
Fuggire dalla Cina era impossibile, ogni luogo al confine era controllato in modo che nessuna persona potesse abbandonare il Paese.
Nella realtà, per sottrarsi alle oppressioni del tempo, molti intellettuali abbracciarono una terza opzione non ufficializzata dallo Stato ma che tali pensatori identificarono come la più dignitosa. Piuttosto che servire una causa in cui non
13 Ibid.
14 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p. 15
15 Le guardie rosse erano composte da giovani e studenti che inneggiavano a Mao
16 Enciclopedia Treccani, Lessico universale italiano, Roma, Arti grafiche marchesi, Vol.12°, cit., p. 736 17 “Rivoluzionari” era il termine utilizzato dal presidente Mao per riferirsi a coloro che avevano idee
credevano e dover passivamente vivere il degrado del Paese, questi scelsero di conservare la loro integrità morale decidendo di togliersi la vita per non appartenere più al declasso che era rimasto della loro esistenza terrena.18
La Rivoluzione Culturale non ha provocato danni gravi come il Grande Balzo in Avanti, tuttavia ha frenato lo slancio economico cinese iniziato a metà degli anni sessanta. Il numero delle vittime non fu eclatante, una grossa perdita però si riscontrò nella cultura in quanto per favorire il lavoro nei campi, molti giovani furono privati dell’istruzione scolastica a causa della chiusura temporanea delle scuole, le quali furono poi riaperte dopo il settanta ma con un programma limitato e posto sotto il controllo politico.19
1.1.4 1971: la RPC viene ammessa all’ONU
Il 25 ottobre 1971 la Cina entrò a far parte del Consiglio di sicurezza dell’ONU al posto di Taiwan. Questo fu possibile grazie ai rappacificamenti dei rapporti tra Cina Popolare e Stati Uniti: i due popoli firmarono il “Comunicato di Shanghai” in cui dichiararono che entrambi si sarebbero impegnati a evitare ogni atteggiamento egemonico nell’area del Pacifico, segue poi una lunga dichiarazione dalla parte americana sulla questione di Taiwan20 in cui viene affermato che gli Stati Uniti
riconoscono il fatto che tutti i cinesi, sia di Taiwan che della RPC, affermano che esiste una sola Cina di cui Taiwan è parte di essa.
A seguito di questi eventi, i rapporti diplomatici e scambi commerciali con l’occidente andavano sviluppandosi molto rapidamente mentre diminuivano quelli verso i paesi dell’est Europa a causa del congelamento dei rapporti sino-‐sovietici.21
1.2
Gli anni Ottanta: gli anni delle riforme
18 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p.17 19 Ibid.
20 Il Guomindang 中 国 国 民 党 , ovvero il partito nazionalista, dopo la sconfitta definitiva e la
proclamazione della RPC fu costretto, assieme ai seguaci, a ritirarsi a Taiwan. Le tensioni fra le due fazioni politiche non diminuiscono e gli USA si dichiarano neutrali e non volenterosi di entrare in guerra a supporto di una fazione. Con lo scoppio della guerra di Corea, Truman cambia opinione perché teme che la RPC potrebbe dichiarare guerra anche a Taiwan mettendo così in pericolo l’aerea del Pacifico e di conseguenza gli USA. Decise così di inviare una flotta nello stretto di Taiwan dalla Cina a difesa dei nazionalisti.
Con la morte del Presidente Mao nel 1976 e la sconfitta della banda dei quattro22
avvenuta lo stesso anno, l’erede al potere Hua Guofeng23 tentò invano di consolidare
la propria posizione e di rivendicare la tradizione maoista della Rivoluzione Culturale, ma non fu in grado di uniformare le discordie presenti all’interno del Partito.
