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I

NTRODUZIONE

Obiettivo dei due capitoli che seguono è di studiare, con particolare riferimento all’Italia ma non senza cenni di confronto con l’esperienza europea, la relazione tra la dinamica dei modelli di specializzazione e l’andamento del fenomeno infortunistico. Si vuole verificare, in particola-re, se l’incremento del grado di specializzazione nei settori caratterizzati da una forte propensione innovativa e da un elevato contenuto di valore aggiunto determini, in tali settori, un più significativo abbattimento dei tassi di incidenza e di frequenza infortunistica e, conseguentemente, della spesa complessiva per infortuni. Si avrebbe così un’evidenza della conve-nienza pubblica del finanziamento di politiche di innovazione che con-sentirebbero, oltre che di riqualificare e potenziare il sistema produttivo riposizionandolo su segmenti a più elevato valore aggiunto, di ridurre il costo sociale del fenomeno infortunistico. Gli orientamenti della politica per la competitività risulterebbero, in questo contesto, fortemente con-nessi agli obiettivi della politica anti-infortunistica.

Struttura dei capitoli e principali risultati dello studio

Nel paragrafo che segue viene tracciato, sulla base dei dati messi a disposizione dall’Inail, un quadro della dinamica del fenomeno infor-tunistico negli ultimi cinque anni, sia a livello aggregato che settoriale.

Il capitolo 1 contiene un’analisi della relazione tra l’innovazione tecnologica e l’incidenza del fenomeno infortunistico. Nel primo para-grafo tale relazione viene esaminata sulla base di un campione di dati relativo ai paesi europei. Nei due paragrafi successivi l’attenzione viene focalizzata sull’esperienza italiana. Il fenomeno infortunistico viene così spiegato tenendo conto sia del ruolo degli effetti ciclici e degli effetti della tecnologia (secondo paragrafo), che degli standard di spe-cializzazione (terzo paragrafo).

Nel capitolo 2 viene indagato il ruolo della produttività nella dina-mica settoriale del fenomeno infortunistico. Attraverso una approfondita analisi econometrica (condotta nel paragrafo 1) viene determinato un valore dell’elasticità degli infortuni rispetto alla produttività. Tale valore viene utilizzato, nel secondo paragrafo, per stimare l’effetto di un incre-mento di produttività sull’ammontare dei costi diretti e indiretti del feno-meno infortunistico. Nel terzo paragrafo, infine, viene verificata l’ipotesi

di correlazione positiva tra l’innovazione tecnologica e la produttività, allo scopo di valutare il ruolo di quest’ultima variabile nella dinamica che lega l’innovazione all’incidenza infortunistica.

Sulla base dei dati utilizzati e delle analisi effettuate siamo pervenuti ai seguenti risultati:

1) Tra il 1994 e il 1998, l’incidenza del fenomeno infortunistico si è ridot-ta in tutti i settori dell’economia, ad eccezione dell’agrindustria e dell’in-dustria della gomma. Tale incidenza è stata significativamente ridimen-sionata non solo nei settori nei quali essa appariva contenuta già nel 1994 (industria del petrolio e industria tessile), ma anche nei settori tradizio-nalmente caratterizzati da un elevato tasso di incidenza infortunistica (industria dei metalli, legno, costruzioni).

2) Il ridimensionamento del fenomeno infortunistico, che ha interessato la quasi totalità dei comparti dell’industria manifatturiera, è stato accom-pagnato da una significativa ricomposizione settoriale. Nel periodo 1994-1999, infatti, tutti i settori del manifatturiero, ad eccezione dell’industria della gomma e della meccanica, hanno ridotto il loro contributo al livello complessivo del fenomeno infortunistico. Una significativa riduzione della quota infortunistica settoriale si è anche riscontrata nelle costruzio-ni (-12.3 per cento) e nel comparto dell’energia elettrica (-8.8 per cento), mentre è cresciuta la quota settoriale riconducibile all’agrindustria (+1.2 per cento) e ai servizi, specialmente nel comparto dei trasporti (+51.3 per cento).

