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Quaderni CEr Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

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(1)

Quaderni CEr

Moderni zzazi one dei processi produtti vi ed

emersi one dei costi soci al i

(2)

Ringraziamenti

Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali Le possibili sinergie tra tutela anti infortunistica e riqualificazione dell’apparato produttivo nazionale

(Quaderni CER)

SI RINGRAZIA L’OSSERVATORIO PERMANENTE SOCIO-ECONOMICO DELLA CONSULENZA STATISTICO-ATTUARIALE DELL’INAIL PER LA COSTANTE COLLABORAZIONE FORNITA NEL CORSO DELLA RICERCA.

LA RICERCA È STATA SVOLTA SOTTO LA SUPERVISIONE SCIENTIFICA DEL PROFESSOR PIER CARLO PADOAN ED È STATA COORDINATA DA STEFANO

FANTACONE. FELICE CINCOTTI HA CURATO LA PRIMA PARTE. LA SECONDA PARTE

È STATA CURATA DA RENZO LOLLI.

(3)

C

APITOLO

2

L’

AUMENTO DELLA PRODUTTIVITÀ COME OBIETTIVO INTERMEDIO DELLE POLITICHE

ANTI

-

INFORTUNISTICHE

Il ruolo della produttività del lavoro nella dinamica settoriale del fenomeno infortunistico

Dopo aver individuato, nel capitolo 1, alcune evidenze empiriche circa la relazione tra innovazione e incidenza infortunistica, approfondia- mo, in questo paragrafo, la relazione esistente tra quest’ultima variabile e la produttività del lavoro. L’ipotesi di studio, che verrà indagata più approfonditamente nel paragrafo 3 di questo capitolo, è che l’innovazio- ne tecnologica accresca la produttività dei settori in cui si sviluppa. La correlazione negativa tra l’innovazione tecnologica e l’incidenza infortu- nistica dovrebbe riflettersi, pertanto, nella correlazione negativa tra la produttività e l’incidenza infortunistica.

Nella tavola 8 troviamo i risultati di un primo test, nel quale, attra- verso la tecnica panel, abbiamo stimato l’incidenza infortunistica in fun- zione della produttività. La produttività è stata calcolata rapportando i dati sul valore aggiunto settoriale ai dati sul numero delle unità di lavoro1. La stima è stata effettuata su 20 settori e con riferimento al periodo 1996- 1999. Sia l’incidenza infortunistica ritardata di un periodo che la produt- tività, introdotta con ritardo di ordine 2, presentano il segno atteso e risultano significative. In particolare, si riscontra una correlazione negati- va tra l’incidenza infortunistica e la produttività. Ciò significa che i setto- ri che raggiungono gli standard produttivi più elevati conseguono i migliori risultati in termini di riduzione dell’incidenza.

Nella tavola 9 vi è un dettaglio relativo ad una serie di altri indicato- ri, tutti relativi al 1997, utilizzati per misurare il fenomeno infortunistico.

Si tratta, in particolare, del numero di infortuni denunciati (INFDEN), della quota infortunistica settoriale (QINF), della frequenza relativa (FREL) e del rapporto di gravità (RAPGR).

Gli indicatori FREL e RAPGR sono di fonte Inail. La frequenza relativa è ottenuta rapportando gli eventi lesivi indennizzati (integrati per tener conto dei casi non ancora liquidati) e il numero degli esposti, men- tre il rapporto di gravità è calcolato come rapporto tra le conseguenze degli eventi lesivi indennizzati (integrati per tener conto dei casi non anco-

1I dati settoriali sul valore aggiunto e sul numero delle unità di lavoro sono di fonte Istat, Conti Economici Nazionali.

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ra liquidati) e il numero degli esposti. Le tipologie di conseguenze sono espresse in giornate perdute, quantificate sulla base di convenzioni inter- nazionali recepite dall’U.N.I. (Ente Nazionale Italiano di Unificazione).

70 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 8. PRODUTTIVITA' E INCIDENZA INFORTUNISTICA *

Coefficiente t-Stat

INF(-1) 0,453 5,4

PROD(-2) -0,405 -4,0

Effetti fissi

- agricoltura 2,092

- pesca 1,083

- alimentari 3,794

- tessile 3,318

- conciario 3,338

- legno 3,946

- carta 3,692

- petrolio 3,963

- chimica 3,922

- gomma e plastica 4,063

- trasformazione 3,978

- metalli 4,202

- meccanica 4,047

- macchine elettriche 3,677

- mezzi di trasporto 3,976

- altre industrie manifatturiere 3,778

- elettricità, gas e acqua 4,084

- costruzioni 3,905

- commercio 3,424

- intermediazione finanziaria 3,509

R2corretto 0,99

S.E. 0,10

D.W. 2,5

F-stat 638053,1

* Le stime sono state effettuate sulla trasformazione log-lineare delle variabili.

(5)

Capitolo 71

Capitolo 2

TAVOLA 9.PRODUTTIVITA' E INFORTUNI NEL SISTEMA PRODUTTIVO ITALIANO * Settore di attività economicaPRODMINFDENQINFFRELRAPGR Agricoltura,caccia e silvicoltura34,15.1931,0180259 Pesca,piscicoltura e servizi connessi30,36380,1147187 Estrazione di minerali 183,12.9750,6181307 Industrie alimentari,delle bevande e del tabacco76,619.0243,6126109 Industrie tessili e dell'abbigliamento53,817.9923,47457 Industrie conciarie,fabbricazione di prodotti in cuoio,pelle e similari49,16.1641,27363 Industria del legno e dei prodotti in legno50,014.3662,7214272 Fabbricazione della pasta-carta,della carta e dei prodotti di carta;stampa ed editoria83,49.5581,89278 Fabbricazione di coke,raffinerie di petrolio,trattamento dei combustibili nucleari376,34710,04853 Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali134,37.6451,46160 Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche88,311.5622,2161126 Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi75,418.2913,4197198 Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo75,067.34512,7209183 Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici,compresi l'installazione, il montaggio78,634.5526,514797 Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche75,515.4332,97563 Fabbricazione di mezzi di trasporto68,017.5003,315491 Altre industrie manifatturiere53,116.0923,0141131 Produzione e distribuzione di energia elettrica,di gas,di vapore e acqua calda230,04.8710,97159 Costruzioni57,394.12117,7199305 Commercio all'ingrosso e al dettaglio;riparazione di autoveicoli,motocicli e di beni personali 66,266.60412,59485 Alberghi e ristoranti49,323.4154,411980 Trasporti,magazzinaggio e comunicazioni91,042.6878,0118166 Intermediazione monetaria e finanziaria167,15.3451,089 Attività immobiliari,noleggio,informatica,ricerca,altre attività professionali ed imprenditoriali162,329.2335,55149 * I dati sulla produttività media sono relativi al periodo 1994-96.Tutti gli altri indicatori sono relativi al 1997.

