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1.IL FONDO MOMIGLIANO DELLA BIBLIOTECA DELLA SCUOLA NORMALE DI PISA

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1.IL FONDO MOMIGLIANO DELLA BIBLIOTECA DELLA SCUOLA

NORMALE DI PISA

ARNALDO MOMIGLIANO : CENNI BIOGRAFICI

Arnaldo Dante Momigliano nasce nel 1908 a Caraglio, un fiorente paese della provincia di Cuneo, da una famiglia di ebrei piemontesi con alle spalle una lunga storia di lotte per ottenere l’integrazione civile. La sua prima educazione avviene nell’ambiente domestico, come era in uso nelle famiglie ebree, dove i fanciulli venivano istruiti molto presto insegnando loro la lingua ebraica, un ambiente inoltre molto ricco di fermenti culturali innovativi. Uno dei familiari più influenti è suo zio Amadio, un modesto uomo di affari con una profonda spiritualità che ha trasmesso anche ad Arnaldo attraverso le letture dell’Antico Testamento, delle Massime dei Padri, tramandandogli un sistema etico di vita fondamentale per la cultura ebraica. Anche gran parte della tradizionale educazione scolastica si svolgeva nella sua casa di Caraglio, “verso gli undici anni

leggeva Ernest Renan e cresceva in un clima altamente consapevole di come l’incontro della cultura greca con quella ebraica, e la formazione del cristianesimo, costituisse il momento decisivo della nostra civiltà”1. L’interesse familiare per il cristianesimo è rappresentato in prima persona da un cugino da parte di sua madre, Arturo Carlo Jemolo studioso di diritto ecclesiastico, e dall’esempio del critico letterario Attilio Momigliano autore di studi sul cattolico Manzoni. Il secondo maestro fu il cugino Felice, docente di filosofia teoretica al Magistero di Roma, socialista e studioso di Mazzini, che lo avviò alla lettura del non ortodosso Spinoza. Il giovane Arnaldo sull’esempio di questi familiari autorevoli imparò a sviluppare anche un proprio pensiero laico nei confronti della storia.

Il padre di Arnaldo, Salomone Riccardo Momigliano, ebbe impegni e responsabilità politiche tra i liberali democratici, per i quali ricoprì a lungo le cariche di assessore e sindaco. Nel primo dopoguerra confluì con la sua fazione nel Partito nazionale fascista locale e dal 1922 al 1937 presiedette la Cassa rurale. La madre Ilda Levi, di forti sentimenti patriottici, veniva da una famiglia di industriali Torinesi.

Nel 1925 Momigliano sostenne la maturità da privatista nel liceo classico di Cuneo, dopodiché intraprese la sua strada verso gli studi universitari spostandosi a Torino presso la facoltà di lettere. Qui ha inizio un periodo molto proficuo dal punto di vista intellettuale, di condivisone di interessi e di studio con compagni di eccellenti qualità come Carlo Dionisotti, Mario Soldati, Cesare Pavese, Lalla Romano, Aldo Bertini, Aldo Garosci, Ludovico Geymonat, Paolo, Piero e Renato Treves, Giulio Carlo Argan, Norberto Bobbio, Alessandro e Carlo Galante Garrone, Leone Ginzburg, Massimo Mila. Questi erano anni in cui il regime

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7 fascista iniziava ad imporsi in tutti i settori, in quello scolastico la nuova Riforma di Gentile faceva eco anche nell’ambito universitario; la scelta nella facoltà di lettere era tra l’ambito antico e moderno. Momigliano scelse letteratura e storia greca sebbene questo, come ricorda l’amico Dionisotti, comportava “

una maggiore difficoltà tecnica e consentiva un prudente distacco dall’abuso che il regime fascista veniva facendo della tradizione romana2”. Decisivo per le sue scelte di studio e professionali fu l’incontro con

Gaetano De Sanctis, suo insegnante di storia greca e romana, con il quale sostenne la sua tesi di laurea nel ‘29 su La composizione della storia di Tucidide3

; è dell’anno precedente invece la sua prima pubblicazione,

Note sull’Alessandra di Licofrone4

. Dopo la laurea seguì De Sanctis all’Università di Roma come

perfezionando e suo assistente, collaborando anche all’Enciclopedia Italiana; sono sue numerose voci di storia greca e romana, tra le quali spicca quella su Roma. Età imperiale, la quale secondo il ricordo di Momigliano ebbe il consenso di Croce, “per ampiezza di visione e rigore nella esposizione, immune dallo

spirito dei tempi”5.

