• Non ci sono risultati.

1.2. La ferrovia

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "1.2. La ferrovia"

Copied!
150
0
0

Testo completo

(1)

!

!

!

" ## !!

" $

" % $

" &

" ' !

" ! #

$ % !

& ! '

(2)

Introduzione

Abito a Rosignano Solvay da sempre, anche se non sono proprio nata qui, ci sono arrivata piccolissima. Qui ho frequentato le scuole ed ho trascorso gli anni forse più importanti della mia vita, qui ho gli amici più cari e gli affetti più sinceri.

Mi sono sempre chiesta perché dove vivo mancasse un luogo di incontro, un centro in cui trovarsi e in cui identificarsi. Da qui mi è nata la curiosità di ricercarne le cause e le motivazioni, che hanno portato Rosignano ad essere la realtà attuale.

Inoltre dato il forte attaccamento e affetto a questa piccola striscia di litorale, ho pensato di dare, anche se solo a puro scopo didattico, il mio modesto e personale contributo. Sono ormai più di 10 anni che si sente parlare del “progetto H5”, senza vederne alcun risultato effettivo, così ho deciso di informarmi e studiare il progetto.

Si tratta di una grande area di cerniera tra Rosignano Solvay e Castiglioncello, attualmente zona agricola e in molte parti incolta. In origine le aree erano due:

denominate comunemente “H5 sopra” e “H5 sotto”, di proprietà rispettivamente dell'Amministrazione Comunale e dell'Unicoop Tirreno, in cui era prevista la realizzazione del nuovo centro urbano di Rosignano Solvay. A causa della grande estensione dell'area non si è mai riusciti a realizzare un unico progetto, sono così state suddivise le aree in 4 comparti, 2 per ogni area. Nell'area “H5 sopra” era prevista la realizzazione in prevalenza di edilizia residenziale, mentre nell'area “H5 sotto” era prevista la realizzazione del nuovo centro urbano.

Grazie anche all'intervento e alla richiesta di privati si è realizzato solo il comparto n.1 (area “H5 sopra”) che prevedeva la realizzazione di edificazione a saturazione con villini isolati uni e bifamiliari, in un'area di edilizia residenziale già esistente. Attualmente la normativa è stata rivista e aggiornata, identificando l'area in due comparti:

• comparto 3-t2: realizzazione del nuovo centro urbano

• comparto 3-t4: realizzazione di un insediamento prevalentemente residenziale

(3)

Attraverso un processo partecipativo che si è svolto da giugno a luglio 2012, si è stabilito di realizzare la nuova struttura turistico – ricettiva (prevista nel comparto 3- t2) nel comparto 3-iru2, attualmente occupato dalla Coop. Il progetto si è esteso così a tre comparti, ognuno con le proprie destinazioni d'uso e con le proprie funzioni ma con un'unica finalità: la creazione di un vero e proprio centro urbano, cuore del paese, luogo del vivere per eccellenza, perno della comunità locale, topos della memoria, della vita civica, della cultura, del commercio, dei mestieri e dell’abitare.

Il progetto è però inserito in un particolare contesto urbano, quello del villaggio industriale. Rosignano infatti, è sorto per volere di Ernest Solvay, che oltre a realizzare le strutture e gli impianti necessari alla fabbrica, ha dotato l'area, precedentemente brulla e disabitata, di abitazioni, opere e servizi necessari ai propri dipendenti. Le strutture realizzate dalla Società belga sono fortemente caratterizzate ed esteticamente riconoscibili, in quanto rispecchiano le tipiche architetture nordiche, in mattoni rossi facciavista e tetti aguzzi.

Il progetto parte quindi da un analisi storica del paese, attraverso lo studio del suo sviluppo urbano fino all'analisi dello stato di fatto, con la volontà di ridisegnare, nella specifica realtà di villaggio industriale, la sua naturale vocazione di polarità di interessi e di centro di relazioni.

Dopo un'analisi normativa e ambientale dei tre comparti si è arrivati ad una sintesi individuando le criticità e le potenzialità sia del paese in generale che delle tre aree in particolare. Dopodiché ci si è chiesti quali fossero le funzioni che potevano caratterizzare un centro urbano al fine di renderlo tale e si sono individuate quattro tematiche principali:

• commerciale

• scolastica

• residenziale

• turistico - ricettiva

individuate da tre strategie generali:

• realizzare un nuovo centro urbano

• dare nuovo impulso all'economia

• porre particolare attenzione all'ecosostenibilità.

In base a queste tre linee direttive si sono sviluppate le quattro tematiche

(4)

progettuali, fornendo per ognuna riferimenti e indicazioni progettuali.

Infine si è sviluppato a livello architettonico il tema della struttura turistico ricettiva, realizzando un Eco-Hotel, in modo da attirare oltre al turismo balneare anche il turismo sostenibile. La struttura sarà a cinque stelle con 70 posti letto e si svilupperà all’insegna dell’armonia e del rispetto, dando una risposta efficace alle problematiche ambientali. L’Hotel sarà inoltre dotato di spa e di ristorante, entrambi accessibili anche al pubblico esterno, in modo da creare un nuovo polo attrattivo sia per i turisti che per i residenti. Infine il complesso sarà immerso nel verde creando così un’ oasi di pace e di relax.

(5)

1. Cenni storici

1.1. Il contesto

All'inizio del XX secolo nella campagna toscana, a sud di Livorno troviamo sulla fascia costiera piccoli insediamenti di pescatori e più nell'interno paesini arroccati sui colli. Fra questi il borgo principale e più popolato è sicuramente Rosignano Marittimo, che svolge un ruolo egemone sugli altri. Il borgo risale a epoca longobarda e si ha traccia nel 1071 della costruzione del castello, che arroccato sul colle domina tutta la vallata e il fiume Fine. Nel 900 Rosignano passa al Marchesato di Toscana e alcuni decenni dopo sotto Pisa, contemporaneamente la Chiesa pisana viene in possesso di vasti beni nella zona di Rosignano mediante lasciti ereditari, permute e acquisizioni e anche i Conti della Gherardesca acquisiscono possedimenti sul territorio. Nel 1371 Pisa autorizza la fortificazione del Castello, costruendo alloggiamenti per le truppe ed i torrioni. Rosignano rimane comunità giuridicamente riconosciuta per tutto il Medioevo e l'Età Moderna, modificandosi insieme col mutare delle istituzioni centrali, prima dello stato pisano, poi di quello fiorentino ed infine del Granducato di Toscana. Man mano che Pisa estende il suo dominio, afferma anche nuovi criteri di organizzazione del territorio: Rosignano nel corso del XIII secolo diventa una delle capitanie1 del Comune di Pisa, cioè le circoscrizioni amministrative per la gestione del territorio rurale sottomesso. Nel 1406 alla dominazione pisana segue quella fiorentina, che assume presto caratteristiche opprimenti. Rosignano passa da capitania pisana a podesteria "di Rosignano". I capitani pisani vengono sostituiti da governanti fiorentini, con maggiori competenze politiche e giuridiche. Nel 1431 Rosignano ed altri comuni della Val di Fine approfittando della situazione, insorgono, ma nel 1433 sono già stati tutti riconquistati e nel caso di Rosignano e Vada rasi al suolo. Dovremo aspettare fino al

1 Capitania: circoscrizione di carattere amministrativo, fiscale e giudiziario retta da un capitano, ufficiale inviato dal Comune di Pisa.

(6)

1562 anno in cui il duca Cosimo2 ordina la ricostruzione della rocca di Rosignano e la torre di Castiglioncello, mentre quella di Vada esisteva dal 1279. Ai Medici seguono i Lorena e durante il periodo napoleonico (1808-1814) Rosignano diviene Mairie3 ed appartiene prima al Regno di Etruria e poi all'Impero. Nel 1860, costituito il Regno d'Italia, Rosignano, assegnato alla provincia di Pisa diviene capoluogo del Mandamento comprendente i comuni di Orciano, Castellina e Riparbella. L’epiteto di

"Marittimo" risale al 1862, per distinguere il paese da Rosignano Monferrato in provincia di Alessandria. Agli inizi del '900 a Rosignano troviamo il Palazzo Civico, la Pretura, le carceri mandamentali, negozi, caffè e locande,un buon numero di artigiani e il corso completo degli studi elementari. Castelnuovo, nato sul castrum romano come proprietà dei conti della Gherardesca cambia pochi lineamenti nell'arco di cent'anni, la sua popolazione laboriosa e industriosa è dedita all'agricoltura ed al taglio dei boschi. Nibbiaia invece molto più recente è un piccolo borgo con poche case e una chiesetta della prima metà del 1800.

