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CAPITOLO IV MATERIALI E METODI

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CAPITOLO IV

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4.1 CASISTICA PERSONALE

Questo studio prende in considerazione una popolazione costituita da 19 cagne adulte, intere o castrate, di varie razze ed età, presentatesi presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa per la presenza di neoformazioni mammarie, singole o multiple, rilevate dal proprietario stesso, dal Veterinario referente oppure dal nostro Dipartimento.

Ogni soggetto è stato sottoposto ad un'accurata visita clinica, che comprendeva segnalamento, raccolta dei dati anamnestici, esame obiettivo generale ed esame obiettivo particolare.

Nel corso della visita clinica, al fine di standardizzare i dati raccolti, è stata compilata un'apposita scheda mammaria, che conteneva tutte le informazioni ritenute più utili dalla letteratura esistente in materia.

In particolare, la SCHEDA MAMMARIA è strutturata come segue: Data della prima visita;

Numero di cartella;

Cognome e Nome del proprietario;

Numero di telefono;

Età;

Razza;

Intera od ovariectomizzata/ovarioisterectomizzata;

Momento della castrazione (prima del primo ciclo estrale, tra il primo e il

secondo ciclo estrale, tra il secondo e il terzo ciclo estrale, tra il terzo e il quarto ciclo estrale, dopo il quarto ciclo estrale nei due anni precedenti o non all'insorgenza della patologia neoplastica);

Stato di nutrizione, valutato in base allo standard di razza o, nel caso di meticci,

seguendo il BCS (body condition score). In questo modo è stato possibile suddividere i soggetti in: sottopeso, normopeso e sovrappeso;

Dieta (commerciale, casalinga, mista);

Ambiente (Urbano, suburbano, rurale);

Anamnesi di pseudociesi;

Precedenti trattamenti ormonali, specificando eventualmente il principio attivo

impiegato, il dosaggio, la durata del trattamento e il numero totale di trattamenti somministrati;

Numero di parti;

Fase del ciclo estrale al momento della diagnosi (proestro, estro, diestro,

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metodo Diff-Quick e osservato al microscopio ottico a 40X d'ingrandimento;  Eventuale presenza di ascendenti o discendenti con altre patologie mammarie;

Anamnesi di precedenti chirurgie mammarie ed eventuale tipologia d'intervento

e referto istopatologico, se presente;

Nuova neoplasia o recidiva, in caso di precedente chirurgia mammaria;

Dimensione della/e neoformazione/i;

Nodulo singolo o noduli multipli;

Sede di ogni nodulo mammario (mammella toracica craniale, toracica caudale,

addominale craniale, addominale caudale, inguinale), da rivalutare prima di un'eventuale chirurgia;

Tempo d'insorgenza;

Stato della cute sovrastante la lesione (integra, infiammata, ulcerata);

Mobilità della lesione rispetto ai piani sottostanti;

Linfoadenomegalia inguinale e/o ascellare, rilevata mediante palpazione e, in

caso positivo, valutata mediante esame ecografico ed eventuale agoaspirato o biopsia.

Al termine della visita clinica, tutti i soggetti sono stati sottoposti ad esami di

DIAGNOSTICA PER IMMAGINI, al fine di valutare l'eventuale presenza di

metastasi e di stadiare clinicamente i pazienti, secondo il metodo TNM. In particolare sono state eseguite:

 RADIOGRAFIA TORACICA: in tre proiezioni (Latero-Laterale dx,

Latero-Laterale sx e Ventro-Dorsale) per la ricerca di metastasi linfonodali toraciche e polmonari. Le lesioni polmonari vengono classificate come segue:

1. macrometastasi, se hanno diametro superiore a 5 mm e citologia positiva;

2. noduli multipli, se presentano un diametro compreso tra 3 e 5 mm e citologia positiva;

3. noduli miliari, se hanno diametro inferiore a 3 mm; 4. versamento pleurico, con citologia positiva.

Nei casi dubbi si è proceduto ad eseguire uno studio TC del torace;

 ECOGRAFIA ADDOMINALE: completa, per la ricerca di eventuali lesioni metastatiche a carico degli organi parenchimatosi addominali e dei linfonodi;

 FNA/FNCS/BIOPSIA: nel caso di lesioni sospette a livello toracico o addominale. In particolare, il prelievo bioptico è stato adottato solo se le altre due tecniche non avessero fornito risultati soddisfacenti;

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 RADIOGRAFIA OSSEA: nel caso di sospette metastasi ossee;

 RISONANZA MAGNETICA AL CRANIO: in caso di sospette metastasi cerebrali, da effettuarsi presso un'altra struttura.