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La variabile esplicativa è sempre rappresentata dal livello della pro- duttività media nel periodo 1994-96 (PRODM), calcolata utilizzando i dati Istat relativi al valore aggiunto e alle unità di lavoro totali, disaggre- gati secondo la classificazione merceologica ATECO 91. Oltre ai princi- pali settori del manifatturiero e all’agricoltura, il campione comprende anche i dati relativi alle costruzioni e ai principali comparti del settore dei servizi.

Inoltre, allo scopo di individuare, in via preliminare, il profilo di rischio infortunistico riconducibile a ciascun settore, abbiamo calcolato, nella tavola 10, una quota infortunistica settoriale (QINFP), ponderata sul valore aggiunto. Analiticamente, tale indicatore è definito come segue:

(INFDENi/INFDENtot)/(VAi/VAtot)

dove INFDENi e VAi sono, rispettivamente, il numero di infortuni denunciati e il valore aggiunto nel settore i-esimo, mentre INFDENtot e VAtot sono i corrispondenti aggregati relativi all’insieme dei settori considerati. L’indicatore fornisce così evidenza dell’andamento setto- riale dell’incidenza infortunistica rispetto alla quota settoriale del valo- re aggiunto. I settori nei quali si registrano i più elevati valori per l’in- dicatore adottato sono l’industria del legno (388,1) e della produzione di metallo (303,2), seguiti dalle costruzioni (274,8) e dalla fabbricazio- ne di mezzi di trasporto (235,9). Tra i settori dell’industria manifattu- riera, quello che registra la quota infortunistica più contenuta è il set- tore petrolifero (14,6) seguito, a distanza, dall’industria chimica (66,5).

In una posizione intermedia si trovano il settore alimentare, il tessile e la carta, mentre il settore della gomma e delle materie plastiche si pone nella fascia medio-alta.

Passiamo ora ad esaminare le relazioni statistiche esistenti tra i diver- si indicatori introdotti.

Nella tavola 11 troviamo i risultati relativi ad una serie di stime rela- tive a sette specificazioni, nelle quali abbiamo assunto quale variabile esplicativa la produttività media (PRODM) e quali endogene, alternativa- mente, il numero degli infortuni denunciati (INFDEN), la quota infortu- nistica settoriale (QINF), la quota settoriale ponderata (QINFP), la fre- quenza relativa (FREL) e il rapporto di gravità (RAPGR). La considera- zione del numero assoluto degli infortuni (INFDEN) non ci consente di trarre conclusioni circa l’incidenza del fenomeno, ma ci è utile al fine di determinare un valore dell’elasticità degli infortuni rispetto alla produtti- vità. Tale elasticità, che lega il numero degli infortuni alla produttività media è risultata pari a -1,01, ed è statisticamente significativa (specifica- zione 1). La stessa stima è stata poi ripetuta introducendo una dummy (D2) in corrispondenza della seconda osservazione, relativa al settore della pesca, che mostrava un comportamento anomalo (specificazione 2).

L’introduzione della dummy, che è risultata significativa, ha accresciuto il valore e la significatività del coefficiente, che è diventato pari a -1,12.

72 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

(7)

Indicazioni analoghe si traggono assumendo come variabile endo- gena la quota infortunistica settoriale (QINF), che, come descritto in precedenza, rappresenta la quota settoriale degli infortuni (specificazio- ne 3). Anche in questo caso si riscontra un coefficiente pari a -1,01 e una significatività pari a -2,7. L’introduzione della dummy in considerazione della seconda osservazione migliora la performance complessiva della stima, sia in termini di significatività che di valore del coefficiente (spe- cificazione 4).

Capitolo 73

Capitolo 2

TAVOLA 10. QUOTA INFORTUNISTICA SETTORIALE IN ITALIA

Settore di attività economica QINFP

Agricoltura, caccia e silvicoltura 25,1

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 90,7

Estrazione di minerali 95,2

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 137,3

Industrie tessili e dell'abbigliamento 110,0

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari 142,0

Industria del legno e dei prodotti in legno 388,1

Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta;

stampa ed editoria 103,3

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei

combustibili nucleari 14,6

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali 66,5 Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 192,7 Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 210,1 Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo 303,2 Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi

l'installazione, il montaggio.. 218,6

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature

elettriche ed ottiche 115,7

Fabbricazione di mezzi di trasporto 235,9

Altre industrie manifatturiere 230,9

Produzione e distribuzione di energia elettrica, di gas, di vapore e

acqua calda 32,5

Costruzioni 274,8

Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli,

motocicli e di beni personali 75,2

Alberghi e ristoranti 106,3

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 87,8

Intermediazione monetaria e finanziaria 13,0

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività

professionali ed imprenditoriali 25,6

(8)

Nella specificazione 5, la produttività media è stata messa in rela- zione all’indice QINFP, che rappresenta, come abbiamo visto, una quota infortunistica settoriale, ponderata con la quota settoriale del valore aggiunto. Il coefficiente di tale indice risulta significativo (-3,2) e pari a -0,9.

Nelle specificazioni 6 e 7 abbiamo stimato gli indici di rischio (FREL e RAPGR) rispetto alla produttività media. In entrambi i casi si eviden- zia una netta correlazione negativa tra l’indice di rischio e la produttività media. Il valore dei coefficienti oscilla intorno al valore di -0,6, mentre la significatività risulta, in valore assoluto, non inferiore a 2,4.

Dall’insieme delle stime effettuate risulta, dunque, l’esistenza di una correlazione negativa tra la produttività e la dimensione del fenomeno infortunistico, qualunque sia l’indicatore adottato per misurare quest’ul- tima variabile (incidenza infortunistica settoriale, quota settoriale ponde- rata, indici di rischio).

74 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 11. GLI INDICATORI DEL FENOMENO INFORTUNISTICO E LA PRODUTTIVITA' MEDIA: I RISULTATI DELLE STIME *

Coefficienti e t-Stat (in parentesi) Variabile endogena Variabili esogene

costante PRODM D2

Specificazione 1 INFDEN 0,1 (0,5) -1,0 (-2,7)

Specificazione 2 INFDEN 14,6 (8,9) -1,1 (-3,1) -4,3 (-3,9)

Specificazione 3 QINF 0,1 (0,5) -1,0 (-2,7)

Specificazione 4 QINF 6,0 (3,7) -1,1 (-3,1) -4,3 (-4,0)

Specificazione 5 QINFP 8,4 (6,9) -0,9 (-3,2)

Specificazione 6 FREL 7,3 (7,6) -0,6 (-2,8)

Specificazione 7 RAPGR 7,2 (6,5) -0,6 (-2,4)

* Le stime sono state effettuate sulla trasformazione log-lineare delle variabili.

