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6. CLITICI E TONICI: UN’ANALISI NELL’ITALIANO L2 DEL GEORGIANO E DELL’ALBANESE

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6. CLITICI E TONICI: UN’ANALISI NELL’ITALIANO L2 DEL GEORGIANO E DELL’ALBANESE

6.1. I pronomi clitici analizzati nell’apprendimento dell’italiano da parte di immigrati georgiani e albanesi

I pronomi clitici dell’italiano costituiscono un sottosistema morfologico di alta complessità e marcatezza, che fornisce un campo di ricerca di interesse per un’indagine sull’apprendimento dell’italiano L2 in contesto naturale.

All’ esistenza stessa di un paradigma di pronomi atoni, in opposto alla serie tonica nel sistema dei pronomi personali è un dato di complessità dal punto di vista tipologico. Inoltre è noto che in situazioni di semplificazione riduttiva i clitici tendono ad essere sostituiti dai tonici, o a essere conglobati stabilmente nei verbi (come espressioni esistenziali c’è).

Anche da un punto di vista generale, di tendenze note nel mutamento linguistico, i clitici hanno uno statuto incerto, che muove dal paradigma morfologico autonomo verso quello di morfemi legati facenti parte della morfologia di un’altra categoria, per esempio il verbo.

Nel caso specifico dei clitici italiani sono anche presenti regole sintattiche complesse (enclisi/proclisi; nessi dei clitici; fenomeni di regolarizzazione analogica dei paradigmi, che rendono l’uso più problematico per gli stessi nativi), soprattutto in alcune aree collaterali del sistema (Berretta 1981) per le difficoltà di comprensione; e Berretta (1985) per l’uso del parlato.

Poiché, per certi aspetti i clitici pongono problemi agli stessi parlanti nativi, si sono cercati soggetti la cui competenza in italiano coprisse un arco molto ampio, da capacità minime ad un padroneggiamento quasi da parlante nativo.

Si è così visto, come primo risultato generale, che l’acquisizione dei pronomi atoni è molto lenta. Le lingue di partenza dei soggetti presi in esame sono molto diverse dall’italiano.

I pronomi atoni costituiscano un sottoinsieme più marcato rispetto ai

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da Simone (1983). In questo campo c’è una sostanziale convergenza tra i modelli basati sulla teoria della naturalezza e il modello generativo, nel senso che per entrambi il clitico è un elemento più «marcato».

Dall’analisi dei dati possiamo derivare prove esterne a favore di una teoria linguistica che postuli principi universali linguistici e cognitivi. La prima osservazione tipologica che farò riguarda la presenza di pronomi clitici in lingue non geneticamente imparentate, come il georgiano e l’albanese e la possibilità di individuare principi universali di collocazione dei clitici.

Riguardo all’origine di queste regole, Givón (1971) ha formulato l’ipotesi che la collocazione preverbale dei clitici nelle lingue romanze rifletta l’ordine sintattico nel latino, lingua e ordine basico SOV (pur con numerose possibilità di variazione) in cui l’oggetto, nominale o pronominale, precede il verbo. L’ipotesi di Givón, per quanto attraente a prima vista, incontra grosse difficoltà sia perché i pronomi nel latino classico mostrano una notevole libertà di collocazione, sia perché nei più antichi documenti delle lingue romanze ci sono molte attestazioni di clitici in posizione postverbale (Green 1976).

Premetto che i dati sull’acquisizione di lingue a clitici come prima lingua non sono molti, infatti non sono stati effettuati molti studi inerenti specifici; Berretta (1986) riporta, una sequenza di sviluppo per l’italiano L1 sottolineandone la congruenza con quella ricavabile dai dati di L2: i tonici precedono e sono in larga maggioranza molto più utilizzati rispetto ai clitici, anche se alcuni clitici come mi e ti compaiono molto presto. Questo a mio parere perché, avendo analizzato dettagliatamente il corpus, questi due pronomi sono quelli che caratterizzano la persona stessa, e anche con errori questa quando si esprime utilizza questi due pronomi nel descrivere quello più vicino a se stessa anche con maggior semplicità. Per esempio, Maia georgiana:

I2: cosa ti piacerebbe fare di lavoro? Ti piace fare la badante? Cosa vorresti fare? Quale sarebbe il tuo lavoro ideale?

M: e: no mi piace badante + non ce la faccio

[Mai-a_1_trascrizione]

(3)

Osservazioni interessanti, sempre nei singoli casi, come possiamo vedere dai dati, sia in albanese che in georgiano l’uso delle forme atone è più raro e tardivo rispetto a quelle toniche.

6.1.1. Analisi dei dati

Dai dati raccolti si possono però ricavare alcune osservazioni, e formulare ipotesi sulla relazione fra pronomi tonici e atoni da un lato, e sulla relazione fra sintassi e morfologia dei clitici dall’altro.

I pronomi tonici, nella serie io/me, tu/te, lui, lei, noi, voi, loro (cui va aggiunto questo come neutro di 3

a

persona), vengono senz’altro usati prima dei clitici. I tonici sembrano appresi prima della morfologia verbale (e vengono usati nel ruolo di soggetti per marcare verbi non flessivi o mal flessi), mentre i clitici vengono appresi contemporaneamente a questa, o come parte di questa. Ciò non significa ovviamente che tutti i tonici vengano appresi prima di tutti gli atoni, né al contrario che ciascun clitico sia appreso subito dopo il corrispettivo tonico: vi sono delle strategie intermedie.

