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DIPINTI MURALI NEL FRIULI OCCIDENTALE

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Academic year: 2022

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DIPINTI MURALI NEL FRIULI OCCIDENTALE

ANTONIO FORNIZ

Si sa che gli affreschi degli artisti di gran no- me come ad esempio il Veronese ed il Tiepolo han- no tanti difensori. Non così i dipinti degli artisti minori per i quali questo scritto ha la piccola pre- tesa di attirare un po' di attenzione. Ben poche autorità si commuovono per questo patrimonio ar- tistico che va velocemente disperdendosi. Poi non ci rimarrà che il rimpianto per non aver voluto salvare tanta fresca ingenuità, tanta franca rudezza.

A causa della ristrettezza del tempo ho raccol- to solamente qualche riproduzione di dipinti murali ancora visibili su facciate ed in edifici.

Quanto dirò della zona presa in esame vale per quasi tutto il Friuli Occidentale perchè super- fici murali dipinte sono sparse un po' dovunque.

La loro esistenza è sempre più minacciata dalla de- molizione delle vecchie case e dal rimodernamento interno degli edifici.

Sarebbe necessaria una catalogazione di queste pitture minori per poter evitarne la distruzione o per lo meno, nei casi di assoluta necessità di effet- tuarne lo strappo per poi conservarle in locali adatti presso pubbliche raccolte.

Sarà utile premettere qualche notizia su questi dipinti a fresco.

L'uomo sempre ha voluto ornare le sue di- more.

Se i quadrupedi disegnati nelle grotte di Alta- mira avevano per l'uomo preistorico uno scopo propiziatorio, pure io penso che l'autore di tali disegni avrà ammirato il suo lavoro e si sarà com- piaciuto di fronte ai suoi simili per avere una grot- ta-dimora così ben ornata.

Proseguendo nei secoli gli egiziani, gli etruschi,

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1 grecI, i romani ornarono le loro tombe ed i loro palazzi con dipinti realizzati con tecniche diverse. Dopo l'aureo periodo romano, sopraggiunto il tetro Medio Evo si continuò egualmente ad orna- re i castelli e gli edifici culturali con svariate tec- niche pittoriche. L'uso si diffuse maggiormente nel periodo rinascimentale con dipinti devozionali e votivi. Un maggior splendore si ebbe poi nel Set- tecento allorquando, migliorate le condizioni eco- nomiche, la moda di dipingere le pareti esterne cd interne di ville e palazzi ebbe più larga diffusione ad opera di illustri affresca tori ed anche di altri di minor fama. Arrivato l'Ottocento la pittura mu- rale subì un degradamento perchè molti artisti vollero esperimentare nuove tecniche che poi non ressero all'usura del tempo.

Se diamo uno sguardo ai resti delle pitture murali oggi pervenuteci ne troviamo non molte nel nostro Friuli che risalgono oltre al Duecento.

Questi lavori si presentano realizzati su into- naco che aderisce al muro seguendo le sue scabro- sità. La superficie è lucida, sembra quasi pressata con la cazzuola. Nei dipinti del Cinquecento la su- perficie è ancora liscia e lucida (se l'affresco è ben conservato) senza però che la parete sia rigorosa- mente perpendicolare al piano dell'edificio.

Nel Settecento inve:e le pareti vengono co- struite perfettamente perpendicolari. La superficie rimane rugosa e scabra il che fa meglio aderire il colore, ma riceve maggior danno dalle intemperie se l'opera è posta all'esterno.

Naturalmente più importante è il fabbricato e, di regoIa, maggiormente l'artista chiamato a deco- rarlo è di buona fama. Per i piccoli templi inv('

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ce, per le modeste abitazioni sono occupati artisti minori che danno luogo ad una produzione non magniloquente, ma modesta e sincera, spontanea, piacevolissima.

Lasciando a parte gli affreschi dovuti a nomi risonanti già studiati a fondo da scrittori di chia- ra fama, riproduco una breve serie di dipinti mu- rali o di soffitto, sinora non riprodotti, opere di artisti rimasti sino ad oggi sconosciuti.

Varrà questo piccolo studio a dare una palli- da idea di quale numero di dipinti giaccia inesplo- r:.1to o dimenticato. E sarò lieto se in seguito qual- che Ente benemerit8 vorrà stendere la sua mano pietosa e patrocinare qualche avveduto restauro che ponga a salvamento qualche simpatica opera destinata, se lasciata nello stato in cui si trova, a perire immancabilmente.