3) Sulla base dei dati forniti dall’Eurostat nel quadro di un primo tentati-vo di armonizzazione dei metodi di rilevazione degli infortuni adottati dai singoli Stati, è possibile desumere l’esistenza di una correlazione negativa che lega, nel settore manifatturiero dei paesi europei, il tasso di innova-zione e l’incidenza del fenomeno infortunistico.

4) In Italia, il fenomeno infortunistico risulta correlato positivamente con il ciclo economico e negativamente con l’innovazione tecnologica. Per spiegare la dinamica del fenomeno infortunistico è necessario, pertanto, considerare simultaneamente un fattore ciclico, rappresentato dagli anda-menti congiunturali di breve periodo, e un fattore strutturale, rappresen-tato dall’effetto di lungo periodo che l’innovazione tecnologica produce sulla dinamica della produttività.

5) Nell’industria manifatturiera italiana l’incidenza infortunistica appare correlata negativamente con il tasso d’innovazione e con indicatori che misurano il successo dell’innovazione, come il tasso di crescita della quota esportativa e l’indice di specializzazione settoriale. In alcuni rilevanti set-tori ad elevato contenuto di valore aggiunto e ad alto standard competi-tivo, l’abbattimento dell’incidenza infortunistica è così funzionale all’in-tensità dell’impulso innovativo. A settori in cui ad un modesto impulso innovativo si associa un’elevata incidenza infortunistica (estrattivo, legno, metalli) si contrappongono infatti settori in cui l’elevato contenuto tecno-logico sembra spiegare il significativo abbattimento di tale incidenza (macchine elettriche, macchine per ufficio, apparecchi per telecomunica-50 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

zioni, prodotti di precisione, chimica).

6) L’evidenza empirica dimostra l’esistenza di una correlazione negativa tra la produttività e la dimensione del fenomeno infortunistico, qualun-que sia l’indicatore adottato per misurare qualun-quest’ultima variabile (numero di infortuni, quota infortunistica settoriale, indici di rischio).

7) Applicando all’ammontare dei costi totali del fenomeno infortuni-stico il valore dell’elasticità dell’incidenza infortunistica rispetto alla produttività, abbiamo stimato che un incremento di un punto percen-tuale della produttività media del settore manifatturiero consentirebbe di ridurre di 6.568 unità il numero degli infortuni denunciati e di 5.091 unità il numero degli infortuni indennizzati. Sulla base della valutazio-ne del costo medio unitario, ciò comporterebbe una riduziovalutazio-ne di poco inferiore a 600 miliardi di lire della spesa annua complessiva (com-prensiva dei costi sociali) e un risparmio annuo di 109 miliardi per l’Inail.

8) Nel settore manifatturiero esiste una correlazione positiva tra l’innova-zione tecnologica e la produttività, spiegata soprattutto dal comporta-mento di alcuni settori a domanda mondiale molto dinamica, quali il chi-mico, la gomma-plastica e le macchine elettriche. L’analisi delle serie sto-riche mostra, infatti, che un maggiore impegno innovativo determina, in tali settori, un impulso alla dinamica della produttività che si trasmette all’intera struttura produttiva.

9) L’insieme dei risultati raggiunti sembra configurare un modello in cui innovazione e produttività svolgono un ruolo cruciale nello spiegare la dinamica infortunistica settoriale. L’impulso derivante dai processi inno-vativi si riflette, infatti, sia nell’abbattimento dei tassi di incidenza infor-tunistica che nell’incremento delle produttività settoriali.

Il fenomeno infortunistico in Italia: l’evidenza empirica

Preliminarmente rispetto all’analisi delle relazioni statistiche che legano l’incidenza infortunistica all’innovazione e alla produttività, è opportuno tracciare, sulla base dei dati messi a disposizione dall’Inail, un quadro delle principali caratteristiche e della dinamica del fenomeno infortunistico in Italia.

