Tratto da SaluteInternazionale.info
Una testimonianza dal Nepal
2015- 05- 18 10:05:46 Redaz ione SI
Maurizio Murru
Quest o t erremot o, come t ant i alt ri disast ri “nat urali”, ha f at t o le sue vit t ime in modo selet t ivo, sia a Kat hmandu che nei dist ret t i rurali. A Kat hmandu, la
grande maggioranza di coloro che sono mort i, che hanno perdut o f amiliari, case ed averi, sono poveri. Sono quelli che abit avano in case f ragili perché non pot evano permet t ersi di cost ruirne o di abit arne di migliori. Le Nazioni Unit e hanno chiest o 423 milioni di dollari per le at t ivit à più urgent i; all’11 di maggio, ne sono st at i ricevut i 42,3 milioni, circa il 10% della somma richiest a.
Scorrendo, in ret e, le pagine dei più dif f usi quot idiani It aliani ed Europei,
l’impressione, da Kat hmandu, f ino al 12 di maggio, era che il t erremot o che ha colpit o il Nepal il 25 aprile scorso (magnit udo 7.8) avesse esaurit o il suo
richiamo mediat ico. Non era più f ra le prime not izie nemmeno sui sit i di BBC, Al-Jazeera, CNN e alt re import ant i f ont i di inf ormazione. Poi, la nuova scossa del 12 maggio di magnit udo 7.3, seguit a da alt re 19 scosse nel giro di una manciat a di ore, ha riport at o il Nepal di at t ualit à. Ma siamo cert i che non sarà per molt o e non sarà con part icolare enf asi.
Se sarà così, è ragionevole presumere che gli aiut i che il Nepal riceverà saranno di molt o inf eriori alle necessit à. Il ruolo dei media nel det erminare il livello degli aiut i in casi di calamit à nat urali, inf at t i, è det erminant e, come si vide ai t empi dello t sunami che colpì 14 paesi il 26 dicembre 2004 f acendo 228.000 vit t ime[1].
Le Nazioni Unit e hanno chiest o 423 milioni di dollari per le at t ivit à più urgent i;
all’11 di maggio, sono st at i ricevut i 42,3 milioni, circa il 10% della somma richiest a[2].
Un governo liberamente eletto ma senza credibilità
Il Governo Nepalese st a t ent ando di coordinare le operazioni di soccorso ma senza molt o successo. Non gode della st ima dei donat ori e, più import ant e ancora, non gode nemmeno di quella dei suoi cit t adini. Su uno dei più
import ant i quot idiani indipendent i in lingua inglese, il “Kathmandu Post”, si è scrit t o che “Lo Stato ha ereditato strutture feudali […] ed ha continuato a trattare i suoi abitanti come sudditi e non come cittadini aventi uguali diritti” e “Mentre è opportuno non minare l’autorità dello Stato, ed è necessario accrescerne le
capacità, deve essere chiaro che l’obiettivo non può essere quello di ricostruire o rafforzare uno Stato feudale[3].
Sullo st esso quot idiano, un alt ro comment at ore ha scrit t o che quello che si è vist o f ino ad ora non è st at o “un governo in azione, ma uno governo in reazione”, che ha annunciat o decisioni cat egoriche per sment irle pochi giorni dopo di f ront e ad una valanga di crit iche[4]. La più clamorosa, f orse, è quella,
annunciat a il 6 maggio: st abiliva che t ut t i i f ondi versat i dall’est ero su cont i bancari Nepalesi sarebbero st at i dirot t at i sul cont o del “Disaster Relief Fund”
del Primo Minist ro. La cosa ha lasciat o perplessi governi, organizzazioni
int ernazionali e privat i cit t adini e ha sollevat o crit iche e richiest e di chiariment i.
