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TESTI ONLINE 2. 2 Profilo dei dialetti letterari greci. 1 Il dialetto omerico. pagina 1. 1 Premessa. 2 Fonetica

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TESTI ONLINE 2

2 Profilo dei dialetti letterari greci

1 Il dialetto omerico

1 Premessa

Il dialetto omerico, cioè il dialetto in cui furono scritte l’Iliade e l’Odissea, costi- tuisce una lingua letteraria astratta che, per il fatto di essersi costituita attraver- so una tradizione orale di più secoli, non ebbe mai una realtà geografica nella quale venisse parlata o scritta; nato dalla stratificazione di forme linguistiche e culturali caratteristiche di epoche diverse, il dialetto omerico presenta, infatti, ol- tre a molti elementi lessicali risalenti al miceneo (ti-ri-po-da > tràpouj, tràpodoj, wa-na-ka > (#)ßnax, (#)ßnaktoj, ba-si-re-we > basilû(#)ej, o-pe-ro > ◊feloj), una base linguistica fondamentale che è lo ionico dell’Asia Minore con rilevanti elementi di origine eolica, residui, questi, di una realtà linguistica eolica prece- dente all’affermarsi degli Ioni nell’Asia Minore; a questa commistione di dialet- ti si aggiungono, infine, gli elementi attici, dovuti alle redazioni che dei poemi ome- rici fin dal VI secolo si fecero ad Atene. Tale stratificazione linguistica di forme appartenenti non solo a diversi dialetti, ma anche a forme diverse nel tempo di uno stesso dialetto, ha determinato la ricchezza di soluzioni morfologiche, sin- tattiche e semantiche del dialetto omerico: in esso l’esametro, il metro in cui fu- rono cantati i due poemi omerici, grazie a tale ricchezza, può presentare una va- sta gamma di soluzioni nella successione delle sillabe brevi o lunghe; per esem- pio l’infinito del verbo “essere” in Omero può essere espresso con ben cinque for- me: †men, †mmen, †menai, †mmenai, eênai; il gen. sing. del pronome di 1apersona può presentarsi come ùmo„, ùmeéo, ùme„, ùmûqen.

La risonanza e la grandezza della poesia omerica furono così determinanti nei secoli successivi che tutta la cultura greca guardò ad Omero come ad un model- lo inimitabile; sicché la lingua ionico-omerica non solo si impose per sempre co- me espressione unica della poesia epica (tutti i poemi epici di tutta la grecità fu- rono scritti nella lingua di Omero, come Le Argonautiche di Apollonio Rodio, che operò nel III sec. a.C., e Le Dionisiache del tardo poeta epico Nonno di Panopoli, che scrisse addirittura nel V sec. d.C.), ma influenzò tutta la poesia epico-dida- scalica (Esiodo, VIII sec. a.C.); la poesia lirica nella forma dell’elegia (Callino, Tir- teo, Solone, Mimnermo, Teognide) e del giambo (Archiloco, Semonide, Ipponat- te), pur essendo scritta nello ionico più recente parlato in Asia Minore, sostan- zialmente è espressione di una lingua che è ancora quella di Omero; la poesia lirica monodica eolica e quella corale dorica è intessuta formalmente di continui ionismi risalenti all’autorità di Omero. In pieno periodo ellenistico-romano (III sec.

a.C.-V sec. d.C.) i poeti che si cimentavano a scrivere poesie epiche, didascaliche, elegie, inni o epigrammi si servirono sempre del dialetto ionico come mezzo in- sostituibile di espressione poetica.

2 Fonetica

Per quanto riguarda la fonetica è abbastanza frequente, ma non costante, la psi- losi (yàlwsij = “mancanza di aspirazione”) che il dialetto ionico ebbe in comu- ne con quello eolico (vedi più avanti); ma nel testo ionico-omerico, che origina- riamente non presentava spirito aspro, in un secondo tempo esso fu ripristinato dai grammatici alessandrini del III sec. a.C. in tutte quelle parole omeriche che,

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ancora attive al loro tempo, nel dialetto attico o nella koinø erano usate con spi- rito aspro, mentre fu mantenuta la psilosi in tutte quelle non più attive: ©mmej

= att. Ωmeéj, ©mudij = att. ®ma; ¶pigmûnoj = att. ¶figmûnoj.

Per quanto riguarda le vocali, una delle caratteristiche fondamentali del dia- letto ionico-omerico è la presenza di h al posto di a lungo anche se puro, cioè anche se preceduto da e, i e r: prøssw = att. prßssw, neanàhj = att. neanà- aj, cÎrh = att. cÎra. L’a lungo, invece, rimane tale se è frutto di allungamen- to di compenso: p≠sa < *pant-ja. In altri casi l’a è di origine eolica: qeß, Nau- sikßa.

In linea di massima nell’incontro di vocali si preferisce non contrarre; la contrazione, se avviene, si verifica per lo più tra vocali di timbro uguale, men- tre tra vocali di timbro diverso, quando avviene, l’esito spesso è diverso dall’at- tico: ©lgea = att. ©lgh, ¶ko›seai = att. ¶ko›sV, ùme„ = att. ùmo„, file„ntej

= att. filo„ntej. I verbi contratti in -aw presentano la cosiddetta distrazione (diûktasij), cioè una forma intermedia di contrazione per cui, per es. il verbo

”rßw, prima di diventare ”rÒ, passa attraverso una forma di assimilazione re- gressiva ”r’w: ”rßontej > ”r’wntej = att. ”rÒntej; altri ritengono che il fe- nomeno sia dovuto all’esigenza metrica di ripristinare con la struttura vocalica -ow la possibilità di creare un esametro che nella forma contratta -w sarebbe sta- to impossibile realizzare.

Non avviene né la metatesi quantitativa né l’abbreviamento in iato tipici dell’attico: p’lhoj = att. p’lewj, basiløwn = att. basilûwn.

Frequenti sono la sineresi, secondo cui vengono considerati una sola sillaba i gruppi -ew ed -ea all’interno di parola e la sinecfonesi, che collega le vocali contigue di due parole diverse: -h ou-; -h e-.

La dieresi, invece, divide due vocali che spesso in attico formano regolare dit- tongo; ciò è chiaramente dovuto alla scomparsa di una consonante intervocalica:

pßëj < *pa#ij = att. paéj, p’leë = att. p’lei.

L’elisione, oltre che nei casi tipici dell’attico, si verifica anche con i dittonghi finali -ai e -oi delle desinenze verbali e nominali, mentre rara è la crasi, che pre- senta soluzioni diverse dall’attico: w¤t’j < ” a‹t’j = att. a¤t’j.

Di origine eolica è l’apocope, secondo cui preposizioni quali ¶nß, katß, parß,

¶p’, ¤p’ perdono la vocale finale davanti a parole inizianti per consonante, de- terminando l’assimilazione regressiva della consonante della preposizione con quella della parola successiva: ¨m pedàon = ¶n™ pedàon; ciò avviene soprattut- to quando la preposizione si trova in funzione di prefisso verbale: kßbbalen = katßbalen, ¶gkremßsaj = ¶nakremßsaj.

Un falso didattico è la tmesi, la quale consisterebbe nella separazione (tm≈sij

= “taglio”) e conseguente allontanamento del prefisso verbale dal verbo stesso.

