Resoconti Parlamentari 701 Assemblea Regionale Siciliana
V ili Legislatura CCCXII SEDUTA 5 Aprile 1979
C C C X I I S E D U T A
(Pomeridiana)
g i o v e d ì 5 APRILE 1979
Presidenza del Presidente DE PASQUALE
I N D I C E
Cominieinocazlon.e degli operai siciliani periti a causa di un incìdente sul lavoro in una ac
ciaieria della Repubblica Federale Tedesca:
P R E S I D E N T E ...
MACALUSO Assessore al lavoro ed alla pre
videnza s o c i a l e ...
Commissioni legislative :
(Comunicazione di richièste di parere)
Commissione parlamentare per Tattuazione dello Statuto:
(Comunicazione di nomina di componente)
Commissione parlamentare per l ’istituzione delle Comunità montane;
(Comunicazione di nomina di componente)
Disegni di legge:
(Annunzio di presentazione) . . . .
« Soppressione del fondo di quiescenza, previ
denza e assistenza per il personale della Re
gione siciliana e trasférimento delle compe
tenze alla Presidenza della Regione » (314/A) (Discussione) ;
p r e s id e n t e
RUSSA, r e l a t o r e ...
^ ^ S S I N A ...
'Ni c o l i * .
^Ac q u is t o, Assessore al bilancio ed alle ii- uanze
Giunta regionale:
(Comunicazione di approvazione di prò- Sfamma)
Pag.
701
701
704, 718 705 707 710
(*) Intervento corretto dall’oratore.
La seduta è aperta alle ore 17,55.
MARINO, segretario, dà lettura del pro
cesso verbale della seduta precedente, che, rum sorgendo osservazioni, si intende appro
vato.
Annunzio di presentazione di disegni di legge.
PRESIDENTE. Comunico che in data 5 aprile 1979 sono stati presentati i seguenti disegni di legge:
— « Norme riguardanti l’Ente di sviluppo agricolo (Esa), ristituto regionale della Vite e del Vino, l’Azienda siciliana trasporti (Ast), l’Istituto regionale per il Credito alla coope
razione (Ircac), la Cassa regionale per il cre
dito alle imprese artigiane (Crias) e l ’Ente Acquedotti siciliani (Eas) » (582), dal Presi
dente della Regione (Mattarella);
—■ « Approvazione del bilancio al 31 di
cembre 1972 della Azienda asfalti siciliani » (583), dal Presidente della Regione (Matta
rella) su proposta dell’Assessore per l’indu
stria (Grillo).
Comunicazìoné di richieste di parere da parte del Governo alle competenti Commissioni legi
slative.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 4 aprile 1979, sono pervenute le seguenti ri-
Resoconti, f. 100 (500)
Resoconti Parlamentari — 702 — Assemblea -Regionale SiciliartB
V ili Legislatura eCCXII SEDU TA 5 Aprile 1979
chieste di pai'ere da parte del Governo, as
segnate in pari data alle competenti com
missioni legislative:
« Questioni istituzionali, organizzazione am ministrativa, enti locali territoriali e isti
tuzionali »
— Comitato regionale per la prevenzione delle tossicodipendenze di cui all’articolo 91 della legge 22 dicembre 1975, numero 685.
Sostituzione componente (87).
— Nomina Commissione prevista dall’ar
ticolo 24 della legge regionale 2 ' gennaio 1979, numero 1 (90).
— lacp di Acireale - Nomina di Presi
dente - Parere ai sensi della legge regionale numero 35 del 1976 (91).
« Giunta p er le partecipazioni regionali »
— Delibera Espi numero 10 dell’l feb
braio 1979 - S.p.a. Bacino di Carenaggio di Trapani — Finanziamento per costituzione di scorte a valere sul fondo di rotazione
(88).
— Delibera Ems numero 19 del 9 febbraio 1979 concernente Elitaliana. Autorizzazione assunzione personale (89).
Comunicazione di approvazione di programma da parte della Giunta regionale.
