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Francesca Mazzia Dipartimento Interuniversitario di Matematica Universit`a di Bari

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Academic year: 2021

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(1)

Francesca Mazzia

Dipartimento Interuniversitario di Matematica Universit`a di Bari

3. Elementi di Algebra Lineare.

(2)

Sistemi lineari Sia A ∈ IR

m×n

, x ∈ IR

n

di n

Ax = b ` e un vettore di m componenti.

a

1,1

x

1

+ a

1,2

x

2

+ . . . + a

1,n

x

n

= b

1

a

2,1

x

1

+ a

2,2

x

2

+ . . . + a

2,n

x

n

= b

2

. . .

. . .

a

m,1

x

1

+ a

m,2

x

2

+ . . . + a

m,n

x

n

= b

m

Numero di operazioni per calcolare b:

mn moltiplicazioni m(n − 1) addizioni.

Le matrici trasformano un vettore x di di-

mensione n in un vettore di dimensione m,

cio` e rappresentano delle trasformazioni tra

due spazi.

(3)

Posso rappresentare una matrice utilizzando le sue colonne:

A = (a

1

, a

2

, . . . , a

n

)

Il prodotto Ax = b pu` o anche scriversi:

x

1

a

1

+ x

2

a

2

+ . . . + x

n

a

n

= b

cio` e il vettore b si ottiene come combinazione lineare dei vettori colonna della matrice A.

Non ` e sempre vero che fissato un vettore b di dimensione m, si possa sempre trovare un vettore x per cui Ax = b sia soddisfatta.

E questo il problema della soluzione di sistemi `

lineari.

(4)

Partizionamento

Il partizionamento ` e una decomposizione del- la matrice in sottomatrici.

Esempio

a

11

a

12

a

13

a

14

a

15

a

16

a

17

a

21

a

22

a

23

a

24

a

25

a

26

a

27

a

31

a

32

a

33

a

34

a

35

a

36

a

37

a

41

a

42

a

43

a

44

a

45

a

46

a

47

a

51

a

52

a

53

a

54

a

55

a

56

a

57

Possiamo scrivere

A = A

11

A

12

A

13

A

21

A

22

A

23

!

con

A

11

= a

11

a

12

a

21

a

22

!

A

12

= a

13

a

14

a

15

a

23

a

24

a

25

!

(5)

Se le partizioni sono compatibili possiamo trattare le sottomatrici come scalari nell’e- seguire le operazioni tra matrici.

Per esempio:

A

11

A

12

A

21

A

22

!

+ B

11

B

12

B

21

B

22

!

= A

11

+ B

11

A

12

+ B

12

A

21

+ B

21

A

22

+ B

22

!

A

11

A

12

A

21

A

22

!

B

11

B

12

B

21

B

22

!

=

A

11

B

11

+ A

12

B

21

A

11

B

12

+ A

12

B

22

A

21

B

11

+ A

22

B

21

A

21

B

12

+ A

22

B

22

!

(6)

Siano x e y ∈ IR

n

se x

T

y = 0 i due vettori si dicono ortogonali.

x

T

x =

Pni=1

x

2i

, quindi x

T

x > 0.

Se x

T

x = 1, il vettore x si dice unitario.

Se a ∈ IR

m

e b ∈ IR

n

, si ha:

W = ab

T

=

a

1

b

1

a

1

b

2

. . . a

1

b

n

a

2

b

1

a

2

b

2

. . . a

2

b

n

... ... . . . ...

a

m

b

1

a

m

b

2

. . . a

m

b

n

.

La matrice W ` e una matrice di rango 1, cio` e

le sue colonne generano uno spazio di di-

mensione 1. Ogni matrice di rango uno pu` o

essere espressa nella forma ab

T

. Le matrici

di rango uno non vengono mai memorizzate

esplicitamente, ma si utilizza sempre la loro

rappresentazione con i vettori a e b.

(7)

Come eseguiamo il prodotto W x ? c = W x = (ab

T

)x = a(b

T

x) = (b

T

x)a b

T

x ` e uno scalare quindi

calcoliamo prima

µ = b

T

x e poi

c = µa Numero di operazioni:

2n moltiplicazioni

n − 1 addizioni.

(8)

Inversa di un matrice Sia A ∈ IR

n×n

.

Se esiste una matrice A

−1

∈ IR

n×n

tale che

A

−1

A = AA

−1

= I

allora A

−1

viene chiamata inversa della matrice A.

Se l’inversa esiste, essa ` e unica.

Infatti sia B tale che BA = AB = I, allora:

B = BI = BAA

−1

= IA

−1

= A

−1

.

(9)

Vale la seguente propriet` a

(AB)

−1

= B

−1

A

−1

infatti:

(AB)B

−1

A

−1

= A

−1

B

−1

BA = I.

Una matrice che non ammette l’inversa ` e detta singolare.

Se A ` e non singolare, lo ` e anche A

−1

.

Infatti (A

−1

)

−1

= A.

(10)

• (A

T

)

−1

= (A

−1

)

T

.