Dall’analisi dei dati possiamo sospettare che gli apprendenti siano più vicini al primo tipo di comportamento (tutti i tonici > tutti i clitici, con una strategia iniziale di semplificazione riduttiva della morfologia verbale) Ketevani, georgiana:

I1: va benissimo va benissimo ++ raccontami un po’ + quello che quello che vuoi ++ da + come ti trovi in Italia?

K: mi trovi?...Io mi trovi in Italia bene ++ mi fermava qua e io viveva qua con siniora ++ poi poi io era con loro tuto giorno…

[Ke_a_1_trascrizione]

Oppure, Guranda sempre georgiana:

G: in Italia prima ah: sono stato sono solo a Pisa poi ho visto Firenze

io avevo visto tante città tante città per esempio io avevo visto in

Germania Saiburg (Saalburg) Kion Bon eh + e poi in Amsterdam

sono stato in [h]olandia, sono stato in Amsterdam e … mi è piaciuto

Santa Maria + Novela ah sì io pensò è proprio meraviliosa non posso

dire che mh: non posso dire che per esempio mi ha piaciuta Kion o

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Amsterdam più a Firenze + è: una città classica (ride) + è vero classica così si dice?

[Gu_a_1_trascrizione]

Per quel che riguarda il secondo problema relativo all’ordine della sintassi > morfologia ci sono dati per affermare che le regole di collocazione dei clitici, rispetto ai verbi, sono acquisite prima delle forme.

Molte sostituzioni o omissioni di forme sono, come vedremo, molto frequenti, ma gli errori di sintassi sono abbastanza rari in quasi tutti i nostri soggetti per esempio in un nesso verbale, come negli esempi seguenti di Mira, albanese:

M: eh ma per dir- no prima non c'era accoglienza per amor del cielo!

era tutto come come animali tuti insieme è è: una sensazione che ho passato due notti è una storia triste sai perchè? a me mi vergogno di dirlo + non è la vergogna in sé però mi mi dispiace che le persone si accolgono ques- > accolgono in questa maniera perchè sono tuti insieme i diligenti gli ignoranti stupido è la eh: purtroppo non va bene

[Mi_a_1_trascrizione]

M: qui c'abiamo la mamma tutto felice e contenta che prepara il dolce per portarla la la a la nonna e chiede aiuto al capuccetto rosso per portagliela invece qui [ ə ]h: l'ha preso la [ ə ]h: la torta si può dire una cosa dolce via e va + nel bosco si perde a giocare con i suoi fiori poi + incontra il lupo si perde in chiacchere anche con il lupo e lui tutto contento sapendo che va dalla nona va a casa della nona e e fa quello che deve fare per mangiarlo e si mette [ ə ] a letto che nona era malata e stava nel letto e lui mangiando la nonna ce l'ha dentro tutto contento sta: + riposando e viene la: la: la nipotina capuccetto rosso + praticamente qui non c'è scrito comunque combatte contro il lupo e insieme il suo mh c'è am- amico cacciatore che fa salvare la nonna esce felice e contenta dalla pancia del lupo e poi qui c'abbiamo la scena che son contente prenden la > il dolce insieme con il tè tut- sono contente + tutte e due

[Mi_B7_2_trascrizione]

e per lo più coincidono con aree di incertezza tipiche anche dei

nativi; così nel nesso del clitico sottostante:

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M: → per una + per una fortuna che io ho studiato sempre anche quando ero in università + la: diciamo la vita [ ə ]h: le nostre università i nostri studi studi avevano preso un'altra piega per dire stavamo passando da un sistema a un altro è difficile son stati + la nostra situazione è stata peggiore non siamo stati neanche in comunismo socialismo neanche in non un sistema democratico proprio s- + mh:

diciamo in mezzo alle onde e non va bene chi ha studiato in quel momento lì te lo dico io è stato la cosa peggiore che abbiamo provato noi studenti che ce ne han messi in ballo per aprofittare alcune persone che erano tute organizati noi scemi andavamo a discutere per cose che tanto nessuno ha profitto noi noi…

[Mi_a_1_trascrizione]

Possiamo pensare che le esitazioni e gli errori di quest’ultimo gruppo possano essere indotti dall’intervista stessa, perché nel parlato spontaneo simili costruzioni sarebbero evitate.

La regola, naturale, sintassi > morfologia vale, a quanto abbiamo potuto vedere, per il nostro caso di acquisizione naturale.

Ancora per quel poco che si può ricavare dai soggetti analizzati così diversi, non sembra che la conoscenza di una L1 o di un’altra L2 con un sistema di clitici analogo, per la sintassi anche, a quello dell’italiano influenzi l’apprendimento di quest’ultimo.

6.1.2. Ci + avere e Ci + essere

Per ricostruire, dal comportamento dei soggetti studiati

trasversalmente, l’ipotetica sequenza di acquisizione dei pronomi atoni, ho

costruito una scala di implicazione, ordinando per livello di apprendimento

degli apprendenti delle due lingue, (vedi tabella a fine capitolo) :

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ALBANIA

LIVELLO BASSO (DA A- AD A+)

LIVELLO

INTERMEDIO (DA B- A B+)

LIVELLO

AVANZATO (DA C- A C+)

SPAIU A- UKA B MIRA C-

MATILDE A- ORMIRA C-

IDA A- RAIMONDA C+

ALKETA A-

CHIARA A

GEORGIA

LIVELLO BASSO (DA A- AD A+)

LIVELLO

INTERMEDIO (DA B- A B+)

LIVELLO AVANZATO (DA C- A C+)