PRESIDENTE. Comunico che il Presiden
te della Regione, ai sensi dell’articolo 50, ultimo comma, della legge regionale 10 ago
sto 1978, numero 34, ha fatto pervenire co
municazioni relative all’approvazione del se
guente programma:
— Completamento opere di edilizia ospe
daliera - Articolo 41 della legge regionale 10 agosto 1978, numero 34; approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 30 marzo 1979. (65/VII).
Detta comunicazione è stata trasmessa alla competente Commissione legislativa ed alla Commissione finanza, bilancio e programma
zione, in data 4 aprile 1979.
Nomina di componente della Commissione par
lamentare per la istituzione delle Comunità montane.
PRESIDENTE. Comunico che, con decreto del Presidente dell’Assemblea regionale sici
liana numero 79 del 5 aprile 1979, l’ono
revole Calogero Gueli è stato nominato com
ponente della Commissione parlamentare pre
vista daU’articolo 1 della legge regionale 17 luglio 1972, numero 34, concernente « Norme per la costituzione delle comunità montane », in sostituzione dell’onorevole Salvatore Rin- done, che ha optato per il Senato della Re
pubblica.
Nomina di componente della Commissione par
lamentare per l’attuazione dello Statuto.
PRESIDENTE. Comunico altresì che, con decreto del Presidente deirAssemblea regio
nale siciliana numero 80 del 5 aprile 1979, l’onorevole Adriana Laudani è stata nomi
nata componente della Commissione parla
mentare per l’attuazione dello Statuto, in sostituzione dell’onorevole Angelo Monteleo- ne, dimessosi da deputato.
Commemorazione degli operai siciliani periti a causa di un incidente sul lavoro in una acciaie
ria della Repubblica Federale Tedesca.
MACALUSO, Assessore al lavoro ed alla previdenza sociale. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MACALUSO, A ssessore al lavoro ed alla previdenza sociale. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, da informazioni varie, ma non ufficiali e precise, giunge la dolorosa notizia di up tragico incidente che ha col
pito alcuni lavoratori siciliani in Germania:
cinque morti e un ferito grave sono le vit
time di questa sciagura Che si è abbattuta sull’acciaieria di Welbert nella regione del Reno presso Colonia.
Non siamo nemmeno riusciti, attraverso la Prefettura, ad avere altri ragguagli;^ abbia
mo però interessato il console italiano a Colonia, con l’invio di questo telegramma-
« Seguito mortale incidente lavoro cinque
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operai siciliani emigrati addetti acciaieria Welbert regione Reno, certo sua piena assi
stenza a favore familiari vittime assicuro completa disponibilità ambito competenza mio Assessorato per interventi necessari et eventuali intese che ella riterrà opportuno instaurare ».
Non esistono disposizioni normative che ci pei mettano sin da ora di andare incontro ai bisogni delle famiglie; sono già partiti i genitori delle vittime e abbiamo notizia sol
tanto che il viaggio è andato a buon fine e che essi già si trovano nel posto della sciagura.
E ’ in avanzata fase di formazione un dise
gno di legge per gli emigrati e ritengo che attraverso questo strumento, con qualche emendamento, potremo subito disporre delle provvidenze a favore dei familiari; peraltro la consulta regionale per l’emigrazione ave
va approntato nei mesi scorsi un provve
dimento legislativo organico che doveva es
sere presentato in Assemblea a seguito della conferenza dell’emigrazione che si terrà nel prossimo luglio. Ebbene, questo disegno di
^2gge, quasi fosse stato presago, disciplina l’intervento della Regione in questa materia.
Non credo comunque sia questo l’argomento che debba maggiormente assillarci perché un provvedimento di qualunque natura può sem pre essere adottato con facilità; è interes
sante invece poter conoscere, con precisione, le modalità dell’accaduto e a questo scopo il Governo invierà, come peraltro suggerisce lo stesso signor Presidente dell’Assemblea, un funzionario sul posto per assistere le famiglie li trasferitesi e prestar loro l ’even- biale assistenza legale.
E’ questo un altro tributo di sangue che i lavoratori siciliani sono chiamati a pagare
® terra straniera per portare a casa un pezzo ui pane.
