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REPORT del progetto triennale GAME OVER

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Academic year: 2022

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Per informazioni

telefonare al 331-7573795 dal lunedì al venerdì

dalle ore 9,30 alle ore 12,30

Sede Via G. Alessi Mangialupi (ME)

coordinamentogiocodazzardo.me@gmail.com

L a nascita del Gruppo Messinese della campa- gna nazionale contro i rischi legati al gioco d’az- zardo “Mettiamoci in gioco” rappresenta senza dub- bio un salto di qualità interno ad ogni organizza- zione aderente poiché si dà vita ad un lavoro di rete grazie alle competenze, esperienze e professiona- lità che seppur appartengono a sigle diverse condi- vidono gli stessi obiettivi. In assenza di dati e ricer- che esaustive, il lavoro degli operatori,che a titolo gratuito collaboreranno nel coordinamento, in que- sta prima fase riguarderà:

✓ la creazione di un’azione congiunta con l’Ammi- nistrazione Comunale;

✓ la rilevazione di dati circa l’espansione del gioco d’azzardo nella città di Messina;

✓ l’organizzazione di momenti informativi/ forma- tivi sul gioco d’azzardo e sui conseguenti rischi;

✓ la creazione di una rassegna stampa tematica multimediale.

Attualmente al Gruppo Messinese aderiscono le seguenti sigle: Associazione Le.L.A.T., C.N.C.A. Regio- nale, CISL, Associazione Giovani CISL, Coop. Soc.

“S. Maria della Strada”, CESV, Caritas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela, Centro di Solida- rietà “FARO”, Associazione “Vinciamo il Gioco”, Asso- ciazione “Trecentosessantagradi Onlus”, Coop. Soc.

Lelat2000, ASP Dipartimento Dipendenze Patologi- che, Associazione “Zaleuco”, SIULP, AIES, Fondazione Antiusura “Padre Pino Puglisi”, CGIL, Presidio Libera di Messina “Nino e Ida Agostino”, LAM, Osservatorio Minori “Lucia Natoli”, Auser Provinciale Messina, Cen- tro Islamico Messinese, Studio Horus

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Comune di Messina

Caritas DioCesana

Messina Lipari s. Lucia del mela

Realizzato con il Fondo 8X1000 della CEI Caritas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela

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gruppo messinese

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gruppo messinese

Caritas Diocesana

REPORT

del progetto triennale “GAME OVER”

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OsservatOriO DiOcesanO Delle POvertà e Delle risOrse

Progetto triennale “Game Over”

Fondo CEI 8xmille

A cura di Enrico Pistorino

Referente dell’Osservatorio Diocesano delle Povertà e delle Risorse Hanno collaborato nella stesura:

Mariateresa Santangelo, Marisa Collorà, Teresa Staiti e Chiara Pistorino

Stampato a ottobre 2016 presso Stampa Open Srl Messina

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CARITAS DIOCESANA - MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA

SOMMARIO

4 IntroduzIone di don Giuseppe Brancato

6 Come nasCe e sI svIluppa Il proGetto di enrico pistorino 16 GIornata dI studIo sul GIoCo d’azzardo patoloGICo 17 le attIvItà nelle sCuole

e lo spettaColo teatrale “rovInarsI È un GIoCo”

20 le attIvItà Con le sCuole “extraBonus”

21 I numeri

22 la formazione tra i docenti

23 azione di prevenzione con gli studenti 24 alcune considerazioni conclusive 26 I QuestIonarI nelle sCuole 31 una Buona soCIalIzzazIone

l’esperienza degli slotmob a messina

37 sportello dI asColto e GruppI dI aIuto 44 aCCoGlIere le dIpendenze.

l’esperIenza dello sportello dI asColto CarItas 45 tratto dalla stampa loCale

49 Breve GuIda sul GIoCo d’azzardo patoloGICo 49 Il gioco

50 Il gioco d’azzardo

52 Fasi del gioco d’azzardo patologico 54 Come affrontare una ricaduta 55 le false credenze sull’azzardo

57 alCunI datI sul Fenomeo In ItalIa 58 lo studIo eFFettuato a messIna 61 sperImentazIonI ed azIonI InnovatIve

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OsservatOriO DiOcesanO Delle POvertà e Delle risOrse

INTRODUZIONE

Questa breve pubblicazione, redatta a conclusione del progetto triennale “Game Over” finanziato dal fondo CEI 8x1000 della Chiesa Cattolica, vuole rappresentare una restituzione alla comunità ecclesiale e civile, di quanto fatto in questi ultimi anni, in direzione della prevenzione e del contrasto del gioco d’azzardo patologico.

sono lieto di presentare questa pubblicazione, che riper- corre le tante attività messe in campo dalla nostra Caritas diocesana, per stare accanto a quanti vivono direttamente o rischiano di cadere vittima, di questa nuova piaga sociale, frutto dei tempi che viviamo, in cui il guadagno facile e l’il- lusione di una “nuova vita” basata sulla fortuna la fanno da padrone. “Nella cultura dominante – scrive papa France- sco - il primo posto è occupato da ciò che è esteriore, imme- diato, visibile, veloce, superficiale, provvisorio. Il reale cede il posto all’apparenza”(EG 62). Così il gioco d’azzardo prende il posto dello studio, del lavoro ed in qualche caso della famiglia ed in esso ci si rifugia come unica ancora di sal- vezza entrando così nella spirale della disperazione e della povertà.

ringrazio quanti hanno collaborato in questi anni a rea- lizzare le tante attività di formazione, informazione, soste- gno e cura, i professionisti coinvolti, le scuole, le associa- zioni e gli enti del terzo settore ed i servizi pubblici con i quali abbiamo sempre trovato le giuste sinergie per met- tere al centro la persona con i suoi bisogni reali.

“Ogni cristiano e ogni comunità – afferma il papa – sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili

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CARITAS DIOCESANA - MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA

187). Con questo monito di papa Francesco auspico che messina sappia trovare le forme ed i luoghi per ascoltare i propri poveri, in particolare quanti sono emarginati ed esclusi per i più svariati motivi e tra questi per la dipen- denza da gioco d’azzardo.

Infine ringrazio i collaboratori della Caritas Diocesana, in particolare del Centro d’ascolto diocesano e dell’osser- vatorio delle povertà e delle risorse, marisa Collorà, Chiara pistorino, mariateresa santangelo, teresa staiti ed enrico pistorino per il prezioso lavoro profuso.

Il direttore Caritas Don Giuseppe Brancato

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OsservatOriO DiOcesanO Delle POvertà e Delle risOrse

COME NASCE E SI SVILUPPA IL PROGETTO di enrico pistorino

“Game over” è il progetto triennale promosso dalla Cari- tas Diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela e finan- ziato da Caritas Italiana con i fondi 8×1000 alla Chiesa Cat- tolica, per prevenire e contrastare i rischi del gioco d’az- zardo, per stare accanto le famiglie in crisi ed informare, in particolare i giovani, sui pericoli della dipendenza da gioco.