In realtà questa spiegazione non ha alcuna attendibilità scientifica, poiché le preposizioni che si presentano separate dai verbi non hanno affatto subito alcu- na tmesi, dal momento che ancora in Omero esse sono degli avverbi, cioè elemen- ti autonomi che modificano il valore del verbo, ma non sono ancora diventate pre- verbi e, perciò, sono staccate dai verbi.

Molto attiva è ancora la presenza del #, anche se non compare trascritto nel testo omerico: ùûrsh < *ù#ersh = att. †rsh; ©nax < *#anax. In altri casi, la scomparsa del # ha determinato numerosi fenomeni fonetici (allungamento di compenso, vocalizzazione in -u-, assimilazione regressiva) con esiti diversi dal- l’attico: xeénoj < *xen#oj = att. xûnoj; ko›rh < *kor#a = att. k’rh; †ceua <

*ùce#a = att. †cea; †ddeise < *ùd#eise = att. †deisen.

Per quanto riguarda il consonantismo il gruppo ss (non originario) sostitui- sce il tt dell’attico: prøssw = att. prßttw, tûssarej = att. tûttarej; il doppio s originario ora rimane inalterato (ùssà = att. eê; ùtûlessa = att. ùtûlesa) ora

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si scempia (gûnessi e gûnesi, ÷ssoj e ÷soj). Le dentali e le velari rimangono inalterate davanti al m senza subire assimilazione: ädmen = att. äsmen, kekoruq- mûnoj = att. kekorusmûnoj. Parole inizianti per p possono presentare in aggiun- ta un t: pt’lij = att. p’lij, pt’lemoj = att. p’lemoj. È frequente la presenza di una sorda tenue invece della corrispondente sorda aspirata: dûkomai = att. dû- comai, aÂtij = att. aÂqij.

Il gruppo rs- rimane inalterato: ©rshn = att. ©rrhn. Spesso si trovano con- sonanti raddoppiate dovute alla caduta pregressa di un s o di un # e all’assimi- lazione con la consonante rimasta (ciò è dovuto all’influsso dell’eolico): †llabe

< *ùslabe = att. †labe, †mmenai < *ùs-menai = att. eênai, faenn’j < *faesnoj

= att. faein’j; ©mmi < *¶smi = att. Ωmén, †ddeisa < *ùd#eisa = att. †deisa.

Frequente è l’epentesi di un b tra m e l, tra m e r: ¡mbroton, forma con vo- calismo eolico per l’attico ¿marton. Su influsso dell’eolico le labiovelari presen- tano soluzioni diverse dall’attico: pàsurej < *kwetwores = att. tûttarej, før <

*ghwer = att. qør.

3 Flessione nominale

Per quanto riguarda la 1adeclinazione, oltre alla costante presenza della h al po- sto della a¯ (e talvolta dell’a breve) dell’attico, il genitivo plurale presenta termi- nazione ora -ßwn, ora -ûwn, ora -Òn: qeßwn, boulûwn, pareiÒn, il dativo plu- rale presenta la terminazione -Vsi, -Vj e la forma atticizzante -aij: q›rVsi(n), pûtrVj, qeaéj. Tra i maschili che presentano al nominativo singolare terminazio- ne -hj, ce ne sono alcuni con terminazione in -a˘ breve, residuo di vocativi cri- stallizzati usati come nominativi (e‹r›opa˘ , mhtàeta˘ , nefelhgerûta˘ ); il geniti- vo singolare maschile esce in -ao e in -ew: >Atreàdao//>Atreàdew.

Per quanto riguarda la 2adeclinazione nel genitivo singolare, oltre alla forma contratta dell’attico -ou si ha la forma originaria -oio < *-osjo e -oo: ¶nqrÎpo- io, Aá’loo, n’stou; il dativo plurale presenta terminazione -oij e -oisi:

¶nqrÎpoij e ¶nqrÎpoisi; il genitivo e dativo duale esce in -oiin.

I temi che in attico si presentano contratti in ionico-omerico in genere non subiscono contrazione: gaéa = att. g≈, <Ermeàaj ed <Erm≈j, n’oj = att. no„j. Non esistendo la metatesi quantitativa non esiste la declinazione attica: la¯ ’j = att.

leÎj, na¯ ’j = att. neÎj.

Per quanto riguarda la 3adeclinazione nel dativo plurale accanto alla desinen- za -si si ha la forma eolica -essi estesa a tutti i temi: possà e p’dessi = att. po- sà, fulßkessi = att. f›laxi, ma si trova regolarmente gunaixà; le tre forme si alternano in bûlesi, bûlessi e belûessi.

I temi in -hr presentano sia la flessione con apofonia di grado zero come in attico, sia quella senza apofonia con grado apofonico medio esteso a tutta la fles- sione: ¶nør, ¶nûroj, ¶nûri, ¶nûra, ¶nûrej, ¶nûrwn, ©ndressi, ¶nûraj; pa- tør, patûroj, patûri, e al genitivo plurale di contro si può trovare patrÒn;

qugßthr, qugatûroj, qugatûri, ma all’acc. q›gatra, al plur. q›gatrej, qugßtrwn, qugatûressi, q›gatraj.

I temi in s elidente per lo più presentano flessione non contratta: qßrsoj, gen. qßrseoj e qßrseuj, nom., acc. e voc. plur. qßrsea, gen. qarsûwn, dat.

qßrsessi; g≈raj, gen. gøraoj, dat. gørai e gørv. I temi in -klehj presentano contrazione diversa dall’attico: <Hraklûhj, gen. <Hrakl≈oj, dat. <Hrakl≈i, acc.

<Hrakl≈a. I temi in -oj presentano flessione sia contratta sia non contratta:

æÎj, gen. æo„j e æ’oj, dat. æ’ë e æoé, acc. æÒ ed æ’a.

I temi in -i e in -u presentano per lo più una flessione priva di apofonia, ma, se essa è presente, non si verifica metatesi quantitativa: p’lij, gen. p’lioj, p’- leoj e p’lhoj, dat. p’lei e p’lhi, nom. plur. p’liej e p’lhej, gen. polàwn, dat. p’lisi e polàessi, acc. p’liaj, p’lij e p’lhaj; pûlekuj, gen. pelûkeoj,

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dat. plur. pelûkessi, acc. plur. pelûkeaj; ©stu, gen. ©steoj, nom. acc. voc. plur.

©stea.

I temi in -euj presentano la forma -h# invariata, cioè non sottoposta ad ab- breviamento: basile›j, gen. basil≈oj, dat. basil≈ë, acc. basil≈a, nom. plur.

basil≈ej etc.

D’ru e g’nu presentano flessione con allungamento di compenso per la ca- duta del #: gen. dour’j e do›ratoj (goun’j e go›natoj), dat. dourà e do›rati, nom. acc. plur. do„ra e do›rata, (go„na e go›nata), gen. go›nwn, dat.

go›nessi.

