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Dispositivi di protezione collettivi e individuali per i lavoratori

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici

Dispositivi di protezione collettivi e individuali per i lavoratori

Ing. Alessandro Ledda Roma 1/6/2017

Seminario “Siti contaminati – il rischio chimico per i lavoratori”

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici

La salvaguardia dei lavoratori coinvolti nella bonifica di siti contaminati

3

L’obiettivo dello studio è di:

1. guidare alla scelta della migliore misura di protezione, 2. illustrare le caratteristiche di ogni misura di protezione, 3. valutare tutti gli aspetti correlati.

Nello studio non sono stati forniti approfonditi dettagli ingegneristici, né protocolli di impiego, o informazioni commerciali.

La bonifica dei siti contaminati

riguarda alcuni aspetti simili a quelli

del settore delle costruzioni e

dell’ingegneria civile e altri, anche

molto differenti, da questi.

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici

Priorità DPC rispetto a DPI

4

L’adozione dei DPI è quindi subordinata:

1.Alla preventiva valutazione dei rischi,

2.All’adozione di misure di protezione collettiva,

3.All’accertata impossibilità di adottare misure congrue.

L’Art. 15 sancisce il principio della priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale (ripreso Artt. 111 e 75).

L’Art. 15 c. 1 lett. c) del D.Lgs. 81/2008, prevede “eliminazione dei

rischi in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico

e, ove ciò non sia possibile, loro riduzione al minimo” (e Art. 18).

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Misure di Protezione Collettiva

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Misure di protezione collettiva ATTIVE

6

I sistemi attivi sono generalmente I più impiegati per la loro maggiore efficienza e velocità nel rimuovere l’aria contaminata da vapor intrusion.

1. creare una depressione tra l’ambiente di lavoro e gli ambienti circostanti (con pressione minore);

2. portare in sovrappressione l’ambiente di lavoro e/o le zone subito adiacenti;

3. rimuovere o diluire i vapori pericolosi se sono entrati nell’ambiente di lavoro.

Gli ultimi due approcci richiedono un immissione di aria pulita maggiore rispetto all’aria contaminata in ingresso.

Contatto

dermico Inalazione

Inalazione indoor

Misure di protezione

attive

Misure di protezione

passive

Inalazione outdoor

Misure di protezione

attive

Misure di protezione

passive Ingestione

Nella maggior parte dei casi una misura di protezione attiva indoor si basa sui seguenti principi:

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Depressurizzazione del terreno o al di sotto del solaio o Sub Slab Depressurization (SSD)

7

Δ P < 0 Δ P < 0 Δ P < 0

Questi sistemi impiegano dei ventilatori che aspirano l’aria contaminata convogliandola direttamente all’esterno, creando una depressione sotto l’edificio. La depressione fa sì che i composti volatili presenti nel suolo tendano a penetrare ulteriormente nel pozzetto o in prossimità del punto di aspirazione, piuttosto che all’interno dell’edificio.

Sub Slab Box

Aspirazione

tramite Pozzetto Vespaio ventilato Canalizzazioni

di aspirazione

• Negli edifici senza il vespaio, questa tecnica è nota anche come depressurizzazione attiva del terreno o Active Soil Depressurization (ASD).

• La bocchetta di espulsone dell’aria deve essere distante da finestre, porte, aperture e condotte di aspirazione dell’impianto di climatizzazione indoor.

• Questi sistemi sono impiegati anche in altri ambiti es. Radon.

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Depressurizzazione delle pareti o Block Wall Depressurization (BWD)

8

Il Sistema crea una barriera formata da una via preferenziale (in edifici con muratura a forati) per i contaminanti sfruttando la ΔP<0 per proteggere l’ambiente indoor. Se usato nella ventilazione del vespaio è considerato una variante della SSD.

Depressurizzazione del terreno o al di sotto del solaio o Sub Slab Pressurization (SSP)

Se i sistemi di depressurizzazione o di diluizione dell'aria dimostrano scarsa efficacia è possibile invertire il flusso d’aria dirigendolo verso il terreno, creando una zona di sovrappressione inferiore che convoglia i vapori al perimetro dell’edificio

Δ P >

0

La SSP è utilizzata quando:

• la permeabilità del suolo è eccessiva per avere sufficiente depressione,

• un’effettiva ventilazione sotto il vespaio non è attuabile.

Il sistema può essere combinato con la sovrappressione dei muri forati per aumentarne l’efficacia.

