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Academic year: 2021

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19-05-2020

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STATUTO LAVORATORI/1

Un Patto sociale

e democrazia

economica

ANNAMARIA FURLAN

Sono passati 50 anni dal 20 maggio 1970, la storica da-ta in cui fu approvada-ta la legge 300 che per tutti è lo "Statuto dei lavoratori".

A pagina 3

Non leggi calate dall'alto, ma un modello di democraz'a economica

ORA

UN

VERO

PATTO SOCIALE

BASATO SULLA

PARTECIPAZIONE

ANNAMARIA FURLAN aro Direttore Sono passati esat-tamente 50 anni dal 20 maggio 1970, la sto-rica data in cui fu approvata la leg-ge 300 che per tutti è conosciuta come lo "Statuto dei lavoratori". Fu indubbiamente una svolta per le relazioni industriali e la demo-crazia sindacale, frutto di anni di lotte operaie aspre per l'afferma-zione di diritti fondamentali e il rispetto della dignità del lavoro. Oggi molte cose sono cambiate negli assetti economici e nel mon-do produttivo.

E emersa sempre più in questi an-ni l'esigenza di proteggere tutte le forme di lavoro, soprattutto quelle più flessibili e atipiche, di garantire una tutela ad ogni per-sona che lavora. Offrire, insom-ma, una vera sicurezza economi-ca e professionale ai lavoratori per tutto l'arco della loro vita. Questo rimane uno dei grandi compiti del sindacato, un ruolo di rappresentanza e di sintesi og-gi ancora più necessaria ed indi-spensabile per affrontare la fase difficile e complessa che stiamo vivendo a causa della pandemia. Stiamo, dunque, vivendo una nuova tappa nelle relazioni indu-striali nella quale saremo costretti a ridefinire anche il sistema di ammortizzatori sociali, il welfa-re, gli strumenti per garantire u-na formazione adeguata alla sfi-da digitale, e soprattutto nuove politiche attive per mettere tutti nelle condizioni di trovare una nuova occupazione.

Non abbiamo bisogno di leggi, ca-late dall'alto, per regolare il mon-do del lavoro ed estendere le tutele

a chi oggi ne è privo. Íl meglio del giuslavorismo italiano, d'altra par-te, è sempre venuto dal recepi-mento degli accordi contrattuali più innovativi siglati tra le parti so-ciali. Ecco perché alla nuova Con-findustria del Presidente Bonomi, ed alle altre associazioni impren-ditoriali, oggi lanciamo una sfida: cambiamo insieme le regole del lavoro, rendiamo le nostre impre-se più sicure, più innovative, at-traverso relazioni industriali più moderne, più partecipative, ade-guate alla prova della necessaria competitività e della globalizza-zione. Chiediamo e lavoriamo in-sieme al Governo per un grande "patto sociale" in modo da gesti-re uno dei tornanti più difficili e più drammatici delle nostra storia, cambiando il nostro modello di sviluppo e ricostruendo profon-damente il nostro Paese che non vogliamo più sia quello di prima. Un accordo di concertazione per ridisegnare l'economia a comin-ciare dagli investimenti nel Mez-zogiorno, lo sblocco delle infra-stutture, una vera sburocratizza-zione, la sostenibilità ambientale, il riassetto del territorio, l'innova-zione, la ricerca, la diffusione del-la banda larga. Uno sforzo straor-dinario di partecipazione delle parti sociali ai processi innovati-vi, dal Green New Deal, alla tran-sizione digitale, attraverso pro-getti di formazione, riconversio-ne, riqualificazione permanenti. Bisogna promuovere lo sviluppo, uscire dalle logiche solo assisten-ziali, ricostruire un tessuto pro-duttivo frammentato e sfibrato da anni di crisi e dalla mancanza di investimenti capaci di sostenere reti, occupazione e produzione, anche alla luce dei grandi cam-biamenti tecnologici in atto. Oggi dobbiamo, insomma , ri-partire dalla centralità del lavo-ro. Ci fa piacere che anche la Cgil parli oggi di forme di partecipa-zione dei lavoratori, un tema "fondativo" per la Cisl. In un mo-mento in cui lo Stato giustamen-te si fa carico di sostenere la rica-pitalizzazione delle imprese, con compensazioni a fondo perduto dei mancati ricavi, aiuti specifici

per i settori più colpiti, mobili-tando ingenti risorse pubbliche, di tutti, il Governo si dovrebbe fa-re promotofa-re di una legge di so-stegno per allargare la governan-ce delle aziende ai rappresentan-ti dei lavoratori e degli altri stakeholders. Oggi abbiamo una occasione storica per introdurre nel nostro Paese la democrazia e-conomica, che è la vera garanzia per difendere e favorire gli inve-stimenti in Italia di tutte le im-prese, a partire da Fca.

La partecipazione è la risposta lungimirante per stabilizzare un modello di gestione cooperativo. Potremmo utilizzare le risorse dei Fondi pensione complementari (stimate in 150 miliardi di euro) per sostenere l'economia reale del nostro Paese, per modernizzare il capitalismo italiano, renderlo più libero dalla finanza e anche più produttive le aziende attraverso il coinvolgimento dei lavoratori. Discutiamo di questo senza pre-giudizi. Sarebbe il salto di qua-lità che già i nostri Padri della Costituzione avevano delineato per rendere più democratico il sistema economico: legare il de-stino delle aziende a quello dei lavoratori, finalizzare gli investi-menti pubblici al bene comune del Paese.

Segretaria Generale Cisl

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Lavoro

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