Ancora molto attivi sono nella lingua omerica vari suffissi, eredità di una struttura linguistica agglutinante che ancora ignorava le desinenze e la flessio- ne: il suffisso -fi di valore locativo e strumentale (◊resfi, bàhfi), il suffisso - qi locativo (oäkoqi, æÒqi), il suffisso -qen indicante moto da luogo o con valore di genitivo (o‹ran’qen; sûqen = so„, ùmûqen = ùmo„), -de indicante moto a luo- go (oák’nde, cam≠ze < *camas-de).

Gli aggettivi della 1aclasse presentano due uscite, una per il maschile e il femminile, e l’altra per il neutro: äfqimoj, äfqimon, laddove in attico presenta- no tre uscite; invece gli aggettivi composti, che in attico presentano due uscite, in ionico-omerico possono presentare tre uscite (¶qßnatoj, -h, -on). Gli agget- tivi della 2a classe in -uj presentano il femminile in -eia, -ea ed -eh: e‹r›j, e‹reéa//e‹rûa//e‹rûh, e‹r›; l’accusativo maschile presenta doppia forma e‹r›n ed e‹rûa. L’aggettivo pol›j presenta una flessione intera col tema pollo-(pol- l’j, -ø, -’n) e un’altra nella forma poul›j//pol›j con gen. polûoj, acc. poul›n e pol›n, nom. plur. masch. polûej//poleéj, gen. polûwn, dat. polûes- si//polûssi//polûsi, acc. polûaj.

Per quanto riguarda i pronomi, l’articolo in Omero ha ancora fondamental- mente funzione di pronome dimostrativo, ma già comincia ad acquisire la sua fun- zione di articolo; nella flessione notevoli sono il nom. plur. toà, taà e il gen. plur.

femm. tßwn.

Per i pronomi personali noteremo forme varie, alcune delle quali di origine eo- lica: 1apersona: nom. ùgÎ//ùgÎn, gen. ùmeéo//ùmûo//ùme„//ùmûqen, nom. plur.

©mmej//Ωmeéj, gen. Ωmûwn//Ωmeàwn, dat. ©mmin//Ωmén, acc. ©mme//Ωmûaj; 2aper- sona: nom. sing. s›//t›nh, gen. seéo//sûo//se„//sûqen, dat. soà//teën//toi, nom. plur. flmmej//¤meéj, gen. ¤mûwn//¤meàwn, dat. flmmin//¤mén, acc.

flmme//¤mûaj; 3apersona: gen. eèo/üo/e‰//üqen, dat. úoé//oè//oÜ, acc. ú//úû//min, gen. plur. sfûwn//sfeàwn, dat. sfi//sfàsi, acc. sfûaj, sf≠j, sfe.

Il pronome dimostrativo ÷de presenta al dativo plurale oltre la forma toésde anche la forma toàsdesi//toàsdessi. Il pronome ùkeénoj si presenta come keé- noj.

Il pronome relativo, spesso sostituito con l’articolo, presenta al nominativo ma- schile la forma ÷ e ÷j, al genitivo maschile e neutro la forma ÷ou, e al femminile la forma ühj.

I pronomi interrogativo e indefinito presentano al genitivo le forme (toniche l’uno e atone l’altro) tûo, te„ e teo, teu, al dativo tûJ, t¸ e teJ, tJ, al genitivo plurale le forme tûwn e tewn.

Il relativo-indefinito si presenta come ÷tij, maschile e femminile, e ÷tti < *”d- ti, neutro; al genitivo si ha ÷tteo, ÷tteu, ÷teu, al dativo ÷teJ, all’acc. sing. masch.

e femm. ÷tina, al nom. plur. neutro ÷tina e ®ssa, al gen. plur. ÷tewn, al dat. ”tûoi- si, all’acc. masch. e femm. ÷tinaj.

Per quanto riguarda i numerali è rilevante, oltre alle forme note dell’attico, la forma del femminile del numero “uno” che è äa, gen. á–j, dat. á≈, acc. äan; il da- tivo maschile e neutro è pure á¸.

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Per il numero “due” si ha d›w, d›o e doiÎ//doioà, -aà, -ß. Per il “quattro”

oltre tûssarej, -a si ha la forma eolica pàsurej; il “dodici” alterna dÎdeka a duÎdeka e a duokaàdeka.

4 Flessione verbale

Per quanto riguarda il sistema verbale bisogna ricordare che, rispetto all’attico, ancora nel dialetto ionico-omerico non si sono formati sistemi flessivi di coniu- gazioni verbali complete, ma la maggior parte dei verbi omerici sono per lo più radici o temi verbali isolati esprimenti il valore aspettuale inerente ad un de- terminato tempo: si avranno perciò aoristi (per lo più forti o fortissimi) isolati sen- za presente, o presenti che non hanno formato gli altri tempi, o perfetti fortissi- mi isolati, o si troveranno forme modali isolate all’interno di un tempo (l’impe- rativo, ma non l’indicativo). Né vi è una distinzione netta tra coniugazione ate- matica dei verbi in -mi e coniugazione tematica dei verbi in -w: infatti molte for- me del presente dei verbi in -mi, che in attico sono atematiche, in ionico-omeri- co sono, invece, tematiche: didoéj, didoé, dido„si, tiqeéj, tiqeé, tiqeési = att.

dàdwj, dàdwsi, did’asi, tàqhj, tàqhsi, tiqûasi; †on = att. «n, ¡ëon = att. “a; vi- ceversa molti verbi, per lo più i contratti, in Omero si presentano atematici an- che per influsso dell’eolico: fàlhmi = att. filûw, g’hmi = att. goßw, kàrnhmi = kirnßw//kerann›w, dßmnhmi = att. damßw//damßzw, kàchmi = att. kicßnw, dàdhmi = att. dûw.

Nel dialetto ionico-omerico non si è ancora formato il futuro passivo debole (-qh-somai), mentre è presente qualche traccia di quello forte (-h-somai), né è operante l’ottativo futuro.

Per quanto riguarda i suffissi verbali è rilevante il suffisso -sk- che, a diffe- renza dell’attico in cui esso serve a formare il tema del presente conferendogli valore incoativo, in omerico si aggiunge anche a temi temporali quali l’imperfet- to e l’aoristo, a cui conferisce valore iterativo: †ske = att. «n, filûeske = att. ùfà- lei, pûmpeske = †pempe, eäpeske = att. eêpe.

Per quanto riguarda le desinenze diverse rispetto all’attico possiamo ricorda- re che il congiuntivo può presentare nella 1apers. sing. la desinenza della fles- sione atematica -mi, e nella 3a pers. sing. la desinenza -si: ùqûlwmi, t›cwmi, ùqûlVsi. La desinenza della 2apers. sing. -sqa si riscontra in molte forme del congiuntivo e dell’ottativo presente e aoristo. La 3apers. plur. dei tempi storici pre- senta, oltre la desinenza -san, la desinenza originaria -n(t): †ban = att. †bhsan, trßfen = att. ùtrßfhsan. La desinenza -asi della 3apers. plur. del perfetto si presenta con a breve. Le terminazioni del piuccheperfetto attivo si presentano come -ea, -eaj, -ee. C’è uso promiscuo tra 2ae 3apers. duale con le desinenze -ton e -thn dei tempi storici. Nella 2apers. sing. della diatesi medio-passiva la ca- duta del s intervocalico non determina contrazione: l›eai, p›qhai, ùl›sao. La 3apers. plur. del perfetto e del piuccheperfetto medio-passivo (o dei tempi ad essi assimilati), accanto alle forme -ntai, -nto, si presenta, sia nei temi verbali in vocale sia in quelli in consonante, con vocalizzazione della sonante -atai, -ato (*-n°tai, *-n

°to): bebløatai = att. bûblhntai, ¿atai = att. Δntai, tetßcatai = att. tetagmûnoi eásà, tetrßfatai = att. teqrammûnoi eásà. L’infinito presenta de- sinenze eoliche del tipo -emen, -ûmenai, accanto a forme atticizzanti -ein: d’me- nai//d’men//do„nai, ¶xûmenai//©xein, migømenai//mig≈nai, balûein = att. ba- leén.

