• Non ci sono risultati.

Per una storia comparata delle diocesi pugliesi Trani - Barletta - Bisceglie - Nazareth

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Per una storia comparata delle diocesi pugliesi Trani - Barletta - Bisceglie - Nazareth"

Copied!
36
0
0

Testo completo

(1)

Antonella Dargenio

Per una storia comparata delle diocesi pugliesi Trani - Barletta - Bisceglie - Nazareth

Una delle prospettive di ricerca emerse durante i lavori del seminario di stu- dio per una “Storia delle diocesi pugliesi” – svoltosi a Molfetta, presso l’Istituto Teologico Pugliese, nei mesi di gennaio-marzo 2007 – ha indicato la storia com- parata delle diocesi pugliesi come un settore da coltivare con maggiore inten- sità1. L’esigenza di questo particolare sviluppo storiografico sulle Chiese presen- ti in Puglia riguarda le diocesi pienamente unificate, nel 1986, per volontà di Giovanni Paolo II, in seguito alla revisione degli accordi concordatari con la Repubblica Italiana. Per buona parte delle diocesi si è trattato soltanto di una rati- fica di carattere giuridico, mentre per altre la piena unificazione ha dato vita a nuove realtà ecclesiali2. Entrambi i casi, comunque, suggeriscono l’approfondimento delle

*ANTONELLADARGENIO, Professore incaricato di Storia della Chiesa nell’ISSR di Bari.

1Un panorama generale della storia delle diocesi pugliesi, dall’antichità all’età contempora- nea, viene delineato nei saggi di Giorgio Otranto, Pasquale Corsi e Salvatore Palese compresi nel volume Cronotassi iconografia ed araldica delle episcopato pugliese, Bari 1984, p. 17-74; nonché dal contributo di Palese apparso recentemente sul volume Le diocesi d’Italia, a cura di L. MEZZADRI

– M. TAGLIAFERRI– E. GUERRIERO, I: Le regioni ecclesiastiche, Cinisello Balsamo 2007, p. 209-223.

2La recente configurazione delle diocesi italiane è stata approfondita da G. FELICIANI, Il rior- dinamento delle diocesi in Italia da Pio XI a Giovanni Paolo II, «Storia della Chiesa in Europa tra ordinamento politico-amministrativo e strutture ecclesiastiche», a cura di L. VACCARO, Brescia 2005, p. 283-300.

(2)

vicende di ciascuna delle diocesi unificate, poste a confronto, perché attualmente costituiscono il nuovo patrimonio storico ereditato dalla comunità ecclesiale loca- le.

L’arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie-Nazareth rientra fra quelle Chiese particolari per le quali la piena unificazione del 1986 ha sancito giuridicamente una realtà pregressa. Nel corso dei secoli, la storia delle originarie comunità ecclesia- li, alquanto variegata, ha conosciuto più forme di unificazione: l’accorpamento delle sedi soppresse, l’unione aeque principaliter con una sede di recente erezio- ne e l’amministrazione perpetua di un’altra più antica. A differenza delle prece- denti, la piena unificazione del 1986 non ha semplicemente mantenuto l’unione delle sedi nella persona del vescovo, né ha proceduto alla mera estensione della giurisdizione territoriale della sede arcivescovile, ma, nello spirito del Vaticano II, si è preoccupata di favorire la comunione fra le comunità ecclesiali e la miglio- re integrazione delle strutture diocesane. Tuttavia la piena unificazione non può essere considerata soltanto un punto di partenza della vita ecclesiale locale. Al con- trario, essa merita di essere valutata come una meta raggiunta dal comune incedere delle comunità ecclesiali. La presenza di un unico presule, l’attività di un solo semi- nario, l’accrescimento della mobilità del clero, insieme alla configurazione inter- diocesana degli uffici di Curia, hanno contribuito, nel corso degli anni, a far matu- rare fra ecclesiastici e laici un vincolo di comunione sempre più incline e orien- tato verso la piena unificazione.

Dalle origini al tardo Medioevo

Accantonata la tradizione, a lungo sostenuta dalla storiografia locale, dell’o- rigine petrina della prima comunità cristiana di Trani, e tralasciate le narrazioni riguardanti i presunti protovescovi s. Redento e s. Magno, ritenute anch’esse scar- samente attendibili, oggi si è propensi a far risalire le origini della comunità cri- stiana locale al VI secolo3. È probabile che l’antica Turenum sia stata originaria-

3Per la storia dell’arcidiocesi, per la cronotassi episcopale e per la bibliografia si vedano le opere generali: Atlante degli Ordini, delle Congregazioni religiose e degli Istituti secolari in Puglia, a cura di A. CIAULA– F. SPORTELLI, Modugno 1999, p. 551-559; G. CAPPELLETTI, Le chiese d’Italia dalla loro origine ai nostri giorni, vol. XXI, Venezia 1870, p. 47; Cronotassi, p. 112, 294-300;

«Dictionnaire d’histoire et de gèographie ecclésiastiques» (DHGE), vol. II, col. 130-137;

«Enciclopedia Cattolica» (EC), vol. II, col. 858-862; XII, col. 421-424; B. GAMS, Series episco-

(3)

mente un vicus facente parte della circoscrizione diocesana canosina. Da questa si sarebbe emancipata nel V o VI secolo, essendo diventata una civitas4. Tuttavia è dal VI secolo che si dispone di notizie più attendibili. Il primo vescovo di cui si è certi, Eutichio, è attestato infatti tra il 501 ed il 504, ed è comprovata la sua par- tecipazione ai concili romani indetti da papa Simmaco, mentre incerta appare la sua presenza alla consacrazione del santuario dedicato all’arcangelo Michele sul Monte Gargano.

Nella cronotassi episcopale ad Eutichio seguono Leopardo (ante 834), Oderisio (834) e Pietro, il cui episcopato è da collocare tra il IX ed il X secolo.

Dal secolo IX Trani guadagnò un’importanza sempre maggiore e la noto-

porum ecclesiae catholicae a S. Petro apostolo, Ratisbonae 1873 (rist. Graz. 1957), p. 933; I, p.

38; II, p. 22; Guida agli Archivi capitolari d’Italia (GACI), a cura di S. PALESE– E. BOAGA– F. DE

LUCA– L. INGROSSO, 3 vol., Città del Vaticano 2000-2003: I, p. 305-307; II, p. 33-36; Guida degli Archivi diocesani d’Italia (GADI), a cura di V. MONACHINO– E. BOAGA– L. OSBAT– S. PALESE, 3 vol., Città del Vaticano 1990-1998: I, p. 67-71, 289-291; Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi (HC), a cura di C. EUBELet alii, 9 vol., Monasterii-Patavii 1913-2002: I, p. 491-492; II, p.

254; III, p. 316-317; IV, p. 341; V, p. 385; VI, p. 412; VII, p. 374; VIII, p. 561; IX, p. 373-374; N.

KAMP, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, I: Prosopographische Grundlegung:

Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266, 2: Apulien und Kalabrien, München 1975, p.

544-561; P.F. KEHR, Regesta Pontificum Romanorum: Italia Pontificia, vol. IX, Berolini 1962, p.

288-301; (1977) I, p. 309, 314, 315, 319, 320, 324; III, p. 447; V, p. 586; F. LANZONI, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), Faenza 1927, p. 158, 162, 166, 291, 293, 300-301, 304, 655; F. UGHELLI, Italia sacra, sive de episcopis Italiane, 10 vol., Venezia 1717 (17222), vol. VII, p. 885-917; D. VENDOLA, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Apulia, Lucania e Calabria, Città del Vaticano 1939, p. 45-55. Fra gli studi specialistici si segnalano: A.

PRATESI, Alcune diocesi di Puglia nell’età di Roberto il Guiscardo: Trani, Bari e Canosa tra Greci e Normanni, «Roberto il Guiscardo e il suo tempo», Roma 1975, p. 227-242; F. SPACCUCCI– G.

CURCI, Storia dell’arcidiocesi di Trani, Napoli 1991; G. OTRANTO, Italia meridionale e Puglia paleo- cristiane. Saggi storici, Bari 1991, p. 248-251; P. DIBIASE, La chiesa di Trani e i suoi pastori.