KETEVANI A- ZAIRA B- IA C-

ELISA A- MAKVALA B- MADONNA C-

SARA A- MANANA B NELLI C-

MAIA A+ MARINA B+

GURANDA B+

PHIKIA B+

Una delle prime formule che compaiono è il ci legato al verbo avere e essere: più che un vero clitico, dunque, sarebbe un’entrata lessicale autonoma. A quanto possiamo vedere negli esempi che seguono nelle georgiane Guranda e Ia:

G: ah ah come sono arivato + in Italia + eh: io sono arivato: in Italia con con per visitare miei palenti + eh: e io non mi sentivo in Giorgia libera aveva abitato già in Europa mh: e: pel me già Giorgia ero ehm:

un po’ noiosa (ride) e ho deciso ho deciso + venire in Italia perchè

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qua c’è l’ho palenti. + eh: poi io mi sento come io mi sento in Italia sì?

[Gu_a_1_trascrizione]

I: alora (ride) quando è arivata: lupo a: vicino a casa di nonna ha:

busato e nona sì- come aspetava sua nipotina ha aperto: porta così facilmente ++ pe:- alora lupo ha mangiato questa nonna eh: ha messo letto come: nonna ++ tra poco ariva capucetto rosso ahm: ++

bussa + e: entra a questa lupo era tropo coperta così capucetto rosso vedeva: bene chi era a letto + e dopo + cominciata: mh nonna nonna perché ce l’hai così grandi ochi? … nonna nonna perché ce l’hai mh: orecchi così grandi? perchè volio + sentire bene ++ non so con gramatica come sono però

[Ia_a_1_trascrizione]

Sembra che per tutti i soggetti analizzati in entrambe le lingue, ma maggiormente si presenta tra le apprendenti georgiane, questo sia un uso del tutto normale. Invece con la forma del verbo essere inizialmente viene usato solo nella forma c’è, inanalizzata e indifferente a numero e tempo; per esempio in Phikia georgiana e Mira albanese:

Ph: …quando io ero bambina in Georgia, era c’è poco da mangiare…

[Ph_a_1_trascrizione]

I1: Cosa vuol dire è bello in Italia scusa?

Mi: C’è tanti mangiare… c’è tante cose…anche qui c’è pochi soldi…

[Mi_a_1_trascrizione]

Per tutti gli altri soggetti esserci è d’uso frequente e normale.

6.1.3. Mi: dativo, accusativo e riflessivo

Sotto mi ho incluso assieme sia gli usi di oggetto diretto che gli usi

di quello indiretto. Si ha però l’impressione che il dativo preceda gli altri

usi. Nella maggior parte degli apprendenti, sia albanesi che georgiani, l’uso

del dativo in parte viene raramente sbagliato, e quando viene sbagliato è per

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un fatto di accordo con il verbo, oppure con il genere come per esempio in Guranda e Phikia, georgiane e Ida albanese:

G: in Italia prima ah: … che Firenze è più meravigliosa mi è piaciuto Santa Maria + Novela ah sì io pensò è proprio meraviliosa non posso dire che mh: non posso dire che per esempio mi ha piaciuto Kion o Amsterdam più a Firenze + è: una città classica (ride) + è vero classica così si dice?

[Gu_a_1_trascrizione]

P: oh:! ariv- (ride) arivata con nave + però nave normale + sono stata tre giorni: la strada con pullman a dopo la Grecia sono venuta a a Bari con nave grande però normale non è come vengano marocchini così no + insomma (xx) a Pisa normale che poveva entrare a Italia eh: niente sono: trovati genti: che mi trovano bene però (xx) (ride) cativi però sono tutte le parti {e così} + no per me: eh: sono trovato bene in Italia verdoni* cucina tutto eh:

[Ph_a_1_trascrizione]

P:  [1 =no 1] anche è da quando sono esposata o (xx) + dopo:

sono andata alla Francia + per un mese sono perché non mi è pia[ ʃ ]iuto Francia sono tornato a Italia + eh: ho trovato un’altra signora anziana per urari mh: non lavoro molto + [ ə ]h: sono stata lì cinque mesi sono stata lì cinque sei mesi {dopo rimasta incinta}

[Ph_a_1_trascrizione]

Id: …posso sederti qui?...

[Id_a_1_trascrzione]

Se la precedenza di mi dativo > mi riflessivo fosse confermata, se ne potrebbe ricavare che c’è in chi apprende sensibilità alla differenza fra pronome vero e proprio e marca grammaticale sul verbo quale è di fatto il riflessivo.

In alcuni soggetti soprattutto georgiani compare anche qualche

esitazione nel mi riflessivo, ma legata piuttosto all’incertezza sulla

morfologia verbale e sullo statuto, riflessivo o no, di singoli verbi, come

negli esempi seguenti riportati dai soggetti georgiani:

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Gu: …si ho trovato bene anche qui mi trovato benisimo e ora mi sono inserito>a con tuti…

[Gu_1_a_trascrzione]

Ia: si a volte penso che ho voglia di tornarmi in Georgia ma ora qui ho tante cose da fare ho la mia vita…

[Ia_a_1_trascrzione]

La seconda frase, diventa regolarmente ho voglia di tornare.

L’estensione di statuto riflessivo a tornare può essere dovuta a un parziale contagio con tornarsene oppure tornarmene, favorito forse da l’interferenza lessicale con la L1.

Per il resto l’uso di mi è del tutto normale, in questo come in quasi tutti gli altri soggetti dell’albanese.