(9)

Capitolo 75

Produttività e incidenza infortunistica: una valutazione quantitativa dei risparmi possibili

Impiegando i risultati finora raggiunti è possibile fornire una prima valutazione degli effetti della dinamica della produttività sull’andamento dei costi dell’assicurazione degli infortuni sul lavoro. Osserviamo, a tale riguardo, il calcolo impostato nella tavola 12.

Nel 1999, sono state presentate all’Inail 597.069 denunce per infor- tuni sul lavoro e 7.595 per malattie professionali2. Nello stesso anno l’Inail ha definito, in totale, 468.719 indennizzi, relativi a denunce presentate nei cinque anni precedenti, di cui 463.752 per infortuni e 4.967 per malattie professionali. La proporzione di eventi indennizzati è stata pari, pertanto, a poco meno del 78 per cento del numero degli infortuni denunciati.

Esaminiamo ora i dati relativi all’ammontare dei costi per l’assicu- razione degli infortuni sul lavoro. Il fenomeno infortunistico produce, come è noto, due generi di costi: i costi diretti e i costi indiretti. I costi

Capitolo 2

2Tali dati, forniti dall’Inail, non tengono conto dei cosiddetti eventi non determinati. Si tratta, per la maggior parte, di eventi che hanno comportato un’assenza dal lavoro inferiore ai tre giorni e per i quali non è previsto l’obbligo della denuncia.

TAVOLA 12. PRODUTTIVITA' E COSTI DEL FENOMENO INFORTUNISTICO:

UNA VALUTAZIONE QUANTITATIVA

Infortuni a Denunciati 597.069

Indennizzati b 463.752

Malattie professionali a Denunciati 7.595

Indennizzati b 4.967

Totale Denunciati 604.664

Indennizzati 468.719

Quota % di indennizzati 77,5

Costi c Inail 10.000

(mld di lire) Totale 55.000

Quota % del costo Inail 18,2

Costo medio unitario Inail 0.021

Costo medio unitario totale 0.117

Ipotesi di crescita della produttività (%) 1,0

Effetto marginale sul numero degli infortuni denunciati (%) d -1,1

Effetto sul numero degli infortuni denunciati -6.568

Effetto sul numero degli infortuni indennizzati -5.091

Risparmio totale (mld di lire) -597

Risparmio Inail (mld di lire) -109

a I dati, riferiti al 1999 , sono tratti dalla banca dati dell'Inail.

b Si tratta di indennizzi definiti in relazione ad eventi denunciati nei cinque anni precedenti.

c Stime Inail.

d Cfr. tavola 11.

(10)

76 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

diretti sono determinati dall’ammontare delle spese sostenute per l’ero- gazione degli indennizzi, mentre i costi indiretti sono generati da una serie di diseconomie legate al fenomeno infortunistico ed hanno spesso natura di costi sociali (la perdita di ore-lavoro di coloro che prestano il primo soccorso agli infortunati, la riparazione delle macchine danneg- giate, le conseguenze derivanti dall’interruzione dello svolgimento della normale giornata lavorativa e tutti gli altri oneri che rimangono a cari- co degli infortunati).

Tenendo conto di una valutazione globale dei costi diretti e indi- retti, l’Inail ha stimato, con riferimento al 1996, che la spesa comples- siva annua per infortuni e per malattie professionali è pari a circa 55 mila miliardi di lire. Le erogazioni effettuate annualmente dall’Inail (circa 10 mila miliardi) ammonterebbero, pertanto, a poco più del 18 per cento della spesa complessivamente riconducibile al fenomeno infortunistico.

Mettendo in relazione i dati di spesa con quelli relativi al numero dei casi indennizzati è possibile ricavare degli indicatori pro-capite. Risulta così che il fenomeno infortunistico comporta un costo medio unitario pari a 21 milioni di lire, tenendo conto della sola componente diretta, e a 117 milioni di lire, considerando anche le componenti indirette.

Sfruttando i risultati raggiunti attraverso la stima degli indicatori di incidenza infortunistica rispetto alla produttività, è possibile calco- lare l’effetto sul fenomeno infortunistico di un dato incremento di pro- duttività. In particolare, dalla tavola 11 risulta, nella seconda specifi- cazione, che il numero degli infortuni denunciati presenta un’elasticità pressoché unitaria rispetto alla produttività (-1,1). Ciò significa che ad un incremento dell’1 per cento della produttività media corrisponde una riduzione dell’1,1 per cento del numero degli infortuni denunciati.

Infatti, poiché la stima è stata effettuata sulla trasformazione log-linea- re delle variabili, il coefficiente stimato rappresenta un’elasticità, ovve- ro un rapporto tra variazioni percentuali. Nella tavola 12 sono riporta- ti, per memoria, l’ipotesi adottata sulla crescita della produttività (+1,0 per cento) e l’effetto marginale di tale crescita sul numero degli infor- tuni denunciati (-1,1 per cento).

Applicando il valore di tale elasticità al numero dei casi riscontra- ti nel 1999 (604.664), risulta che un incremento di un punto percentua- le della produttività media consentirebbe di ridurrebbe di 6.568 unità il numero degli infortuni denunciati e di 5.091 unità il numero degli infor- tuni indennizzati. Sulla base della valutazione del costo medio unitario, ciò comporterebbe una riduzione di poco inferiore a 600 miliardi della spesa annua complessiva e un risparmio annuo di 109 miliardi per l’Inail3.

3La stima dell’elasticità utilizzata per calcolare l’effetto della produttività sul fenomeno infortu- nistico non tiene conto delle malattie professionali. Data l’esiguità della quota dei casi di malattie professionali rispetto al numero degli infortuni sul lavoro (di poco superiore all’1 per cento), ciò non rileva ai fini delle conclusioni raggiunte.

(11)

Capitolo 77

Innovazione e produttività: un’analisi settoriale dell’industria manifatturie- ra italiana

L’analisi econometrica condotta nei paragrafi precedenti ha eviden- ziato l’esistenza di una correlazione negativa, a livello settoriale, tra la produttività del lavoro e l’incidenza infortunistica, quale che sia l’indica- tore adottato per misurare quest’ultima variabile. Una correlazione nega- tiva è stata anche riscontrata esaminando, nel capitolo 1, il legame tra l’in- novazione e l’incidenza infortunistica.

In questo paragrafo vogliamo verificare l’ipotesi di correlazione posi- tiva tra l’innovazione e la produttività. Se tale ipotesi dovesse essere con- validata dall’evidenza empirica, potremmo argomentare che l’effetto positivo esercitato dall’innovazione sulla dinamica infortunistica opera attraverso il canale che lega l’innovazione alla produttività.

