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L’importanza di un sistema monetario internazionale

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Academic year: 2021

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L’importanza di un sistema monetario internazionale

Il mercato dei cambi permette la determinazione dei tassi di cambio e consente la formazione di una mercato dei capitali

Consente che il disavanzo delle partite correnti possa essere finanziato (ricordate: NX = S - I)

In sua assenza il commercio tende a ridursi

Esempio: La Danimarca vuole acquistare 10 miliardi di corone di merci provenienti da Norvegia e la Norvegia vuole acquistarne solo 5 miliardi di corone di merci provenienti da Danimarca

Senza sistema monetario internazionale lo scambio non sarebbe possibile

Rende possibile il prestito internazionale, in modo tale che i risparmi non siano vincolati dalla domanda di investimenti

La storia evidenzia che nei periodi in cui i sistemi monetari non hanno funzionato il commercio estero e gli scambi internazionali sono notevolmente diminuiti

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Priorità politiche contrastanti

Obiettivi di politica economica:

1. Tassi di cambio fissi: riducono i rischi di cambio e possono ridurre i costi di transazione nel commercio e stimolare la mobilità internazionale dei capitali 2. Autonomia monetaria: consente ai governi a ridurre le fluttuazioni del ciclo

economico

3. Libera mobilità dei capitali: significa che una nazione può investire più di quanto risparmia

La scelta del regime monetario internazionale da perseguire è una decisione di ordine politico influenzata dagli obiettivi, spesso in conflitto tra loro, che si vogliono raggiungere (stabilità dei prezzi, livello dell’occupazione, equilibrio della bilancia commerciale, etc.)

Solamente due di questi tre obiettivi politici possono essere conseguiti simultaneamente

Perché non si può avere autonomia monetaria con libera mobilità del capitale e tassi di cambio fisso?

Tassi di interesse ridotti portano alla fuga di capitali, ciò porterebbe alla svalutazione della moneta e, quindi, ad un allontanamento dal tasso di cambio fisso, per questo le banche centrali devono intervenire alzando i tassi di interesse

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Il trilemma delle economie aperte (Obstfeld e Taylor 2004)

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Gold standard (1870-1914)

cambi fissi

autonomia monetaria

libera circolazione di capitali

Bretton Woods (WWII - 1973)

cambi fissi

autonomia monetaria

libera circolazione di capitali

> 1973

cambi fissi

autonomia monetaria

libera circolazione di capitali

Il Gold standard (definizione e «regole del gioco»)

Definizione: sistema dei pagamenti internazionale a base aurea, in cui il valore dei beni viene espresso in moneta nazionale e in valore aureo

Un Paese è in regime di Gold standard quando la moneta nazionale è convertibile in oro

I tassi di cambio tra paesi sono nominalmente fissi - definiti per convenzione - e di fatto ancorati al valore commerciale dell’oro

Libera circolazione di capitali (oro) tra i paesi

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Il Gold standard (funzionamento)

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+ Deficit

(bilancia dei pagamenti)

- Riserve di ORO

- Circolazione di moneta

- Domanda (-importazioni)

Prezzi più bassi

Maggiore competitività delle merci interne (+ esportazioni)

-Deficit + Riserve di ORO + Circolazione di moneta

+ Domanda

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Il Gold standard (1870-1914)

Le «regole del gioco» vengono generalmente rispettate

In realtà:

Piccole deviazioni (punti oro) temporanee del tasso di cambio dal valore fissato sono state possibili a causa dei costi di trasporto/transazione

Piccole deviazione spot possono discostarsi dalla parità di zecca, ma se deviano troppo, diventa redditizio

esportare/importare oro

È il caso dell’arbitraggio:

acquisto di oro su un mercato per rivenderlo su un altro sfruttando le differenze di prezzo

era vantaggioso solo se i guadagni dall’operazione superavano i costi di trasporto dell’oro da un paese all’altro

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Un esempio: Gold standard e tassi di cambio fissi

US parità di zecca: 20,646 $/oncia

UK parità di zecca: 4,252 £/oncia

Tasso di cambio: 20,646/4,252 = 4,856 $/£

Motivo: un altro tasso di cambio consente l’arbitraggio

L’applicazione delle «regole del gioco» evidenzia che il tasso di cambio 1 $/£ darebbe la possibilità di:

Presentare 1 £ alla Banca d’Inghilterra e ottenere 1/4,252 = 0,23 once d’oro

Presentare l’oro presso il Tesoro degli Stati Uniti e ottenere = 4,85 $ (0,23* 20,646 $)

Scambiare i dollari ottenuti sul mercato dei cambi e ottenere 4,85 £

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Violazione delle «regole del gioco»

Le banche centrali erano più preoccupate per le perdite che per le eccedenze di oro

Le banche centrali spesso sterilizzavanoi flussi di oro in entrata per evitare che aumentasse l’offerta di moneta

Sterilizzazione: bilanciamento degli effetti inflazionistici (deflazionistici) dei flussi di capitale in entrata (uscita)

Quando i capitali stranieri affluiscono in una paese le riserve di valuta estera aumentano, ciò aumenta l’offerta di moneta che può alimentare l’inflazione. La banca centrale interviene vendendo obbligazioni, ritirando moneta dal mercato (sterilizza l’effetto inflazionistico)

Quando i capitali defluiscono verso l’esterno, l’offerta di moneta si riduce e può alimentare la deflazione. La banca centrale interviene acquistando obbligazioni e immettendo moneta nel mercato (sterilizza l’effetto deflazionistico)

Esempio: la Bank of England

Utilizzava una politica attiva dei tassi di interesse per arginare deflussi attesi di oro

se la sterlina si fosse indebolita, gli investitori avrebbero ritirato i depositi bancari per convertirli in oro ed esportarli

ciò avrebbe causato una crisi di liquidità e problemi all’intero sistema bancario

quando l’oro defluiva verso l’estero avrebbe dovuto ridurre l’offerta di moneta

invece, avendo accumulato riserve di oro in eccesso, poteva continuare a concedere prestiti alle banche a tassi di interesse più elevati (regola di Bagehot) aumento dell'offerta di moneta

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Perché il sistema è sopravvissuto così a lungo?

Impegno: le eventuali deviazioni dal Gold standard erano presto seguite da un ritorno alla parità originaria (equilibrio)

Fiducia: la convinzione che i tassi sarebbero rimasti fissi, contribuiva a mantenerli tali

Simmetria: nessun paese ha avuto un’influenza superiore agli altri sul livello dei prezzi

La politica economica durante il Gold standard

Tassi di cambio fissi + mobilità dei capitali = nessuna politica monetaria autonoma!

Il Gold standard ha assicurato

La stabilità dei prezzi nel lungo periodo

Fasi di inflazione e deflazione comuni ai diversi paesi nel breve periodo

Obiettivi di politica interna (ad esempio la lotta contro la

disoccupazione) non erano considerati rilevanti prima della WWI

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La situazione durante e dopo la prima guerra mondiale

Durante WWI il Gold standard fu sospeso

I governi finanziarono la spesa pubblica attraverso l’espansione dell’offerta di moneta

La banca centrale fu costretta ad acquistare titoli del debito pubblico immettendo moneta nel sistema

Livelli estremamente elevati di inflazione

iperinflazione tedesca: nel 1923: 3,25 milioni per cento al mese!

Il denaro è stato utile per accendere le stufe...

o per far giocare i bambini…

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Il ritorno all’oro

Nel 1919 degli Stati Uniti tornarono al Gold standard

Secondo le «regole del gioco» tutti i paesi avrebbero dovuto tornare alla parità precedente alla guerra

Ma il ripristino delle parità originarie avrebbe significato enorme deflazione (considerati i tassi di inflazione nel periodo bellico)

La deflazione può determinare gravi scompensi nelle economie

i salari normalmente non si riducono facilmente e il lavoro diventa relativamente più costoso

Mentre produzione e occupazione si riducono

In questo momento storico gli obiettivi di politica interna erano molto più importanti che in precedenza

Democrazia

Presenza di sindacati

I diversi paesi intrapresero strategie diverse

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Deflazione vs inflazione

Alcuni paesi (Regno Unito, Scandinavia) tornarono al Gold standard applicando la parità prebellica

