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PROVINCIA DI SIENA

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Academic year: 2022

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(1)

Professionisti Associati: Dr. Geol. Lorenzo Cirri - Dr .Geol .Tamara Cantini Casserini

PROVINCIA DI SIENA

COMUNE DI SAN GIMIGNANO

Variante anticipatrice del POC Zona Produttiva Cusona ai sensi art. 30 L.R. 65/14

Relazione geologica di fattibilità

(ai sensi del D.P.G.R. 53/R del 25/10/2011 Regolamento di attuazione dell' art. 62 della L.R.

n. 1/2005 in materia di indagini geologiche)

Dr. Geol. Lorenzo Cirri Dr. Geol. Tamara Cantini Casserini

(2)

4. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO... 13

5. INQUADRAMENTO GEOLOGICO LOCALE ... 13

6. INQUADRAMENTO IDROLOGICO E IDROGEOLOGICO... 14

6.1-INQUADRAMENTO IDROGRAFICO ... 14

6.2INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO ... 14

7. VULNERABILITÀ INTRINSECA DELL’ACQUIFERO ... 17

8. MODELLAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI ... 19

8.1-INDAGINI ... 19

8.1.1 – Sondaggio geognostico ... 20

8.1.2 - Analisi geotecniche di laboratorio ... 26

8.1.3 - Prove penetrometriche ... 28

8.1.3.1 – CPT 1 ... 29

8.1.3.2 – CPT 2 ... 29

8.2MODELLO GEOTECNICO DI RIFERIMENTO ... 30

9. PROVA DOWN HOLE... 30

9.1INTRODUZIONE ... 30

9.2PROCEDURA SPERIMENTALE ... 31

9.3INTERPRETAZIONE DOWN HOLE CON IL METODO DIRETTO ... 31

10. SISMICITÀ DELL’AREA ... 35

11. LIQUEFAZIONE DEI TERRENI ... 36

12. AZIONE SISMICA ... 37

12.1AZIONE SISMICA SECONDO IL D.M.17 FEBBRAIO 2018 ... 37

12.2VITA NOMINALE E CLASSE DUSO ... 37

12.3-CONDIZIONI TOPOGRAFICHE ... 38

12.4CATEGORIA DI SUOLO ... 38

13. PERICOLOSITÀ DELL’AREA ... 39

13.1PERICOLOSITÀ GEOLOGICA ... 39

13.2PERICOLOSITÀ IDRAULICA ... 41

13.3PERICOLOSITÀ SISMICA ... 42

14. CONDIZIONI DI FATTIBILITÀ ... 44

ALLEGATO A1: CERTIFICATI ANALISI DI LABORATORIO (CERTIFICATI N° 1-18 DEL 18/01/2017)

ALLEGATO A2: CERTIFICATI PROVE PENETROMETRICHE (CERTIFICATI N° 598-599/2016)

Nome file: 49GT18 – 1E REV.01

(3)

1. Premessa

La presente relazione geologica è redatta a supporto alla Variante anticipatrice del POC Zona Produttiva Cusona ubicata in località Cusona, nel comune di San Gimignano (SI).

In figura 1 si riporta l’ubicazione dell’area.

FIG.1 – UBICAZIONE DELL’AREA (CTR 1:5000)

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FIG.2 – UBICAZIONE DELL’AREA SU ORTOFOTO (1:8.000)

La presente è redatta a supporto della Variante al Regolamento Urbanistico del Comune di San Gimignano (attualmente in fase di revisione) relativamente a una porzione individuata all’interno del più ampio comparto di trasformazione a destinazione produttiva identificato con la sigla TRp 6_1a e disciplinato da specifica Scheda Norma. Tale previsione è attualmente decaduta a seguito della scadenza dell’efficacia quinquennale dell’atto di governo del territorio.

In adiacenza all’area interessata dalla Variante è ubicato lo stabilimento produttivo della Trigano S.p.A., all’interno della zona classificata TP – “Tessuti produttivi esistenti” ai sensi art. 41 del vigente Regolamento Urbanistico. Sia l’area oggetto di variante che quella occupata dallo stabilimento produttivo esistente risultano di proprietà della società Trigano S.p.A.

La variante in oggetto si configura quale variante agli strumenti di pianificazione territoriale o urbanistica comunale relative a prescrizioni localizzative ai sensi dell’art.29 della L.R. 65/2014. La variante interessa un’area interna al “perimetro del territorio urbanizzato” ai sensi dell'art. 224 della stessa norma regionale di governo del territorio.

Nella presente relazione sono espresse valutazioni sulla compatibilità tra la previsione urbanistica sopra menzionata e le condizioni di pericolosità dal punto di vista geologico-geomorfologico, idraulico e sismico dei terreni interessati dalla Variante urbanistica ai sensi del DPGR 53/R/2011 e sulla base delle indagini geognostiche e sismiche di riferimento e di approfondimento del quadro conoscitivo svolte nell'area in oggetto.

Le indagini geologiche di supporto alla Variante sono state condotte in ottemperanza delle vigenti normative in materia di pianificazione urbanistica:

û L.R. n. 65/2014 Norme per il governo del territorio;

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û D.P.G.R. n. 53/R del 25.10.11 (Regolamento di attuazione dell’art. 62 della L.R. n. 1/2005 in materia di indagini geologiche);

û D.P.C.M. 06.05.05 approvazione del Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino del Fiume Arno e successive modificazioni,

û Delibere di Comitato Istituzionale n. 231 e 232 del 17.12.15 adozione del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni del bacino del fiume Arno con apposizione delle misure di salvaguardia,

û D.C.R.T. n.37 del 27.03.2015 integrazione del piano di indirizzo territoriale (PIT) con valenza di piano paesaggistico,

û Indirizzi e Criteri di Microzonazione Sismica del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale (ICMS) approvati il 13 novembre 2008 dalla Conferenza delle regioni e delle Province autonome,

û Istruzioni Tecniche del Programma VEL (Valutazione Effetti Locali) della Regione Toscana, - Volume di “Ingegneria Sismica 2/2011” ,

û DELIBERAZIONE 26 maggio 2014, n.421 “aggiornamento dell’allegato 1(elenco dei comuni) e dell’allegato 2 (mappa) della Deliberazione 08 ottobre 2012, n. 878 ”Riclassificazione sismica del territorio della Regione Toscana”.

1.1 - Destinazione urbanistica dell’area

Nella cartografia del Regolamento Urbanistico, “Disciplina per la gestione e trasformazione degli assetti urbani – Santa Lucia-Cusona”, l’area è attualmente “AT6 ambito di trasformazione a destinazione produttiva – soggetta a Scheda Norma TRp 6_1 a” (fig.3).