Dopo un paio di giorni il Minist ro degli Int erni ha chiarit o che la misura avrebbe riguardat o unicament e i cont i apert i negli ult imi sei giorni. Cosa per noi
sorprendent e, non lo ha chiarit o con una dichiarazione uf f iciale. Lo ha chiarit o, f ino ad ora, solo su Facebook. Non osiamo comment are. Come non osiamo comment are la dist ribuzione grat uit a di t ende ai parlament ari, bloccat a dopo che persino alcuni dei parlament ari st essi ne hanno f at t o not are
l’inopport unit à[5]. Si legge anche di parlament ari che hanno
svergognat ament e dirot t at o verso le loro circoscrizioni aiut i dest inat i ad aree con necessit à maggiori e più urgent i. A quest o proposit o, un edit orialist a ha comment at o “Le vittime hanno urgente bisogno di cibo, di un riparo. E di un po’ di decenza da parte dei loro parlamentari”[6].
L’eloquente insuccesso della raccolta di f ondi governativa
Sulla base di quant o scrit t o sopra, non st upisce che, al 13 di maggio, st ando a quant o riport at o sul suo st esso sit o web, il “Prime Minister’s Disaster Relief Fund” abbia ricevut o donazioni per soli 13.836 dollari, la maggior part e dei quali provenient e dal Minist ero del T esoro[7]. Ai prezzi at t uali, ci si possono
comprare un cent inaio di t ende prodot t e in loco. Ma occorre f are in f ret t a, prima che di t ende non se ne t rovino più e prima che i prezzi salgano ancora, spint i dalla domanda crescent e di organizzazioni umanit arie nazionali ed int ernazionali e di privat i cit t adini che int endono aiut are se st essi, i propri congiunt i e i loro parent i nei villaggi più lont ani.
Inf ine, non meraviglia che i maggiori donat ori canalizzino i loro f ondi at t raverso
ONG di loro f iducia piut t ost o che at t raverso il governo. Eppure, si t rat t a di un governo liberament e elet t o e con una conf ort evole maggioranza di due t erzi in parlament o. A quest o punt o si pot rebbero f are varie rif lessioni di carat t ere st orico, polit ico e sociale, ma ce ne manca lo spazio. E anche la voglia.
L’eccezione dell’esercito
A 18 giorni dal primo t erremot o, l’unica ist it uzione dello St at o che ha
guadagnat o la st ima e la riconoscenza di molt i, è st at o l’esercit o[8]. Per cert i aspet t i quest o non st upisce dal moment o che dispone di uomini pront i ad essere mobilizzat i, di una gerarchia e di procedure st abilit e e di mezzi, inclusi elicot t eri, sia pure in quant it à non suf f icient e: cinque di piccole dimensioni ed uno di dimensioni maggiori. Milit ari sono giunt i, a una manciat a di ore dal
t erremot o, anche da India e Cina e il coordinament o, f ra loro e con quelli locali, f ino ad ora, pare essere st at o buono. Al 12 di maggio c’erano nel paese 4.175 milit ari st ranieri, provenient i da 18 paesi. Il loro lavoro è st at o di grande
import anza per molt e delle zone più dif f icilment e raggiungibili. Non mancano, però, le t ensioni e le perplessit à di f ront e ad un t ale dispiegament o di milit ari st ranieri nel paese. Specialment e per quant o riguarda quelli Indiani e Cinesi, i due scomodi gigant i f ra i quali è schiacciat o il Nepal. L’11 maggio, prima della scossa arrivat a il giorno seguent e, il Capo di St at o Maggiore dell’esercit o Nepalese ha chiest o a t ut t e le t ruppe st raniere di t ornarsene a casa
af f ermando che non c’era più bisogno di loro[9].
Le previsioni sono sempre difficili. Specialmente quando riguardano il futuro (Oscar Wilde)
I sismologi, Nepalesi e non, cercano di “indovinare” il f ut uro e f anno quant o possono. Il Geological Survey degli St at i Unit i, indiscussa aut orit à nel set t ore, aveva messo a punt o una simulazione secondo la quale c’era una possibilit à su 200 che un t erremot o di magnit udo superiore a 7 colpisse il Nepal a pochi giorni dal 25 aprile[10]. Non impossibile, dunque, ma nemmeno alt ament e probabile. Ad ogni modo, è successo. Nuovi crolli e nuove vit t ime. Si parla di almeno 91 mort i e più di 2.400 f erit i dovut i alla scossa del 12 maggio[11]. Un bilancio dest inat o a crescere quando arriveranno più accurat e inf ormazioni dai dist ret t i più colpit i, che si t rovano a circa 80 Km a nord-est della capit ale.
