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Capitolo 1: La Criminalizzazione della sodomia negli Stati Uniti dal periodo coloniale al primo Novecento

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Capitolo 1: La Criminalizzazione della sodomia negli Stati

Uniti dal periodo coloniale al primo Novecento

1.1 Il reato di sodomia nelle colonie Inglesi del Nord America fino

all'Indipendenza

Fin dagli albori della colonizzazione Europea delle coste del Nord America, i nuovi arrivati espressero chiaramente nelle leggi e nella cultura la condanna degli atti sessuali non riproduttivi, definendoli con il generico “crimini contro natura” e “sodomia”. Queste leggi, presenti nel resto dell'Impero Coloniale Inglese, divennero lo strumento per regolare i costumi sessuali dei coloni, per marcare la propria superiorità culturale rispetto ai nativi, considerati inferiori anche in virtù dei loro diversi costumi sessuali. Molte tribù indigene non concepivano il sesso non riproduttivo, i rapporti tra persone dello stesso sesso come un tabù, mentre molti importanti ruoli sociali erano svolti da uomini e donne dai ruoli di genere non conformi a quelli dei bianchi occidentali.1

Nelle colonie Inglesi la legge contro la sodomia era derivata dalla “buggery law” inglese del 1533. Riformata sotto il regno di Enrico VIII, essa costituiva la secolarizzazione della condanna religiosa contenuta nel Levitico dell'Antico Testamento. La legge era applicata a casi di zoofilia, violenze su minori e donne, ai rapporti anali in generale, ma non colpiva i rapporti orali e gli intercorsi sessuali tra sole donne, su cui restava comunque una forte condanna morale e religiosa.2

Sodomia è un termine ambiguo, ai tempi poco esplorato e su cui regnava un silenzioso riserbo. Questo rendeva la legge uno strumento elastico nelle mani di giudici e funzionari pubblici, finendo più per sanzionare i comportamenti giudicati moralmente non conformi più che l'atto sessuale di per se'. Inoltre al momento della

1 Louis Crompton, Homosexuality and Civilization, Harvard University Press, Cambridge, MA, 2003, pp.314-319 2 Crompton, Ibidem, pp.378-388

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colonizzazione, gruppi diversi di emigranti modificarono spesso la legge originaria rispecchiando più la loro identità che le necessità pratiche. La differenziazione era legata al modello di colonizzazione originario, diverso nel caso Inglese rispetto a quello di altre nazioni per la partecipazione eterogenea di gruppi diversi per concezione culturale, religiosa o per il diverso grado di autonomia rispetto alla madrepatria. Gli insediamenti finanziati da compagnie statali riproducevano quanto più fedelmente la common law Inglese. Nelle regioni Nord della East Cost la presenza di comunità dal forte carattere religioso, sopratutto Puritano e Quacchero, portò a una maggiore creatività legislativa ispirata dalla lettura diretta dei Testi Sacri, legittimata dal timore religioso e della paura della contaminazione spirituale tra i membri della comunità.3

Uno dei primi codici a includere la legge contro la sodomia fu Capital Laws of New

England del 1641, nella colonia puritana di Playmouth fondata nel 1620 nel

Massachusetts. Riprendendo integralmente il linguaggio del Levitico, definiva come sodomia la Zoofilia, la violenza Sessuale su donne e uomini, adulti e minori, i rapporti sessuali sodomitici tra soli maschi e tra maschi femmine, estendendosi a pratiche “sporche” che in Inghilterra non erano penalmente rilevanti, come la masturbazione e i rapporti sessuali tra sole donne. Questa lettura, che pretendeva di essere quanto più aderente rispetto al Testo Sacro, era in realtà molto creativo, poiché nel passaggio del Levitico non vi erano riferimenti a eventuali rapporti “saffici”. Altre colonie ignoravano semplicemente la questione. Tuttavia, pur nella varietà, le leggi sui crimini sessuali coloniali erano accomunati della pena capitale, presente non solo nelle colonie Inglesi, ma anche Francesi, Spagnole e Olandesi presenti lungo la East Cost.4

A fronte di pene severi e di una condanna morale inappellabile, si documentano poche condanne comminate durante il Diciassettesimo secolo, dimostrando così l'assenza di una attiva vigilanza nell'individuare il reato, nonostante il forte interesse morale a perseguirlo. L'applicazione non era rivolta infatti verso una categoria

3 William Eskridge, Dishonorable Passions: Sodomy Laws in America, 1861-2003, Penguin Group, New York, 2008, pp.16-20

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sociale identificabile, ma colpiva i singoli quando le dinamiche sessuali davano scalpore o minacciavano gli equilibri interni della colonia, interessata a favorire la riproduzione dei suoi membri, tutelando i matrimoni e la sopravvivenza dei nuclei familiari. Questa mentalità da assedio, sotto la costante minaccia della corruzione morale sia esterna sia interna, era il prodotto tanto delle minaccia alla salvezza spirituale quanto quella materiale della colonia.5

Alcuni di questi elementi sono visibili nel caso di William Plaine in Connecticut, accusato nel 1646 di avere compiuto “unclean practice” davanti a minori, di inadempienza coniugale, di corruzione morale e ateismo:

“Being a married man, he had committed sodomy with two persons in England, and . . . he had corrupted a great part of the youth of Guilford by masturbations, [...] and to some who questioned the lawfulness of such filthy practice, he did insinuate seeds of atheism, questioning whether there was a God, etc. [...] And indeed it was horrendum facinus [a dreadful crime], and he a monster in human shape, exceeding all human rules and examples that ever had been heard of, and it tended to the frustrating of the ordinance of marriage and the hindering of the generation of mankind.”6