FIG.3 – DISCIPLINA PER LA TRASFORMAZIONE DEGLI ASSETTI IURBANI (ESTRATTA DAL RU COMUNALE – TAV. P5C)

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3. Cartografie Rischio Idraulico

3.1 - Rischio Idraulico (D.C.R. n° 72 del 24/07/07)

L’area è prossima al Torrente Elsa, censito nella normativa con il n. SI718. Gli atti di governo del territorio iniziando dalla pubblicazione su BURT dell’avviso di adozione del piano, non devono prevedere nuove edificazioni, manufatti di qualsiasi natura o trasformazioni morfologiche negli alvei, nelle golene, sugli argini e nelle aree comprendenti le due fasce della larghezza di m. 10 dal piede esterno dell'argine o, in mancanza, dal ciglio di sponda dei corsi d'acqua principali ai fini del corretto assetto idraulico individuati nel Quadro Conoscitivo del presente piano come aggiornato dai piani di bacino vigenti e fermi restando il rispetto delle disposizioni in essi contenute.

L’area di studio è esterna a tale perimetrazione.

3.2 – Autorità di Bacino del Fiume Arno - Stralcio Riduzione del Rischio (D.P.C.M. 226 del 5/11/1999) Nella «Carta guida delle aree allagate» (Fig.5) l’area d’interesse ricade all’interno delle aree interessate da inondazioni eccezionali.

(8)

3.3 – Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA)

Con delibere di Comitato Istituzionale n. 231 e 232 del 17 dicembre 2015 è stato adottato il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni del bacino del Fiume Arno con apposizione delle misure di salvaguardia.

Con tali atti di pianificazione si viene a ottemperare a quanto previsto dalla direttiva “alluvioni” 2007/60/CE che stabiliva che entro il 22 dicembre del 2015 ogni Stato dell’Unione Europea si doveva dotare di un piano per la gestione del rischio di alluvioni nei bacini del proprio territorio nazionale.

PERICOLOSITA’ IDRAULICA:

Le classi di pericolosità fluviale sono state riviste seguendo le indicazioni della Direttiva: pertanto la rappresentazione della pericolosità avviene attraverso tre classi in funzione della frequenza di accadimento dell’evento.

L’area d’interesse ricade per la maggior parte nella classe di pericolosità media (P2) e solo una piccola porzione nella classe di pericolosità bassa (P1) (fig.6).

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FIG.6 – CARTA DELLA PERICOLOSITA’ IDRAULICA (ESTRATTO DAL PIANO DI GESTIONE RISCHIO ALLUVIONI DEL FIUME ARNO)

3.4 - Classificazione della pericolosità nelle indagini geologico-tecniche di supporto allo S.U. vigente

Dall’analisi delle cartografie prodotte per il Regolamento Urbanistico del comune di San Gimignano emerge la seguente situazione:

PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA (fig.7): l’intervento previsto ricade nella perimetrazione delle aree di pericolosità geomorfologica bassa G1.

G1: pericolosità geologica bassa. Aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di processi morfoelolutivi.

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FIG.7– CARTA DELLA PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA (ESTRATTA DALLA TAV. PG7 DEL R.U.C.)

PERICOLOSITA’ IDRAULICA: l’area d’interesse è perimetrata nella classe di pericolosità idraulica elevata I.3 (fig.8). Nella cartografia analizzata, è ancora riportata la pericolosità idraulica dell’autorità di bacino del Fiume Arno, secondo la quale, l’area è, perimetrata in parte in P.I.2 (pericolosità media) e in parte in P.I.3 (pericolosità elevata). Con riferimento quindi alle Norme di Piano (Titolo II – Aree A Pericolosità Idrogeologica, Capo I – Pericolosità Idraulica), sono da considerarsi l’Articolo 7 “Aree a pericolosità idraulica elevata (P.I.3” e l’Articolo 8 “Aree a pericolosità idraulica media e moderata (P.I.2 e P.I.1) ed aree di ristagno” rispettivamente.

Pericolosità idraulica elevata (I.3): sono state poste in tale perimetrazione le aree interessate dalle acque esondate per piene con tempo di ritorno 30<Tr ≤ 200 anni

Di seguito gli articoli nelle norme di Piano del PAI:

Art. 7 Aree a pericolosità idraulica elevata (P.I.3): Nelle aree P.I.3 sono consentiti i seguenti interventi:

a. interventi di sistemazione idraulica approvati dall’autorità idraulica competente, previo parere favorevole dell’Autorità di Bacino sulla compatibilità degli interventi stessi con il PAI;

(11)

purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento e al contesto territoriale;

c. interventi necessari per la manutenzione di opere pubbliche o di interesse pubblico;

d. interventi di ampliamento e di ristrutturazione delle opere pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi essenziali, nonché la realizzazione di nuove infrastrutture parimenti essenziali, purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento e al contesto territoriale, non concorrano ad incrementare il carico urbanistico, non precludano la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio e risultino coerenti con gli interventi di protezione civile. Per tali interventi è necessario acquisire il preventivo parere favorevole dell’Autorità di Bacino;

e. interventi sugli edifici esistenti, finalizzati a ridurne la vulnerabilità e a migliorare la tutela della pubblica incolumità;

f. interventi di demolizione senza ricostruzione, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b) e c) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia;

g. adeguamenti necessari alla messa a norma delle strutture, degli edifici e degli impianti relativamente a quanto previsto in materia igienico - sanitaria, sismica, di sicurezza ed igiene sul lavoro, di superamento delle barriere architettoniche nonché gli interventi di riparazione di edifici danneggiati da eventi bellici e sismici;

h. realizzazione di recinzioni, pertinenze, manufatti precari, interventi di sistemazione ambientale senza la creazione di volumetrie e/o superfici impermeabili, annessi agricoli purché indispensabili alla conduzione del fondo e con destinazione agricola vincolata;

i. ampliamenti volumetrici degli edifici esistenti esclusivamente finalizzati alla realizzazione di servizi igienici o ad adeguamenti igienico-sanitari, volumi tecnici, autorimesse pertinenziali, rialzamento del sottotetto al fine di renderlo abitabile o funzionale per gli edifici produttivi senza che si costituiscano nuove unità immobiliari, nonché manufatti che non siano qualificabili quali volumi edilizi, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità nelle aree adiacenti;

j. interventi di ristrutturazione edilizia, così come definiti alla lett. d) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità nelle aree adiacenti;

k. interventi di ristrutturazione urbanistica, così come definite alla lettera f) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia che non comportino aumento di superficie o di volume complessivo, fatta eccezione per i volumi ricostruiti a seguito di eventi bellici e sismici, purché realizzati nel rispetto della sicurezza idraulica senza aumento di pericolosità per le aree adiacenti;

l. interventi nelle zone territoriali classificate negli strumenti urbanistici, ai sensi del Decreto interministeriale n. 1444 del 1968, come zone A, B, D, limitatamente a quelli che non necessitano di piano attuativo, e F, destinate a parco, purché realizzati nel rispetto della sicurezza idraulica, risultante da idonei studi idrologici e idraulici e a condizione che non aumentino il livello di pericolosità;

m. le ulteriori tipologie di intervento comprese quelle che necessitano di piano attuativo, a condizione che venga garantita la preventiva o contestuale realizzazione delle opere di messa in sicurezza idraulica per eventi con tempo di ritorno di 200 anni, sulla base di studi idrologici ed idraulici, previo parere favorevole dell’autorità idraulica competente e dell’Autorità di Bacino sulla coerenza degli interventi di messa in sicurezza anche per ciò che concerne le aree adiacenti.

