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Numero 3/2017

Calabria

Continua la navigazione del Piano di Rientro per la Regio- ne Calabria, un viaggio iniziato da oltre sette anni con il progetto di riordino del SSR prevedente una diversa e più fun- zionale configurazione degli ambiti or- ganizzativi e territoriali delle Aziende sanitarie e ospedaliere regionali.

Premesse finalizzate allo scorporo ospe- dale/territorio, attraverso la ridefinizio- ne territoriale delle Aziende sanitarie e la conseguente riaggregazione, per fun- zioni assistenziali, alle Aziende ospeda- liere dei Presidi ospedalieri precedente- mente afferenti alle Aziende sanitarie provinciali.

L’obiettivo prioritario resta quello di as- sicurare, tramite le Aziende sanitarie ter- ritoriali, l’effettiva erogazione delle pre- stazioni di assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita, di lavoro e distret- tuale, mentre per le Aziende sanitarie ospedaliere (ASO) quello di garantire le prestazioni di assistenza ospedaliera.

Una navigazione perigliosa che ha pa- ralizzato le assunzioni nonché le stabi- lizzazioni di rapporti già in essere e che tuttavia lo scorso agosto si è sbloccata con la firma da parte del commissario ad acta, del Decreto 111 con cui si ri- definisce il «fabbisogno di personale delle aziende sanitarie e ospedaliere del- la Regione Calabria».

Il totale delle nuove assunzioni è di 1.175 unità, di cui 795 fin da subito (in applicazione della Legge 161/2014) e 380 da stabilire con un successivo prov- vedimento commissariale in condivisio- ne con i dirigenti delle diverse aziende.

Questa la ripartizione del personale:

Azienda ospedaliera di Cosenza 106, Azienda ospedaliera di Catanzaro 166, Azienda ospedaliera di Reggio Calabria 130, Azienda ospedaliera Universitaria

“Mater Domini” 94, Azienda sanitaria provinciale di Cosenza 76, Azienda sa- nitaria provinciale di Catanzaro 49, Azienda sanitaria provinciale di Croto- ne 32, Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria 74, Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia 68. Dei 795 già autorizzati dal Decreto, i profili pro- fessionali riguardano: 38 primari, 130 medici, 263 infermieri, 2 infermieri pe- diatrici, 351 operatori socio-sanitari, 11 ostetriche.

Nessuna ricaduta occupazionale, quin- di, per la Medicina veterinaria, nono- stante le recenti emergenze sanitarie re- gionali, vedi il problema della TBC nei cinghiali, l’Aethina tumida delle api e, non, ultima, l’allerta internazionale le- gata alla presenza del Fipronil nelle uo- va e nelle carni di pollame, che hanno considerevolmente maggiorato i carichi di lavoro, rendendo macroscopica la ca- renza di personale veterinario nelle aziende sanitarie, particolarmente ac- centuata dal blocco del turnover . Criticità segnalata dallo stesso Com- missario ad Acta in occasione di una re- cente nota inviata al vertice dell’ASP di Vibo Valentia.

Proprio per quest’Azienda, il Commis- sario ad Acta, ing. Massimo Scura, su incipit della Tasck force veterinaria in forza proprio nella struttura commis- sariale, nell’evidenziare l’emergenza le- gata alla carenza di organico, ha invi-

tato, nelle more delle procedure con- corsuali, all’utilizzo del personale della specialistica ambulatoriale in tutte e tre le aree funzionali dei Servizi veterinari;

all’orizzonte il rischio di non raggiun- gere gli obiettivi aziendali, criticità che si riverbererebbe sui LEA dell’intera Re- gione Calabria.

Per quanto attiene alle organizzazioni dei Servizi veterinari nel territorio, stan- te la suddivisione dello stesso in cinque ASP coincidenti con le Province Cala- bresi, registriamo che la Medicina ve- terinaria è stata penalizzata in quelle di Crotone e Vibo Valentia.

