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Psicologia della formazione Psicologia della formazione

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Academic year: 2022

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(1)

Psicologia della formazione Psicologia della formazione

anno accademico 2010/2011 anno accademico 2010/2011

Prof. Barbara Pojaghi Prof. Barbara Pojaghi

[email protected] [email protected]

(2)

Informazioni utili

Orario delle lezioni:

Lunedì 10-12

Mercoledì 10-12

Ricevimento:

Mercoledì 12-13.30

(3)

Testi

Quaglino G.P., Fare formazione, Raffaello Cortina, 2005

Piccardo C., Quaglino G.P., Scene di

leadership , Raffaello Cortina, 2006

(4)

Programma

1° parte

Elementi di psicologia dei gruppi Fondamenti della formazione

2° parte

Come il cinema rappresenta la leadership Lavori di gruppo

3° parte

Presentazione dei lavori di gruppo

(5)

Fare formazione

(6)

La formazione

È un argomento su cui da anni si dibatte, in particolare sul significato che si vuole attribuire alla formazione. Di

certo e condiviso c'è il fatto che essa presuppone un cambiamento: di atteggiamenti, di interpretazioni, di comunicazione, nei confronti di sé stessi e/o degli altri. Un labirinto, sicuramente molto intrigante e affascinante, ma anche fondamentalmente diverso a seconda degli ambiti in

cui si realizza .

La formazione personale, professionale o sociale, è in ogni caso un processo che porta gli individui ad attivare non solo competenze specifiche, ma coinvolge la persona

nella sua globalità a livello intrapsichico ed interpersonale.

(7)

Alcune possibili definizioni

...

la formazione in quanto funzione viene descritta in termini di complesso congruente e delineato di

attività volte allo sviluppo delle risorse umane, con riferimento all'identità, al ruolo ed alle capacità

professionali relazionali delle persone che ne fruiscono, in quanto orientate ad incrementare quali quantitativamente le proprie conoscenze e ‑

l'efficacia del proprio comportamento organizzativo (M. Bellotto, G. Trentini, 1989, p. 63).

(8)

Alcune possibili definizioni

... significa creare occasioni conversazionali che valorizzino i processi di interpretazione e

"disambiguazione" operati dai partecipanti, per

identificare chiavi di comprensione e vie di uscita alle situazioni critiche affrontate;

significa promuovere una possibile regolazione e

sintonia dei differenti registri affettivi e disposizionali degli interlocutori, per consentire spazi di confronto e ascolto reciproco;

significa sviluppare processi di negozialità, di

cooperazione/conflitto dei vari punti di vista in funzione di approssimazioni più convergenti e condivise, mai

definitive o ultimative (G. Scaratti 1998, p. 50).

(9)

Quando la formazione viene effettuata in gruppo è già stata fatta una prima scelta significativa; nel processo stesso di

formazione è sotteso il valore positivo che ha il cambiamento effettuato all’interno di relazioni interpersonali. I motivi di questo valore aggiunto sono molti; i più rilevanti sono

la possibilità di usufruire di capacità e

qualità differenti, proprie di ogni membro del gruppo,

e la costruzione di una competenza diversamente articolata, frutto della discussione e anche del conflitto.

(10)

Il gruppo ha in sé la ricchezza di

sensibilità, competenze, conoscenze, rappresentazioni, ruoli differenti; la

ricchezza è reale se queste opportunità sono finalizzate a costruire qualcosa

che superi le prospettive individuali, pur avendo origine dalle stesse. In

questa dinamica si crea l’occasione per i membri del gruppo di sperimentare la molteplicità delle idee di contro

all’univocità dell’idea.

(11)

LA DIMENSIONE COMPLESSA DEL GRUPPO DI FORMAZIONE

Nella situazione gruppale è possibile utilizzare le seguenti dimensioni formative:

1.

la dimensione individuale

2.

la dimensione intersoggettiva

3.

la dimensione cooperativa

(12)

. .