Nella Tavola 1 è stato calcolato, per ciascuno dei macrosettori (agrin-dustria, pesca, industria in senso stretto, elettricità e costruzioni) e per cia-scun settore del comparto manifatturiero, il tasso di incidenza infortunisti-ca, che rappresenta il numero di infortuni denunciati per mille occupati. I settori che mostravano, nel 1994, la maggiore incidenza infortunistica erano l’industria dei metalli (101,3), l’industria del legno (91,3), le costruzioni (72,1) e la meccanica (67,7). Valori molto contenuti si riscontravano, inve-ce, nell’agrindustria e nella pesca e, all’interno del comparto manifatturie-ro, nell’industria del petrolio e nel tessile-conciario. Tra il 1994 e il 1998, l’incidenza del fenomeno infortunistico si è ridotta in tutti i settori, ad ecce-zione dell’agrindustria (+17,7), dell’industria della gomma (+5,3) e dei 51

Introduzione

mezzi di trasporto (0,0). Ciò che più rileva è che tale incidenza si è signifi-cativamente ridotta non solo nei settori nei quali essa appariva contenuta già nel 1994 (industria del petrolio e industria tessile), ma anche in settori tradizionalmente caratterizzati da un elevato tasso di incidenza infortuni-stica (industria dei metalli, legno, costruzioni), che avevano esibito, nel 1994, valori dell’indicatore molto elevati. E’ possibile osservare così come, tra il 1994 e il 1998, l’incidenza sia scesa di quasi tre punti (dal 49,1 al 46,5) nell’industria manifatturiera considerata nel suo complesso e di quasi sette punti (dal 72,1 al 65,5) nelle costruzioni. Nello stesso periodo, l’agrindu-stria ha visto crescere tale incidenza dal 2,8 al 3,3.

Mettendo in relazione tali andamenti con la dinamica della produt-tività del lavoro è possibile osservare, con riferimento al periodo 1994-1998, che nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni l’abbattimento dei tassi di incidenza infortunistica si è accompagnato all’espansione della produttività, mentre nell’agrindustria gli incrementi di produttività sono avvenuti in un contesto di aumento dell’incidenza infortunistica.

Osserviamo, a tale riguardo i grafici 1-3. Dal 1994 al 1998, nel comparto manifatturiero e nel settore delle costruzioni, l’incidenza infortunistica è stata ridotta, rispettivamente, del 5,3 e del 9,2 per cento, passando dal 49,1 al 46,5 e dal 72,1 al 65,5 per mille. Contemporaneamente si rilevava-no significativi incrementi di produttività sia nel settore manifatturiero (+7,8 per cento) che nelle costruzioni (+13,1 per cento). Nello stesso periodo l’agrindustria vedeva crescere, nonostante il rilevante incremento di produttività (+22,7 per cento), l’indice dell’intensità infortunistica (+17,6 per cento), pur mostrando per tale indice un valore ancora piutto-sto contenuto anche nel 1998 (3,3 per mille).

52 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 1. ANDAMENTO SETTORIALE DELL'INCIDENZA INFORTUNISTICA IN ITALIA *

1994 1998 var. % - 1994-98

Agrindustria 2,8 3,3 17,7

Pesca 0,9 0,4 -55,6

Industria in senso stretto 49,1 46,5 -5,3

- industria alimentare 44,8 40,3 -10,0

- industria tessile 25,7 23,1 -10,1

- industria conciaria 26,4 26,1 -1,1

- industria legno 91,3 72,3 -20,8

- industria carta 37,9 34,7 -8,4

- industria petrolio 24,7 15,8 -36,0

- industria chimica 37,8 36,2 -4,2

- industria gomma 62,1 65,4 5,3

- industria metalli 101,3 92,4 -8,8

- industria meccanica 67,7 66,6 -1,6

- industria elettrica 38,0 34,0 -10,5

- industria mezzi trasporto 63,1 63,1 0,0

- altre industrie 53,4 52,4 -1,9

Elettricità, gas, acqua 31,6 30,0 -5,1

Costruzioni 72,1 65,5 -9,2

* Numero di infortuni denunciati per mille occupati.