Una storia vecchia e ripetitiva: l’impossibile coordinamento degli aiuti All’11di maggio, circa 330 agenzie umanit arie, nazionali e st raniere, erano at t ive nel paese ed impegnat e in circa 2.200 iniziat ive di assist enza[2]. A quest e vanno aggiunt e le iniziat ive di privat i cit t adini, nazionali e st ranieri, impossibili da censire. E da gest ire. Coordinare un simile universo di
f ramment arie e f ramment at e iniziat ive sarebbe pressoché impossibile anche per un governo più f ort e, compet ent e ed ef f icient e di quello Nepalese.
Aggiungiamo che considerare e def inire il governo locale “corrot t o ed
inef f icient e” consent e a molt e organizzazioni per agire in t ot ale indipendenza, senza consult are nemmeno quelle st rut t ure governat ive perif eriche che,
invece, pot rebbero essere ut ili per rendere gli aiut i più equi, logici ed ef f icaci.
Molt i villaggi f acilment e accessibili hanno ricevut o diverse t ornat e di “aiut i”
ment re alt ri, più dif f icili da raggiungere, non hanno ricevut o nient e[12].
Altra vecchia storia: aiuti inadeguati rispetto alle reali necessità
Da not are che, in non pochi casi, “difficili da raggiungere” signif ica “raggiungibili dopo due o più giorni di cammino” dal punt o in cui si può arrivare in aut o o in camion. Da qui in poi, però, gli abit ant i di villaggi lont ani, se debit ament e inf ormat i, sono pront i a t rasport are a piedi ciò di cui hanno bisogno.
Bast erebbe af f idarsi, come alcuni f anno, alle aut orit à dist ret t uali e alle loro ret i di comunicazione.
Olt re alla non equa dist ribuzione degli aiut i, occorre anche segnalare la loro f requent e inadeguat ezza. Molt e iniziat ive, t ant o generose quant o
disinf ormat e e approssimat ive, sia di ONG che della cosiddet t a “societ à civile”, dist ribuiscono mat eriali senza avere prima cercat o di capire che cosa ef f et t ivament e serva. Così, in molt i, dist ribuiscono cibo. Ma il cibo,
at t ualment e, e per la maggior part e dei t erremot at i, anche in aree lont ane, non è un problema. Il problema più sent it o è quello di avere un riparo e
mat eriali per prepararlo in vist a delle piogge monsoniche in arrivo. T ende, lamiere ondulat e da usare per i t et t i e t arpaulins (t eloni incerat i) cost it uiscono le necessit à più urgent i.
Le buone notizie non f anno notizia. Ma ci sono. E sono importanti Ovviament e, non t ut t i gli aiut i sono inadeguat i e non t ut t e le organizzazioni agiscono in modo sconsiderat o. Abbiamo personalment e vist o ONG (anche It aliane) lavorare in modo corret t o e prof essionale, cercare di capire e
rif let t ere prima di agire, coordinarsi con le aut orit à locali.