Per valutare lo stato di salute generale, ciascun paziente è stato sottoposto ad

ESAMI DI LABORATORIO accurati, considerando i seguenti parametri:

 Emocromo completo con formula  Proteine totali Albumina Na, K Calcio Fosforo Ferro Urea Creatinina Bilirubina totale Colesterolo totale Trigliceridi Glicemia ALKP GGT AST/GOT ALT/GPT CK Amilasi LDH PT (tempo protrombina)

PTT (tempo di tromboplastina parziale attivato)

Fibrinogeno coagulo metrico

Esame urine completo con sedimento

Proteine urinarie

Per i soggetti che necessitavano di un intervento chirurgico, la scelta della tecnica da adottare si è basata sul drenaggio linfatico fisiologico delle mammelle della cagna. In particolare, è stata eseguita una mastectomia

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regionale craniale, in caso di interessamento delle mammelle toraciche, con

contemporanea asportazione del linfonodo ascellare, solo se aumentato di volume. La mastectomia regionale caudale è stata, invece, impiegata in caso di coinvolgimento delle mammelle addominali, con la contemporanea asportazione del linfonodo inguinale; in caso fossero coinvolte più mammelle di una stessa fila si è proceduto ad effettuare una mastectomia monolaterale, con asportazione del linfonodo inguinale e di quello ascellare, se aumentato di volume. Nell'eventualità, infine, di interessamento di mammelle di entrambe le file è stata eseguita una mastectomia bilaterale, in due tempi successivi.

Strumentario chirurgico per mastectomia:

 Trousse chirurgica contenente:

pinze fissateli o Backhaus per la delimitazione del campo operatorio;

manici di bisturi a testa piccola o grande su cui vengono montate lame

sterili monouso;

forbici a punta acuta, smussa e da dissezione;

pinze tissutali: anatomiche, atraumatiche, per la presa dei tessuti più

delicati e chirurgiche, con punte dotate di “denti di topo”, più traumatiche;

pinze emostatiche, impiegate per occludere i vasi ematici;

porta aghi, utilizzato per afferrare e manipolare gli aghi curvi;

 Strumenti per l'elettrocoagulazione: la tecnica dell'elettrocoagulazione viene impiegata per l'emostasi dei vasi di diametro ridotto (< 1,5-2 mm), mentre quelli di diametro superiore dovrebbero essere legati. In genere, durante un intervento di mastectomia, si utilizza a tal scopo l'elettrocoagulatore bipolare;

 Fili di sutura, riassorbibili e non riassorbibili o, in alternativa a questi ultimi, una suturatrice meccanica per l'applicazione dei punti di sutura della cute.

I tessuti asportati durante l'intervento chirurgico, ovvero mammelle ed eventuali linfonodi, sono stati fissati in formalina e inviati al Dipartimento di Patologia

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Animale della Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università degli Studi di Pisa per l'esecuzione dell'ESAME ISTOPATOLOGICO, accompagnati da un'apposita scheda che riportava tutti i dati segnaletici del paziente (vedi

paragrafo 2.2).

Appena arrivati i risultati dell'esame istopatologico si è provveduto ad aggiornare la scheda del paziente, riportando in modo particolare:

Lesione neoplastica/non neoplastica;

Se neoplastica: benigna/maligna;

Per le neoplasie maligne: epiteliali/mesenchimali; Per le lesioni epiteliali: semplice/complesso;

Per le lesioni epiteliali semplici: tubulopapillare/solido/anaplastico; Grado istologico: 0, I, II, III

I soggetti facenti parte della popolazione oggetto di questo studio sono stati, a questo punto, sottoposti ad un FOLLOW-UP per un totale di 2 anni post-intervento, con l'esecuzione di controlli ogni 6 mesi.

Ad ogni controllo, è stata eseguita una nuova visita clinica, comprensiva di palpazione di eventuali mammelle rimaste e dei linfonodi inguinali, ascellari e poplitei, al fine d'individuare l'insorgenza di nuove neoplasie e/o recidive.

