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PREFAZIONE. «Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore» Sal 37,4

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Academic year: 2022

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PREFAZIONE

«Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore»

Sal 37,4

Inesauribile e meraviglioso, tesoro che riflette le molteplici esperienze dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, è il Libro dei Salmi, che deve essere valorizzato, come del resto anche la minima parte della Parola di Dio, per essere regola unica e impre- scindibile della nostra vita e della nostra vita di fede.

È nella Scrittura che troviamo la nostra vera vita, perciò la meditazione e l’approfondimento della Scrittura induce a pregare. Pregare, dunque, non è altro che rendersi disponibili ad applicare a se stessi la Parola e un radicarsi essenziale e profondo della Parola di Dio nel nostro cuore.

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Occorre porre la Scrittura come solida base della nostra preghiera.

L’amore di Dio suppone proprio l’ascolto della sua Parola e comincia con il prestargli l’obbedienza della fede perché non è il nostro cammino ad essere importante, ma quello di Dio.

Non c’è ascolto sincero se non nell’obbedienza a Dio, libera e spontanea. Egli ci accoglie così come siamo, senza alcuna pretesa: «Fa’ bene attenzione a me, figlio mio, e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli» (Pr 23,26).

È indispensabile comprendere i salmi in quan- to Parola di Dio per noi. È un’inevitabile necessità.

Ciò che rende preziosi i salmi e che suscita sempre nuovo stupore e meraviglia, in ogni gene- razione, è il loro immenso respiro di esperienza di fede, di sentimento, di aspirazione, di supplica, di lamento, di lotta, di protesta, di rabbia, di dolore, di angoscia, di disperazione... espressioni plurime e pregnanti in cui ognuno può subito immedesimarsi e rispecchiarsi e facilmente identificarsi.

È il cuore che canta la vita.

Il Salterio, infatti, condensa l’autenticità dell’uomo e la sua piena umanità, riverberando in modo ineguale tutta la profonda ricchezza dell’animo umano: la fede e l’incredulità, la gioia e l’amarez- za, l’accettazione e il rifiuto.

Verità costanti e immutabili che né l’inesorabile trascorrere del tempo né l’avvicendarsi dei secoli hanno mai oscurato né tantomeno superato.

Solo nell’assoluta certezza di Dio e della sua incrollabile fedeltà, in effetti, si può rifare l’espe- rienza del salmista: Dio è buono e giusto, libera e perdona. Semplicemente: Dio ama e vuole essere amato.

Invero, la preghiera dei salmi non è un inutile balbettare dell’uomo, né una soggettiva proiezione

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dei suoi egoistici sentimenti e neppure un’alienante fuga dai doveri del mondo. Tutt’altro.

È un’occasione per una ricerca impegnativa di colloquio con Dio, l’Unico necessario, nell’intimità del suo impenetrabile mistero: cuore a cuore.

È questa l’esperienza a cui i salmi richiamano e sollecitano. È questa l’esperienza nata dalla preghiera e dallo studio e sperimentata dall’autore di quest’opera attraverso un’attenta e costante lectio continua del Salterio ed un’assidua lectio divina dei salmi, applicate nel servizio di apostola- to biblico, operato nella Chiesa.

E per non ridurre le parole di questi testi al nostro modo di pensare e di sentire, ma per essere introdotti a comprenderli con facilità e con gioia, offriamo al lettore che accetti di guardare attorno e dentro di sé, con più pacatezza e con più stupore, l’opportunità di un chiaro approfondimento, perché gli sia più piacevole accostarsi alla preghiera e alla preghiera dei salmi e con i Salmi.

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INTRODUZIONE

«Chi cerca il Signore non manca di nulla»

Sal 34,11

Il titolo di questo libro: “Come acqua nel deserto” è tratto da un versetto dei salmi (105,41), perché per l’uomo i salmi sono l’acqua viva che disseta e rinfresca l’aridità e la desolazione del deserto dell’esistenza – senz’acqua infatti non può esserci vita – risultando necessari, anzi indispensa- bili alla nostra preghiera. I salmi rinfrescano le labbra e riscaldano il cuore di chi li canta.

I salmi, dunque, proiettano la brama, l’anelito e l’ansia dell’uomo verso l’assoluto necessario biso- gno di Dio, sorgente di vita: «È in te la sorgente della vita» (Sal 36,10), acqua che scorre fresca e dissetante e che soddisfa ogni attesa.

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L’essenzialità dell’acqua è un bisogno che ci apre a Dio: «Ecco, verranno giorni, — dice il Signore Dio — in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né di sete di acqua, ma d’ascol- tare la parola del Signore» (Am 8,11).

Il credente ha bisogno di Dio per esistere:

«L’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente» (Sal 42,2-3), ha sete di Dio: «Di te ha sete l’anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz’acqua»

(Sal 63,2), ha sete della sua acqua per sentirsi vivo:

«Sono davanti a te come terra riarsa» (Sal 143,6).