Art. 8 Aree a pericolosità idraulica media e moderata (P.I.2 e P.I.1) e aree di ristagno

Nelle aree P.I.2 e P.I.1 e nelle aree di ristagno sono consentiti gli interventi previsti dagli strumenti di governo del territorio.

Nelle aree P.I.2 e P.I.1 e nelle aree di ristagno il PAI, nel rispetto delle condizioni fissate dagli strumenti di governo del territorio, persegue l’obiettivo di integrare il livello di sicurezza alle popolazioni mediante la predisposizione prioritaria da parte degli enti competenti ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225 di programmi di previsione e prevenzione.

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CARTA DELLE ZONE A MAGGIOR PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE (ZMPSL) (fig.9): l’area d’intervento ricade all’interno delle zone con presenza di depositi alluvionali granulari e/o sciolti. Sono zone caratterizzate da una pericolosità S3 (pericolosità sismica locale elevata) poiché soggette ad amplificazione per effetti stratigrafici.

FIG.9 – CARTA DELLE ZONE A MAGGIOR PERICOLOSITA’ SIAMICA LOCALE (ESTRATTA DALLA TAV. PS7 DEL R.U.C)

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composizione ghiaioso sabbiosa e ghiaioso limosa.

FIG.10 – CARTA GEOLOGICA (ESTRATTA DAL BD DELLA REGIONE TOSCANA)

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6. Inquadramento idrologico e idrogeologico

6.1 - Inquadramento idrografico

Trattandosi di un’area densamente urbanizzata il drenaggio superficiale delle acque è svolto dalla locale rete fognaria e dal Fiume Elsa che costituisce il ricettore primario di zona. L’intervento si colloca a una distanza di circa 300 metri dallo stesso fiume.

6.2 – Inquadramento idrogeologico

Per quanto riguarda la situazione idrogeologica di Cusona, l’intera zona ricade all’interno delle Aree sensibili di classe 2 del P.T.C.P. di Siena.

In particolare, come riportato nella Carta idrogeologica e della vulnerabilità degli acquiferi (fig.12), l’area di studio è classificata quale “aree sensibili di classe 2”: depositi alluvionali recenti, corrispondenti all’acquifero superficiale contenuto nei depositi alluvionali. A tali ambiti si applica l’Art. A3 – Disciplina delle aree sensibili di classe 2 del P.T.C.P. di Siena, recepito nelle norme di attuazione del Regolamento Urbanistico (art.64).

Dall’esame della Carta Idrogeologica di supporto al Piano Strutturale del Comune di San Gimignano (fig.11), emerge che il livello freatico nella zona d’intervento è a quota compresa tra 73,65 e 74,98 metri rispetto al livello del mare, la quale corrisponde a una profondità variabile tra 3,9 e 4,3 m rispetto al locale piano campagna. L’acquifero superficiale è costituito da livelli limosi e sabbioso – argillosi; localmente sono sfruttati orizzonti di sedimenti più grossolani, ma sempre con spessori e continuità laterale modesta.

Gli acquiferi profondi di tipo confinato presenti in questo areale, costituiti da orizzonti sabbioso - limosi e sabbioso - ghiaiosi, mostrano migliori caratteristiche idrogeologiche. Tali livelli, spesso discontinui e interdigitati tra loro, presentano buoni spessori e continuità laterali, possiedono anche una buona capacità di sfruttamento.

Le geometrie della falda freatica sono strettamente connesse alla morfologia superficiale e l'alimentazione prevalente è dalla superficie e subordinatamente dai corsi d'acqua principali.

Secondo la suddetta cartografia analizzata, l’intervento è inoltre esterno alla perimetrazione delle aree di rispetto dei pozzi di captazione dell’acquedotto.

Di seguito le misure piezometriche rilevate:

Identificativo piezometro

Livello freatico (mt da p.c.) Lettura: 10/01/2017

S2 3,27

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Da un punto di vista della permeabilità, come sopra detto, l’area è caratterizzata dalla presenza di terreni alluvionali, caratterizzati da una permeabilità primaria per porosità. L’immagazzinamento e il movimento dell’acqua avvengono attraverso la porosità efficace inter-granulare. Quest’ultima varia in dipendenza della granulometria e del grado di cementazione e/o addensamento della massa sedimentaria, aumentando direttamente con la granulometria e inversamente con la consistenza e/o grado di addensamento. Si tratta nel complesso di una formazione caratterizzata da una permeabilità primaria buona.

Il grado di permeabilità nel complesso è buono (2b) (fig.12)

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FIG. 12 – CARTA DELLA PERMEABILITA’ (ESTRATTA DAL SIT DELLA PROVINCIA DI SIENA)

7. Vulnerabilità intrinseca dell’acquifero

Secondo quanto emerso dalla carta della vulnerabilità integrata estratta dal PTCP di Siena (fig.13), approvato con D.C.P. nº124 del 14.12.2011 (Pubblicazione: B.U.R.T. nº11 parte II del 14.03.2012), emerge quanto segue:

• che l’area interessata dal futuro intervento ha un grado di vulnerabilità medio alto;

• è caratterizzata secondo l’Autorità di Bacino del Fiume Arno da una disponibilità idrica della risorsa D2 – aree a disponibilità prossima alla capacità di ricarica;

• si trova all’interno della zona di rispetto di captazione a scopo idropotabile.

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FIG. 13 – CARTA DELLA VULNERABILITA’ INTRINSECA’ (ESTRATTA DAL SIT DELLA PROVINCIA DI SIENA – TAV. QC 10)

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8. Modellazione geotecnica dei terreni

8.1 - Indagini

Per la caratterizzazione litostratigrafica dell’area sono state valutate delle indagini geognostiche eseguite, dalla Ditta TECNA srl nel dicembre 2016, nell’area prossima a quella oggetto di variante (fig.14).

Complessivamente per la caratterizzazione litostratigrafica del suolo, sono state analizzate le indagini di seguito elencate e ubicate come in fig. 14:

• n. 2 sondaggi a carotaggio continuo denominati S1 e S2 spinti rispettivamente alla profondità di 33.00 m. e 15.00 m., da p.c.