La relazione tra l’innovazione e la produttività può essere esamina- ta sia da un punto di vista strutturale, in modo tale da evidenziare il ruolo degli effetti fissi di settore, sia da un punto di vista dinamico, attraverso l’esame della relazione di lungo periodo che lega le serie storiche delle due variabili.

Per l’analisi strutturale abbiamo utilizzato due indicatori, che sono stati calcolati per otto settori del comparto manifatturiero4: la produttivi- tà del lavoro (PROD), calcolata al solito come rapporto tra il valore aggiunto a prezzi costanti e il numero totale degli addetti5e un indicatore di intensità tecnologica (ITS). Tale indicatore, che misura il livello tecno- logico della struttura produttiva settoriale, è una versione leggermente modificata dell’indicatore elaborato in Padoan e altri6. Esso è costruito utilizzando una combinazione dei dati di spesa per ricerca e sviluppo (SRS) e del numero di addetti alla ricerca e sviluppo (ARS) per occupato (OCC)7. In termini analitici esso può essere espresso, con riferimento al settore i-esimo, come segue:

ITSi=α*(SRS)i+(1-α)*(ARS)i dove:

SRSi=(SRSi/OCCi)/Σ(SRSi/OCCi) ARSi=(ARSi/OCCi)/Σ(ARSi/OCCi)

α=std(ARS)/[std(SRS)+std(ARS)]

Capitolo 2

4I settori considerati sono: alimentari, tessile, carta, chimica, prodotti minerali non metallici, metalli di base, fabbricazione di prodotti metallici, altri manifatturiero.

5I dati sul valore aggiunto a prezzi costanti e sul numero degli addetti sono tratti dalla banca dati STAN DATABASE dell’OCSE.

6P.C Padoan - P. Parascandolo (1999), La nuova geografia economica delle regioni europee, X Rapporto CER-IRS. In tale lavoro viene elaborato un indicatore di intensità tecnologica che è una combinazione dei dati di ricerca e sviluppo e del numero di brevetti registrati e che misura il livello tecnologico della struttura produttiva delle regioni europee.

7I dati sulle variabili di innovazione (SRS e ARS) sono tratti dalla pubblicazione Research and Development in Industry, OCSE, 1999. Per i dati relativi al numero degli addetti vedi nota 5.

(12)

78 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

L’uso dei pesi è giustificato dal fatto che i due addendi della somma presentano deviazioni standard diverse.

L’esercizio econometrico consiste nello stimare, sulla base del panel di dati disponibile, che consta di otto settori ed è riferito al periodo 1975- 1995, la seguente equazione:

log(PRODi)=α i+β*log(PRODi(-1))+γ*log(ITS i(-1))+δ*trend+u con i=1,2,...,8 settori

Per ciascun settore, la produttività viene, dunque, messa in relazione al livello della produttività dell’anno precedente, al livello dell’intensità tecnologica ritardata di un anno e al trend lineare, che coglie la quota di progresso tecnologico non spiegata dall’innovazione. L’ordine dei ritardi è stato distribuito in funzione della significatività dei parametri ed è coerente con la teoria economica. Il ritardo di ordine uno incorpora, infatti, nel caso della produttività, l’ipotesi di aggiustamento dinamico, nel caso dell’ITS l’ipotesi che l’innovazione tecnologica si riflette sulla produttività con un anno di ritardo.

Nella tavola 13 troviamo i risultati relativi ad una prima stima, effet- tuata in presenza di effetti fissi, che incorporano il contributo di ciascun set- tore all’intercetta dell’equazione stimata. I coefficienti delle esogene sono significativi e presentano il segno atteso. La dinamica della produttività set- toriale viene spiegata, dunque, dal progresso tecnologico e dall’innovazio- ne, oltre che dal livello di produttività pregresso. Gli effetti fissi di settore presentano valori inferiori all’unità, compresi tra 0.8 e 0.9. Ciò sembra indi- care che i diversi settori contribuiscono al livello strutturale della produtti- vità in misura pressoché paritaria. Soltanto considerando il terzo decimale è possibile individuare qualche differenziazione nel ruolo svolto dai diversi settori. Si osserva così che i settori nei quali l’effetto fisso è più contenuto sono quelli della fabbricazione dei prodotti metallici e degli “altri manifat- turiero”. In tali settori le variabili esogene presentano, dunque, una mag- giore capacità di spiegare l’andamento della produttività.

La tecnica basata sugli effetti fissi tiene conto soltanto della variabili- tà settoriale dell’intercetta dell’equazione stimata. Per ovviare a tale limite si è proceduto a ristimare l’equazione precedentemente specificata introdu- cendo effetti “random”, in modo tale da tener conto anche della variabilità settoriale del parametro angolare. I risultati di questa nuova stima, in cui è stato introdotto un trend quadratico, sono riassunti nella tavola 14. I para- metri diagnostici della stima rimangono invariati, ma la significatività dei coefficienti appare, nel complesso, migliorata e diversamente distribuita.

Risulta accresciuta, infatti, la significatività dei coefficienti della produttivi- tà ritardata e dell’indicatore di intensità tecnologica, mentre si attenua la significatività del trend, il cui coefficiente diventa prossimo a zero. Anche la costante risulta positiva e significativa, mentre i coefficienti degli effetti

“random” sono molto piccoli, inferiori, in valore assoluto, a 0.015.

(13)

Un’evidenza della correlazione positiva tra l’innovazione e la pro- duttività può essere desunta anche dall’analisi dinamica, che consente di approfondire gli andamenti settoriali ad un livello di disaggregazione più fine e di indagare il ruolo delle singole variabili di innovazione che com- paiono nell’ITS. Con riferimento al settore manifatturiero, abbiamo sti- mato, per il periodo 1973-1997, quattro equazioni in cui abbiamo assun- to come endogena la produttività del lavoro, calcolata al solito come rap- porto tra valore aggiunto e numero di addetti, e come esplicative due variabili di innovazione, la spesa in ricerca e sviluppo (SRS) e il numero di addetti alla ricerca e sviluppo (ARS), entrambe ponderate sul numero degli occupati ed introdotte nella specificazione con un ordine di ritardi pari a uno. Il quadro sinottico delle specificazioni adottate e dei risultati delle stime effettuate è contenuto nella tavola 15. Nelle prime due specifi- cazioni la produttività è stata messa in relazione, in alternativa, alla varia- bile SRS e alla variabile ARS. Tali stime sono state poi ripetute introdu- cendo, tra le esogene, un trend lineare, rappresentativo della quota di pro- gresso tecnologico non spiegata dall’innovazione. In tutte le stime, la variabile di innovazione tecnologica risulta significativa e presenta il segno atteso. L’introduzione del trend lineare, il cui coefficiente risulta positivo e significativo, determina una attenuazione e una diversa riparti- zione delle significatività, ma migliora i parametri diagnostici delle stime.