Fonte: Elaborazioni Cer su dati Inail

53

Introduzione

GRAFICO 1. PRODUTTIVITA' E INCIDENZA INFORTUNISTICA:

AGRICOLTURA

tasso di incidenza infortunistica produttività (scala dx)

GRAFICO 2. PRODUTTIVITA' E INCIDENZA INFORTUNISTICA:

INDUSTRIA IN SENSO STRETTO

tasso di incidenza infortunistica produttività (scala dx) 50 98

GRAFICO 3. PRODUTTIVITA' E INCIDENZA INFORTUNISTICA:

COSTRUZIONI

tasso di incidenza infortunistica produttività (scala dx)

65

Si può concludere, pertanto, che nell’ultima parte degli anni novan-ta è proseguinovan-ta, in un contesto di innalzamento degli snovan-tandard di produt-tività, la fase di ridimensionamento del fenomeno infortunistico. Tale ridimensionamento, che ha interessato la quasi totalità dei comparti del-l’industria manifatturiera, si è accompagnato ad una significativa ricom-posizione settoriale del fenomeno infortunistico. Per valutare tali effetti di ricomposizione abbiamo calcolato, nella Tavola 2, la quota infortunistica settoriale, ottenuta rapportando il numero di infortuni denunciati in cia-scun settore al numero totale degli infortuni rilevati nell’insieme dei set-tori considerati. Nel 1994, il 48,2 per cento degli infortuni era avvenuto nell’industria in senso stretto, il 21,0 nelle costruzioni e il 13,3 nel com-mercio. All’interno del manifatturiero, le quote più elevate si riscontrava-no nell’industria dei metalli (13,5 per cento), nell’industria meccanica (6,4 per cento) e in quella alimentare (4,2), mentre valori molto contenuti venivano esibiti dall’industria conciaria (1,2), del petrolio (0,1) e della chi-mica (1,6). Dal 1994 al 1999, si sono evidenziati rilevanti effetti di ricom-posizione settoriale. Tutti i settori del manifatturiero, ad eccezione del-l’industria della gomma e della meccanica, hanno ridotto il loro contri-buto al livello complessivo del fenomeno infortunistico. Una significativa riduzione della quota infortunistica settoriale si è anche riscontrata nelle 54 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 2. QUOTA INFORTUNISTICA SETTORIALE IN ITALIA *

1994 1999 var. % - 1994-’99

Agrindustria 0,86 0,87 1,16

Pesca 0,01 0,01 0,00

Industria in senso stretto 48,16 44,99 -6,58

- industria alimentare 4,19 3,78 -9,79

- industria tessile 3,86 3,12 -19,17

- industria conciaria 1,18 1,01 -14,41

- industria legno 3,34 2,66 -20,36

- industria carta 2,01 1,85 -7,96

- industria petrolio 0,11 0,08 -27,27

- industria chimica 1,61 1,52 -5,59

- industria gomma 2,11 2,39 13,27

- industria metalli 13,47 12,85 -4,60

- industria meccanica 6,39 6,46 1,10

- industria elettrica 3,15 2,89 -8,25

- industria mezzi trasporto 3,41 3,40 -0,29

- altre industrie 3,33 2,97 -10,81

Elettricità, gas, acqua 1,02 0,93 -8,82

Costruzioni 20,98 18,39 -12,35

Commercio 13,28 13,31 0,23

Alberghi e ristoranti 4,53 5,04 11,26

Trasporti 6,38 9,65 51,25

Attività immobiliari 4,78 6,81 42,47

* Numero di infortuni denunciati nel settore sul numero di infortuni denunciati nel totale dei settori consi-derati.

