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Guarda Max Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo rinascimentale

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Academic year: 2021

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ITALIANISTICA

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DEBRECENIENSIS

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----r iv is ta u ffic ia le d el D ip a ----rtim e n to di Ita lia n is tic a d e ll’U n iv e rs ità di D e b re c e n

De b r e c e n

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Italianistica D ebreceniensis

rivista ufficiale del D ipartim ento di Italianistica d ell’U niversità di D ebrecen officiai journ al of thè Italian Studies D epartm ent of thè U niversity of D ebrecen

Direttori:

Làszló Pete, Paolo Orrù

C om itato redazionale / E ditorial Board:

B arbara B laskó, Zsigm ond Lakó, Imre M adaràsz, Istvàn Puskàs, O rsolya Szàraz

Com itato scientifico / Committee:

A ndrea Carteny (U niversità degli Studi di R om a “La Sapienza”) Vera Gheno (U niversità degli Studi di F irenze/A ccadem ia della Crusca)

A ndrea Manganarci (U niversità di Catania) E lena Pirvu (U niversitatea din Craiova) D agm ar R eichardt (Latvijas K ulturas A kadem ija) P éter Sàrkòzy (U niversità degli Studi di R om a “L a Sapienza”)

A ntonio Sciacovelli (Turun yliopisto) M aurizio Trifone (U niversità degli Studi di Cagliari)

Ineke V edder (U niversiteit van A m sterdam ) Franco Zangrilli (The C ity U niversity of N ew York)

Italianistica Debreceniensis is a peer-review ed journal. It appears yearly and publishes articles and reviews in Italian and English. A rticles subm itted for publication in thè journal should be sent by e-m ail attachm ent (as a Word document) to one of thè Editors: Paolo Orrù

(paolo.orru@ arts.unideb.hu), Làszló Pete (pete.laszlo@ arts.unideb.hu).

Italianistica Debreceniensis si avvale della valutazione peer-review. Ha cadenza annuale e pubblica articoli in Italiano e Inglese. Le proposte di contributo per la pubblicazione possono essere inviate

per e-mail (in un file Word) a uno dei due direttori: Paolo Orrù (paolo.orru@ arts.unideb.hu), Làszló Pete (pete.laszlo@ arts.unideb.hu).

Books for review should be sent at thè following address / I libri da recensire possono essere spediti a ll’indirizzo: D ebreceni Egyetem, Olasz Tanszék, 4002 Debrecen, Pf. 400.

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Indice

A rticoli - A rticles

T a n c r e d i A r t i c o : D anese C ataneo, «felicissim o spirito» nelle carte tassiane. 1,’ Am or di M arfisa e la G erusalem m e lib e ra ta ...8

A d e l e B a r d a z z i : «O ccasioni» e «m om ents of being»: il m odernism o

di M o n ta le ...21

J u l i a D a b a s i : Il legam e tra lo spazio e l ’individuo in P etrarca e L e o p a rd i 38

E l i s a D e l l a M e a : M arano: una fortezza contesa. La crisi dei rapporti politico­ diplom atici tra le principali potenze europee a seguito del colpo di m ano su M ara­ no del 1542 ... 46

M a r c o G ia n i: «Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giova­ nili di Paolo P aruta (m età X V I s e c .) ... 60

E l e o n o r a M a m u s a : The exaltation of Italian national identity in M atteo R en zi’s d isc o u rse ... 74

N o é m i Ó t o t t : «Siete voi qui, ser B runetto?». I volti di B runetto Latini: rappresen­ tazione e au to rap p resen tazio n e... 96

D ie g o S t e f a n e l l i : A ppunti sulla stilistica (italiana) di Làszló G à ld i...108

F r a n c o Z a n g r i l l i : M ax Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo

rinascim e n ta le ...122

R ecen sioni - B ook review s

D a g m a r R e i c h a r d t e C a r m e l a D ’A n g e l o , M oda made in Italy. Il linguaggio della moda e del costum e italiano, Firenze, Franco Cesati, 2016 (Luigi S a itta ) 132 F r a n c o Z a n g r i l l i , Il piacere di raccontare. P avese dentro il fantastico p o stm o der­ no, P alerm o, D ario Flaccovio Editore, 2017 (Biagio C o c o ) ...137

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122 It a l i a n i s t i c a De b r e c e n i e n s i s X X I I I .

