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Maurice Aymard Ma ora la storia va allargata oltre gli steccati eurocentrici in «Corriere La Lettura» del 16 febbraio 2014

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Maurice Aymard

Ma ora la storia va allargata oltre gli steccati eurocentrici in «Corriere La Lettura» del 16 febbraio 2014

Il titolo dell’ultimo saggio di Jacques Le Goff vuol provocare il lettore, e ci riesce perfetta- mente: lo sappiamo tutti, la storia non è un salame da tagliare a fette più o meno spesse. Ep- pure continuiamo non solo a usare tali fette temporali, ormai accettate da tutti, ma anche a proporne di nuove, che sono il frutto delle richieste o dei risultati delle ricerche più recenti. Non c’è scrittura della storia senza una divisione del passato in sezioni successive, che attribuisce a ognuna di esse la sua fisionomia particolare e le sue caratteristiche. Anche lo storico delle du- rate più lunghe non può fare a meno delle periodizzazioni. E Le Goff per primo. Da più di mez- zo secolo (Gli intellettuali del Medioevo, 1957) si è imposto come l’avvocato più appassionato e convincente di un Medioevo al quale voleva restituire i colori, la vita, le dinamiche, i rinnova- menti interni, ma anche le vere dimensioni cronologiche. Da una parte un «altro Medioevo», li- berato dalla tenace leggenda nera dei «secoli bui». E dall’altra un «lungo Medioevo», che ini- zierebbe fra V e VI secolo, con la vera fine del mondo antico, e supererebbe i limiti imposti dal- la tradizione (1453 o 1492) per prolungarsi fino alla seconda meta del Settecento, e forse, per alcuni aspetti, più avanti, quasi fino a noi: tale tema, da Le Goff anticipato da almeno 25 anni in vari articoli e interviste, costituisce nel libro il filo rosso della sua dimostrazione.

Tale ambizione lo porta a negare, o piuttosto a relativizzare, le interpretazioni proposte da- gli inventori di questa aetas media, che avevano voluto sottolineare ciò che vivevano come una rottura profonda e la nascita di un mondo nuovo o piuttosto di un rapporto nuovo degli uomini con il mondo: Petrarca a metà del Trecento, gli umanisti fiorentini verso la metà del Quattro- cento. Per Le Goff, il lungo Medioevo è un periodo ricco di dibattiti, di innovazioni, di rinascite successive, di cui il cosiddetto «Rinascimento» va visto come l’ultima: ogni volta contano più le continuità che le rotture. E lo stesso si potrebbe dire dell’età «moderna», che gli anglofoni chiamano early modern .

Come la maggior parte degli storici delle società e delle economie rurali e urbane, condivido in larga parte la visione di un lungo ciclo agrario che sarebbe stato il quadro, fra XI e XVIII se- colo, della formazione, dello sviluppo e della strutturazione dello spazio europeo.

Ma il problema più nuovo che pone Le Goff, senza trattarlo fino in fondo, va ben al di là del- la validità «essenziale» di una periodizzazione storica come quella di Medioevo. Partirei più vo- lontieri dalla definizione data da Christian Amalvi nel Dictionnaire raisonné de l’Occident Médié- val (1999), curato dallo stesso Le Goff e da Jean-Claude Schmitt: «Non esiste il Medioevo». È infatti soltanto una rappresentazione culturale, risultato di elaborazioni e reinterpretazioni suc- cessive durante l’ultimo mezzo millennio. Ma lo stesso vale per il Rinascimento. Ogni periodiz- zazione nasce da una domanda posta al passato, e dallo sforzo per identificare articolazioni co- erenti fra varie categorie di fattori, politici, economici, sociali, religiosi, culturali e cosi via.

Ogni ricerca nuova necessita invece di uno sforzo per rivisitare i quadri interpretativi eredi- tati dal passato. Ma necessita oggi soprattutto di uno sforzo per proporre sia nuove periodizza- zioni sia nuovi découpages spaziali, che corrispondano alle sfide attuali. Dobbiamo considerare sia l’allargamento del tempo storico – la protostoria e i lunghi processi di neolitizzazione iniziati 10 o 12 millenni fa e, a monte, tutta la «preistoria» — sia le periodizzazioni delle civiltà extra- europee, ognuna delle quali ha seguito la sua strada del tutto indipendente e originale fino al loro incontro, recente a scala dei millenni, con l’Europa.

La storia ha davanti a sé un lungo futuro.

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