• Il sondaggio geognostico a carotaggio continuo S1, spinto fino alla profondità di 33 metri, durante il quale sono stati prelevati due campioni indisturbati mediante campionatore a pareti sottili (Shelby) sottoposti ad analisi e prove geotecniche di laboratorio, è stato poi attrezzato con tubo in PVC per la prova down hole.

• Analisi e prove geotecniche di laboratorio sui campioni prelevati.

• Due prove penetrometriche di tipo statico spinte fino alla profondità massima di 15 metri da p.c.

locale.

Per ogni sondaggio realizzato è stata prodotta la stratigrafia riscontrata sulla verticale d’indagine e la documentazione fotografica delle cassette catalogatrici in cui sono state riposte le carote estratte.

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FIG.14 – UBICAZIONE INDAGINI

8.1.1 – Sondaggio geognostico

I sondaggi geognostici sono stati realizzati a carotaggio continuo, con carotiere semplice di diametro 101 millimetri, hanno raggiunto la profondità variabile da 15 a 33 metri dal piano campagna.

Durante le perforazioni sono stati prelevati dei campioni indisturbati con campionatore a pareti sottili (Campionatore Shelby), nei punti ritenuti di maggiore interesse. 
I campioni, sigillati con paraffina, sono stati sottoposti ad analisi e prove geotecniche di laboratorio. I risultati ottenuti sono analizzati nel paragrafo 8.1.2 - Analisi di laboratorio.

Il sondaggio S1 è stato poi attrezzato con tubo per l’esecuzione della prova down hole.

Nella sottostante tabella 1 sono riportate le caratteristiche principali dei sondaggi eseguiti.

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CASSETTA N°1 da 0 a 5 metri

CASSETTA N°2 da 5 a 10 metri

CASSETTA N°3 da 10 a 15 metri

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CASSETTA N°4 da 15 a 20 metri

CASSETTA N°5 da 20 a 25 metri

CASSETTA N°6 da 25 a 30 metri

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CASSETTA N°7 da 30 a 33 metri

SONDAGGIO S2

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CASSETTA N°1 da 0 a 5 metri

CASSETTA N°2 da 5 a 10 metri

CASSETTA N°3 da 10 a 13 metri

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Il sondaggio S2 è stato attrezzato con piezometro a tubo aperto per la misura del livello freatico che in data 10/01/2017 è risultato di 3,27 metri da p.c. locale.

8.1.2 - Analisi geotecniche di laboratorio

Durante la fase di perforazione dei sondaggi a carotaggio continuo (modalità di avanzamento a circolazione d’acqua), sono stati prelevati dei campioni indisturbati, prontamente sigillati con paraffina e spediti al laboratorio geotecnico accreditato, dove sono stati sottoposti ad analisi e prove geotecniche di laboratorio, finalizzate alla determinazione delle proprietà indice, dei parametri di resistenza a compressione semplice e dei parametri di resistenza al taglio.

I certificati delle analisi e prove geotecniche di laboratorio eseguite, sono riportati in allegato A1: Certificati laboratorio geotecnico Dott. Mucchi da n° 1 a n°18 del 18/01/2017.

Di seguito si descrivono brevemente le varie analisi e prove geotecniche di laboratorio eseguite sui campioni prelevati.

Le caratteristiche fisiche dei terreni che comprendono quei parametri quali umidità naturale, peso specifico (naturale, secco e immerso), porosità, indice dei vuoti e grado di saturazione propri di un determinato campione e utili alla determinazione dei caratteri geotecnici propri di un livello geolitologico.

I Limiti di Attemberg indicano il valore limite del contenuto di acqua per il quale si registra una transizione dello stato fisico del terreno. Secondo il diverso contenuto d’acqua si definiscono dei limiti e fra questi definiamo degli indici ai quali corrispondono diversi comportamenti:

L’analisi granulometrica è la prova che permette di individuare la classe litologica di appartenenza dei terreni campionati. Essa è realizzata prima attraverso setacciatura poi, nel caso si tratti di materiale a prevalenza fine, per sedimentazione secondo norma ASTM D 422 (AGI 1994). Alla fine della prova per mezzo di corrette tabelle comparative normate (ad esempio normativa CNR-UNI 10006) si classifica il terreno prelevato in limi, argille o sabbie.

La prova di taglio diretta è un’analisi eseguita per la determinazione di una delle più importanti proprietà geotecniche delle terre ovvero la resistenza al taglio cioè l’abilità delle stesse di resistere allo scivolamento lungo superfici interne alla massa. Questa resistenza influenza la capacità portante delle fondazioni. Il campione di terreno (di dimensioni 60 x 30 mm) posto in condizioni drenate, è inserito in una scatola, secondo normativa ASTM D 3080, nella quale è misurato lo sforzo necessario a tagliare il campione lungo un piano orizzontale sotto un carico normale. La prova è ripetuta per incremento delle pressioni normali.

La prova edometrica è una prova di compressione verticale con espansione laterale impedita. Riproduce in laboratorio le condizioni di consolidazione monodimensionale. Consiste nell’applicare una sequenza di carichi a un provino cilindrico saturo contenuto lateralmente in modo che le deformazioni e il flusso di acqua avvengano solo in direzione verticale. È la prova più utilizzata per determinare i parametri di compressibilità e per quantificare la storia di un deposito in termini di grado di sovraconsolidazione (OCR). La massima pressione verticale efficace sopportata dal provino è detta pressione di consolidazione (o preconsolidazione) ed è data:

In cui s’c è la pressione di consolidazione e s’wo è la pressione verticale efficace agente. Nella figura seguente si mostrano le diverse fasi di carico (AB, CB, BD) e di scarico (BC, DE) di una prova edometrica.

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Nella sottostante tabella 2 si riporta il riepilogo delle analisi e prove geotecniche eseguite sui campioni analizzati.

S1C1 S1C2 S2C1 S2C2

Profondità di prelievo

(m da p.c) 2,5 -3,0 8,0 – 8,5 4,5 – 5,0 9,0 – 9,5 PARAMETRI FISICI

Peso di volume naturale g kN/mc 19,05 19,43 19,14 19,77

Contenuto di acqua w % 34 28,8 26,2 23,6

LIMITI DI ATTERBERG

Limite di liquidità LL - * 58 47 *

Limite di plasticità LP - * 29 22 *

Indice di plasticità IP - * 29 25 *

Indice di consistenza Ic - * 1,02 0,83 *

Classificazione Casagrande * * * CH CL *

ANALISI GRANULOMETRICA

Ghiaia G % 0 * * 0

Sabbia S % 1 * * 25

Limo + Argilla L + A % 99 * * 75

PROVA DI TAGLIO CONSOLIDATO DRENATO

Angolo di attrito interno f ° 21 * 23 24

Coesione drenata c kPa 9,41 * 21,04 1,18

PROVA EDOMETRICA

Indice di Compressione Cc * * 0,47 0,39 0,45

TABELLA 2 – RIEPILOGO DEI RISULTATI DELLE PROVE DI LABORATORIO

Sulla base delle prove di laboratorio eseguite, per i terreni indagati i limiti di Atterberg fanno classificare i terreni come argille inorganiche di medio - alta plasticità (fig.15).

