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PREFAZIONE
Se la struttura della realtà è completamente dipendente da Dio, che tutto ordina e tutto conosce e dal quale tutto proviene, può l’uomo essere davvero libero? La questione è di primaria importanza poiché, senza concordia fra il libero arbitrio umano e l’azione divina, viene meno la responsabilità morale dell’uomo.
Anselmo d’Aosta tratta la questione al culmine della sua lunga e articolata meditazione sulla libertà nell’ultima opera della sua vita, il De concordia praescientiae et praedestinationis et gratiae Dei cum libero arbitrio.
Nelle prime due quaestiones dell’opera, Anselmo si confronta con il celeberrimo dilemma fatalistico, inserendosi in una secolare tradizione del problema che affonda le sue radici nel capitolo 9 del De interpretatione aristotelico.
Prima di passare all’analisi del testo anselmiano quindi, si
ritiene utile ricostruire una storia di quei contributi al dilemma che, a
vario titolo, sono confluiti nella trattazione anselmiana, a partire
dall’originaria formulazione logica aristotelica, passando per
l’elaborazione di età ellenistica fino a giungere, attraverso la
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