Cronotassi episcopale, «Bollettino interdiocesano per gli atti ufficiali e le attività pastorali delle Chiese Locali unite di Trani Nazareth - Barletta e Bisceglie» (BI), LXII (1983), n. 1-4, p. 83-109;

ID., Iniziativa vescovile e resistenze capitolari nell’organizzazione parrocchiale di Terra di Bari nel Decennio Francese, «Archivio Storico Pugliese» (ASP), XLII (1989), p. 489-523; Vescovi, disci- plinamento religioso e controllo sociale. L’arcidiocesi di Trani fra medioevo ed età moderna. Atti del convegno di Studi. Trinitapoli, Auditorium dell’Assunta, 20-21 ottobre 2000, a cura di P. DIBIASE, Bari 2001; R. RUSSO, Le cento chiese di Barletta. Fra mito e storia, dalle origini alle Crociate (I), Barletta 1997; ID., Le cento chiese di Barletta. Dagli Ordini mendicanti al XX secolo (II), Barletta 1998; G. DIMOLFETTA, Lettere pastorali degli arcivescovi di Trani, Barletta, Bisceglie e Nazareth,

«Odegitria», V (1998), p. 255-281; A. DARGENIO, Chiesa e società nelle lettere pastorali degli arcivescovi di Trani, Barletta, Bisceglie e Nazareth nella prima metà del XX secolo, Bari 2007, p.

33-50.

4OTRANTO, Italia meridionale, p. 69.

(4)

rietà della sede si accrebbe in virtù delle relazioni strette con l’impero bizantino.

In quest’epoca risultano accertati i presuli Giovanni (952-980), Rodostamo (983) e Crisostomo (997-1002). Rodostamo fu appellato archiepiscopus, ma è ancora da acclarare se il titolo attribuitogli fosse meramente onorifico, oppure intendes- se realmente indicare una funzione metropolitica. Anche Crisostomo compare con il medesimo titolo, ma in questo caso le fonti si rivelano incongruenti circa le sedi assegnategli, poiché in un documento risalente al 999 egli risulta arcive- scovo di Bari e di Trani ed in un altro del 1002 figura come arcivescovo di Trani e di Ruvo5. Ciò nonostante l’elevazione di Trani al rango di sede metropolitana pare che sia avvenuta ben più tardi.

La successione episcopale prosegue con Giovanni, il quale – anch’egli con il titolo di arcivescovo – guidò la Chiesa tranese dal 1053 al 1059, consolidando i rapporti con l’impero d’Oriente. Egli fu destinatario di una lettera inviatagli dall’arcivescovo Leone di Ochrida di Bulgaria (1053), nella quale si denunciava- no alcuni usi della Chiesa latina. Entrato in contrasto con la Sede Apostolica, fu deposto da Niccolò II nel concilio di Melfi (1059), ma forse conservò la sede di Trani fino alla morte.

Probabilmente il primo arcivescovo al quale venne concesso l’uso del pallio fu Bisanzio I (1063-1099). Durante il suo episcopato, nel periodo in cui declina- va il dominio bizantino e si preparava l’ascesa di quello normanno, la diocesi assun- se una notevole estensione. La provincia ecclesiastica giunse a comprendere le dio- cesi di Andria e Bisceglie, insieme alle città di Barletta e Corato. Da considerare incerta l’appartenenza di altre sedi e probabilmente soltanto a seguito della venu- ta di Urbano II in Puglia – giunto a Bari il 30 settembre 1089, recatosi a Trani il 3 ottobre e tornato ancora a Bari due giorni dopo – furono definiti meglio i confi- ni controversi afferenti alla giurisdizione dei presuli Bisanzio di Trani ed Elia di Bari6.

Anche a proposito di Bisceglie7è stata tralasciata la tradizione locale secon-

5DIBIASE, La Chiesa di Trani, p. 88-89.

6R. IORIO, «Ecclesia» e «civitas» barlettane nei documenti medievali, ASP, LVIII (2005), p.

168, 178-179.

7Sulla storia della diocesi, la serie dei vescovi e la relativa bibliografia si vedano: CAPPELLETTI, XXI, p. 70; Cronotassi, p. 114-120; DHGE VIII, col. 1546-1549; GAMS, p. 883; HC I, p. 527; II, p.

334; IV, p. 368-369; V, p. 415; VI, p. 442; VII, p. 396; VIII, p. 561; KAMP, p. 565-568; KEHR, p.

310-313, (1977) I, p. 319, 320; LANZONI, p. 182, 301-304; UGHELLI, p. 935-952; VENDOLA, p. 59- 60; F. BRUNI, Notizie su Bisceglie cristiana dalle origini alla metà dell’Ottocento, Molfetta 1960;

(5)

do cui s. Pietro avrebbe evangelizzato la città, mentre l’epoca della fondazione della diocesi è stata posticipata dal secolo VIII al IX, pur riconoscendo come primo vescovo Giovanni, attestato nel 1071. Bisceglie, città-diocesi, fu a lungo suffra- ganea di Trani, e spesso la sua storia si intersecò con quella della sede metropoli- tana.

I culti patronali e le comunità religiose

Per la storia della Chiesa tranese la presenza dell’arcivescovo Bisanzio I fu importante anche in rapporto alla canonizzazione del giovane pellegrino greco Nicola, voluta quasi certamente per contendere a Bari la notorietà acquisita dalla sua chiesa – e di riflesso dalla stessa città – in seguito alla traslazione delle spo- glie di Nicola vescovo di Myra8. La canonizzazione di Nicola il pellegrino dette anche a Trani un santo patrono, il cui culto rese rinomata la Chiesa tranese, aumen- tando ulteriormente l’importanza della città, già nota per il suo sviluppo econo- mico. Si trattava, peraltro, di un santo di origini lontane; questi, infatti, nacque in Grecia, a Stiro, tra il 1075 ed il 1076. I suoi genitori erano di umili origini e, venuto a mancare prematuramente suo padre, egli, dall’età di otto anni, dovette aiutare la propria famiglia conducendo il gregge al pascolo. Gradualmente inco- minciò a riflettere sul suo rapporto con Dio, assunse una spiritualità del tipo dei

“pazzi per Cristo” greci e russi, e maturò l’idea di un pellegrinaggio a Roma.

L’itinerario intrapreso lo condusse a Trani, città in cui – secondo l’agiografo Adelferio – egli giunse il 20 maggio 1094. Le strade della cittadina tranese risuo- narono del suo Kyrie eleison, ma già il 23 maggio Nicola si ammalò e la sua infer- mità lo costrinse a letto. Il 2 giugno egli morì9.

Deceduto in concetto di santità, fu Bisanzio I a perorarne la causa dinanzi a Urbano II, il quale lo autorizzò ad inserirlo nel catalogo dei santi (1099). Nicola fu eletto patrono della città, affiancandosi al patronato più antico di s. Leucio. La

G. DIMOLFETTA, Per la storia della parrocchia in Terra di Bari: il riordinamento di Bisceglie,

«Rivista di Scienze Religiose», I (1987), p. 131-159; ID., I concilî provinciali di Trani e Salpi dal 1565 al 1589, «Vescovi, disciplinamento», p. 23-121; M. SPEDICATO, Vescovi e riforma cattolica nelle diocesi di Trani e Bisceglie in età post-tridentina, ibidem, p. 123-140.

8IORIO, «Ecclesia», p. 178.

9G. CIOFFARI, S. Nicola Pellegrino patrono di Trani. Vita, critica storica e messaggio spiri- tuale. In occasione del IX centenario della morte (1094-1994), Bari 1994, p. 36-65, 81.

(6)

prima testimonianza, sebbene indiretta, del suo patronato risale al gennaio del 1180 e proviene da un sigillo plumbeo che, apposto dall’arcivescovo Bertrando su una pergamena, raffigura s. Leucio insieme a s. Nicola il pellegrino. Circa quest’ulti- mo santo va rilevata la solidità delle testimonianze storiche a suo riguardo: su di lui hanno scritto l’Anonimo di Bartolomeo, Adelferio di Trani e Amando di Bisceglie, suoi contemporanei.

All’arcivescovo Bisanzio I è da ricondurre altresì l’edificazione della cripta destinata a custodire le spoglie di Nicola. Questa fu eretta nel VII secolo al di sopra dell’ipogeo di San Leucio, e su di essa nella seconda metà del XII secolo, si diede inizio alla costruzione dell’imponente cattedrale romanico-pugliese. Il grandioso tempio divenne il polo centrale della vita dell’intera diocesi e nel 1162 il Capitolo risultava pienamente attivo e detentore della cura animarum.

È questa l’epoca in cui, a breve distanza da Trani, avveniva una scoperta impor- tante, sebbene connotata da una veste leggendaria. Era il 1167 quando nelle cam- pagne di Bisceglie furono ritrovate le reliquie di tre santi martirizzati nel 117 duran- te la persecuzione di Traiano. Si trattava di Mauro vescovo, Sergio e Pantaleone, eletti patroni della città per iniziativa del vescovo Amando (1153-1182). All’inventio delle reliquie seguì l’istituzione della nuova dignità del priore dei Santi Martiri.

