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CONCLUSIONI

Alla conclusione di questo lavoro l'interesse, la curiosità ed il coinvolgimento che hanno animato la ricerca in vista della ricostruzione storico-topografica di Cemenelum, piccolo centro amministrativo di una piccola provincia dell'impero romano, si scoprono notevolmente rinvigoriti.

L'analisi delle strutture ancora conservate all'interno del parco archeologico unitamente all'esame dei resoconti relativi a ritrovamenti fortuiti, scavi più o meno metodici accompagnati da veri e propri sterri e infine la lettura attenta di quello che risulta essere un nutrito corpus epigrafico, offrono lo spaccato di una piccola cittadina, innalzata a svolgere un ruolo importante all'interno del comprensorio alpino, ma che tuttavia mantenne un netto attaccamento alle sue origini e al suo sostrato culturale.

La causa della promozione di Cemenelum, che lo stesso nome definisce a tutti gli effetti come alpina (§ II.1.4.), a sede prefettizia e poi governativa delle Alpi Marittime, va ricercata più che nella relativa sottomissione dimostrata ai Romani all'atto della conquista delle Alpi, nella sua favorevole posizione a cavallo tra tre realtà amministrative diverse (penisola italica, Gallia Narbonese e distretto alpino di recente conquista) e tra realtà geografiche diverse (mare e montagna). La via Iulia Augusta, creata dall'imperatore omonimo, per collegare rapidamente l'Italia alla Gallia e facilitare il controllo dei popoli alpini sottomessi da parte delle truppe, trovava in Cemenelum la prima stazione di sosta appena superato l'ostacolo costituito dal massiccio alpino, che in corrispondenza di Monaco si getta in mare.

Sorta sull'altipiano sottostante un primitivo oppidum ligure, appartenuto al popolo dei

Vediantii, la nuova città, fondata immediatamente dopo la conquista delle Alpi, accolse al suo

interno un ingente apparato militare, che si dimostrò essenziale nel diffondere la romanizzazione in loco mediante la realizzazione di opere monumentali, come ad esempio gli acquedotti, e la ricezione di elementi indigeni, provenienti dalle zone più interne del distretto, all'interno dei suoi ranghi (§ II.2.2.; II.3.2.).

L'analisi delle epigrafi identificate nel territorio circostante (§ V.2.), mostra la multietnicità che caratterizza la città sin dal I secolo d.C.: si pensi alla presenza di soldati di origine centroitalica, di soldati Getuli, di un soldato di origine dalmata arruolato all'interno della coorte prettamente indigena dei Liguri, alla presenza degli Ispanici per ciò che riguarda la

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componente militare. Anche a livello amministrativo la provenienza dei funzionari varia sensibilmente: lo si vede ad esempio con C. Baebius Atticus, originario di Iulium Carnicum o ancora con Flavia Bassilla, "domo Roma", e in suo marito, un liberto dal nome greco:

Aurelius Rhodismianus. Quest'ultimo non è il solo esempio relativo alla presenza di individui

chiara origine greca. Se ne conoscono molti, provenienti forse dalla vicina Nikaia, tra cui si ricordano Caius Claudius Chryseros, o ancora con Mottia Helena e suo marito M. Salonius

Myron.

Oltre a ciò si nota la presenza di un certo sincretismo religioso: accanto a divinità prettamente indigene, convivono altre chiaramente romane mentre in un momento successivo saranno recepiti anche culti di origine orientale (§ II.3.4).

La storia della città ed il suo sviluppo urbano possono essere suddivisi in diverse fasi evolutive: la prima risente ampiamente, come si è detto, della presenza militare (§ IV.2.2). I pochi resti relativi a tale presenza sono costituiti non solo dalle stele funerarie, ma anche dall'anello interno dell'anfiteatro, sicuramente sviluppatosi a partire da un primitivo ludus, realizzato per il divertimento e per l'allenamento dei soldati (§ IV.4.6). A questa struttura è possibile collegare i resti di un campus (§ IV.4.11), realizzato a partire dal I secolo d.C. e impiegato per l'addestramento della iuventus. E' verisimile che tale apparato militare abbia condizionato, non poco, la scelta delle soluzioni relative all'impianto urbano.