Nonostante le poche condanne, il Diciassettesimo secolo vide la maggiore applicazione delle leggi contro la sodomia durante tutto il periodo coloniale Inglese. Il controllo della morale religiosa sulla società e sulla vita sessuale dei coloni diminuì nel corso del secolo successivo, mentre le condanne a morte per sodomia quasi scomparvero. Con il conseguimento dell'Indipendenza dalla Madrepatria Inglese e la proclamazione del Bill of Rights del 1787 molte delle ex colonie avviarono programmi per ammodernare il reato, rimuovendo i riferimenti biblici e riducendo le pene.7

1.2: L'Illuminismo, le riforme in Europea e l'eccezione statunitense

5 James A.Morone, Hellfire Nation, the politics of Sin in American History, Yale University Press, New Haven, 2003,

pp. 20-35

6 Eskridge, Ibidem, pp.18-19 7 Eskridge, Ibidem, pp.21

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L'Illuminismo e i suoi esponenti, denominatisi philosophes, ispirandosi dagli ideali di Ragione, Laicità e Umana Fratellanza, sostennero l'idea che la Legge dovesse ispirarsi dalla Conoscenza Scientifica e una nuova Etica, non dalla lettura dei Testi Sacri. In nome dell'Eclettismo e dell'approccio Enciclopedico e Scientifico al Sapere non tralasciarono nulla nella loro indagine, venendo così a confrontarsi così il tema della sodomia maschile.

I philosophes furono tra i primi pensatori dell'età Moderna a sostenere leggi meno condizionate dalla morale religiosa e proposero pene più miti per la sodomia in base ad argomenti pratici e razionali. Sollevavano inoltre obiezioni sulla difficile punibilità del crimine, dato che perseguirlo dava spazio ad arbitri ed eccessi, mentre le pene poste erano talmente severe che erano difficili da applicare, se non in circostanze eccezionali. Tuttavia gli esponenti dell'Illuminismo Europeo condivisero in generale il disprezzo del tempo contro la sodomia, descrivendola come un vizio morale. François-Marie Arout, più noto come Voltaire, (1694-1788) accennò nel suo

Dizionario Filosofico all'amore “socratico” quale: “vizio distruttivo”, “oltraggio alla

Natura”, “disgustoso abominio”. In altre opere arrivò però a ritenere inutile perseguirlo, giudicandola un atto perdonabile se compiuto in modo consensuale, da giovani, senza venire poi meno ai doveri riproduttivi e familiari.8

Il primo a parlare più esplicitamente di derubricazione del reato di sodomia fu Cesare Beccaria (1734-1794), nel suo libro Dei Delitti e delle Pene, all'interno di un più vasto disegno di sostituzione di pene corporali con altre più miti, rieducando il reo in nome dell'Utile generale della società:

“[...] Vi sono alcuni delitti che sono nel medesimo tempo frequenti e difficili a provarsi […] gli adulteri, la greca libidine, che sono di difficile prova […] L'Attica venere, così severamente punita dalle leggi ha meno il suo fondamento su i bisogni dell'uomo isolato e libero che sulle passioni dell'uomo sociale e schiavo. Essa prende la sua forza non tanto dalla sazietà dei piaceri quanto da quella educazione che […] rende gli uomini utili agli altri. […]”9

8 Mario Bonfantini, (ed. a cura), Voltaire, Dizionario Filosofico, Einaudi, Torino, 1995

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pp.91-Spronando all'esercizio dei principi della Ragione e citando Montesquieu, Beccaria sosteneva come la sodomia avesse cause sociali come la povertà. La legge doveva impegnarsi a prevenire il crimine, più che punirlo su quello morale:

“Io non pretendo diminuire il giusto orrore che meritano questi delitti; ma, indicandone le sorgenti, mi credo in diritto di cavarne una conseguenza generale, cioè che non si può chiamare giusta (il che vuol dire necessaria) una pena di un delitto, finché la legge non ha adoperato il miglior mezzo […] per prevenirlo”10.

In Inghilterra il filosofo e giurista Jeremy Bentham (1748-1832), pubblicò in forma anonima un saggio intitolato “On Pederasty”, esprimendo un giudizio innovativo sul tema. Bentham, fermo restando la condanna morale degli atti sodomitici, respingeva quanto sostenuto da eminenti giuristi come William Blackston per cui le leggi dovevano rappresentare un ordine morale superiore e non basate su evidenze “scientifiche”. In quanto utilitarista, Bentahm sosteneva invece il contrario, affermando come le leggi dovevano invece essere finalizzate al miglioramento della società, interpretando la pubblica utilità delle leggi come “la maggiore felicità possibile del maggior numero possibile di persone”.11

Quindi, decretare pene severe contro desideri insopprimibili quali l'impulso sessuale non solo non persuadeva le persone dal commetterli, ma generavano effetti deleteri ulteriori come dilazioni, accuse infondate, ritorsioni da parte delle forze dell'ordine, il diffondersi del sospetto tra i cittadini. In nome di un comune senso di umanità e della saldezza dei legami sociali, Bentham suggeriva di cambiare simili leggi, anche a vantaggio di soggetti meritevoli più di compassione che di disprezzo. Non vi erano sufficienti giustificazioni, oltre alla morale religiosa, per colpevolizzare chi indugiava in tale vizio, agli occhi di Bentham, se non il senso del disgusto, motivazione da lui ritenuta insufficiente:

“In questo come in molti altri casi, per farla breve, la disposizione a punire parrebbe non aver avuto altra base se non l'antipatia con la quale chi disponeva della pena considerava il reo. [...] Una di esse è l'antipatia fisica. Tuttavia questa circostanza […]

93

10 Beccaria, Ibidem, pag. 93

11 Giacomo Sameck Ludovici, L'utilità del Bene. Jeremy Bentham, l'utilitarismo e il consequenzialismo, Vita e Pensiero Editrice, Milano, 2004, pp.11-13

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non ha alcuna rilevanza. L'atto in questione infatti, risulta estremamente odioso e disgustoso non per chi lo compie (dal momento che egli lo fa solo perché gli dà piacere) bensì per chi ci pensa […] ma a questo punto, che rilevanza ha tutto ciò per costui? Egli ha la stessa ragione di compiere quell'atto che ha di evitarlo.”12

Bentham fu uno tra i primi a concepire la sodomia come un reato non degno di prosecuzione se consumato consensualmente, tra adulti e in luoghi privati, al pari di altri rapporti sessuali. Tuttavia, la prima critica intellettuale documentata contro il giudizio morale che legittimava il reato di sodomia non trovò un pubblico di lettori all'epoca. Bentham non pubblicò mai il suo saggio che fu riscoperto solo nella metà degli anni Settanta del Novecento.13

Nonostante ciò, l'approccio libertario per la tutela della libertà individuale nell'ambito privato. da parte di intrusioni indebite della legge, fu un elemento che confluì nelle tesi utilitariste di John Stuart Mill sulla natura del diritto, espresse più compiutamente nel suo saggio On Liberty. 14

Mill e Bentaham sono ritenuti i primi intellettuali ad aver formulato i capisaldi della tutela della sfera privata nella moderna filosofia del diritto, anche se il contribuito determinante alla decriminalizzazione del reato di sodomia non venne dall'Inghilterra, bensì dalle riforme giuridiche della Rivoluzione Francese, estesa poi a molti altri paesi Europei nel successivo periodo delle conquiste militari Napoleoniche. Più che all'Utilitarismo sostenuto dai philosophes, la riforma Rivoluzionaria era influenzata dall'idea della laicità della legge, che relegava il reato di sodomia come quello di stregoneria e blasfemia al passato superstizioso dell'Ancien Régime, dominato dall'influenza religiosa.15

I paesi non raggiunti dall'amministrazione Napoleonica come la Gran Bretagna e la Russia mantennero i loro statuti sulla sodomia, altri li reintrodussero durante la Restaurazione, come la Prussia, l'Austria e il Regno di Sardegna. Questo non cancellò

12 Gianfranco Pellegrino, Jeremy Benthan, Libertà di Gusto e di Opinione. Un altro Liberalismo per la vita Quotidiana, Edizioni Dedalo, Bari, 2007, pp.103-104

13 Louis Crompton, Homosexuality and Civilization, (cit.), pp.528-535

14 John Stuart Mill, La Libertà. L'Utilitarismo. L'asservimento delle Donne, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 2007, pp.194

15 Michael Sibalis, “The Regulation of Male Homosexuality in Revolutionary and Napoleonic France”, in Merrick Ragan, Homosexuality in Modern France, Oxford Scholarship Online, 1996, pp. 80-84

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tuttavia la possibilità di successive riforme, sopratutto in paesi caratterizzati da spinte riformiste, non necessariamente vincolate dalla presenza di Istituzioni di Rappresentanza politica Democratica. In Inghilterra, dove non mancarono processi di grande risalto a seguito di scandali pubblici come il caso delle Molly House. si cominciò con il rimuovere la pena capitale nell'Offence Against the Person Act del 1861, sostituendola con l'incarcerazione. Occorrerà infine attendere il 1967 per assistere alla sua prima, parziale decriminalizzazione.16

Diversamente dalle nazioni Europee, gli Stati Uniti non si giunse mai all'abolizione del crimine di sodomia durante l'Ottocento. Tuttavia si nota nello stesso periodo storico un numero assai minore di arresti per sodomia negli Stati Uniti rispetto all'Europa, mentre gli arresti mostrano come non vi fosse una predilezione nell'applicazione della legge ai danni di un “orientamento omosessuale”, nonché un generale disinteresse a perseguire atti caratterizzati dalla “consensualità” degli attori. Queste erano sostanzialmente immuni, poiché da un lato l'interesse dei partecipanti scoraggiava qualsiasi denuncia, dall'altro l'assenza di una vigilanza attiva non consentiva di far emergere gli atti di sodomia consumati nell'anonimato e nella complicità. Il silenzio divenne così una norma extralegale largamente diffusa, producendo effetti curiosi di “mimetismo” di dinamiche omosessuali in contesti dominati dal senso di disgusto e diffidenza verso certe inclinazioni.17

Altri elementi contribuivano a oscurare gli atti di sodomia come la minor presenza di grandi centri abitati, la maggior dispersione della popolazione, il minor peso degli organismi Burocratici nella vita delle persone, l'assenza di risorse per indagare l'ambito domestico e la prassi di generale disimpegno delle forze dell'ordine, anche quando i rapporti sentimentali e affettivi erano noti e vissuti. Ad esempio a New York vengono registrati solo venti casi di sodomia in un arco storico compreso tra il 1786 e il 1873, un numero infinitamente ridotto per le dimensioni di un centro urbano che alla fine del 1880 raggiungeva quasi i due milioni di abitanti.18

