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Raccolti gli studi pubblicati sul pittore, da quello di Evelyn Sandberg Vavalà

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Personalmente ho sempre avvertito una forte passione per la storia dell’arte, in particolar modo per quella medievale, anche prima di iniziare la carriera universitaria. Certamente, la fortuna di vivere in un regione dove si trovano alcuni tra i maggiori centri di questa arte, come ad esempio San Gimignano, Siena, la stessa Pisa ed altre città ancora, e di poterli visitare sia con la scuola che in forma privata, ha indubbiamene incrementato questa mia passione innata. L’università, poi, mi ha donato la chiave per interpretarne i significati.

Ciò che mi ha particolarmente affascinato di questa arte è la semplicità delle sue forme e delle sue linee che, però, possono nascondere più di un significato al loro interno. Per la mia tesi triennale, scelsi di esaminare la pieve di San Casciano a Settimo, i cui fregi esterni, realizzati da Biduino, mi incuriosivano sempre di più ad ogni visita. Per questo elaborato, invece, ho deciso di indagare il Maestro di San Torpè, un pittore anonimo attivo a Pisa tra la fine del XIII secolo e la prima metà del XIV secolo, le cui opere hanno contribuito ad aumentare il valore artistico di Pisa in quel periodo.

Raccolti gli studi pubblicati sul pittore, da quello di Evelyn Sandberg Vavalà

del 1937, che lo ha scoperto e dotato di un nome convenzionale, a quello di Linda

Pisani del 2010, ho elaborato un primo capitolo dove sono riportate, anno per anno,

le considerazioni avanzate dagli studiosi su questo artista, sulle opere già a lui

attribuite ed i nuovi tentativi attribuzionistici, sulla consistenza del corpus del

Maestro, la sua distribuzione lungo l’asse del tempo, i suoi caratteri di stile ed i suoi

livelli di qualità. Dallo stesso materiale ho ricavato un catalogo delle opere

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6 concordemente riferite al pittore e, sempre anno per anno, ho ricostruito le considerazioni e le conclusioni su di esse da parte degli studiosi. Questa ricostruzione della vicenda critica sul Maestro non è una mera elencazione degli studi realizzati su questo anonimo artista, ma una visione il più possibile approfondita dei problemi dove, a costo di sembrare prolissa, ho riportato ogni commento dei singoli studiosi per mostrare come la considerazione della figura di quest’artista oppure, nel caso del catalogo, delle sue opere, si sia evoluta sino ad oggi.

Fatto ciò, sulla base di alcuni esempi della critica più recente dove le opere del Maestro sono confrontate per delle evidenti somiglianze con altre opere di pittura ed in parte anche di scultura, contemporanee e non, ho realizzato un personale esercizio di comparazione. Ripresi alcuni degli esempi già citati dagli studiosi precedenti, ho evidenziato ulteriori analogie tra queste opere e quelle del Maestro di San Torpè, per poi estendere l’esercizio ad altri manufatti: alcuni pur sempre inerenti la pittura e la scultura, altri riferiti invece alla oreficeria, alle stoffe, ai vestiti ed altre tipologie di oggetti.

Senza volerlo, mi sono ritrovata ad effettuare un lavoro simile a quello recentemente compiuto da Max Seidel nel 2007 in un suo saggio pubblicato nelle

“Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes” di Firenze. Lo studioso, come

spiegato nella sua prefazione, vuole dimostrare, tramite alcuni confronti tra opere

francesi ed italiane, la chiara influenza del gotico d’oltralpe sull’arte della toscana del

primo Trecento ed in particolar modo su Simone Martini. Questa influenza per Seidel

è stata di un livello tale da farlo sentire in dovere di prendere in considerazione, oltre

a pittura su tavola, affreschi e scultura, anche i capolavori dell’oreficeria profana ed

altri manufatti di natura diversa, analogamente a quanto ho tentato di fare io.

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