La Regione siciliana è in questo momento uupreparata a fronteggiare la vicenda, ma bisogna fare eco alle richieste pressanti che gli emigrati lanciano in occasione delle loro riunioni siciliane, perché siano soddisfatti i
“isogni di quanti vivono fuori dallo loro sura e di quelli che sono tornati, o che si Recingono a tornare, ammettendoli a quelle Provvidenze che sono a gran voce invocate L-?® potrebbero essere, certamente, molto ,ili per ridurre al. minimo le disavventure
di volta in volta, li colpiscono.
Ai caduti Bellino Gioacchino, Bellino Vin
cenzo, Occorso Giuseppe, Occorso Pietro e Prestipino Emanuele, tutti del Comune di Castelbuono, noi questa sera rivolgiamo il commosso cordoglio di tutti i siciliani, nella speranza che le provvidenze legislative che la Regione andrà a prendere possano rap
presentare un pieno riconoscimento dei loro diritti. Auspichiamo, altresi, che la nuova normativa possa assicurare una valida assi
stenza nei momenti gravi e dolorosi della vita degli emigrati.
Rimetto, quindi, all’Assemblea regionale siciliana 1 esigenza di provvedere, attraverso proposte che saranno formulate non appena avremo elementi piu concreti, ai bisogni del
le famiglie cosi duramente colpite.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in un momento di gravi e preoccupanti incertezze per il nostro Paese, questa nuova, spaven
tosa sciagura ha colpito la nostra Regione e l ’intera comunità nazionale.
Essa è quasi emblematica, specie in questo frangente politico, della pesantezza delle con
dizioni dei lavoratori del nostro Paese, e del Meridione in particolare, e dei sacrifici che molta parte di essi quotidianamente soppor
tano in una situazione di grave crisi eco
nomica che non accenna ad affievolirsi e che anzi impone un leale, profondo e soli
dale impegno di tutte le forze che avver
tono la responsabilità di salvare il quadro democratico e costituzionale del nostro Paese.
La Presidenza intende esprimere, a nome vostro, il piu vivo cordoglio e i sensi del piu autentico dolore per la tragica fine dà sei lavoratori siciliani in Germania. Cinque giovani di Castelbuono, i fratelli Gioacchino, Vincenzo e Lucio Bellino, i fratelli Giuseppe e Pietro Occorso e un giovane di Sant’An
gelo di Brolo, Emanuele Mario Prestipino, haxmo perso la vita in un’acciaieria di Wel
bert, dove avevano dovuto emigrare, sospinti dal bisogno.
Dalle prime notizie che è stato possibile attingere sembra che la loro morte sia stata causata dall’improwisa esplosione avvenuta nel reparto laminatoio di quella fabbrica.
L ’altro ieri, alla Met di Milazzo, l’ex Me
tallurgica sicula, un altro operaio, Stefano Andaloro di 57 anni, padre di tre figli, è morto sul lavoro. Nello scorso mese di mar
zo, a Porto Marghera, altri tre lavoratori
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sono morti e dodici sono rimasti feriti a causa di un altro grave incidente sul lavoro, determinato dalla carenza delle condizioni di sicurezza degli impianti dello stabilimento petrolchimico della Montedison.
In pochi giorni, dunque, in Germania e nel nostro Paese, ben dieci lavoratori ita
liano sono caduti vittime di omicidi bianchi.
E ’ un fatto, questo, decisamente intollerabile, specie ove si pensi aH’impegno costante di lotta dei sindacati e delle forze democratiche per porre all’attenzione delle autorità dello Stato e per risolvere i gravi problemi della salute e della sicurezza neU’ambiente di la
voro.
A tale impegno, che pure ha prodotto fatti positivi, continuano però a corrispondere intollerabili resistenze ed irresponsabili ina
dempienze che rendono le fabbriche e i luo
ghi di lavoro sedi di pericolo, non solo per la salute ma per la vita stessa dei lavo
ratori.