• L’inversa di diag(d

1

, d

2

, . . ., d

n

) ` e:

diag(d

−11

, d

−12

, . . ., d

−1n

)

• L’inversa di una matrice triangolare supe- riore (inferiore) ` e una matrice dello stesso tipo.

• Il prodotto di matrici triangolari superiori

(inferiori) ` e una matrice dello stesso tipo.

(11)

Dipendenza lineare di vettori

Dati r vettori x

1

, x

2

, . . . , x

r

, diversi dal vettore nullo,

se

α

1

x

1

+ α

2

x

2

+ . . . + α

r

x

r

= 0

con gli α

i

6= 0, i vettori si dicono linearmente dipendenti.

Se

α

1

x

1

+ α

2

x

2

+ . . . + α

r

x

r

= 0

solo se α

i

= 0 per i = 1, 2, . . . , r allora i

vettori x

i

, i = 1, 2, . . . , r sono linearmente

indipendenti.

(12)

Se vi ` e un α

i

6= 0, ve ne deve essere alme- no un altro, e alcuni dei vettori x

i

possono esprimersi come combinazione lineare degli altri.

Infatti se x

1

, x

2

, . . . , x

r

sono l.d. con α

r

6= 0 si ha:

x

r

= − α

1

α

r

x

1

− α

2

α

r

x

2

− . . . − α

r−1

α

r

x

r−1

.

Se i vettori x

i

sono l.i., un qualunque sot- toinsieme di essi ` e ancora l.i..

Un insieme di vettori tra loro ortogonali sono l.i..

Una base ` e l’insieme minimo di vettori l.i..

che generano un insieme dato.

La base canonica di IR

m

` e costituita dai vet- tori

e

1

, e

2

, · · · , e

m

con elementi (e

i

)

j

= 0 per i 6= j e (e

i

)

i

= 1.

(13)

Dato un insieme di vettori

{x

1

, x

2

, . . . , x

n

}, x

i

∈ IR

m

si dice rango dell’insieme il numero massi- mo di vettori linearmente indipendenti che ` e possibile estrarre dall’insieme.

Poich` e il massimo numero di vettori l.i. in tutto IR

m

` e m, il rango di un insieme di vettori di IR

m

non pu` o superare m.

Data una matrice A, si dice rango della ma-

trice, e si indica con rank(A), il rango dell’in-

sieme dei suoi vettori colonna.

(14)

Consideriamo quindi le due matrici A ed

A = ˆ

a

1,1

a

1,2

. . . a

1,n

b

1

a

2,1

a

2,2

. . . a

2,n

b

2

... ... . . . ... ...

a

m,1

a

m,2

. . . a

m,n

b

m

= (A, b)

detta matrice ampliata, avente in comune con A le prime n colonne, mentre l’ultima colonna ` e il vettore b.

Si ha il seguente Teorema, noto come teore- ma di Rouch´ e-Capelli:

Condizione necessaria e sufficiente affinch` e il

sistema Ax = b ammetta soluzioni ` e che il

rango di A e quello di ˆ A coincidano.

(15)

Se A ` e una matrice quadrata di ordine n allora le seguenti proposizioni sono equivalenti:

1. Per ogni vettore b ∈ IR

n

, il sistema Ax = b ammette soluzione

2. Se una soluzione del sistema esiste essa

` e unica

3. Per ogni x ∈ IR

n

, Ax = 0 implica x = 0

4. Le colonne (righe) di A sono linearmente indipendenti

5. La matrice A ` e invertibile

6. det(A) 6= 0

n

(16)

L’ultima relazione pu` o essere fuorviante, per- ch` e il determinante cambia scalando la ma- trice. Infatti

det(σA) = σ

n

det(A) Se n = 30 e det(A) = 1 allora

det(0.1A) = 10

−30

Non ` e facile verificare al calcolatore quando questa quantit` a ` e veramente 0.

Il calcolo del determinante con la regola di Laplace richiede pi` u di n! moltiplicazioni,

n = 16

il nostro computer esegue una moltiplicazio- ne ogni 10

−10

secondi

tempo di calcolo : 16!*1e-10/60 ≈ 35 minuti

(17)

Propriet` a del determinante

1) Se A ` e una matrice triangolare (superiore od inferiore), allora det(A) ` e uguale al prodotto degli elementi sulla diagonale.

2) Se A e B sono due matrici dell’insieme, allora:

det(AB) = det(A)det(B).

3) det(P

r,s

) = −1.

(18)

Autovalori ed autovettori

Data una matrice quadrata A ∈ IR

n×n

, un numero complesso λ si dice autovalore di A se esiste un vettore u 6= 0 a componenti reali o complessi tale che:

Au = λu, o

(A − λI)u = 0,

u si dice autovettore di A ed ` e soluzione non nulla di un sistema lineare omogeneo.

Tale soluzione esiste se det(A − λI) = 0. Si dimostra che det(A − λI) = p(λ) ` e un polino- mio di grado n in λ che ha n radici nel campo complesso (polinomio caratteristico).

Si dice raggio spettrale della matrice A, e lo

si indica con ρ(A), il massimo modulo degli

autovalori di A.