Esempio: Il Regno Unito nel 1925 quando tornò al Gold standard

L’obiettivo era ripristinare la fiducia nel sistema aureo e nelle proprie capacità di gestirlo

Considerevole deflazione (la politica monetaria restrittiva)

Elevata disoccupazione

Altri paesi ridussero la parità di zecca

La Francia applicò una parità ad un livello pari al 20% di quello prebellico

Di conseguenza, le valute di Regno Unito e Scandinavia furono sopravvalutate rispetto al franco francese

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Bretton Woods e il Fondo monetario internazionale (FMI)

Nel luglio del 1944 i rappresentanti di 44 paesi firmano lo statuto del Fondo Monetario Internazionale (FMI) a Bretton Woods

L’obiettivo era creare un sistema caratterizzato da tassi di cambi fissi e possibilità di utilizzare la politica monetaria senza porre restrizioni al commercio (J.M. Keynes)

L’esperienza nel periodo tra le due guerre fece ipotizzare che i cambi flessibili fossero stati la causa dell’instabilità e avessero danneggiato il commercio internazionale

Il sistema Bretton Woods assunse la forma di dollar exchange standard, un sistema di cambi fissi rispetto al dollaro:

Prezzo fisso in dollari dell’oro: $35 per oncia

I paesi membri detenevano riserve in oro o attività in dollari

Le banche centrali hanno il diritto di vendere dollari in cambio di oro alla Federal Reserve al prezzo ufficiale

Tutte le valute avevano un valore fisso rispetto al dollaro nel breve periodo, regolabile nel lungo periodo.

In questo sistema tutti i paesi erano responsabili per il mantenimento del proprio tasso di cambio, mentre gli Stati Uniti erano responsabili di mantenere il prezzo in oro del dollaro

Il sistema era simile al Gold standard, ma i paesi potevano usare la politica monetaria che non era più dipendente dalla quantità di oro posseduta

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La flessibilità garantita da Bretton Woods

Fondo di finanziamento del FMI: costituito da oro e valute dei paesi membri che potevano essere utilizzati per

concedere prestiti ai paesi che avevano disavanzi delle partite correnti, che non potevano attuare una politica restrittiva senza fare aumentare la disoccupazione

Le parità erano modificabili: se la bilancia dei pagamenti

presentava un «disequilibrio» strutturale (non definito!) i

singoli paesi, ad eccezione degli Stati Uniti, avrebbero

potuto svalutare la propria moneta rispetto al dollaro

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E la libera mobilità dei capitali?

Ricordate il trilemma!

Una politica monetaria espansiva, implica la caduta dei tassi di interesse, la fuga di capitali e una tendenza alla svalutazione della valuta

Data la possibilità di regolare i cambi, gli speculatori anticipavano la svalutazione che innescava un ulteriore deflusso di capitali e

deprezzamento

Per ripristinare i tassi di cambio le banche centrali dovevano aumentare i tassi di interesse

Lo strumento di politica monetaria per favorire gli obiettivi nazionali è quindi indisponibile quando tassi di cambio sono fissi

La regola di BW: limitare i flussi di capitale limita la speculazione e, conseguentemente, diventa nuovamente possibile praticare una politica monetaria indipendente

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La fine del sistema BW

Il sistema BW era fortemente asimmetrico

Tutte le valute potevano essere svalutate eccetto il dollaro

Tutti i paesi dovevano usare la politica monetaria per agganciare le loro valute al dollaro

Gli Stati Uniti potevano fissare liberamente il tasso di interesse e gestire in autonomia la politica monetaria

Tutti i paesi quindi subivano la politica monetaria statunitense e accettavano indirettamente i tassi di inflazione che ne derivavano

Negli anni Sessanta gli Stati Uniti aumentarono la spesa pubblica con i programmi della «Great Society» e la guerra in Vietnam. Le conseguenze furono:

forti disavanzi di bilancio

politica monetaria espansiva

raddoppio del tasso di inflazione

I governi europei avevano obiettivi di inflazione più bassi, ma furono costretti a