La sciagura che si è abbattuta sulle sei giovani vittime siciliane in Germania è però anche il triste frutto dell'emigrazione. Essa colpisce duramente Tindividuo, non solo al
lorché egli è costretto ad allontanarsi dalla realtà sociale nella quale è nato ed è vis
suto, ma anche li, sul posto di lavoro, dove la sensazione, e non solo la sensazione, del
l ’abbandono da parte del Paese d’origine lo isola e lo rende indifeso anche nei suoi più elementari diritti.
Lo Stato non può, allo stesso tempo, non assicurare ai suoi cittadini una dignitosa oc
cupazione aU’interno del territorio nazionale e non interessarsi adeguatamente, costante- mente, del destino dei nostri connazionali all’estero. E ’ doverosa una sua presenza atti
va, specie nell’awiato processo di integra
zione politica ed economica dell’Europa, che non può essere enfatizzato, ma deve essere riempito di fatti concreti: le questioni del lavoro, della sicurezza e della dignità all’
estero dei nostri fratelli debbono costituire momenti centrali della politica nazionale e comunitaria.
La Presidenza auspica che la Regione, sia attraverso tutti i suoi possibili canali, sia sollecitando fermamente l’intervento dello Stato, si preoccupi rapidamente di stabilire tutti quei contatti che consentano di accer
tare le cause e le responsabilità della scia
gura di Welbert.
Un altro auspicio la Presidenza ha avuto modo di esprimere al Governo, come diceva testé l’Assessore Macaiuso, e cioè che i pa
renti delle vittime, partiti immediatamente appena avuta la terribile notizia della morte dei loro congiunti, non si trovino allo sbando in un Paese straniero, ma vengano assistiti da un rappresentante della Regione in tutti i contatti con le autorità diplomatiche e quel
le locali per consentire la soluzione di tutti i problemi connessi all’amara vicenda, com
preso quello del rientro delle salme in Sici
lia. Sarebbe un primo tangibile segno di solidarietà se intanto la Regione non facesse gravare sui familiari l’onere, non certo indif
ferente, che deriverà da tale pietosa circo
stanza.
Nel rinnovare ai parenti delle giovani vit
time, ai lavoratori siciliani, ai nostri fratelli all’estero, i sensi della più autentica com
mozione dell’Assemblea regionale siciliana, che sarà espressa altresì attraverso un pub
blico manifesto, la Presidenza rivolge un ap
pello a tutti i comuni dell’Isola, a tutte le organizzazioni perché, esprimendo il loro cor
doglio, rivendichino anch’essi con fermezza il costante impegno dello Stato a vigilare sulle condizioni di vita e di lavoro dei nostri emigrati.
Sospendo la seduta in segno di lutto per dieci minuti.
(La seduta, sospesa alle ore 18,20, è ripresa alle ore 18,35)
La seduta è ripresa.
Discussióne del disegno di legge: « Soppressione del fondo di quiescenza, previdenza e assi
stenza per il personale della Regione siciliana e trasferimento delle competenze alla Presi
denza della Regione » (314/A).
PRESIDENTE. Si passa al secondo punto dell’ordine del giorno: Discussione del dise
gno di legge « Soppressione del fondo i quiescenza, previdenza e assistenza per u personale della Regione siciliana e trasferi
mento delle competenze alla Presidenza della Regione » (314/A).
Invito i componenti la prima Commissione legislativa a prendere posto al banco alla medesima assegnato.
Resoconti Parlamentari
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Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole La Russa.
LA RUSSA, relatore. Signor Presidente, già allegata al testo esiste una traccia di relazione generale che è bene, però, am pliare data la delicatezza e l’importanza del l’argomento.
Con il disegno di legge in esame si prov vede alla soppressione del fondo di quiescen' za, previdenza e assistenza per il personale della Regione e al trasferimento di tutte le relative attività e competenze aU’Ammini strazione regionale.
Con ciò viene data piena attuazione all’
articolo 19 della legge regionale numero 47 del 1977, che ha disposto il divieto di ge
stioni fuori bilancio e al successivo arti
colo 22 della stessa legge, che ha dettato, quale norma programmatica, la soppressione delle eventuali gestioni del tipo predetto e la loro regolamentazione nell’ambito del bi
lancio della Regione.