Inolt re, esist ono iniziat ive pot enzialment e ut ilissime messe in piedi da volont ari dot at i non solo di buone int enzioni ma anche di un alt o grado di prof essionalit à specif ica che possono aiut are ad evit are, per quant o possibile, sprechi e duplicazioni sciocche olt re che inique. Part icolarment e degna di not a è quella messa in piedi da Kat hmandu Living Labs (KLL), una organizzazione che, come è scrit t o nel suo sit o (kat hmandulivinglabs.org), t ent a di connet t ere t ecnologie avanzat e con i più gravi problemi che la gent e comune af f ront a. Il t erremot o del 25 aprile ha reso inagibile la loro sede. Si sono t rasf erit i in un not o bar rist orant e e hanno iniziat o a produrre mappe e rapport i in grado di inf ormare sui luoghi più colpit i e le loro necessit à più
urgent i. Visit ando il sit o quakemaps.org è possibile “scoprire” chi lavora dove e anche dove nessuno o ben pochi lavorano, dove l’assist enza è scarsa o
assent e. L’esercit o Nepalese e quello Canadese consult ano regolarment e quest o sit o, così come l’agenzia di aiut i St at unit ense USAID ed alt re
organizzazioni. Per chi non abbia accesso alla ret e, mappe, rapport i ed alt ri ut ili document i vengono prodot t i e st ampat i in PDF. Un esempio prat ico: gli abit ant i di Dahal Gaun, nel Dist ret t o di Okhaldunga non possono cert o connet t ersi alla ret e e ut ilizzare il sit o di cui parliamo. Ma chi f osse
int enzionat o a soccorrere chi più ne ha bisogno, sul sit o pot rebbe scoprire che
qui, secondo un t elegraf ico rapport o, è st at o durament e colpit o dal t erremot o del 12 aprile ed ha urgent e bisogno di t eloni cerat i e lamiere ondulat e. Per maggiore sicurezza, i rapport i ricevut i ed elencat i sono suddivisi in verif icat i e non verif icat i. Il rapport o cit at o è “verif icat o”.
La dif f icile e tragica conta delle vittime e dei danni
L’epicent ro del t erremot o del 25 aprile che, a t ut t ’oggi, ha f at t o più vit t ime e danni, era a circa 80 Km ad ovest di Kat hmandu. Dei 75 dist ret t i del paese, 14 sono st at i più durament e colpit i. Delle più di 8.000 vit t ime f ino ad ora accert at e (bilancio è dest inat o a crescere), poco meno di 1.300 si sono verif icat e nella capit ale (circa lo 0,06 della popolazione t ot ale), più di 3.000 nel dist ret t o di Sindhupalchowk (più dell’1% della popolazione), a circa t re ore di aut o dalla capit ale e circa 1.000 in quello di Nuwakot (0,35%), circa 700 in quello di Dhading (0,2%) [La percent uale delle vit t ime sulla popolazione t ot ale dei
dist ret t i cit at i, è st at a calcolat a ut ilizzando, per le vit t ime, dat i provenient i da varie f ont i e per la popolazione t ot ale dat i derivat i dal censiment o del 2011].
I f erit i causat i dal primo t erremot o sarebbero poco meno di 18.000, circa 400 quelli con lesioni spinali e almeno 10.000 quelli che riport eranno invalidit à permanent i[13].
Circa 289.000 case sono st at e complet ament e dist rut t e e alt ret t ant e
gravement e danneggiat e. Si st ima che circa 27 milioni di met ri cubi di det rit i debbano essere rimossi ed eliminat i o riut ilizzat i[2].
Il Nepal ha una ret e di più di 4.000 unit à sanit arie governat ive di vari livelli di cui 95 ospedali (65 dist ret t uali)[14]. Più di 500 sono st at e severament e
danneggiat e e 260 complet ament e dist rut t e, specialment e nei dist ret t i più colpit i dal primo sisma[15] (mancano dat i disaggregat i per livelli di cura). Il t erremot o del 12 maggio ha danneggiat o severament e anche il repart o emergenze del Bir Hospit al, il più grande del paese, sit uat o a Kat hmandu. Il repart o è st at o chiuso e i 14 pazient i che vi erano ricoverat i sono st at i t rasf erit i[16].
A causa della conf ormazione del paese, della seconda scossa del 12 maggio e delle dif f icolt à a raggiungere molt e delle aree più colpit e, occorreranno ancora set t imane prima che si possa avere una st ima ragionevolment e accurat a sia delle vit t ime che dei danni.