(19)

Se u ` e un autovettore di A, anche αu, con α 6= 0 ` e autovettore di A.

Gli autovettori unitari o normalizzati sono tali che u

T

u = 1.

A = 1 2 2 1

!

autovalori di A: λ

1

= 3 e λ

2

= −1, autovet- tori:

u

1

= 1 1

!

e u

2

= −1

1

!

autovettori normalizzati di A:

u

1

= 1

√ 2

1 1

!

e u

2

= 1

√ 2

−1 1

!

.

(20)

Matrici simmetriche.

1) Gli autovalori sono reali u: vettore con elementi i complessi coniugati deglie ele- menti di u

Au = λu.

u

T

A = λu

T

u

T

Au − u

T

Au = λu

T

u − λu

T

u = (λ − λ)u

T

u (¯ u

T

(Au))

T

= (Au)

T

u = u ¯

T

A

T

u = u ¯

T

A¯ u quindi (λ − λ) = 0

2) Gli autovettori corrispondenti ad autova- lori distinti sono ortogonali

siano λ e µ due autovalori distinti e u e v i corrispondenti autovettori, si ha:

Au = λu, Av = µv da cui:

0 = v

T

Au − u

T

Av = (λ − µ)u

T

v.

(21)

3) Esistono n autovettori unitari ortogonali tra loro.

Siano u

1

, u

2

, . . . , u

n

autovettori unitari e sia U = (u

1

, u

2

, · · · u

n

)

U

T

U =

u

T1

u

1

u

T1

u

2

. . . u

T1

u

n

u

T2

u

1

u

T2

u

2

. . . u

T2

u

n

... ... . . . ...

u

Tn

u

1

u

Tn

u

2

. . . u

Tn

u

n

= I = U U

T

,

infatti:

u

Ti

u

j

=

(

0 per i 6= j 1 per i = j . La matrice U si dice ortogonale.

Se λ

1

, λ

2

, . . . , λ

n

gli autovalori si A associati a u

1

, u

2

, . . . , u

n

e Λ = diag(λ

1

, λ

2

, . . . , λ

n

), si ha:

AU = U Λ

(22)

Si dice forma quadratica di una matrice sim- metrica l’espressione x

T

Ax con x ∈ IR

n

.

Una matrice simmetrica A si dice:

definita positiva se x

T

Ax > 0 per x 6= 0, semidefinita positiva x

T

Ax ≥ 0 per x 6= 0

Una matrice simmetrica A ` e definita positiva se e solo se gli autovalori sono tutti positivi.

x

T

Ax = x

T

U U

T

AU U

T

x = y

T

Λy =

n X i=1

λ

i

y

i2

, con y = U

T

x

Se A ` e una matrice ad elementi complessi, A

` e la matrice con elementi i complessi coniu- gati degli elementi di A. La matrice A si dice hermitiana se A

T

= A.

Trasposta coniugata : A

T

= A

H

Le matrici U per cui U

H

U = U U

H

= I si dicono matrici unitarie.

Se λ ` e un autovalore di A, λ

2

` e un autovalore

di A

2

ed in genere λ

r

` e un autovalore di A

r

per r > 0.

(23)

Norme vettoriali

Sia x ∈ IR

n

, si chiama norma di x, e si in- dica con kxk, un numero non negativo che soddisfa le seguenti condizioni:

N1) se x ` e il vettore nullo, kxk = 0 e vice- versa;

N2) se λ ` e uno scalare, kλxk = |λ|kxk;

N3) se x ed y sono due vettori, kx + yk ≤ kxk + kyk (disuguaglianza triangolare)

Dalla N3) segue che:

kx − yk ≥ | kxk − kyk |

Disuguaglianza di Cauchy-Schwartz:

(24)

Sia x = (x

1

, x

2

, . . . , x

n

)

T

Norma ∞

kxk

= max

1≤i≤n

|x

i

|.

Norma 1.

kxk

1

=

n X i=1

|x

i

|

Norma 2.

kxk

2

= (x

T

x)

1/2

.

(25)

Norme matriciali

Sia A ∈ IR

m×n

, si chiama norma di A, e si indica con kAk, un numero non negativo che soddisfa le seguenti condizioni:

M1) kAk = 0 se e solo se A ` e la matrice nulla;

M2) Se λ ` e uno scalare allora kλAk = |λ|kAk;

M3) Se B ` e una matrice avente le stesse dimensioni di A allora:

kA + Bk ≤ kAk + kBk;

M4) Se B ` e una matrice il cui numero di

righe ` e uguale al numero di colonne di A,

(26)

Norma matriciale indotta da una norma vet- toriale

kAk = max

kxk=1

kAxk

Una norma matriciale ` e compatibile con una norma su vettori se dato y ∈ IR

n

,

kAyk ≤ kAkkyk.

Le norme matriciali indotte sono compatibili

con le norme vettoriali.

(27)

Norma ∞

kAk

= max

n X j=1

|a

i,j

|.

Norma 1

kAk

1

= max

m X i=1

|a

i,j

|.

Norma 2

kAk

2

=

q

ρ(A

T

A)

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