L’identità diocesana della comunità biscegliese si consolidò con l’edificazione della cattedrale dal 107310, il cui Capitolo fu composto da 18 membri, fra i quali 4 dignità:

l’arcidiacono, l’arciprete e due primiceri. Le reliquie dei tre martiri conferirono notorietà alla città – diventata anch’essa meta dei pellegrini – e diedero slancio alla pietà dei fedeli. Altri luoghi importanti per la vita religiosa cittadina erano Sant’Adoeno (sec. XI), Santa Margherita (1197), San Matteo (sec. XII) e San Nicola (sec. XII).

Poli ugualmente rilevanti della vita religiosa nell’arcidiocesi tranese furono i monasteri, i quali ebbero una diffusione piuttosto ampia anche in virtù della forte vocazione del territorio all’accoglienza dei pellegrini. Questi, a cominciare dal secolo XI, affluirono sempre più numerosi in Puglia, regione di frontiera con l’Oriente, al fine di raggiungere i porti utili per potersi imbarcare e recarsi nei luoghi santi d’oltremare. Una testimonianza in tal senso proviene da Sevulfo, un pellegrino – probabilmente anglosassone – che tra il 1102 ed il 1103 si recò in Terra Santa. Nella cronaca del suo pellegrinaggio, riguardo ai porti pugliesi, egli men-

10La Cattedrale di Bisceglie riaperta. Invito dell’arcivescovo, BI, LI (1972), n. 6-9, p. 68-69.

(7)

zionò esplicitamente Barletta e Trani11. Anche l’abate islandese Nicola Saemundarson, che intraprese il viaggio in Terra Santa verso il 1151, e da lì ritornò nel 1154, notò le città pugliesi affacciate sul litorale adriatico. Nel suo Iter ad loca sancta egli citò Barletta, Trani e Bisceglie, oltre a Siponto, Molfetta, Giovinazzo, Bari, Monopoli e Brindisi12. Inoltre, il porto di Barletta fu ricordato nell’Itinerarium peregrinorum (1187-1192) del canonico Riccardo di Londra, il quale partecipò alla terza crociata tra le file dell’esercito guidato dal re Riccardo Cuor di leone. L’ecclesiastico londinese nella sua cronaca riferiva che dal porto barlettano s’imbarcò una parte dell’esercito del re13.

I monasteri, dunque, furono in numero cospicuo. A Trani fra XI e XII seco- lo, oltre a quello bizantino maschile di Santa Maria di Coalassa (ante 1028), sor- sero molti altri cenobi: S.ma Trinità di Banzi (bened. masch., ante 1075, forse femm.

nel 1131); San Martino (bened. masch., 1075); San Giovanni Evangelista (bened.

masch., ante 1082); San Benedetto (bened. masch., 1082); Santa Maria o Santo Stefano di Colonna (bened. masch., 1099); San Vincenzo (bened. masch., inizi sec.

XII); San Michele (forse bened., 1144); Santi Sergio e Bacco (bened. masch., 1158);

S.ma Trinità (o Santa Maria) di Cava (bened. masch., 1175); S.ma Trinità Puellarum (bened. femm. ?, 1131)14.

Una particolare menzione merita il monastero di Santa Maria di Colonna, ubi- cato sull’omonima penisola situata all’estremità orientale della città ed edificato verso la fine dell’XI secolo. Vi è annessa una chiesa eretta secondo i canoni dello stile romanico-pugliese, la quale custodisce un pregevole crocifisso ligneo del XV secolo, che, secondo la tradizione, venne profanato dai Turchi durante un assal- to al convento, forse compiuto nel 1480. L’oltraggio fu occasione di un miracolo, poiché, colpito il naso del Cristo con un fendente, improvvisamente fuoriuscì sangue.

Altri monasteri erano presenti nel territorio di Barletta: San Giacomo (bened.

11S. DE SANDOLI, Itinera hierosolymitana crucesignatorum (saec. XII-XIII), vol. II: Tempore Regum Francorum (1100-1187), Jerusalem 1980, p. 7.

12Ibidem, p. 217.

13Ibidem, vol. III: Tempore recuperationis Terrae Sanctae (1187-1244), Jerusalem 1983, p. 131.

14Notizie e bibliografia sugli insediamenti monastici tranesi si ricavano da Monasticon Italiane (MI), vol. III: Puglia e Basilicata, a cura di G. LUNARDI– H. HOUBEN– G. SPINELLI, Cesena 1986, n. 320-335; P. DIBIASE, La soppressione dei monasteri di Terra di Bari, ASP, XLIV (1991), p.

135-161; ID., Fra istituzioni e soppressioni: la presenza degli Ordini religiosi nella diocesi di Trani dall’XI al XIX secolo, ibidem, LI (1998), p. 41-81.

(8)

masch., sec. XII), dipendenza dell’abbazia della S.ma Trinità di Monte Sacro sorta sul Gargano; San Tommaso (bened. ? femm., ante 1195); San Giovanni (bened.

masch., 1224); Santa Maria dello Sterpeto (cisterc. masch., ante 1258); Sant’Andrea (bened., femm., ante 1267); Santi Simone e Giuda (bened. femm., 1298); San Ruggero (già Santo Stefano, celest. femm., 1313); Santa Maria Annunziata (cele- st. femm., 1332); Sant’Eligio (celest. masch., ante 1348); Santa Maria di Montevergine (vergin. masch., sec. XIV); S.ma Trinità (celest. masch., inizi sec.

XV); Santa Chiara (originariamente forse monastero di Clarisse, in seguito diven- ne olivet. masch., sec. XV)15. A Corato sorse invece il monastero di Santa Maria Annunziata o San Benedetto (celest. femm., ante 1449)16.

Da non trascurare gli insediamenti monastici presenti nel territorio di Canne17, cittadina che agli inizi dell’XI secolo, rispetto al piccolo borgo barlettano, risul- tava più ricca e più bella18e che annoverò anche la presenza dei Templari, ai quali il vescovo Giovanni (1158-1179) assegnò nel 1158 la chiesa di Santa Maria de Saliniis19. Canne fu sede di alcune chiese dipendenze di grandi monasteri bene- dettini: il monastero dell’abate Gregorio (1001 – forse fu una fondazione non realizzata), San Giacomo (dipendenza di Santa Maria di Banzi, ante 1075), San Nicola (dipendenza di Santa Maria di Banzi, ante 1075), San Mercurio (ante 1146) e Santa Lucia (dipendenza dei benedettini della Trinità di Cava, ante 1154).

15MI III, n. 40-56. Si vedano anche R. IORIO– G. LUNARDI, Ricerche sul territorio medieva- le di Barletta: i Benedettini, Barletta 1983; F. PANARELLI, Presenze benedettine a Barletta nel XII secolo, «Nuova Rivista Storica», LXXXIV (2000), p. 31-50.

16MI III, n. 107.

17Ibidem, n. 44, 179; PANARELLI.

18Per i riferimenti bibliografici riguardanti Canne si vedano: CAPPELLETTI, vol. XXI, p. 66;

Cronotassi, p. 145-147; DHGE, vol. XI, p. 751-753; GAMS, p. 865; HC, vol. I, p. 162, 559; II, p.

117; KAMP, p. 619-624; KEHR, p. 345; LANZONI, p. 270, 294, 303-304; MI III, n. 179; UGHELLI, vol. VII, p. 788; VENDOLA, p. 39; R. IORIO, Canne e il suo territorio nell’alto Medioevo, «Quaderni medievali», V (1980), n. 10, p. 10-70; P. DIBIASE, Serie cronologica dei vescovi di Canne e degli arcivescovi di Nazareth con sede in Barletta, BI, LXII (1983), n. 12, 459-474; IORIO– LUNARDI, p.

25-195; SPACCUCCI– CURCI, p. 68-70; RUSSO, Le cento chiese (I), p. 205-207.

19F. BRAMATO, Storia dell’Ordine dei Templari in Italia, I: Le fondazioni, Roma 1983, p. 55, 89, 155, 160; II: Le Inquisizioni. Le Fonti, Roma 1994, p. 82, 93, 96, 128, 230, 235.