I pazienti sono stati, inoltre, sottoposti all'esecuzione di una nuova Radiografia

toracica in tre proiezioni (LL-dx; LL-sx; VD) per valutare l'eventuale comparsa

di lesioni metastatiche a carico del parenchima polmonare e/o delle stazioni linfonodali toraciche.

Nei casi dubbi si è proceduto, come in precedenza, ad effettuare uno studio TC del torace.

I soggetti sono stati infine sottoposti ad esame ecografico addominale completo, per la ricerca di metastasi a livello degli organi parenchimatosi addominali e delle stazioni linfonodali. Nei casi dubbi sono stati eseguiti FNA e

FNCS e, nel caso di risultati inconcludenti, prelievi bioptici.

I dati emersi al termine del follow-up clinico dei pazienti sono stati, quindi, messi in relazione con i risultati degli esami istopatologici (istotipo tumorale e grado istologico) per valutare l'eventuale connessione esistente tra i due parametri.

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A causa del ridotto numero di casi clinici che ci sono pervenuti e che si sono mostrati disponibili nell'eseguire controlli post-operatori regolari, non è stato possibile eseguire uno studio statistico basato unicamente su tali dati. Si è reso, infatti, necessario, effettuare un confronto con la vasta letteratura presente in questo ambito, valutando, in tal modo, la conformità o meno dei dati ottenuti con quelli già esistenti.

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4.2 RISULTATI DELLO STUDIO

La popolazione oggetto di questo studio è costituita da 19 cagne adulte, intere o castrate, di varie razze ed età, presentatesi presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa per la presenza di neoformazioni mammarie singole o multiple, rilevate dal proprietario, dal Veterinario referente o dal nostro Dipartimento.

I soggetti presi in considerazione avevano un'età compresa tra i 4 e i 13 anni, con una media di 9 anni e appartenevano a varie razze.

La distribuzione delle diverse razze è riportata nella seguente tabella:

RAZZA NUMERO SOGGETTI

Beagle 3

Bolognese 1

Cirneco dell'Etna 1

Golden Retriever 1

Jack Russell Terrier 1

Lupo Italiano 1 Meticcio 6 Pastore Tedesco 1 Pinscher 1 Setter Irlandese 2 Yorkshire 1 TOTALE 19

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Dei 19 soggetti componenti la nostra popolazione 3 (15,8%) presentavano noduli singoli e 16 (84,2%) multipli, come è possibile notare dal grafico sottostante:

In totale sono stati evidenziati 50 noduli mammari, di cui 41 (82%) erano carcinomi, 4 (8%) neoplasie benigne e 5 (10%) lesioni non neoplastiche (iperplasie).

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Le neoplasie erano così distribuite:

I 41 carcinomi esaminati sono stati suddivisi, in base alla classificazione istopatologica dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, come segue:

MAMMELLE INGUINALE NODULI 6 (12%) 9 (18%) 10 (20%) 8 (16%) 17 (34%) TORACICA CRANIALE TORACICA CAUDALE ADDOMINALE CRANIALE ADDOMINALE CAUDALE

ISTOTIPO CARCINOMI SEMPLICI TIPI SPECIALI

N. CASI (41) 24 (58,5%) 17 (41,5%) 0

CARCINOMI COMPLESSI

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Dei 24 carcinomi semplici, 18 erano tubulopapillari e 6 solidi, mentre non sono stati evidenziati casi di carcinomi anaplastici.

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Per quanto riguarda il grado istopatologico delle neoplasie, i risultati ottenuti sono stati i seguenti:

GRADO ISTOLOGICO 0 I II III

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L'iter diagnostico prevedeva un follow-up semestrale di tutti i pazienti per un totale di due anni post-intervento. Purtroppo, però, non tutti i soggetti si sono ripresentati ai vari controlli e, pertanto, si è reso necessario valutare gli eventi “nuova neoplasia”, “recidiva” e “metastasi”, suddividendoli nei vari follow-up periodici. I risultati sono stati i seguenti:

FOLLOW-UP A 6 MESI:

FOLLOW-UP A 12 MESI:

TIPO EVENTO NUOVA NEOPLASIA RECIDIVA METASTASI MORTE

N. CASI (19) 0 1 1 0

TIPO EVENTO NUOVA NEOPLASIA RECIDIVA METASTASI MORTE

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FOLLOW-UP A 18 MESI:

FOLLOW-UP A 24 MESI:

A 6 mesi dall'intervento sono stati riscontrati due eventi: la comparsa di una nuova neoplasia dopo un intervento di mastectomia monolaterale e lo sviluppo di metastasi epatiche a partire da un carcinoma semplice solido di grado II. A 12 mesi dall'intervento chirurgico è stata evidenziata una recidiva locale di carcinoma semplice solido di grado I.