Se la superficie il basamento è a contatto con il suolo, e non è ben isolato, i normali sistemi di depressione potrebbero non isolare a sufficienza.

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Sistemi di ventilazione che producono sovrappressioni tra interno ed esterno

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I sistemi di ventilazione che producono sovrappressione tra l’interno all’esterno dell’edificio sono alternativi alle tecniche di sovra/de-pressione del terreno o delle zone adiacenti.

Questi possono sfruttare, negli edifici dotati di sistema di ventilazione ad aria, il sistema di ventilazione/climatizzazione dell’edificio.

ΔP > 0

Sistemi di diluizione dei contaminanti con aria

La diluizione dei contaminanti con aria si ottiene immettendo all'interno dell'ambiente di lavoro dell'aria esterna (filtrata) ed estraendo una quantità leggermente inferiore (per avere una leggera sovrappressione dell’ambiente) di aria contaminata.

Sistemi purificazione dell’aria

I sistemi di purificazione o adsorbimento dell’aria, ausiliari ad altre soluzioni, consistono nel trattamento dell’aria del luogo di lavoro con filtrazione meccanica o per adsorbimento. Questi

generalmente utilizzano processi che includono adsorbimento con carboni attivi (rifiuti da smaltire correttamente), zeolite, ossidazione con ozono (effetti avversi) e foto catalitica.

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Misure di protezione passive

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I sistemi di protezione passiva generalmente usano un quantitativo nullo o minimo di energia e si basano su fenomeni naturali:

1. barriere passive, 2. effetti termici,

3. gradienti di pressione, 4. vento.

Questi sistemi possono essere alternativi a quelli attivi solo se la concentrazione di contaminanti è ridotta, altrimenti sono complementari a quelli attivi.

La loro efficacia:

• deve essere confermata per mezzo di un adeguato numero di campionamenti;

• può variare significativamente in funzione delle differenti condizioni climatiche.

Contatto

dermico Inalazione

Inalazione indoor

Misure di protezione

attive

Misure di protezione

passive

Inalazione outdoor

Misure di protezione

attive

Misure di protezione

passive Ingestione

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Sigillatura del perimetro/ involucro dell’ambiente

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• imperfezioni di pareti e pavimentazione,

• punti di penetrazione di impianti e servizi

•fessure e crepe nelle pareti,

• vani di ascensori,

•condotte elettriche e dell’AC,

•altre vie di penetrazione.

Questa tecnica generalmente:

• non è impiegata da sola,

• migliora l’efficienza di qualsiasi tipo di sistema di riduzione,

• favorisce i sistemi di de/pressurizzazione a mantenere un’adeguata ΔP.

Nella sua applicazione bisognerebbe:

• effettuare misurazioni prima e dopo l’installazione

• Fare attenzione a che non ci siano sorgenti contaminanti all’interno del luogo di lavoro.

Una componente importante di ogni strategia di riduzione è la sigillatura di tutti i punti di ingresso dei contaminanti:

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Barriere al vapore

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Questa tecnica utilizza materiali applicati a spruzzo, membrane in fogli o strutture installate al di sotto dell’edificio per eliminare le vie di accesso dei contaminanti.

Le barriere al vapore:

•Portano verso il perimetro dell’edificio i contaminanti volatili;

•Hanno scarsa resistenza meccanica verso i ferri d’armatura e una difficile modellabilità

•sono impiegati spesso in aggiunta ad altri sistemi (attivi o passivi)

Sub Membrane Depressurization (SMD)

La Sub Membrane Depressurization è usata in zone con ridotto calpestio.

Δ P < 0

Negli edifici con la zona al di sotto del vespaio grezza viene impiegata una membrana aggiuntiva al di sotto della quale si realizza la depressione.

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Sistemi di ventilazione passiva

Questi sistemi consistono in differenti soluzioni che sfruttano gradienti:

• di diffusione naturale (risultanti dalla fuoriuscita dei contaminanti dal terreno),

• di pressione (termici o indotti dalla ventilazione).

ΔT > 0

La ventilazione passiva dovrebbe essere combinata, per una maggiore efficienza, con delle barriere al vapore.

È possibile utilizzare, soprattutto in zone con venti forti, dei

“comignoli girevoli” per migliorare il tiraggio.

Sistema di ventilazione passivo del vespaio con flusso convettivo – Sub Slab Ventilation (SSV)

Consiste nell’installazione di un sistema di aerazione supplementare che intercetta il flusso di contaminanti proveniente da sotto il vespaio canalizzandolo all’esterno.