Max Gobbo e la riscrittura fantastica

di un periodo rinascimentale

d i Fr a n c o Za n g r il l i

Abstract: The paper examines thè characteristics of Max Gobbo’s writing in his fantasy

novel Alasia - The Iron Maiden. The novel is set in a dystopian XVI century Italy infested by demons, vampires and other strange creatures. The novel unfolds in a clear and flowing prose, supported by a simple and effective writing, expressing thè complexity of a world of darkness, in thè hands of devils. It is full of suspense, of comings and goings, of mythi- cal evocations, as of dramatic moments and a humorous multitone irony.

La poetica della riscrittu ra dei m odi fantastici di M ax Gobbo si arricchisce con il rom anzo Alasia. La Vergine di Ferro. C om posto di sei capitoli intitolati, di cui solo il quarto capitolo è suddiviso in sottocapitoli, il rom anzo si evolve linearm ente, anche se qua e là si avvale della tecnica del racconto nel racconto che concede ai personaggi secondari di n arrare storie incred ib ili del loro passato che spesso è in relazione al presente individuale e collettivo, e del flashback teso a ricreare l’in fan zia della protagonista A lasia piena di orrori e di incubi d eliran ti che la accom pagnano durante la vita, specie per essere rim asta orfana. N arrato in terza persona, il rom anzo dispiega una prosa nitid a e scorrevole, sostenuta da u na lin ­ gua sem plice, chiara, laconica, efficace a esprim ere la com plessità di un m ondo di tenebre, nelle m an i dei diavoli. E ssa è pregna di suspense, di an diriv ien i, di evoca­ zioni m itiche, come di m om enti dram m atici e di u n ’iron ia um oristica m ultitonale. Sa farsi m etonim ica, m im etica, e finanche m anieristica. E si intride di squarci lirici quando descrive la natura strao rd in aria di un gruppo di personaggi o di una serie di paesaggi, com presi quelli no ttu rn i e neogotici.

Il rom anzo si svolge n ell’Italia di un C inquecento incredibile, soprattutto quel­ lo del C oncilio di Trento e cioè della C ontroriform a. Un periodo che h a ispirato l’im m aginazione fantastica di una serie di scrittori postm oderni, dal Leonardo Sciascia de La strega e il capitano (1986) al Sergio C am p ailla di D ivorati dal

D ragone (2013),1 ad articolare un gioco serio che m escola la cronaca e la fantasia,

la realtà e il m ito, la storia e l’astorico; u n a parabola che m ette a nudo un rigoroso

1 Per ulteriori inform azioni a proposito si rim anda a questi miei studi, Rom anzi di Sergio Campailla. Una poetica postm oderna, Rom a, U niversltalia, 2017; Leonardo Sciascia scrittore fantastico, Siracusa, Sam pognaro & Pupi Edizioni, 2017.

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revisionism o di un secolo passato che m etaforizza la realtà contem poranea; una favola raccapricciante della storia dom inata sem pre dai dem oni, non diversi da quelli d ell’Inquisizione.

In Alasia questo periodo dà v ita a uno scenario inquietante. Soprattutto perché accade un evento m isterioso, orribile e più oscuro della Peste Nera: una torm a di dem oni invade il m icrocosm o italiano, accom pagnati da m ostri e v am p iri im ­ m ondi che popolano le notti cercando di nu trirsi del sangue di persone di ogni età. N essuno riesce a reagire a ll’avanzam ento delle indom abili nefandezze, del m ale oscuro. Q uando tu tta l ’u m an ità sem bra scivolare nel seno della dannazione eterna, portentosam ente si m an ifesta u n a forza m orale che si schiera contro i fe­ nom eni loschi, oscuri, m efistofelici. In questo humus si realizzan o le avventure e le perizie di A lasia, presentando sem pre più il clim a di un fantastico neogotico. U na donna indom ita ed ardita, u n a guerriera di alto valore, un a giovane candida ed erculea, come im plica il suo appellativo: “V ergine di ferro ”. Come l’eroe clas­ sico, A lasia ha la protezione di uno o più dèi, un a strao rd in aria p otenza deifica e soprannaturale d alla sua parte. Sim bolicam ente vu ol essere un a m essaggera p ro ­ tetta e prediletta dal Dio cristiano o d all’A llah m usulm ano (come suggerisce la coniazione neologistica del suo nome: A la / che / sia), attorno alla quale si muove una schiera di personaggi appartenenti ad ordini cavallereschi, strani paladini, m onaci guerrieri, individui m isteriosi, tu tti votati a sostenere o a cacciare gli ere­ tici, i m ostri, i seguaci di Satana.