Il percorso che ha condotto la Caritas a dare il via al progetto è partito dai dati, dai primi campanelli d’allarme fino ad una riflessione più ampia. Ci troviamo infatti davanti ad un vero e proprio problema sociale. In questi anni sia il centro d’ascolto diocesano che quelli parrocchiali hanno segnalato il crescente fenomeno delle richieste di aiuto economico per fare fronte all’indebitamento da parte di diverse famiglie che si sono rive- late, direttamente o indirettamente, interessate da questioni di Gap (gioco d’azzardo patologico). a conclusione dell’analisi fatta dalla Caritas, abbiamo ritenuto prioritaria un’azione della Chiesa locale in direzione di una più attenta valutazione del fenomeno “gioco d’azzardo” ed una adeguata azione di preven- zione e sensibilizzazione della comunità cristiana.

durante il primo anno sono stati coinvolti i ventidue Centri d’ascolto parrocchiali, sparsi tra città e provincia, ed intervistati oltre cinquanta persone che hanno rispo- sto al questionario anonimo somministrato. Il 47% degli intervistati dichiarava di aver frequentato almeno una volta nella vita una sala Bingo o slot, il 22,64% nell’ultimo anno.

di questi ultimi, il 66,67% più di cinque volte in un anno, il 25% più di 10 volte, l’8,33 non ha quantificato. Un dato davvero significativo è quello relativo ai motivi che fungono da input e da rinforzo per il Gap. uno dei motivi che si regi-

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CARITAS DIOCESANA - MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA

economici” (quasi il 34% delle risposte), per questo motivo la dipendenza da gioco colpisce in maniera più massiccia i nuclei familiari più poveri sotto il profilo economico e più vulnerabili sul piano dei valori di riferimento. Il 22% degli intervistati ritiene invece che il gioco aiuti a “dimenticare i problemi quotidiani”. un ulteriore dato da evidenziare riguarda la convinzione degli intervistati sulla propria possi- bilità di vincita: nel 15% dei casi, infatti, si ritiene che oltre al caso, la vincita possa derivare anche da una propria “abilità”.

una illusione tipica dei giocatori d’azzardo che, per questa ragione, sono convinti che più si gioca più si vince.

durante la seconda annualità sono stati numerosi gli incontri di formazione, rivolti in particolare ad operatori pastorali e animatori Caritas, su tutto il territorio dioce- sano in numerose parrocchie di messina, Barcellona p.G., milazzo, santa teresa e Giardini naxos, con l’ausilio di esperti del settore e psicoterapeuti.

Il progetto “Game over”, giunto poi al terzo anno di atti- vità, è stato ulteriormente utile per promuovere e rinsal- dare sul territorio una rete di collaborazioni tra più sog- getti, pubblici e privati. la Caritas diocesana è tra i fonda- tori, infatti, del coordinamento messinese “Mettiamoci in Gioco” nato sulla base della campagna nazionale alla quale tante associazioni, enti, sindacati ed istituzioni pub- bliche hanno aderito anche a livello locale.

la Caritas ha avvertito la necessità di affrontare il feno- meno attraverso un’azione principalmente educativa con metodo e obiettivi chiari e condivisi tra diversi attori in campo, senza trascurare l’aiuto concreto e diretto, attra- verso sostegni economici alle persone coinvolte o alle loro famiglie. dal 2015 le attività di informazione e sensibiliz- zazione del progetto “Game over” sono partite principal- mente sul territorio e nelle scuole, rivolte in particolare ai giovani, in collaborazione con la Comunità Faro che ha

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curato la formazione di docenti e studenti di alcune scuole superiori. È stata rafforzata la sinergia con i sert della Città di messina ed avviati percorsi terapeutici individuali e di gruppo anche in collaborazione con la Comunità lelat, attraverso il filtro del CDA Diocesano.

Anno 2011 - Che cosa ci ha spinto ad attivarci?

la crescente richiesta presso il Cda diocesano di interventi di natura economica riferiti ad indebitamenti “poco chiari”;

la segnalazione da parte dei Cda parrocchiali di casi specifici da sostenere.

In quale situazione di contesto?

• nessun interesse di tipo pubblico;

• scarso interesse sociale;

• nessuna legislazione di prevenzione e contrasto al Gap (decreto Balduzzi entra in vigore il 1/01/2013)

• Consolidamento degli effetti della Crisi economica

• Crescente aumento di centri scommesse, compro oro e agenzie di prestiti.

Anno 2012 - Avvio della Progettazione 8x1000 Con chi è partito il confronto?

• referenti dei Cda parrocchiali;

• associazione “vinciamo il Gioco”;

• Comunità terapeutiche lelat e Faro;

dal confronto aperto con Caritas Italiana nasce l’idea di un progetto pluriennale. Il Direttore affida la progettazione ed il successivo coordinamento del progetto all’osservato- rio povertà e risorse.

Anno 2013 - Come abbiamo cominciato?

• presentazione del progetto“Game over”a Caritas Ita- liana (gennaio 2013)

approvazione ed avvio del progetto (giugno 2013)

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Azioni del Progetto Game Over I Anno 2013/2014

Azioni Ipotesi progettuale Attuazione Ricerca Analisi Primi 4 mesi 12 mesi Emersione del

Fenomeno Successivi 8 mesi 12 mesi Interventi di

Sostegno e Cura Secondo semestre Budget

€ 25.000,00

Ultimo trimestre Budget

€ 13.000,00 Azioni del Progetto Game Over II

Anno 2014/2015

Azioni Ipotesi progettuale Attuazione Ricerca Analisi Primi 3 mesi Primi 6 mesi Campagna di

comunicazione Successivi 9 mesi Successivi 6 mesi

Coinvolgimento

della Comunità Intera annualità Intera annualità Interventi di

Sostegno e Cura Intera annualità Budget

€ 28.000,00

Intera annualità Budget

€ 28.000,00 Azioni del Progetto Game Over III

Anno 2015/2016

Azioni Ipotesi progettuale Pubblicazione

Ricerca Analisi Fine progetto (con elaborazione dell’intero triennio)

Sensibilizzazione

nelle Scuole Ottobre ‘15 – maggio ’16 Incontri in classe e spettacolo teatrale finale (circa 1000 studenti)

Interventi di

Sostegno e Cura Intera annualità Budget € 20.000,00

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Percorsi terapeutici del Progetto Game Over III Anni 2013/2016

Anno Pazienti Gruppo Presa in carico Privata o Sert

I 10 / 0

II 9 / 2

III 15 12 11

nel 2014 la Caritas diocesana partecipa al tavolo tematico sulle “dipendenze” con propri rappresentanti. nel piano di zona della 328 successivamente viene inserito un progetto triennale sulla prevenzione ed il contrasto del Gap.

sono convinto che questo progetto abbia rappresentato per messina una opportunità per costruire relazioni e per creare un clima positivo, di impegno concreto, attorno ad una problematica tanto grave quanto sottovalutata e socialmente accettata. Credo che “Game over” abbia rispo- sto efficacemente a quanto afferma Papa Francesco quando ci invita a “privilegiare le azioni che generano nuovi dinami- smi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avveni- menti storici”.

enrico pistorino

Referente dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse Coordinatore di “Game Over”

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CARITAS DIOCESANA - MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA

INCONTRI NELLE PARROCChIE

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Intervengono:

- Chiara Pistorino

Referente diocesano CDA Caritas - Ignazio Lembo

Fond. Antiusura Padre Pino Puglisi - Francesco Conti

Comunità Faro - Francesco Lotta Associazione 360°

- Daniela Milano

Coord. Gruppo messinese “Mettiamoci in gioco”