Vada invece insediamento etrusco, ha sempre avuto un ruolo importante grazie alla presenza del porto. Sotto la dominazione pisana, attorno al XI secolo, furono erette opere di fortificazione notevoli a difesa del porto e del castello. Dal 1406 in poi varie e alterne sono le vicende storiche di Vada: dal dominio pisano passa a quello fiorentino, viene occupata dalle forze del Duca di Milano per poi tornare sotto la Signoria fiorentina. Nel 1452 è occupata dalla flotta del Re di Napoli che la distrugge appiccando il fuoco al forte. Nel 1484 è la volta dei Genovesi e undici anni dopo le truppe fiorentine la rioccupano. Dalla fine del XVI secolo Vada rimane quasi disabitata e la malaria e la palude se ne impossessarono ancora di più. E' sotto la dominazione dei Lorena che Vada, inserita nel complesso della bonifica della Maremma, risorge a nuova vita. Le pinete, che ancora oggi vediamo, testimoniano l'opera di bonifica intrapresa dai Lorena. Nel 1873 viene impiantata una fonderia di ghisa e costruita la stazione ferroviaria sulla linea per Collesalvetti. La fonderia non dura a lungo, ma altre piccole industrie di lavorazione dei prodotti della campagna

2 Cosimo I de'Medici, duca di Firenze e granduca di Toscana, 1519 – 1574.

3 Nel 1801 Napoleone istituì il Regno d'Etruria, con l'annessione alla Francia il territorio toscano fu diviso in tre dipartimenti: dell'Arno. dell'Ombrane e del Mediterraneo. Quest'ultimo era suddiviso nelle sottoprefetture di Livorno. Pisa e Volterra e dal 1811 si aggiunse la sottoprefettura dell'Elba.

Le Comunità locali vennero sostituite da "Mairie", governate da un "Maire" e da un consiglio municipale al quale peraltro rimaneva soltanto una funzione consultiva e si riuniva solo una volta l'anno per la discussione del bilancio.

(7)

adiacente si stabiliscono lungo l'Aurelia verso Cecina. Il porto etrusco agli inizi del XX secolo appare moderno, tracciato con compasso squadra e righello dai migliori architetti e ingegneri toscani, pian piano diviene scalo per traffici commerciali e base per l'attività della pesca.

Castiglioncello, villaggio di poveri pescatori ai margini estremi dell'impero etrusco, è per secoli località tranquilla ed isolata. Situata in posizione privilegiata dal punto di vista panoramico, lontana dalle grandi vie di comunicazione, è rimasta fino all'epoca moderna sconosciuta e incontaminata, con le sue lussureggianti pinete e le sue spettacolari scogliere. Sarà con la costruzione della Torre Medicea e del castello Patrone poi, che comincerà la radiosa storia di Castiglioncello.

La zona che va dalla foce del fiume Fine a Caletta è deserta, o quasi fino alla metà del 900: poche case, una costa solitaria e più all'interno solo campi. Fino al 1905 non c'è neppure una strada degna di tal nome, tanto che le diligenze, per recarsi da Castiglioncello a Vada devono arrampicarsi su per la collina e raggiungere il capoluogo. L'attuale via Aurelia, infatti sarà costruita per la nuova ferrovia e insieme al tronco litoraneo.

Infine l'insediamento dello stabilimento Solvay darà l'avvio alla nascita del paese di Rosignano Solvay, villaggio industriale nato intorno alla fabbrica.

(8)

1.2. La ferrovia

Fin dagli anni trenta del XIX secolo viene concepita la linea ferroviaria maremmana, assieme alle principali linee del Granducato di Toscana, come naturale prosecuzione verso sud della linea Leopolda che da Firenze raggiungeva l'importante porto di Livorno. La prima concessione è rilasciata nel 1845; tuttavia in quegli anni la Maremma era un territorio di scarsissima rilevanza economica, essendo stata terminata da pochi anni la bonifica, e la possibilità di collegare Roma con una linea orograficamente poco impegnativa era preclusa dal governo dello Stato Pontificio, che vedeva nella ferrovia un'"opera del demonio". Tale prima concessione non porta pertanto a nulla di fatto. La situazione cambia nel 1860, quando il Governo Provvisorio Toscano rilascia una nuova concessione e i lavori vengono velocemente iniziati. La tratta Livorno-Cecina viene inaugurata nel 1862 ed i lavori si concludono il 14 novembre 1863 con il completamento della linea fino al fiume Chiarone, allora confine tra il neonato Regno d'Italia e lo Stato Pontificio. Inizialmente la linea parte da Livorno in direzione est, dirigendosi nell'entroterra per circa dieci chilometri fino a raggiungere Collesalvetti, piegando poi decisamente verso sud e percorrendo la valle del fiume Tora, ampia e dolce, fino all'altezza di Rosignano Marittimo dove, superato il basso spartiacque, ridiscende facilmente verso la pianura costiera di Cecina e da qui proseguendo senza difficoltà lungo la costa fino a Follonica, da dove piega nuovamente verso est per descrivere un amplissimo cerchio attorno al montuoso retroterra di Punta Ala per giungere a Grosseto. Dopo Grosseto si superano facilmente i Monti dell'Uccellina, si passa alle spalle del Monte Argentario e si arriva appunto al fiume Chiarone.

Nel 1871 Pisa ottiene e rapidamente realizza il braccio di strada ferrata che la unisce a Collesalvetti, snellendo il traffico nord-sud. Livorno viene così praticamente tagliata fuori anche dal tracciato della vecchia ferrovia Maremmana.

Nel 1910, dopo svariate petizioni seguite da cinque anni di lavori, viene aperto il tratto litoraneo Livorno-Vada. La costruzione del tronco in questione aveva incontrato numerosi ostacoli, perché la tratta sebbene più breve, nel suo percorso dritto e tormentato lungo la costa obbligava all'esecuzione di gallerie, di viadotti e di una serie di ponti di particolare lunghezza e di non comuni difficoltà. Vengono utilizzati in parti i vecchi tracciati della Maremmana; inizialmente concepita a

(9)

binario unico, tale tratta viene riconvertita in doppio binario già nella fase iniziale dei lavori, in quanto ci si rende conto che è meglio puntare sulla più complessa ma breve linea costiera piuttosto che raddoppiare il tracciato originale.

E' un momento difficile per l'economia nazionale, ma nella zona, l'immediata avvio dell'opera apporta incalcolabili benefici: il fenomeno della disoccupazione si attenua e poi scompare, le strade costiere vengono notevolmente migliorate ed in qualche caso, fra Caletta e la foce del Fine ricostruite su tracciati in disuso.

Castiglioncello - Viadotto e galleria del Quercetano

Castiglioncello - La Stazione

(10)

E' Vittorio Emanuele III in persona ad inaugurare la nuova tratta, partendo da Cecina il Re percorre i binari nuovi e lucenti, mai battuti da alcuna ruota facendo sosta nelle stazioni di Vada, di Castiglioncello e arrivando nella nuovissima stazione di Livorno che ha sostituito la scalo di San Marco, costruito nel 1848.

La stazione di Castiglioncello, voluta fortemente dal barone, sorge davanti al castello Patrone e alla pineta e rispecchia lo stile e i canoni del castello. Fin dal primo momento essa da l'avvio ad un fiorente flusso di turisti, che tramite la ferrovia possono raggiungere in poco tempo una meta incantevole e incontaminata. Questo grazie anche alla sua posizione centrale rispetto al paese. Al contrario la stazione di Rosignano, realizzata in seguito (1916), viene usata quasi esclusivamente per lo spostamento di vagoni merci e quindi strettamente legata all'attività dello stabilimento Solvay.

La ferrovia lungo la zona costiera di Rosignano, 1919

(11)

1.3. Castiglioncello: nuova meta turistica

Situato ai margini estremi dell'impero etrusco, Castiglioncello ha origine approssimativamente tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C. con il ruolo di avamposto pisano a guardia della Via Aurelia e della costa limitrofa. Gli scavi archeologici effettuati nel XVIII secolo hanno portato alla luce una grande necropoli (oltre trecentocinquanta tombe) che testimonia oltre agli stretti rapporti avuti con la vicina Volterra, anche la sua grande prosperità tra il III ed il II secolo a.C. A partire dal I secolo a.C. tuttavia il paese decade velocemente, le ragioni sono da attribuire probabilmente alla costruzione della Via Aemilia Scauri4 che, con il suo percorso interno, lo taglia fuori dai grandi traffici.

Dall'età romana il luogo diviene sede di villeggiatura, come dimostrano i ritrovamenti di ampie e lussuose ville dell'epoca. Nel primo Medioevo i Conti pisani Del Porto vi edificano un castello al quale attribuiscono il nome di Castiglione Mondiglio, nome medievale dell’attuale Castiglioncello.