L’apparizione di A lasia n ella scena diegetica si fa referente d ell’archetipo della creatura m eravigliosa o, se si vuole, di C risto, che porta la speranza e la salvazio ­ ne. N ell’incipit questa sua apparizione viene preparata con la riscrittu ra d ell’am ­ biente cliché della tav ern a popolata da persone rozze, gentaglia e m alviventi che affogano nel vino, che sono ben arm ati e più feroci degli spettri m align i. Tra loro ci sono alcuni forestieri e la coppia di un padre e una figlia. M entre tre m alan ­ d rin i si apprestano ad angariare il padre e a m olestare la giovane ragazza, a un tratto com pare un personaggio m isterioso con un m antello nero che blocca la loro azione, non diverso da quello delle favole di ogni tem po che interviene ad aiutare l’eroe in crisi: funzione esam in ata con acribia dai testi di Propp.2 G radatam ente il lettore scopre che il personaggio aiutante è un a giovane donna m ascherata da m aschio: è A lasia v estita da guerriero, sem pre m un ita di pistole e di spade che ap ­ portano rinascite, m iracoli, come la soddisfazione che nasce d a ll’atto della v itto ­ ria, di fare o di farsi giustizia. Non m ancano situazioni in cui la scoperta della sua identità fem m in ile suscita stupori e m eraviglie: «M a voi siete una donna! [...] Già

2 Si vedano per esem pio V. Propp, M orfologia della fiaba, Torino, Einaudi, 1966 e Le radici storiche dei racconti di magia, R om a N ew ton Com pton, 1977.

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una donna che se ne v a in giro arm ata di tutto».3 N ella narrazione l’autore gioca a lungo, e in m odo strategico, con le funzioni di questo personaggio aiutante e con il suo travestim ento da sesso opposto, intrecciando m otivi fan tastici d ell’io che si sdoppia e si è raddoppiato, d ell’io m aschile che in sé h a quello fem m in ile e d ell’io fem m inile che in sé ha quello m aschile, d ell’io che è u n ’essenza d ell’ibridazione, e finanche d ell’io che opera con segretezza e bram a di tenere nascosta non solo la propria identità, spesso trascinato dal vortice del perenne m utam ento.

A lasia è una creatura avvenente e coraggiosa, descritta spesso con una grande forza fìsica che rispecchia quella d ell’anim a: «il volto d ’un giovane bellissim o dai lineam enti perfetti e lo sguardo di ghiaccio. La sua era una figura snella, m a non priva di forza. I suoi m uscoli [...] guizzavano d ’u n ’energia nervosa, inesau ­ ribile» (16). I suoi com portam enti possono essere eleganti e signorili, o possono essere b ru tali e letali. Con le sue fu nzioni l’autore riscrive il m ito della donna avventuriera e bellicosa, disposta a qualsiasi tipo di b attag lia che an n u lli i feno ­ m eni sin istri e le azioni dei personaggi diabolici e m ostruosi, purtroppo sem pre presenti nei ritm i della v ita quotidiana e della storia. Oltre a una riscrittu ra del m ito della Superw om an(-Supergirl-W onder w om an) che dom ina i filoni dei kitsch e delle avanguardie del m ondo am ericano, dal cinem a alla letteratura, alla pittura

(pop culture, pu lp fiction, trailer, action, fantasy, ecc.), A lasia è la com pagine di

m iti differenti della donna guerriera che si rifanno alla m itologia greca; a ll’epica cavalleresca non solo di B oiardo, di Tasso, di A riosto; a ll’iden tità degli eroi post­ m oderni quali Superm an e Ironm an; al m ondo favoloso dei fu m etti e alla realtà leggendaria del personaggio del F ar W est. N ella tav ern a A lasia dapprim a spaven­ ta e poi fa fuori i tre bricconi:

prim a che potesse levare il suo ferro uno dei delinquenti le era già addosso e con un calcio alla mano le fece volar via l’arm a [...] I tre ceffi le si lanciaro­ no contro all’unisono cercando di pugnalarla. M a la giovane era scaltra e si sarebbe detto esperta a ogni tipo di duello [...] La donna lo aveva precedente- mente ferito con la spada. Il malvivente cadde al suolo con la gola aperta [...] La donna m ise le m ani sulle pistole che aveva infilate nella fusciacca. Il terzo avversario si paralizzò preparandosi a ricevere una palla in petto. (20-21)