La partenza della guarnigione militare segna una sorta di stasi all'interno della città. Questo fatto si intuisce a livello archeologico, ad esempio in corrispondenza della zona settentrionale dell'impianto urbano(§ IV.2.2), dove alcune abitazioni sono distrutte da un incendio e abbandonate per essere occupate nel secolo successivo da un prolungamento della necropoli Nord. Tale ipotesi è poi confermata a livello epigrafico dalla menzione dei notevoli interventi di restauro nei confronti di strutture in cattivo stato di conservazione ( § II.3.).

La terza fase rivoluziona totalmente l'assetto della città (§ IV.2.4.) Essa corrisponde grossomodo agli inizi del III secolo d.C., durante il quale si nota un netto rinnovamento, a livello archeologico, per via della costruzione "ex novo", e a breve distanza temporale tra loro, di tre complessi termali, per la costruzione dei quali si cercano di adottare soluzioni architettoniche nuove (§ IV.4.7.). Il complesso termale Nord, in particolare, decisamente monumentale, viene impostato nell'area di quello che era il campus, il quale peraltro non necessariamente mutò la sua destinazione.

Questo processo è innescato soprattutto grazie alla presenza "in loco" di governatori ambiziosi, i quali si adoperano per mostrare tutto l'attaccamento della provincia alla casa imperiale (Appendice 1).

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Le strade urbane costituiscono un'ulteriore testimonianza di questo processo di rinnovamento. Su di esse si interviene, infatti, in maniera decisa, attraverso il rialzo della pavimentazione stradale, la costruzione di nuovi canali di scolo e l'appropriazione dello spazio, spesso a scapito di edifici preesistenti (§ IV.4.2). Si ha quasi la sensazione che la città voglia riconvertire spazi che ormai sono anacronistici dal punto di vista della loro funzione.

Uno degli aspetti più interessanti riguarda il restauro dei due acquedotti cittadini, in seguito al quale forse fu edificato un castellum aquae monumentale (§ IV.4.5), del quale resta oggi solo un disegno eseguito nel 1629. La forma e il tipo di struttura ricavabili dall'analisi dello schizzo, che parrebbero un unicum nel panorama di questi edifici, trova invece riscontro in un altro disegno, anch'esso unico nel suo genere sino ad oggi, eseguito nel 1500 da Pirro Ligorio e relativo ad un castellum aquae di Roma.

A questa fase appartiene altresì il ricco corpus epigrafico della città, grazie al quale è possibile ricostruire l'organizzazione interna del municipium (§ II.3.3.) e ricavare notizie sulla presenza dei collegi ivi presenti.

Un'ultima fase, ancora oggi ricostruita in maniera assai incerta, si sviluppa a partire dalla fine del III secolo d.C., momento in cui la sede amministrativa della provincia viene trasferita a Embrun (§§ II.4.; IV.2.5.).

Gli edifici termali, ormai in esubero rispetto alle reali esigenze cittadine, subirono delle importanti modifiche. In particolare le terme Ovest, ultimo edificio realizzato in ordine di tempo, furono riconvertite in chiesa paleocristiana con la realizzazione di un battistero annesso (§ IV.4.10). La presenza di tale basilica colma in parte le lacune e le incertezze relative alla presenza di un episcopato "in loco" (§ II.3.5.). Inoltre, essa permette di indagare da vicino i rituali connessi con il battesimo e le modalità di appropriazione degli spazi, da parte delle prime comunità cristiane all'interno dell'impero.