«importare» la politica monetaria degli Stati Uniti

Il dollaro sopravvalutato costrinse gli Stati Uniti a svalutare il dollaro rispetto all’oro nel 1971 e ancora nel 1973

Fu la fine del sistema BW

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Dagli anni 1970 ad oggi

I tassi di cambio flessibili furono adottati come misura temporanea

Ma nessun nuovo sistema di cambi fissi sembra probabile

Ci sono stati vari tentativi di cooperazione regionale

Sistema Monetario Europeo (SME) negli anni Ottanta e inizio degli anni Novanta

Nel 2002 i problemi di tassi dei cambio tra la maggior parte dei paesi europei sono stati risolti con l’introduzione dell’Euro

I tassi di cambio flessibili hanno dimostrato di essere compatibili con la libera circolazione dei capitali e con il commercio internazionale

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Una sintesi: i tassi di cambio fissi sono fatti per essere infranti!

Prima di WWI i governi hanno preferito tassi di cambio fissi, a scapito degli obiettivi di politica economica interna. Il Gold standard permetteva cambi fissi e mobilità dei capitali, ma lasciava poco spazio alla politica monetaria

Dopo la WWI i governi desideravano un ritorno alla stabilità del Gold Standard, ma non potevano più ignorare gli obiettivi di politica nazionali (democrazia interna). Il Gold standard divenne «golden fetters» (catene d’oro) che alla fine portarono al collasso del Gold standard

Dopo la WWII i governi preferirono tassi di cambio variabili e il controllo sulla politica monetaria. Il sistema di Bretton Woods quindi introdusse un controllo sulla mobilità dei capitali

La crescente integrazione commerciale e economica ha reso i controlli sui capitali infattibile e il sistema di Bretton Woods è crollato

Dal 1970 l’obiettivo di ripristinare un sistema di tassi di cambio fissi è caduto e il futuro delle unioni monetarie, come quella dell’Euro, è ancora oggi incerto

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La disuguaglianza

 Perché esiste la disuguaglianza?

 Come si misura la disuguaglianza all’interno e tra i paesi

 La tendenza di lungo periodo della disuguaglianza

 La discriminazione come fonte di disuguaglianza

 Alcune ipotesi sulle tendenze future della disuguaglianza nel mondo

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La disuguaglianza tra le nazioni

I diversi indicatori di ricchezza evidenziano le occasioni perdute dai paesi poveri

La disuguaglianza riflette il crescente divario tra potenziale tecnologico e istituzionale dei diversi paesi

I paesi poveri restano tali per vari motivi:

istituzioni

capitale umano

tecnologia

La divergenza è un fenomeno che è emerso nel XIX°

secolo, ma la sua origine può essere fatta risalire intorno al XVI° secolo (ricordate Allen)

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La ricchezza dei paesi occidentali è basata sullo sfruttamento dei paesi poveri?

Il protezionismo agricolo dei paesi ricchi impedisce di

sfruttare i vantaggi comparati e abbassa il prezzo nel mercato mondiale dei prodotti agricoli

L’eredità coloniale

Ha lasciato istituzioni mal funzionanti: dopo l’indipendenza ciò ha generato continui conflitti ai confini che hanno danneggiato la crescita economica

Ha lasciato traccia sulla struttura del commercio internazionale: i paesi poveri hanno una struttura del commercio tale per cui i guadagni ottenibili dalle esportazioni sono soggetti agli shock dei prezzi delle materie prime

I paesi poveri esportano una ristretta gamma di beni (prodotti agricoli o materie prime) soggetti ad ampie fluttuazioni dei prezzi, quindi i loro redditi e la loro sono instabili e fluttuanti

I paesi poveri attraggono pochi investimenti esteri

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Perché alcuni paesi rimangono poveri?

Scarsa qualità dei governi e delle istituzioni

Basse competenze acquisite mediante l’istruzione e la formazione sul lavoro che agiscono come barriere per l’uso di nuove tecnologie

Ricordate Allen?