Fu così che l’anno successivo si ufficializzò il ritorno al Partito di Deng Xiaoping24 ,
questo fu possibile grazie alla maggior parte dei membri del partito che avevano riposto in lui la fiducia nella riuscita di salvare il Paese dalle gravi difficoltà in cui si trovava.25
1.2.1 La prima grande tappa: la fase iniziale delle riforme (1978-‐1984)
Nel dicembre del 1978, il vice primo ministro e vicepresidente del partito Deng Xiaoping induce il Comitato Centrale ad avviare la liberalizzazione economica. Il primo passaggio fu la decollettivizzazione delle campagne e in seguito la ridistribuzione delle terre alle famiglie (la terra rimaneva ancora proprietà collettiva): in questo modo le famiglie potevano disporre liberamente del loro appezzamento di terreno dopo aver consegnato allo Stato le quote obbligatorie. In questo periodo la produzione agricola conobbe un grandissimo sviluppo, mai avvenuto in precedenza. [Fig. 1.2.1.1]
22 La banda dei quattro fu un gruppo di quattro politici del Partito Comunista che non avevano alcun tipo
di potere all’interno del partito. Furono catturati e successivamente condannati per aver ecceduto i principi della Rivoluzione Culturale e attività anti-‐partito.
23 Hua Guofeng 华国锋(1921 – 2008) ebbe un grande potere dopo la morte di Mao ma nel 1981 terminò
la sua egemonia quando Deng Xiaoping prese il potere tra i vertici del Partito.
24 Deng Xiaoping 邓小平(1904-‐1997) ha ricoperto ruoli direttivi nel Partito Comunista Cinese (PCC).
Durante la Rivoluzione Culturale fu costretto a dimettersi dalle cariche di potere del Partito poiché aveva opinioni diverse da quelle di Mao e della banda dei quattro.
Figura 1.2.1.1: Rappresentazione grafica della distribuzione del Pil cinese nel 1978
Fonte: National Bureau of Statistics, China Statustical Yearbook 2004; National Bureau of Statistics plan report.
La prima fase delle riforme fu incentrata nel settore agricolo ottenendo ottimi risultati in breve tempo, a differenza di quanto accadde per gli altri settori dell’economia.
In ambito economico risaltano le riforme aziendali come l’introduzione del criterio del profitto26, inoltre vennero reintrodotti i premi di produttività dei salariati.27
Nel 1979 furono create le Zone Economiche Speciali (ZES)28 [Fig. 1.2.1.2] situate
nelle vicinanze di Hong Kong, Macao e Taiwan per favorire i rapporti internazionali. In queste zone vennero introdotte forme sperimentali di cooperazione tra l’economia interna del Paese e gli stati esteri. Furono così incoraggiati gli investimenti esteri che permisero l’introduzione di tecnologie occidentali moderne attraverso strumenti come la creazione di joint-‐venture29 favorite da agevolazioni di carattere fiscale e
doganale.30
26 Durante il periodo di governo del presidente Mao, esistevano due categorie di impresa: collettiva e
pubblica, entrambe erano sottoposte alla tutela delle autorità locali sotto l’influenza dello Stato.
27 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p.26
28 Le cinque ZES sono: Shenzhen 深圳, Zhuhai 珠海 e Shantou 汕头 nel Guangdong 广东, e Xiamen 厦门
nella provincia del Fujian 福建.
29 Joint-‐Venture: forma di società tra imprese estere e cinesi; argomento analizzato al paragrafo 1.3.2 30 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p.26
Figura 1.2.1.2: Rappresentazione grafica delle cinque ZES
Fonte: www.bbc.com
1.2.2 Un sistema economico dualista (1984-‐1989)
Durante questa seconda fase furono messe in atto molte riforme che diedero una svolta radicale all’economia cinese. Le innovazioni più rilevanti avvennero con la riforma sistematica dell’economia urbana la quale consisteva nell’introduzione progressiva dei meccanismi di mercato all’interno dell’economia pianificata. Questo significò che la pianificazione statale fu limitata a una parte dei prodotti, considerati strategici dallo Stato, mentre la parte restante era soggetta alle leggi di mercato: questo comportò una riforma radicale dei prezzi basata sui valori effettivi del mercato. 31
In questo modo le imprese godevano di una maggiore libertà e responsabilità in termini economici32, potevano così trattenere parte dei profitti che precedentemente
erano totalmente assorbiti dallo Stato.