In aggiunta viene posizionata una barriera al vapore che isoli l’ambiente indoor dal terreno o dal vespaio.

ΔT > 0

• Può adottare un “comignolo girevole” (senza vento o con neve o ghiaccio si possono bloccare!);

• talvolta sono utilizzati dei riscaldatori per favorire il flusso ascendente;

• sono sistemi facilmente convertibili in sistemi attivi.

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Aumento della ventilazione naturale nell’ambiente di lavoro

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Tale strategia, finalizzata a miscelare l'aria interna contenente vapori o gas con quella esterna “pulita”, è attuabile con la realizzazione di aperture supplementari, finestre, porte o sfiati, nell’involucro dell’edificio.

Questa tecnica:

• Può favorisce l’ingresso di contaminanti per “effetto camino”;

• è veloce e senza costi di installazione;

• è sconsigliata in climi rigidi per la necessità di aumentare il riscaldamento e per il rischio di congelamento delle tubature idriche;

• non causa una riduzione permanente dei contaminanti una volta che le aperture vengono chiuse;

• non è consigliata per contaminazioni diffuse.

n

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Modifica delle fondazioni

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Per limitare la contaminazione all’interno di edifici o strutture preesistenti si può prevedere di modificare, nel rispetto delle norme di protezione sismica e dei calcoli di resistenza statica dell’edificio, la conformazione delle fondazioni.

Con questa tecnica:

1. possono essere adottati sistemi di ventilazione perimetrale nelle fondazioni per implementare la ventilazione del vespaio,

2. può essere implementata la ventilazione nelle murature forate,

3. non dovrebbero essere utilizzate altre tecniche di ventilazione per non modificare il flusso d’aria naturale dell’edificio,

4. dovrebbero essere valutate con attenzione modifiche alla

ventilazione di edifici con sistemi di combustione all’interno.

Δ P > 0 Δ P < 0

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Misure di protezione alternative

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In alternativa ai sistemi finora visti (i più comunemente adottati) è possibile impiegare altre misure di protezione alternative.

Le misure alternative ai sistemi attivi e passivi sono:

1. sistemi di monitoraggio;

2. buone prassi;

3. misure comportamentali.

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Sistemi di monitoraggio

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I sistemi di monitoraggio, se adottati per dimostrare l’efficienza delle misure attive o passive, possono essere considerati una misura di protezione collettiva (US EPA).

Questi permettono di verificare l’efficacia delle misure di protezione adottate, il loro corretto funzionamento e di ricavare il livello di rischio cui sono esposti i lavoratori.

Il monitoraggio:

•può essere limitato a letture periodiche nei sistemi attivi;

•è essenziale per verificare il funzionamento dei sistemi passivi;

•ha una frequenza = funz. (intervallo di tempo per potenziali malfunzionamenti; intervallo per l’effetto sui lavoratori)

Disposizione degli edifici di cantiere in maniera selettiva sul sito

Una misura gestionale tra quelle di buona prassi si ha con la disposizione degli edifici di cantiere in maniera selettiva sul sito, se le caratteristiche del sito e i processi lavorativi lo permettano, per evitare un’eccessiva esposizione dei lavoratori per inalazione.

Spogliatoi lavoratori

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Disposizione degli spazi di lavorazione negli ambienti indoor

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È utile un’attenta disposizione degli spazi di lavorazione negli ambienti indoor, qualora i processi lavorativi lo permettano, al fine di minimizzare l’esposizione dei lavoratori per inalazione.

Si consideri che:

• l’esposizione per inalazione è funzione della posizione della postazione di lavoro.

• l’esposizione è maggiore in aree senza sistemi di ventilazione;

• l’impiego di questo approccio deve essere valutato in funzione del ciclo lavorativo.

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Misure comportamentali

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Tra le misure generali di tutela, negli ambienti indoor a potenziale rischio inalazione per i lavoratori, che riguardano una corretta gestione e organizzazione del lavoro, vanno annoverate alcune indicazioni di carattere comportamentale.

• minimizzare l’esposizione dei lavoratori (permanenza, addetti, prossimità)

• non fumare, mangiare o bere nelle aree più esposte;

• tenere i finestrini dei mezzi di cantiere chiusi e usare l’aria condizionata;

• verificare periodicamente la pulizia delle cabine e dei filtri dei mezzi di cantiere;

• utilizzare materiale a perdere per pulire superfici e equipaggiamento;

• non lasciare nel luogo di lavoro rifiuti potenzialmente contaminati;

• maneggiare con cura i DPI potenzialmente contaminati;

• verificare eventuali perdite di sostanze chimiche dagli impianti;

• fare sempre la doccia a fine turno;

• Utilizzare procedure e/o DPI adeguati in presenza di alte concentrazioni di sostanze combustibili.