Nelle citate due Aziende sanitarie pro- vinciali, gli atti aziendali hanno declas- sato le tre Strutture veterinarie da com- plesse a semplici dipartimentali.

Provvedimenti adottati in violazione delle direttive regionali e, paradossal- mente, dello stesso Decreto del Com- missario ad Acta della Regione Calabria n. 63/2016.

Infatti, proprio il Commissario, che più volte ha enfatizzato la strategicità dei Servizi veterinari della Calabria, i cui risultati negli ultimi anni sono stati par- ticolarmente apprezzati nei tavoli mi- nisteriali di verifica, poche settimane prima dell’approvazione degli Atti aziendali delle ASP di Crotone e Vibo Valentia, con propria decretazione (DCA n. 63 del 5.7.2016) in sede di ap- provazione del Programma operativo regionale 2016-2018, sanciva la neces- sità e obbligatorietà di riorganizzare l’attività di prevenzione delle cinque ASP calabresi affidando i Servizi vete- rinari A (Sanità animale), B (Igiene della

La parola alle Regioni

I processi di riorganizzazione: lo stato dell’arte della Veterinaria pubblica

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cializzazione, conservazione e trasfor- mazione degli alimenti di origine ani- male e loro derivati) e C (Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootec- niche) a strutture complesse.

Provvedimenti, quindi, quelli degli Atti aziendali di Crotone e Vibo Valentia adottati contrariamente alle stesse di- rettive regionali, e di cui la Regione Calabria nella persona del Commissa- rio ad acta, non ne ha rilevato la gros- solana violazione laddove si organiz- zavano i Servizi veterinari SA, IAOA e IAPZ in Strutture semplici dipar- timentali e non in strutture com- plesse in contrasto con il DCA n.

63 del 5.7.2016. Convinti della manifesta illegittimità e nullità degli Atti in parola nella parte in cui non rispettano le direttive re- gionali, il SIVeMP Calabria, ha ricorso per entrambi i provvedi- menti, al TAR.

La disamina della realtà territo- riale non può prescindere dalla co- statazione che il blocco del turno- ver porterà nel prossimo lustro a effetti devastanti per i Servizi ve- terinari, stante l’uscita dal servizio di gran parte della dirigenza per raggiunti limiti d’età.

A oggi la mancanza di personale è in gran parte calmierata dallo spirito di sacrificio dei dirigenti veterinari e grazie all’attività della specialistica ambulatoriale, che in Calabria è presente con 187 unità.

Tuttavia, il conseguimento dei LEA veterinari, faticosamente rag- giunto, non potrà più essere ga- rantito se non si ricostituiranno gli organici; in tale direzione oc- correrà, sinergicamente, prevedere nel- l’immediato a un aumento delle ore per i colleghi dell’ACN e anche, con corag- gio, percorrere nuove strade per con- sentirne anche il passaggio alla dirigen- za. Costoro, inquadrati, a tempo inde- terminato dal 2008, rappresentano, di fatto, un serbatoio di competenze e co- noscenze alle quali occorrerà attingere al fine di non registrare, a breve termi- ne, il collasso dei Servizi veterinari della Calabria.

Provincia autonoma di Bolzano

Essendo la Provincia di Bolzano una Provincia autonoma, anche l’assetto or- ganizzativo del Servizio veterinario aziendale e del controllo degli alimenti in genere si scosta in maniera significa- tiva dal modello delle altre Regioni.