Teoria generale della formazione Teoria generale della formazione

Gian Piero Quaglino Gian Piero Quaglino

Una teoria non è la conoscenza ma permette la Una teoria non è la conoscenza ma permette la conoscenza

conoscenza

Una teoria non è un punto di arrivo, è la possibilità Una teoria non è un punto di arrivo, è la possibilità di partenza

di partenza

Una teoria non è una soluzione, è la possibilità di Una teoria non è una soluzione, è la possibilità di trattare un problema

trattare un problema

Edgar Morin Edgar Morin

(13)

La formazione oggi

Si caratterizza per la sua complessità

1.Ricerca di una nuova definizione di formazione

2.Il carattere di complessità della formazione viene per lo più non

riconosciuto (esemplificazione, evitamento del livello teorico)

3.Non è l’elemento descrittivo di un problema, è IL problema

(14)

Complessità significa:

Differenziazione/specializzazione vs frammentazione/separazione)

Articolazione vs disarticolazione

Coordinamento vs confusione

Pluralità vs ambiguità

Necessità di integrazione vs implosione

Realtà multiforme e mutevole quindi difficilmente prevedibile, governabile

(15)

Carattere complesso della formazione Carattere complesso della formazione

Espansione della domandaEspansione della domanda

Stallo dell’offertaStallo dell’offerta

Animazione della comunità degli operatoriAnimazione della comunità degli operatori

(16)

Vuoto di teoria Vuoto di teoria

NegazioneNegazione

DisinvestimentoDisinvestimento

ScissioneScissione

(17)

Negazione

A favore del fare si nega il ruolo della teoria.

La teoria è una guida all’azione

Senza teoria non vi è azione o meglio non c’è consapevolezza dell’azione

Senza teoria si ricomincia sempre tutto da

capo senza “aprendere dall’esperienza”

(18)

Disinvestimento

C’è la convinzione che la teoria viva al di

fuori di qualsiasi dimensione temporale, che non subisca quindi processi evolutivi di

trasformazione, in positivo e in negativo.

Le teorie divergenti non confliggono.

Ovviamente è il contrario.

Le teorie quindi lontane, astratte, distanti

ma siamo noi a starne lontani

(19)

Scissione

(20)

La formazione orientata al saper-fare

se non è giustificata da una teoria rimane una dichiarazione di intenti

vuoto di consapevolezza della teoria

↓ ↑

vuoto di consapevolezza della formazione

Sapere meglio ciò che si fa (facendo formazione)

per farlo sempre meglio

(21)

La formazione è attività educativa e il suo obiettivo è

IL SAPERE

(promozione, diffusione e aggiornamento del sapere)

I MODI DI UTILIZZO DEL SAPERE

(promozione, diffusione e aggiornamento dei modi di utilizzo del sapere)

l’attività educativa lega

apprendimento e cambiamento

(22)

I soggetti cambiano in quanto apprendono e il legame apprendimento-cambiamento è fattuale

Le organizzazioni apprendono in quanto cambiano

e il legame apprendimento-cambiamento

è solo possibile

(23)

La formazione è attività educativa rivolta al sapere dei soggetti che può diventare momento per il cambiamento organizzativo solo a certe condizioni e non in virtù di un automatismo.

Condizioni:

1. La formazione deve essere pensata e realizzata in termini di processo

2. La formazione condivide un significato e un orientamento strategico

3. La formazione richiede tecnologia ed espressione di valori

(24)

La formazione deve essere pensata e realizzata in termini di processo

Le 4 tappe :

1. Analisi dei bisogni

2. Progettazione

3. Azione formativa

4. Valutazione dei risultati

2 sistemi

1. Sistema informativo (1-4)

2. Sistema operativo (2-3)

(25)

La formazione deve essere pensata e realizzata in termini di processo

Una formazione senza sistema informativo è cieca e una formazione senza sistema

operativo è vuota

(26)

La formazione condivide un significato e un orientamento strategico

Alla formazione vanno riconosciuti una posizione e un compito che possiamo definire “strategici” e non semplicemente gestionali

Perché?

profonda trasformazione del mondo del lavoro

trasformazione dei sistemi di relazione e di valore

(27)

