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Schiavi nei campi e mafia: cosa c'è

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Academic year: 2021

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20-01-2020 23

IL PIATTO PIANGE

Un libro racconta le infiltrazioni della criminalità e lo sfruttamento dei lavoratori col sistema dei subappalti. E dà una soluzione boicottare le aziende scorrette

Schiavi nei campi e mafia: cosa c'è

dietro il nostro cibo

L'epicentro del dramma Una protesta dei senegalesi impegnati nella raccolta delle arance a Rosarno Ansa

Il libro

Lo

sfruttamento nel piatto Antonello Mangano Pagine:192 Prezzo: 16 Editore:

» ELISABETTA AMBROSI

ome consumatori abbiamo ormai imparato a dare un'oc- chiata alle etichette dei pro- dotti alimentari, per evitare di acquistare, ad esempio, ki- wi con venti ore di aereo alle spalle. Ma se quella del chi- lometro zero nel piatto è una battaglia che comincia a es- sere almeno combattuta, quella dello sfruttamento ze- ro sulle nostre tavole è una questione di cui nulla sappia- mo, assediati come siamo dal martellante marketing del sottocosto, diffuso da spot che regalano un litro di pas- sata anche a mezzo euro. A colmare questa drammatica mancanza di informazioni arriva un libro di inchiesta a- nalitico e insieme struggen- te,Lo sfruttamento nel piatto.

Quello che tutti dovremmo sa- pere per un consumo consape- vole (Laterza), di Antonello Mangano. Un giornalista che racconta come sia" più facile indagare sulla mafia che sulla frutta". Anche se, come il li- bro racconta, parlare di frut- ta significa proprio parlare di mafia, visto che `ndrangheta, camorra e cosa nostra sono dentro la filiera, dalle coope- rative allalogistica. Ilraccon- to comincia da Rosarno per finire al nord d'Italia, perché la schiavitù non ha latitudine.

Anche se nei campi ci sono anche italiani, la principale armadi chi sfrutta i raccogli- tori si chiama permesso di soggiorno: più questo è a ter- mine o viene negato - ad e- sempio da leggi restrittive - più aumenta la platea delle persone sfruttabili e ricatta-

bili, che vivono in condizioni impensabili: baracche di la- miera, edifici abbandonati.

Stranieri derisi, aggrediti, anche solo per gioco.

A ROSARNO, dove si raccol- gono arance che vanno a fini- re sulle tavole di arabi, russi, americani e tedeschi, è facile morire, impiccati per dispe- razione, investiti di notte in bici, bruciati dormendo, co- me hanno riportato le crona- che. Ma si muore anche rac- cogliendo pomodori, altra fi- liera a rischio sfruttamento.

Alla domanda su come mai le grandi aziende della grande distribuzione, così come le multinazionali che utilizza- no, ad esempio, succo di aran- ce per le loro bevande - dalla Coca Cola alla Nestlé -, non a- dottino controlli stringenti, il libro risponde con una paro- la: lavoro in "subappalto".

Perché il lavoro esternalizza- to, e a chiamata, è flessibile -

può essere utilizzato quando la frutta rischia di marcire-, è a basso costo e soprattutto non porta rogne sindacali, mentre le aziende si difendo- no dicendo che non possono conoscere tutta la filiera. Non tutto, per fortuna, è sfrutta- mento senza difese. Manga- no racconta di braccianti di- venuti sindacalisti, così come di lotte e scioperi contro i co- lossi della grande distribu- zione. Ma la differenza pos- siamo farla anche noi: con il boicottaggio consapevole di alcuni prodotti e l'acquisto attraverso reti etiche, come i gruppi di acquisto. Servireb- be però anche un'etichetta e- tica e trasparente, che indi- casse la scomposizione del prezzo nella filiera e, soprat- tutto, uno statuto dei lavora- tori almeno europeo. Perché laglobalizzazione dello sfrut- tamento è storia, quella dei diritti è ancora da scrivere.

(E, RIPRODUZIONE RISERVATA

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