16 Richard Davenport-Hines, Sex, Death and Punishment: Attitudes to Sex and Sexuality in Britain Since the Renaissance, Fontana Press, London, pp. 59-63

17 Caroline Bingham, Seventeenth-Century Attitudes Toward Deviant Sex, in “Journal of Interdisciplinary History”, 1971, 1, pp. 447-68

18 Timothy Gilfoyle, City of Eros: New York City, Prostitution and the Commercialization of Sex, 1790-1920, Norton Edictions, New York, 1992, pp 135-38

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1.3 Il Quattordicesimo Emendamento e l'Equal Protection

La seconda metà dell'Ottocento fu dominata negli Stati Uniti dalla Guerra Civile Il conflitto trasformò per sempre il volto della nazione e contribuì in modo determinante all'abolizione della Schiavitù, confermata dal varo del Tredicesimo Emendamento nel 1865. Uno degli altri lasciti del conflitto fu il rafforzamento del diritto di Uguaglianza non solo per la minoranza afroamericana appena affrancata ma anche per il resto della cittadinanza, racchiusa nel dettato del Quattordicesimo Emendamento.19

La prima sezione del Quattordicesimo afferma con chiarezza come tutti i cittadini, nati o naturalizzati negli Stati Uniti, posseggano pari diritti davanti alla legge e impegna contemporaneamente gli stati a osservare il dettato costituzionale nella tutela di questi soggetti. Se il Tredicesimo Emendamento cancellava il passato schiavista della nazione, il Quattordicesimo poneva formalmente forti limiti alla possibilità di negare i diritti per alcune categorie di cittadini, cancellando così precedenti letture della Costituzione offerte dalla Corte Suprema come la discussa sentenza in Dred Scott v Sandford20 dove si era affermata la costituzionalità della

schiavitù sulla base del Quinto Emendamento.

Il Quattordicesimo non offre solo un'ampia visione della cittadinanza, ma riprende e rinnova i principi giuridici del Due Process e Equal Protection garatendo maggiori garanzie da eventuali imposizioni del governo:

“[...] No State shall make or enforce any law which shall abridge the privileges or immunities of citizens of the United States; nor shall any State deprive any person of life, liberty, or property, without due process of law; nor deny to any person within its jurisdiction the equal protection of the laws.”21

19 Alexander Tsesis, The Thirteenth Amendment and American Freedom. A Legal History, New York University Press, New York, 2004, pp.37-48

20 Dread Scott v Sandford, 60 U.S. 393 (1857)

21 G.Sacerdoti Mariani, A. Reposo, M. Patrono. Guida alla Costituzione degli Stati Uniti d'America, Sansoni Editore, Milano, 1995, p.138

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La volontà di limitare l'interferenza dell'autorità Governativa nell'ambito dei dritti individuali si mostrava coerente con la tradizione costituzionale, caratterizzata fin dalla fondazione da elementi di democrazia e uguaglianza, formalmente contraria a una suddivisione del potere politico in classi come nel Vecchio Continente. Già nella Dichiarazione di Indipendenza si affermava come fosse self-evident che tutti gli uomini fossero dotati di un certo numero di substantive rights, diritti inalienabili, racchiusi nella formula: “Life, Liberty, and the Pursuit of Happiness”22.

Questa frase altisonante era tuttavia di difficile interpretazione. I padri costituenti si erano interrogati sulla possibilità che il dettato della Costituzione fosse aperto a interpretazioni e potesse così integrare nuove dinamiche sociali. La tutela di diritti non enumerati proclamato nella Dichiarazione di Indipendenza, era stato poi rafforzato nel Bill of Rights del 1787 secondo termini inclusivi. Come dichiarato nell'emendamento IX i singoli stati erano vincolati a rispettarli all'interno del quadro federale:

“The enumeration in the Constitution of certain rights shall not be construed to deny or dispaarage others retained by the people”23

Inizialmente, il Tredicesimo e il Quattordicesimo, a cui si aggiunse il Quindicesimo Emendamento sul diritto di voto, furono applicati nella stagione della Ricostruzione per garantire la partecipazione politica degli ex schiavi e impedire che gli ex proprietari potessero reclamarne la loro “proprietà” tramite tribunali o leggi. Tuttavia la popolazione bianca, ostile a concedere ai neri pari dignità e diritti, espresse con il tempo nuove norme allo scopo di impedire a questi l'esercizio del voto e la partecipazione alla vita civile, separandoli e segregandoli fisicamente dai bianchi. Il valore sostanziale del Quattordicesimo Emendamento fu quindi vanificato dalla reazione razzista del resto della società bianca, sancito dalle leggi e confermato da sentenze come quella della Corte Suprema in Plessy v Ferguson24 una scelta che

consolidò definitivamente il regime della segregazione razziale nella massima

22 Tiziano Bonazzi, La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America, Marsilio Editore, Venezia, 1999 p.71

23 Bonazzi, Ibidem, p.129

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“separate but equal”.25

La seconda metà del Diciannovesimo secolo non fu il movimento storico favorevole a una lettura estensiva dei diritti proclamati nella Costituzione, non solo per ila popolazione afroamericana, ma anche per le rivendicazioni delle prime femministe su temi come maternità e tutela della prole, capaci di alimentare fortissime reazioni politiche e il revival dello spirito puritano di gruppi conservatori come il movimento Nativista che faceva della difesa della tradizionale società bianca, anglosassone e patriarcale la propria bandiera, contro l'arrivo di nuovi immigrati dall'Europa, il declino della morale sessuale e della prolificità della nazione. In questo rientra la crociata contro le oscenità che spinse il Congresso ad adottare il Comstock Act, una legge che prese il nome da Anthony Comstock, presidente della New York Society for

the Suppression of Vice. Il Comstock Act censurò la diffusione di materiale

informativo su pratiche contraccettive e abortive come così il resto della letteratura del tempo sulla sessualità giudicata come “oscena” o “immorale”. Tra il 1880 e il 1900 una larga coalizione di dottori riuscì a persuadere il Congresso a proibire ogni pratica contraccettiva su tutto il territorio federale.26