All’11 di maggio, 41.890 persone vivono ancora in 140 campi la met à dei quali è sovraf f ollat a e senza lat rine2. Quest e st ime non includono i numerosi piccoli accampament i che si vedono in giro per la cit t à ovunque ci siano spazi
disponibili: nei piccoli giardini, nei cort ilet t i degli ubiquit ari piccoli t empli, nei cort ili suf f icient ement e spaziosi da accogliere anche una sola t enda, o,
f requent ement e, un t elo t eso f ra quat t ro pali. Il pericolo di epidemie a seguit o di t erremot i è più un mit o che una realt à[17] ma occorrerà adot t are
urgent ement e misure igieniche adeguat e in campi che, per f orza di cose, rest eranno in uso ancora per molt o t empo. Uno dei più grandi, quello di
T undikhel, a Kat hmandu, st ava svuot andosi (vi erano rimast e circa 1.400 persone) ma dopo il t erremot o del 12 maggio si è riempit o di nuovo e i suoi ospit i sono ora più di 13.000[18].
Nei dist ret t i più colpit i dai due t erremot i, molt e st rade sono st at e rese inagibili da f rane, molt i villaggi isolat i sono raggiungibili solament e in elicot t ero e molt i pare non siano ancora st at i raggiunt i. In aggiunt a, non sono poche le aree in cui, a causa della nat ura mont agnosa del t erreno, nemmeno gli elicot t eri
possono at t errare. Il 12 maggio uno dei quat t ro elicot t eri inviat i dagli St at i Unit i (olt re a cinque aerei), con sei marines e due milit ari Nepalesi a bordo, è st at o dat o per disperso ment re port ava aiut i al Dist ret t o di Dolakha e, al 14 maggio, non è st at o rit rovat o[19].
Poteva accadere di peggio. Ed è molto probabile che accada…
Nonost ant e t ut t o, i sismologi af f ermano che quello del 25 aprile non è st at o il
“grande t erremot o” che, in Nepal, si aspet t a da anni. Quello, pare, deve
ancora arrivare. E arriverà senza dubbio: “potrebbe essere domani o fra 50 anni”, riport a il set t imanale “Nepali T imes”[20] e sot t olinea l’import anza di prepararsi, dal moment o che, la prossima volt a, “potremmo non essere così fortunati”. Non è cert o di “fortuna” che si può parlare nelle circost anze at t uali, ma rest a il f at t o che il t erremot o ha colpit o di sabat o, f est ivo in Nepal, e a mezzogiorno (11.58 per la precisione). Quest o signif ica che scuole, uf f ici e molt i negozi erano chiusi e molt e persone non si t rovavano in casa. In un giorno f eriale sarebbe sicurament e st at o peggio.
E adesso, dopo il secondo t erremot o, def init o sorprendent e da sismologi Nepalesi[21], gli espert i af f ermano che una considerevole massa di energia è dest inat a a sprigionarsi di nuovo, molt o probabilment e, a sud di Kat hmandu (ricordiamo che il t erremot o del 25 aprile aveva il suo epicent ro 80 Km ad ovest della capit ale e quello del 12 maggio 75 Km ad est ). Quest a previsione, la cui unica incognit a riguarda i t empi, è basat a su immagini sat ellit ari, dat i geologici e modelli predit t ivi. Preoccupa t ut t i, dalle aut orit à ai comuni cit t adini.
La speranza è che ci sia t empo suf f icient e per port are a t ermine la inevit abilment e lunga ricost ruzione.
Ricostruire meglio? Forse…
E dovrà essere una ricost ruzione f at t a seguendo crit eri ant isismici, secondo regole precise, chiare e f at t e osservare. Un gruppo di sismologi ed ingegneri Neo Zelandesi aiut erà gli ingegneri Nepalesi a met t ere a punt o un adeguat o
“codice per le cost ruzioni”. Per la verit à, un “codice per le cost ruzioni”, in Nepal, già esist e. Da anni. Il problema st a nel f at t o che sono pochi i cost rut t ori che lo hanno rispet t at o e nessuno pare avere avut o la f orza o la volont à di f arlo rispet t are (come in Italia). A Kat hmandu ci sono 11 complessi abit at ivi a set t e o più piani. Nessuno di essi è crollat o int erament e, ma solament e quat t ro sono st at i giudicat i sicuri e sono at t ualment e occupat i. Gli alt ri dovranno essere riparat i, rinf orzat i o demolit i.