A metà del XVI secolo la potente famiglia dei Medici vi costruisce una torre di avvistamento facente parte del progetto di fortificazioni poste a protezione del litorale contro le numerose scorrerie dei pirati Saraceni. L’intervento è dovuto a Cosimo I de’Medici, come indica la lastra presente sopra la porta, che fece costruire la Torre che ancora oggi si trova all’estremità della piccola penisola. Il fortilizio ha mantenuto fino al Settecento le originarie funzioni di difesa e sorveglianza militari, poiché la posizione è molto valida per il controllo del mare ed inoltre risulta bene armata: i suoi muri sono robusti e le aperture sono poche, le feritoie realizzate in modo da consentire l’utilizzo di più armi contemporaneamente. La Torre è stata il primo edificio costruito in quest’area.

Il paese resta così fino ai primi anni dell’Ottocento. Le sole costruzioni presenti sul nudo promontorio sono la Torre Medicea, la seicentesca Chiesina di Sant'Andrea, la caserma delle guardie e l'abitazione del sacerdote.

Nell’Ottocento il paese ha un periodo di grande sviluppo, soprattutto grazie all’opera di Diego Martelli e del barone Patrone, ai quali si devono diverse ville e case realizzate in questo periodo.

4 Via Aemilia Scauri: via romana costruita dal censore Marco Emilio Scauro nel 109 a.C., non è la persecuzione della via Aurelia, terminante a Pisa, ma integra i collegamenti tra Roma e le Gallie.

(12)

Nel 1861 Diego Martelli5, appena ventiduenne, eredita un ampio territorio intorno a Castiglioncello e vi giunge insieme all'amico Beppe Abbati. La località è selvaggia e affascinante; resta incantato e decide di prendere dimora nella casa posta sopra la collina, davanti alla fascia di pineta sulla scogliera, una costruzione a due piani composta da tre appartamenti con parco stalle ed orto.

5 Diego Martelli: rinomato critico d'arte, sostenne l'impressionismo francese e i Macchiaioli, 1839 - 1896

La Torre, la casa colonica, la chiesina

La Villa Martelli inglobata nel castello di Lazzaro Patrone, oggi Castello Pasquini

(13)

Proprio in questa villa Martelli ospiterà gli amici del Caffè Michelangelo di Firenze, loro sede storica; nasce così “La scuola di Castiglioncello” formata dai più eccelsi pittori macchiaioli. Viene a vivere a Castiglioncello anche Renato Fucini, il quale non abita in casa Martelli, ma in una casa di sua proprietà da lui chiamata “la cuccetta”, caratterizzata da un enorme parafulmine e dove egli aveva installato un fantasioso Museo dei Fenomeni Marini, realizzato raccogliendo i residui che le mareggiate lasciavano sulle spiagge.

Nel 1889 Martelli, che aveva gravi difficoltà economiche, dovute al fallimento dei suoi progetti turistici per Castiglioncello, deve vendere la tenuta, che viene acquistata dal barone Lazzaro Patrone6. Il barone decide la costruzione di un nuovo edificio, che ingloba la villa e cambia radicalmente l’aspetto del promontorio. Il castello viene realizzato ad imitazione delle costruzioni medievali , affiancato dalla casa del casiere in stile neogotico e da una cappella decorata secondo le tendenze eclettiche. I terreni agricoli adiacenti sono trasformati in un rigoglioso parco d'impronta romantica.

Il barone Patrone offre parte dei propri terreni per la costruzione della stazione ferroviaria di Castiglioncello, a patto che il fabbricato viaggiatori, la stazione, riprenda lo stile del castello al fine di armonizzarsi con esso. Il medesimo barone si interessa anche dello sviluppo dell'intera località, ma i suoi progetti, come quello dell'ippodromo, non hanno seguito.

6 Lazzaro Patrone: figura eclettica, intraprendente imprenditore nasce a Lima nel 1849 e muore nel 1927 a Montecarlo, nel Pricipato di Monaco.

Castello Patrone 1906

(14)

Comincia a cambiare il paesaggio, sul promontorio si edificano case e ville, molte interamente bianche, cambia nome Via della Torre che viene opportunamente intitolata a Diego Martelli, viene realizzato il bel viale che conduce al porto. Il barone appronta anche efficienti e indispensabili strutture: “i bagni”. Sorgono i primi stabilimenti balneari nel porticciolo: sono ampi e moderni con un'elegante rotonda sul mare dotata di caffè e ristorante, affiancata da due lunghe file di cabine decorate

(15)

da tende. Per adesso l'unica struttura ricettiva, menzionata anche nelle guide turistiche, è l'Hotel Castiglioncello, posto nella piazza paesana e comprendente diciotto vani di cui otto camere.

In breve il turismo diventa più florido, nascono nuove strutture e si cominciano ad affittare le abitazioni ai bagnanti. Il centro balneare innamora a prima vista:

incredibili scorci, scogliere tormentate con spiagge nascoste, un quieto paesaggio attraversato da una pineta fitta di fronde, che Giovanni Marradi, poeta affermato, definisce “immensa e selvaggia cattedrale”7.

Il 14 luglio 1912 si inaugura l'Hotel Miramare, primo Grand Hotel di Castiglioncello, arredato con cura e buon gusto, è completato dal ristorante panoramico e perfino da una pista di pattinaggio semicoperta realizzata vicino alla spiaggia.

7 Pineta selvaggia immensa cattedreale dalla navata altissima romita, piena del sacro cantico del mare

da “Fantasie marine” di Giovanni Marradi 1881.

Hotel Miramare e stabilimenti balneari Via Diego Martelli e Hotel Castiglioncello

(16)

Il Miramare di Romolo Monti diventerà il fulcro della vita balneare e mondana, culturale ed economica dell'ambitissimo approdo. Castiglioncello supera le due guerre Mondiali senza subire grandi danni. Il 21 maggio 1919 apre un ampio ed elegante ritrovo il “Kursaal”, è un locale spazioso e moderno immerso nella pineta (dove successivamente verrà costruita Villa Celestina). Con le sue terrazze sul mare e le piste da ballo e da pattinaggio incontrerà subito il pieno consenso dei villeggianti, diventando un importante attrazione mondana. Dal 1921 il turismo acquista connotati di grande rilievo, la stagione estiva si allunga da giugno a settembre, si continuano a costruire ville sia in direzione Livorno, fino a “Le Forbici”, che verso Portovecchio, Caletta e Rosignano. A Portovecchio le abitazioni si allungano su Via del Littorale, ma anche sulle strade a mare ed intorno alla scuola elementare. Lì accanto fervono i lavori per la nuova chiesa, su di un terreno addossato alla ferrovia.

Sono gli anni d'oro di Castiglioncello dove personalità di spicco vengono per la villeggiatura. In pineta viene costruita la casa del fascio, di fronte all'Hotel Miramare, più avanti viene costruito il “Tennis” con campi di terra rossa affiancati da una palazzina adibita a bar, sala di ritrovo, sala per i giochi delle carte, ufficio e magazzino, detta il “Club”. Sempre nel 1932 è completato il campo di tiro al piattello e accanto troviamo “Il Cardellino” con due piste da ballo, di cui una sotto le stelle. Infine il Kursaal viene acquistato dal Generale della Milizia Attilio Teruzzi che ne fa la sua residenza privata; Villa Celestina rispecchia il Razionalismo Italiano, privo di decorazioni ma composto da forme “pure”. Il parco viene delimitato da un La casa del fascio con l'anfiteatro

(17)

alto muro di cinta, sulla spiaggia anch'essa recintata vengono realizzati due moli e viene costruita una dependance.

Nascono diversi locali, come “la Capannina” e il “Dai-Dai”, sorgono nuove attività commerciali, pensioni e servizi per i villeggianti, contemporaneamente si continuano a costruire case di villeggiatura. Gli anni '30 segnano il momento più alto della mondanità di Castiglioncello, molti i personaggi famosi della cultura e dello spettacolo che frequentano la località; nel 1962 fu girato “Il sorpasso” di Dino Risi.

Oggi Castiglioncello è diventata un fiorire di seconde case per persone provenienti da tutta Italia in un tessuto urbano residenziale diventato ormai uniforme che da Castiglioncello, attraverso Portovecchio e Caletta, arriva a Rosignano Solvay senza alcuna interruzione.