La cultura puritana e la censura del Comstock Act, applicandosi a svariati comportamenti sessuali, consolidarono una tradizione culturale e legale illiberale che giustificava la limitazione dei diritti di autodeterminazione sessuale per donne e uomini in nome della morale pubblica, senza che ciò sollevasse contrasti con il dettato costituzionale. Né i giudici né i legislatori riformisti pensavano che tali leggi potessero costituire la discriminazione di una categoria di cittadini, oppure che le motivazioni adottate non fossero sufficienti per legittimare una violazione del Quattordicesimo Emendamento.27

Nel caso delle leggi sulla sodomia, invece, i giudici difficilmente si sarebbero interrogati su una possibile violazione di costituzionalità. Nel 1868 solo dieci stati classificavano con il termine corretto, buggery , mentre altri preferivano usare

25 Stefano Luconi, Gli afro-americani dalla Guerra Civile alla presidenza di Barack Obama, CLEUP, Padova, 2011, pp.73-89

26 James Mohr. Abortion in America: The Origins and Evolution of National Policy 1800-1900, New York 1978, Oxford University Press, pp.200-225

27 Nicola Baisel, Tamara Kay, “Abortion, Race and Gender in Ninenteenth-Century America”, in American Sociological Review, 2004, Vol.69, pp-498-518

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perifrasi come carnal knowledge, “incontro carnale” oppure come “crime against nature”. In questa definizione non rientravano ancor atti sessuali tra sole donne oppure rapporti orali, ma nel corso dell'Ottocento i cambiamenti nella definizione della sessualità ed episodi criminali spinsero le corti ad aggiungere questi comportamenti al novero dei reati.28

1.4 Il passaggio dalla sodomia all'omosessualità nella scienza Medica e

nel sistema legale durante l'Ottocento

La percezione della società europea e statunitense verso i soggetti imputati di manifestare interesse erotico verso persone dello stesso sesso vide mutamenti sensibili nella seconda metà dell'Ottocento. Sul piano lessicale, al posto di “invertiti”, “pederasti” e “sodomiti”, si cominciò ad adoperare il termine “omosessuale”, arrivando alla loro sostituzione. Questa operazione semantica era il risultato dei contributi culturali di diverse fonti e portò alla categorizzazione delle persone sulla base della loro preferenza sessuale. Nel caso dell'omosessualità questa categoria sociale fu subito definita come patologia e criminale.29

La nascita del nuovo termine “omosessuale”, tradotto dal tedesco “homosexalität”, è attribuita al letterato ungherese Kàroly Mària Kertbeny (1824-1882) che lo usò per la prima volta in un pamphlet anonimo a favore della decriminalizzazione del reato di sodomia in Germania. Ironicamente il termine ebbe larga diffusione negli ambienti emergenti della psichiatrica e delle criminologia, venendo preferito ad altri come l'Uranismo di Karl Heinrich Ulrichs.30

L'interesse nel classificare i comportamenti sessuali rispondeva non solo alla curiosità scientifica ma anche al bisogno di controllare e reprimere fenomeni di ordine pubblico. Nello stesso periodo fu coniato il termine “eterosessuale” per indicare inizialmente soggetti dagli appetiti sessuali giudicati eccessivi. Con il tempo la parola

28 Eskridge, Dishonorable Passions, (cit.), pp.38-42

29 Michael Foucalt, La Volontà di Sapere, Storia della Sessualità Volume 1, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2011, pp.42-43

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fu sempre più usata per definire la “normalità” dell'interesse erotico ai fini riproduttivi tra uomini e donne, contrapponendosi all'anormalità omosessuale. Già da tempo questa era sempre più classificata negli ambienti scientifici come una malattia mentale e non un vizio morale e di conseguenza un fenomeno criminale da reprimere, perché accusata di compromettere il benessere e la funzionalità dell'intero corpo sociale.31

Interpretando la dicotomia tra i generi e la diversità dell'orientamento sessuale secondo termini esclusivamente binari, gli studiosi di scienza psichiatrica avallarono una visione della sessualità conciliante con la concezione della famiglia borghese d'età Vittoriana, considerata la base riproduttiva dello stato e argine degli istinti sessuali predatori, soprattutto maschili. Gli studiosi sostenevano, come fece Richard Von Krafft-Ebing nella sua prima edizione delle Psychopatia Sexualis, come l'unico comportamento positivo e salutare fosse il rapporto riproduttivo tra un soggetto biologicamente maschio e uno femmina mentre ogni altra diversità, sopratutto l'omosessualità, il travestitismo e il lesbismo, era una deviazione dalla norma, vittime di malattie psichiche. Fu solo dopo anni di studi e ricerche su pazienti che Krafft-Ebing mutò la sua opinione iniziale, cominciando a valutarli come soggetti attivi e non passivi nelle loro comportamento sessuale.32