La 1apers. plur. del medio si presenta con desinenza -mesqa, oltre alla rego- lare -meqa.

Per quanto riguarda l’aumento, esso non è sempre usato e talvolta la sua pre- senza è anche dovuta ad esigenze metriche; perciò troveremo b≈ ed †bh; i ver- bi inizianti in liquida o nasale o in sibilante, in seguito alla caduta di un s o di

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un #, raddoppiano la consonante cui si premette l’aumento: †llabe, †mmore,

†ssuto. Per il raddoppiamento c’è da notare che, oltre che nel perfetto, esso è frequentemente impiegato nell’aoristo e addirittura anche nel futuro: si tratta di un raddoppiamento attico che nell’aoristo può essere o no preceduto dall’aumen- to: pûfradon da frßzw, †pefnon = “io uccisi” dalla radice fen-/fon-/fn; †tet- mon = “raggiunsi” dalla radice tm-; ùklûlaqnon da ùklanqßnw, dûdae = “egli imparò” dalla radice da-, al futuro pepiqøsw = “persuaderò” da peàqw, keka- døsw = “mi affannerò” da kødw.

Per quanto riguarda i tempi, il futuro si presenta molto vario: o come un an- tico congiuntivo con vocale breve come in attico: nûomai, beàomai = att. bøsomai, keàw = att. keàsomai, o come futuro non contratto privo di s: korûw, ¶n›w, o an- cora può presentarsi con un s o con doppio ss: telûsw//telûssw, †so- mai//†ssomai; è pure operante il futuro dorico (ùsseétai = att. †stai), quello eo- lico (diafqûrsw = att. diafqerÒ) e quello attico (nomiÒ).

L’aoristo, come per il futuro, nelle forme del debole sigmatico si presenta ora con un solo s ora con doppio ss: ùtûlessa//ùtûlesa, dàkassa/ùdàkasa. Mol- to frequenti sono gli aoristi radicali asuffissali: †ceua = att. †cea, †kha = att.

†kausa, †sseua dal verbo se›w; una forma particolare di aoristo è il cosid- detto aoristo misto, cioè un aoristo debole sigmatico che si presenta tematico:

ùd›seto = att. ùd›sato, ùpebøseto = att. ùpebøsato; i più frequentemente usati sono l’aoristo forte per lo più raddoppiato, come già abbiamo visto (lela- bûsqai, pepiq’mhn, dûdae, tetßrpeto, kecßronto, kûkluqi), e l’aoristo for- tissimo o terzo sia attivo sia medio: †kta da kteànw, ùgøra da ghrßskw, ùdûgmhn da dûkomai, Ølto da ®llomai, Ûrto da ◊rnumi, l„to da l›w, bl≈to da bßllw.

Per il perfetto notiamo che il debole con suffisso -ka è usato solo per alcuni verbi in vocale, per lo più con flessione di perfetto misto (bûbhka, bûbamen); più frequente è il perfetto forte con apofonia di grado forte, ma che non è mai aspi- rato e che nelle forme del duale e del plurale si alterna con forme apofoniche di grado zero atematiche: pûponqa (1apers. sing.), pûpasqe (2apers. plur.) = att.

pep’nqate; mûmona (1apers. sing.), mûmate (2apers. plur.); frequentissimi i per- fetti fortissimi: oêda, ©nwga, †oika, deàdia, gûgaa = att. gûgona. La forma di par- ticipio perfetto in -nt- kekløgontej è un influsso eolico.

Nella flessione dei modi è caratteristica del congiuntivo la vocale temativa breve: äomen = att. äwmen, l›somen = att. l›swmen; qøomen = att. qÒmen; nel- l’ottativo la caratteristica suffissale -i- scompare se preceduta da altro i o da u:

d›h < *duih, fqéto < *fqiito.

Frequentissima e impiegata in tutti i tempi è la desinenza -qi per la 2apers.

sing. dell’imperativo attivo: kl„qi = att. kl„e, dàdoqi = att. dàdou, ◊mnuqi = att.

◊mnu.

Per i verbi più notevoli indichiamo alcune forme che si diversificano da quel- le attiche. Per eámà: presente indicativo 2apers. sing. ùssà//eäj//eêj, 1apers. plur.

eámûn, 3apers. plur. †asi; congiuntivo 1a, 2ae 3a pers. sing. †w, †hj, †h, ottativo 2ae 3apers. sing. †oij, †oi, imperativo 2apers. sing. †sso, participio ùÎn, ùo„sa, ù’n, imperfetto 1a, 2ae 3apers. sing. «a//†a//†on, †hsqa, †hn//¡hn//«en//†ske, futuro 3a pers. sing. †s(s)etai//ùsseétai.Per eêmi: presente indicativo 2a pers.

eêj//eêsqa, infinito ämen//ämenai, imperfetto 1apers. sing. ¡ëa//¡ëon, 2apers. plur.

¡ësan//äsan//¡ëon, futuro eäsomai. Per oêda: presente indicativo 2a pers. sing.

oêdaj, 1apers. plur. ädmen, congiuntivo 1a pers. sing. eádûw, 1apers. plur. eädo- men, participio femm. áduéa, infinito ädmen//ädmenai, piuccheperfetto 1apers. sing.

Ãdea, 3apers. sing. Ãdh//Ãdee, 3apers. plur. äsan, futuro eádøsw.

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L’influsso dell’eolico si nota anche nelle congiunzioni aá = att. eá, ke//kûn = att. ©n, aá ken = att. ùßn.

2 Il dialetto ionico (moderno o erodoteo)

1 Premessa

Il dialetto ionico, detto moderno per distinguerlo da quello omerico, è molto si- mile al dialetto omerico dell’epica, da cui si discosta per l’assenza di forme eoli- che e per varie semplificazioni; detto anche erodoteo perché è il dialetto in cui fu redatta l’opera del grande storico Erodoto (V sec. a.C.), esso ha certamente co- me base il dialetto ionico del tempo, ma mescola molte forme di origine omerica con varie altre mutuate dall’attico; come abbiamo visto (vedi vol. 1°, Unità 0, pag. 11) il dialetto ionico fu la lingua parlata nella Ionia dell’Asia Minore (Mile- to e le sue colonie), ad Alicarnasso, e nelle isole prospicienti il Mare Egeo quali Chio, Samo, Teo, in varie isole Cicladi quali Ceo, Amorgo; fu anche il dialetto dell’isola di Eubea, con le sue città di Eretria e Calcide, e delle colonie che esse fondarono in Occidente (Cuma, Massalia). Nel dialetto ionico è redatta l’opera dei fisiologi ionici (Anassimandro, Anassimene, Senofane, Eraclito, Parmenide, Ze- none, Empedocle), dei logografi (Ecateo, Erodoto), della prosa scientifica (Ippo- crate e la sua scuola), della novella (Erodoto, novella milesia, novella sibaritica), e nel dialetto ionico dovettero essere scritte le favole esopiche prima di essere redatte in koinø.