(9)

Gli ebrei e i nuovi insediamenti religiosi

Intanto il tessuto religioso, sociale e culturale di Trani si arricchiva notevol- mente in virtù dell’insediamento degli ebrei. La prima attestazione della loro esi- stenza in questa cittadina pugliese risale alla seconda metà del XII secolo e pro- viene da Beniamino ben Yonah, un ebreo di Tudela, che diretto in Oriente, attra- versò la Puglia tra il 1159 ed il 116720. Nel suo Libro dei viaggi21annotò che a Trani – città da lui descritta «grande e bella» – trovò circa duecento ebrei, guidati da rabbi Eliah, insieme a rabbi Nathan il Predicatore e a rabbi Yacob22. La ridente cittadi- na pugliese, in virtù del suo porto, era luogo di traffici commerciali, nonché cro- cevia di pellegrini, di crociati e di mercanti che intendevano recarsi in Palestina e in tutto l’Oriente, e qui probabilmente questi ultimi si stabilirono prima dell’an- no 1000. Forse a scegliere questa città come loro dimora furono gli ebrei fuggiti dalla Spagna dominata dai musulmani, ma non va trascurato che tra l’XI ed il XII secolo la comunità ebraica presente a Bari visse momenti di grandi difficoltà – nel 1051 fu incendiata la giudecca e nel 1156 la città fu rasa al suolo da Guglielmo il Malo – perciò non è da escludere che alcuni ebrei baresi avessero deciso di trasferirsi a Trani e di impiantarvi le proprie scuole. Gli anni del declino econo- mico e culturale di Bari coincisero così con quelli dell’ascesa di Trani23.

Gli ebrei tranesi favorirono lo sviluppo economico della città. Essi ottennero da Federico II il monopolio del commercio della seta grezza, che affiancarono al commercio in generale, alla tintoria dei tessuti – in modo precipuo della seta – e

20C. COLAFEMMINA, Gli ebrei in Puglia al tempo di Federico II di Svevia, «Aspetti della sto- ria degli Ebrei in Trani e in Bisceglie e vicende tranesi dal sec. IX», Terlizzi 1999, p. 11.

21Una traduzione italiana è BINYAMIN DATUDELA, Itinerario (Sefer massa) ot), a cura di G.

BUSI, Rimini 1988.

22Il computo è da ritenersi orientativo perché, così come prevedeva l’uso ebraico, in esso dovrebbero rientrare soltanto gli adulti maschi, fra i quali vi erano però anche coloro che erano sposati ed avevano una famiglia. Tuttavia non si è sempre certi che Beniamino intendesse indicare singoli individui oppure gruppi famigliari (C. COLAFEMMINA, L’itinerario pugliese di Beniamino da Tudela, ASP, XXVIII (1975), p. 81-100). Si veda anche G. OTRANTO, Le tre religioni monotei- stiche in Puglia, cerniera tra Mediterraneo ed Europa, «Diritti dell’uomo, diritto delle genti nel Mediterraneo. Atti del III Convegno Internazionale promosso dall’Assessorato Cultura e Turismo per il Mediterraneo del Comune di Bari con Europe – Near East Centre, Bari, The Becket Fund for Religious Liberty, Washington D.C.», a cura di A. FILIPPONIO– D. M. JAEGER, Bari 2000, p. 94- 95.

23COLAFEMMINA, Gli ebrei, p. 20.

(10)

24Ibidem, p. 17, 19.

25ID., Le giudecche di Bari, Conversano e Barletta alla fine del XV secolo, «Rassegna men- sile di Israel», 1978, p. 619-622; 626-629.

26ID., Ebrei a Corato nei secoli XII-XVI, ASP, XXXVI (1983), p. 193-201.

27ID., Gli ebrei, p. 23. Le sinagoghe furono trasformate in chiese sotto i seguenti titoli: San Leonardo Abate, S. Pietro Martire, SS. Quirico e Giovita – successivamente intitolata a S. Anna – e Santa Maria in Scolanova. Va rilevato che gli ebrei di Trani ottennero verso l’XI secolo anche un cimitero ubicato lungo la strada che conduceva alla penisola di Colonna (B. RONCHI, Indagine sullo sviluppo urbanistico di Trani dall’XI al XVIII secolo, Fasano 1984).

all’attività feneratizia, essendo stato vietato ai cristiani il prestito ad interesse24. La comunità ebraica tranese acquisì nel tempo notevole importanza, si pensi che essa verso la prima metà del secolo XIII giunse a possedere ben quattro sinago- ghe e furono suoi membri Isaiah ben Malì, detto «l’Anziano» (nato verso il 1180), e suo nipote Isaiah ben Eliah, detto «il Giovane». Isaiah «l’Anziano» studiò a Trani, sua città natale, e affermatosi come maestro diventò il primo rabbino della nuova comunità ebraica sorta a Venezia. Fu autore di commenti riguardanti il Talmud e la Bibbia, testi considerati ancora oggi nell’esegesi ebraica. Grande notorietà ebbe anche suo nipote, anch’egli talmudista di talento, esegeta biblico, nonché poeta liturgico.

Alla presenza degli ebrei a Trani è correlato il miracolo eucaristico qui veri- ficatosi verso l’anno 1000 (?). La tradizione racconta del sacrilegio commesso da una donna ebrea che, intenzionalmente confusasi tra i fedeli durante una celebra- zione liturgica, si presentò a ricevere l’Eucaristia, ma non consumò la particola.

Tornata a casa la frisse nell’olio bollente ed essa miracolosamente emise sangue.

L’accaduto suscitò forte impressione nella popolazione e la reliquia tutt’oggi è con- servata nella cattedrale.

Una comunità di ebrei fu presente anche a Barletta, città in cui agli inizi del marzo 1507 si registravano ben trentasei fuochi fiscali ebraici, equivalenti ad un totale di centotrentatré persone e dove, nella seconda metà del secolo XV, la comu- nità godeva di una rilevanza tale da poter concorrere con quella di Trani25. Altri insediamenti ebraici furono presenti anche a Bisceglie e a Corato26, ma la stagio- ne felice del giudaismo pugliese terminò nel periodo angioino, allorquando molti ebrei si convertirono forzatamente al cristianesimo. A Trani ne furono battezzati 310 e le sinagoghe diventarono chiese27.

All’insediamento degli ebrei faceva eco, durante il basso medioevo, quello degli ordini militari, in modo particolare a Trani e a Barletta. I Templari si stabi-

(11)

28BRAMATO, vol. I, p. 51-52.

29Ibidem, p. 134.

30A riguardo dei vari insediamenti degli ordini ospedaliero-cavallereschi si vedano gli studi compresi nel vol. Barletta crocevia degli Ordini religioso-cavallereschi medioevali. Seminario di studio, Barletta 16 giugno 1996, Taranto 1997; e per il Priorato di San Giovanni di Gerusalemme:

M. SALERNO, Gli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme nel Mezzogiorno d’Italia (secc.

XII-XV), Taranto 2001, p. 157-158.

31Si tratta del testamento di Lamerius de Risa de Mele (G. DORONZO, Barletta: custode di insigni reliquie della passione di Cristo, Barletta 2000, p. 68).

32Ibidem.

33Notizie sui nuovi insediamenti religiosi si traggono dagli studi precedentemente citati di DI

BIASE, La soppressione, passim; ID., Fra istituzioni, passim; nonché M. ACQUAFREDDA, Strategie insediative dell’Ordine francescano in Puglia. Il complesso clariano di S. Giovanni Lionello in Trani, ASP, LV (2002), p. 51-76.

lirono a Trani prima del 114328e nel 1169 l’arcivescovo Bertrando concesse ai cavalieri rossocrociati la chiesa di Santa Maria Maddalena ubicata in Barletta.

Qui essi impiantarono una domus che divenne il centro della loro espansione lungo il litorale adriatico dell’Italia meridionale29, mentre a Barletta fu costituito il Priorato degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme (1170-1826)30.

A Trani i Gerosolimitani edificarono un ospedale anteriormente al 1224 e i Teutonici si insediarono prima del 1240. Questi ultimi furono presenti anche a Barletta, città in cui nel 1197 costruirono l’ospedale di San Tommaso e stabiliro- no il baliato di Puglia. Qui nel 1239 fu sepolto Ermanno di Salza, terzo Maestro dell’Ordine. Una domus di Giovanniti sorse prima del 1373 anche a Corato. A Barletta fu altresì presente l’Ordine di San Lazzaro (1163). Un documento del tempo riferisce di un possesso di vigne nel chiuso Mairano, cioè sulla collina detta di San Lazzaro, luogo in cui sorgeva anche una chiesa rurale. Nella città i Lazzaristi ebbero un convento, una chiesa ed un ospizio, quest’ultimo menzionato in un testa- mento del 123231. Un documento risalente al 1376 riferisce che tanto la chiesa quanto il convento e l’ospedale furono gestiti da chierici detti secolari, governati da un priore. In seguito l’immobile fu amministrato da un Perceptor coadiuvato da un presbitero, infine fu il clero del Santo Sepolcro ad occuparsi della chiesa, come attesta il decreto del 20 dicembre 1450. Nella prima metà del XVI secolo l’istituzione della Commenda seguì alla Precettoria. Negli anni successivi si veri- ficò un lento abbandono della struttura, tant’è che dalla relazione di una visita pasto- rale effettuata nel 1567 si apprende dello stato di estrema decadenza della chiesa32.