La dirigenza decise di introdurre il nuovo concetto di “stadio iniziale del socialismo” che serviva a giustificare tutte queste riforme che sembravano portare alla
31 Ibid., cit., p. 25
32 Finora le perdite erano state risanate dal bilancio statale. Nel 1986 fu varata la legge che ammetteva il
formazione di uno stato capitalista poiché facevano emergere un’economia mista a discapito dell’economia pianificata.33
Dopo il primo periodo di boom economico la Cina inizia a scontrarsi con il lato negativo delle riforme finora attuate. Mentre la nuova rete di vendita e scambi commerciali andava crescendo, le infrastrutture e le organizzazioni economiche non mostravano la stessa velocità di sviluppo; questo fenomeno causò il rallentamento dell’emergere del mercato e comportò anche delle disfunzioni negli scambi internazionali e successivi dimezzamenti di investimenti stranieri.
Inevitabile furono le tensioni inflazionistiche a seguito di tutti questi eventi che portarono all’estremo le distorsioni dei prezzi. Si crearono di conseguenza sempre più traffici illeciti, mentre la speculazione e corruzione si accentuarono fino a spingere il malcontento sociale a manifestare contro il potere con i conseguenti tragici avvenimenti del 198934.35
1.2.3 Dalla disfatta delle riforme, alla rinascita con il socialismo di mercato
Già dalla fine del 1988 il governo blocca le riforme e ristabilisce i prezzi amministrati per lottare contro l’inflazione. Le misure prese in campo economico non hanno solo carattere tecnico, ma a seguito dei fatti avvenuti nel giugno dell’Ottantanove emerge anche una connotazione politica.
Nonostante non fossero più in atto le riforme, queste avevano ormai lasciato un segno indelebile e irreversibile. I settori che durante questo periodo avevano ottenuto una maggiore autonomia nell’amministrazione economica e finanziaria non erano disposti a regredire. L’opposizione si accentuò anche a causa della lotta contro l’inflazione che frenò e rallentò la crescita influendo molto negativamente sull’occupazione nelle grandi città.36
In questo periodo di crisi e tensione sociale, un fatto eclatante che ha portato i vertici del potere a rivedere gli atteggiamenti finora posti nei confronti del popolo fu il crollo del comunismo nell’Unione Sovietica alla fine del 1991. Il partito qui si convinse che lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni di vita delle
33 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p.26
34 Il 3 e il 4 giugno del 1989 le manifestazioni che volevano denunciare la corruzione (già presenti nelle
maggiori città cinesi) vengono represse con la forza dall’esercito in piazza Tian’anmen 天安门 a Pechino uccidendo alcune centinaia di manifestanti inermi.
35 LEMOINE, L’economia cinese, cit., p.27 36 Ibid.
persone erano i fattori che avrebbero permesso alla classe dirigente di detenere il potere: già nel gennaio del 1992 si ha il rilancio ufficiale delle riforme economiche. 37
Nell’autunno dello stesso anno il congresso del Partito definisce un nuovo obiettivo per l’imminente fase di riforme: l’economia socialista di mercato.
Nel 1993 la crescita economica raggiunse il culmine con l’incremento del PIL del 13,7% e l’interscambio internazionale raggiunse nel 1994 i 236 miliardi di dollari contro i 135 del 1991. Gli investimenti stranieri crebbero del 700%. In quegli anni la componente statale dell’industria era ormai al di sotto del 44%, anche se dominava ancora in alcuni settori strategici, dall’acciaio al petrolio. La crescita interessò principalmente il settore non statale, comprendente le aziende private o collettive, straniere o miste. Importante anche la resa delle imprese manifatturiere sorte nelle campagne, dove si era determinato un rallentamento della produzione agricola.38
Il ministro Zhu Rongji39 attuò una serie di riforme che interessarono l’assetto
fiscale con la diminuzione del numero delle tasse e l’estensione dell’IVA, la riforma bancaria invece attribuì agli istituti di credito una autonomia commerciale che permetteva loro di non dipendere più dalla pianificazione statale.