Il SIAN non è mai stato istituito. La sor- veglianza degli alimenti di origine ani- male è nettamente separata dal controllo degli alimenti di origine non animale. La sicurezza degli alimenti di origine ani- male è collocata presso il Servizio vete-

rinario aziendale con a capo un direttore di struttura complessa, un veterinario, mentre il controllo degli alimenti di ori- gine non animale è situato presso il Ser- vizio d’igiene con a capo un direttore di struttura complessa, un medico. Sia il Servizio veterinario sia il Servizio d’igie- ne fanno parte del Dipartimento di Pre- venzione, Dipartimento funzionale. A differenza del resto del Paese in provin- cia di Bolzano è stata istituita, presso la Direzione generale dell’Azienda Sanita-

ria, la cosiddetta Direzione tecnico-assi- stenziale, che oltre a coordinare il per- sonale infermieristico reclama per sé la facoltà di dirigere e coordinare anche i Tecnici della Prevenzione operanti presso il Servizio di igiene e presso il Servizio veterinario aziendale, così che all’interno sia del Servizio d’igiene sia del Servizio veterinario aziendale si sono create due strutture parallele con i medici e i vete- rinari da un lato e di tecnici della pre- venzione da un altro lato, i quali si rifiu- tano di riconoscere l’autorità gerarchica dei Direttori di struttura complessa ed esigono di operare in maniere com- pletamente autonoma dal momen- to che la Direzione tecnica assisten- ziale, che reclama di fare capo a lo- ro, non ha la minima conoscenza nel settore della sicurezza alimen- tare e della sanità animale. Oltre alle criticità appena descritte, la netta separazione della sorveglian- za degli alimenti di origine animale dalla sorveglianza degli alimenti di origine non animale porta spesso alla sovrapposizione di competenze nel caso di aziende che producono sia prodotti di origine animale sia di prodotti di origine vegetali. In caso di tossinfezioni l’indagine epi- demiologica e gli accertamenti sul campo sono suddivisi in maniera scoordinata su assistenti sanitarie, medici e tecnici della prevenzione presso il Servizio igiene da un lato e veterinari e i tecnici della preven- zione presso il Servizio veterinario dall’altro lato. Il dipartimento di prevenzione è stato fin dall’inizio disapprovato dalla categorie dei ve- terinari perché secondo loro desti- nato ad essere diretto solo da un veterinario, e perché ritenuto un involu- cro privo di contenuto che genera solo costi aggiuntivi con lo scopo primario di instaurare nuove poltrone per dirigen- ti. Il SIVeMP provinciale, che in Provin- cia di Bolzano rappresenta 33 dei 35 ve- terinari ufficiali, ritiene che, a prescindere dagli interessi di categorie, senz’altro giu- stificati, e dai limiti di legge, il Servizio veterinario aziendale e la Sicurezza ali- mentare dovrebbero, nell’interesse di una maggiore efficienza e nell’interesse pub-

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blico, essere così riformati: riunificazione sotto la direzione del Servizio veterinario aziendale della sicurezza degli alimenti sia di origine animale sia degli alimenti di origine non animale, collocazione dei Tecnici della Prevenzione sotto la dire- zione di struttura complessa presso il Servizio veterinario aziendale e soppres- sione del Dipartimento di Prevenzione.

Liguria

Con la riforma rappresentata dalla L.R. Liguria n. 41 del 2006, non fu ritenuto opportuno dar seguito al riordino previsto dai D.lgs. 502/92 e 299/99, ma fu di fatto mantenuta un’ampia autonomia organizzativa alle ASL liguri che procedettero ad accorpare le competenze della S.C. Sanità animale (cd. Area A) con le competenze della S.C.

Igiene degli allevamenti e delle produ- zioni zootecniche (cd. Area C). Nell’am- bito specifico dei Servizi veterinari, ciò ha ostacolato l’organizzazione in Aree professionali come definite dal D.lgs.

502/92 art. 7-quater e s.m.i. sino all’in- tegrazione Balduzzi e la Legge omnibus della Regione (L.R. n. 7 del 09.03.2015) che ristabiliscono il principio fondamen- tale della articolazione minima del Di- partimento di Prevenzione, quindi la professionalizzazione dell’attività con il sacrificio della qualità della prestazione verso una risposta di carattere quantita- tivo, aspetto che si è spesso dimostrato carente nei numerosi Audit terzi che la Regione Liguria ha nel tempo subito.