Tra tutti gli esempi c’è solo un caso di ridondanza a me mi, tipica dell’italiano sub standard, e l’ho riscontrata solo nell’albanese:

I1: c'hai il marito [2 cuoco allora 2]

A: [2 sì sì 2] ma a me m- mi piace (ride) I1: (ride) è una fortuna

[Al_a_1_trascrizione]

In questo caso forse può essere stata favorita dalla L1, assieme al tipo di contesto sociale e linguistico in cui il soggetto vive. Viceversa negli altri soggetti la situazione d’intervista può aver causato l’evitamento della formula, magari nota ma percepita come non standard.

6.1.4. Si: impersonale e riflessivo

Il si, sia impersonale, passivante che riflessivo, in entrambe le lingue, è apparso piuttosto presto; i dati in base ai quali ho ipotizzato che appaia prima del ti sono però esili.

Fra i due l’impersonale sembra precedere il riflessivo, in entrambe le

lingue, ma solo nei livelli più alti, dove viene raramente errato; ma se viene

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sbagliato l’errore avviene nell’accordo con il verbo, come nell’esempio seguente di Makvala, e Marina entrambe georgiane:

M:  [1 sì sì 1] anche leggere si ma a volte c’è tanti pensieri mah:

(ride) non dorme (ride) se leggo

[Mak_a_1_trascrizione]

M: alora si vede un negozio con a vetrina di vetro e: tre eh maschi si giocano palone dopo ++ eh loro avevano eh rotto vetrina di vetro scappano fori padroni arabbiato scapato da da da negozio e basta così (ride)

[Mar_C4_2_trascrizione]

Nello sviluppo successivo, al si si affiancano per l’espressione dell’impersonale prima il «tu» generico e poi uno. Il si riflessivo fatica invece a trovare il suo giusto uso, poiché come vedremo tende ad essere sovraesteso dalla 3

a

ad altre persone, come nell’esempio seguente, Marina georgiana:

M: qua si vede mama con machina con bimbi se ne va però + sulla finestra si vede un bimbo con un cagnoncino e mama saluta + qua si vede scatole di di fruta di di di verdura + altro cosa ci vede qua?

machina con bimbi un [1 due 1]

[Mar_C2_2_trascrzione]

Un ulteriore difficoltà è rappresentata, un po’ per tutti i soggetti, dalla distinzione fra verbi riflessivi e non in entrambe le lingue: un problema deduco io, lessicale più che grammaticale, e vi compaiono anche interferenze dalla L1. L’esempio seguente è quello facente parte dell’albanese Raimonda, di livello avanzato dell’uso non pronominale di asciugarsi, e una palese incertezza:

R: e dopo va a farsi un bagno asciugare+ e speriamo che non è malata

[Ra_B5_2_trascrzione]

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Penso che tutti questi problemi siano dovuti ad un’interferenza dalla L1: è la stessa frequenza dei verbi pronominali fra gli intransivi in italiano che può provocare sovraestensioni; per esempio sempre in Raimonda:

R: e viene in mente che si deve asciugare perchè: sennò si ammala e non si funziona più (l’acqua)

[Ra_B5_2_trascrizione]

6.1.5. Ti: dativo, accusativo e riflessivo

Ti segue in entrambe le lingue più o meno le sorti di mi, anche se il suo rilievo pragmatico è evidentemente minore. Nell’esempio che segue possiamo vedere, come Marina apprendente albanese lo omette in contesti del tipo:

Ma: a te piaciono come come + + + chiama + + + sì ricordo ora dolci duri…

I1: pasticcini?

Ma: si si voi dite così…

[Ma_a_1_trascizione]

Nelle conversazioni spontanee viene meno identificato perché non viene quasi mai riprodotto, dato che quasi tutti gli apprendenti di entrambe le lingue si esprimono molto frequentemente in prima persona parlando di loro stesse e quasi mai facendo domande all’intervistatore riproponendo il pronome ti.

Un esempio che voglio segnalare riguarda l’unico apprendente albanese maschio da noi intervistato Spaiu, che con il suo livello molto più basso rispetto a quello che noi abbiamo classificato come soglia minima, ha un uso del ti di non accordo con il soggetto e con il verbo che lo seguono, come negli esempi che seguono:

A: va bene ti porti io + e mi port[ ə ] con machina sua tuti e due venuti

in Bari dentro la Bar[ ə ] Bari quando mare arivato con padron ə h dritto

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[Ai_a_1_trascrizione]

A: [1 a rem[ ə ] 1] ha detto noi equipa[ʃ][ ə ] ti porto noi di là Italia senza problemi xxx come entrato sop[R]a + non c'è nessuno tutti fuggire + non c'è bus per pa[R]tire ++ non c'è niente ə h piano piano pe[R] fa[R]

> bisogna fa[R][ ə ] per quatro ore fatto p[ ə ]r oto ore + eh: ə h ə h + venuto n[ ə ] B[R]inds[ ə ] prima

[Ai_a_1_trascrizione]

6.1.6. Lo flesso

Sotto l’etichetta di ‘lo flesso’ ho riunito tutti i diversi casi (lo, la, li, le; usi ‘neutri’ di lo) del clitico accusativo.