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manifesto istituzionale_Layout 1 04/10/14 13.28 Pagina 1

LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE

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UNA “BUONA” COMUNICAZIONE

Convegno “Con l’Azzardo ti giochi la vita”

Seminario formativo con l’Ordine dei Giornalisti

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GIORNATA DI STUDIO

SUL GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO SABATO 24 OTTOBRE ORE 9:30 ISTITUTO IGNATIANUM – MESSINA Ore 9:00 registrazione dei partecipanti

Ore 9:30 Saluto delle autorità e avvio dei lavori

sindaco di messina - renato accorinti

Questore di messina – Giuseppe Cucchiara

pres. ordine degli ass. sociali sicilia - Bianca lo Bianco

direttore Caritas diocesana padre Giuseppe Brancato

dirigente sert messina nord piero russo

segretario Generale CIsl messina tonino Genovese

presidente Consulta Com.org. sociali - maria lucia serio Ore 10:00 – 11:00 Presentazione del libro: Giocati dall’Azzardo Mafie, illusioni e nuove Povertà, edito da Sensibili alle Foglie.

Introduce daniela milano, pedagogista e psicologa, referente Gruppo messinese “mettiamoci in gioco”

maria Cristina perilli, psicologa-psicoterapeuta, responsabile del sert di via albenga a milano, autrice del libro

Ore 11:00- 11:30

Dipendenza dal gioco d’azzardo. Il ruolo dei servizi sociali

angela scibilia, assistente sociale, dipartimento politiche sociali, messina

Ore 11:30- 13:00 Tavola rotonda.

Azzardiamo…risposte: esperienze sul territorio

Con Anna Maria Garufi, Francesco Conti, Isabella Celeste, Save- rio di Bella, Ferdinando Centorrino, anna maria tarantino

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LE ATTIVITà NELLE SCUOLE

E LO SPETTACOLO TEATRALE “ROVINARSI è UN GIOCO”

di Teresa Staiti

tra le attività promosse per affrontare questa patologia subdola ampio spazio è stato dato alla formazione degli operatori, laboratori e collaborazioni con le istituzioni competenti nel settore.

In stretta collaborazione con il gruppo messinese di “mettiamoci in gioco”, il movimento nazionale che, appunto, è nato per affrontare e risolvere il problema in cui sono stati selezionati e accompagnati per un percorso di recupero, giocatori affetti da questa patologia che stanno ottenendo buoni risultati, attraverso un percorso riabi- litativo. un’attenzione particolare è stata destinata alle nuove generazioni. negli ultimi, sei mesi, all’interno delle attività di informazione e prevenzione sui rischi del gioco d’azzardo patologico, la Caritas ha avviato una serie di atti- vità nelle scuole, con studenti ed insegnanti. In particolare con la collaborazione degli esperti della Comunità Faro è stata avviata una attività specifica per i ragazzi dell’Istituto antonello di messina e dell’Istituto Impallomeni di milazzo (incontri con 28 classi, circa 800 studenti, e formazione per una trentina di insegnanti). tra questionari, ascolto e assi- stenza, sono state individuate le condotte a rischio e indi- cate le soluzioni possibili.

a conclusione dei lavori, è stato proposto uno spettacolo teatrale “G.a.p. rovinarsi è un gioco” che si è svolto il 17 maggio c.a. presso il palacultura “antonello”.

l’evento è stato realizzato in collaborazione con il Gruppo messinese “mettiamoci in gioco” al quale aderi- scono più di 20 associazioni ed enti ed ha ottenuto il patro- cinio del Comune di messina e del sert dell’asp di messina.

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Il “teatro del segno” di Cagliari l’ha portato a debutto nel 2005 per poi riallestirlo nel 2009. più volte in rassegne e festival, “rovinarsi è un gioco” è scritto e interpretato da stefano ledda ed è nato da una vera e propria inchiesta che la Compagnia ha svolto per mesi, incontrando i gio- catori d’azzardo e le loro famiglie, raccogliendo notizie di cronaca, intervistando psicoterapeuti. la storia che ne è venuta fuori è la storia di uno qualsiasi di noi, del dramma in cui può trasformarsi un’esistenza qualsiasi, dell’esclu- sione sociale che ne deriva. la risposta è stata positiva, molti i partecipanti che la mattina ha visto protagonisti i ragazzi degli istituti superiori della scuole cittadine e, nello spettacolo serale, la cittadinanza messinese.

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ExtraBonus

a cura della Comunità di solidarietà Faro

Attività di prevenzione delle condotte di gioco “a rischio”

nella scuola secondaria di secondo grado.

I numeri

nel corso degli 8 mesi di attività (settembre 2015 – aprile 2016) sono stati coinvolti due istituti scolastici del territorio provinciale: l’Istituto d’Istruzione superiore

“antonello” di messina e l’Istituto d’Istruzione superiore

“G.B. Impallomeni” di milazzo.

nel dettaglio sono state effettuate e portate a termine le azioni descritte nella seguente tabella:

Istituto

Istruzione Superiore

“Antonello”

Istituto Istruzione Superiore

“G.B. Impallomeni”

Incontro di programmazione con i dirigenti scolastici

e i loro referenti

Incontro di programmazione con i dirigenti scolastici

e i loro referenti presentazione del progetto

durante il Collegio docenti primo incontro (13 classi, 229 studenti) Formazione docenti

(23 partecipanti) secondo Incontro (13 classi, 229 studenti) primo Incontro

(37 classi, 557 studenti) terzo Incontro (13 classi, 229 studenti) secondo Incontro

(37 classi, 557 studenti)

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CARITAS DIOCESANA - MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA

sono stati coinvolti quasi 800 studenti e 23 docenti, impegnando 3 operatori e garantendo oltre 100 ore di lavoro in aula.

La formazione tra i docenti

tale azione, presso l’Istituto “antonello” di messina, ha coinvolto 23 docenti che volontariamente hanno deciso di aderire al progetto. durante i due incontri formativi (6 ore complessive) sono stati affrontati tutti i temi previsti dal progetto: gli adolescenti e l’azzardo, il gioco d’azzardo come campanello d’allarme, il gioco d’azzardo e la rela- zione educativa.

dagli incontri, basati sul confronto alla pari tra docenti ed operatori, sono emerse alcune questioni:

1. Gli studenti raccontano ai loro insegnanti le abitu- dini di gioco e, più in generale, le condotte a rischio;

2. agli insegnanti giungono, anche esplicitamente, richie- ste di aiuto da parte degli studenti;

3. alcuni studenti presentano ai docenti il gioco d’azzardo (in particolare le scommesse sportive) come occasione per “svoltare”, trovare una sicurezza economica;

4. I docenti riflettono sul loro personale rapporto con il gioco, ancor prima di qualificare i comportamenti dei ragazzi;

5. I docenti lamentano l’incapacità degli studenti a fare a meno dello smartphone, ritengono impossibile vietare o anche solo limitarne l’uso ai ragazzi;

6. I docenti denunciano apertamente il problema, all’in- terno delle classi, dell’uso di cannabinoidi e fanno espli- cita richiesta di un aiuto nell’affrontare con i ragazzi questo tema;

7. I docenti si scoprono “genitori sostitutivi” rispetto al bisogno dei ragazzi di essere accolti, guidati, educati, ascoltati;

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OsservatOriO DiOcesanO Delle POvertà e Delle risOrse

8. I docenti si riconoscono il coraggio di lavorare “in trin- cea”, prendendosi carico di situazioni difficili e spesso molto onerose sul piano dell’impegno e del coinvolgi- mento con gli studenti.

purtroppo, per ragioni organizzative della scuola, non è stato possibile svolgere anche a milazzo la forma- zione docenti. tuttavia è rimasta la disponibilità del diri- gente scolastico e dei suoi referenti ad organizzare futuri momenti di formazione. Inoltre i referenti per la scuola hanno più volte richiesto agli operatori supervisione e sug- gerimenti su come intervenire con i propri studenti.