A 24 mesi sono comparse due nuove neoplasie, di cui un carcinoma semplice solido di grado I e un carcinoma mammario complesso di grado I.

TIPO EVENTO NUOVA NEOPLASIA RECIDIVA METASTASI MORTE

N. CASI (2) 0 0 0 0

TIPO EVENTO NUOVA NEOPLASIA RECIDIVA METASTASI MORTE

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4.3 DISCUSSIONE

Per quanto riguarda la percentuale di malignità delle neoplasie mammarie della cagna, Marconato, Sorenmo e Withrow hanno evidenziato che dal 40 al 50% circa delle neoplasie mammarie canine sono di origine maligna. In uno studio effettuato da Hellmén e colleghi su 202 cagne, invece, circa il 30% delle neoplasie era di origine benigna, il 68% maligna e il rimanente 2% non neoplastica (iperplasia lobulare ed ectasia duttale).

Secondo Withrow e MacEwen, dal 65% al 70% delle neoplasie mammarie della cagna si localizzano a livello delle due mammelle più caudali (addominale caudale e inguinale). Questo fenomeno può essere legato alla maggiore quantità di tessuto mammario presente a livello di queste due ghiandole.

Dal nostro studio emerge, invece, una distribuzione simile dei noduli tra le varie mammelle, con una netta prevalenza, però di quelle inguinali.

Tra i tumori maligni, i carcinomi sono i più rappresentati (80-90%), mentre i sarcomi sono molto meno frequenti (Marconato e Del Piero, 2005).

Anche in uno studio effettuato da Tavasoly e colleghi su 37 campioni di tumori mammari della cagna, infatti, i carcinomi rappresentavano l'86,5% dei campioni esaminati, mentre i sarcomi solo il 13,5%. Sempre secondo questo studio, l'istotipo tumorale più frequentemente rappresentato era il carcinoma semplice (56,8%), seguito dal carcinoma complesso (13,5%), dal carcinoma in tumore benigno (10,8%) e, infine, dai carcinomi di tipo speciale (5,4%).

In uno studio effettuato da Karayannopoulou e colleghi su 85 cagne con tumori mammari, la distribuzione delle neoplasie mammarie in base all'istotipo tumorale mostrava una maggiore incidenza di carcinomi semplici (64,7%), seguiti dai carcinomi in tumore benigno (21,2%), dai carcinomi complessi (9,4%) e dai carcinomi di tipo speciale (4,7% di carcinomi a cellule fusate). I nostri casi si allineano con quanto riportato dalla letteratura, mostrando il 100% di casi di carcinomi tra le neoplasie maligne, di cui il 58,5% di carcinomi semplici e il 41,5% di carcinomi complessi. Non sono stati invece evidenziati casi di carcinomi di tipo speciale e/o di carcinomi in tumore benigno.

Dallo studio effettuato da Tavasoly e colleghi emerge, inoltre, una maggiore incidenza di carcinomi semplici di tipo tubulopapillare (80,9%), seguiti dai carcinomi solidi cribriformi (14,3%) e infine dai carcinomi solidi (4,8%). Anche nel nostro studio è stato possibile evidenziare una maggiore presenza di carcinomi semplici tubulopapillari (75%) rispetto a quelli solidi (25%). In entrambi gli studi non sono emersi casi di carcinomi semplici anaplastici.

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distribuzione simile delle neoplasie nei tre gradi istologici, con il 31,8% di tumori di grado I, il 32,9% di grado II e il 35,3% di carcinomi di grado III.

Tavasoly mostra, invece, una prevalenza di neoplasie di grado II (46,9%), seguite da quelle di grado I (37,5%) e infine da quelle di grado III (15,6%). Nel nostro studio, invece, la maggior parte dei carcinomi rientra nella categoria di grado I (87,8%), mentre solo il 12,2% dei carcinomi si presenta di grado II. Non sono stati riportati casi di carcinomi di grado III.