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Misure di protezione outdoor: abbattimento delle polveri ad umido

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L’abbattimento ad umido è la principale e più diffusa misura di natura tecnica e viene generalmente utilizzato per controllare lo sviluppo incontrollato di gas, vapori o particelle solide. Questi sistemi:

1. umidificano le polveri dopo che sono aerodisperse;

2. umidificano il terreno prima della aerodispersione (bagnatura del terreno).

Si consideri che:

• gli additivi da aggiungere all’acqua per migliorare la riduzione del contaminante sono in funzione del tipo di contaminante stesso;

• un eccesso di acqua o additivo può generare fango e potenziali problemi di manutenzione;

• una scarsa qualità dell’acqua può causare a sua volta altro inquinamento e generare problemi di manutenzione.

1

Fango prodotto da un eccesso di

acqua

2

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Altre misure di protezione outdoor: automezzi

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Limitazione delle polveri diffuse dalle ruote degli automezzi

Possono essere previsti dei sistemi di pulizia delle ruote degli automezzi di cantiere potenzialmente contaminati. Questi sistemi generalmente sono realizzati con degli spruzzatori e/o delle vasche vere e proprie per il lavaggio, a spruzzo o ad immersione, delle ruote degli automezzi.

Isolamento delle macchine da cantiere

Per inquinamenti di particolare intensità, è raccomandabile l’utilizzo di macchinari con cabina pressurizzata e climatizzata, dotate di filtri antipolvere ad alta efficienza con eventuale aggiunta di filtri a carbone attivo.

In assenza di tali filtri, l’operatore della macchina dovrà utilizzare adeguati DPI. Dovrà essere prevista una specifica procedura di controllo e sanificazione delle cabine al termine del lavoro.

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici

Altre misure di protezione outdoor

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I materiali utilizzati sono:

• polietilene a bassa densità LDP,

• polietilene ad alta densità HDP,

• polivinile cloruro PVC,

• polipropilene.

I sistemi di copertura del terreno consentono di “isolare”

temporaneamente la sorgente di contaminazione, evitando il contatto diretto e il trasporto di polveri nonché abbattere eventuali vapori potenzialmente contaminati.

Sistemi di copertura del terreno

Reti antivento

Per limitare la propagazione delle polveri verso le zone limitrofe del cantiere è utile anche il semplice utilizzo di reti antivento ai margini delle zone di lavoro, preferibilmente di maggiore altezza rispetto a quelle di utilizzo comune.

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Sistemi sperimentali

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Un’alternativa ai tradizionali sistemi di estrazione dei contaminanti al di sotto di un edificio, nei siti contaminati da idrocarburi o metano, utilizza un flusso di aria al di sotto delle fondazioni per attenuare la migrazione dei contaminanti attraverso la degradazione aerobica degli stessi.

Uno studio, condotto iniettando in un terreno con idrocarburi e metano un flusso d’aria <1%, ha portato ad una riduzione dei contaminanti da 80 a <0.01 mg/L.

Barriera substrato ad umidità controllata

Un’alternativa ai tradizionali “sistemi barriera” sfrutta l’iniezione di acqua o sostanze chimiche nel terreno così da creare una “barriera liquida” che prevenga la penetrazione dei contaminanti all’interno dell’edificio.

Bisogna prestare attenzione a che l’eccessiva umidità non danneggi le strutture dell’edificio.

Aerobic air sweep zone

Barriera vapore aerobica

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Dispositivi di Protezione Individuale

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 25

I Dispositivi di Protezione Individuale (D.P.I.)

I DPI comprendono:

qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo (art. 74 d.lgs. 81/2008)*.

* Sono esclusi da questa categoria:

indumenti di lavoro ordinari e uniformi non destinati alla protezione;

gli apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi e fattori nocivi (es. campionatori personali, contatore geiger, …)

Il D.Lgs. 475/1992 (destinato ai fabbricanti), che recepisce la Direttiva 89/686 CEE, regola la fabbricazione e la commercializzazione dei DPI e stabilisce:

• L’obbligatorietà della rispondenza del DPI a determinati Requisiti Essenziali di Sicurezza;

• la possibilità di riferirsi alle norme armonizzate CEE o a norme tecniche nazionali;

• l'obbligatorietà della Marcatura CE;

• obbligatorietà rilascio in fase di marcatura della Dichiarazione di

conformità.

