Introduzione all’argomento: la
raccolta delle olive
? Cenni sulla coltura dell’olivo ? Metodi di raccolta meccanizzata
? Un nuovo sistema di raccolta: nasce Guliver
Con questa breve introduzione, si intende rendere note le principali problematiche relative alla operazione che si desidera svolgere in modo meccanizzato, cioè la raccolta delle olive, e le relative possibili soluzioni che sono state in passato proposte e che vengono a tutt’oggi impiegate, con più o meno successo, a tale scopo. Infine si espone l’idea di partenza di tutto il progetto considerato: un nuovo sistema che permette di aumentare notevolmente l’efficienza, pur non avendo i difetti
Cenni sulla coltura dell’olivo
Ormai da alcune migliaia di anni, nel bacino del Mediterraneo, si è sviluppata e consolidata la coltura dell’olivo a scopo alimentare, e in ciò la nostra penisola ha da sempre ricoperto un ruolo di primo piano, fin dall’antichità. Basti ricordare il fiorente mercato di olio d’oliva che si estendeva per tutto l‘Impero Romano ai tempi della sua massima espansione, o l’importanza che tale bene rivestiva negli anni del Rinascimento per le corti di mezza Europa.
Mentre però in passato tale coltura era in gran misura solo un mezzo di sostentamento, e come tale veniva praticato su piccola scala, (spesso in ambito familiare o in piccoli aggregati sociali), senza dare molta importanza alla qualità, in epoca moderna l’olio ha iniziato sempre più a prendere piede come prodotto esclusivo e raffinato, così che a fianco del consumo su larga scala che da sempre si ha di questo bene, troviamo al giorno d’oggi dei consumatori decisamente più esigenti in termini di qualità, tanto da arrivare alla definizione di un marchio “DOP” per l’olio extra vergine di oliva, e di figure professionali orientate alla valutazione del livello del prodotto ottenuto. Questo ha comportato una modifica delle colture in due differenti direzioni: da un lato il piccolo produttore di ambito familiare ha lasciato il posto ad aziende e cooperative di produzione su larga scala, che meglio possono competere sul mercato globalizzato che ha investito anche questo settore, mentre dall’altro si ha una costante ricerca di incremento della qualità, al fine di soddisfare le esigenze di clienti sempre più attenti al livello dei prodotti che finiscono sulla propria tavola. In previsione dell’ingresso anche in questo settore di produttori di paesi emergenti quali la Turchia, la Cina ed alcune regioni dell’America, è parere diffuso tra gli olivicoltori che, per quanto riguarda la nostra zona di produzione, è certamente più importante concentrarsi sul secondo aspetto, quello della qualità,
sul quale chi non ha esperienza plurisecolare ha certamente grosse difficoltà a competere.
Metodi di raccolta meccanizzata
Tutte le considerazioni precedentemente esposte sono molto importanti per chi decide oggi di intraprendere la progettazione di un sistema meccanizzato per la raccolta delle olive, in quanto si troverà a far fronte a richieste che vanno oltre quella di un dispositivo che semplicemente incrementi la produttività dell’azienda: lo stesso dovrà essere studiato in modo tale da non recare danno né ai frutti, pena un decremento della qualità del prodotto finale che difficilmente i produttori accetterebbero, né alle piante dalle quali gli stessi vengono raccolti, tenuto conto del fatto sia che piante danneggiate difficilmente produrranno un buon raccolto, sia che in svariate regioni italiane tali mezzi saranno usati su alberi vecchi di secoli, spesso anche di rilevante valore economico, per i quali non è ammissibile ipotizzare che si possano avere danneggiamenti.
Già da qualche anno sono infatti usciti sul mercato alcuni dispositivi che, sfruttando principi differenti, si pongono l’obiettivo di staccare le olive dall’albero e, in alcuni casi, di accumularle direttamente, senza quindi l’ulteriore onere di doverle poi raccogliere. Ovviamente tutto ciò deve essere fatto rispettando alcuni vincoli imposti dalla necessità di rendere agevole e non dannosa l’operazione di raccolta:
? il dispositivo deve recare il minimo danno ai frutti raccolti e alle piante trattate.
? Dovrebbe consentire la raccolta agevole dei frutti staccati, evitando di proiettarli a distanza eccessiva.
? È necessario che utilizzi una fonte di energia che può essere trasportata e resa disponibile in ogni luogo.
? Deve poter essere possibile utilizzare l’apparato per alcune ore consecutivamente, quindi deve avere autonomia sufficiente e l’uso non deve essere eccessivamente gravoso per l’operatore, in particolare per quanto concerne il peso dell’oggetto.
? L’impatto ambientale derivante dall’utilizzo dell’apparato deve essere accettabile.