A ppena uscita d alla taverna, A lasia è assalita da quattro creature nere, dem o­ niche, tanto fam eliche che la sim ilitudine evidenzia la loro v og lia di sbranarla: «s’accostarono alla ragazza circondandola come u na m uta di cani braccanti una

3 M. G obbo, Alasia. L a Vergine di Ferro, Rom a, W atson Edizioni, 2017, p. 90. D ’ora in poi il num ero della pagina nel testo rim anderà a questa edizione.

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volpe. L’aspetto di quegli esseri era ripugnante e spaventoso ad un tem po. Volti di m orte, sguardi crudeli e tag lien ti da sciacalli, denti acum inati come p ugnali a fuoriuscire dalle bocche distorte in una sm orfia diabolica» (22). Sono creature che appartengono al regno dei v am piri m ostruosi. Regno che im pastato ad altre com ponenti del fantastico, crea una m arcata dim ensione neogotica. In un a lotta m odellata sulla falsariga dei canoni dei duelli cavallereschi, due di essi assalgono A lasia, dando luce a uno scontro feroce, m a vengono elim in ati dal fucile della Su- perw om an, e si «afflosciano in terra come im m ondi b u ra ttin i privati di fili» (23). N el rom anzo ritornano le scene in cui la S uperw om an si tro va in u n a locanda o u n ’osteria ed è v ista come un uom o nem ico, che a volte dei m alan d rin i fanno di tutto p er annullarlo con bislacchi tru cch i ed insidie, m entre lo scrittore si diverte a renderla, p u r elaborando sul filo del tragicom ico, un segno efebico, erm afrodito e bisessuale, nonché un saldo sim bolo del doppio, m ostrandolo finanche un angelo con i deboli e una creatura spietata con i m alvagi, m età donna m ite e m età uomo titanico.

Con il vam piro superstite, le cui m an i sono «come artig li di una belva» (23; e anche «come le zam pe d ’una fiera» 25) e i cui denti sono «come le zanne d ’un lupo» (24), A lasia allaccia un dialogo cruento, in cui lo stile persegue la lin ea della favola allegorica, in cui si intrecciano im m ag in i che denotano il sacro e il profa­ no, il verosim ile e l’inverosim ile, il reale e il surreale, e in cui il vam piro finisce per essere il m essaggero di S atana e A lasia continua a svelare u n a p erso nalità di paladina della fede in Dio. Tanto straordinaria e v irtu o sa che è im m une da ogni «m aledizione» dei poteri m isteriosi, occulti, soprannaturali, nonostante agli occhi del vam piro sia «più astuta del B elzebù in persona» (27). In m olti aspetti A lesia è una creatura volpina e leonina, non solo n e ll’abbattere un feroce vam piro o drago m a anche nei m odi di pianificare avventure strategiche, di svolgere e term inare battaglie trionfanti: «il suo corpo da pantera non produsse alcun rum ore allorché allontanandosi scivolò fra le tenebre che lo ricoprirono come un oceano di pece» (28). Scene del genere ricorrono nel testo colorendosi ora di um orism o ora del ridicolo ora del grottesco: la sua lam a con un solo colpo può far saltare la testa di un essere «vam piro», può squarciare «l’im m onda gola» di un altro, può troncare le braccia di un altro ancora (49).

U na costante della scrittu ra gobboiana è l ’uso che si fa quasi di p agina in pa­ gina della sim ilitudine tradizionale e non tradizionale. E ssa rito rn a al centro della rappresentazione del paesaggio barocco o alchem ico, dei personaggi stram bi e delle figure del regno occulto, e soprattutto n e ll’affabulazione di un a A lesia in b alia di cangianti fattezze, identità. A volte l’accum ulo delle sim ilitu d in i sfocia nella creazione del ridicolo grottesco e d ell’assurdo um oristico, e vuol essere uno strum ento idoneo a rafforzare i lati oscuri e orrorosi d ell’atm osfera neogotica.