A favore delle imprese statali fu accelerata la politica di privatizzazione o in alternativa la creazione di nuove strutture gestionali. Queste riforme hanno fatto sì che lo stato non dovesse più accollarsi costi gravosi legati alle imprese che provocavano anche fenomeni di corruzione.40 [Fig. 1.2.3.1]
37 Ibid.
38 SABATINI; SANTANGELO, Storia della Cina, p. 647
39 Zhu Rongji 朱镕基(1928 -‐ ), entrò a far parte del PCC nel 1949 e fu premier dal 1998 al 2003. Zhu
partecipò molto allo sviluppo economico della Cina, andò negli Stati Uniti per promuovere gli scambi economici tra Cina e America e far sì che la Cina entrasse a far parte de WTO.
Figura 1.2.3.1: rappresentazione grafica dello sviluppo del Pil calcolato in miliardi di RMB a partire dalla formazione del nuovo governo a seguito della morte di Mao
Fonte: National Bureau of Statistics, China Statustical Yearbook 2004; National Bureau of Statistics
1.3
La natura delle imprese: dal pubblico al privato
Come già anticipato in precedenza, a partire dagli anni ottanta le imprese statali iniziarono ad acquisire un margine sempre maggiore di autonomia e di responsabilità finanziaria.
Con queste riforme fu introdotta l’imposta sui profitti anziché il versamento del bilancio allo Stato, inoltre le imprese pubbliche si trovarono allora a dover finanziare i propri investimenti attraverso crediti bancari rimborsabili e ad interesse, a differenza di quanto avveniva prima quando li potevano ottenere attraverso dotazioni di bilancio gratuite.41
Furono stipulati dei contratti tra le imprese e le autorità locali che definivano gli obblighi delle imprese in termini di profitto da realizzare, di contributi da versare al bilancio dello stato e di innovazioni tecniche da introdurre nel processo produttivo. Questo sistema portò le imprese pubbliche a passare sotto il controllo delle autorità, ma non ebbe un riscontro positivo il governo fu costretto ad abbandonarlo molto presto.
Alla fine degli anni ottanta lo Stato si confronta con un’economia liberalizzata che è in continua crescita, ma allo stesso tempo sono presenti incoerenze nel sistema delle imprese statali nelle quali il potere delle amministrazioni locali ha ancora molto peso.42
1.3.1 La crisi dell’industria pubblica
Le molteplici riforme effettuate alle imprese pubbliche non hanno portato i risultati sperati, al contrario hanno avuto effetti molto deludenti.
I fattori che hanno causato l’inefficienza delle riforme sono legati all’ambiente in cui le imprese operavano: queste aziende datate disponevano di tecnologie obsolete e spesso non riuscirono ad adeguare il loro prodotto alla richiesta del mercato limitandosi così a produrre beni appartenenti a settori in declino. Ad aggravare la loro situazione già precaria a causa degli elementi sopra descritti, furono le spese relative alle funzioni sociali: le imprese pubbliche dovevano provvedere alla protezione sociale dei loro impiegati e ai bisogni di base come vitto e alloggio.
1.3.2 Sulla via della privatizzazione
Negli anni novanta fu ritenuto necessario modificare il processo di riforma e quindi il paese doveva dotarsi di un sistema d’impresa più moderno, in altre parole era necessario trasformare le imprese pubbliche in società. Nel 1994 a questo proposito fu varata una legge che definisce lo statuto delle società a responsabilità limitata (s.r.l) e delle società per azioni (S.p.A), vennero così stabilite le condizioni per l’apertura ad altri soggetti della partecipazione al capitale d’impresa. 43
Successivamente, il Partito decise che lo stato doveva disimpegnarsi dalla proprietà delle imprese e mantenere una posizione di rilievo solamente in determinati settori considerati strategici.44
Dopo il 2001, quando la Cina fu ammessa nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nel paese furono attuate diverse riforme con l’intento di ammodernare l’ormai inadeguato sistema giuridico. Notevoli furono le riforme
42 Ibid.
43 LEMOINE, L’economia cinese, Bologna, Il mulino, 2005, cit., p. 35
44 Giovanni, PISACANE, Manuale operativo di diritto commerciale cinese, Macerata, KINDUSTRIA, 2011,