Capitolo 79

Capitolo 2

TAVOLA 13. INNOVAZIONE, PROGRESSO TECNOLOGICO E PRODUTTIVITA' * EFFETTI FISSI

Coefficiente t-Stat

PROD(-1) 0,783 21,2

ITS(-1) 0,016 2,4

Trend 0,007 4,5

Effetti fissi

- alimentari 0,903

- tessile 0,809

- carta 0,906

- chimica 0,832

- prodotti da minerali non metalliferi 0,851

- metalli di base 0,879

- fabbricazione prodotti metallici 0,790

- altri manifatturiero 0,774

R2corretto 0,97

S.E. 0,05

D.W. 1,8

F-stat 3004,1

* Le stime sono state effettuate sulla trasformazione log-lineare delle variabili.

(14)

Un quadro molto più articolato ed esaustivo sulla relazione tra inno- vazione e produttività può essere desunto dall’analisi settoriale, che risul- ta cruciale al fine di orientare in modo strategico le politiche di incentiva- zione dell’innovazione. L’approfondimento settoriale è stato condotto ristimando, per 16 settori appartenenti al comparto manifatturiero, le equazioni che legano la produttività alle variabili di innovazione e al trend lineare. Alle variabili di innovazione è stato attribuito un ordine di ritardi compreso tra 1 e 3, determinato, per ciascun settore, in funzione della significatività dei parametri.

Nella tavola 16 troviamo i risultati ottenuti stimando, a livello setto- riale, la produttività del lavoro in funzione della spesa per ricerca e svi- luppo (SRS), ponderata sul numero degli occupati, e del trend lineare.

Soltanto in tre dei settori considerati, il coefficiente della variabile di inno- vazione presenta il segno negativo. Si tratta di settori tipici del modello di specializzazione italiano, quali l’industria alimentare, il settore dei metal- 80 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 14. INNOVAZIONE, PROGRESSO TECNOLOGICO E PRODUTTIVITA':

EFFETTI "RANDOM" *

Coefficiente t-Stat

costante 0,3594 4,4

PROD(-1) 0,9194 42,1

ITS(-1) 0,0079 3,0

Trend 0,0001 2,0

Effetti "random"

- alimentari 0,007

- tessile -0,006

- carta 0,013

- chimica 0,002

- prodotti da minerali non metalliferi -0,000

- metalli di base 0,009

- fabbricazione prodotti metallici -0,010

- altri manifatturiero -0,014

R2corretto 0,97

S.E. 0,05

D.W. 1,8

* Le stime sono state effettuate sulla trasformazione log-lineare delle variabili.

(15)

Capitolo 81

li di base e la siderurgia8. In tutti i restanti settori il coefficiente stimato pre- senta il segno atteso e in sette di essi esso risulta statisticamente significativo.

Si tratta di settori “vincenti”, caratterizzati da una domanda mondiale molto dinamica e da una crescita del commercio internazionale superiore alla media del settore manifatturiero9. Di questo insieme fanno parte l’indu- stria chimica, quella della gomma e della plastica, la fabbricazione di pro- dotti metallici, i settori delle macchine elettriche e dell’aeronautica e, infine, la produzione di materiali di uso professionale e il settore residuale “altri manifatturiero”. Il legame tra l’innovazione e la produttività appare parti- colarmente robusto nei settori della chimica e della gomma-plastica, nei quali si riscontra un valore della statistica test compreso tra 6 e 12 e un valo- re del coefficiente pari a 0,3-0,4. Tra gli altri settori, rilevano quello delle macchine elettriche e dell’aeronautica, nei quali il coefficiente stimato risul- ta pari, rispettivamente, a 0,1 e a 0,2. Il trend lineare è risultato significativo in quasi tutti i settori, ad eccezione della chimica, dell’industria del petrolio, della gomma-plastica, delle macchine non elettriche e dei veicoli a motore, mentre in uno solo (l’aeronautica) esso ha evidenziato un segno negativo.

Nella tavola 17 troviamo i risultati ottenuti stimando, sempre a livello settoriale, la produttività del lavoro in funzione del numero degli addetti alla ricerca e sviluppo (ARS), ponderato sul numero totale degli addetti, e del trend lineare. In questo caso non è stato possibile stimare l’equazione per il settore “veicoli a motore” per il quale non sono risultati disponibili dati sulla variabile di innovazione. Rispetto alla precedente specificazione il quadro complessivo dei risultati rimane sostanzialmente simile, anche se non mancano alcuni effetti di ricomposizione. Il coefficiente della variabile di innovazione diventa significativo nel settore petrolifero e nei metalli di base, mentre nel settore residuale “altri manifatturiero” la significatività di tale coefficiente viene meno. Nel settore alimentare, in quello siderurgico e in quello dei materiali professionali, si riscontra un’inversione di segno. Nei settori in cui più intenso appare il legame tra innovazione e produttività (chimica e gomma-plastica), si attenua il livello delle significatività, che scende rispettivamente da 11,9 a 6,4 e da 6,7 a 4,2, ma aumenta il valore delle elasticità stimate (0,9 per la chimica e 0,4 per la gomma-plastica). Nel settore delle macchine elettriche, invece, risulta accresciuta la significatività del coefficiente (da 6,3 a 7,4), il cui valore rimane però pari a 0,1.

L’evidenza empirica mostra, dunque, che, nel settore manifatturiero, esiste una correlazione positiva tra l’innovazione tecnologica e la produt- tività, spiegata soprattutto dal comportamento di alcuni settori a doman- da mondiale molto dinamica, quali il chimico, la gomma-plastica e le macchine elettriche. L’analisi delle serie storiche mostra, infatti, che un maggiore impegno innovativo determina, in tali settori, un impulso alla dinamica della produttività che, come abbiamo verificato attraverso la stima panel, si trasmette all’intera struttura produttiva.

Capitolo 2

8Cfr. Bodo G., Viesti G., La grande svolta, 1997, Donzelli, Roma.

9Cfr. Manzocchi S., “Occupazione, specializzazione manifatturiera e asimmetrie in Europa”, in Quaderno CER, Occupazione e crescita nell’Europa della moneta unica, Aprile 1999.