? Deve ovviamente rispettare tutte le norme costruttive e di sicurezza nazionali ed internazionali previste di caso in caso. I vincoli sopra esposti, uniti alla difficoltà oggettiva di studiare un sistema meccanico in grado di staccare le olive e non foglie e rami, hanno fatto sì che gran parte dei dispositivi realizzati e messi sul commercio in questi anni si siano rivelati poco efficaci allo scopo o addirittura dannosi o controproducenti.
Tra i principi di funzionamento di tali dispositivi si può trovare un po’ di tutto:
? Sistemi a vibrazione, che fanno appunto vibrare un ramo o,
in certi casi, anche tutta la pianta afferrandola dal tronco, con frequenza ed ampiezza tali da causare il distacco delle drupe mature. Presentano il vantaggio di essere molto veloci, ma di contro lasciano una discreta quantità di frutti non raccolti e possono causare lesioni non indifferenti alle piante.
? Sistemi ad azione meccanica, si basano sull’idea di colpire l’oliva con diversi sistemi, così da provocarne la caduta. Sono sistemi non molto veloci, che in alcuni casi rovinano sia il frutto che la pianta, spezzando ramoscelli e staccando foglie, non di rado proiettano le drupe a distanza eccessiva dalla base dell’albero. Di contro sono tra i più economici e i più diffusi.
? Sistemi chimici, molto diffusi nella penisola Iberica, meno in Italia, consistono nell’irrorare la chioma dell’albero con prodotti chimici particolari che causano il disseccamento del picciolo dell’oliva e la sua caduta. Sono sistemi di pratico impiego, economici, il trattamento è veloce, pure se poi è necessario aspettare alcuni giorni prima che i frutti cadano. Questi non sembrano risentire del trattamento subìto, mentre non è ancora chiaro quali ripercussioni tali prodotti possano avere sulle piantagioni.
Per quanto concerne i sistemi di alimentazione di tutti questi dispositivi, in pratica ci si riconduce sempre a due fonti di energia: l’energia elettrica in corrente continua, fornita da accumulatori di vario genere, con tensioni variabili da 12 a 48 volt, e l’energia chimica di combustibili fossili, in pratica benzina o gasolio, la prima per alimentare direttamente il dispositivo azionato da un comune motore a combustione interna, sempre del tipo a due tempi, oppure un piccolo compressore, che alimenta il sistema di raccolta funzionante ad aria compressa, mentre la seconda solo nel caso ci si serva di un mezzo di trazione agricolo, al quale può essere collegato tramite il giunto di cardano un compressore per la produzione di aria compressa, che può alimentare svariati dispositivi di raccolta.
Un nuovo sistema di raccolta: nasce Guliver
Il sistema di raccolta messo a punto in questo ambito può essere classificato tra quelli ad azione meccanica, alimentato a batteria. Grazie ad accorgimenti mirati e studiati appositamente per eliminare i difetti sopra esposti per questa categoria di
nessuno dei problemi sopra elencati, mantenendo il vantaggio dell’economicità rispetto ai concorrenti di mercato.
Il punto di partenza di tutto lo studio è stato l’organo deputato a staccare l’oliva dal ramo, che è stato battezzato con il nome di chela. Questo particolare componente, che ovviamente è oggetto di brevetto, deve essere portato in rotazione ad una velocità abbastanza elevata da consentire allo stesso di staccare l’oliva solamente sfiorandola con le due aste laterali, in modo da ridurre al minimo l’azione meccanica sul frutto ed evitare così di danneggiare lo stesso. Ogni dispositivo presenta due chele, poste parallelamente, che girano in verso opposto, tra le quali viene fatto scorrere il ramo con le olive, che verranno staccate dall’azione delle aste laterali; nella pagina seguente si riporta una immagine, ricavata da un modello tridimensionale di tale organo, realizzato per fini di studio, nella quale le aste suddette sono indicate in colore azzurro.
Fig.1 Idea di una chela rotante per staccare le olive dai rami in un macchinario di raccolta
Per evitare che la chela in rotazione possa staccare anche le foglie, le due aste laterali dovranno presentare un qualche sistema che impedisca alle stesse di rimanere danneggiate, riducendo in pratica del tutto la frizione esercitata e lasciandole intatte.
Questo è il punto di partenza dal quale sviluppare tutto il resto del dispositivo, quello che svolge effettivamente l’azione per la quale la macchina è stata pensata, infatti è in pratica l’unica parte della stessa che è rimasta quasi inalterata nel passaggio dal prototipo al prodotto di serie. Tutti gli altri componenti del sistema sono asserviti all’azionamento corretto delle chele, per cui partendo da queste è possibile determinare le soluzioni migliori per ogni singola altra parte, per poi ottimizzare il comportamento di insieme del progetto.