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Modello 3D dei sistemi geotermici amiatini

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Academic year: 2021

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Riassunto 

 

L’energia geotermica è il calore contenuto all’interno della Terra. In un’accezione più generale,  con il termine energia geotermica, si indica il calore proveniente dall’interno della Terra che  può  essere  estratto  e  sfruttato  economicamente  dall’uomo.  I  metodi  di  prospezione  per  la  ricerca  dell’energia  geotermica  sono  volti  all’individuazione  e  alla  caratterizzazione  del  serbatoio  geotermico.  I  metodi  di  prospezione  tradizionali  sono  il  rilevamento  geologico  e  strutturale dell’area di interesse, il censimento di tutte le manifestazioni superficiali e le loro  analisi  chimico‐fisiche,  la  caratterizzazione  idrogeologica  dell’area,  la  determinazione  del  gradiente geotermico e del flusso di calore, la prospezione sismica, la prospezione magnetica,  la gravimetria, la prospezione elettrica. I risultati delle prospezioni geotermiche concorrono a  formulare un modello concettuale di riferimento. I software di modellistica 3D rappresentano  uno  strumento  molto  utile  per  visualizzare  contemporaneamente  tutti  i  dati  a  disposizione  dell’area di interesse. I dati possono così essere facilmente correlati tra di loro ed utilizzati per  la  costruzione  di  un  modello  strutturale  3D  dal  quale  si  può  individuare  la  profondità  del  serbatoio geotermico, la sua variazione spaziale, lo spessore della copertura, la ricostruzione  della  circolazione  idrica  sotterranea,  la  presenza  di  faglie  che  possono  influire  sulla  circolazione, le zone di ricarica, le zone più adatte ad un’eventuale perforazione.  

In questo lavoro di tesi è stato creato il modello 3D dell’intera area amiatina al fine di valutare  le potenzialità di questo strumento: l’estensione del modello è pari all’incirca all’area occupata  dal Foglio 129 “Santa Fiora”. L’area geotermica del Monte Amiata è caratterizzata da valori di 

heat  flow  che  raggiungono  i  400  mW/m2  (Baldi  et  alii,  1995),  una  crosta  assottigliata 

(Calcagnile & Panza, 1981) e dalla presenza di stock magmatici iniettati a bassa profondità che  hanno alimentato l’attività vulcanica del vulcano del Monte Amiata nel Pleistocene (Serri et  alii, 1993).  

L’attuale assetto strutturale e tettonico dell’area deriva da due processi deformativi principali:  il primo è legato alla collisione tra la placca europea e la microplacca Adria (Cretaceo‐Miocene  Inferiore),  che  ha  prodotto  l’impilamento  delle  falde  est‐vergenti  dell’Appennino  Settentrionale;  il  secondo  è  legato  alla  tettonica  estensionale  post‐collisionale  che  ha  interessato la zona più interna dell’Appennino Settentrionale fin dal Miocene Inferiore‐Medio,  causando la formazione prima della serie ridotta tipica della Toscana meridionale, nella quale  si  ha  la  diretta  sovrapposizione  delle  Unità  Liguri  al  di  sopra  del  Calcare  Cavernoso,  e  in  seguito  dei  bacini  pliocenici.  A  questi  si  aggiunge  il  magmatismo  quaternario  che  ha 

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ulteriormente  modificato  localmente  l’assetto  strutturale  causando  l’inarcamento  dell’area  (Brogi,  2008  con  bibliografia).  L'assetto  geologico,  in  seguito  ad  opportune  semplificazioni,  costituisce  la  base  delle  geometrie  del  modello  elaborato.  Il  modello  3D  realizzato  riguarda  l’intera  zona  amiatina,  nonostante  i  dati  a  disposizione  siano  distribuiti  in  maniera  non  uniforme.  Per  la  costruzione  del  modello  sono  stati  utilizzati  sia  dati  di  superficie  che  di  sottosuolo.  I  dati  di  superficie  sono  rappresentati  da  carte  geologiche  a  varia  scala  e  dal  modello  digitale  del  terreno  (DEM).  Dalle  carte  geologiche  è  stata  derivata  una  carta  semplificata, costituita da 6 unità: Vulcaniti, Neogene, Ligure, TN2, TN1, Basamento. I dati di  sottosuolo sono rappresentati da pozzi provenienti dall’Inventario delle Risorse Geotermiche  Nazionali, da sezioni elettriche interpretate provenienti dalla prospezione effettuata nel 1965  da  ENEL  e  da  sezioni  sismiche  interpretate  provenienti  dalla  letteratura.  Sono  state  inoltre 

on i dati  utilizzate anche sezioni geologiche, calibrandole c geofisici a disposizione.  Tutti questi dati sono stati caricati all’interno del software “Petrel 2010” della Schlumberger e  sono stati quindi digitalizzati: trattandosi di dati provenienti da fonti diverse, non sempre è  stato facile correlare tra di loro le diverse informazioni. Di ognuna delle suddette unità è stata  creata la superficie di tetto corrispondente. Sulla base delle superfici create e delle sezioni a  disposizione sono state poi digitalizzate anche le faglie più importanti, e insieme alle superfici  è  stato  creato  lo  “Structural  framework”®  dell’area.  Dal  modello  creato  è  emerso  che  in 

presenza di dati continui nello spazio (come ad es. nella zona dei campi geotermici di Bagnore  e Piancastagnaio, dove i dati a disposizione sono numerosi e di varia natura), il modello 3D  permette una ricostruzione molto accurata del sottosuolo, ed è quindi uno strumento molto  utile nell’esplorazione geotermica da affiancare ai tradizionali metodi di prospezione.  

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