(16)

82 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 15.STIMA DELLA PRODUTTIVITA' NEL SETTORE MANIFATTURIERO ITALIANO,1973-1997 * Coefficienti e t-Stat (in parentesi) Variabili esogeneCostanteSRS (-1)ARS (-1)TrendR2correttoS.E.D.W. SRS (-1)4,0 (514,3)0,20 (35,8)0,980,030,5 ARS (-1)7,2 (36,2)0,6 (16,9)0,940,060,3 SRS (-1),trend3,7 (56,6)0,10 (4,8)0,02 (5,5)0,990,021,2 ARS (-1),trend4,5 (18,8)0,2 (4,3)0,03 (12,2)0,990,021,1 * Le stime sono state effettuate sulla trasformazione log-lineare delle variabili.

(17)

Capitolo 83

Capitolo 2

TAVOLA 16.STIMA DELLA PRODUTTIVITA' RISPETTO ALLA SPESA IN RICERCA E SVILUPPO,1973-1997 * Coefficienti e t-Stat (in parentesi) SettoreCostanteSRSTrendR2correttoS.E.D.W. Alimentari,bevande,tabacco3,8 (58,1)-0,004 (-0,3)0,03 (13,6)0,990,0162,0 Tessile,abbigliamento,cuoio3,4 (53,1)0,009 (1,3)0,03 (12,2)0,990,0221,5 Carta e stampa3,6 (42,4)0,009 (0,6)0,04 (23,8)0,970,0400,7 Chimica3,7 (77,9)0,4 (11,9)0,004 (0,8)0,990,0481,0 Industria petrolifera 4,3 (31,3)0,1 (1,0)0,02 (1,0)0,790,1190,8 Gomma e plastica4,3 (29,7)0,3 (6,7)0,004 (0,6)0,980,0501,0 Prodotti da minerali non metallici3,7 (25,7)0,02 (0,7)0,03 (5,2)0,940,0541,0 Metalli di base3,3 (31,3)-0,04 (-1,2)0,06 (11,8)0,980,0581,6 Industria siderurgica3,4 (19,8)-0,03 (-0,64)0,06 (6,4)0,970,0591,7 Fabbricazione di prodotti metallici3,8 (57,7)0,12 (3,9)0,02 (2,6)0,980,0320,8 Macchine non elettriche3,9 (17,2)0,02 (0,5)0,01 (0,8)0,730,0540,9 Macchine elettriche3,6 (33,3)0,1 (6,3)0,03 (4,5)0,990,0341,1 Veicoli a motore3,5 (28,5)0,3 (1,8)0,004 (0,1)0,930,0940,8 Aeronautica4,7 (79,3)0,2 (6,4)-0,09 (-8,8)0,860,0821,3 Materiali professionali3,6 (16,8)0,2 (2,1)0,04 (2,6)0,960,0760,5 Altri manifatturiero3,7 (61,3)0,08 (4,6)0,02 (6,9)0,790,0711,7 * Le stime sono state effettuate sulla trasformazione log-lineare delle variabili.

(18)

84 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 17.STIMA DELLA PRODUTTIVITA' RISPETTO AL NUMERO DI ADDETTI ALLA RICERCA E SVILUPPO,1975-1995 * Coefficienti e t-Stat (in parentesi) SettoreCostanteSRSTrendR2correttoS.E.D.W. Alimentari,bevande,tabacco4,0 (27,7)0,01 (0,6)0,03 (32,8)0,990,0102,7 Tessile,abbigliamento,cuoio3,3 (18,5)0,006 (0,4)0,03 (16,3)0,980,0231,9 Carta e stampa4,0 (23,6)0,04 (1,9)0,04 (12,6)0,970,0291,0 Chimica7,5 (11,5)0,9 (6,4)0,05 (18,8)0,980,0630,8 Industria petrolifera 5,2 (25,7)0,2 (4,6)0,03 (10,3)0,880,0851,4 Gomma e plastica6,2 (9,4)0,4 (4,2)0,04 (7,6)0,960,0571,0 Prodotti da minerali non metallici3,9 (4,9)0,02 (0,3)0,03 (5,4)0,890,0581,0 Metalli di base2,3 (5,3)-0,2 (-2,7)0,06 (18,5)0,980,0531,5 Industria siderurgica4,2 (6,0)0,09 (0,9)0,05 (5,7)0,960,0601,6 Fabbricazione di prodotti metallici4,6 (19,9)0,2 (5,0)0,02 (6,5)0,990,0271,0 Macchine non elettriche4,7 (10,5)0,1 (1,9)0,01 (0,2)0,730,0510,9 Macchine elettriche4,2 (28,0)0,2 (7,4)0,05 (16,7)0,990,0301,1 Veicoli a motore Aeronautica5,7 (14,8)0,3 (3,2)-0,05 (-5,7)0,680,1250,9 Materiali professionali2,4 (9,7)-0,2 (-3,2)0,06 (16,5)0,960,0611,4 Altri manifatturiero3,8 (8,6)0,04 (0,8)0,02 (3,5)0,510,1050,9 * Le stime sono state effettuate sulla trasformazione log-lineare delle variabili.

(19)

L’insieme dei risultati raggiunti sembra, dunque, configurare un modello in cui innovazione e produttività svolgono un ruolo cruciale nello spiegare la dinamica infortunistica settoriale. L’impulso derivante dai processi innovativi si riflette, infatti, sia nell’abbattimento dei tassi incidenza infortunistica che nell’incremento delle produttività settoriali.

Capitolo 85

Capitolo 2

(20)

B

I B L I O G R A F I A

Bodo G., Viesti G. (1997), La grande svolta - Il Mezzogiorno nell’Italia degli anni novanta, Donzelli Editore, Roma.

L. Campiglio (1971), La dinamica degli infortuni sul lavoro nel periodo 51-70, Note e discussioni, Inail.

L. Campiglio L. (1985), Lavoro salariato e nocività, Inail.

A. Cassanelli, F. D’Amico (1985), Una ipotesi per la costruzione di un modello statistico interpretativo del fenomeno infortunistico dell’in- dustria in Italia, Rivista degli infortuni e delle malattie professionali, Inail.

CER-IRS (1992), La specializzazione dell’industria italiana e la com- petizione degli anni novanta, in Una politica per la nuova legislatura. V rapporto sull’industria e la politica industriale, Il Mulino, Bologna.

EUROSTAT, Community Innovation Survey (CIS), 1999.

EUROSTAT, Progetto ESAW, 1999.

S. Manzocchi (1999), Occupazione, specializzazione manifatturiera e asimmetrie in Europa, in Quaderno CER, Occupazione e crescita nell’Europa della moneta unica.

INAIL, Banca Dati su infortuni e malattie professionali, CD-ROM e sito inernet: www.inail.it.

ISTAT, Conti Economici Nazionali, 2000.

ISTAT, Indagine statistica sull’innovazione tecnologica nelle imprese industriali nel periodo 1994-96, 1999.

OCSE, Economic Outlook, dicembre 1999.