Fonte: Elaborazioni Cer su dati Inail.

costruzioni (-12,3 per cento) e nel comparto dell’energia elettrica (-8,8 per cento), mentre è cresciuta la quota settoriale riconducibile all’agrindu-stria (+1,2 per cento) e ai servizi. Incrementi rilevanti di tale quota si sono riscontrati, infatti, nei trasporti (+51,3 per cento), nelle attività immobi-liari (+42,5 per cento) e negli alberghi e ristoranti (+11,3), tutti settori che esibivano nel 1994 quote relativamente contenute, comprese tra il 4 e il 7 per cento.

Introduzione 55

C

APITOLO

1

I

NNOVAZIONE E DINAMICA SETTORIALE DEL FENOMENO INFORTUNISTICO

La realtà europea

Una prima evidenza sulla relazione tra innovazione e incidenza infortunistica può essere tratta dallo studio di un campione di dati relati-vo a 13 paesi europei.

Nella tavola 3 vengono riportati, per ciascun paese, due indicatori: il tasso di innovazione, relativo al periodo 1994-96, e il tasso di incidenza degli infortuni, relativo al 1996. Il tasso di innovazione è determinato dalla quota di imprese manifatturiere che hanno introdotto, nel periodo conside-rato, innovazioni di processo o di prodotto ed è elaborato dall’Eurostat sulla base dei dati della Community Innovation Survey (CIS), un progetto di rilevazione quadriennale sull’innovazione tecnologica nelle imprese euro-pee. Il tasso di incidenza infortunistica, dato dal numero degli infortuni su ogni 1000 lavoratori, è elaborato dall’Eurostat secondo la metodologia ESAW, che rappresenta un primo tentativo di armonizzazione dei metodi di rilevazione degli infortuni adottati dai singoli stati. Tale nuova metodologia definisce infortunio un “incidente che comporta un’assenza dal lavoro supe-riore a tre giorni” ed esclude gli incidenti in itinere.

Nel grafico 4 i dati relativi al campione in esame sono stati disposti in un diagramma di dispersione. I paesi a maggiore propensione innova-tiva sono la Germania, l’Austria e l’Irlanda, mentre i più arretrati sono la Spagna e il Belgio. L’Italia si trova in una posizione intermedia, con un tasso di innovazione del 51 per cento. In tale fascia intermedia, caratte-rizzata da un tasso di innovazione compreso tra il 40 e il 60 per cento, tro-viamo anche la Francia e l’Inghilterra. Per quanto riguarda l’incidenza infortunistica, osserviamo che la minore incidenza si riscontra in Svezia, in Irlanda e in Inghilterra, che rilevano tassi di incidenza infortunistica compresi tra il 10 e il 20 per mille, mentre tassi molto elevati (superiori al 70 per mille) si riscontrano in Spagna e in Norvegia. L’Italia si trova ancora una volta in una posizione intermedia, rilevando un tasso di inci-denza pari a 54,4 infortuni per 1000 occupati, maggiore, peraltro, del tasso riscontrato in Germania (48,8) e in Francia (46,3).

Il trend lineare che abbiamo tracciato per interpolare le osservazioni del diagramma dà una prima evidenza grafica della correlazione negativa che lega, nel settore manifatturiero dei paesi europei, il tasso di innova-zione e l’incidenza del fenomeno infortunistico.

Un’analisi dinamica della relazione tra innovazione tecnologica, ciclo economico e frequenza infortunistica

In questo paragrafo viene esaminata, sotto il profilo dinamico e con riferimento al caso italiano, la relazione tra l’andamento del fenomeno infortunistico, i processi di innovazione tecnologica e il ciclo economico.