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FIG.15 - CARTA DI PLASTICITA’ DI CASAGRANDE

Le prove di laboratorio hanno consentito di ricavare i principali parametri geotecnici e geomeccanici dei terreni coesivi individuati con le indagini.

Sempre dai limiti di Atterberg, possiamo definire l’indice di consistenza di un terreno in funzione dell’umidità naturale w che lo caratterizza.

Il valore dell’indice di consistenza per i terreni indagati varia da un minimo di 0,83 a un massimo di 1,02 definendo così la consistenza dei terreni indagati da solido plastica a semisolida.

All’aumentare dell’indice di consistenza aumenta la resistenza del terreno alle azioni di taglio e diminuisce la compressibilità degli stessi.

8.1.3 - Prove penetrometriche

In data 29/12/2016, la ditta TECNA snc, ha eseguito un’indagine geognostica sviluppata mediante l’esecuzione di due prove penetrometriche con infissione statica. L’ubicazione delle stesse è riportata in fig.14 mentre in allegato A2 si riportano i certificati delle indagini eseguite.

Le prove, hanno raggiunto una profondità massima di metri 15,0 dal p.c.

La prova penetrometrica statica CPT (di tipo meccanico) consiste essenzialmente nella misura della resistenza alla penetrazione di una punta meccanica di dimensioni e caratteristiche standardizzate, infissa nel terreno a velocità costante (v=2cm/sec ± 0,5cm/sec).

La penetrazione è effettuata tramite un dispositivo di spinta (martinetto idraulico), opportunamente ancorato al suolo con coppie di coclee ad infissione, che agisce su una batteria doppia di aste (aste coassiali esterne cave e interne piene), alla cui estremità è collegata la punta.

Lo sforzo necessario per l'infissione è misurato per mezzo di manometri, collegati al martinetto mediante una testa di misura idraulica.

La punta conica (del tipo telescopico) è dotata di un manicotto sovrastante, per la misura dell'attrito laterale (punta / manicotto tipo "Begemann").

Le dimensioni della punta / manicotto sono standardizzate, e precisamente:

(30)

ü Resistenza d’attrito laterale locale in kg/cm2 (fs o Rf o Rl).

Da essi sono stati inoltre derivati i valori dei parametri qui di seguito elencati che, tuttavia, poiché ottenuti attraverso correlazioni empiriche, devono essere valutati e considerati con le dovute cautele:

ü j angolo di attrito interno in gradi sessagesimali;

ü g peso di volume naturale in t/m3; ü Dr densità relativa in %;

ü E Modulo di Young in kg/cm2; ü Cu coesione non drenata in kg/cm2;

ü Mo modulo di deformazione edometrico per terreni coesivi in kg/cm2; ü Mo modulo di deformazione edometrico per terreni incoerenti in kg/cm2;

È stata infine calcolata la resistenza all’avanzamento totale della colonna di aste allacciata alla punta nei vari intervalli di manovra, ossia il valore del rapporto Ft = qc/fs (o Rp/Rf o Rp/Rl), conosciuto con il nome di Rapporto Begemann.

8.1.3.1 – CPT 1

La prova penetrometrica è iniziata ad una profondità di 1,40 metri da p.c. locale in quanto è stato necessario eseguire un preforo per poter attraversare lo strato superficiale compattato e che altrimenti avrebbe impedito l’esecuzione della prova stessa.

strato Profondità Descrizione litologica

Peso di volume

Angolo di attrito

Coesione non drenata

Modulo

edometrico Densità relativa g (t/m3) f (°) Cu

(kg/cm2) Mo (kg/cm2) Dr (%)

1 0 – 1,40 * * * * * *

2 1,4 – 5,8

Argille e/o limi con

sabbie 1,85 26,8 0,60 47 23,8

3 5,8 – 10,0

Argilla sabbioso

limosa 1,85 31 0,56 45 *

4 10,0 –

15,0 Argille

consistenti 1,85 21 0,66 66 *

TABELLA 3 – RIEPILOGO DEI PARAMETRI GEOTECNICI MEDI DELLA PROVA CPT1 Durante l’esecuzione della prova non è stata rilevata la presenza di alcun livello freatico.

8.1.3.2 – CPT 2

La prova penetrometrica è iniziata ad una profondità di 1,20 metri da p.c. locale in quanto è stato necessario eseguire un preforo per poter attraversare lo strato superficiale compattato e che altrimenti avrebbe impedito l’esecuzione della prova stessa.

(31)

strato Profondità Descrizione litologica

Peso di volume

Angolo di attrito

Coesione non drenata

Modulo edometrico

Densità relativa g (t/m3) f (°) Cu

(kg/cm2) Mo (kg/cm2) Dr (%) 1 1,2 – 3,0 Terreno

misto 1,85 27 0,83 67 46,3

2 3,0 – 5,0 Argilla

consistente 1,85 21 0,67 51 *

3 5,0 – 8,0 Argilla sabbioso

limosa

1,85 26 0,88 77 *

4 Oltre 8,0 rifiuto * * * * *

TABELLA 4 – RIEPILOGO DEI PARAMETRI GEOTECNICI MEDI DELLA PROVA CPT2

Durante l’esecuzione della prova non è stata rilevata la presenza di alcun livello freatico.

8.2 – Modello geotecnico di riferimento

In funzione dei risultati ottenuti dalle indagini effettuate, si è potuto definire nel dettaglio il modello geotecnico di riferimento.

Per quanto riguarda i terreni indagati all’interno del volume indicativo, si possono distinguere cinque livelli, escluso la massicciata superficiale di spessore di 0,70 metri. Nella Tabella 5 si riportano i parametri geotecnici definiti per ogni livello individuato.

Livelli Profondità Descrizione

litologica

Peso di volume

Angolo di attrito

Coesione drenata

Coesione non drenata g

(kPa) f (°) C’

(KPa) Cu

(KPa)

* Da 0 a 0,70 massiccciata * * * *

A Da 0,70 a 2,10 ÷ 2,45 Sabbie limose 18,5 27 * 71,5

B Da 2,10 ÷ 2,45 a

5,20÷5,70 Argille limose 19,05 ÷

19,14 21 ÷ 23 9,41 ÷ 21,04 *

C Da 5,20÷5,70 a 9,4

÷12,9 Argille plastiche 19,43 ÷19,77 24 1,18 *

D Da 9,4 a 12,8 Sabbie argillose 18,5 26 * 72

E Da 12,8 a 19,10 Ghiaie

debolmente limose

20 32 0 *

TABELLA 5 – RIEPILOGO PARAMETRI GEOTECNICI

9. Prova down hole

9.1 – Introduzione

Nel metodo sismico down hole (DH) è misurato il tempo necessario per le onde P e S di spostarsi tra una sorgente sismica, posta in superficie, e i ricevitori, posti all’interno di un foro di sondaggio (fig. 14).