Modello culturale centrato sulla persona

Formazione di medio-lungo periodo vs

Formazione di breve periodo

Orientare l’azione educativa allo stato-progetto

vs

allo stato-problema (emergenza)

(28)

La formazione richiede tecnologia ed espressione di valori

La formazione richiede

una tecnologia adeguata →innovazione vs

tecnologia povera di strumenti tradizionali ma anche

espressione di valori

Rimettendo al centro i soggetti del

progetto educativo/formativo

(29)

Così la formazione come

Processo

Orientamento strategico

Tecnologia ed espressione dei valori

condizioni che vincolano ogni azione formativa al

raggiungimento di finalità individuate dal legame tra apprendimento individuale e

cambiamento organizzativo

(30)

Condizioni vincolanti

Efficacia del sistema informativo (SI)

Efficacia del sistema operativo (SO)

Compatibilità tra SI e SO

Efficacia del sistema innovativo

Compatibilità tra processo di formazione e sistema di innovazione

Compatibilità tra processo di formazione e sottosistemi organizzativi

Tecnologia sofisticata

Recupero del soggetto - Espressione dei valori

(31)

Funzionamento del processo di formazione

L’attrezzatura che presiede al fdpf si articola in tre diverse dimensioni

1. Principi generali: apparato di teoria

2. Modelli procedurali:dotazione di schemi operativi

3. Soluzioni tecniche: complesso di specifiche modalità operative

(Cfr griglia del processo di formazione)

(32)

TGF

A quale ordine di fatti sono riconducibili gli effetti prodotti da un’azione formativa?

Ad un primo livello: agli elementi che compongono il programma (obiettivi,

contenuti, metodi, ecc)

Ma questo livello non è soddisfacente totalmente

1. Ogni attività finalizzata articola processi periferici e nucleari

2. Ogni processo trasformativo è guidato,

orientato, controllato da processi sovraordinati

(33)

TGF

Un secondo livello: va individuato nell’insieme delle ipotesi, dei concetti, degli schemi di

riferimento che, tramite il formatore, ha guidato, orientato e controllato la costruzione prima e la

realizzazione poi dell’azione formativa. Tutto questo fa capo ad una teoria (o a più di una)

dell’apprendimento.

(34)

TGF

Teoria =

è un insieme di conoscenze (in forma di proposizioni o asserzioni) che

consentono la lettura

(descrizione/spiegazione) di un certo oggetto x (nel nostro caso

apprendimento )

(35)

TGF

1.

Teoria al livello di sapere scientifico vs teoria ingenua o di senso comune

2.

Molteplicità di teorie

3.

Set di teorie

(36)

Complessità della formazione dal punto di vista della teoria guida

Legame tra apprendimento individuale e cambiamento organizzativo

I campi del sapere >sapere pedagogico sapere organizzativo

Processo di formazione e azione formativa

area di sapere tecnico area di sapere pedagogico

Ciascuno dei tre campi del sapere (collegati 1 con la definizione di attività educativa come processo di

formazione, 2 con le finalità individuali, 3 a quelle

organizzative) articola differenti sottocampi di conoscenze

Ogni campo di sapere contiene più di una teoria non sempre conciliabili

(cfr fig. 1.9)

(37)

Teoria degli obiettivi

TdO

(38)

L’azione formativa è governata da

Una TdA come insieme di conoscenze attinenti la complessità dei processi soggettivi in atto in situazione di apprendimento

Una TdO modello concettuale concernente

specifici contenuti di apprendimento e

corrispondenti traguardi educativi

(39)

TdO

TdO deve garantire una sufficiente

autonomia al suo oggetto ed evitare zone di ambiguità

Non confondere con l’azione formativa (

ricondurre gli obiettivi al programma manifesto)

Non inglobare con l’apprendimento

(40)

Per una TdO forte devono essere soddisfatte le seguenti condizioni

1.

Individuazione di un soggetto differenziato rispetto a una TdA,

2.

Definizione dei collegamenti con una TdS necessariamente implicata

3.