Numerosi furono altresì gli insediamenti degli ordini mendicanti33. A Trani

(12)

34DIBIASE, La Chiesa di Trani, p. 97-98.

35Ibidem, p. 99-100; Cronotassi, p. 295.

36DIBIASE, La Chiesa di Trani, p. 100; Cronotassi, p. 295; DIMOLFETTA, I concilî, p. 29.

37L’argomento è stato approfondito da P. DIBIASE, Aspetti evolutivi ed involutivi della realtà confraternale della diocesi di Trani nel Settecento, «Le confraternite pugliesi in età moderna», a cura di L. BERTOLDILENOCI, Fasano 1988, p. 303-331; ID., Appunti per una storia delle Confraternite della Diocesi di Trani (sec. XV-XVIII), «Le confraternite segno e presenza nella chiesa locale», Roma 1989, p. 119-134.

erano presenti i Francescani (San Pietro, sec. XIII), i Domenicani (Santa Croce, 1224-1227, forse fondato dal beato Nicola Paglia da Giovinazzo), gli Osservanti (Santa Maria di Colonna, 1427), gli Agostiniani (San Salvatore, fine sec. XV) ed il Terz’Ordine Francescano Femminile (San Giovanni Lionelli, 1477; poi di Clarisse, 1570). A Barletta si insediarono i Francescani (San Francesco de fora, inizi sec.

XIII), i Domenicani (San Domenico vecchio, 1238), gli Agostiniani (Sant’Agostino, ante 1298), i Carmelitani (Santa Maria della Carità, sec. XIV), i Trinitari (sec. XIV) e gli Osservanti (Sant’Andrea, ante 1461). Presenti anche le comunità religiose femminili di Clarisse (Santa Chiara, ante 1298) e di Domenicane (Santa Lucia, ante 1290). A Corato inoltre è attestata la presenza dei Frati Minori (1323) e a Bisceglie quella dei Francescani (Santa Maria dell’Annunziata, 1222) e degli Osservanti (San Lorenzo, 1479).

Il grande scisma provocò divisioni nel clero locale e portò ad avvicendarsi, sulla cattedra tranese, contemporaneamente due presuli, Antonio de Lamberto (1379-1383), nominato da Urbano VI, e Matteo Spina (1379-1384), eletto da Clemente VII34.

In merito all’episcopato è interessante rilevare, inoltre, che tra il 1439 ed il 1481 si avvicendarono tre arcivescovi provenienti dalla famiglia de Ursinis: il card.

Latino (1439-1451), Giovanni (1451-1478) e Cosma (1478-1481)35. Questa dina- stia restò l’unica dell’intera lista episcopale che – va notato – a cavallo tra il ’400 ed il ’500, annoverò anche due nipoti di Alessandro VI, Giovanni Castelar (1493- 1503) e Francesco de Loris (1503-1504), entrambi nati in Spagna, diventati car- dinali, ma mai recatisi a Trani. I loro nomi caddero nell’oblio all’indomani della dipartita dello zio, avvenuta il 15 agosto 150336.

Nello scenario religioso di quest’epoca comparvero anche le confraternite37. Dal ’400 operarono quelle tranesi dell’Ospedale di Santa Maria Incandelora e di Santa Maria dei Bianchi. A Barletta invece erano presenti le confraternite intito- late a S. Caterina, al «Corpo de Cristo», oltre a quelle istituite nelle chiese di

(13)

38G. DIMOLFETTA, Confraternite parrocchiali e congregazioni gesuitiche a Bisceglie nel sec. XVI, «Le confraternite pugliesi», p. 644-674; ID., Cenni sulle origini delle confraternite di Bisceglie, «Le confraternite segno», p. 135-140.

39R. CIASCA, Trani, «Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti», vol. XXXIV, Roma 1937, p. 165; R. COLAPIETRA, Profilo storico-urbanistico di Trani dalle origini alla fine dell’Ottocento, Bari 1981, p. 33, nota 78.

40Si vedano in proposito: CAPPELLETTI, vol. XXI, p. 60; Cronotassi, p. 253-255; EC, vol. II, col. 859-860; GAMS903; HC, vol. I, p. 358; II, p. 200; III, p. 254; IV, p. 254; V, p. 282; VI, p. 303;

UGHELLI, vol. VII, p. 769; S. SANTERAMO, Canne-Nazareth-Barletta. Vescovi e Arcivescovi, Barletta 1940; O. PEDICO, La chiesa barlettana. Nel primo centenario dell’elevazione ad archidiocesi, Barletta 1961; DIBIASE, Serie cronologica, p. 459-474; F. DAMATO, L’arcivescovado metropolitano di Nazareth in Barletta, Barletta 1986; SPACCUCCI– CURCI, p. 71-77.

41Notizie concernenti Salpi sono presenti in: CAPPELLETTI, vol. XXI, p. 57; Cronotassi, p.

280-281; EC, vol. X, col. 1700-1701; GAMS, p. 934; HC, vol. I, p. 431; III, p. 290; KAMP, p. 656- 660; KEHR, vol. IX, p. 347; LANZONI, p. 284, 291-293, 379; MI III, n. 180-181; UGHELLI, vol. VII, p. 917; VENDOLA, p. 38; P. DIBIASE, Trinitapoli sacra. Appunti per una storia socio-religiosa del Sud, Milano 1981; ID., Puglia medievale e insediamenti scomparsi. La vicenda di Salpi, Fasano 1985; ID.,

Santa Croce e di Santa Maria di Nazareth. Dalla fine del ’400 le associazioni con- fraternali proliferarono anche a Bisceglie38.

Va notato che a Trani nel corso del sec. XV si verificò un rilevante incre- mento demografico: gli 870 fuochi registrati nel 1443, diventarono 950 nel 1475 e nel 1499 aumentarono fino a 1.022, a cui si andavano ad aggiungere 120 cri- stiani novelli (allistati individualmente)39.

La chiesa intercisa di Nazareth

e la soppressione delle diocesi di Salpi e di Canne

L’occupazione turca della Palestina determinò una nuova situazione nell’ar- cidiocesi. Barletta diventò sede della Chiesa intercisa di Nazareth40allorché – agli inizi del sec. XII – i suoi arcivescovi si rifugiarono in questa città, avendo in essa già una dipendenza. Si trattava della chiesa extra moenia di Santa Maria di Nazareth, in cui essi si stabilirono quando al principio del XIV sec., trasferirono definitivamente la loro sede. Dall’epoca in cui essi risiedettero stabilmente in Barletta, la successione episcopale risultò pressoché ininterrotta e primo arcive- scovo fu Ivo (1327-1330).

La giurisdizione della chiesa tranese si estese ulteriormente nel 1425, quan- do Martino V le unì l’antica diocesi di Salpi41, la cui esistenza è documentata

(14)

Aspetti della tridentinizzazione in Puglia. L’arcipretura di Trinitapoli nel secondo Cinquecento, ASP, XLIX (1996), p. 93-116; Trinitapoli nella civiltà del Tavoliere, a cura di P. DIBIASE, Fasano 1987;

SPACCUCCI– CURCI, p. 58-68; OTRANTO, Italia meridionale, p. 159-173; DIMOLFETTA, I concilî , p.

23-121.

42OTRANTO, Italia meridionale, p. 159-173.

43BRAMATO, vol. I, p. 64, 168, 172; II, p. 28, 104, 113, 168.

44DIBIASE, Trinitapoli sacra, p. 64-65; Cronotassi, p. 280.

45DIBIASE, Serie cronologica, p. 461-462; Cronotassi, p. 145.

46RUSSO, Le cento chiese (I), p. 211; IORIO, «Ecclesia», p. 186.

dagli atti del concilio di Arles (314). Fra i vescovi sottoscrittori compare il presu- le salpense Pardo, che partecipò all’assise accompagnato dal diacono Crescente.

