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“FAMILY ORIENTED”

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Academic year: 2022

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(1)

METODI E STRUMENTI DI MONITORAGGIO

“FAMILY ORIENTED”

Metodologie e strumenti di monitoraggio

Francesco Belletti

(2)

1) La questione delle informazioni riguarda ogni fase del processo di programmazione, con modalità e funzioni diverse

2) Le tipologie di dati da raccogliere sono molto diverse, ed esigono metodi di raccolta e finalizzazioni molto diverse

3) Gli strumenti per il monitoraggio implicano scelte organizzative ed economiche

QUALI FASI – QUALI DATI

QUALI STRUMENTI

(3)

FASI DELLA PROGRAMMAZIONE E DATI:

A COSA SERVONO, CHI LI USA

• Analisi dei bisogni

• Progettazione

• Attuazione

• Valutazione

• Riprogettazione

Policy makers

Produttori destinatari

(4)

QUALI DATI: ALCUNE DISTINZIONI

• Produzione interna o dall’esterno

• Dati individuali o dati di sistema

• Quantitativi e qualitativi

• Dati sistematici o “puntuali”

• Consiglieri o tiranni

(5)

QUALI DATI: ALCUNE DISTINZIONI (1/5)

Produzione interna o dall’esterno

• Ogni organizzazione genera dati dal proprio agire.

• Molti dati necessari per l’agire sono generati da altri.

• Non sempre i sistemi informativi si parlano

• Più il sistema è articolato, più il

“dialogo informativo” è cruciale (e difficile)

(6)

QUALI DATI: ALCUNE DISTINZIONI (2/5)

Dati individuali o dati di sistema

• Molti dati/indicatori sono fondati su dati individuali, elementari (sia dentro che fuori l’organizzazione – cartelle sociali, indagini individuali…)

• Altre informazioni riguardano gruppi sociali/organizzazioni, e sono usate solo in forma aggregata (indicatori territoriali)

(7)

QUALI DATI: ALCUNE DISTINZIONI (3/5)

Quantitativi e qualitativi

• La costruzione di indicatori quantitativi è obiettivo ragionevole per dialogare e condividere il più possibile valutazioni e misure

• Molte dimensioni qualitative del welfare (a livello sia individuale che collettivo) sfuggono ad una “metrica indiscutibile”, ma conservano la natura di

“informazioni rilevanti per decidere”

(VALORE INFORMATIVO DELLE

“INFORMAZIONI INFORMALI”)

(8)

QUALI DATI: ALCUNE DISTINZIONI (4/5)

Dati sistematici o

“puntuali”

• Osservazioni sistematiche della realtà consentono comparazioni, misure di cambiamento, modifiche sistematiche dell’agire.

• Alcuni fenomeni possono essere letti solo episodicamente (a fondo qualitativi,

grandi sforzi economici, ecc.

• Cfr. la differenza tra Censimento pop.

Istat (ogni 10 anni) e dati anagrafici (quotidiani, elaborati annualmente)

(9)

QUALI DATI: ALCUNE DISTINZIONI (5/5)

Consiglieri o tiranni

• Alcuni indicatori sono usati come vincoli

insormontabili (es. 3% di deficit sul PIL per l’UE), In tal modo il decisore è de-responsabilizzato.

• Altri indicatori “suggeriscono” margini di

variabilità più o meno ampi alle scelte dei policy makers.

• Altri indicatori, pur rilevati, non sono considerati.

(10)

FONTI-STRUMENTI

• Sistema Informativo (Socio-Ass.?)

• “La clausola valutativa”

• Altre fonti informative istituzionali

• I dati individuali/familiari

• Mappe statistiche dei territori

• Gli “Osservatori”

(11)

OBIETTIVI DI UN SISTEMA INFORMATIVO (1/4)

• SORVEGLIANZA DEL SISTEMA ESTERNO

• Controllo dell’evoluzione dei bisogni

• Mappa degli attori

operanti sul territorio

(12)

OBIETTIVI DI UN SISTEMA INFORMATIVO (2/4)

• SORVEGLIANZA SUL FUNZIONAMENTO INTERNO

• Verifica del funzionamento operativo del disegno

organizzativo

• Sorveglianza e correzione

dei “nodi critici” (positivi e

negativi)

(13)

OBIETTIVI DI UN SISTEMA INFORMATIVO (3/4)

• VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’

• Corrispondenza delle azioni agli obiettivi

• Uso adeguato delle

risorse

(14)

OBIETTIVI DI UN SISTEMA INFORMATIVO (4/4)

• RICERCA, SVILUPPO, INNOVAZIONE

• Ricerca di nuovi

modelli interpretativi

• Ricerca e

sperimentazione di nuovi modelli

operativi

(15)

“La clausola valutativa”

I contenuti delle clausole valutative: Le clausole valutative sono norme che indicano in modo chiaro:

(1) le informazioni necessarie a comprendere i processi d’attuazione delle leggi e i risultati delle politiche regionali da queste promosse;

(2) i soggetti preposti alla produzione delle informazioni richieste;

(3) le modalità e i tempi previsti per l’elaborazione e la comunicazione delle informazioni richieste;

(4) la previsione di adeguate risorse finanziarie per lo svolgimento delle attività di controllo e valutazione;

(5) Il successivo utilizzo a fini decisionali degli esiti delle analisi.

(FONTE, WWW.CAPIRE.ORG, Presid. Assemblee regionali)

(16)

Altre fonti informative istituzionali

• Istat, Ministeri, Dipartimenti, Inps, generano dati che qualificano i territori. Non sempre sono disponibili agli enti programmatori, né tantomeno ai “produttori”.

• Tuttavia questi dati potrebbero essere “sistema

informativo” (vedi controlli incrociati via codice fiscale).

• Cfr. ISEE.

(17)

I dati individuali/familiari

• Il livello micro-sociale della prestazione/relazione di aiuto esige un proprio circuito informativo autonomo (conoscere per agire, vedere cosa è successo ed

eventualmente modificare l’agire, o interromperlo).

• Esso genera anche un’eccedenza informativa, spesso dispersa (perché non raccolta o non elaborata).

• In particolare passare dal dato individuale a quello familiare in questo ambito è spesso complesso (cfr.

cartella sociale).

(18)

Mappe statistiche dei territori

• Indicatori territoriali aggregati sono spesso usati per scopi programmatori (n. prestazioni/presidi per

popolazione, ecc.).

• Si tratta di dati “eterogenerati”, rispetto al

funzionamento dell’organizzazione, ma spesso decisivi per qualificarne azioni e vincoli.

(19)

Gli “Osservatori”

• Strumento potenzialmente risolutivo, spesso “non mantiene ciò che promette”.

• Luogo preposto al “conoscere per”, spesso si limita ad

“azione di studio”, pur inserito in modelli informativi teoricamente appropriati.

• Spesso “etichetta di marketing comunicativo”.

• La vera sfida è la reale integrazione con i flussi operativi.

• Gli osservatori provinciali della L. 328: quasi una metafora dei rischi.

(20)

PER CONCLUDERE IN POSITIVO…

• Strumenti, luoghi, obiettivi e metodologie del

monitoraggio sono noti, positivamente differenziati/

differenziabili, e in vario modo già sperimentati/

applicati.

• Occorre investire in trasferibilità-circolarità informativa, in omogeneizzazione (almeno una nomenclatura

affidabile dei servizi, se non i livelli essenziali socio- assistenziali)

• La vera sfida del monitoraggio non è rispetto al produrre, ma rispetto al governare.

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