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Aprile 2003

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prima di disperdersi.

• Il 6 e 12 marzo si registrarono anomalie termiche ai crateri 1 e 3. Il 17 venne

registrato un evento tipo explosion quake di ampiezza elevata rispetto alla media, al cratere1; ad esso fu associata un’emissione di cenere inizialmente sostenuta, poi intermittente. Il crollo, verificatosi poco dopo, all’interno del condotto vulcanico, di una porzione sommitale del cratere1, portò ad una variazione morfologica dell’orlo sud-orientale.

• dal 17 il cratere 1 è interessato da solo degassamento.

Fig.1.8:a)campo lavico attivo visto da sud(22marzo); b)fronte attivo che si autobreccia.

Aprile 2003

Nei primi giorni di aprile il campo lavico fu alimentato da due bocche attive a quota 590m e 600m., rispettivamente, e da altre due bocche effimere che si aprirono la notte tra l’1 e il 2 aprile a quota 580; queste bocche alimentavano due flussi che dopo pochi metri si univano in un'unica colata in espansione

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lungoSciara del Fuoco.

Nei primi giorni di aprile si rilevarono inoltre:

• forti anomalie termiche sul fondo dei crateri 1 e 3; in particolare le anomalie

termiche sul fondo del cratere 3 furono le più alte a partire dal 28 dicembre 2002;

• emissioni di cenere dal cratere 3,

• un corpo di frana, probabilmente formatosi negli ultimi mesi in seguito ai vari

eventi franosi. Il corpo di frana era inclinato da ovest verso l'interno del cratere, che risultava, dalle immagini termiche, perforato da due bocche, di dimensioni ridotte, con degassamento ad alta temperatura.

• la presenza di tre serie di fratture: 1) fratture ad orientazione circa NE-SO,

ubicate a circa 650 m s.l.m. alla base della frattura eruttiva, che dislocavano verso NO il campo lavico di quota 600 m nella sua porzione più alta; 2) fratture ad orientazione circa NO-SE, ubicate intorno a quota 450-500 m, ad est del campo lavico formatosi dalla bocca di quota 500 m, con apparente struttura en-echelon; 3) fratture che interessavano la base settentrionale del cratere 1 intorno alla quota di 600 m, sulle quali si osservano consistenti emissioni fumaroliche.

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espulsi ricaddero sui fianchi del vulcano fino a bassa quota, causando incendi nella vegetazione. Il campo lavico attivo alla quota di 590 m s.l.m., che presentava 3 bocche attive con scarsa emissione lavica, fu completamente ricoperto dai prodotti (prevalentemente litici) emessi dal cratere. Una nube bianca si innalzò immediatamente da questa coltre di detrito, per evaporazione dei prodotti umidi che ricoprivano le colate attive. Alle ore 09:12 la rete sismica registrò un forte segnale sismico relativo all'evento esplosivo. Il segnale aveva preceduto di qualche decina di secondi, con ampiezza crescente, l'emissione di materiale dall'area craterica. L'evento non fu preceduto da altri segnali sismici di particolare rilevanza e fu seguito da un aumento del tremore che durò circa 15 minuti. Dopo il fenomeno esplosivo, l'attività mostrò un incremento nel numero degli eventi sismici VLP ed explosion quakes. La localizzazione effettuata tramite l'array infrasonico individuò nel cratere 1 l'origine dell'evento che fu seguito da almeno altri due eventi registrati dai sensori infrasonici. Alle 10.50 l’attività effusiva riprese sul bordo del campo lavico da 4 distinte bocche, allineate in direzione NE-SO, lungo una apparente zona di frattura. Le relative colate, in espansione verso nord-ovest, non andavano oltre il bordo del pianoro, ed avevano portata molto ridotta.

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L’8 aprile venne rilevata una nuova bocca effusiva (hornito) alla base della scarpata generata dall'apertura della frattura eruttiva del 28 dicembre; questa fu interessata da intensa emissione gassosa e in modo discontinuo, fino al 12, da emissione lavica. Nella porzione più a monte del campo lavico, alla quota di circa 600 m s.l.m., una frattura, con orientazione circa NE-SO, già evidenziata sin dal 31 marzo, attraversando la coltre dei detriti che ricopriva il pianoro e due bocche effusive di quota 600m, si propagava fino al piede settentrionale del cratere 1. La zona craterica sommitale del vulcano fu interessata da emissione di gas bluastro a tratti pulsante, particolarmente evidente dal cratere 3, causata da attività esplosiva intracraterica. Le anomalie termiche registrate erano localizzate nella zona di frattura, evidente prima dell'evento parossistico del 5 aprile, con orientazione NE-SO, seguendo il trend strutturale tipico del vulcano. Ulteriori anomalie termiche furono riscontrate sul fianco nord-occidentale del cratere 1. Il 10 aprile fu rilevato un aumento nel numero di bocche attive sul pianoro di quota 590 m, nella parte alta della Sciara del Fuoco, e nella loro portata.

Il 14 aprile le bocche effusive attive erano tre, due poste nella parte centrale del pianoro, in prossimità di una piccola scarpata ad orientazione NE, parallela alla scarpata della frana del 30.12.2002, l'altra nella parte sud-occidentale del pianoro.

Il 21 aprile lungo il margine SW della frattura con orientazione NE, si formò un piccolo lago di lava che il giorno seguente diede origine a una colata diretta WNW, lungo il margine SW del campo lavico. Poco al di sotto del pianoro, a quota 550 m slm, erano presenti altre due bocche effimere che alimentano altrettante colate. I fronti attivi delle colate non oltrepassarono mai i 300m slm.