L’iter del disegno di legge è stato lungo e difficile per le notevoli resistenze che sono state in un primo tempo opposte con nua certa vivacità dal personale regionale, sia in servizio che in quiescenza; queste resi- scenze erano dettate dalia preoccupazione di una eventuale modifica in peius delle pre
stazioni garantite dal fondo e dal timore che il trasferimento delle attribuzioni all’appa
rato burocratico della Regione potesse com
portare deprecabili e inaccettabili ritardi nel
la erogazione dei trattamenti di quiescenza 6 previdenza.
L’introduzione, nella formulazione dell’ori- pnario disegno di legge, di alcune partico
lari disposizioni è servita a fugare del tutto fa accennate preoccupazioni; esse infatti sono afonee a garantire non solo una continuità ai funzionalità e di efficienza del servizio anche dopo il trasferimento, ma anche il ajantenimento, e in alcuni casi anche il mi- Snoramento, delle prestazioni assistenziali già a carico del fondo. Per assicurare la conti- amtà della efficienza è stata riconosciuta opportunità di affidare la trattazione degli , dell’ex fondo ad un’apposita direzione e abbia soltanto tale specifica competenza, e trattato, in buona sostanza, di preve- di istituzionalizzare una direzione, che definitiva era già esistente presso il fon
do, per trasferire nella nuova gestione a carico dell’Amministrazione regionale quelle peculiari doti di efficienza e funzionalità strutturali che l’avevano caratterizzata e che era stata da tutti apprezzata.
Tale soluzione non comporta una eleva
zione della dotazione organica complessiva della qualifica di direttore regionale, prevista dalla legge regionale numero 2 del 1978, che rimane fissata in 28 unità, in quanto nella prima attuazione della legge la rela
tiva nomina avverrà in soprannumero e sarà riassorbita non appena si verificherà la pri
ma vacanza in organico.
Per assicurare inoltre la celerità degli adempimenti è stata introdotta un’apposita norma, analogamente a quanto disposto in sede statale, che trasferisce al direttore dei servizi di quiescenza la competenza nell’
adozione di tutti i provvedimenti di spettanza della direzione stessa per accelerare i paga
menti dei trattamenti provvisori e definitivi spettanti per pensioni, indennità di buonu
scita ed altri assegni di quiescenza o assi
stenziali. E ’ stata, altresì, consentita l’eroga
zione, anche nelle more della registrazione alla Corte dei conti, dei relativi provvedi
menti mediante ordinativi a firma del diret
tore, emessi su appositi ordini di accredi
tamento.
Oltre alle necessarie disposizioni che rego
lamentano il passaggio delle attività finan
ziarie del soppresso fondo per il subentro della Regione nelle relative obbligazioni, nonché alle altre che sono strettamente con
nesse alla soppressione del fondo stesso, si è ritenuto indispensabile inserire nel disegno di legge alcune norme di rinvio alla legi
slazione statale in materia di conseguimento del diritto a pensione e delTindennità di buo
nuscita, nei casi in cui le relative disposi
zioni sono più favorevoli di quelle regionali.
A tale riguardo occorre, infatti, precisare che la normativa regionale vigente in ma
teria, risalente al 1962, e precedentemente considerata tra le più avanzate, è stata via via superata in alcuni basilari principi da quella nazionale che con l’articolo 42 del testo unico, approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973, numero 1092, ha generalmente rico
nósciuto ai dipendenti civili dello Stato il diritto a pensione con un’anzianità di ser
vizio di venti anni, di contro ai venticinque
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prescritti dalla legge regionale. E con l’arti
colo 7 della legge numero 177 del 1976 il diritto alle indennità di buonuscita viene ma
turato a prescindere dal conseguimento del diritto a pensione, condizione quest’ultima ancora prescritta dalla normativa regionale che ricalca la preesistente ed ormai supe
rata norma statale. Detta situazione si appa
lesa pienamente illegittima per contrasto ai principi sanciti dallo Statuto della Regione che all’articolo 14, lettera q), stabilisce che
« La disciplina giuridica del personale regio
nale non può essere in ogni caso inferiore a quella del personale dello Stato ».