La città cominciò un lento declino a partire forse dal V secolo d.C., dovuto non tanto ad una distruzione ad opera di orde barbariche, ma all'unione di cause concomitanti, come l'assenza dell'apparato amministrativo e la dismissione della via Iulia Augusta, alla quale si preferì largamente la via marittima. Di tale situazione trasse grande vantaggio il vicino Portus

Nicaenus (§ II.4.). Lentamente gli abitanti spopolarono l'antica civitas, che gradualmente

divenne possesso di ricche famiglie nobiliari. Di qui alla sua trasformazione in campagna, favorita dall'opera degli abati del vicino convento di San Ponzio, il passo fu breve (§ III.1.).

Per ciò che riguarda la topografia urbana, la città mostra un netto condizionamento dovuto alla pendenza del terreno e agli affioramenti rocciosi: l'anfiteatro ingloba nella sua costruzione parte di tali affioramenti; le terme Est sono realizzate a diretto contatto con la roccia, che in

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alcuni punti è tagliata; tra il decumano III e le terme Nord fu realizzata una scala per superare la differenza di quota; nella zona orientale dell'altipiano, in corrispondenza della collina dell'oppidum, furono realizzati dei muri di terrazzamento; infine i decumani hanno diversi orientamenti e il cardo I in particolare, ha un andamento sinuoso per superare agevolmente la pendenza e probabilmente anche gli affioramenti rocciosi della collina.

Per ciò che riguarda il lato economico-produttivo, la città non sembra particolarmente vivace (§ II.3.7.). E' attestata la presenza interessantissima di corporazioni come quella dei

dendrophori, dei lapidari almanticenses e degli utricularii.

I materiali utilizzati per la costruzione degli edifici sfruttano essenzialmente i materiali della zona, soprattutto calcari locali, tra cui quelli provenienti dalla Turbie. I marmi di importazione provengono dalla Grecia e da Luni.

Il panorama delle presenze ceramiche riflette in parte questa tendenza allo sfruttamento di prodotti locali. Le importazioni riguardano soprattutto la sigillata africana. Se anche si nota una presenza maggiore di ceramiche di provenienza diversa, rispetto ad altri siti delle vicinanze, tale presenza non è particolarmente significativa.

La produzione artistica risulta, sulla base dei pochi frammenti di sculture rinvenuti, abbastanza mediocre, ma vivace nel recepire le mode e i modelli proposti da Roma (Appendice 1).

Grande è la mole di informazioni ricavate in seguito alla raccolta e all'organizzazione del materiale. E grandi sono le potenzialità ancora inespresse dall'altipiano e dai suoi resti.

Non solo l'attenta rielaborazione dei resoconti di scavo, spesso lacunosi e incoerenti tra loro, potrà risolvere i numerosi dubbi esposti nel corso di questo lavoro, ma la prosecuzione delle indagini in programma all'interno del parco archeologico, nel giardino comunale e nella collina dell'oppidum, sono attese come apportatrici di nuove informazioni sull'assetto urbano e la sua evoluzione nei secoli, soprattutto relativamente alla fase di rinnovamento del III sec. d.C.

Occorre inoltre: chiarire quale sia l'effettiva relazione che lega il campus alle terme Nord, individuare quale fosse la zona destinata allo stanziamento della guarnigione militare, e infine riconoscere le effettive fasi attraverso cui si giunse alla monumentalizzazione dell'anfiteatro.

Altri punti importanti, tali da meritare un chiarimento, sono quelli relativi alla ricostruzione del percorso della via Iulia Augusta, ancora incerto(§ IV.4.1.), nonché quelli relativi alla comprensione delle dinamiche attraverso cui avvenne il definitivo abbandono della città, da porre in relazione con le frequenti tracce di incendio identificate dagli studiosi precedenti.

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ancora sopiti, come è accaduto sinora tra le fila degli stessi storici e archeologi. Il lavoro sin qui condotto ha evidenziato, infatti, non solo elementi importanti per la ricostruzione della storia della città in sé, ma anche come al suo interno siano presenti strutture e dati di valore storico, utili per la ricostruzione più ampia della complessa struttura dell'impero romano.

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