Azione di prevenzione con gli studenti

attraverso un questionario costruito ad hoc e composto da 12 domande sono stati raccolti dati sulle conoscenze e sulle rappresentazioni che gli studenti hanno del gioco d’az- zardo patologico. Il questionario ha funzionato da stimolo per confrontarsi con gli studenti sul tema dell’azzardo.

più nel dettaglio, rispetto all’obiettivo di informare:

1. Gli studenti hanno appreso la definizione di “gioco d’az- zardo”;

2. Hanno individuato i principali sintomi del disturbo da gioco d’azzardo;

3. Hanno compreso e commentato alcuni dati che riguar- dano il fenomeno dell’azzardo (tassazione, ammontare delle giocate, diffusione in Italia);

sul piano del riflettere:

1. Con gli studenti è stato possibile presentare e discutere alcuni degli “inganni cognitivi” legati al gioco d’azzardo;

2. Hanno saputo meta-riflettere sulla loro posizione rispetto al tema, descrivendo in prima persona il loro

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la restituzione dei risultati del questionario, coerente- mente con gli obiettivi del progetto (raccogliere informa- zioni sulle condotte di gioco, facilitare la costruzione di un pensiero critico), è servita ulteriormente come moda- lità per discutere e pensare sulle rappresentazione dei ragazzi, su alcune loro narrazioni, sulle preoccupazioni che nutrono verso parenti ed amici, sulla percezione che hanno del fenomeno. per ogni classe è stato realizzato dunque un “report” costituito da rappresentazioni grafiche delle risposte degli studenti, completato da spiegazioni circa gli argomenti delle domande. ad ogni classe è stata richiesta la produzione, in vista del successivo incontro, di elaborati originali che “raccontino” il pensiero dei ragazzi sull’argo- mento (vignette, cortometraggi, slogan, spot, fotografie).

dall’analisi dei dati emerge:

1. una buona conoscenza dei ragazzi rispetto alla defini- zione del fenomeno e alle sue manifestazioni cliniche;

2. in prevalenza gli studenti di milazzo “intuiscono” i ter- mini del problema e i sintomi del disturbo da Gioco d’azzardo;

3. sono meno noti ai ragazzi i dati riconducibili ad aspetti sociali, legali ed economici (diffusione, tassazione, cri- minalità);

4. in ogni classe sono presenti studenti che “cadono” nelle

“false credenze” legate al gioco e alla fortuna.

Alcune considerazioni conclusive

durante il progetto, gli operatori del Centro hanno potuto raccogliere dati anche di ordine qualitativo all’interno delle classi:

Il coinvolgimento degli studenti è stato progressivo:

all’iniziale diffidenza verso gli operatori, s’è sostituita la curiosità e l’interesse per temi non strettamente scola-

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stici come quello del gioco d’azzardo. In alcuni casi gli studenti, al termine degli incontri, hanno continuato a domandare informazioni ed orientamento sull’argo- mento;

l’importanza dello stimolo al fine di attivare la rifles- sione negli studenti. Il confronto con loro è stato possibile solo dopo un “aggancio” legato all’uso di stimoli per loro significativi. L’assenza o il fallimento di questa prima fase mette a rischio l’intero intervento di prevenzione;

• per coinvolgere i partecipanti è stato utile individuare e parlare ai i loro leader. Coinvolgendo i ragazzi che in classe godono di maggiore riconoscimento è possibile abbassare il livello di ostilità tra la classe e operatori ed utilizzare proprio i leader per veicolare e rafforzare i messaggi della prevenzione. In tal senso futuri inter- venti di prevenzione negli stessi istituti potrebbero par- tire da una diversa dinamica, riconducibile al metodo della peer-education;

Il costrutto del gioco sembra “dominare” nella rappre- sentazione che i ragazzi hanno dell’azzardo, tendono infatti a partire dalla comune idea che “è solo un gioco”, sottovalutandone quindi i rischi e le reali ricadute sul piano della salute e del denaro. l’intervento degli opera- tori ha reso questo costrutto meno rigido, mettendo in luce altri aspetti dell’azzardo distanti dalla dimensione prettamente ludica;

Il livello di consapevolezza sul fenomeno appare variato: i ragazzi sono passati da una conoscenza super- ficiale basata sul senso comune, ad una conoscenza più dettagliata del fenomeno e dei suoi rischi;

Hanno mostrato particolare interesse per gli aspetti socio-politici del fenomeno, sono rimasti stupiti dai numeri che riguardano le spese dello stato e i proventi

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CARITAS DIOCESANA - MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA

• anche se indirettamente, alcuni studenti, hanno scelto di raccontare il proprio disagio al termine degli incon- tri, cercando un dialogo con gli operatori. se all’interno del gruppo hanno avuto difficoltà ad aprirsi, sono riu- sciti a raccontarsi più facilmente in brevi ed informali colloqui;

• In alcuni casi la curiosità per il tema s’è trasformata in produzione attiva, in iniziativa. stimolati dalla con- segna degli operatori, alcuni studenti hanno lavorato ad immagini, messaggi, testi utili a contrastare il gioco d’azzardo nei giovani;

In alcune classi è stato possibile un confronto diretto tra studenti ed insegnanti, episodi che si sono rive- lati particolarmente utili per le finalità del progetto. I ragazzi hanno posto domande dirette ai loro docenti, così da esplorare il tema dell’azzardo anche attraverso lo sguardo degli adulti di riferimento. Incontri di forma- zione preliminare con i docenti possono aiutare a dare loro gli strumenti necessari a “rispondere” alle inevita- bili domande dei loro allievi, restituendo con compe- tenza ed autenticità il proprio punto di vista sul pro- blema dell’azzardo;

È emerso in diverse occasioni il bisogno dei docenti di organizzare nelle classi momenti diversi dalla didattica ordinaria, interventi mirati sul confronto con i giovani sui temi della dipendenza e degli stili di vita “sani”;

È evidente l’opportunità e la necessità d’interventi a lungo termine nelle classi: l’efficacia del progetto aumenterebbe se fosse possibile garantirne la continuità nel tempo. l’incontro frequente tra studenti, insegnanti ed operatori garantirebbe la costruzione di alleanze di lavoro più stabili, basate non solo sulla curiosità per il tema ma anche sulla fiducia e la reciproca conoscenza.

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ExtraBonus – Cosa sai del gioco d’azzardo?

Il Centro di solidarietà F.a.r.o., in seno alle attività di pre- venzione primaria sul disturbo da Gioco d’azzardo, ha pro- posto agli studenti di due istituti d’istruzione superiore della provincia messinese un breve questionario. lo strumento, composto da 12 quesiti, è servito a raccogliere informazioni sulle conoscenze che i giovani hanno del gioco d’azzardo.

