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Academic year: 2021

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Introduzione

Questa tesi riguarda l‟applicazione e la difesa della politica di neutralità perseguita dal Granducato di Toscana a cavallo tra XVII e XVIII secolo alla luce delle tensioni internazionali scaturite dal “caso Plowman”.

William Plowman, un mercante inglese attivo a Livorno nell‟ultimo quarto del XVII secolo, chiese ed ottenne nel 1696 da Cosimo III, granduca di Toscana, il permesso di armare una nave per compiere dei commerci nel Mediterraneo orientale, assicurando che non avrebbe recato alcun disturbo al naviglio francese.

All‟epoca era infatti in corso la guerra della Lega d‟Augusta, o guerra dei Nove Anni, che vedeva Francia e Inghilterra contrapposte, mentre il Granducato aveva confermato la propria neutralità. Il Plowman, contravvenendo a quanto pattuito ed attaccando varie imbarcazioni francesi, provocò la forte irritazione dei transalpini che non mancarono di protestare con Cosimo III per il permesso dato al mercante inglese.

La reazione del granduca non si fece attendere ed il Plowman venne arrestato ed in seguito condannato ad un risarcimento in favore dei francesi.

Dopo quasi tre anni di carcere, ed aver finalmente soddisfatto le richieste transalpine, il Plowman giunse a Londra nella primavera del 1700 dove, aiutato da altri soci e mercanti a lui collegati, riuscì a perorare la propria causa accusando il granduca di aver tenuto una condotta iniqua ed ingiusta e premendo per ottenere un cospicuo risarcimento economico.

La querelle, che si protrasse per vari anni, ottenne un crescente ascolto negli ambienti della corte inglese, fino a raggiungere l‟apice nel 1704. In quell‟anno i rapporti tra Inghilterra e Granducato di Toscana entrarono in una crisi profonda e la regina Anna minacciò di far ritirare gli inglesi da Livorno se il granduca non avesse risarcito il Plowman e dato conseguentemente ragione alle pretese inglesi.

In seguito la vicenda si esaurì, senza un atto formale e senza che il granduca avesse risarcito il mercante inglese, ma anche senza che la corte inglese accettasse la condotta tenuta da Cosimo III.

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Questo lavoro affronta quindi la vicenda dal punto di vista politico evidenziando l‟atteggiamento tenuto dal Granducato in una fase in cui dovette conciliare la volontà di mantenere la propria neutralità con le pressioni provenienti prima dalla Francia, e poi, con maggior forza, dall‟Inghilterra.

Nella ricerca si è privilegiato lo studio delle fonti di carattere diplomatico conservate presso l‟Archivio di Stato di Firenze nel fondo Mediceo del Principato, suddividendo il lavoro in due fasi distinte: la prima dedicata al periodo 1696-99, ovvero dal viaggio del Plowman alla sua scarcerazione; la seconda dedicata al periodo 1701-07, cioè dalla pubblicazione di un pamphlet di proteste del Plowman e dei suoi soci, fino allo spegnersi della vicenda seguito al periodo di forte contrasto nei rapporti anglo-toscani.

Concentrandosi sulle fonti fiorentine si è scelto di assumere come punto di partenza la voluminosa filza 2674, interamente dedicata alla vicenda per gli anni 1696-991. Lo studio della prima fase è stato sostanzialmente arricchito sia dal carteggio dell‟auditore Angeli, che si occupò della causa giudiziaria contro il Plowman, sia dall‟analisi di varie fonti redatte a posteriori, a partire dal 1699. Tra queste fonti spiccano dei memoriali toscani e inglesi risalenti proprio al 1699, nonché il pamphlet del 17012, essenziale per confrontare il punto di vista toscano con quello del Plowman, ed infine le memorie del cavalier D‟Arvieux, francese, che si occupò della vicenda come rappresentante della camera di commercio di Marsiglia.

Dal 1699, cioè dalla fine della prima fase, e per tutta la seconda fase, le fonti privilegiate sono state i carteggi, conservati a Firenze, dei rappresentanti diplomatici toscani a Londra e dei loro omologhi inglesi nella capitale del Granducato. Si tratta dei dispacci di Giacomo Giraldi, Roberto Maria Zeffirini, Lambert Blackwell ed Henry Newton e di quest‟ultimo si sono anche studiate le lettere conservate al National Archives di Kew, Londra, per il periodo 1705-06.

Fondamentale per ricostruire in modo più esaustivo il quadro della vicenda e le sue ripercussioni sull‟andamento dei rapporti internazionali è stata però l‟analisi

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La filza contiene anche qualche documento successivo.

2 The Case of Sir Alexander Rigby, William Shepard, and William Plowman: setting forth the

damages they have suffer’d by the imprisonment of William Plowman; seizure of their effects, and other proceedings of the Grand Duke of Toscany, London, s.e., 1701.

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degli altri pamphlet pubblicati sulla vicenda, tra i quali spicca per importanza quello del 1704 preparato dalla comunità mercantile inglese di Livorno di comune accordo con i mercanti londinesi commercianti con il porto toscano3. Altrettanto proficuo è stato l‟esame dei dispacci dell‟ambasciatore veneziano a Londra, che si interessò vivamente al caso mostrando buone capacità nell‟analisi della situazione politica4.

Nonostante le numerose fonti disponibili il “caso Plowman” è rimasto non studiato fino ad oggi, venendo trattato marginalmente in pochi testi.