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 26

La direttiva (UE) 1989/686 è stata una delle prime direttive del “nuovo approccio”, ma ora ha più di 20 anni. Pertanto, al fine di riflettere le attuali tecnologie e processi di sviluppo e commercializzazione dei DPI, è in fase di sostituzione con il nuovo Regolamento (EU) 2016/425, entrato in vigore il 20 Aprile 2016, ma che si applicherà dal 21 aprile 2018.

Le principali modifiche del nuovo Regolamento (UE) 2016/425 sono:

•È un Regolamento, pertanto rende le “regole” obbligatorie per tutti gli Stati membri senza necessità di un recepimento;

•Modifica della protezione uditiva dalla II categoria alla III categoria;

•Modifica dei giubbotti dalla II categoria alla III categoria;

•Emissione di una Dichiarazione di Conformità per ogni DPI o un collegamento a dove è possibile “ottenerla”;

•Validità obbligatoria massima della Dichiarazione di Conformità di 5 anni;

•Responsabilità maggiori per importatori e distributori (tracciabilità del DPI);

•Novità in tema di ergonomia del DPI;

•Dispositivi su misura coperti dal regolamento.

Il regolamento (EU) 2016/425

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La garanzia che un DPI soddisfi i Requisiti Essenziali di Salute e Sicurezza imposti dalle direttive europee è rappresentata dalla marcatura CE.

Marcatura CE

In genere oltre alla marcatura CE su ogni DPI deve essere riportato almeno:

•identificazione del fabbricante,

•riferimento al modello di DPI,

•Qualsiasi altro riferimento

caratteristico del DPI,

•norma di riferimento seguita.

Requisiti dei DPI: Art. 76 D.Lgs. 81/2008

1. … conformità al D.Lgs. 475/1992.

2. inoltre:

1. … adeguatezza ai rischi… senza comportare un rischio maggiore;

2. … adeguatezza alle condizioni … di lavoro;

3. Considerazione delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;

4. poter essere adattati all'utilizzatore secondo le… necessità.

3. Per rischi multipli … con uso simultaneo di più DPI, questi devono essere tra loro compatibili …

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 28

Dispositivi di Protezione Individuale: categorie

I DPI sono divisi in 3 categorie a seconda della gravità dei rischi:

•I categoria – rischio lieve: i DPI di progettazione semplice destinati a salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità

•II categoria - rischio significativo: i DPI che non rientrano nelle altre due categorie;

•III categoria – rischio mortale o irreversibile, DPI di progettazione complessa destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente.

Esposizione a rischio nelle bonifiche

Nel caso delle bonifiche possiamo individuare varie tipologie di rischio:

1. Rischi comuni anche ad altre attività:

• movimentazione manuale dei carichi

• movimentazione con mezzi/carrelli elevatori

• legato all’uso di attrezzature elettriche/meccaniche

• fisico

• elettrico

• rumore/vibrazioni

• vari/residuali

2. Tipologie di rischio specifiche nelle bonifiche e gestione rifiuti

• Rischio chimico • Rischio biologico • Rischio fisico radiazioni

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 29

Vie espositive principali per il rischio chimico/biologico

Condizione di lavoro per la quale sussiste la possibilità che agenti pericolosi, tal quali o sotto forma di emissioni (liquidi, solidi, polveri, fumi, nebbie, gas e vapori) possano essere assorbiti dall’organismo attraverso le seguenti Vie espositive:

Ingestione Contatto dermico Inalazione

Assorbim.

gastrico Assorbim.

mucose

Assorbim.

cute Occhi Assorbimento

polmonare

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 30

Dispositivi di Protezione Individuale: scelta

Nella “valutazione dei rischi” individuiamo dei rischi. Per la scelta e l ’uso dei DPI bisogna porsi le domande:.

Per la scelta si prendano in considerazione:

1. Norme Tecniche Armonizzate specifiche per ogni DPI;

2. la Nota informativa fornita dal costruttore;

3. per agenti chimici pericolosi, quanto indicato al Punto 8 della Scheda di dati di Sicurezza della sostanza.

DA COSA IL DPI

PROTEGGE? COME

FUNZIONA E SI USA?

DOVE SI

USA? QUANTO

PROTEGGE?

QUANDO SI USA E QUANTO?