Il questionario è stato somministrato a quasi 800 stu- denti del secondo, terzo e quarto anno. I risultati dell’inda- gine possono essere esposti seguendo la struttura stessa del questionario.

Quando il gioco si può definire d’azzardo?

Sette ragazzi su dieci (70%) sanno definire correttamente cos’è il gioco d’azzardo (quando gioco per vincere somme di denaro e l’esito dipende principalmente dal caso). tut- tavia quasi due giovani su dieci (15%) confondono il gioco d’azzardo con la dimensione prestazionale del gioco (è az- zardo quando gioco per vincere). In questo caso in aula è stato utile chiarire che quasi tutti i giochi si fondano sul bi- nomio vincita/perdita, ma solo alcuni di questi sono anche giochi d’azzardo. su questa confusione, abbastanza diffusa tra i giovani, trova agio proprio il marketing dell’azzardo con messaggi che veicolano la pericolosa equazione “gioco uguale vincita” (se non giochi non vinci, ti piace vincere fa- cile, vinci subito…vinci adesso).

Qual è la fascia di età maggiormente coinvolta nei giochi d’azzardo?

la metà dei ragazzi (51%) intuisce correttamente la “provo- cazione” nascosta in questa domanda e comprende che tutte le fasce d’età, in forme differenti, sono coinvolte nel fenome-

I QUESTIONARI NELLE SCUOLE

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no che il gioco d’azzardo riguardi principalmente i giovani adulti (20/40 anni). particolarmente esiguo in numero di studenti (3%) che rispondono indicando proprio i giovani (10/20 anni) come la fascia d’età più coinvolta nell’azzardo.

Questi dati suggeriscono una visione stereotipata del gioca- tore d’azzardo (un adulto piuttosto che un coetaneo) ed una possibile sottovalutazione del problema tra i pari.

Per quantità di soldi giocati l’Italia si trova…

Quasi un ragazzo su due (46%) immagina che l’Italia sia il decimo paese nel mondo per volume di denaro speso nel gioco d’azzardo. solo un ragazzo su cinque (21%) rispon- de correttamente inquadrando la nostra nazione come il quarto paese al mondo in questa amara classifica. La sco- perta di questo “piazzamento” ha generato in ogni classe stupore e sorpresa, allertando gli studenti sugli interessi economici che muovono il fenomeno.

Quale, secondo te, è il gioco d’azzardo più diffuso?

le risposte a questa domanda sono piuttosto variegate.

molti giovani (29%) vedono nel gioco con le slot-machine la forma di azzardo più diffusa. altri (21%) ritengono che a rappresentare l’embema dell’azzardo siano lotto, superena- lotto e lotterie istantanee. tra le ulteriori risposte troviamo un chiaro riferimento anche alle scommesse sportive (17%) e ai giochi con le carte (19%). Questi due “mondi” appaio- no intimamente legati alla rappresentazione che i ragazzi hanno dell’azzardo. nel caso delle scommesse sportive è da tempo evidente lo “sposalizio” con il mondo del calcio: una contaminazione che mette a rischio soprattutto i più giova- ni, così legati a questo sport e ai suoi campioni.

Il gioco d’azzardo diventa patologico…

Nel definire i criteri che caratterizzano il gioco d’azzardo patologico i ragazzi appaiono particolarmente competenti.

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la maggioranza di loro (63%) risponde correttamente e ri- conosce l’esistenza di un preciso quadro sintomatologico.

tuttavia tre ragazzi su 10 (31%) confondono la patologia con la frequenza di gioco e ritengono semplicisticamente che il giocatore d’azzardo patologico è colui che gioca tutti i giorni. In aula è stato possibile chiarire che la frequenza di gioco è solo uno degli aspetti che qualifica il Disturbo da Gioco d’azzardo, insieme a molti altri sintomi. In particola- re i ragazzi hanno lavorato sugli aspetti che accomunano la dipendenza da gioco d’azzardo alle tossicodipendenze (astinenza, craving, tolleranza, ricaduta).

Nel 2013 in Italia s’è giocato…

Gli studenti, anche attraverso questa domanda, dimostrano di sottostimare gli aspetti economici del fenomeno. Cinque ragazzi su dieci (49%) affermano che in Italia si sono gioca- ti più di 30 miliardi di euro, ma solo uno su dieci risponde correttamente ed afferma che le somme giocate superano gli 80 miliardi di euro. negli studenti che scoprono queste cifre prendono spazio lo stupore, la sorpresa, l’interesse per i particolari di questo enorme flusso di denaro.

Dei soldi complessivamente giocati in Italia nel 2013, quanto ha incassato lo Stato, sotto forma di tasse, in percentuale?

In base alle risposte date al questionario, anche i ragaz- zi ritengono erroneamente che il settore dell’azzardo sia altamente remunerativo per le casse dello stato. Quattro ragazzi su dieci (44%) pensano che nelle casse statali en- tri oltre il 20% delle somme giocate. altrettanti (39%) ri- tengono che le entrate tributarie siano superiori al 30%.

In realtà sono pochissimi gli studenti (4%) che rispondo- no correttamente e ritengono che la pressione fiscale sul

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questi numeri, non mancano da parte degli studenti le cri- tiche ad uno stato che lucra sulla fragilità dei suoi cittadini e che lascia ai privati la parte più consistente di questi gua- dagni eticamente scorretti.

Gli adolescenti giocano?

rispetto a questa domanda i ragazzi si “dividono”. metà di loro (55%) ritiene che gli adolescenti non giocano d’azzardo e comunque non in percentuali preoccupanti. Quasi altret- tanti (45%) affermano invece che il gioco d’azzardo è una pratica che coinvolge attivamente i giovani. Questa polariz- zazione delle risposte deve farci riflettere sulla necessità d’informare correttamente i giovani, così da aprire loro gli occhi sui “tranelli” che l’industria dell’azzardo tende loro.

Il gioco è gestito…

Gli studenti sembrano comprendere correttamente il pe- ricoloso legame tra gioco d’azzardo ed interessi mafiosi.

la maggioranza delle risposte (65%) sottolinea proprio l’esistenza di forme di gioco illegale gestite dalla crimina- lità. preoccupa tuttavia il numero di risposte (13%) che riconosce nell’azzardo anche una tutela del consumatore.

In sostanza un ragazzo su dieci ritiene erroneamente che i giochi d’azzardo sono gestiti nel rispetto del giocatore. In aula queste false convinzioni sono state “smontate”, evi- denziando gli interessi economici e non etici che orientano questo settore. resta comunque allarmante l’idea che alcu- ni giovani, in prima battuta, possano fidarsi di alcuni giochi perché è lo stato a garantirne la sicurezza.

Le scommesse sportive…

le risposte a questa domanda indicano che i giovani sanno che anche le scommesse sportive possono generare dipen- denza (55%) e che sono riservate ai maggiorenni (33%).

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tuttavia alcune risposte (8%) rivelano un errato convin- cimento degli studenti: le scommesse si vincono in base all’esperienza. su quest’aspetto è stato possibile ironizzare con i ragazzi e mostrare loro che, nonostante si conoscano alla perfezione gli annali del calcio e lo stato di salute dei singoli giocatori, è impossibile avere certezza sui risultati di un evento. I ragazzi stessi, a riguardo, citano i tanti casi di corruzione e compravendita delle partite.