2 Fonetica

Per quanto riguarda la fonetica, oltre a tutto quello che si è esaminato per il dia- letto omerico, c’è da rilevare una notevole varietà vocalica rispetto all’attico: a al posto di e, di h e di o: mûgaqoj = att. mûgeqoj, mesambràh = att. meshmbràa,

¶rrwdûw = att. ‘rrwdûw = att. ‘rrwdûw; e al posto di a e di ei: tûsserej = att.

tûssarej, ”rûw = att. ”rßw, †rshn = att. ©rrhn, dûknumi = att. deàknumi; i al posto di e, di ie, di eu: Üstàh = att. ústàa, Ür’j = att. Üer’j, áq›j = att. e‹q›j; w al posto di a, di e, di au, di oh, di ou: zÎw = att. zßw, plÎw = att. plûw, qÒma

= att. qa„ma, ‘gdÎkonta = att. ‘gdoøkonta, Ûn = att. oÂn; wu invece di au: úwu- tou = att. úauto„. Rilevante è il fenomeno della ¤faàresij, cioè la caduta di un e atona che si trova in gruppo di più vocali: fobûai < *fobe-e-sai. Certe forme dittongate in ei ed in ou rispetto ad e ed o dell’attico sono dovute ad allungamen- to di compenso: xeénoj < *xen#oj = att. xûnoj, mo„noj < *mon#oj = att. m’noj.

Il dialetto ionico è poco propenso alla contrazione, ma se questa avviene, es- sa si comporta in maniera diversa dall’attico: eo, eou ed oo danno vita ad eu:

poie„si = att. poio„si, lupe„sa = att. lupo„sa. Il gusto dei suoni vocalici ti- pico dello ionico che evita, quando può, la contrazione, permette una ricca pre- senza di iati che non vengono, perciò, attenuati dalla presenza del n efelcistico, che per lo più manca; per questo motivo molti dittonghi presentano la dieresi:

stratøëh = att. strateàa, ªhídioj = att. ª≤dioj, ‘ëst’j = att. oást’j; per lo stes- so motivo non molto rilevanti sono l’elisione e la crasi; di quest’ultima ecco al- cuni esempi il cui esito diverge dall’attico: Ènør < ” ¶nør = att. •nør, w¤t’j <

” a‹t’j = att. a¤t’j, Úlloi < oÜ ©lloi, ofiteroj < ” üteroj = att. ®teroj.

Per quanto riguarda il consonantismo molto attiva è la tendenza alla psilosi, sia nell’elisione, sia nella crasi, sia nella composizione: o‹k Ωmén = att. o‹c Ωmén, ùp' <Elløsponton = att. ùf' <Elløsponton, ¶p' o‰ = att. ¶f' o‰, toflteron = att. qßteron, ¶pàketo = att. ¶fàketo. Per lo più le consonanti aspirate vengo- no sostituite dalle corrispondenti sorde: dûkomai = att. dûcomai, aÂtij = att.

aÂqij, o si verifica una metatesi di aspirazione fra le consonanti di una paro- la: kiqÎn = att. citÎn, ùnqa„ta = att. ùnta„qa.

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L’esito della labiovelare kwo- è ko- e non po- come in attico: koéoj = att. po- éoj, ÷kwj = att. ÷pwj.

Come in Omero si ha il gruppo ss al posto di tt dell’attico.

3 Flessione nominale

Per quanto riguarda le declinazioni, in ionico manca il duale (che manca pure, evidentemente, nella coniugazione verbale). Per la 1adeclinazione, oltre a quan- to già osservato per il dialetto omerico, il genitivo singolare maschile esce in -ew, monosillabo per sinizesi: nehnàew = att. neanàou, Xûrxew = att. Xûrxou; l’accu- sativo maschile può uscire anche in -ea: Miltißdea e Miltißdhn; il dativo plu- rale esce in -Vsi. Il genitivo plurale della 2adeclinazione esce in -ewn, e il dati- vo in -oisi. I sostantivi e gli aggettivi contratti della 1ae della 2adeclinazione si presentano, per lo più, non contratti. La declinazione attica, poco operante, si at- tua solo in pochi nomi composti in -lewj. Per la 3adeclinazione i sostantivi in -i si presentano sempre, per tutta la flessione, privi di apofonia: p’lij, p’lioj etc., l’accusativo plurale è p’lij e p’liaj; i temi in -u apofonici e quelli in -euj presentano l’abbreviamento in iato: gen. sing. pøceoj, dat. sing. pøcei, acc. sing.

pøcea, nom. plur. pøceej, acc. pøceaj; gen. sing. basilûoj, dat. sing. basilûë, acc. sing. basilûa, nom. plur. basilûej, acc. basilûaj.

I temi in -oj, come >InÎ, presentano un accusativo analogico >Ino„n, e così quel- li in -wj, come ¿rwj, presentano un accusativo analogico ¿rwn. I temi in -s eli- dente non subiscono contrazione, quelli in -aj passano ad -ej: tûraj, gen. tû- reoj.

L’aggettivo pol›j presenta declinazione dal tema pollo-: poll’j, pollø, poll’n. Il suo comparativo è plûwn, plûon//ple„n, gen. ple„noj, dat. plûo- ni//ple„ni, acc. ple„na//plûona//plûw, nom. plur. masch. e femm. ple„nej, gen.

ple›nwn//ple’nwn, acc. ple„naj.

Per i pronomi, oltre quanto già osservato per il dialetto omerico, notiamo il gen. sing. e¤ del pronome personale di 3apersona; i riflessivi, assenti in Omero, in ionico si presentano come ùmewuto„, sewuto„, úwuto„. Il pronome dimo- strativo o‰toj presenta un gen. plur. toutûwn. Poiché il pronome relativo (÷j, ¿, t’ e oâ, aâ, tß) presenta forme che, tranne nel nominativo maschile e femminile, hanno il t iniziale (to„, t¸, t’n), esso si può confondere con l’articolo, che, pe- raltro, mantiene il suo antico valore di pronome dimostrativo. Il pronome relati- vo perde il t solo se preceduto da preposizioni che subiscono l’elisione: ¶p' o‰, ùn ~Ú, ùx o‰. Il pronome interrogativo presenta una forma di dat. plur. tûoisi.

Rilevante è l’uso dell’indefinito negativo o‹dam’j, -ø, -’n - = att. o‹deàj, o‹demàa, o‹dûn.

Tra i numerali, oltre le forme omeriche, notevole è la forma del numero “quat- tro” che è tûsserej, tûssera, che è la forma che passerà alla koinø e, poi, al neogreco.

Tra le preposizioni è notevole l’uso di ùj al posto dell’attico eáj; non si verifi- ca in ionico, come in Omero, l’apocope eolica delle preposizioni con conseguen- te assimilazione regressiva.