Con l’articolo 18 si raggiunge, pertanto, lo scopo di adeguare la legislazione regionale alla normativa statale, disponendo l ’applica- bildtà di quest’ultima, ove più favorevole, per quanto concerne il riconoscimento del diritto sia alla pensione che alla buonuscita.
Si elimina cosi il pericolo di un eventuale giudizio di illegittimità costituzionale delle corrispondenti norme regionali.
Con altra disposizione, riportata al terzo comma del predetto articolo 18, si è- prov
veduto altresi a modificare l ’ultimo comma deH’articolo 1 della legge regionale del 23 febbraio 1952, numero 2, nel senso che i dipendenti dispensati dal servizio per inca
pacità o per scarso rendimento, potranno, d’ora innanzi, conseguire il diritto a pensione con la medesima anzianità prevista per i dimissionari e non più con un’anzianità infe
riore, come invece prevedeva la citata nor
ma, rimuovendo in tal modo una situazione di assurdo privilegio vantato da una cate
goria non certamente meritevole.
Al successivo quarto comma è stata pre
vista, per ragioni di equità, la estensione anche ai titolari delle pensioni indirette o di riversibilità, della disposizione dell’arti
colo 14 della legge regionale 1 agosto 1974, numero 30, che ha stabilito nella misura del 50 per cento dell’ultima retribuzione rim - porto , minimo degli assegni vitalizi.
Una norma transitoria, inserita nell’arti
colo 23, eviterà alle impiegate coniugate o con prole a carico di subire un danno dall’
entrata in vigore della presente legge, con
sentendo alle medesime di fruire ugualmente, nel caso di dimissioni presentate entro un quadriennio, dell’aumento di servizio di cin
que amii, precedentemente previsto dalla normativa regionale per il conseguimento
dell’anzianità minima di venticinque anni per la maturazione del diritto a pensione.
Particolare rilievo ed importanza assu
mono le disposizioni che formano oggetto degli articoli 19 e 20 del disegno di legge riguardanti la determinazione, rispettivamen
te della misura delle pensioni privilegiate spettante ai dipendenti resi inabili da cause di servizio e della misura dell’equo inden
nizzo spettante ai medesimi per menoma
zioni anch’esse riconosciute dipendenti da cause di servizio.
Con le predette norme viene finalmente posto rimedio ad una carenza della legisla
zione regionale, particolarmente avvertita negli ultimi anni per le sperequazioni di trattamento cui ha dato luogo l’applicazione della normativa prevista dallo Stato in rela
zione ad un sistema pensionistico ordinario, diverso da quello regionale per quanto ri
guarda la misura delle pensioni privilegiate ed in rapporto a trattamenti economici no
tevolmente differenziati tra le varie cate
gorie e non sussistenti in sede regionale per il noto appiattimento delle retribuzioni riferentesi alla determinazione dell’equo in
dennizzo. Ove si pensi, infatti, che l’innesto nella normativa regionale sul trattamento di quiescenza di norme dello Stato ha portato in taluni casi a conferire trattamenti privi
legiati d’importo inferiore a quelli ordinari e ad erogare per la medesima menomazione indennizzi in misura inversamente corrispon
dente alla qualifica del dipendente invali
dato, si avrà chiara la visione dei motivi che harmo deterrnmato la esigenza di una specifica regolamentazione regionale della materia.
Tenute, pertanto, nel debito conto le pe
culiari norme che caratterizzano il sistema
del trattamento economico, giuridico e di quiescenza del personale regionale, è stato disposto che la pensione privilegiata per in
fermità o lesioni di prima categoria, cioè della massima gravità, è determinata per d dipendente regionale in mdsura pari al 10^
per cento della base pensionabile, calcolata sul trattamento economico che avrebbe pO"
tuto conseguire qualora gli fosse stato con
sentito di rimanere in servizio per altri anni; per quanto riguarda invece la P®?' sione privilegiata per infermità, sempre di
pendente da cause di servizio, ma ascrivi- bile a categorie inferioii, essa sarà deter-
Resoconti ParlamentaTÌ — 707 —
V ili Legislatura CCCXII SEDUTA
minata in misura pari a quella spettante in base all’anzianità di servizio utile maggio
rato di dieci anni, applicando, cioè, un cri
terio similare a quello previsto in sede sta
tale per la categoria degli operai, categoria che, come i regionali, in luogo di uno svi
luppo di carriera, fruisce soltanto di una progressione economica. E ’ questa una solu
zione, sulla quale si è raggiunto l ’accordo in Commissione, che deve ritenersi certa
mente umana ed equa, perché non si abbia a penalizzare chi, per causa certamente non dipendente dalla sua volontà, ha dovuto ab
bandonare coattivamente e prematuramente la propria attività.