In alcune Aziende sanitarie, si è talora preteso addirittura di subordinare alter- nativamente la professionalità medica e quella veterinaria, anche mediante ac- corpamento dei servizi, come con l’uni- ficazione del Servizio veterinario Igiene degli alimenti di origine animale (cd.

Area B) e del Servizio Igiene degli ali- menti e nutrizione. La DGR 809/2011 in materia di razionalizzazione delle strutture, con il solo scopo di ottimizzare le risorse economiche, ha di fatto accor- pato nella neocostituita S.C. Sicurezza alimentare le competenze storicamente veterinarie con le competenze storica- mente mediche.

Il mancato rispetto della normativa co- gente (D.lgs. 502/92), l’organizzazione

di tipo “aziendale” e le diverse entità ter- ritoriali hanno prodotto realtà molto dif- formi e disomogenee dove la provenien- za professionale (medica o veterinaria) dei direttori di Dipartimento ha finito per incidere in maniera marcata anche con dubbie interpretazioni della norma e dell’attività demandata ai diversi ser- vizi. Il tentativo rappresentato dalla DGR 809 del 08.07.2011 prima e suc- cessivamente dalla DGR 1440 del 25.11.2011, ha fallito sia l’obiettivo del risparmio sia quello di omogeneizzare i servizi (mai come oggi disomogenei), ma ha reso conflittuali tutti i rapporti inter- ni, creato scoramento e avversione al si- stema, strutturato scale gerarchiche con direttori, chiamati a gestire anche aree professionali (mediche e/o veterinarie a seconda dei contesti) nelle quali non hanno mai svolto attività, quindi neces- sariamente incompetenti per la vastità della materia.

Ancora più “a macchia di leopardo” ri- sulta attualmente l’organizzazione delle ASL liguri per quanto riguarda la SC Si- curezza Alimentare, mantenuta in essere nell’ASL 1 Imperiese, nell’ASL 4 Chia- varese e nell’ASL 5 Spezzino, mentre mai costituita nell’ASL 2 Savonese e in- vece scissa nelle originarie strutture, ve- terinaria e medica, con Delibera azien- dale n. 305 del 7/5/2015 dall’ASL 3 Ge- novese.

In tale contesto non si è data la necessa- ria importanza alle esigenze dei cittadi- ni/utenti, alle funzioni di indirizzo/coor- dinamento/controllo della Regione e in- fine alle esigenze/necessità delle ASL che hanno il compito di attuare le indicazio- ni regionali e soddisfare le esigenze/ri- chieste dei cittadini/utenti stessi.

Il Libro bianco, prossima pietra miliare della sanità ligure, non fa menzione del Dipartimento di Prevenzione e conse- guentemente delle tre Strutture comples- se veterinarie. In quest’ottica di sistema è necessario che i diversi attori diano pie- na attuazione ai loro compiti e funzioni, in particolare la Regione dovrà assumer- si tutti quei compiti che fino ad oggi ha parzialmente attuato (realizzazione di un sistema informativo regionale, reda- zione di procedure documentante, indi- cazioni e interpretazione normativa, ag-

giornamento normativo) consentendo alle ASL di concentrarsi su due aspetti:

la programmazione e rendicontazione dei CU e il recupero di professionalità che rappresenta l’aspetto più importante e il motivo stesso del nostro esistere.

Alla luce delle ultime novità legislative, già richiamate nei recenti provvedimenti e/o disposizioni regionali, inviate alle ASL territoriali, emerge la necessità di avviare e completare urgentemente i pro- cessi di riorganizzazione nelle strutture in questione al fine di dare uniformità all’organizzazione dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL Liguri.