L’incontro con Croce, altro maestro fondamentale per lui, è avvenuto, come descritto da Dionisotti , nell’estate del 1930 in Val di Susa e dal quel momento in poi si è consolidato divenendo un rapporto di reciproco rispetto intellettuale ed umano. Questo rapporto ci viene confermato dal fitto scambio epistolare tra i due durato quasi un ventennio, scandito da una realtà storica difficile rappresentata dal regime fascista e dalla seconda guerra mondiale. L’esperienza romana per Momigliano si tradusse nell’incarico per l’insegnamento di storia greca e romana nel 1932 che il De Sanctis aveva dovuto lasciare per il suo rifiuto di giurare fedeltà al fascismo. In questo periodo lo storico Piemontese, pubblicò tre monografie che avevano per oggetto aspetti di storia ebraica, romana e greca: nel ’30 usciva Prime linee di storia della tradizione

maccabaica6, nel quale affrontava il tema dell’impatto degli ebrei con la civiltà greca durante l’età

ellenistica; nel ’32 L’opera dell’imperatore Claudio7 e nel ’34 Filippo il Macedone. Saggio sulla storia

greca del IV sec. a.c.8 Questi studi si inserivano nella sua vasta ricerca sulla successione delle civiltà nell’età

antica, approfondendo anche le loro forme istituzionali e religiose. A queste opere seguirono vari contributi, saggi e un manuale di storia antica per i ginnasi.9 Nel 1936 vinse il concorso per la cattedra di Storia Romana all’Università di Torino e pochi mesi dopo nel suo discorso introduttivo al corso esprimeva la sua analisi del concetto di pace nell’antichità, dove, secondo Dionisotti traspare in quel tema “la preoccupazione

2

Carlo Dionisotti, Ricordo di Momigliano, Bologna, Il Mulino, 1989, p.13.

3 In Arnaldo Momigliano, (edito a cura di) Riccardo Di Donato, Nono contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, Roma, Edizioni di Storia della Letteratura, 1992, p. 45-113.

4 idem, p. 781-786.

5 Paolo Craveri, «Momigliano Arnaldo», in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana,vol. 75,1995, p.475.

6

Arnaldo Momigliano, Prime linee di storia della tradizione Maccabaica,Roma, Società Editrice del “ Foro Italiano ”, 1930.

7

Arnaldo Momigliano, L’opera dell’imperatore Claudio, Firenze, Vallecchi, 1932. 8

Arnaldo Momigliano, Filippo il Macedone. Saggio sulla storia greca del IV sec. a.c., Firenze, F. Le Monnier, 1934. 9

Arnaldo Momigliano, Sommario di storia delle civiltà antiche. L’oriente e la Grecia, Vol.I; Roma. Vol.II, Firenze, La Nuova Italia, 1934.

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8 che ormai incombeva di una guerra”10. Infatti nell’ottobre del ’38 è stato dispensato dal servizio per la promulgazione delle leggi razziali, questo atto lo ha colpito profondamente, mettendo in crisi “la sua identità personale di italiano che viveva laicamente la propria appartenenza familiare all’ebraismo mentre si sentiva parte, e parte importante, della cultura italiana”.11

Questo sentimento viene chiaramente espresso in una lettera di Momigliano inviata a De Sanctis che è stata pubblicata nello studio del carteggio dei due intellettuali ad opera di Leandro Polverini12:

Caro preside, nel momento in cui sono costretto ad allontanarmi da questa nostra Università, che mi è stata alma mater, prima di avermi a insegnante, il mio pensiero va riconoscente a te e agli altri Maestri della facoltà. Da voi ho appreso studente la ricerca disinteressata della verità come primo dovere verso la patria ; e da voi sono stato accolto e seguito con rinnovata benevolenza al mio ritorno. Credo poter affermare che negli otto anni in cui ho avuto l’onore di appartenere al Corpo insegnante delle Università di Roma e di Torino non sono stato indegno di voi. Ho amato profondamente la scuola come sede naturale per la ricerca di se stessi, e dagli scolari sono stato ricambiato di pari affetto, verificando in concreto che differenze di tradizione religiosa e, posto che ci siano, di razza si dissolvono nella comunione del dovere. Credo pure di poter affermare che ho sempre lavorato nel solco della più severa cultura italiana, quella che accoglie tra i suoi nomi onorati uomini come Alessandro D’Ancona e Graziadio Ascoli ed è stata consacrata dal sangue di uomini come Giacomo Veneziani. Qualunque sorte mi riservi l’avvenire ora senza speranza mi auguro di poter continuare a dare all’Italia le mie qualsiasi forze. Il ricordo di Voi tutti- docenti e scolari di questa nostra Facoltà – mi accompagnerà costante.