Per quanto riguarda l’equo indennizzo si è scelta la soluzione di risarcire nella stessa misura le menomazioni subite, indipenden
temente dalla qualifica di appartenenza del dipendente, prendendo a parametro per tutti, per la relativa determinazione, la retribu
zione di una qualifica intermedia.
Con riferimento all’assistenza sanitaria, da
ta l’esigenza di uniformarsi ai principi’ che stanno a base della riforma sanitaria nazio
nale, si è ritenuto opportuno dettare, con 1 articolo 14, una norma di raccordo con la legge statale 23 dicembre 1978, numero 433.
Il mantenimento delle altre prestazioni assistenziali, già erogate dal fondo soppresso, e esplicitamente previsto dall’articolo 15 del disegno di legge, con il quale si attribuisce a un apposito comitato, in massima parte composto da rappresentanti delle categorie interessate, il compito, non solo di predi
sporre il relativo programma annuale di in
terventi, ma anche di determinare la entità
^ei contributi da erogare per attività rierea- ive e culturali ed in favore di cooperative r consumo fra dipendenti e pensionati re
gionali. In tal modo vengono recepite le stanze sindacali relative aH’autogestione di Si® particolare settore.
Di particolare rilievo è l’estensione ai fi
go dei pensionati delle borse di studio, pri- a previste esclusivamente per i figli dei di
pendenti in attività di servizio.
La relazione che accompagna il disegno I. legge chiarisce la portata della innova
zione introdotta con l’articolo 16 che isti- teisce un fondo per l’erogazione di prestiti
^i dipendenti ad un tasso agevolato, da estin-
^orsi mediante cessione del quinto dello ipendio. Con la citata norma si è voluto,
in ultima analisi, stabilire che i contributi che gravano sulla retribuzione dei dipen
denti per « fondo credito », pari allo 0,50 per cento, vanno destinati esclusivamente all’incremento del fondo stesso.
La dotazione del suddetto fondo per il 1979 è costituita in misura pari al gettito del suddetto contributo accumulatosi nei vari anni, da quello previsto per il corrente anno e da uno stanziamento della Regione che può considerarsi pari alle sopravvenienze at
tive realizzate dal fondo di quiescenza con la fruttificazione dei contributi stessi.
In correlazione alla istituzione del pre
detto fondo per la erogazione di prestiti mediante cessione del quinto, è stata sop
pressa la erogazione dei piccoli mutui pre
cedentemente prevista dal punto 9) dell’ar
ticolo 7 della legge regionale numero 2 del 1962.
MESSINA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MESSINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non mi soffermo sugli aspetti par
ticolari che formano oggetto dell’articolato, in quanto l’onorevole La Russa, come rela
tore, ha esplicitato il significato e la portata delle varie norme.
Sul disegno di legge in esame si è peral
tro manifestato il consenso quasi generale da parte delle forze democratiche che sono pre
senti nella prima Commissione dell’Assem- blea.