Da numerosi studi è emerso il notevole valore prognostico attribuito al tipo tumorale, alla differenziazione istologica e al grado tumorale nelle neoplasie mammarie della cagna. In generale, cani con sarcomi mammari hanno una prognosi peggiore rispetto a quelli con tumori epiteliali maligni, eccezion fatta per i cani affetti da carcinomi infiammatori. I sarcomi mammari primari si comportano come sarcomi ad elevato grado di malignità e sono associati a metastasi ematogene precoci e ad un'alta incidenza di recidive locali. In base alla classificazione istopatologica WHO, il comportamento biologico del tumore dipende dalla sua differenziazione istologica, con una malignità crescente dal carcinoma non infiltrativo (o carcinoma in situ) al carcinoma complesso e, infine, al carcinoma semplice. Tra i carcinomi semplici si osserva malignità crescente dal carcinoma tubulopapillare, a quello solido fino a quello anaplastico (Sorenmo, 2003). Il grado istologico è predittivo del comportamento biologico del tumore: la percentuale di recidiva è del 19% per il grado 0, del 60% per il grado I e del 97% per il II grado. La reattività linfoide intorno al tumore è evidenza morfologica di risposta immunitaria antitumorale e si associa a minor percentuale di recidiva dopo la chirurgia (Marconato e Del Piero, 2005).

In uno studio effettuato da Pérez Alenza e colleghi sono state selezionate 74 cagne con neoplasie mammarie, senza metastasi a distanza al momento della diagnosi. I soggetti sono stati seguiti per un periodo di 18 mesi dopo l' escissione chirurgica dei noduli mammari, al fine di valutare le variabili cliniche e riproduttive e le caratteristiche patologiche quali fattori prognostici delle neoplasie mammarie nel cane. I risultati emersi dallo studio sono stati i seguenti: durante il periodo di follow-up, 19 nuove neoplasie sono comparse dopo l'escissione chirurgica, 12 tumori maligni hanno dato metastasi e 6 di questi anche recidive locali. I tumori misti maligni sono stati quelli che hanno dato più frequentemente recidive, ma non a livelli statisticamente significativi. Per quanto riguarda le metastasi, i carcinomi solidi e quelli a cellule fusate erano i tumori che più facilmente metastatizzavano. Anche nel nostro caso, le lesioni metastatiche a livello epatico erano riconducibili a carcinoma semplice solido, come riportato in letteratura. L'intervallo di tempo libero da neoplasie era inferiore a 7 mesi in 17 casi, mentre in 14 cani variava dai 7 ai 17 mesi. Era inoltre significativamente più basso nei cani più vecchi rispetto a quelli più

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giovani e non mostrava differenze significative tra i vari istotipi tumorali maligni, gradi istologici e gradi nucleari di malignità. Anche nel nostro studio, l'intervallo di tempo libero da neoplasie variava dai 6 ai 24 mesi e non era correlato all'istotipo tumorale e al grado istologico. Per quanto riguarda le recidive locali, non sono stati trovati fattori legati al tumore o all'ospite significativamente associati con questa variabile. Le metastasi mostravano una correlazione significativa con il coinvolgimento dei linfonodi regionali, mentre non erano correlate all'istotipo tumorale, al grado istologico e al grado nucleare di malignità.

Dallo studio effettuato da Misdorp e Hart su 253 cagne con neoplasie mammarie maligne, la prognosi è risultato essere correlata al grado istologico di malignità tumorale: un grado istologico di malignità maggiore riconduceva, infatti, ad una prognosi peggiore. I carcinomi a più alto grado di malignità erano, più frequentemente, quelli semplici rispetto a quelli complessi e quelli più infiltrativi rispetto ai tumori meno infiltrativi. Anche nel nostro studio il grado istologico più maligno (grado II) era associato a carcinomi semplici di tipo solido, allineandosi a quanto riportato in letteratura.