Il gioco d’azzardo induce dipendenza e…

la maggioranza dei ragazzi (65%) comprende che questa forma di dipendenza può essere curata solo attraverso in- terventi complessi e multidisciplinari. tuttavia quasi sue ragazzi su dieci (19%) rispondono che la dipendenza può essere curata semplicemente sospendendo il gioco. altri (13%) ritengono che il giocatore patologico può smettere di giocare dopo una perdita significativa di denaro. Le riflessio- ni in aula hanno “smontato” queste convinzioni semplicisti- che, chiarendo che la dipendenza è riconducibile al concetto di malattia e non di vizio, di schiavitù e non di libera scelta.

Con quali di questi pensieri concordi…

Quest’ultimo quesito ha messo i ragazzi a confronto con le più comuni distorsioni cognitive legate all’azzardo. la maggioranza delle risposte (56%) indica l’immunità di molti ragazzi a queste convinzioni errate. Il resto delle pre- ferenze (44%) rivela però il pericolo che alcuni giovani cre- dano davvero che il gioco possa essere dominato in base ad alcune false convinzioni: il gioco legale è anche sicuro, conoscendo tutti i risultati passati è possibile prevedere quelli futuri, sfiorando la vincita si avvicina la vittoria, in- sistendo a giocare si può raggiungere la vincita. su questi

“inganni” è stato possibile aprire un confronto con i ragazzi

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UNA “BUONA” SOCIALIZZAZIONE l’esperienza degli slotmob a messina

La testimonianza del Movimento dei Focolari di roberto e Chiara

Il movimento slot mob nasce nel 2014 come moto sponta- neo apartitico della società civile -racchiudendo più di 90 tra Associazioni, Comuni e Movimenti- con il fine di accen- dere i riflettori ed affrontare le problematiche legate al gioco d’azzardo, e in particolare la dipendenza patologica dalle Slotmachines.Il movimento si prefigge di sensibiliz- zare ed indurre a riflettere l’opinione pubblica su questo grave fenomeno, premiando il comportamento virtuoso di quei gestori di pubblici esercizi che, pur andando incontro ad una scelta economicamente penalizzante, hanno deciso di togliere o non installare nei propri locali le slotmachines per non indurre in rovina i propri clienti.nell’anno 2015, come movimento dei Focolari di messina, nel corso di un nostro convegno, abbiamo saputo per caso che il titolare della struttura che ci ospitava aveva rimosso dai propri locali le macchinette slot, in quanto si era accorto che alcuni dei suoi clienti e dei suoi stessi operai giornalmente fini- vano con il “giocarsi” gran parte del proprio stipendio. da qui ci è venuta in modo immediato l’idea di organizzare il primo evento slot mob nella città di messina, coinvolgendo altre associazioni, gruppi e movimenti presenti sul territo- rio, che si sono dimostrati sensibili a condividere con noi l’organizzazione e la partecipazione all’iniziativa. e così nel giugno del 2015 presso l’ ‘oasi azzurra village’ di san saba si è svolta la manifestazione, che è stato un momento vero e proprio di festa: giochi di gruppo e momenti ricreativi hanno messo in risalto la bellezza dello stare insieme nella

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semplicità ed il gusto di creare rapporti interpersonali, in antitesi rispetto alla alienazione dalla realtà ed all’isola- mento in cui cade chi risulta affetto da questa patologia.

nel corso della manifestazione, abbiamo proceduto a pre- miare il gestore del locale mediante la consegna di una targa ricordo e attraverso l’acquisto, da parte di tutti i par- tecipanti all’iniziativa, di una consumazione. Il tutto è stato arricchito da momenti di musica, di riflessione, di giochi vari come il ping pong, il calcio balilla, tornei di scopa e vari giochi da tavolo.

Al termine abbiamo capito che i primi a beneficiare dello slot mob siamo stati noi che abbiamo promosso l’iniziativa, dal momento che ci siamo resi conto di aver acquisito una consapevolezza e conoscenza delle problematiche legate all’azzardo che prima non avevamo.

proprio per questa nuova sensibilità abbiamo sentito di far sì che lo slot mob non rimanesse un fatto isolato per la nostra città di messina, ma sulla base dell’esperienza fatta,

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7 maggio 2016 in cui, in contemporanea in oltre 70 città d’Italia, sono stati organizzati altrettanti eventi, riuscendo quindi ad avere una forte e maggiore visibilità mediatica a livello nazionale.

pertanto in collaborazione con la Caritas diocesana di Messina, con l’Ufficio Diocesano ‘Pastorale Sociale e lavoro’ e tramite il coinvolgimento di un numero sempre crescente di associazioni, gruppi e movimenti, abbiamo ripetuto lo slot mob presso il Bar apollo, il cui proprietario aveva deciso di non installare le macchinette slot.

a consegnare la targa ricordo al titolare del Bar apollo è stato il gestore del locale oasi azzurra premiato l’anno precedente, come in un ideale passaggio di staffetta, il tutto sempre all’insegna della festa e del gioco.

In questa stessa occasione, è stato proposto agli inter- venuti di firmare e inviare una lettera al Presidente della repubblica mattarella, per chiedere una moratoria della privatizzazione della gestione di questo business. anche la stampa vi ha dato risalto.

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Ovviamente..non finisce qui! Anzi, il prossimo obiettivo vorrebbe proprio puntare alle periferie, dove la mentalità fatalistica è ancora più pericolosamente radicata.

È proprio vero il motto di slot mob: “Un bar senza slot

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UNA “BUONA” SOCIALIZZAZIONE l’esperienza degli slotmob a messina

Il consumo critico “no slot”

di mariateresa santangelo

l’arcidiocesi di messina lipari s. lucia del mela e, nello specifico, l’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale e Lavoro insieme a Caritas diocesana e movimento dei Focolari e ad altri partner quali acli, Cisl, azione Cattolica, Confartigia- nato, progetto policoro, ucid, masci, presidio “nino e Ida agostino” di libera a messina, Centro di solidarietà Faro, studio Horus, lelat e Gruppo messinese “mettiamoci in gioco” hanno mostrato un impegno significativo in parti- colare per realizzare lo slotmob tenutosi il 7 maggio 2016 presso il bar Apollo in via Cesare Battisti 83 ai fini di dare rilevanza al gioco d’azzardo patologico come piaga sociale e familiare ed anche come nuova povertà che colpisce in maniera trasversale la popolazione messinese e non solo.

per addentrarci meglio nella questione risulta fondamen- tale descrivere cos’è lo slotmob e quali sono le sue funzioni in riferimento al GAP ai fini di cogliere come la società civile tra cui la categoria dei commercianti vuole muoversi ed impegnarsi per cambiare lo status quo di una società che va alla deriva oltre a mettere in luce la gravità della dipendenza del fenomeno.

a tale proposito, lo slotmob può considerarsi un movi- mento che ha come nobile obiettivo la promozione umana e la “relazione d’aiuto”, in quanto evita di compromettere la vita delle persone per indebitamento economico e isola- mento dal mondo delle relazioni tout court. pertanto, tale impegno della cittadinanza ha voluto rappresentare l’urlo di sofferenza e l’annichilimento di coloro i quali hanno

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perso tutto non esclusivamente nel gioco ma nella vita, ovvero nella dignità e nell’identità di uomini. lo slotmob può essere definito anche una forma di economia alterna- tiva rispetto a quella convenzionale o a cui abbiamo fami- liarità poiché riguarda il consumo critico nella misura in cui qualsiasi persona può premiare quei determinati bar che hanno scelto di rinunciare alle slot machines attraverso la consumazione di una colazione o aperitivo. Questa scelta permette di seminare una cultura della relazione e condi- visione (di un caffè o altro), piuttosto che quella dell’iso- lamento e del decadentismo su tutti i piani dell’esistenza come avviene per chi con le cosiddette macchinette man- giasoldi. allo stesso tempo, risulta non meno importante la dimensione ludica del gioco poiché nei bar tramite il calcio balilla o altro si potrebbe ritornare ad una cultura sana e ricreativa, che si sta gradualmente perdendo.