L'affresco che riproduco ancora visibile, seb- bene coperto da strati di polvere adagiatasi sulle ondulazioni del muro, si trova a Sacile, nel porti- co adiacente al Municipio e raffigura la Madon- na con il Bambino e San Giuseppe (?) tra alberi ed un paesaggio collinare nello sfondo (Fig. 1). Il hvoro, specie nel Bambino è di evidente ispira- zione pordenoniana. Potrebbe essere ripulito e fare bella mostra delle sue linee gentili anche se la fac- cia del Santo è irrimediabilmente perduta.

A Porcia sulla facciata della casa Prosclocimo è dipinta una Madonna con il Bambino tra i Santi Antonio Abate e Rocco. La ritengo opera di un artista modesto, forse Gian Girolamo de Stefanelli (Fig. 2), che si sa, dipinse nel 1531 una pala a Giais, ora perduta.

Questo dipinto come la Madonna con il Bam- bino e S. Girolamo esistente come sovraporta in una casa privata di Porcia, con le loro barbe folte quasi mosse dal vento e le piccole pupille a capoc- chia di spillo (pur essendo contemporaneo questo artista, non si sogna nemmeno di imitare il Por- denone), servon8 a confermare l'attribuzione fatta dal Furlan a questo artista purliliese dei dipinti della chiesa di Santa Caterina a Marsure e di quel-

lo a Montereale Valcellina nel sacello delle Grazie.

Come questo artista altri ve ne sono, della sua o di minor levatura, che hanno prodotto modeste cose allietanti ingenuamente le muraglie dei nostri piccoli paesi.

Dalla chiesa di San Giovanni dei Cavalieri di Prata, riproduco un affresco votivo databile alla metà del secolo XVI. Un fedele prega in ginocchio ed a mani giunte S. Valentino, invocato contro il mal caduco. Il bimbo, certamente colpito da que- sto male, è posto tra i due personaggi adagiato nella tipica cuna friulana (Fig. 3).

A Cavasso Nuovo esiste un notevole palazzo che dimostra di aver subito diversi rifacimenti con i più strati di pitture sovrapposte che vi si nota- no. Al centro della facciata doveva far pompa lo stemma dei di Polcenigo, tra un trofeo di bandie- re, che ora appena appena si vede.

In una finta finestra del sottotetto, dalla parte sud, una figura in costume spagnolesco guarda verso la pianura. Dal lato nord in altra analoga finta apertura, sono appesi a maturare un volatile ed una grossa lepre. Penso che l'ignoto autore ab- bia voluto ricordare la mensa padronale con le sue succulenti portate di selvaggina. (Vedi riproduzio- ne a colori).

Antonio Altan nelle sue Memorie storiche della Terra di San Vito, scrive che il muro del giardino del palazzo Altan è stato affrescato da certo Peter, tedesco. Riproduco, dall'esedra di tale giardino, questa opulenta matrona che dà una pal- lida idea della decorazione in gran parte perduta (Fig. 4).

A Porcia esiste un portone coperto da un te t- tuccio all'uso friulano, ornato con un affresco raf- figurante l'Annunciazione. E' di toni giallo-verdi- violacei e porta sopra l'arco la data 1725. Ai due lati erano dipinte due meridiane. E' una graziosa operetta deteriorata specialmente nella parte infe- riore dell' Angelo e che per questo non mi è pos- sibile, con dispiacere, riprodurre.

Seguendo il gusto del Settecento, nell'Otto-

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...

cento ancora si continuò ad ornare le case con vedute prospettiche e paesaggi.

A Porcia in una abitazione privata ho trovata una sala completamente affrescata che io reputo ottocentesca pur riconoscendo all'ignoto autore di essere ancora un epigono tiepolesco. La stesura cromatica è vivace e ricca di gustose notazioni.

Nella parete nord un classico palazzo ricco di colonne fa da sfondo mentre in primo piano sono posti colonnati in rovina (Fig. 5).

Nel lato sud tre teorie di architetture divido- no la scena che lamenta qualche guasto, facilmen- te riparabile, dovuto alle vicende belliche. (Fig. 6).

Sebbene non molto fedele, nella parete nord un bel paesaggio di Porcia, è inquadrato in primo piano da piante e figurine alla maniera del Bison.

(Fig. 7).