4 Flessione verbale

Per la flessione verbale, come già in Omero, l’uso dell’aumento è molto incostan- te, con una frequenza di impiego dell’aumento sillabico maggiore rispetto a quel- lo temporale.

Anche nella coniugazione verbale non viene messa in atto la contrazione, spe- cialmente con le desinenze -sai e -so della 2apersona singolare: faàneai, ùgû- neo, ùdûxao, peàqeo, üpeo. Non esiste la distrazione omerica con i verbi in -aw.

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Le desinenze medio-passive della 3apers. plur. -atai e -ato, come in Omero, si trovano impiegate nelle forme del presente, dell’imperfetto, del perfetto, del piuccheperfetto e dell’ottativo: Ωgûatai = att. ¿ghntai, tiqûatai = att. tàqentai,

¶pokatûatai = ¶pokßqhntai, ¶podedûcatai = att. ¶podedegmûnoi eásà, kec- wràdatai = att. kecwrismûnoi eásà, ¶pàkato = att. ¶figmûnoi «san, sunapista- àato = att. sunafàstainto.

Notevoli sono le forme ¶raàrhka, perfetto di aÜrûw (presente già in Omero), rispetto all’attico Àrhka; dei verbi lambßnw e lagcßnw si hanno rispettivamen- te i futuri lß(m)yomai e lßxomai e i perfetti lelßbhka (perfetto debole norma- lizzato dal tema labh-, che è presente pure in eolico), rispetto all’attico eälhfa, e lûlogca (antico perfetto forte dal grado apofonico forte logc- della radice legc- /*ln°c- > lac-/logc-) rispetto all’attico eälhca.

Di oêda, oltre alle forme omeriche già notate, in ionico sono rilevanti la 1apers.

plur. oädamen e la 3apers. plur. oädasi, che poi si affermeranno nella koinø.

Oltre alla flessione del tutto tematica del presente dei verbi radicali in -mi raddoppiati (âsthmi, Üst∏j, Üst∏, Üst≠si; tàqhmi, tiqeési; dàdwmi, didoéj, didoé, dido„si; âhmi, Üeéj, Üeé, Üeési), le forme dell’indicativo aoristo fortissimo cappatico estendono il k a tutte le forme del duale-plurale e del medio: †qhkan, ùqøkato, ùd’kamen, †dokan, ¿kamen: questo fenomeno si affermerà dal IV sec. a.C. e prevarrà nella koinø.

Rispetto all’attico gignÎskw e gàgnomai notevole è la forma ginÎskw e gàno- mai; quest’ultima passerà, come molte forme ioniche, alla koinø e, poi, al neo- greco.

3 Il dialetto eolico

1 Premessa

Il dialetto eolico, che, in seguito alla scoperta e alla decifrazione del Lineare B delle tavolette micenee, dimostra, come già lo stesso Chadwick aveva indicato, una stretta connessione col miceneo, fu il dialetto parlato nella Eolide, cioè la costa dell’Asia minore antistante l’isola di Lesbo, e nell’isola stessa; con qualche leg- gera variante dialettale esso, nella penisola greca, fu parlato in Tessaglia (il tes- salico) e in Beozia (il beotico); simili all’eolico sono l’arcadico, parlato nella re- gione centrale del Peloponneso, il cipriota, parlato nella lontana isola di Cipro, e il panfilio, parlato in Panfilia, regione sud-orientale dell’Asia minore. Per que- sto dialetto, però, noi disponiamo solo di testi letterari risalenti al VII-VI sec.

a.C., cioè della lirica monodica dei poeti Alceo e Saffo dell’isola di Lesbo (la cui lingua, però, risente molto del linguaggio dell’epica omerica), di alcuni testi epi- grafici più tardi, datati al IV-III sec. a.C., e di alcuni idilli del poeta ellenistico Teo- crito (III sec. a.C.). Si tratta perciò di una lingua letteraria molto stilizzata e con- venzionale, e non risponde, perciò, ad una lingua parlata di un determinato pe- riodo storico. Tra i dialetti l’eolico, limitato alla ristretta area geografica in cui fu parlato, dimostra, dai documenti letterari di cui disponiamo, di essere il più con- servativo sul piano fonetico.

2 Fonetica

Per quanto riguarda la fonetica, la caratteristica più peculiare del dialetto eolico è la psilosi, cioè la mancanza totale di spirito aspro sulle vocali: äppoj, ◊tti, ◊j, Øduj, kate›dw, ùpàkesqai.

Altro elemento caratterizzante è la baritonesi, cioè la ritrazione dell’accento verso la terzultima sillaba nel rispetto delle leggi del trisillabismo, che determi- na la mancanza di parole ossitone: p’tamoj, basàleuj, le„koj, paédoj, gûne- sqai.

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Per quanto riguarda il vocalismo, l’a lungo panellenico si conserva: fßma = att. fømh, m≠ter = att. møthr, ©domai = att. ¿domai; ma a breve è spesso rap- presentato da o: str’toj = att. strat’j, br’cuj = att. brac›j, o anche da e:

qûrsoj = att. qßrsoj, krûtoj = att. krßtoj.

La vocale o tende a oscurarsi in u: flsdoj = att. ◊zoj, ©pu = att. ¶p’, st›ma

= att. st’ma; ◊numa = att. ◊noma.

La vocale i in vicinanza di r tende a diventare e: mûterroj = att. mûtrioj.

Nelle contrazioni che non sempre avvengono si rileva che nell’incontro di vo- cali chiuse si hanno come esito vocali lunghe aperte e non chiuse come in atti- co, per cui ee > h, eo-oo-oe > w: k≈noj = att. (ù)keénoj < *(ù)ke-enoj, Írßnw

= att. o‹rano„ < *o‹ranoo.

Negli incontri ao, aw, oa, ae l’esito è sempre a: ©lioj < *¶elioj = att. ¿lioj,

>Atreàda < >Atreàdao = att. >Atreàdou, p›lan < *pulawn = att. pulÒn. Negli allungamenti di compenso a diventa ai, o passa ad oi: paésa < *pantja = att.

p≠sa, p’llaij < *pollanj = att. pollßj (accusativo plurale), làpoisa < *li- pont-ja = att. lipo„sa, Moésa < *Monsa = att. Mo„sa.

Per quanto riguarda la crasi abbiamo questi esiti: ” ¶nør > Ìnhr; Írßnw aáqûroj > Írßnwàqeroj; d° aÂte > dhÂte.

Nell’ambito delle sonanti il # è ancora abbastanza operante sia all’inizio sia all’interno di parola: #ûqen, #û, #oà, #oénoj, #û#age; ad inizio di parola davanti a rotata r diventa b: br’don = att. ª’don; se intervocalico si vocalizza in u:

aflwj = att. üwj, na„oj = att. neÎj, a‹ßta = att. ©th; in contatto con varie con- sonanti può provocare assimilazione regressiva: xûnnoj < *xen#oj = att. xûnoj;

g’nna < *gon#a = att. g’nata.

Gli esiti di j danno vita per lo più ad assimilazioni regressive: ktûnnw < *kten- jw = att. kteànw; fqûrrw < *fqer-jw = att. fqeàrw.