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Sportello di Ascolto e gruppi di aiuto a cura dell’associazione lelat

nell’ambito del progetto “Game over”, l’associazione lelat ha collaborato in tre microazioni progettuali: la prima, rivolta agli utenti della comunità, di sensibilizzazione rispetto alla problematica del Gioco d’azzardo patologico; la seconda, rivolta ai familiari dei giocatori d’azzardo accolti presso lo sportello alla Caritas, di supporto psicologico e psico-edu- cazionale; la terza prevedeva la presenza di un operatore presso lo sportello di ascolto rivolto alle persone che vivono la problematicità del gioco d’azzardo.

Nello specifico, un operatore della comunità ha svolto gruppi psico-educazionali, con cadenza quindicinale, di due ore circa ciascuno, per un totale di 15 gruppi nel periodo com- preso tra ottobre 2015 e giugno 2016. l’argomento nel suo complesso ha suscitato molto l’interesse degli utenti che del Gioco d’Azzardo possedevano una conoscenza superficiale, considerandolo esclusivamente un fenomeno sociale, non certo una “patologia”. È stato necessario, infatti, più di qual- che gruppo per spiegare agli utenti che il gioco d’azzardo oltre che informale e ricreativo, può diventare anche “pro- blematico” o addirittura “patologico”. trattandosi di utenti tossicodipendenti, si è ritenuto fondamentale soffermarsi sulla similitudine tra la dipendenza da sostanza e la dipen- denza da gioco. Come il tossicodipendente, infatti, anche il giocatore patologico vive la fase di craving e di astinenza;

inoltre esistono fattori di rischio individuali simili quali una maggiore sensibilità all’attivazione del sistema della grati- ficazione e la presenza di eventuali psicopatologie come i disturbi d’ansia, dell’umore o di personalità; e fattori di rischio sociali e ambientali quali l’insufficiente supervisione parentale in caso di adolescenti e l’isolamento sociale. si è

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passati quindi, all’individuazione e descrizione delle prin- cipali categorie di GIoCatore d’azzardo, partendo dalle esperienze personali e/o familiari degli utenti con il G.a..

È emerso un panorama esperienziale variegato che va dal

“giocatore antisociale” che si è servito del gioco per ottenere denaro in modo illegale, per “comprare” sostanze stupefa- centi, al “giocatore per fuga” che ha alternato gioco, sostanza e alcool allo scopo di trovare alleviamento dell’ansia, della depressione, della rabbia, della noia o della solitudine.

È nata così una riflessione collettiva su come una dipen- denza richiami le altre. Al fine di far lavorare gli utenti anche sul piano emotivo, si è dedicato più di un gruppo a

“giochi di ruolo”, inscenando ipotetiche situazioni familiari con paziente con dipendenza da G.a.. Ciascuno dei ragazzi, a turno, si è “calato nei panni” del paziente e di ciascuno dei familiari coinvolti. l’analisi dei vissuti emotivi espe- riti da ciascun “personaggio” ha consentito agli utenti di comprendere fino in fondo le conseguenze economiche ed emotivo-relazionali della dipendenza da G.a.. Questa esperienza si è rivelata fondamentale per modificare negli utenti un atteggiamento di sottovalutazione del rischio di dipendenza da G.a.; rischio derivato dall’accettabilità sociale e dalla facile fruibilità che giochi quali gratta e vinci, estrazioni, slot machine e scommesse sportive hanno.

per quanto concerne invece, l’attività di sostegno psicolo- gico ai familiari dei giocatori d’azzardo presi in carico presso lo sportello alla Caritas, si sono svolti un totale di 12 colloqui con le mogli di due pazienti: 8 con la prima, 5 con la seconda.

principali obiettivi terapeutici in entrambi i casi sono stati l’accoglienza dei vissuti di rabbia, sfiducia e tradimento espe- riti dalle signore in occasione della scoperta della patologia dei coniugi, e la successiva elaborazione di tali emozioni al fine di facilitare l’accettazione del problema e la risoluzione

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per quanto concerne lo sportello di ascolto presso la Caritas, l’operatrice ha svolto 90 ore di attività nel periodo compreso tra settembre 2015 e giugno 2016.

obiettivi dello sportello di ascolto Gap erano:

• Fornire informazioni, sostegno e intervento ai giocatori d’azzardo patologici.

• Fornire informazioni, sostegno e intervento ai familiari e/o conoscenti dei giocatori d’azzardo patologici.

• Rendere facilmente fruibili le informazioni sulla rete territoriale.

• Intervento diretto sul giocatore e su uno o più familiari.

purtroppo, spesso, il giocatore problematico e/o pato- logico rifiuta di ammettere l’evidenza della propria condi- zione e ignora l’invito di familiari e amici a intraprendere un percorso terapeutico, almeno fintanto che le perdite economiche e il deterioramento dei rapporti interpersonali non lo pongono in un vicolo cieco da cui è possibile uscire soltanto affidandosi a specialisti esperti nel trattamento di questo tipo di dipendenza. I problemi economici infatti sono di solito i primi ad essere oggetto di preoccupazione da parte del giocatore e dei suoi familiari, e spesso rappre- sentano la motivazione principale per cui viene richiesto un aiuto. una volta giunti allo sportello Caritas le persone sono state accolte in un clima di profonda accettazione ed ascolto della loro condizione personale legata alla dramma- ticità del gioco d’azzardo. solitamente la persona si presen- tava con un familiare al quale è stato concesso uno spazio di ulteriore ascolto presso la sede dell’associazione lelat;

successivamente sono state fornite le informazioni sui ser- vizi esistenti sul territorio che si occupano di sostenere le persone che vivono il dramma del Gap e proposto eventuale invio ai servizi dell’asp. dopo i primi due colloqui laddove il soggetto manifestava l’intenzione di intraprendere un per-

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corso di supporto presso lo sportello della Caritas si ufficia- lizzava la presa in carico con la condivisione del contratto terapeutico. uno dei primi interventi attivati è stato la messa in sicurezza del patrimonio e del reddito personale e fami- liare. È stata chiesta a ciascun “giocatore” la disponibilità di un familiare o di un amico a supportarlo rafforzandone la motivazione all’astinenza e offrendo comprensione, affetto e occasioni di interazione e svago alternative, preziosi per facilitare il recupero. Grazie alla collaborazione del fami- liare sono state stabilite delle regole comportamentali rela- tive alla gestione del denaro che la persona direttamente coinvolta dal gioco d’azzardo deve osservare nell’ottica di ridurre la tentazione di giocare ancora i propri risparmi o i propri beni di valore (gioielli propri e dei familiari, stipendio, pensione etcc). si tenta di promuovere la fase trattamentale detta “riduzione degli stimoli” verso il gioco.