Inoltre, i sarcomi, associati a prognosi peggiore, mostravano un grado più elevato di anaplasia rispetto ai carcinomi e i carcinomi complessi, ovvero quelli a prognosi più favorevole, esibivano un minore grado di differenziazione e di anaplasia rispetto ai carcinomi semplici. Per quanto riguarda il numero di mitosi, non sono state trovate differenze significative tra i carcinomi semplici e quelli complessi. I carcinomi semplici e i tumori infiltrativi, inoltre, tendevano più facilmente ad invadere i vasi linfatici rispetto ai carcinomi complessi ed ai tumori non infiltrativi.

Dal follow-up a 24 mesi effettuato da Yamagami e colleghi su 175 cagne con neoplasie mammarie maligne nell'area metropolitana di Tokyo è emerso quanto segue: non sono state evidenziate differenze significative in termini di prognosi tra i vari istotipi tumorali di adenocarcinoma (tubulare, papillare e papillare cistico). Le percentuali di sopravvivenza dopo due anni dall'intervento si sono però mostrate significativamente più basse negli animali con carcinomi di tipo solido, anaplastico e a cellule squamose (60,8%) rispetto a quelli che presentavano adenocarcinomi (tubulari, papillari e papillari cistici, che avevano una percentuale di sopravvivenza del 93,8%) e tumori misti maligni (83,3%). Le cagne con tumori di tipo non-tubulare (solido, anaplastico, tipi speciali) e infiltrativo, inoltre, avevano una percentuale di sopravvivenza a due anni dall'intervento significativamente più bassa rispetto a quelle con tumori che non presentavano queste caratteristiche. I carcinomi di tipo complesso sono apparsi meno maligni da un punto di vista biologico rispetto a quelli semplici. Questi ultimi, in genere, crescono in modo più infiltrativo, invadono i vasi linfatici e danno metastasi ai linfonodi regionali, ai linfonodi a distanza e ai polmoni. I

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carcinomi complessi, invece, hanno in genere una crescita più espansiva, invadono i vasi linfatici e danno meno frequentemente metastasi linfonodali e polmonari. L'invasione neoplastica nei vasi linfatici o nei linfonodi, infine, è strettamente associata ad una prognosi peggiore, in quanto può implicare possibili metastasi a distanza nel futuro.

Nello studio effettuato da Karayannopoulou e colleghi su 85 cagne con neoplasie mammarie maligne sono stati evidenziati casi di metastasi nel 42,4 % dei soggetti (28/85). Di questi, 26 erano riferiti a carcinomi semplici e solo 2 casi a carcinomi di tipo speciale. Dei 66 cani sottoposti ad esame istopatologico dei linfonodi rimossi, le metastasi linfonodali sono state rinvenute in 2 cani con carcinomi semplici di grado I, in 10 con carcinomi di grado II (9 carcinomi semplici e 1 carcinoma di tipo speciale) e in 16 cani con carcinomi di grado III (15 carcinomi semplici e 1 carcinoma di tipo speciale). Dopo due anni dalla mastectomia, il 54,1% dei cani si presentava ancora in vita senza recidive o metastasi a distanza, mentre il rimanente 45,9% degli animali era deceduto o era stato sottoposto ad eutanasia a causa di lesioni metastatiche da carcinoma mammario. Dei 46 cani sopravvissuti al termine del follow-up, 18 avevano diagnosi di carcinoma semplice, 8 di carcinoma complesso, 2 di carcinoma di tipo speciale e 18 di carcinoma in tumore benigno. Dei 39 soggetti deceduti, invece, 37 presentavano un carcinoma semplice e solo 2 pazienti avevano un carcinoma di tipo speciale. Pertanto il carcinoma semplice era associato ad una percentuale di sopravvivenza significativamente più bassa rispetto agli altri tipi di carcinomi. Durante il periodo di follow-up, l'85,7% dei cani con metastasi linfonodali era deceduto mentre, dei 38 animali senza metastasi linfonodali, solo 8 (21,1%) con carcinomi semplici era morto. Il numero di morti entro due anni dall'intervento era pari allo 0% per i cani con carcinomi di grado I, al 46,4% per i soggetti con tumori di grado II e all'86,7% per i pazienti con carcinomi di grado III. Nei 26 cani con carcinomi semplici e metastasi linfonodali, la frequenza di morti era la seguente: 0% per il grado I, 77,8% per il grado II e 100% per i tumori di grado III. Entrambi i cani con carcinomi di tipo speciale (a cellule fusate) sono morti nel periodo di follow-up. Per quanto riguarda la possibile correlazione tra lo stato linfonodale e il numero di morti nel periodo di follow-up, quindi, è stato possibile evidenziare che tutti i cani con tumori di grado I sono sopravvissuti, mentre nei soggetti con carcinomi di grado II non sono emerse differenze significative, all'opposto di quanto accaduto per i cani con tumori di grado III. Il confronto tra i carcinomi differenziati (grado I e grado II) e quelli indifferenziati (grado III) ha mostrato un rischio 21 volte maggiore di morte nel secondo gruppo. I carcinomi di grado III, inoltre, erano associati ad un rischio circa 7 volte maggiore di morte rispetto ai carcinomi di grado II. Nei casi di carcinomi semplici, la percentuale di morti nei cani con tumori indifferenziati indicava un rischio 10 volte superiore