I criteri per l’individuazione e l’uso dei dispositivi di protezione individuale sono riportati nel:

• D.M. 2 Maggio 2001;

• Allegato VIII del D.Lgs. 81/2008 al punto 4 “Indicazioni non esaurienti per la valutazione dei dispositivi di protezione individuale”

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 31

DPI comuni con altre attività

Il casco o elmetto di protezione deve proteggere la parte superiore della testa da urti (cadute o colpi) ed essere:

L'uso del casco deve essere compatibile con l'utilizzo di altri DPI necessari (maschere, cuffie, …). Conforme alla UNI EN 397 (o EN 812, con caratteristiche inferiori)

•robusto,

•leggero, •ventilato,

•regolabile, •non irritante,

•Con “regginuca”.

La calzatura antinfortunistica «di protezione» (non «di sicurezza») ha lo scopo di proteggere il piede durante il lavoro da schiacciamento, perforazione, urti, scivolamento, isolamento elettrico, sostanze corrosive o nocive. Conformi alla EN ISO 20346.

Esistono diverse forme di calzature di diversi materiali (pelle, gomma, polimeri…):

A. Scarpa bassa, B. Stivale basso,

C. Stivale medio-alto, D. Stivale alto,

E. Stivale a mezzagamba.

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 32

Dispositivi di Protezione Individuale: Mani

I guanti di protezione dal rischio chimico e microbiologico devono essere:

• conformi a EN 374-1/2 (resistenza alla penetrazione), /3 (alla permeazione) e alla EN 388 sulle prove meccaniche;

• di III Categoria;

• marcati con il marchio CE.

Norma di riferimento: UNI EN 420 ”Requisiti generali e metodi di prova”.

• Penetrazione: diffusione, a livello non molecolare, di un prodotto chimico e/o microorganismo, attraverso porosità, cuciture, fori o altre imperfezioni del materiale del guanto di protezione;

• Permeazione: processo con il quale un prodotto chimico si diffonde attraverso il materiale del guanto di protezione a livello molecolare.

Indice prestaz.le

di permeazione Tempo di passaggio Classe 1 > 10 minuti Classe 2 > 30 minuti Classe 3 > 60 minuti Classe 4 > 120 minuti Classe 5 > 240 minuti Classe 6 > 480 minuti

La permeazione:

1. assorbimento;

2. diffusione;

3. desorbimento

delle molecole

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 33

Protezione contro i prodotti chimici ed i microrganismi

Con il simbolo del rischio chimico sono presenti 3 lettere riferite ai prodotti chimici di prova, confrontando queste con i prodotti in uso può essere scelto il guanto adatto.

Rischio chimico

Rischio Microbiologico

Livello di permeazione

<30 ’ (ad almeno 3

sostanze) ma

conformi alla prova di penetrazione

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 34

Dispositivi di Protezione Individuale: Mani

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 35

Dispositivi di Protezione Individuale: Occhi e volto

La protezione individuale degli occhi e del volto può essere effettuata con:

•Occhiali con e senza

protezioni laterali; •Maschere; •Schermi facciali o visiere.

Devono essere conformi alla norma tecnica EN 166 "protezione da spruzzi di liquidi“ e proteggere dai rischi:

• chimici (schizzi, vapori, nebbie e fumi, soluzioni),

• meccanici (polveri, trucioli, schegge),

• [ottici (raggi UV ed IR, laser)],

• [termici (freddo  lacrimazione, calore  ustioni o infiammazioni)].

• DPI di II Cat. – se rischio contenuto di spruzzi e schizzi;

• DPI di III Cat. – se rischio elevato di spruzzi e/o gocce:

• sostanze nocive  Occhiali protettivi;

• sostanze corrosive e se esiste una ragionevole possibilità di schizzarsi  Maschera o visiera di protezione.

No – Indirect - direct ventilation

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 36

Dispositivi di Protezione Individuale: Vie respiratorie

La Norma UNI EN 529 è il riferimento per la selezione, l’uso e la manutenzione dei DPI per le vie respiratorie.

I DPI di protezione delle vie respiratorie appartengono tutti alla III categoria.

Gli agenti pericolosi possono essere presenti sotto forma gassosa, aerosol o di particolati.

Nella maggior parte delle attività durante una bonifica o gestione di rifiuti se c’è rischio di esposizione ad agenti biologici o chimici si può indossare il

facciale filtrante” (monouso), preferib. con valvola di espirazione.

I facciali filtranti vanno in ogni caso scartati se danneggiati, sporchi o

contaminati da sostanze pericolose, sangue o altri fluidi biologici.