affrontando la problematicità del gioco d’azzardo ci si è focalizzati sull’analisi dei meccanismi alla base della dipen- denza e sull’individuazione di strategie pratiche che per- metterebbero di gestirla nella vita quotidiana. lo scopo è rimuovere false credenze e pensieri negativi che sostengono la dipendenza e sostituirli con altri più realistici e positivi che permettono di combatterla. Indispensabile è il livello di motivazione del soggetto a farsi aiutare accettando di essere accompagnato dall’operatore in un percorso di cam- biamento. Inoltre è importante per la persona che soffre di GAP recuperare un rapporto di fiducia con il proprio partner o genitore. si è avuto modo di constatare la presenza della familiarità relativo al gioco d’azzardo patologico, in diverse famiglie accolte in Caritas infatti sono presenti giocatori fino alla terza generazione (nonna- padre-figlio; padre-figlio-zio).

In alcuni casi, quando il gioco si presentava in forma più severa e consolidata (specie se associata a stati ansioso-de-

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porto psicologico, è stato indispensabile prevedere una tera- pia farmacologica che, a seconda dello specifico profilo psi- copatologico del giocatore, ha previsto la somministrazione di antidepressivi o di stabilizzatori dell’umore. I primi sono di norma preferibili se la problematicità del gioco è asso- ciata a sintomi ansioso depressivi, mentre verso i secondi ci si orienta in caso di comorbilità con disturbo bipolare o disturbi di personalità con tratti impulsivi/maniacali. veniva quindi invitata la persona a sottoporsi a visita presso il ser- vizio pubblico di psichiatria. durante il percorso di supporto il soggetto inizia a rendersi conto che l’azzardo ha sempre meno a che fare con il gioco. Quest’ultimo è gioioso, simbolico, costruttivo e strutturante; al contrario l’azzardo crea disagio e sofferenza, tende ad alterare e semplificare la vita mentale della persona, è distruttivo per l’individuo e i suoi affetti. Il gruppo, a mio parere, nell’ambito del gioco d’azzardo così come per altre forme di dipendenza rappresenta uno stru- mento efficace che facilita la condivisione ed il confronto tra le persone che si sostengono vicendevolmente attraverso il racconto della propria esperienza, delle proprie difficoltà e dei propri successi, sotto la guida di un “conduttore” esperto della patologia. purtroppo non è stato possibile, per l’esiguità del numero delle persone, attivare anche presso la Caritas un gruppo di auto-aiuto dedicato, che avrebbe aiutato a matu- rare consapevolezza della patologia di cui si soffre e a perse- verare nell’affrontarla in modo positivo.

attualmente continuano il percorso individuale di sup- porto psicologico 3 persone ed i loro familiari. Complessiva- mente sono stati incontrate 12 persone di cui 5 inviati al servi- zio sanitario pubblico, 5 presi in carico presso sportello Caritas (2 hanno interrotto il percorso) e due persone non sono più tornate in sede dopo il primo incontro di natura informativa.

Dott.ssa Carmen Siracusa Dott.ssa Daniela Milano

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Accogliere le dipendenze.

L’esperienza dello Sportello di Ascolto Caritas di daniela milano

tra le persone che si sono rivolte allo sportello di orientamento e di accoglienza sono stati diversi i giocatori problematici che non riescono ad avere un controllo pieno del gioco e rischiano fortemente di diventare dei giocatori patologici, anche se non hanno ancora raggiunto la fase della disperazione. le persone che invece dopo alcuni colloqui presentavano la condizione di giocatore patologico, che avevano perso completamente il con- trollo del proprio comportamento, tanto da non riuscire a fer- marsi dal giocare e avere compromessa la vita affettiva, sociale e lavorativa sono stati inviati al servizio sanitario pubblico (sert) di competenza territoriale. dai vissuti ascoltati il gioco sembra consentire una sorta di “fuga psichica” dalla realtà, uno “spazio altro” in cui rifugiarsi e proteggersi dai problemi del mondo reale. per alcune persone il gioco diventa un mezzo attraverso cui poter sperare di sistemarsi economicamente.

volendo considerare i diversi fattori di rischio legati alla pro- blematicità del gioco d’azzardo ed alla sua trasformazione in patologia bisogna precisare che con il termine rischio si fa rife- rimento ad una varietà di fenomeni la cui incidenza può pre- correre, mediare o determinare comportamenti problematici o devianti, che vanno dalla sofferenza psichica all’emarginazione sociale, dall’isolamento al rifiuto, dal disagio alla patologia.

Bisogna considerare inoltre:

• il percorso di crescita individuale, come processo dinamico che comprende lo sviluppo cognitivo, lo sviluppo affettivo-e- motivo del soggetto;

• le modalità relazionali interpersonali tra l’individuo e gli altri;

• la relazione con l’ambiente circostante e i diversi valori cul- turali;

• il livello di istruzione del soggetto.

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CARITAS DIOCESANA - MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA

a questo aggiungiamo variabili quali: il luogo in cui ci si reca per giocare; la frequenza delle giocate; la somma di denaro investita nelle scommesse; il gruppo di appartenenza; il conte- sto familiare e la presenza o meno di genitori che hanno avuto problemi di gioco. dai racconti di alcune persone pervenute allo sportello è emersa una maggiore probabilità di vivere la condi- zione di problematicità del gioco in contesti familiari in cui uno dei due genitori o un familiare diretto (es. nonno) hanno a loro volta vissuto la problematicità del gioco.

Il comportamento di un individuo, sia nella sua accezione funzionale che disfunzionale, ci riporta sempre al contesto familiare di appartenenza. secondo il modello sistemico, attra- verso la riflessione sulla situazione problematica piuttosto che sul soggetto problematico, bisogna considerare gli stili di vita di ciascun sistema familiare e la possibilità che questi conducano alla formazione di un figlio problematico. L’esperienza dello sportello ci porta a confermare che con ogni probabilità gli individui i cui genitori hanno avuto problemi di gioco possono andare incontro maggiormente all’acquisizione di un com- portamento problematico o patologico. Questa affermazione richiama la trasmissione di modelli mentali e comportamen- tali all’interno del nucleo familiare ed al conseguente appren- dimento di questi. In quanto sistema relazionale primario nel processo di crescita di ogni suo singolo membro, la famiglia incide fortemente sulla trasmissione di modelli comporta- mentali. le dinamiche dell’apprendimento si innestano sullo sviluppo del pensiero e sui modelli di relazione e prevedono il passaggio dalla percezione agli atti imitativi per poi diventare puro copione comportamentale (mio padre ha sempre giocato d’azzardo quindi non si percepisce il rischio del gioco ma que- sto comportamento diviene normale e abituale). percezione ed imitazione richiamano alla presenza di un fenomeno familiare osservabile che, per tale ragione, viene interiorizzato con mag- giore facilità.

Dott.ssa Daniela Milano

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