Questi sono però ben lungi dall’essere appresi contemporaneamente;

c’è uno sviluppo che, sempre in base ai miei non ampi dati, si può delineare:

1. compare lo (uso neutro) in sintagmi fissi, probabilmente inanalizzati, del tipo non lo so;

2. compare sporadicamente un lo anaforico deittico, non flesso;

per esempio in Chiara albanese:

C: alora qui c'è un bambino che buta giù una carta con cestino e poi posa lo chiusa chiudo lei dentra la dita e poi + vado il sangue e poi piange dopo vien- dopo guarda qui…

[Ch_B1_2_trascrizione]

3. compaiono le diverse forme, differenziate per genere e numero, nell’ordine lo > la > li > le in entrambe le lingue;

contemporaneamente vien marcato correttamente, per genere e numero, l’eventuale participio passato che segue; per esempio in Zaira georgiana oppure Mira albanese:

Z: le ho già viste le città belle come Firenze, Milano, Roma pero belle meno un po’ di Pisa

[Za_a_1_trascrzione]

M: io a Durazzo li ho visti mangiare bene con i ma[R]iti…

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[Mi_a_1_trascrizione]

A questo punto lo può venire utilizzato per evitare il ne partitivo:

come per esempio in Guranda georgiana:

Gu: no, non li ho avuti

[Gu_a_1_trascrizione]

In risposta a «hai avuto problemi?»;

4. fra gli usi neutri di lo la referenza estesa non pone problemi, ma la ripresa di un predicativo compare tardi, dopo l’acquisizione della flessione; per esempio Chiara albenese:

C: eh: la mia mamma + p[ʀ]ende un: un maiale + picolo + e la da una: ++ fero + e di fuoco pe[ʀ] la + sei o[ʀ]e

I1: ah: ho capito buono

[Ch_a_1_trascrzione]

I1: e dove: dove la fanno la scuola?

Or: la grande lo fa > la fa: a quarata ++ io + vivo a: montemagno di>

a quarata +

[Or_a_1_trascrzione]

5. infine viene appreso l’uso del neutro idiomatico di lo e la in entrambe le lingue, ma maggiormente si nota nelle apprendenti georgiane come per esempio in Guranda georgiana:

G:[1 sì 1] qui ce l’ho due zie zio cugino cugina e: ah: e conoscienzi amici dalla Giorgia

G: ah: Pisa perchè qui ce l’ho cugina cugino e zia (ride)

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G: … Giorgia ero ehm: un po’ noiosa (ride) e ho deciso ho deciso + venire in Italia perchè qua ce l’ho palenti. + eh: poi io mi sento come io mi sento in Italia sì?

[Gu_a_1_trascrizione]

Oppure l’albanese Chiara:

C: i vetri: il palone tutti è un casino dopo viene il signo[R]e che ce l'ha di: vetrina e: butta giù di bambini tu sei bambino più…

[Ch_C4_2_trascrzione]

Naturalmente i singoli verbi che reggono lo e la possono essere appresi prima, come singole unità lessicali.

Dal punto di vista sintattico vale la pena dire che con gli accusativi si hanno, nei soggetti più competenti come Ia georgiana e Raimonda albanese, più dislocazioni a sinistra, come nell’esempio:

Ia: kachapuri* non lo fanno qui + + in Italia…

[Ia_a_1_trascrizione]

I1: tuo figlio ha difficoltà a leggere l’italiano?

Ra: mio figlio non trova difficoltà a leggerlo ne + + capirlo

[Ra_a_1_trascrizione]

6.1.7. I nessi: me/te + lo

Non appena consolidati i dativi mi e ti da un lato e il lo flesso dall’altro compaiono i primi nessi di clitici, me+lo e te+lo. Si ha quindi che alcuni nessi compaiono prima che siano acquisiti tutti i clitici isolati, il che è abbastanza interessante. Vi sono anche alcune tracce che indicano la presenza degli stessi nessi prima che la flessione di lo sia acquisita.

Gli altri nessi di altri due clitici emergono successivamente, nell’arco

che sta tra me lo/te lo ed i nessi di tre clitici.

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Ad esempio il ci si derivante dall’accostamento di si impersonale e si riflessivo è assente in entrambe le lingue sia nei parlanti più che meno competenti, oppure forse viene evitato di proposito, ma di questo non ne possiamo essere certi; dato che comunque i dati a mia disposizione non sono relativamente esaustivi su questo tipo di argomento.

Un caso peculiare, secondo me molto interessante, è dato dai nessi contenenti ne partitivo (ed anche oggetto genitivale): i tipi me ne, te ne e ce ne (con essere: essercene) compaiono relativamente presto, forse subito dopo i me lo e te lo. Evidentemente viene in qualche modo percepito il ruolo di oggetto profondo che spesso il ne ha, così che questo viene prodotto poco dopo il lo flesso, accusativo; ma viene prodotto nel contesto di nesso di clitici, e non ancora quando è isolato.

Nei soggetti in cui il ne isolato viene ancora evitato, sostituito con lo, o confuso con ci. Per esempio Mira albanese:

M: → per una + per una fortuna che io ho studiato sempre anche quando ero in università + la: diciamo la vita [ ə ]h: le nostre università i nostri studi studi avevano preso un'altra piega per dire stavamo passando da un sistema a un altro è difficile son stati +… abbiamo provato noi studenti che ce ne han messi in ballo per aprofittare alcune persone che erano tute organizati noi scemi andavamo a discutere per cose che tanto nessuno ha profitto noi noi…

[Mi_a_1_trascrizione]

Per esempio in Madonna georgiana:

M: sì, è vero, me ne interessa la storia Italia molto bene…

[Mad_a_1_trascrizione]

Oppure in Guranda georgiana:

Gu: …no + non me ne sono pentita di essere venuta a Italia…

[Gu_a_1_trascrizione]