Tuttavia, l'idea iniziale di Kraft-Ebing ebbe particolare successo nella psichiatria statunitense. Il bisogno di sicurezza e controllo sui comportamenti sessuali non conformi vide l'aumento nei decenni successivi alla Guerra Civile di arresti per prostituzione, travestitismo o cross-dressing con indagini delle forze dell'ordine che facevano emergere le prime comunità di travestiti, effeminati, faeries e lesbiche nelle principali città.33

Un ulteriore elemento che contribuì alla definizione dei costumi sessuali negli Stati Uniti fu il razzismo. Membri di minoranze come gli Afro-americani erano accusati di non saper controllare i proprio istinti sessuali, giustificando spesso violenze di gruppi

31 Jonathan Ned Katz, The invention of Eterosexuality, University Chicago Press, Chicago, 2005, pp.70-85

32 Lilian Faderman, Odd Girls and Twilight lovers: A History of Lesbian Life in Twentieth-Century America, Penguin Books, 1991, p.p.45-48

33 George Chauncey , Gay New York: Gender, Urban Culture, and the Making of the Gay Male World, 1890-1940, Basic Books, New York, 1994, pp.47-63

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e casi di linciaggi di neri negli stati del Sud. Dietro all'accusa di violenza carnale vi era lo scopo di indebolire la resistenza della popolazione nera, scoraggiarne le rivendicazioni politiche e preservare il regime della segregazione razziale, che si esprimeva anche sul piano dell'intimità sessuale con leggi che impedivano i matrimoni misti e ogni tipo di “mescolamento” sessuale tra razze.34

Razzismo, omofobia e senso del disgusto si univano in modo imprevedibile e complesso. Mentre la condanna degli atti sessuali diveniva più dura e inflessibile quando coinvolgeva persone di colore, la definizione di reato incluse per la prima volta soggetti femminili, con la comparsa dello stereotipo della lesbica “vampira” nera quale predatrice sessuale delle figlie delle società bianca.35

Di fronte alla crescita della degli atti di violenza e di “devianza” la risposta offerta alla società fu sia l'inasprimento delle leggi già esistenti sia l'espansione delle tipologie di reato. Nuove norme furono introdotte in seguito a scandali locali e sostenute dall'impegno civile delle comunità, in particolare le associazioni per la tutela dei bambini, attive nel difenderne la purezza sessuale e impedire la diffusione di reati come accattonaggio e prostituzione tra minori, sostenne leggi sui reati sessuali più severe, per criminalizzare ogni possibile condotta immorale davanti a un minore, ma anche pratiche che fino ad allora non erano state reato come il sesso orale.36

Il cambiamento legislativo vide molte diversificazioni regionali nel panorama statunitense. In alcuni stati il sesso orale fu criminalizzato come reato distinto rispetto alla sodomia, sul modello del Labouchere Amendment anglosassone del 1885, mentre in altri stati fu incluso nelle norme già esistenti come la Pennsylvania, la cui nuova definizione di “reato contro natura” includeva nel 1897 atti sessuali non riproduttivi, senza specificare l'orientamento sessuale dei rei. I margini di discrezionalità si chiusero nei primi decenni del Novecento ed entro il 1920' tutti gli stati, ad eccezione del Texas, includevano questa pratica sessuale.37

34 Allen Trelease, White Terror. The Ku Klux Kkan Conspiracy and Southern Reconstrution, Luosiana State University Press, Baton Rouge, 1995.

35 Siobhan Somerville, Queering the Color Line: Race and the Invention of Homosexuality in American Culture, Durham, Duke University Press, 2000

36 Philip Jenkins, Moral Panic: Changing Concepts of the Child Molester in Modern America, New Haven, CT, Yale University Press, 1998, pp. 28-31

37 William Eskridge, GayLaw: Challeging the Apartheid of the closet, Harvard University Press, Cambridge, 2002, pp.48-51

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In alcuni casi anche le sentenze giudiziarie contribuirono alla definizione dei nuovi “reati contro natura”. Molti giudici condannarono il sesso orale in modo analogo a quello sodomitico sull'assunto che si trattavano entrambi di atti sessuali non riproduttivi, come affermò la corte dell'Illinois nel caso Honselman v People38 del

1897. Altri giudici non seguirono invece questo modello, visibile nella sentenza della corte di appello dello stato del Texas in Prindle v State39 che interpretò la definizione

di “crimine contro natura” limitandolo ai soli rapporti anali, lasciando che fosse lo stato a fornire l'esatta definizione.

Un ulteriore elemento che spinse al rafforzamento delle norme contro gli atti sessuali non riproduttivi era legato alla maggiore visibilità sociale degli omosessuali nelle grandi metropoli. Tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del Novecento un numero crescente di arresti da parte delle forze dell'ordine dimostrava come in alcune aree delle grandi città lesbiche, omosessuali e travestiti erano soliti ritrovarsi in luoghi di incontro i quali bar, sale da ballo, terme e bagni pubblici, in situazioni spesso illegali. Questo fenomeno, in cui molti hanno visto un momento precursore alla nascita della sottocultura omosessuale, era più visibile e spiccato nelle Capitali Europee quali Londra, Parigi e sopratutto Berlino.40

La definizione psichiatrica dell'omosessualità, l'inasprimento delle pene e la maggiore visibilità degli omosessuali, spinsero i primi intellettuali omosessuali a ricercare risposte per definirsi, ma nel rispetto della loro dignità di persone decenti. Consapevoli della pesante cappa di leggi ostili, si incontravano in cerchie ristrette, private e spesso dall'elevata estrazione borghese. Il primo di questi circoli fu il Comitato Scientifico-Umanitario ( Wissenschaftlich-humanitäres Komitee ), fondato nel 1897 a Berlino da Magnus Hirschfeld, medico, divenuto poi primo ricercatore dell'omosessualità. Nel 1919 Hirschfeld fondò il primo Istituto per le Scienze Sessuali ( Institut für Sexualwissenschaft ), con un museo e una biblioteca. L'impegno di Hirschfeld era prevalentemente scientifico, ma finì per divenire politico quando propose di abolire la legge contro la sodomia tedesca, nota come paragrafo 175.