L’ipotesi di Lewis: «l’offerta illimitata di lavoro» spinge i salari verso il basso e il progresso tecnologico si traduce nel calo dei prezzi delle materie prime esportate e potenzialmente nel peggioramento delle ragioni di scambio per i paesi poveri (non tutti concordano)

Anche se le ragioni di scambio dei paesi poveri non

sembrano ridursi nel lunghissimo periodo

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Le fonti di disuguaglianza personale

La disuguaglianza di reddito delle persone è legata:

Al talento naturale

Alle competenze acquisite con l’istruzione e con la formazione sul lavoro

Ai proventi legati alla ricchezza accumulata e ereditata

Alle imperfezioni del mercato (alcune professioni prevedono barriere all’entrata)

Alla discriminazione di genere

Alle opportunità che si hanno!

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Le misure della disuguaglianza

Esistono numerose misure della disuguaglianza e della dispersione dei redditi

Nessuna è perfetta

Una delle misure più comunemente utilizzate è il cosiddetto coefficiente di Gini(G)

Misura la disuguaglianza nella distribuzione del reddito in rapporto ad una ipotetica distribuzione perfettamente egualitaria

G cresce all’aumentare della disuguaglianza

G varia tra 0 (perfetta uguaglianza) e 1 (massima disuguaglianza)

Spesso si usano valori moltiplicati per 100

Per la rappresentazione grafica della distribuzione del reddito si utilizza la così detta curva di Lorenz, dove si riporta:

sulle ascisse la quota della popolazione;

sulle ordinate la quota del reddito complessivo destinata alla popolazione corrispondente

In una società perfettamente egualitaria a ciascuna quota di popolazione corrisponde la stessa quota di reddito (vedi figura)

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Il coefficiente di Gini e la curva di Lorenz

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L’interpretazione dei numeri

Un coefficiente di Gini = 1 significa disuguaglianza assoluta: il reddito totale è detenuto da un’unica persona

Al ridursi del coefficiente l’economia diventa meno diseguale

Quando il coefficiente = 0 abbiamo perfetta eguaglianza: ciascun individuo guadagna il reddito medio

Esempio: una società basata sulla caccia e la raccolta

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La frontiera della massima disuguaglianza

L’assoluta disuguaglianza (G = 1) è solamente teorica, la massima disuguaglianza deve consentire almeno un reddito minimo di sussistenza per tutti

Assumiamo che il reddito di sussistenza pro capite sia 400 $ PPP (costanti 1990)

Se il 99,9% della popolazione mantiene un reddito di sussistenza e lo 0,1% della popolazione tutto il reddito eccedente la sussistenza, la massima disuguaglianza cresce al crescere del reddito medio

Per comprendere la disuguaglianza nel corso del tempo si utilizza il rapporto tra il coefficiente di Gini effettivo e il coefficiente di Gini massimo raggiungibile, dato il reddito pro capite

La disuguaglianza si riduce nel corso del tempo in rapporto al livello massimo potenziale

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Perché la disuguaglianza all'interno dei paesi europei si riduce?

Tra la fine del XIX° e l’inizio del XX° secolo la disuguaglianza in Europa si è ridotta

La riduzione non è attribuibile agli effetti redistributivi delle tasse e dei trasferimenti

La principale causa è l’affermarsi dell’istruzione di massa

Ha permesso di innalzare e uniformare le competenze degli individui

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La disuguaglianza di genere: una ipotesi di informazione imperfetta

Ancora oggi esistono diversità salariali tra donne e uomini Claudia Goldin, uno storico economico di Harvard, ipotizza che la discriminazione permane perché i datori di lavoro non valutano le caratteristiche di ciascun uomo o donna (troppo costoso) ma si basano sulle caratteristiche medie

Esempio: le donne in media hanno una formazione sul lavoro di durata inferiore rispetto agli uomini, ma ci sono alcune donne che possono vantare una formazione più lunga di quella di uomini di pari età

Una donna con esperienza di lavoro uguale a quello di un uomo riceverà un salario più basso se entrambi sono valutati sulla base della durata media della formazione sul lavoro per le donne e per gli uomini

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Che cosa è successo alla disuguaglianza di genere nel corso del tempo?

Idealmente si dovrebbero confrontare i salari di uomini e donne con le stesse caratteristiche (istruzione, formazione sul lavoro, forza fisica, ecc.)