Dopo aver perso il suo lavoro, Momigliano comincia a pensare di trovare una sistemazione più sicura all’estero, mettendosi in contatto con vari enti universitari inglesi e americani cercando l’appoggio nelle referenze dei suoi due maestri De Sanctis e Croce. Finalmente nel marzo del ’39 riesce a partire da Torino procedendo verso l’Inghilterra, come lui anche altri nella sua stessa situazione dovettero lasciare l’Italia. Raggiunse Oxford dove gli era stata offerta una borsa di studio della Society for the Protection of Science and Learning, nell’estate lo raggiunsero la moglie, Gemma Segre e la figlia Anna Laura. Qui ha inizio un’altra fase della sua vita messa a dura prova inizialmente dalla barriera linguistica, che con grande determinazione è riuscito a superare facendo della lingua inglese il suo mezzo espressivo consueto nella comunicazione accademica internazionale13. Nel gennaio del 1940 tenne le sue prime lezioni in occasione di un invito alla Facoltà di Storia di Cambridge, il tema riprendeva alcune ricerche fatte prima dell’esilio:

10 Carlo Dionisotti, Ricordo di Momigliano, Bologna, Il Mulino, 1989, p. 91. 11

Paolo Craveri, «Momigliano Arnaldo», in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 75,1995,p. 477.

12 Leandro Polverini, Arnaldo Momigliano nella storiografia del novecento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006, p. 21.

13 Per lo studio della lingua fu aiutato da un gruppo di studiose della comunità oxoniense: Beryl Smalley, Isabel Henderson, Iris Murdoch.

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Liberty and peace in the ancient world 14. Nell’ambiente di Oxford si è legato a molti sudiosi, come Robin

George Collingwood amico di Croce il quale si è interessato di accogliere Momigliano dopo il suo arrivo, ai tedeschi Friedrich Jacobi e Eduard Fraenkel, mentre tra gli inglesi gli fu ininterrottamente amico Hugh Last. Durante la guerra Momigliano è stato internato per un breve periodo nel campo metropolitano dell’isola di Man15, inoltre ha aderito al movimento antifascista Free Italy coordinato dai fratelli Treves, partecipando all’attività di propaganda attraverso le trasmissioni italiane di Radio Londra. Purtroppo in questo periodo perse i contatti con la famiglia in Italia, molti componenti non riuscirono a sopravvivere, come i suoi genitori che furono internati ad Auschwitz, mentre rimasero illese le due sorelle Tiziana e Fernanda.

Finita la guerra, nel ‘45 l’Università di Oxford gli ha offerto il primo dei molti dottorati Honoris Causa che gli vennero concessi. Ma nonostante egli si fosse ben inserito in quell’ambiente continuava a tenersi in contatto con i suoi maestri ed amici, riprendendo i rapporti dopo quattro anni16, con i quali si informava di amici scomparsi e sopravvissuti, scambiava notizie sulle principali pubblicazioni di storia antica uscite nel periodo buio. Nel ‘46 fece un viaggio in Italia dove poté riabbracciare le sorelle e riprendere relazione con la sua università a Torino, come racconta Dionisotti, fece visita anche a Croce nella sua casa di Napoli, ricevendo successivamente da quest’ultimo una proposta importante, quella di divenire primo direttore dell’Istituto Italiano di Studi Storici, da lui rifiutata dopo una sofferta riflessione.