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Spesso in m odo incessante l’analogia si rifa al regno anim ale e nel corpo del rom anzo form a un singolare “bestiario fantastico”. A volte u na data analogia è rip etu ta tale e quale e altre volte è sottoposta a lievi variazioni: indici di uno stile ripetitivo vagliato d a ll’autore. P er esempio: c’è u n ’A lasia che h a i piedi «leggeri come quelli d ’un gatto» (19); che h a «occhi abituati alle tenebre come quelli d ’un gatto» (47); che si m uove «lesta e silenziosa come la pantera» (31); che «rotolò in terra agile come una pantera» (24); «i suoi sensi sviluppati al pari di quelli d ’una pantera» (47); «cauta come la pantera che rende l’agguato m ortale, si ritirò n ell’om bra» (78); «i suoi occhi brillavano nel buio come quelli di un a pantera» (115); che «era venuta su a quel modo: flessibile e a un tem po coriacea, u n a tigre dal m anto di seta [...] Come una fiera che presentendo l’attacco dei cacciatori si pone in guardia, allo stesso m odo A lasia si dispose alla lotta. D iscese dal letto silenziosa come un lupo [...], raggiunta la p orta si m ise ad origliare con l’atten zio ­ ne d ’u n a volpe alla posta» (76-77); che avendo gli «occhi da gatta, scintillavano come gem m e d ’ossidiana. L a sua b ellezza era p erfetta e a com pletarla, oltre al suo profilo di n infa perennem ente incollerita, venivano fuori un paio di labbra turgide e rossigne com e ciliegie m ature» (91); che scivola «silenziosa come un gatto accanto alla fanciulla m altrattata dal dem one» (108); che «s’arrestò e prese ad annusare l’aria come avrebbe fatto un lupo» e m ostra «i suoi denti scin tillan ti degni d ’una tigre in trappola» (119); che lascia delle situazioni «a passi felpati di tigre» (137); che «non le rim ase che ring hiare come u n a tig re in gabbia, furente e im potente in ugual m isura» (160).

A ndando p er una foresta nera pari a un abisso “so tterraneo ” e con un a velocità pari al “v ento”, A lasia scorge una giovane che gronda lacrim e, v estita di bianco e legata su una sorta di altare sorretto da due rocce; si disvela così u na specie di riscrittu ra dei m iti p agani del sacrifìcio e della condanna eterna, al punto di echeg­ giare la sventura di Prom eteo e di Sisifo. Le cifre dello stile indiretto libero fanno sentire lo spirito em patico di A lasia che si precipita a liberarla. Uno spirito em ble­ m atico di quello che persegue le vie della “P ro v v id en za”, delle v irtù um anistiche ed evangeliche. Essendo uno scrittore che rientra nel filone del fantastico p o stm o ­ derno, Gobbo sa che tutto è stato scritto e che si devono riscrivere vecchie storie come se il lettore le leggesse per la prim a volta, e perciò conduce la protagonista a riflettere sulla v icenda assurda di M elusina. A pprende che è stata sacrificata dalla sua fam ig lia e d alla gente del suo villaggio che praticano i riti della m agia, della tregenda, del blasfem o, realizzando p atti orribili con Satana:

aveva già udito di antichi templi pagani ora riutilizzati da congreghe d’eretici per cerimonie immonde e odiosi sabba. In quel tempo oscuro in cui l’ombra del M aligno s’allungava sinistra su ogni cosa m inacciando l’um anità intera, torme

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di streghe e m aghi crudeli, avendo venduto l’anim a al demonio, compivano scorrerie notturne seminando il terrore e rapendo i bam bini in fasce per i loro orribili riti sacrificali (33).