I gruppi consonantici sn-, ns-, sm-, ms-, sl-, ls-, sr-, rs- presentano assi- milazione regressiva, per cui avremo: selßnna < *selasna = att. selønh; møn- noj < *mhnsoj = att. mhn’j, †menna < *ùmensa = att. †meina, †mmi < *ùsmi = att. eámà, ùnûmmato < *ùnemsato = att. ùneàmato, ällaoj < *sislaoj = att.

âlewj, cûllioi < *ceslioi = att. càlioi, b’llomai < *bolsomai = att. bo›lomai, ùpistûllantoj < *ùpistelsantoj = att. ùpisteàlantoj, diûrruen < *diesruen

= att. diûrree.

La lettera z mantiene nella forma grafica la sua originaria struttura fonetica di s + d: flsdoj = att. ◊zoj; ásdßnei = att. Üzßnei, ‹pasde›xaisa = att. ¤po- ze›xasa.

Il gruppo pm > pp: *‘pmatessi > ‘ppßtessi = att. ◊mmasi.

Nel gruppo di- la vocale si consonantizza diventando dj, e perciò l’esito è z:

zßdhloj = att. dißdhloj, zßbatoj = att. diabat’j.

Le labiovelari danno esiti diversi che in attico: pûs(s)urej = att. tûssarej, pûmpe = att. pûnte, belfénej = att. delfénej, Belfoà = att. Delfoà, før = att.

qør; ‘k’ssoj = att. ”p’soj.

Le preposizioni presentano per lo più l’apocope della vocale finale, per cui si ha kßt = att. katß, ◊n = att. ¶nß, pßr = att. parß. L’apocope delle prime due preposizioni determina un’assimilazione regressiva nell’incontro con la consonan- te iniziale della parola che segue (anche in composizione): kßbballe < *katbal- le = att. katßballe, kallàpoisa < *katlipoisa = att. katalipo„sa, ‘mmeme- àcmenon < *‘n-memeicmenon = att. ¶namemeigmûnon, kad dû = att. kat™ dû, kak- cûetai = att. kat™ ceétai.

Fonetica particolare presentano pûda = att. metß, flpa = att. ¤p’, la congiun- zione aá = att. eá; altra forma peculiare dell’eolico, diversa dall’attico, è la parti- cella ke = att. ©n.

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3 Flessione nominale e verbale

Per quanto riguarda la morfologia, per la prima declinazione possiamo notare queste peculiarità: il genitivo plurale esce in -an: meràmnan = att. merimnÒn; il dativo plurale esce in -aisi: polàtaisi = att. polàtaij; l’accusativo plurale esce in -aij: plûktaij = att. plûktaj; il nominativo singolare maschile esce in -aij:

Kronàdaij = att. Kronàdhj, il genitivo esce ora in -a: Kronàda = att. Kronàdou, ora in -ao: >Atreàdao = att. >Atreàdou.

Per quanto riguarda la seconda declinazione il genitivo singolare esce in -w o in -oio: äppw = att. âppou; stefßnoio = att. stefßnou; il dativo plurale in - oisi: äppoisi = att. âppoij; l’accusativo plurale in -oij: stefßnoij = att. stef- ßnouj.

Per la terza declinazione è rilevante la desinenza del dativo plurale-essi per tutti i temi: ‘ppßtessi = att. ◊mmasi, p’lessi = att. p’lesi.

Per quanto riguarda i pronomi personali, per quello di 1apersona singolare avremo: nom. †gwn//†gw, gen. †meqen, dat. †moi//moi; plurale nom. ©mmej, gen.

¶mmûwn, dat. ©mmi(n), acc. ©mme; per la 2a persona singolare: gen. sûqen; nom plur. flmmej, gen. ‹mmûwn, dat. flmmi(n), acc. flmme; per la 3a persona singolae:

gen. #ûqen, dat. #oi, acc. #û.

Il Pronome relativo-indefinito si presenta come flttij, ◊tti, gen. ◊ttw.

Per la flessione verbale, premesso che l’uso dell’aumento non è sempre mes- so in atto, i verbi contratti dell’attico in eolico si presentano come verbi in-mi:

◊rhmmi = att. ”rßw, kßlhmmi = att. kalûw.

La desinenza della 2apersona singolare attiva è -hj: fûrhj = att. fûreij.

La desinenza della 3apersona plurale attiva è -aisi, -eisi, -oisi: faési = att.

fasà, ùpirr’mbeisi = att. ùpirrombo„si, ¶pukr›ptoisi = att. ¶pokr›ptousi.

La desinenza dell’infinito della flessione tematica è -hn, che viene usata anche per l’aoristo passivo e per il perfetto: lûghn = att. lûgein, ©ghn = att. ©gein, teqnßkhn = att. teqnhkûnai; per la flessione atematica la desinenza è -men-, -menai: †mmenai = att. eênai.

I participi, per via dell’allungamento di compenso tipico del dialetto, si pre- sentano nella forma -aij, -oisa: stûllaij = att. steàlaj, làpoisa = att. lipo„sa;

c’è da notare che nel participio perfetto attivo, invece del suffisso -ot-, viene im- piegato il suffisso participiale di tutti gli altri tempi: -nt-: bebßwn = att. bebaÎj, geg’nonta = att. gegon’ta.

4 Il dialetto dorico

1 Premessa

Il dialetto dorico fu la forma linguistica più estesamente parlata nel mondo gre- co; di esso si distinguono due gruppi: il dorico nord occidentale, che fu parlato in Focide (Delfi), Locride, Ftiotide, Etolia, Acarnania ed Epiro, nel Peloponneso (in Acaia), nelle colonie achee della Magna Graecia (Sibari, Metaponto, Crotone), e in Elide. Il dorico meridionale o il dorico propriamente detto fu il dialetto della La- conia (Sparta) e delle sue colonie della Magna Graecia (Taranto, Eraclea), della Messenia, dell’Argolide, e fu anche il dialetto di Corinto e di Megara Nisea e del- le loro colonie della Magna Graecia (Siracusa, Megara Iblea, Selinunte), di mol- te isole Cicladi quali Melo, Tera, Scarpanto; fu parlato ancora a Rodi e nelle sue colonie occidentali (Gela, Agrigento), e infine a Creta. Della lingua dorica, però, noi abbiamo solo una forma letteraria che non rappresenta, in realtà, nessuna parlata specifica, ma che, attraverso la presenza di eolismi e di molti elementi pro- venienti dalla lingua omerica, divenne l’espressione della lirica corale del VII, VI, e V sec. a.C. con i poeti Alcmane, Stesicoro, Ibico, Simonide, Bacchilide e Pin-

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daro; esso fu anche la lingua della commedia siceliota di Epicarmo (VI-V sec.

a.C.), del mimo di Sofrone di Siracusa (V sec. a.C.), della commedia di Rintone di Taranto (IV-III sec. a.C.); fu adoperato solo come semplice coloritura dialettale nelle parti corali della tragedia e della commedia attica; lo troviamo negli idilli bu- colici di Teocrito (III sec. a.C.), di Mosco e di Bione (II sec. a.C.); in prosa esso fu la lingua dei trattati di Archita di Taranto (IV sec. a.C.) e di Archimede di Sira- cusa (III sec. a.C.), oltre che, naturalmente, di numerose testimonianze epigrafi- che disseminate in tutta la grecità.