L’ipotesi che sottoponiamo a verifica è che l’intensità del fenomeno infor-tunistico sia correlata positivamente con il ciclo economico e negativa-mente con l’innovazione tecnologica. Se tale ipotesi dovesse essere conva-lidata dall’evidenza empirica, potremmo sostenere che per spiegare la dinamica del fenomeno infortunistico è necessario considerare simulta-neamente due fattori: un fattore ciclico, rappresentato dagli andamenti congiunturali di breve periodo, e un fattore strutturale, rappresentato dal-l’effetto di lungo periodo che l’innovazione tecnologica produce sulla dinamica della produttività dei fattori.

58 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

TAVOLA 3. INNOVAZIONE TECNOLOGICA E INCIDENZA INFORTUNISTICA NEL SETTORE MANIFATTURIERO EUROPEO

Tasso di Tasso di

innovazione a incidenza b

1994-96 1996

Irlanda 73 17,5

Germania 69 48,8

Austria 67 42,0

Olanda 62 59,0

Inghilterra 59 16,4

Svezia 54 15,3

Italia 51 54,4

Norvegia 48 76,7

Francia 43 46,3

Lussemburgo 42 48,0

Finlandia 36 46,5

Spagna 29 85,8

Belgio 27 45,9

a Percentuale di imprese manifatturiere innovative, fonte: Eurostat-CIS b Numero di infortuni per 1000 occupati, fonte: Eurostat-ESAW

Capitolo 59

Il ruolo dell’innovazione tecnologica sulla dinamica del fenomeno infortunistico è oggetto specifico del nostro studio e non esistono, a nostra conoscenza, analisi quantitative relative alla relazione tra le due variabili.

Il legame tra ciclo economico e infortuni è stato, invece, messo in luce in diversi studi1. In tali studi si sostiene, in sintesi, che esiste una correla-zione positiva tra l’espansione del ciclo economico e il fenomeno infortu-nistico. L’intensificarsi del fenomeno infortunistico verrebbe spiegato, nelle fasi di espansione, dalla maggiore intensità dei ritmi di lavoro, dal maggior numero di ore straordinarie, dalla minore manutenzione degli impianti e dal peggioramento delle condizioni ambientali e di lavoro. Il fenomeno inverso si verificherebbe, invece, nelle fasi di recessione, quan-do la dinamica degli indici di frequenza infortunistica beneficerebbe dei più tranquilli ritmi di lavoro, della maggiore manutenzione degli impian-ti e delle migliori condizioni ambientali e di lavoro. L’insieme di quesimpian-ti fat-tori consentirebbe di ridurre, nelle fasi recessive, non soltanto l’incidenza infortunistica, misurata sul numero degli addetti, ma anche la frequenza infortunistica, misurata sul numero di ore lavorate.

La componente ciclica del fenomeno infortunistico è stata ricavata sulla base della serie dell’indice di frequenza fornito dall’Inail2, calcolato come numero di infortuni per milione di ore lavorate. Come proxy dell’in-novazione tecnologica impieghiamo un indicatore di R&S, costruito rap-portando la spesa in R&S al numero di addetti3. L’indicatore ciclico è rap-presentato dall’output gap, che è la deviazione percentuale dal Pil

potenzia-Capitolo 1

1Cfr. ad esempio G. Ortolani, L’andamento degli infortuni sul lavoro nell’industria italiana, Rivista degli infortuni e delle malattie professionali, 1990 e L. Campiglio, La dinamica degli infortuni sul lavo-ro nel periodo 51-70, Note e discussioni, 1971.

2Applicando il filtro di Hodrick-Prescott alla serie originaria abbiamo calcolato il trend. La com-ponente ciclica è stata poi ricavata come deviazione percentuale della serie dal trend.

3I dati relativi alla spesa in R&S sono di fonte OCSE, Research and Development in Industry, 1999, mentre il numero degli addetti è tratto dai Conti Economici Nazionali dell’Istat.