Avendo accom pagnata M elusina a casa, A lasia rim ane allibita nello scoprire la realtà prim itiva e arcana del suo villaggio. La gente vive in preda alla paura, p er­ ché sono continue le m inacce lanciate da ladri, da briganti, da crim in ali; si sente soggiogata dai desideri orribili dei “vam p iri” e degli esseri “sop ran naturali”. M e­ lusina diventa la guida di A lasia e le fa conoscere cose oscene e o rrib ili del luogo, finanche come i paesani hanno abbandonato la loro fede, hanno scacciato v ia il prete e distrutto la chiesa, come si sono m essi a praticare i culti satan ici e si sono trasform ati in un branco di lupi. Invece quando l’inquisitrice A lasia in terp ella il padre di M elusina, questi non collabora, si fa reticente ed evasivo. R affigurando questo prim itivo villaggio di contadini si ha l’im pressione che l’autore stia riscri­ vendo, come aveva già fatto Tom m aso Landolfi in tan ti suoi racconti fantastici, una dovizia di m iti appartenenti al patrim onio storico-culturale della sua C io­ ciaria.4 Il clim ax arriva con i paesani indem oniati che si recano a ll’abitazione di M elusina con l’intento di prenderla e di assoggettarla al rito sacrificale, di offrirla al loro dio M aligno. La scena corale si fa scottante con l’intervento di A lasia schierata, pur con un linguaggio etico, contro il m ale, e qu in di a difendere la gio­ vane M elusina: «Siete dei codardi, preferite sacrificare le vostre figlie su ll’altare di S atana invece di lottare contro i disegni nefandi!» (44).

Avendo ripreso le sue avventure e soggiornando in u n a foresta, che spesso nelle fole è u n a fonte di m isteri e significati infelici, A lasia diventa prigioniera di esseri in fernali, viene legata a un albero e abbandonata a m orire. M a poco dopo è liberata dal prete scacciato dal villaggio, il quale le racconta come il delirio del p o ­ polo convertito al credo di S atana lo abbia portato a vivere nei bosch i, nasconden­ dosi da u na parte a ll’altra. La parlata del parroco si traduce ora in confessione ora in serm one teso a condannare g li ex-fedeli, m entre quella di A lasia si alim en ta di principi probi tipici d ell’eroe classico che m ira a cam biare le cose, e l’autore coglie l’occasione di m ettere a fuoco aspetti filosofici del m anicheism o e come la spada sim bolica della donna di “ferro” stia al servizio del m essaggio divino, stia com ­ piendo la m issione di estirpare il m ale dai ritm i della quotidianità e della storia.

Con un approccio taum aturgico A lasia riesce a cancellare lo sm arrim ento cao­ tico dei cittad in i del villaggio; a liberarli non solo d all’idea di essere stato un po ­ polo scristian izzato m a anche da terrib ili incubi, superstizioni, idolatrie; a ridarne

4 Per ulteriori inform azioni a proposito si veda il mio studio, L ’oscura foresta. Sim boli del fantastico in Landolfi, C altanissetta-Rom a, Salvatore Sciascia editore, 2012.

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sicurezza e serenità; a restitu irn e l’anim o im pegnato a tenere lontano sia le forze sinistre del soprannaturale che gli esseri abom inevoli, m alig n i e vam pireschi; a ristabilire l ’autorità del sacerdote. Così A lasia sem bra plasm arsi quasi una loro re ­ gina, dea. Un pizzico di esagerazione e di com ico pare em ergere quando osserva i contadini che si lanciano a respingere «gli assalti dei v am piri colpendo con falci e forconi [...] Erano u m an i solo p er m età, per il resto sem bravano diavoli fuoriusciti dal più profondo degli abissi infernali» (60); o quando li sostiene tuffan do si nel duello come un indem oniato Rodom onte: «piombò come un dem one tra i dem oni sem inando panico e distruzione [...] Le sue arm i tuonarono più volte senza fallire m ail il colpo, la sua spada s’abbatté sul nem ico storpiando, sventrando e decapi­ tando. In breve intorno a lei si fece il vuoto» (62). I m ezzi d ell’um orism o sem iserio e della caricatura, topoi della scrittu ra gobboiana, alim entano la portata del fan ta­ stico e presentano u n ’A lasia che recupera l’archetipo d ell’essere um ano che h a il potere degli dèi e dei fenom eni soprannaturali, ed è spigliato anche n ell’uccidere spettri e m ostri di ogni genere. Non diversam ente da certi cavalieri d ell’epica tradizionale, A lasia com piendo le sue im prese e avventure, si trasform a in tan ti m odi (ad es. «da n infa si trasfigurò in quello d ’u n a tigre» 65), si m an ifesta in trap ­ polata in una m etam orfosi denotativa di una p erso nalità cangiante e bizzarra, con centom ila volti, di cui sono probanti i num erosi sostantivi con cui l’autore si p o r­ ta di volta in volta a nom inarla: per esempio, «fanciulla», «ragazza», «signore», «signora», «forestiero», «straniero», «spadaccina», «avventuriera», «viaggiatore».