Il ne emergerebbe quindi prima nei nessi che come clitico isolato: o,

meglio detto, emergerebbero prima, usati almeno in parte come sintagmi

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Che i nessi vengano prima appresi, almeno in alcuni casi, come entità inanalizzate unite al rispettivo verbo è mostrato anche dalle sovraestensioni; per esempio avercelo in più di un apprendente in entrambe le lingue, ma soprattutto tra i parlanti georgiani:

I: alora (ride) quando è arivata: lupo a: vicino a casa di nonna ha: busato e nona sì- come aspetava sua nipotina ha aperto: porta così facilmente ++

pe:- alora lupo ha mangiato questa nonna eh: ha messo letto come: nonna ++ tra poco ariva capucetto rosso ahm: ++ bussa + e: entra a questa lupo era tropo coperta così capucetto rosso vedeva: bene chi era a letto + e dopo + cominciata: mh nonna nonna perché ce l’hai così grandi ochi? + ochi così grandi perché io volio vederti bene > melio ++ nonna nonna perché ce l’hai mh: orecchi così grandi? perchè volio + sentire bene ++

non so con gramatica come sono però I1: perfetto

I: ah: nonna nonna perché ce l’hai mh: {naso}?

[Ia_B7_2_trascrizione]

Il nesso glielo viene usato in genere senza problemi dai soggetti che usano gli. Mira, albanese di livello avanzato però sbaglia l’accordo con il soggetto preposto, esita e tende a produrre il dolce…  portargliela, per esempio:

M: qui c'abiamo la mamma tutto felice e contenta che prepara il dolce per portarla la la a la nonna e chiede aiuto al capuccetto rosso per portagliela invece qui [ ə ]h: l'ha preso la [ ə ]h: la torta si può dire una cosa dolce via e va + nel bosco si perde a giocare con i suoi fiori poi + incontra il lupo si perde in chiacchere anche con il lupo e lui tutto contento sapendo che va dalla nona va a casa della nona e e fa quello che deve fare per mangiarlo e si mette [ ə ] a letto che nona era malata e stava nel letto e lui mangiando la nonna ce l'ha dentro tutto contento sta: + riposando e viene la: la: la nipotina capuccetto rosso + praticamente qui non c'è scrito comunque combatte contro il lupo e insieme il suo mh c'è am- amico cacciatore che fa salvare la nonna esce felice e contenta dalla pancia del lupo e poi qui c'abbiamo la scena che son contente prenden la > il dolce insieme con il tè tut- sono contente + tutte e due

[Mi_B7_2_trascrizione]

In Ormira, albanese di livello avanzato e in Elisa, georgiana di

livello basso, viene evidenziato qualche problema di forma, con esitazioni

fra glilo/glila e glielo/glielo; per esempio:

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O: Stanno aggiustandoglila…glila…la gli…no.  indica la macchina, a una persona

[Or_a_1_trascrzione]

L’incertezza se/gli sembra favorire l’uso di ci per «a loro», in entrambe le lingue, per esempio, Manana georgiana e Mira albanese:

Ma: …sì penso che se li debbano raccontare…glieli debbano raccontare…ce li debbano raccontare…

[Ma_a_1_trascrzione]

Mi: …penso che sia giusto darcela una possibilità per tuti noi…

[Mi_a_1_trascrzione]

La confusione tra le forme gliela e cela produce un errore che sembra di persona, specialmente questo viene evidenziato nei georgiani, come per esempio in Zaira, Madonna, Phikia di diversi livelli di lingua:

Za: quando io fare pranzo per tuti a casa…mangiargliela insieme con pepe, sale….è felici noi insieme

[Za_a_1_traduzione]

Infine, sembra che il soggetto confonda ci e si, per esempio in Marina, georgiana:

M: qua si vede mama con machina con bimbi se ne va però + sulla finestra si vede un bimbo con un cagnoncino e mama saluta + qua si vede scatole di di fruta di di di verdura + altro cosa ci vede qua?

machina con bimbi un [1 due 1] →

[Mar_C2_2_trascrzione]

L’insieme del problema, oltre che ad una generica situazione di

fossilizzazione, sembra legato in questo soggetto ad una strategia basata più

(18)

presenza nel sistema di omonimie, e perché favorisce l’interferenza dalla lingua vicina.

6.1.8. Ci: locativo

Il ci particella pronominale pone ai soggetti analizzati, in entrambe le lingue, problemi analoghi a quelli che si hanno nei parlanti nativi:

ridondanze o sostituzioni con avverbi quando il significato è locativo, per esempio:

Gu: …sì ci sono stata…sì ci sono stata lì

[Gu_a_1_trascrzione]

Ch: …ci sono rimasti in Albania…con amici tuti insieme

[Ch_1_a_trascrizione]

Per il resto gli usi normali sono frequentissimi.

La difficoltà di ne provoca sovrapposizioni negli usi delle due particelle pronominali, soprattutto casi di ci sovra estesi al posto di ne, per esempio Raimonda, albanese:

Ra: … sì penso che sia utile starci un po’ lontano da nostra casa…per le bimbe io sono contenta

[Ra_a_1_trascrizione]

Oppure viceversa, come in Elisa, georgiana:

El: …posso metternelo?...condisci con sale pepe poco poco i poi…

[El_a_1_trascrizione]

(19)

Il vi non è stato preso in analisi dato che nel corpus non è presente, anche se potrebbe essere una chiara alternativa al ci,; forse data la difficoltà anche per gli stessi nativi.