È opinione espressa e condivisa che alla base del nostro modello propositivo ci siano i seguenti criteri-vincoli:

- salvaguardia assoluta delle tre Aree funzionali veterinarie (cd. A, B e C) come delineato della norma 502 e dal contrat- to nazionale;

- riconoscimento della valenza di Strut- tura complessa alle rispettive aree pro- fessionali veterinarie. Tali Strutture de- vono poter operare come centri di re- sponsabilità amministrativo-contabile e avere la necessaria autonomia organiz- zativa;

- la necessità di consolidare/istituire una catena di comando Ministero-Regione- ASL che dovrebbe vedere in Assessorato competenze veterinarie per ogni area funzionale. Questo consentirà alle strut- ture del Dipartimento di Prevenzione delle ASL di essere sempre in grado di relazionarsi con l’omologo funzionario regionale. Sempre in sede regionale, sa- rebbe necessario inoltre ridefinire le competenze per le tre aree veterinarie, così come indicate nella ex L.R. 8 Agosto 1994, n. 42.

In base ai vincoli-criteri sopra espressi, è possibile delineare che il modello or- ganizzativo della Sanità pubblica vete- rinaria e Sicurezza alimentare dovrebbe avere un carattere dipartimentale omo- geneo per ogni Azienda sanitaria.

A fronte di tutto ciò, si chiede un forte impegno che deve riguardare tutti, nes- suno escluso, affinché Regione ed Azien- de sanitarie liguri correggano i loro in- congrui modelli e progetti per la preven- zione avviando percorsi di riorganizza- zione e fissando obiettivi concreti e ri-

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35 spondenti a quanto l’UE, il PIL, le Asso-

ciazioni di categoria, i diritti dei Consu- matori e delle Imprese di settore, le de- cennali esperienze dei professionisti dei Dipartimenti di Prevenzione e infine la norma impongono. Della necessità di ri- sorse è superfluo parlare.

Molise

La Regione Molise ha supera- to, ad agosto 2016, un importante sco- glio per l’uscita dal piano di rientro dal deficit sanitario, con l’approvazione da parte della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano del “Programma operativo straordinario 2015/2018”. Il suddetto programma (POS) è stato quindi ufficialmente rece- pito in Regione con Decreto (n.

52/2016) del Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal de- ficit sanitario.

Il POS 2015/2018 – al di là delle forti polemiche che ha generato con rivendi- cazioni di tipo campanilistico e per lo squilibrio nella ripartizione dei posti let- to tra strutture pubbliche e private – ha comunque consentito alla Regione stessa e all’unica Azienda sanitaria della Re- gione l’adozione – tra gli altri - di un provvedimento lungamente atteso quale l’atto aziendale (DCA n. 16/2017).

La prevenzione, con tale nuova organiz- zazione, è imperniata su 7 strutture com- plesse (SC): oltre alle sei canoniche di cui al D.lgs. 502, è prevista anche “epi- demiologia”. Per la Veterinaria vi sono 3 Strutture semplici (SS), tutte afferenti alla Sanità animale, su base territoriale coincidenti con i tre Distretti sanitari del- la Regione e relative alla “bonifica sani- taria degli allevamenti”. Il SIVeMP ha espresso contrarietà a questa organizza- zione chiedendo SS tematiche a valenza aziendale (regionale) da attribuire, se- condo la valenza strategica, alle 3 SC ve- terinarie dipartimentali.

Effetto certamente positivo dell’ado- zione dell’atto aziendale è stata la pos- sibilità di avviare le procedure concor- suali per la stabilizzazione dei precari e per la mobilità interregionale finaliz- zate alla copertura dei posti vacanti. I veterinari non rientrano in questa eve-

nienza, tuttavia è da segnalare in posi- tivo l’attivazione per la prima volta in Regione della specialistica ambulato- riale a partire dal 1/8/2016, con un contratto a tempo determinato che è stato prorogato fino al 15/4/2017. At- tualmente i turni per l’anno 2017 (19 turni x 12 ore x 7 mesi) sono stati pub- blicati, ma gli incarichi sono ripartiti solo dal mese di agosto. L’attivazione della specialistica in Molise, pur nella precarietà e frammentarietà dell’Istitu- to, è comunque da considerare un suc- cesso per il SIVeMP che ha sostenuto tale processo a fronte, per un verso, di pre-esistenti contratti atipici CoCoCo da ben 10 anni per 12 veterinari, e dall’altro di un fantomatico, indistinto, esubero di dirigenti in organico del ma- crolivello “prevenzione”. Tale diffusa convinzione, derivata da valutazioni ef- fettuate su parametri nazionali basati esclusivamente su dati demografici umani, senza considerare realtà oro- grafica, distribuzione degli allevamenti e quant’altro incidente in una realtà ad alta dispersione territoriale come il Mo- lise, è stata efficacemente contrastata con un’attenta analisi dei carichi di la- voro che è stata recepita sia dalla ASReM che dalla Regione.