Castiglioncello. Piazza e attività commerciali Villa Teruzzi, adesso villa Celestina

(18)

1.4. Rosignano solvay: un villaggio industriale

Il territorio compreso tra Rosignano Marittimo e il mare, anticamente abitato da Etruschi e Romani, restò per molto tempo prevalentemente paludoso e isolato dalle principali vie di comunicazione. All'inizio del Novecento con l'apertura della linea ferroviaria Livorno-Vada-Cecina e l'accresciuto interesse per la tratta costiera di Castiglioncello, l'area fu oggetto delle attenzioni dell'industriale Ernest Solvay8, che qui volle stabilire uno stabilimento per la fabbricazione della soda. Ernest Solvay, infatti, è ansioso di realizzare una fabbrica in Italia, così dal 1909 al 1912 vengono fatti studi, ricerche, contatti, indagini, prospezioni e adempimenti per scegliere il luogo ottimale dove far nascere la fabbrica. Le indagini partono dalla disponibilità di materie prime: salgemma in primissimo luogo, calcare e lignite, ma si deve tenere conto anche della facilità delle comunicazioni, ferrovia in particolar modo. Per quanto riguarda il salgemma vengono acquistati dei terreni nella valle del Cecina, per le cave invece una è a est di Rosignano Marittimo, presenta un materiale grigio chiaro, compatto e senza troppa sedimentazione argillosa ma è facilmente accessibile e si può acquistare per poco, l 'altra sovrasta San Vincenzo, ma c'è già una società estera che ha la concessione per il suo sfruttamento. Infine per quanto concerne le comunicazioni c'è la possibilità di attracco di navigli nei porticcioli di Vada e di Cecina e nel 1910 viene inaugurata il tratto di ferrovia litoranea Vada-Livorno.

Inizialmente la località privilegiata per il nuovo stabilimento appare Cecina:

importante nodo ferroviario, possiede strutture e servizi e si trova in una posizione ottimale rispetto ai giacimenti delle materie prime, ma per una serie di motivi economici e territoriali viene bocciata. La ditta Solvay quindi opta per un'area a undici chilometri più a nord, concernente la pianura a settentrione del Fine e la zona attorno alla ferrovia litoranea fino al mare.

Il primo contratto d'acquisto viene firmato in data 5 luglio 1912; è stilato a Livorno e comprende l'area già destinata alla fabbrica. Il terreno ha un'estensione di oltre 160 ettari e viene ceduto alla Società belga per la somma di 400.000 lire, comprende anche quattro poderi (Mondiglio, Quercioletta 1.a, Quercioletta 2.a e Santa rosa o Bellarosa) e tre case coloniche. La consegna dovrà avvenire al più tardi entro il 30 novembre del 1912.

8 Ernest Solvay: critico, imprenditore, politico e filantropo belga, 1838 – 1922.

(19)

Inoltre dal contratto si evince che la stazione di monta equina, in esercizio al podere Mondiglio, potrà funzionare regolarmente per un intero anno, prima di essere spostata e sostituita con la nuova stazione che la ditta si impegna a costruire. Prima della fine dell'anno la ditta belga si aggiudica cinque ettari e mezzo nella zona della Quercioletta, acquisisce il terreno, la villa di sei vani e l'annessa casa colonica del sig. Morgantini nella zona del Lillatro e aggiunge ai terreni acquisiti anche aree sul fiume Fine e nella zona della fonte Acquaiola. Contemporaneamente si procede con Cartografia del territorio che sarà interessato dall'insediamento della Società Solvay(1912)

(20)

impegno alla ricerca di terreni utili per la fabbricazione dei mattoni, all'indennizzo dei coloni per il raccolto e si infittiscono le trattative per l'acquisto delle cave dell'Acquabona e di alcune preselle limitrofe.

Proprietà terriere acquistate dalla Società Solvay dal 1913 al 1914 1. Grandi Enrico

2. Morgantini 3. Marcacci

4. Pannocchia – Vestrini 5. Biagi

6. Berti - Mantellassi

(21)

Ad aprile del 1913 cominciano i sondaggi per le fondazioni e vengono presi accordi con la Società Ligure-Toscana per la fornitura di forza motrice. Colombo Conforti inaugura l'8 maggio la trattoria “Paese Novo” in via Litorale, l'unico edificio davanti la strada, realizzato in tempi abbastanza brevi. L'osteria è il punto di incontro dei lavoratori e dei tecnici già all'opera, è molto frequentata in primavera e in estate, soprattutto dalla “brigata dei mattonai belgi”. Quest'ultimi con l'ausilio di diciannove famiglie del posto, fumigano intorno all'argine del fiume, senza tregua, i

“pignoni”9. I mattoni, appena disponibili, vengono accatastati al Mondiglio, ai margini del terreno, che viene spianato, e negli spazi adiacenti; si producono tredici milioni di mattoni solo nella prima annata.

Il 17 settembre 1913 iniziano i lavori per le fondazioni delle strutture della fabbrica: il terreno intorno al podere Santa Rosa è completamente spianato per accogliere le strutture, le officine, la prima ciminiera. Cominciano anche i lavori per la casa del sorvegliante e per la costruzioni di altri due palazzoni in località Acquabona e si comincia già a prevedere il trasporto a mezzo teleferica del calcare dalla cava alla fabbrica che sta nascendo. Si scavano altre fondamenta accanto alla trattoria “Paese Novo”: c'è la necessità di nuovi esercizi pubblici e l'iniziativa privata non perde questa opportunità.

Già prima dell'inizio dei lavori della stazione si disquisiva sul nome: da Caletta per arrivare a Rosignano-Mondiglio poi al solo Mondiglio infine a Caletta di Rosignano. I lavori iniziano nel 1914, le fondamenta vengono disegnate ai margini dell'insediamento, ma rimangono le rotaie, che sui binari morti, si allungano fin quasi al Botro Secco.

La direzione Solvay trova la sua sede al Lillatro nei locali della villa esistente, da qui partono relazioni continue e puntigliose sugli stadi di avanzamento delle strutture della fabbrica e delle case per gli impiegati.

La landa, un tempo pressocchè desolata, è un immenso cantiere, gli operai sono varie centinaia e giungono a gruppi da tutti i paesi collinari e da Cecina: il nuovo stabilimento è il punto focale dell'intero comprensorio. Intanto anche lungo la Via del Littorale, accanto alla trattoria, vengono costruite rapidamente numerose altre case, destinate a diventare esercizi pubblici per far fronte alle pressanti nuove esigenze.

9 Pignoni: Sono cataste ricoperte di ceppe d'erba e di zolle, forate entro le quali le fascine bruciano in continuazione per cuocere l'argilla.

(22)

Osservata dall'alto, la zona industriale che si sviluppa sul territorio di Rosignano pare divisa equamente in due parti: una destinata esclusivamente allo stabilimento, l'altra alle abitazioni delle maestranze, ville e villette cominciano ad allungarsi ai lati della fabbrica, ed anche case di quattro appartamenti, più modeste ma tutte con orto e giardino. Tutto appare fatto con compasso, squadra e righello, sia lo stabilimento che gli edifici circostanti. I progetti sono nati e collaudati altrove, ne sono un esempio i tetti aguzzi delle case, tipici del Nord.

L'impianto urbanistico del villaggio prevede ad est una vasta area in parte occupata dallo stabilimento e in parte non edificata ma a disposizione per eventuali nuove produzioni e ad ovest una zona divisa in lotti regolari definiti da una griglia ortogonale di strade alberate, da ampi spazi verdi pubblici e privati dove nasceranno le abitazioni. Si prevedono abitazioni di diversa tipologia, dimensione e posizione a seconda delle qualifiche dei lavoratori. Verranno realizzate una casa unifamiliare per il direttore, case monofamiliari per ingegneri, case doppie per impiegati di vario livello e case per operai costituite da quattro appartamenti ciascuna detti i

“palazzoni”.

La politica abitativa della Società Solvay è chiaramente discriminatoria e risponde alla preoccupazione di salvaguardare gli interessi della classe dirigente e impiegatizia, che costituisce per essa la più valida garanzia di collaborazione.

Contemporaneamente grazie all'iniziativa privata viene costruito in tempi brevissimi un altro caseggiato lungo Via del Littorale e si protende con alcune strade traverse verso il mare, in località Monte alla Rena, accanto alla trattoria di Colombo Conforti. L'urbanistica delle nuove costruzioni a differenza di quelle costruite dalla Solvay è disarmonica, sono realizzate senza piani ordinati, per sopperire ad urgenti necessità. Locande, osterie e negozi aprono velocemente; lo esigono le necessità degli operai, soprattutto delle ditte appaltatrici, in gran numero sul territorio. Nel fervore edilizio si sfruttano le aree rimaste libere, ai margini dell'insediamento Solvay.