Un’ulteriore attestazione proviene dagli atti del sinodo celebrato a Roma da papa Ilario (461-468) nel 465, da cui si apprende della partecipazione di Palladio, vesco- vo di Salpi (465), e del suo intervento. È nota inoltre una lettera indirizzata da papa Gelasio (492-496) a Giusto e a Stefano, in cui è menzionato il vescovo sal- pense Proficuo (494)42. Dal volgere del sec. V fino al sec. XI mancano notizie riguardanti i vescovi, mentre in seguito la lista episcopale risulta alquanto lacu- nosa.

Nel sec. XII Salpi godette di grande rilevanza, ma tra la fine del sec. XIII e gli inizi del sec. XIV questo centro – in cui un secolo prima sorse una domus templare43– subì un tale declino da renderlo sempre più disabitato. Scomparve per- tanto la sede vescovile e avvenne conseguentemente l’unione con la diocesi di Trani, che tuttavia divenne definitiva nel 1547. Gli arcivescovi tranesi portarono il titolo di Salpi fino agli anni Quaranta del XX secolo44.

Un nuovo ampliamento della giurisdizione tranese si ebbe nel 1455, allor- ché fu inglobata Canne. La città, teatro nel 216 a.C. della battaglia in cui il gene- rale cartaginese Annibale sconfisse i Romani, divenne sede episcopale in un’e- poca rimasta da precisare. Il primo vescovo noto è Andreas (1030-1051), seguito da Loysius (1067-1071), Iohannes (1071) e Rogerius (1100-1121)45. Questi nac- que forse a Petra, in Tenimentum Cannarum, tra il 1060 ed il 1070 e resse la sede episcopale cannese in un arco di tempo alquanto difficile per la cittadina, poiché stava scontando i pesanti effetti della devastazione compiuta nel 1083 dal normanno Roberto il Guiscardo46. Deceduto in odore di santità – secondo la tradizione loca- le il 30 dicembre 1129 – il ricordo del vescovo Rogerius non cadde nell’oblio. Fu così che, probabilmente nel 1276 – epoca in cui Canne era ormai in rovina –, le sue spoglie furono traslate da questa cittadina a Barletta, della quale egli diven-

(15)

47Ibidem, p. 162, 186, 192-193.

48DIBIASE, Serie cronologica, p. 462.

49IORIO, «Ecclesia», p. 189-190.

50F. NITTI, Le pergamene di Barletta. Archivio Capitolare (897-1285), Bari 1914, p. 359- 360; Codice Diplomatico Barlettano, a cura di S. SANTERAMO, 4 vol., Barletta 1924-1962, vol. 2, p. 317; vol. 4, p. 122; L. PALMIOTTI, Le antiche origini di S. Ferdinando di Puglia. Indagine stori- co-critica sul nome dell’antico casale di S. Cassiano, BI, LXII (1983), n. 12, p. 477-481.

51IORIO, «Ecclesia», p. 219.

51DIBIASE, Serie cronologica, p. 464.

53IORIO, «Ecclesia», p. 224.

ne patrono nel XIV secolo. L’artefice della traslazione pare fosse stato Andrea – arciprete del vescovado cannese e discendente dell’importante casata barlettana dei Gatto – d’intesa con il clero di s. Maria Maggiore di Barletta, fra i cui cano- nici peraltro era presente un abbas Simeone Gatto47.

Dopo Rogerius la sede episcopale cannese sembra essere rimasta vacante per oltre un decennio, dato che viene confermato da un atto del conte cannese Guglielmo. Risalente al giugno del 1138 e favorevole al vescovo Guimundus (1138) – successore, tra l’altro dubbio48, di Rogerius – il documento riferisce del totale abbandono della sede vescovile, nonché della desolazione in cui versava la città49. Tra l’altro, nel 1105 l’antico casale di San Cassiano (poi San Ferdinando), di pro- prietà del conte Goffredo di Canne, fu ceduto alla Mensa vescovile cannese. La proprietà del vescovo di Canne sul casale trova conferma negli atti rogati nel 1192 e nel 120050.

Le conseguenze della devastazione normanna della cittadina diventarono sem- pre più pesanti e determinarono un diradamento vistoso della popolazione. Una cedula de focularibus del 20 dicembre 1269 riferisce l’esistenza di 16 fuochi (circa 72 persone), contro i 364 (più o meno 1638 anime) di Barletta51. Sicché, rimasta quasi disabitata, anche il vescovo fu indotto a trasferirsi. Era l’inizio del XIV secolo ed il primo presule del cui trasferimento si è certi fu Paschalis (1310- 1340). Egli si stabilì nella vicina Barletta, città in cui già dimoravano molti can- nesi, e risiedette in «pictagio Marcicani», mentre sul proprio sigillo fece effigia- re il vescovo Ruggero, santo patrono di Barletta. Risulta che il 12 luglio 1310 questo presule, insieme ad altri, fu presente alla consacrazione di una cappella della Cattedrale di Trani52. È probabile tuttavia che il trasferimento dei vescovi canne- si a Barletta risalga a circa un decennio prima con Opizo (1299-1301)53.

La soppressione della sede di Canne fu decisa l’11 dicembre 1424, prevedendo

(16)

54DIBIASE, Serie cronologica, p. 466, 468; RUSSO, Le cento chiese (I), p. 233.

55C. COLELLA– G. SETTEMBRINO, Le chiese di Vaglio soggette a Nazareth, «Basilicata Regione Notizie», XXVI (2001), n. 98, p. 114.

56SANTERAMO, p. 22-23; DIBIASE, Serie cronologica, p. 470; Cronotassi, p. 253. Si veda inol- tre IORIO, «Ecclesia», p. 264, nota 562.

57RUSSO, Le cento chiese (I), p. 454-456.

58Su Trinitapoli si vedano: DIBIASE, Aspetti della tridentinizzazione, p. 93-116; DIMOLFETTA, I concilî, p. 25; H. FILIPPONIO, La Commenda Magistrale di Casaltrinità, «Studi Melitensi», II (1994), p. 296-310.

59P. DIBIASE, Introduzione, «Vescovi, disciplinamento», p. 9.

di unirla a Trani, unione che però non avvenne. Trascorsi tre decenni, essa fu unita alla chiesa intercisa di Nazareth, quando, l’11 luglio 1455, il presule canne- se Giacomo de Aurilia (1455-1491) venne promosso alla sede nazarena in Barletta.

Nello stesso tempo i beni immobili, i possedimenti (compreso il casale di San Cassiano) e i diritti connessi furono trasferiti e confermati all’arcivescovo di Nazareth. Giacomo, inoltre, ottenne da re Ferdinando il privilegio della fiera dell’Annunziata54.

Va notato che nel 1455 la giurisdizione dell’arcivescovo di Nazareth si esten- deva su numerosi possedimenti dislocati in Campania (Napoli, Padula, Policastro, Tortorella), in Calabria (Borrello), in Puglia (Andria, Brindisi, Mesagne, Barletta) e soprattutto in Basilicata (Acerenza, Cancellara, Forenza, Marsico, Oppido, Potenza, Saponara, Tricarico, Tolve, Vaglio)55. Inoltre, nel 1536 la storia della diocesi di Nazareth si intrecciò con quella della diocesi campana di Monteverde, che le fu unita, e il presule di quest’ultima, Geronimo de Caro, originario di Barletta, ricoprì la sede episcopale nazarena (1536-1552)56. In questo secolo avvenne il trasferimento della cattedra entro la cinta muraria, essendo stata distrutta la chie- sa extra moenia di Santa Maria di Nazareth durante il sacco del 152857.

L’età moderna

Nel Cinquecento la diocesi tranese presentava nuovi e più ampi confini, poi- ché, avendo incorporato Salpi, entrarono a far parte della sua giurisdizione l’ar- cipretura di Casale della Trinità (1547; dal 1863 Trinitapoli)58, sorta sulle ceneri della diocesi salpense, e il borgo rurale di Tressanti59. Trani, città regia che nel 1501

(17)

60COLAPIETRA, p. 33, nota 78.

61L. PALUMBO, Prezzi e salari in Terra di Bari (1530-1860), Bari 1979, p. XIV.

62G. POLI, Organizzazione produttiva e articolazione sociale nella diocesi di Trani tra Cinque e Settecento, «Vescovi, disciplinamento», p. 286-287.

63DIMOLFETTA, I concilî, p. 27.