L’avv en tu ra contenuta in un sogno di A lasia ci im m ette n e ll’incontro con un vecchio conoscente, p rim a un condottiero indom ito di Carlo V e poi diventato un santo m onaco, Erasm o. E il suo m entore d a ll’età in fan tile, la h a addestrata a usare la spada e a com binare gli stratagem m i del duello. La loro conversazione si an im a sia con A lasia - che echeggiando elem enti am letici, afferm a di odiare a m orte colui che ha assassinato il padre e vive solo p er vendicarlo - sia con l ’intervento di Erasm o tendente a larg ire u n a spiegazione filosofica d ell’odio. N el frattem po, A lasia rivede nel sogno la scena del passato in cui i suoi cari del m on­ do regale perdono la vita: «sognava della fuga del castello in fiam m e, d ella m orte del padre vilm en te assassinato dai suoi diabolici nem ici, d ella fine p rem atu ra della m adre» (75).

In questo contesto onirico galleggia la visione gobboiana del passato che è eterno presente e quindi della storia che è infinitam ente fantastica, e si irro b u sti­ sce diventando la linfa delle nuove esperienze d ell’A lasia cavaliere sui generis. Più le gesta e le arm i di A lasia cercano di allontanare i m item i d ell’orrore, più se li trova sotto gli occhi. A volte glieli fanno conoscere i com pagni d ella d is­ avventura. Salim , un saltim banco girovago, le fa notare le atrocità com piute dai potenti della Santa Inquisizione e dai b arb ari im possessatisi di un m aniero: sch ia­

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Fr a n c o Za n g r i l l i: Ma x Go b b oel ar i s c r i t t u r af a n t a s t i c ad iu np e r i o d or i n a s c i m e n t a l e 129

vizzano e m alm enano i collaboratori dom estici, im piccano le persone negli alberi della foresta, ve li lasciano a perire dentro u n a gabbia, o un sacco, e a form are un pasto per le bestie. R ivelandosi affabulatore istrionico, Salim n arra ad A lasia le sue esperienze di giullare presso le corti di efferati personaggi storici, esperienze che infittiscono la scrittu ra gobboiana dei contorni fantastici e che fungono da prolessi del loro desiderio di portarsi a v isitare il m aniero che è un rinnovato archetipo del castello d ell’orrore. Grazie alla loro abilità di edificare u n a serie di m eravigliosi trucchi, finzioni, inganni, riescono ad entrare nel castello, m a poco dopo vengono rinchiusi assiem e a tan ti prigionieri nella cella di un oscuro e ster­ m inato sottosuolo. Dove apprendono che, dopo aver sterm inato il conte e la fam i­ glia, una banda di “m ostri” cappeggiata da un “grande diavolo” si è im possessata del castello, ban d a che sem ina la paura e il terrore anche tra i poveri contadini. Ciò fa rim anere esterrefatta A lasia, la rende irosa e costernata. L’im pasto di ef­ fìgie, m itiche e iperboliche, ne registrano sorprendenti m etam orfosi: da creatura “angelica” a una “n in fa” inferocita, da “rosa” splendente a “u n a selva di spine avvelenate”, da prodiga di “sorrisi am m aliato ri” a “dispensatrice di m o rte” (103). La rappresentazione indugia sulla rem iniscenza d ell’inferno dantesco con A lasia e Salim che pianificano di liberare i prigionieri negli inferi del castello. M entre l’am ico intrattiene una delle feste anorm ali del grande dem one, A lasia intraprende la fuga che fa assaporare a tu tti la luce della libertà. Poi rito rn a al castello. Un duro duello scoppia tra la ban d a dei seguaci di Lucifero e l’A lasia feroce “cav aliere”, configurato con stilizzazio n i dei m ezzi epici, grotteschi, m eravigliosi. P er certi versi il duello appare un evento m agico perché A lasia riesce a sconfìggere tutti, a m ettersi in salvo con Salim , a osservare come il m aniero viene d istrutto dal fuoco, fuoco che m etaforizza l’annullam ento del m ale e la rin ascita del bene.