Tasso di incidenza infortunistica (X 1000 ocupati)

GRAFICO 4. INNOVAZIONE TECNOLOGICA E INCIDENZA INFORTUNISTICA NEL SETTORE MANIFATTURIERO EUROPEO

60 Modernizzazione dei processi produttivi ed emersione dei costi sociali

le e misura, se negativo, la quota di capacità produttiva inutilizzata, se posi-tivo, l’eccesso di domanda rispetto alla capacità produttiva4. I tre indicato-ri sono relativi all’insieme dei settoindicato-ri dell’Industindicato-ria e dei Servizi.

Prima di procedere alla verifica econometrica osserviamo, in via pra-tica, l’evidenza fornita nei grafici 5 e 6.

Nonostante la frequenza infortunistica abbia evidenziato, negli ulti-mi quarant’anni una forte riduzione (passando dal livello di 81,63 nel 1960 al livello di 23,58 nel 1999), è possibile osservare, in tutto il periodo considerato, una netta correlazione positiva tra le componenti cicliche del fenomeno infortunistico e della crescita del prodotto (vedi Grafico 5).

Tale correlazione sembra permanere anche dopo gli intensi processi di ristrutturazione che a partire dalla metà degli anni Settanta, hanno for-temente accresciuto la quota dei servizi all’interno del sistema produttivo italiano.

Essa viene meno, invece, negli ultimi tre anni del periodo considera-to, quando la componente ciclica degli infortuni si è nettamente accre-sciuta nonostante il tono congiunturale fortemente negativo. Un fatto che potrebbe essere associato alla riduzione della propensione innovativa con cui le imprese hanno reagito al clima di incertezza prodotto dalla difficile fase congiunturale e dal processo di risanamento della finanza pubblica.

Una relazione univoca è, invece, quella che lega gli infortuni all’in-novazione, mostrata nel Grafico 6. In questo caso si evidenzia, sulla base dei dati disponibili (relativi al periodo 1976-1997) una netta correlazione negativa tra le due variabili.

Il passo successivo consiste nel sottoporre a test empirico le rela-zioni individuate graficamente. Da un punto di vista analitico, l’equa-zione che abbiamo stimato, con riferimento al periodo 1977-1998, è la seguente:

log(IF)=a+b*log(IF(-1))+

γ

,*log(RS(-1))+d*ciclo+

ε

*DU93+u in cui IF è l’indice di frequenza infortunistica e RS è l’indicatore di inno-vazione (spesa in ricerca e sviluppo per occupato). Tra le esogene trovia-mo anche l’indicatore ciclico e la dummy DU93, che incorpora il break strutturale verificatosi con la crisi del 1992. L’ordine dei ritardi è stato dis-tribuito in funzione della significatività dei parametri. I risultati della stima sono illustrati nella tavola 4.

Tutte le variabili esogene presentano il segno atteso e sono significa-tive. La frequenza infortunistica risulta correlata positivamente con la sua ritardata di ordine 1 (e ciò implica l’esistenza di un processo di aggiusta-mento), con il ciclo e con la dummy. Una correlazione negativa si eviden-zia, invece, tra la frequenza infortunistica e l’innovazione tecnologica, che sembra produrre i suoi effetti con un anno di ritardo. Ciò spinge a soste-nere che, in termini di policy, ai fini dell’abbattimento progressivo

dell’in-4Si tratta di un indicatore fornito dall’OCSE, Economic Outlook, dicembre 1999.

Capitolo 61

dice di frequenza infortunistica, il processo di innovazione tecnologica deve diventare più intenso proprio nelle fasi di espansione del ciclo eco-nomico, quando gli accresciuti ritmi produttivi determinano una

dice di frequenza infortunistica, il processo di innovazione tecnologica deve diventare più intenso proprio nelle fasi di espansione del ciclo eco-nomico, quando gli accresciuti ritmi produttivi determinano una

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