Articolazione degli elementi (i singoli obiettivi) rispetto ad un quadro unitario superando la logica “per elementi distinti e

separati”

(41)

I contributi in letteratura ad oggi

Classificazione sintetica

1.

Tipologie semplici

2.

Tassonomie

3.

Liste di capacità

(42)

Tipologie semplici

Tipologia di obiettivi

1. Conoscenza

2. Capacità

3. Atteggiamento

questa tipologia di obiettivi prefigura la corrispondente tipologia di apprendimenti

1. Cognitivo

2. Operativo/pratico

3. Emotivo

(43)

Non soddisfa per le frequenti

sovrapposizioni tra comportamento e atteggiamento, nel concetto di

atteggiamento, nel richiamo al concetto di cambiamento

e si può modificare con

1.

Sapere

2.

Saper fare

3.

Saper essere

(44)

Tassonomie

Una lista più o meno articolata,gerarchizzata di obiettivi educativi, ovvero di traguardi di apprendimento

Peculiarità:

Differenziazione dei suoi contenuti da una TdA

Posizione sovraordinata rispetto al programma (schema concettuale)

Articolazione degli elementi rispetto alla totalità es. Bloom, Guilford

(45)

Liste di capacità

Liste o elenchi di abilità operative, connesse cioè direttamente con l’agire finalizzato, a più specifici ambiti di riferimento professionale

Es. fig.2.3

(46)

TdO

TdO

rimanda ad TdS

(teoria del soggetto=modello d’uomo) Infatti una tdo si propone come tipologia dei

contenuti o dei livelli di cambiamento in quanto esiti dell’azione formativa sul

soggetto

soggetto

(47)

Il legame tra TdO e TdS attraverso due sotto condizioni

1.

Olismo

2.

contestualismo

(48)

Una TdO si può caratterizzare come

articolazione di traguardi educativi

in rapporto a un insieme di competenze del soggetto

traguardi definiti al duplice livello

1. dello sviluppo di consapevolezza

2. dello sviluppo dei contenuti dei sottosistemi di competenza

Sottosistemi articolati per unità di informazione e unità di regole

che soddisfi criteri di unità, totalità, complessità

(49)

TdO

Definizione dell’oggetto

né elenco di finalità educative

né lista di obiettivi analitica priva di articolazione unitaria

ma

o

Individuazione di un’ unità obiettivo (competenza)

o

Piano generale di traguardi educativi

(consapevolezza e sviluppo)

(50)

o

Configurare un sistema di obiettivi corrispondente ad un’articolazione di

competenze

o

Contenuti di tali competenze

o

Per ciascuna competenza l’insieme degli elementi componenti

Centralità del soggetto dell’azione educativa

o meglio degli ambiti di riferimento del

soggetto (lavoro, ruolo, sé)

(51)

Autorealizzazione

Inclusione della dimensione del sé come specifico traguardo educativo

Formazione orientata al sé

(52)

Teoria

dell’apprendimento

(53)

TdA

TdO e TdA non vanno assimilati

La TdO ha per oggetto i traguardi

educativi (

i contenuti di apprendimento con riferimento a un “progetto educativo

”)

La TdA ha per oggetto i processi di

apprendimento (

modalità “soggettive” in base alle quali si apprende con riferimento a tutte le

possibilitàdi apprendimento, di cui i progetti educativi non sono che una parte)

(54)

TdA

Condizione 1 > definizione dell’oggetto

teoria di come si apprende e non di come far apprendere

Condizione 2 > definizione dei collegamenti con un TdS

il soggetto come attore dell’apprendimento

Condizione 3 > definizione di un

oggetto ristretto all’ambito del

progetto educativo

(55)

Una TdA ha per oggetto le modalità e i percorsi in base ai quali gli individui realizzano un apprendimento (nuovo

sapere o cambiamento di sapere) da cui

Processo di apprendimento da un sapere iniziale x a uno terminale y in una dimensione temporale, proveniente dall’esterno o dall’interno e riguarda

differenti contenuti e saper

Condizione 1 : definizione dell’oggetto

(56)