OCSE, Research and Development in Industry, 1999.

OCSE, Standatabase for Industrial Analysis, 2000.

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G. Ortolani (1994), The costs of occupational injuries, Inailmonografie n. 3.

P.C. Padoan, P. Parascandolo (1999), La nuova geografia economica delle regioni europee, X Rapporto CER-IRS.

86 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

(21)

P

ARTE SECONDA

L’

ANALISI EMPIRICA

(22)
(23)

I

NTRODUZIONE

Obiettivo dei due capitoli che seguono è di studiare, con particolare riferimento all’Italia ma non senza cenni di confronto con l’esperienza europea, la relazione tra la dinamica dei modelli di specializzazione e l’andamento del fenomeno infortunistico. Si vuole verificare, in particola- re, se l’incremento del grado di specializzazione nei settori caratterizzati da una forte propensione innovativa e da un elevato contenuto di valore aggiunto determini, in tali settori, un più significativo abbattimento dei tassi di incidenza e di frequenza infortunistica e, conseguentemente, della spesa complessiva per infortuni. Si avrebbe così un’evidenza della conve- nienza pubblica del finanziamento di politiche di innovazione che con- sentirebbero, oltre che di riqualificare e potenziare il sistema produttivo riposizionandolo su segmenti a più elevato valore aggiunto, di ridurre il costo sociale del fenomeno infortunistico. Gli orientamenti della politica per la competitività risulterebbero, in questo contesto, fortemente con- nessi agli obiettivi della politica anti-infortunistica.

Struttura dei capitoli e principali risultati dello studio

Nel paragrafo che segue viene tracciato, sulla base dei dati messi a disposizione dall’Inail, un quadro della dinamica del fenomeno infor- tunistico negli ultimi cinque anni, sia a livello aggregato che settoriale.

Il capitolo 1 contiene un’analisi della relazione tra l’innovazione tecnologica e l’incidenza del fenomeno infortunistico. Nel primo para- grafo tale relazione viene esaminata sulla base di un campione di dati relativo ai paesi europei. Nei due paragrafi successivi l’attenzione viene focalizzata sull’esperienza italiana. Il fenomeno infortunistico viene così spiegato tenendo conto sia del ruolo degli effetti ciclici e degli effetti della tecnologia (secondo paragrafo), che degli standard di spe- cializzazione (terzo paragrafo).

Nel capitolo 2 viene indagato il ruolo della produttività nella dina- mica settoriale del fenomeno infortunistico. Attraverso una approfondita analisi econometrica (condotta nel paragrafo 1) viene determinato un valore dell’elasticità degli infortuni rispetto alla produttività. Tale valore viene utilizzato, nel secondo paragrafo, per stimare l’effetto di un incre- mento di produttività sull’ammontare dei costi diretti e indiretti del feno- meno infortunistico. Nel terzo paragrafo, infine, viene verificata l’ipotesi

(24)

di correlazione positiva tra l’innovazione tecnologica e la produttività, allo scopo di valutare il ruolo di quest’ultima variabile nella dinamica che lega l’innovazione all’incidenza infortunistica.

Sulla base dei dati utilizzati e delle analisi effettuate siamo pervenuti ai seguenti risultati:

1) Tra il 1994 e il 1998, l’incidenza del fenomeno infortunistico si è ridot- ta in tutti i settori dell’economia, ad eccezione dell’agrindustria e dell’in- dustria della gomma. Tale incidenza è stata significativamente ridimen- sionata non solo nei settori nei quali essa appariva contenuta già nel 1994 (industria del petrolio e industria tessile), ma anche nei settori tradizio- nalmente caratterizzati da un elevato tasso di incidenza infortunistica (industria dei metalli, legno, costruzioni).

2) Il ridimensionamento del fenomeno infortunistico, che ha interessato la quasi totalità dei comparti dell’industria manifatturiera, è stato accom- pagnato da una significativa ricomposizione settoriale. Nel periodo 1994- 1999, infatti, tutti i settori del manifatturiero, ad eccezione dell’industria della gomma e della meccanica, hanno ridotto il loro contributo al livello complessivo del fenomeno infortunistico. Una significativa riduzione della quota infortunistica settoriale si è anche riscontrata nelle costruzio- ni (-12.3 per cento) e nel comparto dell’energia elettrica (-8.8 per cento), mentre è cresciuta la quota settoriale riconducibile all’agrindustria (+1.2 per cento) e ai servizi, specialmente nel comparto dei trasporti (+51.3 per cento).

3) Sulla base dei dati forniti dall’Eurostat nel quadro di un primo tentati- vo di armonizzazione dei metodi di rilevazione degli infortuni adottati dai singoli Stati, è possibile desumere l’esistenza di una correlazione negativa che lega, nel settore manifatturiero dei paesi europei, il tasso di innova- zione e l’incidenza del fenomeno infortunistico.

4) In Italia, il fenomeno infortunistico risulta correlato positivamente con il ciclo economico e negativamente con l’innovazione tecnologica. Per spiegare la dinamica del fenomeno infortunistico è necessario, pertanto, considerare simultaneamente un fattore ciclico, rappresentato dagli anda- menti congiunturali di breve periodo, e un fattore strutturale, rappresen- tato dall’effetto di lungo periodo che l’innovazione tecnologica produce sulla dinamica della produttività.

5) Nell’industria manifatturiera italiana l’incidenza infortunistica appare correlata negativamente con il tasso d’innovazione e con indicatori che misurano il successo dell’innovazione, come il tasso di crescita della quota esportativa e l’indice di specializzazione settoriale. In alcuni rilevanti set- tori ad elevato contenuto di valore aggiunto e ad alto standard competi- tivo, l’abbattimento dell’incidenza infortunistica è così funzionale all’in- tensità dell’impulso innovativo. A settori in cui ad un modesto impulso innovativo si associa un’elevata incidenza infortunistica (estrattivo, legno, metalli) si contrappongono infatti settori in cui l’elevato contenuto tecno- logico sembra spiegare il significativo abbattimento di tale incidenza (macchine elettriche, macchine per ufficio, apparecchi per telecomunica- 50 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

(25)

zioni, prodotti di precisione, chimica).

6) L’evidenza empirica dimostra l’esistenza di una correlazione negativa tra la produttività e la dimensione del fenomeno infortunistico, qualun- que sia l’indicatore adottato per misurare quest’ultima variabile (numero di infortuni, quota infortunistica settoriale, indici di rischio).