64DIBIASE, La chiesa di Trani, p. 100, 102-107.

contava 1.242 fuochi60, nel 1586 diventò capoluogo di Terra di Bari e, per volere di Carlo V, sede della Regia Udienza Provinciale, ma rispetto a Barletta era meno popolosa. Entrambe le città, dotate di un porto, godevano comunque di notorietà, essendo sedi di un florido commercio; si pensi all’importanza posseduta nel XVI secolo dal porto di Barletta, attraverso cui transitavano i cereali esportati dai paesi dell’entroterra61. Corato, invece, era un piccolo centro, feudo dei Carafa, signori di Andria. Nel 1532 a Trani si registravano 716 fuochi a fronte dei 1.583 di Barletta e dei 723 di Corato. Nel 1669 se ne contavano 787 nel capoluogo, 1.735 a Barletta e 1.227 a Corato. Fra i tre centri, Barletta continuò ad essere quello più popolato, infatti tra il 1794 ed il 1796 fu rilevata la presenza di 15.803 abitanti, mentre a Trani se ne contavano 14.070 e a Corato 9.666. Casale della Trinità censiva 2.640 anime62. Il reddito della mensa arcivescovile tranese lievitò dai circa 533 ducati del 1555- 1556 ai 1.500 ducati di fine secolo, subendo una tassazione invariata, ammon- tante a 1.000 fiorini, ma senza riserva sui frutti63.

In ossequio al Trattato di Barcellona, stipulato nel 1529 tra Clemente VII e Carlo V, Trani divenne una diocesi di presentazione regia. Il Trattato – che ebbe attuazione dopo circa un trentennio – pose ben presto da parte il “privilegio del- l’alternativa” in esso sancito, tuttavia la cronotassi episcopale in età moderna risul- ta contraddistinta da arcivescovi di diversa provenienza: spagnoli, regnicoli o dalla corte papale. Furono spagnoli il card. Francesco de Loris (1503-1504), Giovanni Battista de Hogeda (1559-1571), primo arcivescovo nominato ottemperando al

“privilegio”, Giovanni Rada (1605-1606), Diego Alvarez (1607-1634), Tommaso de Sarria (1656-1665) e Paolo Ximenes de Alessandro (1677-1693). Fra gli arci- vescovi regnicoli ci furono: Angelo Orabona (1572-1575), Scipione de Tolfa (1576- 1592), che celebrò il concilio provinciale del 1589, Giulio Caracciolo (1593-1597), Andrea de Franchis (1598-1603), Tommaso Ancora (1635-1655), Domenico Andrea Cavalcanti (1755-1769), Gaetano Maria Capece (1769-1792) e Luigi Trasmondi (1792-1798)64. Va notato che la nomina di Scipione de Tolfa fu compiuta in dero- ga al “privilegio”, ed inaugurò una lunga stagione – durata fin oltre la fine del seco-

(18)

65M. SPEDICATO, Il mercato della mitra. Episcopato regio e privilegio dell’alternativa nel Regno di Napoli in età spagnola (1529-1714), Bari 1996, p. 27.

66DIBIASE, La chiesa di Trani, p. 100-102, 106.

67DIMOLFETTA, I concilî, p. 31.

68IORIO, «Ecclesia», p. 265.

69Si vedano in proposito le opinioni differenti di DIBIASE, Aspetti della tridentinizzazione, p.

95 e di SPEDICATO, Vescovi e riforma, p. 137, nota 41.

70Cronotassi, p. 114.

71DIMOLFETTA, I concilî, p. 48-49.

72Ibidem, p. 53-55, 94; SPEDICATO, Vescovi e riforma, p. 136-137; M. MIELE, I concili provin- ciali del Mezzogiorno in età moderna, Napoli 2001, p. 143-146; 553.

lo – in cui la sede episcopale tranese fu ricoperta da presuli provenienti da fami- glie regnicole molto influenti65. Dalla corte papale provennero invece Marco Vigerio (1506-1509), rinunciatario, Giovanni Domenico de Cupis (1512-1551), che – diven- tato cardinale il 6 luglio 1517 – rinunciò alla cattedra tranese nel 1551, Bartolomeo Serristori (1551-1555), Giovanni Bernardino Scotti (1555-1559), creato cardina- le in concomitanza con la nomina episcopale, e probabilmente inadempiente all’ob- bligo della residenza, Pietro de Torres (1695-1709), nato a Trani, e Giuseppe Antonio Davanzati (1717-1755)66. Circa l’osservanza dell’obbligo della residenza, furo- no gli arcivescovi de Hogeda e Orabona i primi a risiedere in diocesi, pur tratte- nendosi sovente fuori sede e per molto tempo67. In merito al primo, però, risulta che ancora dopo circa tre mesi dalla nomina noluit venire a Barletta, reticenza dimo- strata anche dal napoletano de Tolfa68. Tra ’500 e ’700 ben 11 presuli su 22 furo- no religiosi. Provenivano dai Teatini Giovanni Bernardino Scotti (1555-1559), Tommaso Ancora (1635-1655), Domenico Andrea Cavalcanti (1755-1769) e Gaetano Maria Capece (1769-1792); appartenevano ai Francescani Marco Vigerio (1506-1509), Angelo Orabona (1572-1575) e Giovanni Rada (1605-1606); erano Domenicani Diego Alvarez (1607-1634), e Tommaso de Sarria (1656-1665), infi- ne il carmelitano Giovanni Battista del Tinto (1666-1676) e il celestino Luigi Trasmondi (1792-1798). L’epoca moderna fu segnata dallo svolgimento del con- cilio di Trento, al quale probabilmente non partecipò nessuno degli arcivescovi tra- nesi. È incerto, infatti, che sia stato presente de Hogeda69, mentre si esclude la partecipazione di Girolamo Sifola, vescovo di Bisceglie (1524-1565), originario di Trani70. Tuttavia, per la diocesi di Trani, in ottemperanza a quanto prescritto dal Tridentino, furono convocati i concili provinciali nel 156571, nel 1569 (1570

?)72e nel 1589, esperienze che, a ogni buon conto, durante i due secoli successi-

(19)

73DIBIASE, Introduzione, p. 13; ID., Per la storia della riforma cattolica nel Mezzogiorno.

L’arcivescovo Diego Alvarez e il sinodo tranese del 1617, ASP, LVIII (2005), p. 297-322; MIELE, I concili, p. 229-237.

74C. PETRAROTA, Palazzo vescovile e seminario di Trani. Una ricostruzione storico-artistica,

«Vescovi, disciplinamento», p. 425; MIELE, I concili, p. 462-463, nota 14; DIBIASE, Per la storia, p. 307-308; DIMOLFETTA, I concilî, p. 68, nota 117.

75ID., La formazione del clero e della gioventù. Profilo storico del Seminario di Bisceglie (1589- 1891), «Salós», VII (2007), n. 7, p. 103-124.

76S. PALESE, Don Nicola Monterisi, parroco a Barletta, nella chiesa del S. Sepolcro (1908- 1913), nel vol. A. FINO– S. PALESE– V. ROBLES, «Nicola Monterisi in Puglia», Galatina 1989, p.

195; RUSSO, Le cento chiese (I), p. 149-150.

77GACI, vol. II, p. 38; V. ROBLES, Il Cardinale Donato Maria Dell’Olio e la Puglia del suo tempo, «Salós», p. 131-133.

vi non ebbero seguito. A Bisceglie invece fu celebrato una sinodo diocesana nel 1547, vale a dire in concomitanza con la conclusione del primo periodo concilia- re (1545-1547); altri sinodi diocesani furono celebrati anche a Trani negli anni 1617, 1703 e 179373.

Riguardo alla formazione del clero va rilevato che il primo seminario in dioce- si fu fondato nel 1627 dall’arcivescovo Diego Alvarez (1607-1634), autore delle Disputationes theologicae (1617), al quale peraltro va riconosciuto il merito di aver introdotto a Trani l’arte della stampa74. Nel 1695 Pietro de Torres tentò di ricostitui- re il seminario, ma fu soltanto nel 1756, durante l’episcopato di Domenico Andrea Cavalcanti (1755-1769), che esso fu stabilmente istituito e la sua inaugurazione avven- ne nel 1765. Anche i vescovi di Bisceglie si adoperarono per dar vita ad un semina- rio nella loro città-diocesi e dopo alcuni tentativi effettuati nel Seicento, esso fu sta- bilmente istituito durante l’episcopato di Francesco Antonio Leonardi (1739-1762)75. Nella diocesi tranese non si ebbe l’incremento delle parrocchie voluto dal Tridentino. Soltanto a Barletta Giulio Caracciolo (1593-1597) istituì la parroc- chia di San Giacomo (1594)76. La cura animarum rimase di competenza del Capitolo Cattedrale e delle Chiese Madri. D’altra parte, Bisceglie fu restia ai tentativi di riforma ecclesiastica, infatti la cattedrale rimase unica parrocchia fino all’episco- pato di Giovan Battista Soriano (1576-1583) e l’istituzione di tre nuove parrocchie avvenne nel 159077. L’assenza delle parrocchie fu tuttavia compensata dall’in- cremento delle comunità religiose e delle confraternite.