Gli elementi indispensabili per una misura DH accurata consistono:

1) una sorgente meccanica in grado di generare onde elastiche ricche di energia e direzionali;

2) uno o più geofoni tridimensionali, con appropriata risposta in frequenza (4,5-14 Hz), direzionali e dotati di un sistema di ancoraggio alle pareti del tubo-foro;

3) un sismografo multi-canale, in grado di registrare le forme d’onda in modo digitale e di registrarle su memoria di massa;

4) un trasduttore (trigger) alloggiato nella sorgente necessario per l’identificazione dell’istante di partenza della sollecitazione dinamica mediante massa battente.

(32)

FIG. 16 – SCHEMA DOWN HOLE AD UN SOLO RICEVITORE

Durante la perforazione, per ridurre l’effetto di disturbo nel terreno, i fori sono sostenuti mediante fanghi bentonici e il loro diametro è mantenuto piuttosto piccolo (mediamente Æ » 15 cm).

Il foro è poi rivestito mediante tubazioni in PVC, e riempito con una malta a ritiro controllato, generalmente composta di acqua, cemento e bentonite rispettivamente in proporzione di 100, 30 e 5 parti in peso.

Prima di ogni cosa, è però importante assicurarsi che il foro sia libero da strozzature e che il tubo di rivestimento non presenti lesioni.

9.2 – Procedura sperimentale

La sorgente consiste in una piastra di alluminio che, dopo avere opportunamente predisposto il piano di appoggio, è adagiata in superficie a una distanza di 2,0 m dal foro e orientata in direzione ortogonale a un raggio uscente dall’asse foro. Alla sorgente è agganciato il trasduttore di velocità utilizzato come trigger.

Una volta raggiunta la profondità di prova, i geofoni sono orientati in modo che un trasduttore di ogni sensore sia diretto parallelamente all’asse della sorgente (orientamento assoluto).

A questo punto i ricevitori sono assicurati alle pareti del tubo di rivestimento, la sorgente è colpita in senso verticale (per generare onde di compressione P) o lateralmente (per generare onde di taglio SH) e, contemporaneamente, parte la registrazione del segnale di trigger e dei ricevitori.

Eseguite le registrazioni, la profondità dei ricevitori è modificata e la procedura sperimentale ripetuta.

9.3 – Interpretazione down hole con il metodo diretto

Per interpretare la down hole con il metodo diretto, inizialmente, bisogna correggere i tempi di tragitto (t) misurati lungo i percorsi sorgente-ricevitore per tenere conto dell’inclinazione del percorso delle onde. Se d è la distanza della sorgente dall’asse del foro (figura 17), r la distanza fra la sorgente e la tripletta di sensori, z la profondità di misura è possibile ottenere i tempi corretti (tcorr) mediante la seguente formula di conversione:

Calcolati i tempi corretti sia per le onde P che per le onde S si realizza il grafico tcorr – z in modo che la velocità media delle onde sismiche in strati omogenei di terreno è rappresentata dall’inclinazione dei segmenti di retta lungo i quali si allineano i dati sperimentali.

)

t

r z t 1.0 corr =

(33)

Ottenuti graficamente i sismostrati si ottengono la densità media, funzione della velocità e della profondità, e i seguenti parametri:

1) coefficiente di Poisson medio:

2) modulo di deformazione a taglio medio:

3) modulo di compressibilità edometrica medio:

4) modulo di Young medio:

5) modulo di compressibilità volumetrica medio:

)

V 1 V

2 V - V 0.5

2.0

2

s p

2

s p

medio

÷÷ - ø çç ö è æ

÷÷ ø çç ö è æ n =

)

Gmedio Vs2

3.0 = r

)

Edmedio Vp2

4.0 = r

)

E 2r V

(

1 n

)

5.0 medio = s2 +

)

÷

ø ç ö

è

= æ p2 s2

vmedio V

3 -4 V E

6.0 r

(34)

FIG.17 – SCHEMA DOWN HOLE CON METODO DIRETTO

Interpretazione delle misure Dati iniziali

Offset scoppio

[m] Numero di ricezioni Posizione primo geofono

[m] Interdistanza

[m]

2 32 1 1

Dati misure down hole

Registrazioni Nr.

Z [m]

Tp [msec]

Ts [msec]

1 Z

[m] Tp

[msec] Ts

[msec]

2 1,00 4,00 11,00

3 2,00 7,00 15,00

4 3,00 8,30 19,00

5 4,00 9,00 23,00

6 5,00 11,00 26,00

7 6,00 11,80 32,60

8 7,00 13,00 40,50

9 8,00 13,15 46,00

10 9,00 13,32 51,00

11 10,00 13,50 54,40

12 11,00 14,35 58,35

13 12,00 15,20 62,31

14 13,00 15,85 65,66

15 14,00 16,50 69,00

16 15,00 17,11 72,25

17 16,00 17,72 75,50

18 17,00 18,33 78,75

19 18,00 18,96 82,00

20 19,00 19,25 85,50

21 20,00 19,50 89,00

22 21,00 20,35 92,19

(35)

24 23,00 22,00 98,69

25 24,00 22,80 102,60

26 25,00 23,04 105,10

27 26,00 23,24 108,72

28 27,00 23,75 110,86

29 28,00 24,20 113,00

30 29,00 24,60 115,50

31 30,00 25,00 118,00

32 31,00 25,60 120,00

Risultati

SR [m]

Tpcorr [msec]

Tscorr [msec]

2,2361 1,7889 4,9194

2,8284 4,9497 10,6066

3,6056 6,9060 15,8090

4,4721 8,0498 20,5718

5,3852 10,2132 24,1404

6,3246 11,1945 30,9271

7,2801 12,4998 38,9417

8,2462 12,7574 44,6266

9,2195 13,0028 49,7855

10,1980 13,2378 53,3436

11,1803 14,1185 57,4088

12,1655 14,9932 61,4622

13,1530 15,6657 64,8965

14,1421 16,3342 68,3065

15,1328 16,9599 71,6162

16,1245 17,5832 74,9170

17,1172 18,2045 78,2106

18,1108 18,8440 81,4985

19,1050 19,1442 85,0302

20,0998 19,4032 88,5583

21,0950 20,2583 91,7747

22,0907 21,1129 94,9883

23,0868 21,9173 98,3190

24,0832 22,7212 102,2456

25,0799 22,9666 104,7653

26,0768 23,1716 108,3998

27,0740 23,6851 110,5571

28,0713 24,1385 112,7128

29,0689 24,5417 115,2263

30,0666 24,9446 117,7386

31,0645 25,5469 119,7510

32,0624 26,2488 121,7624

Metodo diretto

Profondità di riferimento: 32 m

VS medio 30: 270,26 m/s

SUOLO DI FONDAZIONE CATEGORIA C - Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente consistenti con profondità del substrato superiori a 30 m, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità equivalente compresi tra 180 m/s e 360 m/s.