Negli anni della guerra le università inglesi furono raggiunte da molti rifugiati ebrei, in maggioranza tedeschi, tra questi Fritz Saxl e Gertrud Bing trasferirono l’Istituto Warburg da Amburgo a Londra, con l’intenzione di mantenere il carattere fondamentale di cultura ebraico-tedesca. Momigliano, chiamato a ricoprire la cattedra di storia antica all’University College di Londra nel ‘51, si legò al Warburg, spinto dal desiderio di approfondire lo studio dell’antichistica e della grande filologia classica tedesca. Nel ‘55 incontrò Anne Marie Mayer, una collaboratrice dell’istituto, che divenne una fedele amica e per trent’anni gli fu di aiuto per la stesura di molte sue pubblicazioni. La linea culturale che intraprese per le sue lezioni privilegiava la storiografia rispetto alle precedenti ricerche sulle fonti antiche espressa dalla prolusione George Grote and

the study of Greek history. Come osserva Di Donato nel suo saggio17, il triennio 1962-1964 è un periodo molto intenso scandito da tre elementi importanti: la partecipazione alle Sather Classical Lectures dedicate a

The Classical Foundation of Modern Historiography; la pubblicazione nel ‘63 di The Conflict between Paganism and Cristianity in the Fourth Century, che «può considerarsi il primo frutto maturo del primo

periodo di collaborazione con il Warbourg Institute»; Il terzo elemento è la chiamata presso la Scuola Normale Superiore di Pisa nel novembre del ’64 che segna «l’inizio di un nuovo radicamento istituzionale e umano in Italia». In realtà il legame con la cultura italiana non l’aveva mai perso, già dal ’48 era alla

14 Il testo si trova in lingua originale nel Decimo Contributo a cura di Riccardo Di Donato, mentre è stato tradotto in italiano nel 1996 sempre dal medesimo curatore, Pace e libertà nel mondo antico. Lezioni a Cambridge gennaio-marzo 1940

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Dal 1765 è sotto il controllo della Monarchia inglese.

16 Carlo Dionisotti, Ricordo di Momigliano, Bologna, Il Mulino, 1989, p. 49. 17

Riccardo Di Donato, Gli anni di Londra, in Arnaldo Momigliano nella storiografia del novecento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006, p. 125-136.

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10 direzione della Rivista storica Italiana. Nel 1955 a Roma presso le Edizioni di Storia e Letteratura dirette da don Giuseppe De Luca, pubblicò il primo di una serie di volumi che raccoglievano tutto il suo operato:

Contributo alla storia degli studi classici18. L’ attività di questi anni fu ricca di seminari, lezioni, conferenze, tenuti tra Pisa e Chicago; nei seminari tenuti alla Scuola Normale in particolare trattò l’opera di molte importanti figure dell’antichità: J. Bernais, Numa Denis Fustel de Coulanges, Johann Gustav Droysen, Ulrich FriedrichVon Wilamowitz, Moses Finley, Edward Gibbon, Max Weber, Edward Meyer, Hermann Usener, Georges Dumézil, Karl Otfried Müller, Johann Jakob Bachofen. A Chicago invece ottenne un importante riconoscimento, la nomina ad Alexander White Professor inserito nel Committee on Social Tought dell’Università.

Il 1975 fu l’anno della pubblicazione di Alien wisdom. The limits of hellenization19

, considerata da molti la sua più grande opera. Nell’86 accettò l’ultimo dottorato della sua carriera presso l’Università di Marburgo, morì a Londra l’anno successivo e volle essere sepolto nel cimitero ebraico di Cuneo dettando lui stesso l’epigrafe sulla lapide:

Qui riposa Arnaldo Dante Momigliano (1908-1987) professore di storia antica nelle Università di Torino e di Londra e Chicago e nella Scuola Normale Superiore di Pisa. La sua fede fu il libero pensiero senza odio e senza dogma ma amò di affetto filiale la tradizione ebraica dei padri e qui volle seco congiunti nel ricordo i genitori Riccardo e Ilda Momigliano uccisi in terra germanica nel novembre 1943 per folle odio di razza20.

18 La raccolta dell’opera storica nella forma voluta da Momigliano si trova suddivisa in: Contributo alla storia degli studi classici, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1955; Secondo contributo…, id. 1960;

Terzo contributo alla storia degli studi classici e del mondo antico, I-II, id. 1966; Quarto contributo…, id. 1969;

Quinto contributo…,I-II, id. 1975; Sesto contributo…, I-II, id. 1980; Settimo contributo…, id. 1984; Ottavo contributo…, id 1987;

Nono contributo…, a cura di Riccardo Di Donato, id. 1992; Decimo contributo…, I-II, a cura di R. Di Donato, id., 2012.

19 Arnaldo Momigliano, Alien wisdom. The limits of hellenization,Cambridge,1975 e traduzione italiana nel 1980. 20

Paolo Craveri, «Momigliano Arnaldo», in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, vol. 75,1995, p.480.

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