2 Fonetica

Il dialetto dorico, per molti aspetti simile all’eolico, è caratterizzato dalla presen- za determinante dell’a lungo panellenico rimasto invariato: k’r#a = att. k’rh, selßna = att. selønh, fßma = att. fømh, mßthr = att. møthr. Tale peculiarità fonetica determinò da parte degli altri Greci, che parlavano altri dialetti, la can- zonatura nei confronti dei Dori che parlavano plateißzontej, cioè con una pro- nuncia sguaiata ed eccessivamente aperta.1I cori del teatro attico, in omaggio al- la tradizione della lirica corale dorica, presentano tale dorismo convenzionale con a¯ invece che h.

Nel restante vocalismo, per quanto riguarda la contrazione, che non sempre avviene, il risultato della contrazione ao, aw è a: Panqeàda < *Panqeidao = att. Panqeàdou, gel≠nti < *gelawnti = att. gelÒsi, dracm≠n < *dracmawn = att. dracmÒn; ee > h: k≈noj = att. (ù)keénoj, «con = att. eêcon; oa > w//a:

prÒtoj/pr≠toj < *proatoj = att. prÒtoj; ae, ah > h: nàkh < *nikae = att. nà- ka; nik≈te < *nikahte = att. nik≠te; oo > w: âppw = att. âppou; oe > eu//w: ùme„

< ùmûo = att. ùmo„; doulÒtai < *douloetai = att. doulo„tai.

Nell’allungamento di compenso si notano i seguenti esiti: a > ai: klûyaij <

*kleyantj = att. klûyaj; e > h: chr’j < *cersoj = att. ceir’j, æmà < *ùsmi = att. eámà, †mhna < *ùmensa = att. †meina; o > w: prûpwsa < *preponsa = att.

prûpousa, didÎj < *didontj = att. dido›j.

Per quanto riguarda le consonanti si conserva il#, come in eolico: #àkati = att. eäkosi, kal#’j = att. kal’j.

Le labiovelari hanno esiti diversi dall’attico: ÷ka = att. ÷te; p’ka = att. p’- te; t≈noj = att. ùkeénoj, dølomai//deàlomai = att. bo›lomai.

Si trova s al posto di t e q: si’j = att. qe’j con chiusura in i della vocale e.

L’incontro di d + j da vita a dd: dokimßddw = att. dokimßzw, paàddw = att.

paàzw.

La z, come in eolico, mantiene la grafia fonetica sd-: suràsdw = att. suràzw.

Si trova il gruppo fonetico tn al posto di pt: pàtnw = att. pàptw; il gruppo gl- invece di bl-: glûfaron = att. blûfaron.

Per le preposizioni è rilevante potà = att. pr’j, ükati = att. ükhti//üneka; la maggior parte delle preposizioni, come in eolico, subiscono l’apocope della vo- cale finale determinando l’assimilazione regressiva della consonante della paro- la successiva con cui vengono in contatto: kabbßj < katabßj.

Per le congiunzioni e le particelle sono da rilevare ÷ka = att. ÷te, Ûn = att.

oÂn, ka = att. ©n.

1. È quello che avviene (come ci descrive il poeta ellenistico Teocrito di Siracusa nell’Idillio Le Siracusane) a due donne si- racusane che, per motivi di lavoro dei loro mariti, si sono trasferite da Siracusa ad Alessandria di Egitto e che, nella calca di una festa solenne celebrata da Tolomeo

Filadelfo, mentre, spaventate dalla gran folla cui non sono abituate, stanno parlan- do, vengono redarguite da un uomo che le sente parlare e che ingiunge loro di smet- tere di rompergli i timpani col quel parla- re sguaiato e volgare, e di starnazzare co- me tortore, o meglio come cornacchie, co-

me diremmo noi; ma le due donne si di- fendono con coraggio affermando che a chi parla dorico (anche aperto e sguaiato) è lecito parlare dorico, vantandosi di esse- re discendenti del corinzio Bellerofonte, e rimarcando l’importanza della libertà del- la lingua e della sua pronuncia.

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3 Flessione nominale e verbale

Per quanto riguarda le declinazioni possiamo osservare che nella prima decli- nazione il genitivo plurale esce in -an, come in eolico; il genitivo singolare ma- schile esce in -a, e in -ao (la prima forma, incamerata dall’attico, si ritrova in certi nomi propri come >Annàba (>Annàbou), Lewnàda (Lewnàdou); l’accusativo plurale esce in -aij, come in eolico; nella seconda declinazione il genitivo singo- lare esce ora in -w ora in -oio: âppw//âppoio = att. âppou; l’accusativo plurale esce in -wj e in -oij: nøswj = att. nøsouj, âppoij = att. âppouj. Nella terza de- clinazione nel dativo plurale oltre la desinenza -essi, tipica anche dell’eolico, si trova il suffisso strumentale -fi, tipico anche dello ionico.

Per i pronomi personali è rilevante la forma della 2apersona t› = att. s›, dat.

tàn = att. soà; per la 3apersona si ha il dat. oÜ = att. a‹tÒ, a‹t–, l’acc. nin = att.

a‹t’n, a‹tøn; per il pronome plurale di 1ae di 2apersona troviamo al nom. •mûj e ¤mûj, al dat. •màn e fimin, all’acc. •mû e ¤mû.

Da notare i numerali “quattro” tûtorej = att. tûttarej e “venti” #àkati = att.

eäkosi.

Nella flessione verbale si conserva la desinenza -ti della 3apers. sing. âhti = att. âhsi; la 1apers. plur. presenta la desinenza -mej: fûromej, eámûj = att. fû- romen, ùsmûn; nella 3apers. plur. la desinenza originaria -nti rimane inalterata:

lûgonti = att. lûgousi, ma si trova anche la forma -oisi: qalûqoisi = att. qa- lûqousi. Le desinenze dell’inf. att. sono -hn(†chn = att. †cein), -en(ùr›ken = att. ùr›kein) e -men(fßmen = att. fßnai, d’men = att. do„nai). I verbi in -zw che in attico risalgono ora a temi in dentale ora a temi in velare, in dorico si uni- formano tutti a temi originari in velare: ùràzw, fut. ùràxw. Il futuro è contratto (futuro dorico) sia nelle forme attive che medie: lugixûw//lugixàw, pra- xûw//praxàw. Nei tempi storici non sempre è presente l’aumento, né nei verbi in vocale si attua sempre la contrazione; le forme verbali participiali sono simi- li a quelle eoliche: klûyaij, fûroisa = att. klûyaj, fûrousa. Forme foneti- che diverse si notano in «nqon = att. «lqon.

Per quanto riguarda l’accentazione, nonostante nei testi si metta in atto l’ac- centazione comune dell’attico, in realtà in dorico si consideravano lunghi i dit- tonghi finali come desinenze nominali e verbali e si teneva conto della lunghez- za per posizione che, invece, in attico si è perduta: perciò in dorico dovremmo accentare ¶nqrÎpoi, ùlûgon(t), ùlßbon(t) e così via, e non ©nqrwpoi, †legon,

†labon.

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