Condizione 2: riferimento al soggetto

La TdA richiede l’esplicitazione con una TdS

Centratura sul soggetto (non sul ruolo di allievo)

Non riduzionismo : necessità di una

definizione aperta di soggetto come attore

dell’apprendimento

(57)

Condizione 3: definizione di un oggetto “ristretto”

all’ambito del progetto educativo

Per la TdA c’è necessità di definire il suo oggetto con riferimento privilegiato a quei

processi soggettivi di conseguimento di saperi coerenti e conformi a un particolare

campo o forma dell’apprendere quale quella in atto nell’ambito di un progetto

educativo

(58)

Teoria dei metodi

(59)

TdM

I metodi formativi (metodologie didattiche)

rappresentamo la parte visibile vs

la parte più nascosta, implicita, di contenuto più teorico

costituita dagli obiettivi e dalla teoria

dell’apprendimento

(60)

TdM

1. Il problema dei metodi

Si sta assistendo in questi anni a una profonda innovazione

l’inizio di una nuova era

in cui sarà possibile costruire metodi con alta sistematicità e con esplicito riferimento alla/e

teoria/e dell’apprendimento

(61)

TdM

Le tre antinomie

( opposizioni e contraddizioni al tempo stesso)

nel dibattito sui metodi

1.

Accademismo vs attivismo

2.

Contenuti vs processi

3.

Strutturazione vs destrutturazione

(62)

Accademismo vs attivismo

Metodologie di insegnamento cosiddette attive

vs

Lo schema della classica lezione ex cathedra

Diffuzione nel nostro paese di attività formative per adulti

(63)

Accademismo vs attivismo

Accademismo = distanza eccessiva tra docente e allievo, “comunicazione ad una

via”, freddezza, impersonalità …..

Attivismo = coinvolgimento diretto degli allievi, “comunicazione a due vie”,

discussione e confronto,

responsabilizzazione ….

(64)

Accademismo

Apprendimento vincolato

1. All’ascolto

2. All’attenzione

Sapere per trasmissione

Attivismo

Apprendimento basato sul

1. Coinvolgimento

Sapere per elaborazione

(65)

Contenuti vs processi

Pur nell’approccio attivistico

Chi punta su finalità di apprendimento e traguardi educativi espressi dal conoscere contenuti

vs

Chi da importanza prioritaria a traguardi educativi connessi a un sapere aspecialistico e

“universale” (comportamenti di lavoro e delle relazioni interpersonali)

(66)

Contenuti vs processi

Contenuti

1. Discipline delle aree specialistiche tecnico- produttive, economico – finanziarie, di marketing

2. Promuove conoscenza degli oggetti

3. Modalità formalizzata in modo preciso, definito,

“chiuso”, razionale

Processi

1. Discipline delle aree psicosociologiche o di teoria dell’organizzazione

….

2. Promuove implicazioni personali dei “soggetti”

3. Modalità tendenzialmente problematica,

interrogativa, “aperta”, disponibile a aspetti e implicazioni emotivi

(67)

Strutturazione vs destrutturazione

1. Formazione programmata

2. Percorso di

apprendimento secondo una sequenza

prestabilita, strutturata

1. Formazione come contenitore di eventi

2. Percorso che si

costruisce momento per momento e in quel

momento. Carattere di destrutturazione.

Concetto lewiniano di apprendere qui e ora

(68)

Da qui

Aula (dove si svolge il progetto educativo) vs

Ambiente di lavoro (dove si realizza l’”applicazione” di quanto appreso)

Attivismo vs progettualismo

(69)

2. Il campo delle metodologie didattiche

Metodi tradizionali

1. Istruzione programmata

2. Lezione, Lettura, Discussione

3. Incident , Caso

4. Simulazione, In-basket, Role-play, Esercitazione

5. Gruppo esperienziale (t-group)

6. Gruppo di studio, Lavoro di progetto, Autocaso

(70)

Metodi tradizionali

Istruzione programmata:

apprendimento per rinforzo, per microunità di sapere di un oggetto la cui conoscenza è

garantita dal compimento dell’intero percorso (behaviorismo skinneriano).