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 37

Semimaschere a costruzione integrale Coprono naso e bocca sono indicate per proteggere contro particelle, gas e vapori. Richiedono poca manutenzione e non proteggono dall'insufficienza di ossigeno.

Semimaschere a filtri intercambiabili

Rendono l'aria respirabile attraverso filtri (particelle, gas, vapori) che possono essere monouso o sostibili quando sono sporchi.

Maschere a pieno facciale

Analoghe e quelle a filtri intercambiabili, ma hanno in più il facciale per la protezione di occhi e viso.

Dispositivi di Protezione Individuale: Vie respiratorie

Formazione necessaria anche per prevenire criticità: es. barba

(38)

Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 38

Autorespiratori

si utilizzano quando la concentrazione degli inquinanti gassosi è molto elevata (superiore al 2% in volume) o quella dell'ossigeno scende al di sotto del 17% (EN 132).

A circuito aperto

sono apparecchi ad aria compressa, dotati di un'autonomia fino a 60’. L'aria compressa, fino a 300 bar, è contenuta in una bombola sulla schiena.

A circuito chiuso

sono apparecchi che consentono la rigenerazione dell'aria espirata. L'aria espirata arriva alla "cartuccia" di (es.

perossido potassio KO

2

) dove si ha la fissazione dell'anidride carbonica, per passare poi alla "sacca polmonare" da dove torna al boccaglio per l’inspirazione.

Autorespiratori a presa d'aria esterna

Sono costituiti da una maschera a pieno facciale collegata mediante un lungo tubo flessibile ad una fonte di aria pulita, (compressore, una pompa d'aria manuale, un serbatoio di aria compressa, un filtro).

Dispositivi di Protezione Individuale: Vie respiratorie

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 39

Per proteggersi da gas e vapori, (più piccoli rispetto a polveri, fumi e nebbie) è necessario un filtro di tipo chimico.

UNI EN 14387 stabilisce (filtro antigas) un limite di concentrazione ed attribuisce una lettera ed un determinato colore ad ogni categoria di protettore:

Tipo Colore Protezione da

A Marrone Vapori organici e solventi

B Grigio Gas e vapori inorganici (es: gas alogenati e nitrosi, gas d'incendio, idrogeno solforato, acido cianidrico)

E Giallo Anidride solforosa e acidi solforosi K Verde Ammoniaca

P Bianco Polveri tossiche, fumi, nebbie (es. polveri di amianto, silicio, alluminio) Classificazione dei filtri per la protezione delle vie aeree

Tipo Colore Protezione da

ABE marrone + grigio + giallo vapori organici, gas acidi, anidride solforosa.

ABEK marrone + grigio + giallo + verde

vapori organici, gas acidi, anidride solforosa, ammoniaca

P3 bianco Polvere e fumi

A-P3 marrone + bianco vapori organici, polvere e fumi B-P3 grigio + bianco gas acidi, polveri e fumi

E-P3 giallo + bianco anidride solforosa, polveri e fumi K-P3 verde + bianco ammoniaca, polveri e fumi

ABE- P3

marrone + grigio + giallo + bianco

vapori organici, gas acidi, anidride solforosa, polveri e fumi

ABEK- P3

marrone + grigio + giallo +

verde + bianco vapori organici, gas acidi, anidride solforosa, ammoniaca, polveri e fumi

Classe Efficienza filtrante totale

minima

Fattore di protezione

nominale

Massima concentrazione esterna inquinante

Tipo di contaminante

FFP1 /P1 78% 4 4 x TLV Polveri nocive

FFP2 / P2 92% 12 12 x TLV Polveri a bassa

tossicità

FFP3 / P3 98% 50 50 x TLV Polveri tossiche

Classe di protezione dei dispositivi respiratori anti-polvere

Dispositivi di Protezione Individuale: Vie respiratorie

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 40

Essi hanno (a seconda dei casi) le seguenti caratteristiche:

•certificazione CE;

•classificati in III categoria (o inferiore);

•conformità alla EN 13688;

•conformità alla EN 943, 13982, 13034, 14605 ag. chimici;

•conformità alla EN 14126 ag. infettivi.

Dispositivi di Protezione Individuale: Corpo

Attualmente sono disponibili a copertura completa (es.tuta) a copertura parziale (es. camice) oltre che a protezione parziale (es. grembiule). Possono essere di diversa tipologia in relazione alle modalità lavorative ed alle mansioni da espletare.