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rispetto a quello dei pazienti con carcinomi differenziati. In sintesi possiamo affermare che la sopravvivenza era peggiore nei cani con carcinomi di grado III rispetto a quelli con tumori di grado II o I. Nei casi di carcinomi semplici, non sono emerse differenze significative nella sopravvivenza tra i soggetti con tumori di grado II e III, entrambi associati ad una prognosi sfavorevole. Tuttavia, il confronto tra carcinomi semplici differenziati (gradi I e II) e indifferenziati (grado III) indicava una differenza significativa nella sopravvivenza. Cani con carcinomi semplici e metastasi linfonodali mostravano una percentuale di sopravvivenza significativamente inferiore di quelli senza metastasi linfonodali.

Dallo studio di Schafer e colleghi effettuato su una colonia di Beagle del Lovelace Respiratory Research Institute, sono emerse differenze significative nelle percentuali di metastasi da adenocarcinoma rispetto a quelle legate a carcinomi solidi. Gli adenocarcinomi (sia tubulari che papillari, semplici e complessi), infatti, metastatizzavano solo nell'11% dei casi, mentre i carcinomi solidi davano metastasi nel 57% dei casi.

Secondo Withrow, infine, anche il grado di differenziazione nucleare (tumori scarsamente, moderatamente e ben differenziati) è un importante fattore prognostico. Il rischio di sviluppare recidive e/o metastasi da carcinoma mammario entro 2 anni dall'intervento chirurgico era, infatti, del 90% per i cani con tumori scarsamente differenziati, del 68% per quelli con tumori moderatamente differenziati e solo del 24% per i soggetti che presentavano carcinomi ben differenziati.

Dallo studio di Sarli e colleghi su 60 cagne con neoplasie mammarie maligne è emerso che, dopo due anni dall'intervento chirurgico, 46 soggetti erano ancora in vita, mentre 14 erano deceduti (6 in seguito ad eutanasia e 8 di morte naturale legata alla neoplasia mammaria). Le analisi statistiche dimostravano, inoltre, dopo un anno dalla mastectomia, una probabilità 10 volte superiore di sopravvivenza per i cani con neoplasie di grado I o 0 rispetto a quelli con tumori di grado II, mentre, dopo due anni dall'intervento, la probabilità di sopravvivere era solo 5 volte superiore.

Lo studio di Schneider e colleghi su 87 cagne con neoplasie mammarie maligne (adenocarcinomi e tumori misti maligni) ha evidenziato un periodo medio di sopravvivenza tra la mastectomia e la morte per cause legate a neoplasia mammaria, per 14 soggetti, di 4,5 mesi. Il periodo medio di sopravvivenza tra la chirurgia e l'eutanasia legata a neoplasie mammarie per 38 animali era, invece, di 7,5 mesi. Per 52 cani con tumore mammario come causa di morte, il periodo medio di sopravvivenza dopo l'escissione chirurgica della neoplasia era di 7 mesi. Le morti da tumore mammario risultavano, inoltre, maggiori di quelle aspettate, in base ai controlli, solo nel primo anno dopo la chirurgia (17,2% di morti nel primo anno per i casi clinici e 43,8% per i controlli). Più

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giovane era il soggetto al momento della chirurgia, più probabilità aveva di sopravvivere. Questo può essere spiegato dal fatto che si assiste ad una diminuzione del rischio di sviluppare ulteriori neoplasie mammarie o complicazioni.

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