Lezione, Lettura, Discussione:

approccio accademico classico, in particolare per la prima; la lettura e la discussione, pur rimanendo nella tradizionale relazione di

insegnamento, consentono uno scambio.

(71)

Metodi tradizionali

Incident , Caso:

caso è un “situazione-

problema” che richiede una soluzione, incident è un caso da “completare”. Rimane comunque un modello centrato sul docente.

Simulazione, In-basket, Role-play, Esercitazione:

questi metodi segnano il

definitivo passaggio ad un approccio attivo. La logica è quella dell’apprendimento per

esercizio, sperimentazione, riproduzione di problemi e situazioni

(72)

Metodi tradizionali

Gruppo esperienziale ( T-group):

molteplicità di metodologie centrate sul gruppo, cioè in cui il gruppo è soggetto ed oggetto di apprendimento. Il riferimento classico è il T-group lewiniano.

È una modalità formativa destrutturata, si caratterizza in termini di analisi e rielaborazione personale dell’esperienza del soggetto nel “gruppo”

(73)

Metodi tradizionali

Gruppo di studio, Lavoro di progetto, Autocaso:

privilegiano la dimensione della

problem analysis e quella della discussione e confronto. Favoriscono un apprendimento

concreto, rimandano ad un progetto finalizzato e strutturato.

(74)

2. Il campo delle metodologie didattiche

Metodi emergenti

1. Outdoor development, Outward Bound

2. Learning Community, Autonomy Laboratory

3. Action Learning, Joint Development Activities

4. Metodi riflessivi

(75)

Metodi emergenti

Outdoor development, Outward Bound:

si tratta di qualcosa oltre il confine.

OdD propone un percorso di apprendimento dalla realtà, in situazione limite, in condizioni inabituali che richiede l’utilizzo di tutte le risorse e la sperimentazione in assenza di punti di riferimento.

OwB propone un percorso d sopravvivenza

(76)

Metodi emergenti

Learning Community, Autonomy

Laboratory:

l’apprendimento è favorito dalla costituzione spontanea di un gruppo di soggetti che reciprocamente si scelgono, condividono gli stessi obiettivi di apprendimento

Action Learning, Joint Development Activities:

sembra che la vera innovazione sia proprio riconducibile all’AL

Il tentativo di saldare apprendimento ed azione, ristabilendo la circolarità tra loro (action research)>

(77)

L’ancoraggio del progetto educativo a problemi concreti di lavoro

Sollecitazione di processi di apprendimento complessi finalizzati ad un sapere per

rielaborazione e scoperta originale con

oggetto>contenuti del problema e modalità del soggetto di analizzarlo e risolverlo

Rimando a modelli di apprendimento di tipo pragmatico ed esperienziale, eminentemente cognitivo

Il JDA, molto simile al l’AL, con la differenza

che è di orientamento “propositivo” al contrario dell’altro che è di tipo “risolutivo”.

(78)

Metodi emergenti

Metodi riflessivi:

ampia area di tecniche formative che accumunate da modelli di

apprendimento di tipo riflessivo. Le principali caratteristiche:

la centratura sull’area del sé del soggetto

distacco dai riferimenti all’esperienza di lavoro e all’agire

recupero del campo dell’esperienza personale come autoriflessione

(79)

TdM

Una TdM ha come oggetto le strategie formative adottabili al fine di attivare processi di apprendimento conformi con

gli obiettivi educativi fissati

Una TdM è una teoria delle forme che può assumere il progetto educativo come

configurazione del setting di

apprendimento

(80)

Teoria del formatore

(81)

TdF

1.

Quale formatore?

a) L’identità difficile: l’impressione è di una figura professionale dai confini poco definiti,

incerta, sfuggente

Il formatore non può essere identificato con il docente; la rottura del setting di aula richiede

una revisione profonda

Il formatore non può che trovare l’identità di ruolo rispetto a compiti,obiettivi e

responsabilità del progetto educativo

(82)

TdF

b. I rischi del mestiere

la manipolazione

le fantasie

la triangolarità

(83)

b. I rischi del mestiere: la manipolazione

Alcuni studiosi hanno manifestato la preoccupazione che “fare formazione”

equivalesse a “esercitare influenza”. L’azione educativa poteva essere praticata ricorrendo alla persuasione, al convincimento, ala suggestione > incidere troppo.