38 Honselman v People, 48 N.E. 304, Illinois Supreme Court (1897) 39 Prindle v State, 21 S.W. 360, Texas Criminal Appeal (1893)

40 Giovanni dell'Orto, Tutta un'altra Storia, l'omosessualità dall'Antichità al secondo Dopoguerra, Il Saggiatore, Milano, 2015, pp.496-504

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Partendo da ampie ricerche sul campo, interviste, inchieste e la pubblicazione di periodici e pamphlet Hirschfield tentò di proporre una visione moderna e apologetica dell'omosessualità, ma l'esperimento venne bruscamente interrotto dall'avvento del partito Nazista in Germania. 41

Negli Stati Uniti la prima associazione per i diritti e la dignità delle persone omosessuali nacque nel 1923, ad opera di Henry Gerber, soldato statunitense nella Prima Guerra Mondiale che dopo essere entrato in contatto con gli studi di Hirschfield e la scena omosessuale berlinese durante il suo soggiorno in Germania, fondò a Chicago la sua Society of Human Rights.42

L'associazione, isolata e priva di sostegno da parte della politica o del mondo intellettuale, riuscì a stampare soltanto alcuni periodici prima di essere chiusa nel 1925, con l'arresto dello stesso Gerber. Come lui stesso affermò nei decenni successivi, l'insuccesso della prima associazione omosessuale statunitense era dovuto all'incapacità di trovare sostegno al di là di una ristretta cerchia di amicizie elitarie, favorevoli a finanziarne i lavori ma che non osavano esporsi in pubblico, rimanendo così anonimi. Così, mentre l'Istituto di Hirschfield prosperò e continuò le sue ricerche fino al 1933, negli Stati Uniti la pesante cappa di leggi contro l'Oscenità e la morale sessuale ostacolò ogni iniziativa di attivismo e sensibilizzazione, almeno fino alla seconda metà degli anni 50'.

1.5: La prima metà del Novecento, tra Psicanalisi Freudiana e

“panico” sessuale

All'inizio del ventesimo secolo l'istituto familiare, nel suo ruolo di pilastro e garante della riproduzione della società era entrato pienamente nell'orbita della ricerca psichiatrica e nell'interesse della classe politica. L'aumento del numero delle separazioni, il calo della natalità e la maggiore autonomia delle donne alimentavano il

41 Robert Beachy, Gay Berlin, l'invenzione tedesca dell'omosessualità, Bompiani, Milano, 2014, pp. 155-171 42 Vicki Lynn Eaklor, Queer America a GLBT's History of the 20h Century, Greenwood Press, Westport, 2008, p. 55

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timore che la famiglia fosse un istituto fragile e in forte crisi, ma dalla cui conservazione dipendeva la sopravvivenza dell'intera società statunitense.43

In questo scenario di crisi, la famiglia mostrava tuttavia di essere un istituto dinamico, capace di adattarsi ai cambiamenti economi bisogni e culturali, interpretando talvolta anche i bisogni dei suoi membri. I primi decenni del Novecento videro il passaggio dal modello patriarcale di epoca vittoriana, volto unicamente ad assicurare rispettabilità, stabilità economica, riproduzione sessuale dei suoi membri, dove il romanticismo era utile solo allo scopo di frenare la natura “rapace” del maschio verso un modello più egualitario, volto al benessere reciproco dei partner, investigando la sfera del desiderio femminile non più secondo solo l'intento repressivo.44

La comprensione dell'importanza della sessualità nelle dinamiche familiari vide il contributo significativo di Sigmund Freud e del suo modello di indagine psicanalitica. Il senso di sicurezza offerto dalla psicanalisi Freudiana nel definire la norma sessuale, il potere di gestire la vita familiare, educare e formare i figli determinarono la sua diffusione negli Stati Uniti.45

Il contributo più prezioso dello psicologo austriaco fu di fornire un sistema di nozioni più raffinato rispetto al passato per la comprendere la sessualità, come la distinzione tra identità e orientamento sessuale, l'evoluzione della dimensione erotica nel fanciullo e il ruolo educativo svolto dai genitori. Non trascurò di trattare l'omosessualità, inserendola nel primo dei tre saggi sulla teoria sessuale, intitolato sulle Aberrazioni Sessuali (1905). In Freud, questa veniva concepita come una variate della funzione sessuale, causata da un'interruzione del “normale” percorso di formazione del fanciullo durante la sua crescita. La causa poteva essere rintracciata in fattori in parte fisiologici, in parte familiari, in parte accidentali. Sigmund Freud mostrò molti dubbi su come classificare correttamente il fenomeno, arrivando anche a significativi cambiamenti nel corso della sua carriera. Ma leggendo Freud alla luce