(36)

Valori medi

Vp medio

[m/s] Vs medio

[m/s] g medio

[kN/mc] ni medio G medio

[MPa] Ed medio

[MPa] E medio

[MPa] Ev medio [MPa]

404,04 188,5 19,16 0,36 69,41 318,91 188,93 226,36

570,34 221,73 19,33 0,41 96,89 641,05 273,41 511,86

1433,69 155,95 17,63 0,49 43,73 3696,18 130,67 3637,87

1498,13 264,73 19,71 0,48 140,85 4510,74 418 4322,95

1729,11 298,06 19,78 0,48 179,23 6031,65 532,2 5792,68

1546,17 302,37 19,86 0,48 185,14 4840,99 548,06 4594,13

2168,67 414,99 20,82 0,48 365,68 9986,65 1083,13 9499,08

Dromocrone

10. Sismicità dell’area

Il fondamento giuridico della zona 3S, introdotta con la delibera di Giunta n. 431/2006 (con la funzione amministrativa di determinazione del campione da assoggettare a verifica), era rappresentato dal comma 3bis dell'art. 96 della L.R. n. 1/2005, che è stato abrogato dalla L.R. 4 del 31 gennaio 2012.

Con la Delibera n°878 del 10 ottobre 2012 si è cercato di superare la zona 3s e di verificare per quali comuni è possibile ipotizzare l’inserimento in zona sismica 2 e per quali la conferma in zona sismica 3.

I metodi utilizzati per l’aggiornamento della classificazione sismica regionale, sono stati distinti in base a tre step di approfondimento:

(37)

• STEP 1: selezione dei comuni di zona 3 e 3s con presenza di aree ad accelerazione ag >

0,15 g;

• STEP 2: calcolo per ognuno dei suddetti comuni della percentuale di area ad accelerazione ag > 0,15g;

• STEP 3: calcolo per ognuno dei comuni della percentuale di popolazione residente e di abitazioni presenti in area ad accelerazione ag > 0,15 g.

Anche secondo la Deliberazione del 26 maggio 2014, n.421, il comune di San Gimignano è perimetrato in zona 3.

11. Liquefazione dei terreni

Ai fini del D.M. 17/02/2018, il termine liquefazione denota una diminuzione di resistenza al taglio e/o di rigidezza causata dall’aumento di pressione interstiziale in un terreno saturo non coesivo durante lo scuotimento sismico, tale da generare deformazioni permanenti espressive o persino l’annullamento degli sforzi efficaci del terreno (il terreno raggiunge condizioni di fluidità pari a quella di una massa viscosa).

Il verificarsi di fenomeni di liquefazione non necessariamente produce una perdita di funzionalità o un collasso delle strutture interagenti con il terreno.

In base a quanto riportato nella normativa, il sito presso il quale deve essere ubicato un manufatto deve essere stabile nei confronti della liquefazione.

Come riportato nella NTC del D.M. 17/02/2018 (§ 7.11.3.4.2), la verifica a liquefazione può essere omessa quando si manifesti almeno una delle seguenti circostanze:

1. accelerazioni massime attese al piano campagna in assenza di manufatti (condizioni di campo libero) minori di 0,1g;

2. profondità media stagionale della falda superiore a 15 m dal piano campagna, per piano campagna sub-orizzontale e strutture con fondazioni superficiali;

3. depositi costituiti da sabbie pulite con resistenza penetrometrica normalizzata (N1)60 > 30 oppure qc1N > 180 dove (N1)60 è il valore della resistenza determinata in prove penetrometriche dinamiche (Standard Penetration Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa e qc1N è il valore della resistenza determinata in prove penetrometriche statiche (Cone Penetration Test) normalizzata ad una tensione efficace verticale di 100 kPa;

4. distribuzione granulometrica esterna alle zone indicate nella Fig. 18(a) nel caso di terreni con coefficiente di uniformità Uc < 3,5 e in Fig. 18(b) nel caso di terreni con coefficiente di uniformità Uc > 3,5.

a)

(38)

b)

FIG. 18 – FUSI GRANULOMETRICI DI TERRENI SUSCETTIBILI DI LIQUEFAZIONE

Dall’osservazione della curva granulometrica che è esterna ai suddetti fusi, si può affermare che il terreno di fondazione NON è suscettibile di liquefazione.

12. Azione sismica

12.1 – Azione sismica secondo il D.M. 17 febbraio 2018

Le azioni sismiche di progetto, in base alle quali valutare il rispetto dei diversi stati limite considerati, si definiscono a partire dalla “pericolosità sismica di base” del sito di costruzione e sono funzione delle caratteristiche morfologiche e stratigrafiche che determinano la risposta sismica locale.

La pericolosità sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa ag in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale (di categoria A come definita al § 3.2.2), nonché di ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente Se(T), con riferimento a prefissate probabilità di eccedenza PVR come definite nel § 3.2.1, nel periodo di riferimento VR, come definito nel § 2.4. In alternativa è ammesso l’uso di accelerogrammi, purché correttamente commisurati alla pericolosità sismica locale dell’area della costruzione.

Ai fini della normativa le forme spettrali sono definite, per ciascuna delle probabilità di superamento PVR nel periodo di riferimento VR, a partire dai valori dei seguenti parametri su sito di riferimento rigido orizzontale:

• ag accelerazione orizzontale massima al sito;

• Fo valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale;

• T’C valore di riferimento per la determinazione del periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale.

Per i valori di ag, Fo e T’C, necessari per la determinazione delle azioni sismiche, si fa riferimento agli Allegati A e B al Decreto del Ministro delle Infrastrutture 14 gennaio 2008, pubblicato nel S.O. alla Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio 2008, n.29, ed eventuali successivi aggiornamenti.

12.2 – Vita nominale e classe d’uso

La vita nominale di progetto VN di un’opera è convenzionalmente definita come il numero di anni nel quale è previsto che l’opera, purché soggetta alla necessaria manutenzione, mantenga specifici livelli prestazionali (Tab. 2.4.1 delle NTC).

La Classe d’uso (Cu) è un parametro definito in base all’utilizzo dell’opera oggetto di progettazione

(39)

Il periodo di riferimento VR di una costruzione, valutato moltiplicando la vita nominale VN (espressa in anni) per il coefficiente d’uso della costruzione CU, riveste notevole importanza in quanto, assumendo che la legge di ricorrenza dell’azione sismica sia un processo Poissoniano, è utilizzato per valutare, fissata la probabilità di superamento PVR corrispondente allo stato limite considerato (Tabella 3.2.1 della NTC), il periodo di ritorno TR dell’azione sismica cui fare riferimento per la verifica.