Quaglino ritiene che il rischio maggiore non

è incidere troppo, ma all’opposto non

incidere affatto.

(84)

b. I rischi del mestiere: le fantasie

Cfr. E. Enriquez (1980), pg 143

In sintesi i rischi sarebbero riconducibili all’incapacità di riconoscere la pluralità di figure che tramite il formatore possono essere “evocate”

ovvero agite in situazioni di formazione

(85)

b. I rischi del mestiere: triangolarità La triangolarità va riferita al tipo di relazioni tra:

1.

il formatore

2.

il committente

3.

l’utente

Il rischio è quello dell’incertezza, della non

chiarezza,dell’insicurezza dei rispettivi ruoli

(86)

c. Le cosiddette expertises

Riflessioni sulla professionalità del formatore in termini di

competenze/esperienze richieste per un efficace adempimento del ruolo

Regole e principi guida per l’azione formativa

Iter di preparazione e formazione personale

(87)

2. La natura pedagogica del ruolo di formatore

Collegamento tra formatore e progetto educativo, incentrando la

riflessione sulla natura pedagogica del ruolo del formatore

ridefinizione del ruolo del formatore in termini di modello, profilo di capacità

(88)

Un modello di ruoli formativi

Gli elementi base su cui è costruito il modello possono essere:

-

l’esperto

-

l’utente

-

il compito

(89)

Un modello di ruoli formativi

a)

Il “grado zero”

di articolazione del modello identifica una situazione relazionale classica:

un rapporto di consulenza finalizzato allo soluzione di un problema. L’esperto si assume per conto del cliente il problema e fornisce una soluzione

b) Il primo livello di articolazione vede lo schema docente – allievo. Il docente trasmette sapere finalizzato alla soluzione del problema. Inizia una progressiva perdita di contatto diretto con l’oggetto-problema da parte dell’esperto.

(90)

Un modello di ruoli formativi

c. Un secondo livello di articolazione del

modello: l’azione dell’esperto finalizzata alla trasmissione del sapere non direttamente

connesso all’oggetto-problema quanto piuttosto inerente la relazione tra soggetto ed oggetto

problema. È la relazione stessa ad essere oggetto-problema. Il criterio di articolazione sotteso prevede che ciò che è incluso nella sfera d’azione dell’esperto ad un certo livello vada a rientrare nella sfera d’azione dell’utente

(91)

Un modello di ruoli formativi

d. Nel terzo livello di articolazione andiamo ad identificare nel processo di apprendimento l’oggetto della relazione tra esperto e utente: l’esperto assume il ruolo di presidio delle modalità di svolgimento del progetto e quindi di risorsa a disposizione dell’utente.

e. nell’ultimo livello di articolazione l’esperto diviene l’agevolatore dello sviluppo personale. La relazione tra esperto ed utente ha come oggetto l’apprendimento delle modalità di apprendimento

>un rapporto finalizzato all’acquisizione da parte dell’utente del ruolo di esperto (esperto di sé)

(92)

Un profilo di capacità

Sistema di competenze

(cfr figura 5.10)

1.

Competenze1: conoscenze

(sapere di base: conoscenze specialistiche, conoscenze

organizzative, conoscenze pedagogiche- caselle 1-3)

2.

Competenze2: abilità

(caselle 4-10)

3.

Competenze3: metaqualità

(caselle 11-14)

(93)

In sintesi

I temi da affrontare

1.

Il recupero del soggetto

2.

Centratura sull’apprendimento

3.

Rottura del setting d’aula

4.

Legame tra formatore e azione

educativa

(94)

In sintesi

Il traguardo finale è rappresentato dalla possibilità di ricomporre la circolarità tra

teoria e prassi.

La solidità della teoria non può in alcun modo essere disgiunta dalla qualità dei

risultati della pratica.

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