43 Susan Kellog, Steven Mintz, Domestic Revolutions: a Social History of American Family Life, New York London, Collier Macmillian, 1988, p. 118

44 Kellog, Domestic Revolution, (cit.), pp.120-130

45 Nathan Hale, Freud and the Americans: The Beginnings of Psychoanalysis in the United States, 1876-1917, New York, Oxford University Press, 1971

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dei propri pregiudizi, molti psichiatri affermarono l'idea che solo la famiglia eterosessuale costituisse la principale garanzia del conseguimento di una matura e compiuta identità sessuale, mentre l'omosessualità fosse una componente deviante e potenzialmente pericolosa.46

Terminata la Prima Guerra Mondiale, i ruggenti anni venti videro una rapida crescita economica e una stagione culturale esuberante, incentrata sul benessere e il successo individuale, con l'affermazione di stili di vita alternativi. L'omosessualità restava un grande tabù culturale e sociale, sebbene vedesse nelle arti visive e nella musica come il jazz una nicchia espressiva.47

Il 1929 segnò la fine di questo periodo e l'inizio della Grande Depressione, con la crisi economica e occupazionale che abbassò gli standard di vita di un'intera generazione. La perdita di lavoro ebbe effetti distruttivi sull'istituto familiare, con l'aumento degli uomini che abbandonavano il focolare domestico per cercare lavoro, la crescita del numero di donne lavoratrici e l'esposizione crescente alla miseria dei membri più deboli della società, come anziani e i bambini.48

Le difficoltà e le tensioni sociali degli anni Trenta alimentarono le percezioni di disgusto e ansia verso soggetti diversi o alieni. Il bisogno di ordine rafforzava i pregiudizi razziali e i tradizionali atteggiamenti omofobi, mentre l'applicazione delle leggi contro i reati sessuali si spostava dalle violenze e l'induzione alla prostituzione femminile alle aggressioni a danno di fanciulli e fanciulle minorenni.49

Le politiche sociali in questi anni furono caratterizzata dalla stretta collaborazione tra governo e scienza medica, proseguendo quella concezione tipica dell'Era Progressista di estendere il metodo scientifico alla gestione della vita sociale al fine di migliorarne ogni suo aspetto. Il modello principale divenne così quello di affidarsi al mondo medico-psichiatrico per analizzare e gestire i fenomeni di delinquenza a sfondo sessuale. Tra il 1935 e il 1940 città e ufficiali federali crearono le prime commissioni speciali, come ad esempio nella città di New York dove il sindaco Fiorello la Guardia,

46 Ernest Jones Vita e opere di Sigmund Freud, il Saggiatore, Milano, 1995, pag.236 47 Vicki Lynn Eaklor, Queer America, (cit.) pag.56

48 Kellog, Domestic Revolution, (cit.), pp. 130-140

49 Estelle Freedman, “Uncontrolled Desires: The Response to the Sexual Psychopath”, 1920-1960, Journal of American History, Cambridge University Press, Vol.74, No.1 1987, pp. 96-97

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alla guida di una coalizione eterogenea di forze progressiste, inserì i primi specialisti psichiatrici nella Mayor's Committee for the Study of Sex Offenses per gestire il problema dei crimini degli psicopatici sessuali, mentre il New York Times cominciò a dedicare ampie sezioni del suo periodico ad episodi di aggressione e stupro.50

L'effetto di questa campagna contro le perversioni fu l'aumento del numero degli arresti per sodomia consensuale in pubblico e stupro su minori maschi e in misura minore, femmine. Gli studiosi hanno calcolato come il numero totale di arresti nella città di New York fosse cresciuto gradualmente fin dall'inizio del 1900', con una temporanea flessione nel conflitto mondiale. Ma proprio nel corso degli anni Trenta si assistette a una crescita dirompente, per merito delle nuove campagne pubbliche contro le violenze sessuali. L'aumento sarebbe proseguito inesorabilmente, interrotto solo dalla breve parentesi della Seconda Guerra Mondiale, trovando negli anni Cinquanta e Sessanta il suo picco più elevato.51

La crescita degli arresti fu innescata dall'impegno alla lotta alla criminalità e fu sostenuta da una sempre più pervasiva macchina burocratica. Già negli anni Trenta il

Federal Bureau of Investigation (FBI) cominciò a intercettare e alimentare i timori di

violenze sessuali presenti a livello nazionale, accogliendo le richieste di maggiore severità nell'applicazione delle leggi vigenti. Il suo presidente, John Edgar Hoover (1895-1972), accusando i molestatori di costituire un sotterraneo esercito di criminali che attentava alla salute della gioventù statunitense, si rivolse direttamente alla Nazione anche con articoli espliciti, come How Safe is Your Daughter?, mobilitando i cittadini alla lotta contro il crimine sessuale.52

Il varo del New Deal nel 1935 accrebbe il numero delle organizzazioni del governo federale, con maggiori risorse e personale, potenziando la capacità di regolare la vita dei milioni di cittadini statunitensi. Inevitabilmente, la crescita dello stato burocratico portò dentro l'amministrazione pubblica anche numerosi omosessuali e lesbiche. La loro presenza, in contrasto con gli scopi repressivi dell'istituzione, non fu apertamente perseguitata, almeno fino alla fine del conflitto Mondiale, quando nuovi politici

50 Friedman, “Uncontrolled desire”, (cit.), pp.13-16 51 Eskridge, Gaylaw, (cit) pp.341-52

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intraprendenti segnarono il decennio con la loro personale lotta all'immoralità sessuale.

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