Altro effetto dell’adozione dell’atto aziendale è il concreto avvio delle pro- cedure per l’attribuzione di incarichi pro- fessionali a tutti i dirigenti medici e ve- terinari dell’azienda, atteso che dopo ol- tre 10 dalla costituzione dell’attuale azienda sanitaria, la gran parte dei diri- genti di 2 delle 4 precedenti ASL non ha mai ricevuto un incarico professionale, con forte penalizzazioni economiche an- che in prospettiva pensionistica. Anche questo è un tema sul quale SIVeMP Mo- lise svolge un ruolo di continuo di sti- molo e vigilanza sull’operato dell’Azien- da sanitaria.

Sicilia

La Sanità pubblica siciliana, dal punto di vista strutturale fino a poco tempo fa si reggeva, in forma alquanto malferma, su 9 Aziende sanitarie provin- ciali (ASP) che corrispondono ai rispet- tivi territori provinciali, 3 Aziende ospe- daliere universitarie policlinico (AOUP),

2 Aziende di rilievo nazionale di alta spe- cializzazione (ARNAS), un Istituto rico- vero e cura a carattere scientifico (IRCCS), 3 Aziende ospedaliere classiche (AO).

Inoltre, all’interno delle ASP, erano di- slocati 25 Presidi ospedalieri.

Con il Decreto Assessorato della Salute del 31/03/17 è stata riorganizzata, alme- no nelle intenzioni, soltanto la rete ospe- daliera ai sensi del D.M. n. 70 del 02/04/15.

Tale riorganizzazione, progettata sul mo- dello Hub-Spoke, ha previsto la istitu- zione di 7 DEA II livello HUB, 22 DEA I livello SPOKE, 14 Presidi ospedalieri di base, 11 Presidi ospedalieri di zona disagiata, 1 Presidio ospedaliero di zona ad alto rischio ambientale.

Nelle previsioni, nel triennio 2019/2021, dovrebbe essere attivato l’ottavo DEA II livello HUB.

Per ciò che riguarda le ASP, quindi l’as- sistenza sanitaria territoriale, sono stati adottati i nuovi Atti aziendali e le nuove Dotazioni organiche, senza ancora en- trare nel merito della riorganizzazione dei Servizi.

Ferma restando la distinzione tra Dipar- timento di prevenzione e Dipartimento di prevenzione veterinaria, il fabbisogno di veterinari dirigenti è stato calcolato adottando il parametro di 1,3 veterinari dirigenti ogni 1.000 UBE.

Tale parametro, contestato dal SIVeMP Sicilia in sede di Conferenza permanen- te ex art.6 comma 3 CCNL, non ha te- nuto conto degli allevamenti ittici, degli apiari, dell’anagrafe canina e felina re- gistrata e, non ultimo, degli allevamenti elicicoli.

Il SIVeMP ha chiesto una rivisitazione e una rimodulazione di tale parametro, in- serendo nel computo le specie mancan- ti.

La fine prossima dell’odierna Legislatura regionale (5 novembre p.v.) ci porterà a confrontarci con il nuovo Governo re- gionale con il quale intendiamo aprire un confronto sulla tematica.

In ogni caso le odierne dotazioni orga- niche prevedono un incremento totale di 38 veterinari dirigenti, sicuramente insufficienti per potere assicurare i LEA di competenza.

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