Lo scioglim ento del rom anzo si avvia con A lasia collocata d a ll’autore nella sfera turco-saracena del N ord Italia, ispirata forse dagli avv enim enti orrifici dei nostri tem pi tra i fanatici islam ici e i cristian i, d ell’im m igrazione cland estin a dei m u su lm ani nel continente europeo. A lcu n i di essi si innestano ad eventi storici del R inascim ento filtrati nel tessuto onirico che esprim e il punto di v ista di p er­ sonaggi reali e non reale. Come fa il papa Paolo III che, apparendo nel sogno di A lasia, articola un discorso che oltre a essere vergato di iro n ia pungente, finisce per considerarla un angelo difensore della fede cristiana. Con u na rappresentazio­ ne che si evolve sui binari d ell’am biguità, del reale irreale, l’autore sch izza u n ’A ­ lasia saracena, e quasi un personaggio delle Mille e una notte, che fa u na v ita da beduino e vive in u n a tenda arabesca. D ove è v ista nuda ed è assalita da individui m isteriosi. P assando vicino la tenda e udendo gli allarm an ti echi dello scontro, A lasia è soccorsa da un giovane m usulm ano, A li E1 K adun.

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130 It a l i a n i s t i c a De b r e c e n i e n s i s X X I I I .

Tra loro sbocciano l’attrazione reciproca e una conversazione v otata a scan da­ gliare secolari questioni storiche relative alle p eren ni anim osità tra i cristian i e i m aom ettani, alle guerre di religione, al m ale-B elzebù che è sem pre presente in ogni fede e in ogni aspetto della vita. A lasia e A li si ergono sim boli di religioni e di culture diverse che però vivono gli stessi principi: la bram a di cancellare il m ale dalla vita, di rispettare le legge dei nobili v alori um an i, di vivere in arm onia con i popoli del pianeta. Tuttavia, A li non riesce a capire com e nella m isteriosa A lasia arda la passione di vendicare il padre al punto che si m etam orfizza in un “angelo nero”, e come ciò la privi di corrispondere al suo desiderio di am arla e renderla sua sposa.

Q uando con un cavallo aereo più veloce del raggio di luce A lasia si reca dal capo della Santa Inquisizione, Padre A ssenzio M esseni (chiam ato anche “la figura nera” e “il Nero Falciatore”), l’assunto consiste nel volergli estrapolare ragguagli che avrebbero potuto essere u tili alla sua m issione. M a tra i due em erge uno scon­ tro m olto dram m atico e violento, proteso a m iticizzare l ’u n a com e creatura divina e l’altro come figura satanica. A n z i figura più corrotta e più m alig n a di Belzebù, abilissim a a m ettere in atto gli agguati e i trabo cch etti possibili per elim in are la nem ica. P rim a la droga e poi la fa portare sul rogo: funzione che dà v ita a uno spettacolo assurdo con il tripudio della folla che la ritiene u n a strega e le lancia scherni, accuse, condanne. N el preciso m om ento in cui le fiam m e com inciano a sfolgorare, arriva l’intervento m iracoloso di A li e dei suoi am ici tu rch i che lib e­ rano A lasia e incendiano la residenza del capo Inquisitore, dandogli la m orte. Un episodio che culm in a con la separazione angosciosa di A li e di A lasia tu tta orien­ tata a perseguire oltre al suo destino, la sua u ltim a b attag lia. E la b attag lia che trionfalm ente svolge a Torino contro una sterm inata schiera di nem ici, dai pirati ai pipistrelli, dai v am piri ai fantasm i, dai m ostri ai diavoli, ai m orti-vivi, bram osi di conquistare “la Santa Sindone”. La b attag lia, com e altre del rom anzo, è m essa a fuoco d a ll’autore usufruendo i m oduli di una serie di generi fantastici, giallistici, spionistici, fantascientifici. Tanto che gli è dolce naufragare n ella rem iniscenza delle saghe di Tolkien e dei racconti di A sim ov, di B radbury, di Van Vogt. In q ue­ sto epilogo si ritorna sia a suggerire che nella storia se u n a cosa cam bia, lo fa per rim anere identica a sé stessa, e che la lotta tra le civiltà, le religioni, e gli ideali sarà eterna perché gli uom ini non saranno m ai uguali; sia a individuare le note del pessim ism o di un autore che osserva appassionatam ente la favola della vita.

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