6.1.9. Gli: «a lui» e «a loro»

I dativi di 3

a

persona sono poco frequenti in genere, forse per la scarsità nel corpus di testi narrativi e descrittivi, inoltre essendo qui la forma riflessiva diversa, non si hanno mai contesti strettamente obbligatori: le forme toniche a lui, a lei, a loro possono sempre essere usate – e di fatto lo sono spesso, sia correttamente per enfasi o contrastività, sia come strategia di evitamento del clitico. Non si può quindi essere del tutto sicuri che l’acquisizione tarda data ad essi nella tabella riportata in fondo al capitolo sia davvero corretta – soprattutto permangono dubbi su le, su cui i dati in mio possesso sono scarsi.

Alcuni soggetti, in entrambe le lingue, presentano particolari e diversi problemi con il dativo: possiamo vedere li per gli (a lui), nel primo esempio di Mira, albanese; e le per «a loro (femm.) nel secondo esempio di Makvala, georgiana»:

M: al figlio [ ə ]h studia volentieri lì e anche perchè ha sc- mh: ha voluto andare li ho deto vai + se ti piace o sennò cambi poi an- primo ano se vedi se non ti piace inizia un'altra cosa ma lei: ha trovato

>…te sei una persona aperta sei un- c'hai un viso pulito parla l'animo in quel tuo viso + non cioè ci son tante persone come te + però bisogna dire questo grazie al cielo che sono ancora persone con animo pulito

[Mi_a_1_trascrizione]

Mak: noi amiche andiamo sempre il giovedì troviamo tute insieme per parlare ridere tute insieme…alle mie amiche piace molto

comprare cose ma noi pochi soldi e non comprare lei piaciono molto orechino>orechini come bene non lo so…

[Mak_a_1_trascrizone]

È possibile che il soggetto abbia operato una personale

ristrutturazione del settore e vi si sia fossilizzato; per il resto, infatti, ha

(20)

Dal caso dei soggetti che usano ci per «a loro», ne ho già parlato in precedenza: è considerato un tratto di italiano sub standard, favorito dai soggetti in questione da interferenza dalla L1 e successiva ‘frana’ del sistema dei dativi.

Al capo opposto di formalità, alcuni soggetti usano sempre loro o a loro per il dativo plurale: in questi soggetti evidentemente la situazione d’intervista ha pesato molto facendo produrre ipercorrettismi. Per lo stesso motivo forse il medesimo soggetto ha sempre usato a lei, evitando le.

6.1.10. Ci e vi: dativo, accusativo e riflessivo

Ci e vi di 1

a

e 2

a

persona plurale compaiono piuttosto raramente, ma non sembrano porre problemi. In Mira, albanese, forse l’uso generalizzato di ci come particella ha finito per coinvolgere anche il ci «(a) noi». In Ia, georgiana, invece vi sono degli esempi interessanti di estensione del si di 3

a

persona riflessiva alla 1

a

plurale, come è nel dialetto e nell’italiano regionale sub standard cui il soggetto è esposto; come nell’esempio che segue:

Ia:…come carattere si assomigliano lei e mio fratello io sono più tranquila con tuti e vado d’acordo con tuti…

[Ia_a_1_trascrizione]

Ia: vado lì dalla mia mamma…si vediamo no? tutti insieme parliamo giochiamo poi ariva momento andare via e ce l’ho ce l’ho…

[Ia_a_1_trascrzione]

6.1.11. Ne: partitivo

Che la particella ne, soprattutto nei suoi usi non partitivi, sia il clitico più difficile è ben noto; la sua posizione nella tabella riportata in fondo al capitolo conferma la sua alta marcatezza.

Ho diviso il ne partitivo dagli altri usi, perché il primo è

‘chiaramente’ più facile. Nella scala che ho riportato è presente però

un’irregolarità: per quanto riguarda la lingua georgiana, alcuni soggetti

(21)

hanno come si è potuto vedere in precedenza qualche difficoltà con il dativo, ma non mostrano invece alcun problema con il ne partitivo; per esempio, Marina:

Mar: quando sono piccola io ne avevo tanti di amichi poi diventata grande io sempre in giro e alora io andare via da Batumi….

[Mar_a_1_traduzione]

I soggetti, palesemente fossilizzati, come appunto quello precedente forse dovrebbero essere studiati a parte, per concentrarsi meglio su questo tipo di problema.

Altri soggetti georgiani non hanno comunque altri usi corretti di ne;

per esempio al locativo sovraestende ne per ci, (come abbiamo visto in precedenza).

Alcuni soggetti sia albanesi che georgiani non usano il ne, lo omettono semplicemente, come per esempio Ia, georgiana:

Ia: …sì perché hanno trovato tanti di questi questi quindi io non sono stata con loro

[Ia_a_1_trascrizione]

Oppure Mira, albanese:

Mi: sì ho di amici tanti e tutti insieme andiamo…

[Mi_a_1_trascrizione]

In alcuni soggetti, come per esempio in Uka, albanese di livello intermedio compare sporadicamente la situazione di ne partitivo con lo, strategia che è invece tipica solo di altri soggetti di livello avanzato come Mira, Raimonda e Ormira:

Ra: ….sì li ho incontrati dei nostri amici prima di andare in Milano e

poi dopo siamo venuti a Lucca con la mia famiglia i bimbi sono…

(22)

Mi:… sì avevo di amici in Albania molti li avevo e ora sono sempre in cont- contatti con loro…

[Mi_a_1_trascrizione]

Per quanto riguarda invece i soggetti georgiani, la strategia più o meno rimane la stessa solamente che meno regolare rispetto ai soggetti albanesi. Negli apprendenti georgiani, anche qui come per gli albanesi il fenomeno si verifica molto più frequentemente nei livelli intermedi e avanzati, per esempio in Ia, Madonna Nelli e Guranda; che pure usano correttamente il ne, permangono esitazioni sulla concordanza del participio passato, come nell’esempio che segue:

Gu:… da quando sono in Pisa, ne ho conosciuto di amichi…

[Gu_a_1_trascrizione]

Dopo il ne partitivo sembra comparire il ne oggetto genitivale, del tipo parlamene; più difficile è invece il locativo vero e proprio, che viene evitato, per esempio, Nelli, georgiana:

Ne: a volte penso che sia utile stare un po’ lontano da esso però quando ritorno a casa sono sempre molto contenta perché la ce l’ho tuta mia familia…

[Ne_a_1_trascrizione]

Oppure sostituirlo con ci, come abbiamo già visto in precedenza.