(23)

Alcibiade Bientinesi, guardia comunale che si distingue per operosità e intelligenza, stila un documento in cui annota tutte le costruzioni eseguite o non ancora ultimate (quest'ultime riportano una X); il documento riporta la data del 15 agosto 1914. Nella proprietà Pannocchia e Berti- Mantellassi individua ben trenta nuove costruzioni e definisce anche l'espandersi dell'attività edilizia in Via dei La rilevazione in data 15 agosto 1914 della guardia comunale Alcide Bientinesi sul

"Paese Novo"

(24)

Cavalleggeri, Via della Nonna e ai margini del Botro Cotone. Qui, però, le case non si assomigliano, in genere sono ad un piano: l'esercizio commerciale al piano terra e sopra l'abitazione; sia materiali e manodopera che la tipologia di abitazione rispettano criteri economici; parenti e amici dei proprietari sono spesso mobilitati per portare aiuto prezioso ai muratori per ridurre i costi.

Nell'agosto del 1914 esplode il primo conflitto mondiale: tutto il personale francese, prende la via del ritorno, si assiste ad un periodo di smarrimento per la mancanza di collegamenti con il Belgio. Solo in settembre L'ing. Chardin da Marsiglia si incarica della supervisione dei lavori, egli dà nuova impronta ai lavori, decide di incrementare le opere edilizie e in particolar modo la costruzione di case per impiegati e operai e la realizzazione della “cités”, la parte relativa ai servizi indispensabili.

La guerra incalza, l'Italia entra in guerra e i lavori in corso proseguono ma con ritmi più lenti. Si riescono comunque a finire la stazione, che entra in funzione solo per il servizio merci, e la ciminiera, che svetta dritta e imponente al centro della fabbrica, alta cento metri circa.

La struttura è in fase di realizzazione, alcune parti sono già terminate, sono già installati alcuni macchinari e la manodopera non specializzata si trova facilmente. La nazione però è in guerra, viene così deciso di installare un impianto provvisorio a

Rosignano Nuovo 1919. Via del Littorale

(25)

Rosignano per la fabbricazione di soda caustica ad uso esplosivi, ponendo il nuovo stabilimento fra le industrie che strettamente collaborano allo sforzo bellico.

Lavorano nello stabilimento circa 350 persone comprese più di 50 donne. Intanto i lavoratori reclamano una scuola per i propri figli, visto che quelle esistenti si trovano distanti (a Rosignano Marittimo, a Vada e a Castiglioncello), infatti l'istruzione è obbligatoria dai 6 ai 12 anni. L'ingegnere Herzen, direttore dei lavori per la Società Solvay, propone un fabbricato già esistente: è il primo ufficio dell'Amministrazione; vi sono due grandi sale per le classi e quattro stanze ed una cucina per l'alloggio della maestra. Intanto fa impiantare la biblioteca aziendale, che costituisce un'iniziativa culturale di notevole contenuto.

L'armistizio del 4 novembre coglie quasi di sorpresa gli abitanti della nostra zona, è accolto con sollievo ma senza particolari manifestazioni. La situazione economica però permane molto precaria, per l'aumento del costo della vita e per le carenze alimentari e del vestiario; quella occupazionale al contrario appare meno difficoltosa che altrove, per la vocazione agraria e per la presenza di due grosse industrie, quella chimica e quella mineraria.

Dopo la guerra, la Solvay approfitta del periodo di calma per avviare i lavori per la costruzione del Circolo Aziendale e del molo per l'attività dei Canottieri.

Stabilimento Solvay 1916

(26)

Dal 1921 le restrizioni, le difficoltà ed i disagi causati dalla guerra vanno man man attenuandosi. Nel settore sociale la Società Solvay continua a buon ritmo la costruzione delle case intorno allo stabilimento; il 1 dicembre 1921 inaugura anche il Circolo, un ampio capannone a forma di L destinato a diventare il centro ricreativo dell'ordinato nuovo paese.

A Rosignano Solvay, non ancora riconosciuto come frazione, in questo momento abitano 1300 persone; vivono in due nuclei che si completano: l'uno intorno alla fabbrica, contraddistinto da strade che si intersecano dritte e dagli alloggi di varia tipologia costruiti dalla Società Solvay e l'altro,fitto di locande e di botteghe, sorto intorno a Via del Littorale. La stazione ferroviaria al centro sembra raccordare i due caseggiati.

Si cominciano a tracciare le fondamenta per erigere il nuovo edificio scolastico e l'ospedale, viene spianato il campo di football, in quanto nel 1922 era stata fondata la Società Sportiva Solvay, inoltre il “Circolino” viene adibito a nuova funzione:

destinato a spettacoli cinematografici e teatrali.

Il 26 maggio 1922 muore Ernest Solvay, una delle figure più luminose dell'industria moderna, la dipartita suscita il cordoglio delle maestranze e del Consiglio Comunale, ma non la fine dei lavori intrapresi.

Negli anni dal 23 al 25 abbiamo una notevole ripresa: l'industria è in fase di costante rilancio e vengono fatte importante realizzazioni. Si ampliano gli impianti, si costruisce la seconda ciminiera, l'agricoltura si mantiene redditizia ed amplia le sue colture, e nel 1923, a causa delle insistenti richieste della Società belga, Rosignano Solvay diventa frazione, provvedimento tardivo ma importante; consente, ad esempio l'istituzione nella località di una farmacia, altrimenti impossibile per legge. Intanto sono numerosi i cantieri delle opere di supporto alla fabbrica, nel settembre del 23 l'Amministrazione Comunale rilascia il certificato di abitabilità dell'ospedale; è posto tra la fabbrica e la ferrovia in un grosso spazio libero. Già dal 1914 era in funzione un'infermeria, edificata fin dall'inizio della costruzione dello stabilimento ma solo con la costruzione dell'ospedale avremo una vera e propria assistenza sociale per tutti i cittadini.

Nei primi di ottobre dello stesso anno è completato anche il nuovo edificio scolastico; è costituito da 17 vani complessivi, che si allungano a pian terreno

(27)

accanto al nucleo centrale d'ingresso. Accolgono gli alunni delle cinque classi elementari dell'intero nuovo paese, che in precedenza avevano svolto le lezioni negli ambienti appositamente riadattati, della villa Morgantini, al Lillatro.

La Società Solvay, tuttavia, richiede e ottiene il completamento del corso di studi, fino all'ottava classe, con corsi di preparazione professionale. Il complesso si arricchisce con la realizzazione dell'Asilo Infantile, che ricalca nella concezione e negli spazi le nuove scuole allineate accanto. Inizia la sua attività nel gennaio del 24 ed è fin da subito caratterizzato da una buona frequenza.

Lungo la strada che porta all'ospedale , parallela alla ferrovia, quasi di fronte alla stazione si erge una lunga costruzione. Viene assegnata ai carabinieri per utilizzarla come caserma, inoltre nella nuova costruzione si trova pure la farmacia, l'ufficio di stato civile, l'ufficio postale (prima in via del Littorale), il barbiere, i dormitori, il refettorio, la dispensa viveri oltre a due appartamenti. Questo importante centro servizi, ai margini della nascente pineta, porta a compimento le opere di supporto, previste dalla Società belga.

E' un progetto di ampio respiro: le case per gli impiegati e gli operai, il Circolo con l'annesso Cinematografo, le scuole, l'ospedale, il campo sportivo ed il fabbricato

“centro servizi”, tutti intorno alla fabbrica. Le strade sono perfettamente squadrate e i comparti omogenei, tutto rispetta piani accuratamente preordinati. Infine all'interno della fabbrica viene inaugurato il complesso destinato ad ospitare gli uffici della Direzione: un elegante edificio che diventerà il ponte di comando dell'industria locale.

Rosignano Solvay 1923. Campo di calcio e scuole elementari

(28)

Cartografia storica del Comune, 1924

(29)

Superata la metà degli anni 20, Rosignano10 richiama gente ed offre lavoro, case, visto che la società continua senza sosta la costruzione di alloggi per i propri dipendenti, ma non trascura la realizzazione di opere pubbliche e di centri di cultura e di svago. Si inaugurano monumenti e piazze a Rosignano Marittimo e un inizio di passeggiata sul mare a Castiglioncello, dove è già molto fiorente il turismo. La costruzione delle case per i dipendenti spiega la nascita e l'espansione della cittadina nuova accanto allo stabilimento. Inoltre la Società si preoccupa anche della assistenza sociale: viene istituita una Cassa-Pensioni, con norme particolarmente favorevoli nei confronti delle maestranze, vengono introdotte l'indennità di malattia, e di infortunio, le licenze, il servizio sanitario e la Cassa-Mutua-Solvay. Inoltre sono già stati istituiti i magazzini-viveri a cura dell'Azienda situati sia a Rosignano (centro servizi lungo la strada che porta all'ospedale, vicino alla stazione) che a Vada e a Rosignano Marittimo. La Società dispone inoltre di due alberghi e realizza un primo stabilimento balneare per i suoi impiegati; costruisce così la Rotonda dei Canottieri al Lillatro.