Nel frattempo gli ordini mendicanti continuarono ad insediarsi sul territorio della diocesi. A Trani è attestata la presenza dei Carmelitani (Gesù Maria, 1506), dei Cappuccini (Santa Maria delle Grazie, 1591), dei Carmelitani Scalzi o Teresiani

(20)

78I Carmelitani si insediarono a Trani forse nel 1506 e il loro convento fu denominato “Gesù Maria”; i Cappuccini fondarono il proprio convento nel 1591 e intitolarono la chiesa a S. Maria delle Grazie; i Teresiani si stabilirono nel 1637 nella chiesa extra moenia di S. Maria del Soccorso (DIBIASE, Fra istituzioni, p. 60, 67, 73).

79I Servi di Maria giunsero nel secondo decennio del ’500 e con il Breve del 14 giugno 1516 Leone X affidò loro la cappella rurale di S. Antonio, dipendenza della chiesa di S. Antonio Abate, concedendo il permesso di edificare il proprio convento. Questo fu intitolato S. Maria della Croce.

I Cappuccini fondarono il loro convento nel 1554 e intitolarono la chiesa S. Maria delle Grazie. La presenza dell’Ordine di S. Giovanni di Dio, ossia dei Fatebenefratelli, è attestata verso la fine del

’500. I Gesuiti giunsero nel 1592 e i Teatini nel 1625. Questi ultimi, appena stanziatisi, utilizzaro- no la modesta chiesa di S. Giuseppe. Il ramo femminile degli Osservanti si stabilì all’interno del monastero di S. Maria della Vittoria nella seconda metà del ’500 (ibidem, p. 65-66; 69-71; RUSSO, Le cento chiese (II), p. 384).

80 Ibidem, p. 345; Atlante, p. 105; A. DINAPOLI, Fra’ Dionisio da Barletta (1682-1755), Terlizzi 2007.

81DIBIASE, Fra istituzioni, p. 62-63; 66-67.

82Circa le vicende di questo monastero si veda MI III, n. 320, 321, 330; A. D’AMBROSIO, Il Monastero dei SS. Agnese e Paolo di Trani. Aspetti e vicende (secc. XVII-XVIII), «Vescovi, disci- plinamento», p. 319-338.

83DIBIASE, Fra istituzioni, p. 61.

84Ibidem, p. 67-68.

85Ibidem, p. 61.

86Ibidem, p. 76.

(Santa Maria del Soccorso, 1637)78. A Barletta giunsero i Servi di Maria (S. Maria della Croce, 14.6.1516), i Cappuccini (Santa Maria delle Grazie, 1554), i Fatebenefratelli (fine ’500), i Gesuiti (1592), i Teatini (San Giuseppe, 1625) e il ramo femminile degli Osservanti (Santa Maria della Vittoria, seconda metà del

’500)79. Va ricordato il servo di Dio Fra’ Dionisio Filisio (1672-1755), Cappuccino barlettano, morto in odore di santità80. A Corato si insediarono gli Osservanti (San Cataldo, 1506), i Domenicani (Santa Maria Vetera, 1518) e i Cappuccini (1594)81. Trani si arricchì inoltre di un nuovo monastero di Celestine (Santi Agnese e Paolo, 1621)82.

Nuove comunità religiose nacquero anche a Bisceglie: i Domenicani (Santa Maria del Muro, 1502), gli Agostiniani (Santa Maria Incoronata, 1546)83e i Cappuccini (San Michele Arcangelo, 1606)84. Furono presenti, inoltre, due comu- nità di Clarisse (San Luigi, 1519; Santa Croce, ante 1586)85. Sotto la scure delle soppressioni innocenziane (1652), alcune comunità religiose scomparvero e nel 1767 anche i Gesuiti di Barletta furono espulsi dal Regno86. Questi ultimi, appe- na giunti in città, eressero un conservatorio e successivamente edificarono l’a-

(21)

87RUSSO, Le cento chiese (II), p. 384-386.

88DIBIASE, Appunti per una storia, p. 123-134.

89DIMOLFETTA, Cenni sulle origini, p. 136-137.

90Cronotassi, p. 114.

91SPEDICATO, Vescovi e riforma, p. 134. Va rilevato che Sifola non partecipò al Concilio di Trento, ciò nonostante celebrò un sinodo diocesano al termine del primo periodo conciliare, ossia nel 1547 (DIMOLFETTA, I concilî, p. 44-45).

92Ibidem, p. 43, nota 68.

93G. POLI, Organizzazione produttiva e articolazione sociale nella diocesi di Trani tra Cinque e Settecento, «Vescovi, disciplinamento», p. 286.

94S. PALESE, Giuseppe Crispino a Bisceglie (1685-90) tra disciplinamento tridentino e pasto- rale devozionale, ibidem, p. 197-212.

95Sulla personalità del vescovo e sulla sua produzione letteraria (con ulteriori riferimenti biblio-

diacente chiesa di San Paolo Apostolo, terminata nella prima metà del XVIII secolo e tutt’oggi esistente sotto il titolo del Monte di Pietà87.

L’età moderna vide infittirsi il numero delle confraternite e, al volgere del Settecento, Trani ne contava 17, Barletta 18, Corato 9, Casale della Trinità 388. A Bisceglie ne sorsero alcune in seguito alle missioni dei Gesuiti (sec. XVI), ai quali, peraltro, è da ricondurre la fondazione del Conservatorio delle donzelle o di San Giuseppe (1611, soppresso nel 1626)89.

Tra ’400 e ’500 i vescovi risiedettero stabilmente nella città-diocesi di Bisceglie.

Essi furono di nomina papale e talvolta l’episcopato di alcuni risultò segnato dal nepotismo. Antonio Lupicini (1507-1524), originario di Andria, rinunciò in favo- re del nipote Girolamo Sifola (1524-1565)90, originario di Trani, riservando a sé la metà delle rendite della mensa vescovile, che alla fine del Cinquecento erano poco inferiori ai 1.200 ducati91.

In questo secolo a Bisceglie si verificò un incremento della popolazione, essa dal 1501 al 1595 passò da 2.644 a 6.732 abitanti92. Nel 1532 furono regi- strati 831 fuochi fiscali, che diventarono 1.066 nel 1545, 1.272 nel 1561 e 1.683 nel 1595. Nel secolo successivo l’incremento demografico fu lieve, infatti nel 1669 la città contava 1.692 fuochi, comunque poco meno di Barletta, dove se ne regi- stravano 1.735, e molti di più rispetto a Trani, dove erano 787. Corato, nel mede- simo anno, ne calcolava 1.22793.

Figure di spicco di quest’epoca furono il domenicano fra’ Gabriele da Barletta (1458 c.a – 1520 c.a), i cui sermoni ebbero successo a tal punto da dare origine al detto Nescit praedicare qui nescit barlettare, e i vescovi biscegliesi Giuseppe Crispino (1685-1690)94e Pompeo Sarnelli (1692-1724), noto erudito95.

Riferimenti

Documenti correlati

Nelle domeniche prima e seconda sempre si proclamano le narrazioni della Tentazione e della Trasfigurazione del Signore, quest’anno secondo la versione di San Marco. Nelle

in favore di categorie economicamente fragili (quali precari, disoccupati e giovani in cerca di lavoro) - attraverso eventuale Ente Caritas.. 16.860,00

Come Isaia anche Giovanni il Battista, ora più che mai, nel deserto delle nostre realtà dove fatica a risplendere il sole, ci esorta ad attendere il Signore e a impegnarci

Si tratta di una detrazione introdotta dalla legge di Bilancio 2020 (L. 219-224) riguardante gli interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli

l’esperienza affettiva del vuoto a cui il prete è tentato di rispondere con l’at- taccamento al proprio corpo, alle cose, al cibo, a persone con cui avere rela- zioni intense.

«innanzitutto desidero sottolineare che l’appartenenza dei fedeli laici sia alla propria chiesa particolare sia alla Prelatura, alla quale sono incorporati, fa sì che la

ANALECTA SuESSANAE ECCLESIAE 2016.. capaci di valorizzare gli apporti delle scienze umane e dell’individuazione di nuove modalità formative che coinvolgano anche la testimonianza

2 laaVO OCE Settimanale della Diocesi di Alessandria - n° 31 - 10 settembre 2020 La DOMENICA La PRIMA n° 31 - 10 settembre 2020 - Settimanale della Diocesi di Alessandria laaVO OCE