7) Applicando all’ammontare dei costi totali del fenomeno infortuni- stico il valore dell’elasticità dell’incidenza infortunistica rispetto alla produttività, abbiamo stimato che un incremento di un punto percen- tuale della produttività media del settore manifatturiero consentirebbe di ridurre di 6.568 unità il numero degli infortuni denunciati e di 5.091 unità il numero degli infortuni indennizzati. Sulla base della valutazio- ne del costo medio unitario, ciò comporterebbe una riduzione di poco inferiore a 600 miliardi di lire della spesa annua complessiva (com- prensiva dei costi sociali) e un risparmio annuo di 109 miliardi per l’Inail.

8) Nel settore manifatturiero esiste una correlazione positiva tra l’innova- zione tecnologica e la produttività, spiegata soprattutto dal comporta- mento di alcuni settori a domanda mondiale molto dinamica, quali il chi- mico, la gomma-plastica e le macchine elettriche. L’analisi delle serie sto- riche mostra, infatti, che un maggiore impegno innovativo determina, in tali settori, un impulso alla dinamica della produttività che si trasmette all’intera struttura produttiva.

9) L’insieme dei risultati raggiunti sembra configurare un modello in cui innovazione e produttività svolgono un ruolo cruciale nello spiegare la dinamica infortunistica settoriale. L’impulso derivante dai processi inno- vativi si riflette, infatti, sia nell’abbattimento dei tassi di incidenza infor- tunistica che nell’incremento delle produttività settoriali.

Il fenomeno infortunistico in Italia: l’evidenza empirica

Preliminarmente rispetto all’analisi delle relazioni statistiche che legano l’incidenza infortunistica all’innovazione e alla produttività, è opportuno tracciare, sulla base dei dati messi a disposizione dall’Inail, un quadro delle principali caratteristiche e della dinamica del fenomeno infortunistico in Italia.

Nella Tavola 1 è stato calcolato, per ciascuno dei macrosettori (agrin- dustria, pesca, industria in senso stretto, elettricità e costruzioni) e per cia- scun settore del comparto manifatturiero, il tasso di incidenza infortunisti- ca, che rappresenta il numero di infortuni denunciati per mille occupati. I settori che mostravano, nel 1994, la maggiore incidenza infortunistica erano l’industria dei metalli (101,3), l’industria del legno (91,3), le costruzioni (72,1) e la meccanica (67,7). Valori molto contenuti si riscontravano, inve- ce, nell’agrindustria e nella pesca e, all’interno del comparto manifatturie- ro, nell’industria del petrolio e nel tessile-conciario. Tra il 1994 e il 1998, l’incidenza del fenomeno infortunistico si è ridotta in tutti i settori, ad ecce- zione dell’agrindustria (+17,7), dell’industria della gomma (+5,3) e dei 51

Introduzione

(26)

mezzi di trasporto (0,0). Ciò che più rileva è che tale incidenza si è signifi- cativamente ridotta non solo nei settori nei quali essa appariva contenuta già nel 1994 (industria del petrolio e industria tessile), ma anche in settori tradizionalmente caratterizzati da un elevato tasso di incidenza infortuni- stica (industria dei metalli, legno, costruzioni), che avevano esibito, nel 1994, valori dell’indicatore molto elevati. E’ possibile osservare così come, tra il 1994 e il 1998, l’incidenza sia scesa di quasi tre punti (dal 49,1 al 46,5) nell’industria manifatturiera considerata nel suo complesso e di quasi sette punti (dal 72,1 al 65,5) nelle costruzioni. Nello stesso periodo, l’agrindu- stria ha visto crescere tale incidenza dal 2,8 al 3,3.

Mettendo in relazione tali andamenti con la dinamica della produt- tività del lavoro è possibile osservare, con riferimento al periodo 1994- 1998, che nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni l’abbattimento dei tassi di incidenza infortunistica si è accompagnato all’espansione della produttività, mentre nell’agrindustria gli incrementi di produttività sono avvenuti in un contesto di aumento dell’incidenza infortunistica.

Osserviamo, a tale riguardo i grafici 1-3. Dal 1994 al 1998, nel comparto manifatturiero e nel settore delle costruzioni, l’incidenza infortunistica è stata ridotta, rispettivamente, del 5,3 e del 9,2 per cento, passando dal 49,1 al 46,5 e dal 72,1 al 65,5 per mille. Contemporaneamente si rilevava- no significativi incrementi di produttività sia nel settore manifatturiero (+7,8 per cento) che nelle costruzioni (+13,1 per cento). Nello stesso periodo l’agrindustria vedeva crescere, nonostante il rilevante incremento di produttività (+22,7 per cento), l’indice dell’intensità infortunistica (+17,6 per cento), pur mostrando per tale indice un valore ancora piutto- sto contenuto anche nel 1998 (3,3 per mille).

52 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 1. ANDAMENTO SETTORIALE DELL'INCIDENZA INFORTUNISTICA IN ITALIA *

1994 1998 var. % - 1994-98

Agrindustria 2,8 3,3 17,7

Pesca 0,9 0,4 -55,6

Industria in senso stretto 49,1 46,5 -5,3

- industria alimentare 44,8 40,3 -10,0

- industria tessile 25,7 23,1 -10,1

- industria conciaria 26,4 26,1 -1,1

- industria legno 91,3 72,3 -20,8

- industria carta 37,9 34,7 -8,4

- industria petrolio 24,7 15,8 -36,0

- industria chimica 37,8 36,2 -4,2

- industria gomma 62,1 65,4 5,3

- industria metalli 101,3 92,4 -8,8

- industria meccanica 67,7 66,6 -1,6

- industria elettrica 38,0 34,0 -10,5

- industria mezzi trasporto 63,1 63,1 0,0

- altre industrie 53,4 52,4 -1,9

Elettricità, gas, acqua 31,6 30,0 -5,1

Costruzioni 72,1 65,5 -9,2

* Numero di infortuni denunciati per mille occupati.

Fonte: Elaborazioni Cer su dati Inail

(27)

53

Introduzione

GRAFICO 1. PRODUTTIVITA' E INCIDENZA INFORTUNISTICA:

AGRICOLTURA

2,0 2,2 2,4 2,6 2,8 3,0 3,2 3,4

1994 1995 1996 1997 1998

28 30 32 34 36 38

tasso di incidenza infortunistica produttività (scala dx)

GRAFICO 2. PRODUTTIVITA' E INCIDENZA INFORTUNISTICA:

INDUSTRIA IN SENSO STRETTO

1994 1995 1996 1997 1998

89 90 91 92 93 94 95 96 97

tasso di incidenza infortunistica produttività (scala dx) 50 98

49

48

47

46

45

44

43

GRAFICO 3. PRODUTTIVITA' E INCIDENZA INFORTUNISTICA:

COSTRUZIONI

1994 1995 1996 1997 1998

56 57 58 59 60 61 62 63 64

tasso di incidenza infortunistica produttività (scala dx)

65

62 64 66 68 70 72 74

Riferimenti

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