Nel soffitto, tra due monocromati di buon di- segno, è rappresentata la glorificazione di un igno- to personaggio. La gamma coloristica è ancora ve- neziana e l'ispirazione è derivata dalla scuola tie- polesca. (Vedi riproduzione a colori).

Gli affreschi sono siglati R.

c.,

ma la fretta con la quale ho preparato queste note mi ha im- pedito di chiarirle, cosa che spero di riuscire a fare in seguito.

Presento ora qualche ingenuo affresco di ca- rattere popolaresco.

A Porcia lungo la strada che va dal viale di S. Antonio alla chiesa di S. Angelo, in un capitel- lo vi è l'immagine della Maddalena, S. Rocco e S. Giuseppe. Lavoruccio con derivazioni settecen- tesche, nelle vesti specialmente. (Fig. 8). E' qui posto a ricordo della demolita chiesa di S. Maria Maddalena esistente con cinque altari, campanile e conventino sino al 1809. Anacronisticamente la Maddalena asciuga le piaghe di San Rocco che è posto forse a ricordo di altra chiesa esistente poco distante e pure demolita nel secolo scorso.

Di mano molto meno esperta è un altro af- fresco esistente a Porcia in via Oltra l'acqua, rap-

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presentante la Madonna con il Bambino, S. Floria- no e S. Antonio di Padova. (Fig. 9). S. Floriano con manto e corazza sembra un imperatore ro- mano. Ai piedi tra bianchi nuvoloni fa capolino il suo attributo, cioè un bue, che per errore di pro- porzione appare come un gattino. Il merletto dello scollo della Vergine, i suoi ginocchi che sporgono enormi sopra le nubi, tutto è di una ingenuità commovente. C'è pure la data: 23 Agosto 1823.

Sulle modeste case pordenonesi e dei paesi li- mitrofi esistevano parecchi affreschi simili e sono quasi tutti spariti con la demolizione delle costru- zioni stesse. I miei vecchi dicevano che erano ope- ra di un pittore pordenonese fiorito nella seconda metà del secolo scorso. Le sue opere venivano pa- gate con qualche piatto di fagioli e la fortuna che fu avara con molti buoni artisti anche con lui era stata alquanto tirchia. Lo chiamavano Tittarello e le sue condizioni economiche avevano ispirato que-

sto componimento poetico:

T ittarello gaveva un gaban Tutto fornio de pelle de can Tutto sbrendoloso

Tittarello vergognoso.

Per finire presento un ultimo affresco esisten- te a Porcia, all'angolo di una muraglia per anda- re a Pieve, in un capitello che fa ricordare quello di manzoniana memoria. Certo F. G. lo fece fare nel 1890. La Madonna con il Bambino, S. Giu- seppe e S. Antonio di Padova sono ancora leggi- bili, ma la parte inferiore, esposta maggiormente alle intemperie, è completamente scomparsa. (Fig.

lO).

Forse questi modesti lavori potrebbero essere salvati con l'applicazione di un vetro protettivo.

Il compianto co. Giuseppe di Ragogna aveva iniziato la raccolta di questi dipinti. Bisognerebbe che l'iniziativa fosse ripresa, ma con un respiro più ampio ed una preventiva capillare ricerca e catalogazione.

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Lepre appesa e finta finestra.

Affresco - Casa privata. Cavasso Nuovo.

Glorificazione di ignoto personaggIO.

Affresco nel soffitto di casa privata. Porcia.

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1 - Madonna con il Bambino e S. Giuseppe.

Sacile - Piazza Principale.

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I

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2 _ Madonna con il Bambino tra i santi Antonio Abate e Rocco.

G. de Ste/anelli (?) - Porcia.

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3 -Un devoto invoca grazia per l'infante a S. Valentino.

Prata Chiesa di S. Giovanni dei Cavalieri.

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4 - S. Vito - Affresco nel giardino del palazzo dei co. Tullio - Allan.

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5 - Palazzo romano con rovzne.

Porcia - Casa priva/a.

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6 -Veduta di architettura classica.

Porcia -Casa privata.

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7 - Paesaggio della località.

Porcia - Casa privata.

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8 -S. Maria Maddalena, San Rocco e San Giuseppe.

Porcia - Su capitello.

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9 - Madonna con il Bambino, San Floriano e San Antonio.

Porcia

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lO -Madonna con il Bambino, S. Giuseppe e S. Floriano.

Porcir.

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