Recentemente, oltre ad una mia precedente, ma meno esaustiva ricerca, condotta per l‟elaborato finale della laurea di primo livello in storia, la vicenda è stata trattata da June Palmer, che ha preso in esame il carteggio tra un importante mercante inglese di Livorno, Francis Arundell, ed un suo corrispondente in Inghilterra, trovandovi vari riferimenti sul “caso Plowman”5. Come vedremo nel corso della tesi, la cosiddetta English o British Factory di Livorno, cioè la comunità mercantile inglese di Livorno, fu profondamente coinvolta nella vicenda e sarebbe ipotizzabile uno studio che, approfondendone il coinvolgimento, permettesse di conoscere più a fondo la realtà di questa comunità a cavallo tra „600 e „700. Questa ricerca, che si aggiungerebbe ai preziosi studi già condotti da Michela D‟Angelo e Stefano Villani, potrebbe partire da un confronto dettagliato tra i vari pamphlet già utilizzati per questa tesi e le evenienze che potrebbero essere rilevate da un‟analisi dei fondi del Capitano poi Governatore poi Auditore vicario dell‟Archivio di Stato di Livorno e dei Consoli del mare dell‟Archivio di Stato di Pisa. Questo confronto potrebbe permettere di ricostruire eventuali rapporti conflittuali tra gli inglesi di Livorno, la condizione economica di

3 The Answer of the Merchants-Petitioners, and Trustees for the Factory at Legorn, to the

Account of Damages laid to the Charge of the Great Duke of Toscany, by Sir Alexander Rigby, Mr. Will. Shepard, and Mr. Will. Plowman; together with their Reply, and the Merchants-Petitioners’ second Answer thereto. As also Divers Original Papers and Proofs; Deliver’d in Writing to Sir John Cooke, Judge Advocate, and John Pollexfen, Esq; The Delegates appointed by Her Majesty’s Special Command, to Hear what the Petitioners had to say; and to make Their Report thereupon. With several other Matters and Papers since come to Hand from Legorn,

London, s.e., 1704.

4 Si è integrato inoltre la ricerca principalmente con lo studio dei carteggi del provveditore alla

dogana del porto di Livorno, il già agente del granduca a Londra Francesco Terriesi, e dell‟avvocato Alessandro Luigi Catelani che si occupò del caso.

5 J. Palmer, «Letters from London to Leghorn, 1704-1705. The correspondence between Arthur

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numerosi mercanti ed altri aspetti utili per descrivere alcuni aspetti della vita di questa comunità così importante per l‟economia del porto toscano.

La presente tesi è stata strutturata in 3 capitoli, dei quali il primo è quasi interamente dedicato a delineare un quadro della realtà di Livorno nel XVII secolo, soffermandosi su alcune sue caratteristiche principali, quali il porto franco e la neutralità, e quindi approfondendo la presenza inglese nella città-porto toscana.

Questo quadro, senza dimenticare gli importanti contributi precedenti tra i quali spicca il libro di Braudel e Romano del 19516, è delineato sulla base dei numerosi studi su Livorno e sulla presenza commerciale inglese in Italia che si sono susseguiti negli ultimi trent‟anni a partire da due convegni tenutisi tra il 1978 e il 19807. Senza trascurare altri importanti contributi, come quelli esposti nel convegno tenutosi nel 2006 in occasione dei 400 anni dell‟attribuzione di Livorno dello status di città8, si può ben affermare che oggi, come da svariati anni ormai, gli studi sulla storia di Livorno trovano un fondamentale collettore e luogo di confronto nella rivista Nuovi Studi Livornesi.

Dopo aver fornito il suddetto quadro ho quindi affrontato brevemente la biografia di William Plowman, dalla sua giovinezza fino al viaggio del 1696, per poi dedicare i capitoli 2 e 3 a ciascuna delle due fasi che caratterizzarono il “caso Plowman”.

Desidero approfittare dell‟occasione per ringraziare quanti mi hanno aiutato con i loro consigli, suggerimenti e professionalità in questa ricerca: Marcella Aglietti, Rosa Baviello (e tutto lo staff della biblioteca di Storia e Filosofia), Daniele Edigati, Lucia Frattarelli Fischer e June Palmer.

Ringraziamenti particolari vanno ad Andrea Addobbati per la sua disponibilità e le sue indicazioni in merito a numerosi aspetti tra i quali il tema della neutralità del Granducato di Toscana e di Livorno; a Barbara Donati, per l‟aiuto datomi

6 F. Braudel, R. Romano, Navires et Marchandises à l’entrée du Port de Livourne (1547 –

1611), Paris, Armand Colin, 1951.

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Di questi convegni esistono i seguenti atti editi: Atti del convegno «Livorno e il Mediterraneo

nell’età medicea», Livorno, Bastogi, 1978; Atti del convegno di studi «Gli inglesi a Livorno e all’Isola d’Elba» (sec. XVII-XIX), Livorno, Bastogi, 1980.

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nella riproduzione delle fonti del National Archives di Kew, Londra; e quindi a Stefano Villani, che mi suggerì ormai quattro anni fa di studiare il Plowman e la vicenda a questi legata e che non ha mai lesinato nel darmi consigli e incoraggiamenti pur restando forse troppe volte inascoltato.

Questo lavoro non avrebbe però mai visto la luce senza l‟appoggio, l‟incoraggiamento, le attente letture e l‟amore di Angelica.

Insieme a lei desidero ringraziare i miei genitori, che hanno letto volta per volta la tesi e che soprattutto hanno saputo aspettare.

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