Questa società è di gran lunga all'avanguardia in campo sociale e anche in quello ricreativo, culturale e sportivo, attraverso l'intensa attività degli organismi collaterali.

Unica e profonda incongruenza è la separazione netta e voluta tra le due diverse categorie di dipendenti, con gli operai in netto sottordine. La disparità di benefici e di

10 Fin dalla costituzione del Regno d'Italia, il comune di Rosignano fu assegnato alla Provincia di Pisa, solo il 27 novembre 1925 il Comune di Rosignano Marittimo passa a far parte della Provincia di Livorno

Rosignano Solvay 1922. Lillatro, canottieri Solvay

(30)

trattamento è evidentissima , continuamente rimarcata, eppure al tempo non provoca nessun malumore e tanto meno reazioni di alcuna sorta.

Alla fine degli anni 20 viene smantellato il Circolino, ritrovo storico del centro industriale e viene costruito il Teatro Solvay; una struttura grandiosa e altamente all'avanguardia. Il complesso, consegnato il 19 aprile 1928 alla Direzione della Società Solvay, si erge in un ampio spazio decentrato sulla strada che dritta porta all'ingresso principale dello stabilimento, è un progetto ambizioso e ottimamente riuscito, all'insegna della modernità.

Dopo alterne vicende il Teatro sarà da allora in poi per molti anni visitato dalle migliori compagnie teatrali e servirà anche come sala cinematografica. Sempre nel 1928 si inaugura il Viale che collega Rosignano Solvay con il capoluogo. Esso parte praticamente dal cancello della Fabbrica con diramazioni verso l'ospedale e la stazione ferroviaria, costeggia le scuole elementari e il campo sportivo per poi continuare dritto verso i tornanti di Rosignano Marittimo. E' ben progettato, ha una larghezza di 14 metri e ai suoi margini sono state messe a dimora ben 400 piante fra pini e platani.

Infine la Società Solvay si adopera per la costruzione della Chiesa dedicata a Santa Teresa del Bambino Gesù, realizzata in tempi brevissimi e consacrata dal Rosignano Solvay 1929. Il Teatro

(31)

vescovo di Livorno, Massa e Populonia, Mons. Giovanni Piccioni l'11 luglio 1931.

Rosignano Solvay è una località nuova, divisa in due parti distinte, anche verso la metà degli anni 30 continua ad essere così frammentata e disarmonica con una popolazione arrivata dai centri vicini ma anche da altre regioni italiane. In quegli anni si ha notizia anche di due progetti approvati per la realizzazione dell'acquedotto.

Si inaugurano la passerella pedonale sulla strada Livorno-Roma in prossimità della stazione ferroviaria e si attua la bitumazione di strade interne all'abitato. Sono in fase di avanzata costruzione il campo dell'opera nazionale Balilla e l'imponente scuola di avviamento professionale.

Al di là del “Botro Secco” prende forma il villaggio Costanzo Ciano poi diventato Garibaldi con un pennone all'ingresso accanto al viale, un villaggio operaio fatto di linde economiche casette di tre, quattro e cinque piani tutte con un recinto e dotate di minuscoli giardini e minuscoli orti.

Nel 1938 viene inaugurato il pontile a Vada, opera molto significativa nel consentire l'attracco di navi di notevole tonnellaggio, protende nel mare arcate di notevole ampiezza, rotaie per piccoli vagoni rendendo agevole l'approvvigionamento delle materie prime, soprattutto del carbone occorrente alla Fabbrica.

Rosignano Solvay 1936. Il Villaggio Ciano

(32)

L'eccezionale vitalità della Fabbrica è dimostrata dalla nascita dello stabilimento

“Aniene”11 e dal vicino villaggio percorso da viali dritti e fatte di case nel solito stile, dotato anche di uno spazio aziendale; quest'ultimo verrà poi smantellato parecchio tempo dopo.

Nel 1940 viene dichiarata guerra, il conflitto però manca dei previsti ed iniziali trionfi. Nella notte del 17 giugno l'aviazione francese attacca la Toscana, due aeroplani sorvolano Livorno e Rosignano Solvay; nella città labronica vengono colpiti il quartiere Venezia, Piazza Grande e Piazza Magenta con danni di lieve entità. Al contrario alla Fabbrica Solvay vengono colpite l'officina meccanica, le tubazioni idrauliche e la Foresteria. Un ordigno si schianta addirittura a metà di una ciminiera, che resterà dimezzata come testimonianza perenne della guerra.

11 La società Aniene di Pontemammolo, provincia di Roma, avviò a Rosignano in un proprio stabilimento, in collaborazione con la società belga, la produzione di soda caustica e di colro mediante il processo elettrolitico del mercurio.

Stabilimento Solvay 1940. La ciminiera e le officine gravemente colpite dal bombardamento francese

(33)

Tranne questo episodio il primo anno non si avverte minimamente la guerra, già dal secondo si cominciano ad avere le prime restrizioni, alla Solvay le donne, oltre ai soliti lavori, svolgono funzioni di saldatura o inserite nei reparti calderai e elettrico, alcune donne entrano a lavorare in uffici pubblici e privati. Il 7 dicembre 1942 i giapponesi attaccano Pearl Harbour e gli Stati Uniti entrano in guerra, comincia così la disfatta.

Il passaggio della guerra avviene comunque in maniera piuttosto agevole sul litorale, sia pure con qualche caduto, ma si rileva devastante nei paesi collinari, soprattutto a Rosignano Marittimo. Il periodo più critico arriva dopo l'armistizio: lo stabilimento chiude per circa un mese a causa dello sgombero forzato del litorale deciso dalle autorità tedesche, il tesseramento è insufficiente, mancano pane, farina e generi di prima necessità. Le incursioni aeree diventano ben presto abituali; i caccia mitragliano ripetutamente il Pontile e la Marina di Vada, vengono sganciate bombe sullo stabilimento Aniene e sull'abitato e viene addirittura seriamente danneggiata la tubatura dell'acqua potabile. L'incursione più tremenda e sanguinosa è quella del 15 giugno, un bombardamento a tappeto che colpisce persino le macerie del giorno prima; parte da Caletta e da Portovecchio fino ad arrivare all'insediamento Solvay, per poi passare alla costa. Rade al suolo le scuole, la centrale delle forze lavoro, vengono distrutte case e ville, si notano grosse buche sulla Via Aurelia, i morti sono circa una trentina. Il 3 luglio avviene la liberazione da parte delle forze statunitensi: i liberatori sono accolti festosamente dai quasi duemila abitanti che li hanno attesi nei tre rifugi allestiti all'interno della fabbrica.

Castiglioncello e Solvay, in particolare, suscitano aperto interesse negli americani, dicono “Qui abita gente che sa vivere”. Piacciono le ville e le abitazioni della Fabbrica , con giardino, orto e tanto verde. Piacciono i viali alberati, le strade ampie, le strutture ricreative e sportive dotate di ogni comforts. Così si appropriano di Villa Celestina (Castiglioncello, Pineta Marradi) ma anche del Teatro Solvay dove aprono Circoli per i loro militari e in buona parte requisiscono anche la Rotonda dei Cannottieri (quella degli impiegati perchè l'altra è stata rasa al suolo). Vengono ripristinati rapidamente anche i campi da tennis, i parchi fitti di lecci e di ginepri, le spiagge si ripopolano.

Alla fine delle ostilità, l’Italia è totalmente sconvolta nella sua economia e nelle

(34)

sue strutture politiche ed amministrative. Se da un lato si dovevano affrontare gravi problemi politici, tra cui la decisione tra monarchia e repubblica, dall'altro si è cercato di incoraggiare e sollecitare uno slancio ricostruttivo del Paese, che avviene grazie all’intervento di singoli privati. La situazione comincia a migliorare grazie ad un primo rilevante sviluppo industriale, ma contemporaneamente alla Solvay nel febbraio del ‘49 si hanno le prime avvisaglie di agitazione operaia: i chimici, infatti, chiedono migliori condizioni di vita per i lavoratori.

Nel 1953 la Giunta procede all’acquisto dalla Società Solvay del terreno per edificare il Centro cittadino e gli uffici pubblici a Rosignano (Piazza Risorgimento) e delibera di richiedere l'autorizzazione per l'apertura di una farmacia comunale per la stessa frazione, indicandone la localizzazione in piazza Monte alla Rena.