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Dal 16 aprile: si osservarono fratture con orientazione NE nella parte arretrata del pianoro di quota 600m e sul fondo dei crateri; si rilevarono emissione di cenere scura dal cratere 3, associata ad eventi tipo esplosion quakes registrati dalla rete sismica; si registrò un significativo incremento della temperatura sul fondo del cratere3 e degassamento ai crateri 1 e 3; il 26 aprile si aprì una nuova bocca a quota 600m. alla base del cratere1

Maggio 2003

Una bocca a quota 600m (hornito meridionale), che fu attiva il 26 e 27 aprile, tornò ad esserlo la notte tra il 2 e 3 maggio, con la formazione di una piccola colata lavica, tra l’8 e il 12, tra il 17 e il 24 e tra il 26 e il 31, periodo in cui si registra un’attività particolarmente intensa (spattering) insieme all’hornito settentrionale posto nella parte centrale del pianoro. L’intensa attività, di quest’ultimo, fu accompagnata da una sua repentina crescita (valutabile in alcuni metri) in altezza ed un allargamento della sua bocca. L'apertura di questa bocca, in posizione più rilevata rispetto a quelle precedentemente attive, sarebbe ancora una volta da correlare a un lieve aumento della pressione nel sistema, come avvenne ripetutamente sin dall'inizio dell'eruzione.

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fluida all'interno delle colate non più visibilmente alimentate. Questa fu probabilmente responsabile della formazione di diverse fratture trasversali, sul campo lavico, che seguivano la rottura di pendio che limita il pianoro di quota 590 m.

I crateri sommitali furono caratterizzati da un degassamento intenso soprattutto all’inizio del mese, concentrato nella porzione più interna, ubicata tra il cratere 1 ed il cratere 3, presumibilmente nell'area dove si trovava il cratere 2, collassato dall'inizio dell'eruzione. Questa zona di degassamento si presentava anche termicamente molto attiva (era presente una bocca incandescente al centro della depressione craterica sommitale al centro del cratere 3), indice di risalita di gas ad alta temperatura. I crateri 1 e 3 si presentavano invece per la maggior parte ostruiti. Inoltre furono osservate sporadiche emissioni di cenere dal cratere 3 e dal cratere 1, accompagnate, in quest’ultimo, da emissioni di brandelli di lava incandescenti (l’attività esplosiva riprese il giorno 11) e associate a explosion quake. Le emissioni di cenere (3-4 eventi/ora) dai crateri, in particolare da quello settentrionale talvolta furono tanto intense da produrre piccole colonne di cenere scura di circa 200m di altezza.

Giugno 2003

La situazione effusiva dalle bocche ubicate sul pianoro di quota 600 m, nella parte alta della Sciara del Fuoco rimase invariata rispetto a quella di fine maggio, con un tasso effusivo variabile che si manifestò nella posizione più o meno elevata raggiunta dai fronti lavici e dal numero stesso dei flussi attivi. Nella porzione meridionale del campo lavico i due hornitos mostrarono dal 4 al 10

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un’attività di degassamento molto intensa. Dal 12 al 14 giugno l’hornito settentrionale che aveva raggiunto i 10 metri di altezza riprese ad essere attivo. Dal 16 giugno la lava dopo aver percorso il tratto più alto del pianoro a quota 590 fuoriusciva dalle bocche effimere (da 1 a 3) comprese tra i 550 e i 500m.. I fronti non oltrepassarono mai i 300m..

Ai crateri: fino al 5 giugno il cratere 1 fu interessato da emissione di cenere iuvenile accompagnata talvolta da lanci di brandelli di lava incandescente, mentre dal cratere 3 si ebbe solo emissione gassosa; dal 8 al 22 si registrò un aumento progressivo della temperatura del gas uscente dal cratere1; tra il 18 e il 20 il collasso di un’ampia porzione del bordo sudoccidentale del cratere 3 provocò un allargamento dello stesso verso sud di qualche decina di metri; dal 20 in poi si registrarono una diminuzione delle emissioni di cenere dal cratere, e un innalzamento della temperatura sul fondo dello stesso e attività stromboliana al cratere1.

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Luglio 2003

Il 1° luglio era in attività soltanto una bocca effimera, posta alla terminazione di un allineamento di bocche, ormai non più attive, orientato NO-SE (quota 500m.). Questa bocca rimase attiva fino al 6 e il flusso lavico che ne scaturiva produceva due colate separate, si ingrottava parzialmente e dopo pochi metri riemergeva in superficie attraverso una seconda, piccola bocca effimera. Il giorno seguente si aprì una seconda bocca effimera, subito a valle degli hornitos posti lungo la frattura eruttiva, sul pianoro di quota 600 m. Questa bocca si chiuse il 5 luglio e l’emissione lavica proseguì da un’altra bocca effimera posta più a valle immediatamente a ridosso del campo di fratture principale che attraversava il pianoro di quota 600 m in senso NE-SO e N-S. Da questa bocca si originavano tre piccoli flussi lavici, il più avanzato dei quali si dirigeva verso NO raggiungendo quota 500 m s.l.m. Il 9 luglio si chiuse anche la bocca a quota 600 contemporaneamente all’apertura di una bocca effusiva a circa 50m a monte dalla bocca effimera. Questa rimase attiva fino al 22 luglio quando cessò definitivamente l’attività effusiva a Stromboli. Lungo il campo lavico oltre ai sistemi di fratture principalmente orientati NE-SO, si rilevarono nuove fratture estensionali (N-S e NE-SO) nella zona centrale e centro-settentrionale del pianoro di quota 600 m. In questo periodo l’attività stromboliana presente al cratere 1 divenne progressivamente più intensa; anche il cratere 3, interessato solo da emissione di cenere fino al 22 luglio, riprende l’attività esplosiva.

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