Di seguito si riportano si riportano i valori calcolati secondo quanto previsto sopra per l’area in esame, riferiti ai TR previsti.

VR = VN x CU

Il valore del coefficiente d’uso CU è definito, al variare della classe d’uso, come mostrato in Tab. 2.4.II.

Le probabilità di superamento nel periodo di riferimento PVR, cui riferirsi per individuare l’azione sismica agente in ciascuno degli stati limite considerati, sono riportate nella Tab. 3.2.I.

Per ciascuno stato limite e relativa probabilità di eccedenza PVR nel periodo di riferimento VR si ricava il periodo di ritorno TR del sisma utilizzando la relazione:

12.3 - Condizioni topografiche

Per condizioni topografiche complesse è necessario predisporre specifiche analisi di risposta sismica locale. Per configurazioni superficiali semplici si può adottare la seguente classificazione:

Essendo una zona pianeggiante, all’area di studio si attribuisce una categoria topografia T1.

12.4 – Categoria di suolo

Il criterio di classificazione riportato dal D.M. 17/02/2018, mi dice che qualora le condizioni stratigrafiche e le proprietà dei terreni siano chiaramente riconducibili alle categorie definite nella Tab. 3.2.II, si può fare riferimento a un approccio semplificato che si basa sulla classificazione del sottosuolo in funzione dei valori della velocità di propagazione delle onde di taglio, Vs. I valori dei parametri meccanici necessari per le analisi di risposta sismica locale o delle velocità Vs per l’approccio semplificato costituiscono parte

(40)

Dalle indagini sismiche eseguite, emerge una categoria di sottosuolo “C”.

13. Pericolosità dell’area

Le carte della pericolosità, sono state redatte per lo S.U.C. secondo le prescrizioni del D.P.G.R. 26/R/2007, (Regolamento di attuazione dell’art. 62 della L.R. n. 1/2005 in materia di indagini geologiche) regolamento che ha significativamente innovato le modalità di redazione degli studi geologici di supporto agli strumenti urbanistici.

Tali norme sono oggi sostituite dal D.P.G.R. n. 53/R del 25.10.11 e, pertanto, sarà verificata l’attribuzione delle classi di pericolosità delle aree oggetto di variante anche ai sensi del nuovo disposto normativo.

13.1 – Pericolosità geologica

Da un punto di vista della pericolosità geologica, come evidenziato nell’estratto riportato nella fig.7, all’area di variante è stata attribuita una classe di pericolosità bassa G1.

Anche con il DPGR 53/R del 2011, l’area è ricompresa all’interno della Pericolosità geologica bassa (G.1) (fig.19): aree in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche litologiche, giaciturali non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di processi morfoevolutivi.

(41)

FIG.19 – CARTA DELLA PERICOLOSITA’ GEOLOGICA (ai sensi del DPGR 53/R del 25 ottobre 2011)

(42)
(43)

13.3 – Pericolosità sismica

Da un punto di vista della pericolosità sismica, come evidenziato nell’estratto riportato nella fig.9, all’area di variante è stata attribuita una classe di pericolosità elevata S3.

A seguito delle indagini sismiche di approfondimento svolte (down hole), tramite interpolazioni fatte sulla base dei risultati di indagini geognostiche e valutata la situazione geomorfologica presente, si conferma anche con il DPGR 53/R del 2011, una pericolosità sismica S3 (pericolosità sismica elevata) (fig.21).

(44)
(45)

14. Condizioni di fattibilità La Variante comporta:

-la modifica cartografica dell’area e di conseguenza della Tav. P05 Cusona in quanto da “AT6 ambito di trasformazione a destinazione produttiva – soggetta a Scheda Norma TRp 6_1 a” a “TP* aree non edificabili funzionali alle attività produttive”;

- l’introduzione nell’art. 41 NTA di RU del comma 11 che recita:

“Nell’area identificata con il simbolo TP* sono ammesse attività di servizio e funzionali all’attività produttiva esistente, quali spazi di manovra e movimentazione mezzi e materiali, con esclusione di qualsiasi intervento edificatorio o altre trasformazioni di carattere permanente che comportino l’impermeabilizzazione del suolo. Tale area concorre alla determinazione della superficie fondiaria e della superficie permeabile complessiva del lotto, ferma restando la verifica delle dotazioni di parcheggio e standard ove dovuta.”

Alla luce delle condizioni di criticità e pericolosità rilevate ai sensi del D.P.G.R. 53/R del 2011, sono state ridefinite anche le condizioni di fattibilità delle trasformazioni previste dalla variante, in relazione a quella che sarà la destinazione dell’area TP*.

Fattibilità geologica:

TIPOLOGIA INTERVENTI PERICOLOSITA’ FATTIBILITA’ PRESCRIZIONI

TP*: attività di servizio e funzionali all’attività produttiva esistente, quali spazi di manovra

e movimentazione mezzi e materiali, con esclusione di qualsiasi intervento edificatorio o

altre trasformazioni di carattere permanente che comportino l’impermeabilizzazione del suolo.

G.1 F.1 Non possono essere dettate condizioni

di fattibilità dovute limitazioni di carattere geomorfologico

Fattibilità idraulica:

TIPOLOGIA INTERVENTI PERICOLOSITA’ FATTIBILITA’ PRESCRIZIONI

TP*: attività di servizio e funzionali all’attività produttiva esistente, quali spazi di manovra

e movimentazione mezzi e materiali, con esclusione di qualsiasi intervento edificatorio o

altre trasformazioni di carattere permanente che comportino l’impermeabilizzazione del suolo.

I.3 F.2

Dovrà essere rispettato quanto riportato nella relazione idraulica redatta dall’ing. Alessio Gabbrielli.

“Nel caso siano necessarie lievi trasformazioni morfologiche di tale area (consolidamento, regolarizzazione o spianamento del terreno, anche ai fini della regimazione delle acque superficiali, creazione di piste carrabili per accesso e manutenzione, etc) ogni eventuale rialzamento locale del terreno dovrà essere bilanciato da un equivalente abbassamento del medesimo sempre all’interno dell’area permeabile, in modo da compensare e non sottrare alcuna volumetria alla libera esondazione e propagazione delle acque, in caso di evento di piena duecentennale.

Allo stesso modo dovranno essere preservate le caratteristiche di permeabilità dell’area.

Nel caso siano presenti, o debbano essere creati, fossi di scolo, dovrà essere garantita la funzionalità del deflusso superficiale con adeguate pendenze e sezioni libere, anche nel caso di nuovi attraversamenti”.

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Dott. Geol. Lorenzo Cirri Dott. Geol. Tamara Cantini Casserini

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CERTIFICATI ANALISI DI LABORATORIO

(CERTIFICATI N° 1-18 DEL 18/01/2017)

Allegato A1

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