Inoltre viene approvato il progetto per il sottopassaggio pedonale Ferrovia – Aurelia, il cui costo per 2/3 sarà a carico della Solvay e il rimanente, a carico dell'Amministrazione comunale, finanziato a tasso zero dalla Società stessa. In contemporanea la giunta delibera la sistemazione delle aule per la scuola industriale con prestito a tasso zero della Società Solvay e programma la costruzione di case per i dipendenti comunali a Rosignano Marittimo, Solvay e Vada. Negli anni ’50 si effettua la bitumazione di via della Repubblica e delle maggiori strade interne all’abitato, si attua la meccanizzazione del servizio di nettezza urbana, viene redatto il primo Piano Regolatore Generale, approvato nel 1954 con le controdeduzioni della

Anni '60. Piazza Risorgimento a Rosignano Solvay

(35)

Società Solvay, si migliorarono le strutture scolastiche con costruzione di scuole nelle aree di campagna e di una nuova scuola a Rosignano Solvay (Scuola Europa), si realizza la municipalizzazione dei trasporti urbani, viene creata la Biblioteca Comunale (1957) e istituito il Museo Civico di Rosignano Marittimo (1956). Inoltre tra il 1951 e il 1959 si verifica un rapido sviluppo dell’area litoranea (zona compresa tra il mare e la ferrovia) dovuto anche a un forte incremento demografico; ciò è documentato dal considerevole numero di nuove costruzioni (1473 per 8469 vani) e dalle richieste di sopraelevazioni e ampliamenti per 1821 vani. Ciò comporta l’intervento comunale per la costruzione di strade, fognature e impianti di illuminazione. Contemporaneamente anche nella zona di Rosignano, su tutta la fascia litoranea, comincia ad affermarsi un turismo di massa, che in futuro si svilupperà anche nella zona collinare del Comune. Sarà stavolta compito dell’amministrazione provvedere allo sviluppo e al potenziamento delle strutture turistico ricettive. Infatti la Società Solvay si sta modificando: si registra una tendenza progressiva verso una minore occupazione, con un aumento del numero di impiegati e una considerevole diminuzione degli operai dovuto al processo di automazione e meccanizzazione degli impianti, la produzione comunque continua ad aumentare e vengono costruiti nuovi impianti, la Società versa al Comune l’I.C.A.P. (imposta sui commerci, arti e professioni) che nel 1951 rappresenta il 30% del bilancio comunale ma già nel 1959 è il 12%. Si sta verificando, infatti, un profondo processo di trasformazione economico-sociale che investe tutti i settori produttivi: aumenta la popolazione residente, diminuisce l’occupazione negli stabilimenti del gruppo Solvay che tendono ad impiegare personale tecnicamente qualificato, aumenta la produzione e i relativi utili che possono essere reinvestiti in nuove fonti di lavoro, diminuisce l’incidenza dell’imposta pagata dai maggiori stabilimenti industriali sul bilancio comunale. Dovrà essere favorito sia lo sviluppo del complesso Solvay Aniene per l’installazione di ulteriori impianti, sia la localizzazione di nuove industrie collaterali che producano materie prime per le industrie esistenti o di industrie di altro tipo e struttura. Pertanto viene proposta la creazione di una vasta area da adibire ad attività artigianali e industriali, prevista nella pianura tra lo stabilimento Solvay, Vada e Marittimo12.

12 Le Morelline: zona a ovest dello stabilimento

(36)

La popolazione fin dal dopoguerra si è più che triplicata aumentando notevolmente nelle frazioni costiere e diminuendo nelle frazioni collinari e nel capoluogo. La ricostruzione, cominciata con grande vigore, fino al 1950 è portata avanti dalla Società Solvay, che continua a fabbricare strade e case, ma dal '50 in poi lascia spazio all’iniziativa privata e alle cooperative. Nascono così nuovi quartieri, si trasformano zone dove prima c'erano solo dune di sabbia (Monte alla Rena), o campi ed oliveti (Crocetta, Poggi Paoli, Serragrande, Le Pescine), si costruiscono nuove strade, nuove piazze, nuove infrastrutture (supermercati, variante, stazioni di carburante, uffici postali), si dà spazio a costruzioni intensive o ad agglomerati popolari, si sopraelevano villette unifamiliari e si potenzia l’edilizia di tipo turistico.

Gli anni ’60 furono segnati da un grande fervore dovuto alla ripresa economica, si continuarono a fare opere di miglioramento dei collegamenti stradali. Nel giugno del ’62, per la prima volta, il Consiglio prese accordi con le ferrovie dello Stato per il progetto del Cavalcavia e nel '69 venne deciso il prolungamento della passerella sulla ferrovia presso l’Ospedale Solvay (la Società si assumeva il 50% della spesa). Nel frattempo (1962) il Consiglio Comunale aveva deliberato che i trasporti urbani fossero affidati all’ATUM. Vennero infine collaudate le strutture di Piazza Risorgimento, sede degli Uffici distaccati del Comune e della scuola Media Superiore.

Stabilimento Solvay anni '60

(37)

Nel 1967 a causa del particolare sviluppo edilizio e demografico nelle località di Villaggio Garibaldi, zona Crocetta, zona Poggi Paoli e zona Cotone si decide di erigere una seconda parrocchia a Rosignano Solvay. La Società Solvay dona un area di 6140 mq destinati alla costruzione della nuova struttura così venne costruita la nuova Chiesa di Santa Croce, di cui Papa Giovanni Paolo II posò la prima pietra.

Negli anni ’70 viene costruito il Palazzetto dello Sport, ristrutturato lo Stadio Solvay e costruito il complesso sportivo del Lillatro e dopo ventitré anni finalmente si concludono i lavori per il cavalcavia (1979) che passa sopra la Via Aurelia e la ferrovia, un grande ponte di cemento che riunisce i due tronconi del paese e che snellisce il traffico. Dagli anni '70 la Società Solvay cede il suo apparato sociale con la vendita a prezzi vantaggiosi delle abitazioni e degli appartamenti ai suoi dipendenti e agli apparati pubblici (strade e servizi) all’Amministrazione comunale.

Recentemente è stata costruita Piazza del Mercato, luogo funzionale e moderno occupato al centro dall'edificio sede del Consiglio di Frazione, della Sala Congressi e degli uffici della Polizia Municipale, circondato da un ampio spazio polifunzionale con area giochi e pista di pattinaggio. A coronamento dei lavori di valorizzazione del territorio agli inizi del 2000 è stato costruito il Porto turistico con 600 posti barca, una quarantina di fondi commerciali e annesso un piccolo cantiere navale. E' notizia recentissima che la Società Solvay ha venduto il Teatro e il Circolo ricreativo nati insieme all'Azienda. E' la fine di ciò che resta della città mono-culturale nata agli inizi del '900, un villaggio industriale nato intorno alla Fabbrica per i suoi dipendenti e ormai inserito in più ampio, e non sempre ordinato, agglomerato urbano.

Anni '60. La nuova Chiesa di Santa Croce e la vecchia chiesina prefabbricata, oggi demolita

(38)

2. Analisi Urbanistiche

2.1. Analisi dello sviluppo storico

Fino agli inizi dell'Ottocento il territorio, che sarà poi interessato dallo stabilimento Solvay, era completamente desolato e paludoso, isolato dalle principali vie di comunicazione e afflitto da carestie e malaria.

La situazione mutò radicalmente nella seconda metà del secolo, grazie all'imponente opera di bonifica operata dai Lorena e alla successiva costruzione del tratto ferroviario Livorno-Vada, si accrebbe così l'interesse per questo rigoglioso tratto di costa.

Grazie alla presenza di materie prime importanti per le lavorazioni, quali salgemma, calcare e lignite, e alla presenza delle principali vie di comunicazione, in Cartografia storica 1909, Archivio Solvay

(39)

particolar modo il nuovo tratto ferroviario (1910), la Società Solvay scelse questi territori per la costruzione del proprio stabilimento.

Il 5 luglio 1912 viene firmato il primo contratto d'acquisto e ad aprile del 1913 cominciano i lavori per le fondazioni. Si cominciano a costruire sia le strutture destinate alla fabbrica sia le abitazioni per i dipendenti; questo fu il primo passo per la realizzazione di un nuovo centro: una villaggio industriale in mattoncini rossi, razionale e omogeneo, immerso nel verde, una piccola città-giardino. .