Un popolo di migranti
La ricost ruzione richiederà anni. E sarà resa più lunga e dif f icolt osa anche dal f at t o che circa t re milioni di Nepalesi, nel pieno della loro vit a lavorat iva, con le loro energie e le loro abilit à, proprio nel set t ore delle cost ruzioni, sono emigrat i per sf uggire ad una povert à senza apparent i vie di uscit a. Molt i sono emigrat i nei paesi del golf o e molt i in India. Di quest i ult imi non sono disponibili cif re accurat e ma si st ima che siano almeno 1.500.000[22]. Per i primi si parla di più di due milioni. Le loro rimesse cost it uiscono circa il 25% del Prodot t o Int erno Lordo Nepalese (pari a circa 20 miliardi di dollari) e circa il doppio delle ent rat e dovut e alle esport azioni[23].
Poche, inevitabili rif lessioni
Concesso spazio alla cronaca e a svariat e st at ist iche, f orse int eressant i ma sicurament e inaccurat e, sof f ermiamoci su poche rif lessioni. Forse scont at e ma sicurament e accurat e.
Quest o t erremot o, come t ant i alt ri disast ri “nat urali” prima di esso e,
sicurament e, t ant i alt ri dopo, ha f at t o le sue vit t ime in modo selet t ivo, sia a Kat hmandu che nei dist ret t i rurali.
A Kat hmandu, la grande maggioranza di coloro che sono mort i, che hanno perdut o f amigliari, case ed averi, sono poveri. Sono quelli che abit avano in case f ragili perché non pot evano permet t ersi di cost ruirne o di abit arne di migliori. Sono quelli che, sopravvissut i al t erremot o del 25 aprile, erano rient rat i, f iduciosi per f orza di cose, in case pericolant i e pericolose. Non avevano scelt a. O, meglio, la scelt a era f ra rient rare in case t raballant i o
cont inuare a dormire in campi poco organizzat i, in condizioni igieniche precarie, con le avvisaglie delle piogge monsoniche già f requent i e violent e.
Nei dist ret t i rurali la quasi t ot alit à della popolazione è povera. Anche se è vero che pure f ra i poveri esist ono le disuguaglianze. Anche f ra i poveri ci sono i più e i meno poveri.
Si sent e di f amiglie che hanno piant o quasi con la st essa disperazione la mort e di un f iglio e quella del loro unico buf alo. Prima di azzardare conclusioni sbagliat e, occorre t enere present e che quell’unico buf alo avrebbe permesso di sopravvivere e di nut rire i f igli rimast i. La sua mort e signif ica un barat ro di povert à più prof onda, senza speranza e senza rimedio.
Si legge di uomini che hanno cont rat t o debit i per cost ruire una casa e sono emigrat i, lasciando moglie e f igli, per pot er ripagare i debit i. Molt i di loro hanno perso la casa, ma non l’obbligo di ripagarla. Se int endono rient rare, per
rivedere e conf ort are i sopravvissut i e per i rit i f unebri, devono cont rarre prest it i per il bigliet t o aereo (pochi credono alla promessa governat iva di
pagare il bigliet t o a chi int enda rient rare) e devono met t ere in cont o la perdit a di mesi di salario e, f orse, dello st esso lavoro f at icosament e ot t enut o.
Gli Scilla e Cariddi dei poveri sono implacabili e spiet at i.
La maggior part e delle vit t ime dei t erremot i non è st at a uccisa dei t erremot i st essi, ma dalla povert à eredit at a da secoli di marginalizzazione.
E qui, per ora, pensiamo di poter chiudere queste note. Scritte al quinto piano di uno dei quattro complessi di Kathmandu giudicati “safe for occupation”.
Scrivere, raccogliere fondi e, grazie a contatti nepalesi, organizzare qualche spedizione di generi di prima necessità in zone fino ad ora trascurate, è il frutto di una serie di privilegi. Anch’essi ereditati. Ed è esso stesso un privilegio. Anche quando riconosciamo i nostri privilegi non siamo certo disposti a rinunciarvi.
Almeno, la maggior parte di noi, compreso chi scrive, non lo è. Ma è inevitabile provare un senso di profondo imbarazzo. È inevitabile. E, in fondo, costa poco.
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