Perché, come Gesù stesso ha detto: «Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna»

(Gv 4,14), e «Chi crede in me non avrà più sete»

(Gv 6,35). Abbiamo vivo desiderio e ardente sete, dunque, di quella sete bruciante di cui si compren- de l’essenzialità, da morirne se ne restiamo privi.

Non rimandiamo oltre, non indugiamo più:

«Signore, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete» (Gv 4,15).

Per comprendere l’esperienza spirituale del- l’orante biblico occorre lasciar parlare ogni salmo con il suo proprio linguaggio, poiché difficilmente possono trovarsi altrove parole che esprimano più profondamente il dolore e l’angoscia, e più acuta- mente la miseria e la tristezza, di quanto e come faccia ogni salmo.

I salmi rivelano sentimenti di amaro risenti- mento alle ingiustizie della vita, di protesta verso il misterioso comportamento di Dio, il suo ritardo nell’aiutare, la sua ira o la sua inattività. «L’uomo fa l’esperienza del dolore tutti i giorni e in molti modi: nella malattia, nel fallimento e nell’insucces- so, nella calunnia e nell’oppressione. La sofferenza

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di ogni giorno, presente nell’uomo, ha bisogno di sfogarsi con Dio. E il luogo più normale è quello della preghiera»1. Tutto questo è però controbilan- ciato da esplosioni di lode, gioia, riconoscenza e testimonianza della perenne fedeltà di Dio.

In ogni circostanza, infatti, ciascuno può ritro- vare nel Salterio parole ed espressioni confacenti alle proprie situazioni, giacché nella sua multiforme varietà risponde appieno alle urgenze e ai bisogni di ognuno con tale rispondenza come se fosse stato composto appositamente per lui, e in modo così congeniale che egli stesso non avrebbe potuto far meglio, né avrebbe potuto trovare forme più eloquenti o desiderarne di più adeguate.

Per Israele il Salterio costituisce il fondamenta- le libro della vita.

È bene approfondire, dunque, la conoscenza e la comprensione dei salmi e percorrerli tutti, dal primo all’ultimo, versetto per versetto, senza nulla escludere o eliminare, affinché ciascuno di essi per- vada profondamente, ravvivi, guidi ed esprima la preghiera personale e alimenti efficacemente la vita spirituale. «Compito di ogni respiro umano è la lode di Dio»2. Ogni singolo componimento, perciò, non solo può, ma deve costituire il punto di partenza dell’analisi, per aprirsi ad uno sviluppo armonico di più ampio respiro, all’unità del suo insieme, teso a trasformare la vita. Occorre ravvivare il dono che è in noi3 e «la vita spirituale non può che trarre profitto dal meditare di nuovo ciò che essa già sa»4.

1 C. BUZZETTI- M. Cimosa, Con i salmi in mano. Una guida parti- colare, Città del Vaticano 2004, p. 17.

2 H.W. WOLFF, Antropologia dell’Antico Testamento, Brescia 1975, pp. 84-86.

3 cfr. 2 Tm 1,6.

4 AMBROSIASTER, Questioni sull’Antico e sul Nuovo Testamento, CXX, PL 35,2364.

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Secondo Lutero meditare significa: «Studiare e ripassare sempre, leggere e rileggere con diligente attenzione e riflessione non solo intime ma anche esteriori il discorso orale e le parole nel loro significato letterale, in modo da comprendere ciò che lo Spirito santo con esse intende»5.

Il salmista, in effetti, intende verità ultime e definitive, chiare e immodificabili: il cuore della sua fede, spesso duramente provata, è eternamente e universalmente valido per tutti e in tutti i tempi.

La fede, in verità, comprende se stessa solo credendo. Solo chi crede obbedisce veramente, e solo chi obbedisce crede autenticamente.

Che cosa sia l’obbedienza si apprende dall’obbedi- re e nell’obbedire si conosce la verità6.

A ciascuno è chiesta la semplice obbedienza.

Tutto dipende dalla fede che rende possibile non solo l’efficacia invisibile del sale7 ma anche lo splendore visibile della luce8.

Il Dio dei salmi è certamente pure il nostro, ora più chiaramente conosciuto in Gesù Cristo, ma non essenzialmente differente.

È questo identico, misterioso e misericordioso Dio, a cui l’orante biblico, riconoscente, si affida totalmente come l’unico vero bene, che farà conoscere anche a noi il sentiero della vita beata, comunicandoci la gioia e la delizia della sua pre- senza9. «Pregare è avvertire la Sua presenza»10,

5 M. LUTERO, WA 50; 659,22-25.

6 in ebraico verità, ’emet, indica: essere-restare fermo, essere sta- bile e sicuro, duraturo e solido. Opponendosi, dunque, a quanto è effimero, menzognero, falso e apparente. Nella Bibbia questa verità produce libertà, perché libera dal peccato, dall’orgoglio, dall’inganno, dall’apparenza.

7 cfr. Mt 5,13.

8 cfr. Mt 5,14.

9 cfr. Sal 16,11; At 2,28.

10 A.J. HESCHEL, L’uomo alla ricerca di Dio, Bose 1995, p. 101.

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