A parità di competenze, ancora oggi rimane un divario salariale del 5-10%, che potrebbe essere attribuito alla discriminazione

In passato i differenziali retributivi erano molto più elevati, ciò era dovuto prevalentemente alle differenze tra le tipologie di lavori che prevedevano attività gravose dal punto di vista fisico

Nell’economia moderna la forza fisica è meno importante, mentre ha acquisito rilevanza il lavoro intellettuale e le differenze di genere si sono ridotte

Il cervello sostituisce i muscoli (un po’ troppo ottimista?)

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La distribuzione del reddito a livello mondiale

Fino al 1800 circa il reddito pro capite medio nei diversi paesi variava da 1 a 5 volte il reddito di sussistenza

Dopo, ed in particolare dopo il 1950 il reddito medio ha registrato un notevole incremento

Esistono stime diverse della distribuzione del reddito che sono legate alle diverse misure utilizzate

Tutti gli studiosi sono concordi che la disuguaglianza non è aumentata

Non tutti concordano sul fatto che la disuguaglianza sia diminuita

Nell’analisi della disuguaglianza mondiale bisogna considerare il «peso» dei diversi paesi

Disuguaglianza non ponderata: ogni nazione ha lo stesso peso ed è rappresentata dal suo PIL pro capite medio (la Cina e l’Islanda hanno lo stesso peso = 1)

Disuguaglianza con popolazione ponderata: ogni nazione ha un peso proporzionale alla sua popolazione ed è rappresentata dal suo PIL pro capite medio (il peso della Cina è maggiore di quello dell’Islanda)

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La disuguaglianza nel mondo

moderno: aumenta o diminuisce?

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La disuguaglianza: una sintesi

La disuguaglianza mondiale non ponderata è aumentata dopo il 1800 e continua ad aumentare anche oggi (dato fuorviante perché non tiene conto della diversa popolazione dei paesi)

La disuguaglianza mondiale ponderata per la

popolazione è diminuita dopo il 1950 (crescita del PIL pro capite dei paesi asiatici a basso reddito)

La disuguaglianza globale sembra piuttosto stabile (i cittadini più poveri dei paesi asiatici a basso reddito non hanno beneficiato della crescita del PIL procapite quanto il resto della popolazione)

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Le cose stanno migliorando secondo Lucas di Chicago

Si assuma che tutte le economie possano – prima o dopo – entrare nel

«club» della crescita

Probabilmente non è vero

Inizialmente il numero dei paesi che fanno parte del club è basso, ma in seguito aumenta fino a quando tutte le economie fanno parte del club

Mai successo

Più grande è il divario di reddito con i paesi leader più veloce sarà la crescita iniziale per i paesi arretrati

Ricordate la convergenza?

Nel lungo periodo tutte le economie cresceranno con la stessa velocità, inferiore a quella dei paesi entrati per ultimi nel club

Non si è mai verificato

Sulla base di queste assunzioni è possibile prevedere l’evoluzione del tasso di crescita medio mondiale e la dispersione del reddito

Temo di no

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La disuguaglianza: una sintesi

La disuguaglianza globale ha probabilmente raggiunto il massimo e poi è diminuita sia in termini assoluti sia in relazione alla massima disuguaglianza possibile

Quando le economie emergenti miglioreranno i loro sistemi educativi le disuguaglianze interne probabilmente si ridurranno così come la disuguaglianza globale

Le economie moderne hanno un indice di Gini simile a quello dell’impero romano, ma la disuguaglianza si riduce nel corso del tempo in rapporto al livello massimo potenziale

Negli ultimi 20 anni la disuguaglianza tende ad aumentare in tutti i paesi avanzati

Molti paesi non riescono a colmare il gap (Africa, ricordate Allen?)

C’è quindi da essere così ottimisti? Temo di no

Il banchiere JP Morgan nei primi del Novecento affermava che «il compenso di un capo di una grande società non deve superare le 20 volte rispetto a quello dei suoi dipendenti»

Marchionne (ad Fiat) guadagna oggi circa 500 volte quello che guadagna un operaio della «sua» fabbrica

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