Questi indumenti, se costituiti da più parti, devono:

• essere progettati in modo da garantire protezione in tutte le prevedibili posture di lavoro (ergonomia-protezione);

• per qualsiasi indumento si deve assicurare sempre un ’ adeguata

protezione lungo le parti di chiusura.

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 41

I 6 “tipi” di protezione (in base a Norme

EN) Tipo di

assemblaggio Norma armonizzata di riferimento

PERICOLO CHIMICO”

In conformità con le Direttive europee per gli

indumenti di protezione

chimica

Tipo 1 Tenuta stagna ai gas

Saldato Impermeabile

A tenuta stagna EN 943-1 , -2 Tipo 2 Tenuta non

stagna ai gas

Saldato

impermeabile EN 943-1 Tipo 3 Tenuta ai

liquidi

Saldato

impermeabile EN 14605 Tipo 4 Tenuta agli

spruzzi

Saldato

impermeabile EN 14605 Tipo 5 Tenuta alle

particelle

Cucito

impermeabile EN ISO 13982-1 Tipo 6 Tenuta agli

schizzi

Cucito

traspirante EN 13034

Nelle tute di protezione si intende per "tipo” la protezione da agenti chimici: a tenuta di gas, a tenuta di liquidi, etc.;

Dispositivi di Protezione Individuale: Corpo

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 42

Classe di protezione offerta

Classe (EN

14325) Tempo di permeazione (min) (EN 6529)

1 ≥ 10

2 ≥ 30

3 ≥ 60

4 ≥ 120

5 ≥ 240

6 ≥ 480

Nelle tute di protezione si intende per

"classe" il tempo di permeazione (occorrente ad un prodotto chimico per diffondersi attraverso un materiale a livello molecolare).

La classe di protezione offerta per gli operatori della bonifica deve essere scelta in funzione della durata dell’intervento e dei turni di lavoro.

Dispositivi di Protezione Individuale: Corpo

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 43

1-2 3-4 3-4

5 5 6

5-6 1-2

Dispositivi di Protezione Individuale: Corpo

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 44

Esempio di marcatura di dispositivo di protezione del corpo (per rischi chimici e microbiologici)

Dispositivi di Protezione Individuale: Corpo

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 45

Alcune criticità ancora attuali:

• Adeguatezza della formazione e informazione dei lavoratori (sull’uso e sui rischi da cui proteggono);

• Lavaggio e manutenzione dei DPI;

• Gestione dei DPI riguardo durata e scadenza (implementata nel SGS);

• Adeguatezza del DPI alle specifiche sostanze;

• Adozione di misure di protezione collettive prioritariamente all’adozione dei DPI;

• Adozione di Dispositivi che siano effettivamente dei DPI (es.

Guanti non DPI sebbene conformi alla norma tecnica EN 374).

In conclusione alcune riflessioni sui DPI

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 46

Grazie a questi sistemi è possibile centralizzare dati di diversa natura per avere una Situation Awareness legati alla sicurezza dell’operatore. Catalogando i quasi incidenti nel sistema PSIM è possibile evitare il verificarsi di situazioni potenzialmente pericolose.

Uno dei sistemi più innovativi prevede, grazie all’archiviazione dei dati provenienti dai sistemi di Physical Security Information Management (PSIM) (piattaforme SW in grado di ricevere e gestire dati provenienti da DPI e DPC) e dalla successiva analisi, di anticipare possibili incidenti o situazioni anomale.

Un altro sistema, sfrutta la comunicazione tra DPI e smartphone o ricevitori appositi permettendo di controllare il corretto ed effettivo utilizzo dei DPI. Il sistema usa come strumento uno smartphone e dei TAG Bluetooth applicati ai diversi DPI.

All'inizio l'operatore effettua l'autenticazione ed imposta il profilo di attività da eseguire: in base al profilo prescelto il sistema verifica che l'operatore abbia indosso la dotazione di DPI richiesta, e che la mantenga operativa per tutta la durata dell'attività, registrando in un log tutti gli eventi.

Innovazioni tecnologiche e DPI

Un ulteriore sistema sfrutta sensori RFId posizionati prima delle aree considerate a rischio, per autorizzare l’operatore all’accesso, verificare e certificare il corretto uso dei DPI da parte e per definire aree “invalicabili”

(superate le quali il sistema effettua operazioni di blocco macchine, segnalazione di allarme etc.) sempre a tutela dell’operatore.

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Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e Sicurezza degli Impianti Prodotti e insediamenti Antropici 47

Grazie per la …

… paziente attenzione

a.ledda (@) inail.it

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