L'assetto urbanistico del villaggio prevede ad est una vasta area in parte occupata dallo stabilimento e in parte non ancora edificata, ma a disposizione per eventuali nuove produzioni e ad ovest una zona divisa in lotti regolari definiti da una griglia ortogonale di strade alberate, da ampi spazi verdi pubblici e privati dove nasceranno le abitazioni. Tutti i progetti arrivano direttamente da Bruxelles, Ernest Solvay assieme ai suoi collaboratori prevede la pianificazione dei singoli interventi da eseguire sulle nuove zone e invia a Rosignano i progetti dei singoli edifici, firmati dall'architetto Jules Brunfaut. Si prevedono varie tipologie di abitazioni che vanno dal tipo 1, abitazione monofamiliare al tipo 9, abitazione plurifamiliare composta da 4 appartamenti, ville e villette dai tetti aguzzi, a mattoncini rossi faccia-vista, secondo le caratteristiche nord europee. Le abitazioni, che si differenziano per dimensione e qualità, vengono destinate in base alle qualifiche professionali, inoltre anche la loro localizzazione segue il principio della gerarchia professione; infatti le abitazioni destinate ai dirigenti sono unifamiliari e collocate accanto alla Fabbrica, quelle per ingegneri, medici e impiegati di alto livello sono bifamiliari e poste intorno allo stabilimento, infine quelle per operai sono plurifamiliari e situate tra la ferrovia e il mare. Le abitazioni vengono concesse in affitto agli operai e in uso gratuito ai funzionari e agli impiegati. Lo stile Solvay è immediatamente percepibile, oltre alle tipiche caratteristiche formali nord europee come i mattoncini rossi faccia- vista e i tetti aguzzi, è caratterizzato dall'estrema regolarità e dall'uniformità dei lotti posti su una rigorosa griglia ortogonale, generata dall'incrocio tra il viale di accesso alla fabbrica, e la strada di confine dello stabilimento a nord, dagli ampi e curati spazi verdi, dai viali alberati che valorizzano prospetticamente gli edifici pubblici intesi come punti di fuga, dalle strade residenziali che tutt'oggi garantiscono riservatezza e tranquillità agli abitanti delle case che vi si affacciano.

(40)

Dal '13 si comincia a costruire e anche se a causa della guerra i ritmi rallentano, alla fine del 1919 sono state realizzate le prime case per operai, una casa bifamiliare per i dirigenti e la villa del direttore.

Quest'ultima è un abitazione di tipo 1, una villa monofamiliare dotata di 10 stanze a cui si aggiungono soffitte e cantine. Inoltre è dotata di orto e giardino per una superficie complessiva di 208,60 mq.

Cartografia storica 1919, Archivio Solvay

Abitazione TIPO 1, villa del direttore

(41)

Dopo la guerra i lavori riprendono, la fabbrica attira lavoratori dai paesi vicini, si continuano così a costruire abitazioni sia vicino alla fabbrica, come quelle di tipo 4 composte da due appartamenti di 116 mq ciascuno, dotati di 7 stanze con cantine e soffitte e relativo giardino, sia al di là della ferrovia. Qui vengono edificate abitazioni di tipo 9: composte da 4 appartamenti di 139,39 mq ciascuno, dotati di 5 stanze con una soffitta o cantina e relativo giardino.

Contemporaneamente nel 1921 la Società Solvay inaugura anche il Circolo, un ampio capannone a forma di L destinato a diventare il centro ricreativo dell'ordinato nuovo paese. Dispone di un'ampia cantina usata come deposito e di sei vani adibiti a sala giochi con buffet, sala di lettura con annessa biblioteca, locale destinato ai Abitazione di tipo 9, palazzoni

Villa del Direttore, 1918

(42)

biliardi, grande salone per conferenze e spettacoli, cucina e camera che costituiscono l'abitazione del gestore.

Fin dall'inizio, data la presenza della ferrovia, Rosignano Solvay si presenta in due nuclei che si completano: l'uno intorno alla fabbrica, contraddistinto da strade che si intersecano dritte e dagli alloggi di varia tipologia costruiti dalla Società Solvay e l'altro fitto di locande e di botteghe, sorto intorno a Via del Littorale; solo la stazione ferroviaria al centro sembra raccordare i due caseggiati.

Si cominciano a tracciare le fondamenta per erigere il nuovo edificio scolastico e l'ospedale, viene spianato il campo di football, in quanto nel 1922 era stata fondata la Società Sportiva Solvay, inoltre il “Circolino” viene adibito a nuova funzione:

destinato a spettacoli cinematografici e teatrali. Smantellate le sale da biliardo e di lettura, resta a disposizione del pubblico un'area rettangolare di 18 metri di lunghezza e 8 di larghezza, pavimento cementizio, cinque porte ed annesso buffet. I posti a sedere sono 210 mentre quelli in piedi sono 40, c'è pure il palcoscenico (8 metri per 6) con scalette di cemento ai lati.

Nel settembre del 1923 l'Amministrazione Comunale rilascia il certificato di abitabilità dell'ospedale; è posto tra la fabbrica e la ferrovia in un grosso spazio libero. Ha un grande giardino, cantine, pian terreno e primo piano; consta di 65 vani, comprese alcune camerate per i degenti inframezzate da piccole stanze a due letti.

Dispone di ambulatori e uffici, di attrezzature diagnostiche e di pronto soccorso, le cucine e gli altri indispensabili servizi trovano posto nel seminterrato. Costituisce una pietra miliare nel campo dell'assistenza sanitaria per i dipendenti di una grande fabbrica e per i loro familiari. L'edificio colpisce per la sua razionalità dei servizi e per la completezza degli arredi, moderno nelle linee e curato nei minimi particolari appare come un gioiello di architettura e di funzionalità. Rispetta e traduce in realtà Rosignano Solvay 1927. La stazione ferroviaria e via del Littorale

(43)

le intuizioni e le chiare direttive di Ernest Solvay, industriale illuminato.

Nei primi di ottobre dello stesso anno è completato anche il nuovo edificio scolastico; è costituito da 17 vani complessivi, che si allungano a pian terreno accanto al nucleo centrale d'ingresso. Si hanno, così, numerose aule, spaziose, rischiarate da ampi finestroni, con spogliatoi annessi in soluzioni di avanguardia.

Il complesso si arricchisce con la realizzazione dell'Asilo Infantile, che ricalca nella concezione e negli spazi le nuove scuole allineate accanto. Inizia la sua attività nel gennaio del '24 ed è fin da subito caratterizzato da una buona frequenza.

Lungo la strada che porta all'ospedale , la Società Solvay realizza un grande Rosignano Solvay 1923. Ospedale

Edificio scolastico, 1924

(44)

centro servizi dove vengono situati la farmacia, l'ufficio di stato civile, l'ufficio postale (prima in via del Littorale), il barbiere, i dormitori, il refettorio e la dispensa viveri. Una parte viene inoltre assegnata ai carabinieri per utilizzarla come caserma, e nei restanti locali vengono realizzati due appartamenti.

E' infatti un progetto di ampio respiro: le case per gli impiegati e gli operai, il Circolo con l'annesso Cinematografo, le scuole, l'ospedale, il campo sportivo ed il fabbricato “centro servizi”, tutti intorno alla fabbrica.

Rosignano Solavy. Centro servizi pubblici degli Stabilimenti Solvay

Riferimenti

Documenti correlati

In particolare, per la formazione culturale, gli esiti di apprendimento attesi al termine del secondo anno del triennio di IeFP (obbligo di istruzione) coincidono con i saperi e

Ad ogni buon fine, vista la necessità di procedere ad una revisione della rete si riportano a seguire, per i corpi idrici fluviali tipizzati come perenni, i

n.8/2018, ridefinisca la rete di monitoraggio delle stazioni delle acque superficiali destinate alla vita dei pesci al fine di rivalutare quali corpi

Riguardo a ciò si ribadisce la necessità, dopo oltre un decennio dall’identificazione della rete di monitoraggio, di una rivalutazione delle stazioni di

Tutte le quattro stazioni monitorate da ARPA Sicilia (“Ganzirri”, “Golfo di Gela 1”,“Golfo di Gela 4” e “Golfo di Gela 5”) sono risultate non conformi alla normativa

Così come nell’anno 2015, anche nel 2016 nelle stazioni “Golfo di Gela 1” e “Golfo di Gela 4” sono stati esaminati 9 parametri sui 12 previsti (non sono stati determinati

contatti tramite strumenti informatici (mail, accessi alla pagina dedicata del sito web)/ numero totale delle istanze pervenute e delle richieste di informazioni

n limitare l’utilizzo di prodotti contenenti cloruro di me- tilene (i prodotti che lo contengono possono essere sverniciatori, prodotti per la rimozioni di adesivi e ver- nici