In conclusione, per il ne, possiamo dare una sequenza di acquisizione di questo genere: in nessi > isolato; partitivo > accusativo genitivale > possessivo.

6.2. Conclusioni

Osservati i singoli casi, è utile riprendere una visione generale, per

un commento globale.

(23)

Il primo punto da sottolineare, a livello descrittivo, è la totale congruenza fra i miei dati a supporto di una sequenza d’acquisizione dei clitici negli stranieri e nei bambini di L1 italiana. Se prendedssimo come base per questi ultimi lo studio di Calleri (1983)

1

potremmo ipotizzare come abbia applicato un’analisi semantica alla produzione linguistica dei bambini che imparano l’italiano; con il risultato di un’ipotesi di sviluppo così schematizzabile:

• prima dei due anni: nessun pronome, né tonico né atono;

a due anni e mezzo: tonici io e tu; atoni mi/me (dativo), ti/te (dativo e accusativo), ci particella desemantizzata, si impersonale;

a tre anni: tonici io, tu, e noi; atoni: mi, ti gli (maschile singolare), si anche riflessivo, lo flesso, ci locativo; nessi te lo/me lo, secondo i dati di Calleri (1983);

A tre anni e mezzo: compaiono i tonici lui lei; i nessi me lo e te lo;

A quattro anni: compare le «a lei» e anche i nessi glielo e ce ne;

A cinque anni (circa): compare il ne isolato, nell’uso partitivo( per es: ma perché la Maria ne ha tre di figli? Gli ha fatti tutti in un colpo solo?): altri usi di ne compariranno più tardi ancora ( i dati di Calleri concordano nell’affermare che il ne isolato può comparire più precocemente in alcuni bambini, ma è comunque l’ultimo clitico ad essere appreso); i ci e i vi plurali compaiono anch’essi tardi: rispettivamente fra i quattro e i cinque anni il primo e intorno ai cinque anni il secondo, sempre secondo Calleri (1973);

Come si vede, la congruenza con i dati sull’apprendimento della L2 è quasi totale, persino nella comparsa del ne, che appare prima in nessi che isolato.

(24)

Questo risultato è molto importante ai fini della nostra ricerca. C’è da notare che anche a livello generale l’apprendimento dei clitici nei bambini è piuttosto lungo: a cinque anni, come nei nostri soggetti L2 più competenti in entrambe le lingue, sono presenti tutte le forme, ma non ancora tutti gli usi. Questo conferma la marcatezza della categoria dei clitici nel sistema morfologico italiano, punto dal quale siamo partiti nella nostra ricerca.

Al livello di analisi sulla morfologia, ci aspetteremmo una congruenza dell’ordine di acquisizione in (L1 e L2) con la frequenza di comparsa dei singoli morfemi nel parlato.

Nell’ordine di acquisizione che ho rilevato, visto nell’insieme, ho riscontrato inoltre che: mi e ti precedono lo, mentre ne segue i dativi gli, le e il vi di 2

a

plur. C’è da sottolineare inoltre l’alta frequenza del si, che può influenzare l’apprendimento precoce in L1 come in L2. Abbiamo infatti, congruentemente a gerarchie di ‘basicità’ ipotizzate per esempio da Mayerthaler

2

(1981) che:

- per la persona: 1

a

e 2

a

> 3

a

;

- per il caso: in generale, dativo e accusativo > locativo e genitivo, ma alla prima persona dativo > accusativo, mentre alla terza accusativo > dativo;

- per il genere, maschile > femminile - per il numero, singolare > plurale

Per quanto riguarda l’ordine di acquisizione per grandi categorie posso ipotizzare, sulla base sia delle acquisizioni sia degli errori riscontrati nel corpus da me analizzato, un ordine persona > caso > numero > genere.

In conclusione, possiamo dire che l’ordine di acquisizione dei clitici, in contesto naturale almeno, è: 1) analogo a quello che si ha in italiano L1;

2) ed è governato principalmente da fatti di ordine semantico e pragmatico, che ordinano i pronomi stessi in una gerarchia di marcatezza, e quindi di difficoltà, crescente.

2 Mayerthaler, W. Morphologische natürlichkeit, Wiesbaden, Athenaion, 1981.

(25)

L’influenza di fatti di superficie, quale le frequenza dei pronomi nell’italiano parlato, è scarsa anche se non molto rilevante.

L’interferenza da L1 dei soggetti o da altre L2, in questo caso

albanese e georgiano, ha un ruolo marginale nel quadro generale

dell’acquisizione dei clitici (errori su singole parole, scelte di forme sub

standard, ecc.) ma può assumere una certa importanza quando proviene da

una lingua vicina all’italiano, e in dipendenza dalle strategie individuali di

soggetti.

(26)

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