Vorrei soffermarmi, e quindi incentrare l ’attenzione degli onorevoli colleghi, sull’im
portanza e sul valore di questa normativa intorno a cui si è discusso dalla fine della precedente legislatura, nel corso di questi ultimi tre anni. Il confronto è stato ampio e aperto tra coloro i quali — e noi comu
nisti eravamo tra questi — volevano la sop
pressione del fondo e quindi un’organizza
zione e una strutturazione diversa del ser
vizio prestato a favore dei pensionati e degli stessi dipendenti in attività di servizio e co
loro i quali invece manifestavano parere contrario, fino al punto da mobilitare dall’
interno il personale. Ed infatti, nel corso de
gli anni scorsi e soprattutto alla fine del 1978, quando si fece piu concreta Tipotesi di soppressione del fondo, arrivarono a tutti
Resoconti Parlamentari — 708 Assemblea Regionale Siciliana
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i componenti delle varie forze politiche petizioni e richieste da parte dei dipendenti regionali con cui si auspicava il manteni
mento del fondo di quiescenza. L ’iter di questo disegno di legge è stato, quindi, per molti versi tormentato anche se noi comu
nisti, come dicevo prima, abbiamo sempre manifestato l’intendimento di pervenire alla liquidazione del fondo. Questo atteggiamento lo riconfermiamo, con pienezza di convin
zione, in questa sede evidenziando come dal
la abolizione del fondo deriveranno indubbi vantaggi per i dipendenti regionali.
Infatti il personale della Regione attual
mente deriva i suoi diritti, che fondamen
talmente sono la buonuscita e la pensione, dal fondo di quiescenza, ma una volta che questo viene ad essere soppresso i diritti ma
turati dai dipendenti regionali vengono a far carico sul bilancio della Regione stessa.
E qui vi è una differenza importante:
una cosa è che ad adempiere alle obbliga
zioni relative alla liquidazione del tratta
mento di quiescenza e di fine servizio prov
veda il fondo che un giorno potrebbé anche trovarsi in deficit, altra cosa è che queste incombenze vengano a far capo direttamente alla Regione.
TRICOLI. Per quale motivo è stato isti
tuito?
MESSINA. L’hanno istituito in un clima diverso e per contingenze particolari, ono
revole Tricoli.
Ma vorrei anche richiamare l’attenzione dei colleghi sul fatto che il personale dello Stato deriva i suoi diritti direttamente dal bilancio statale: non c’è un fondo di quie
scenza e di previdenza per detto perso
nale. Proprio perché siamo rispettosi dei di
ritti dei lavoratori, anzi in questa materia siamo all’avanguardia, patrociniamo la sop
pressione del fondo. Questa nostra posizio
ne è stata via via fatta propria dalle varie forze politiche democratiche, tanto che, come dicevo prima, questo disegno di leg
ge in prima Commissione è stato varato con voto quasi unanime.
La seconda motivazione della nostra bat
taglia è da ricercarsi in una utilizzazione in senso razionale e produttivo di una in
gente massa finanziaria oggi aggirantesi in
torno a 60, 70 miliardi, che verrebbero cosi
inseriti nel bilancio della Regione che, per contro, dovrà farsi carico di tutti gli oneri che sono conseguenti al trattamento di quie
scenza del personale. Da qui l’esigenza di assegnare una funzione produttiva a queste risorse finanziarie, immettendole nel bilancio della Regione mediante l ’istituzione di ap
positi capitoli, allo scopo di far fronte a tut
te quelle iniziative legislative che TAssern- blea riterrà opportuno adottare. D’altronde questo avviene già nello Stato e non è, quin
di, una novità.
Onorevoli colleghi, nel corso della discus
sione sono state poste alcune questioni par
ticolari e prima fra tutte quella di assi
curare una certa speditezza neh’erogazione dell’indennità di liquidazione e di quanto altro spetta a chi va in pensione.
Ed in effetti il fondo di quiescenza ha operato in questo settore con una celerità di gran lunga superiore a quanto oggi av
viene nell’amministrazione dello Stato, del parastato e degli enti locali, i cui dipendenti debbono attendere alcuni armi prima di ri
cevere la liquidazione al completo ed il pa
gamento della pensione mensilmente e rego
larmente. Di tutto ciò ci siamo preoccupati, perché nel momento in cui guardavamo alla soppressione del fondo, per i motivi che ho evidenziato nella prima parte di questo naio discorso, nello stesso tempo volevamo evitare i ritardi e le difficoltà che ancora persistono in questo ramo di amministrazione.
Ci siamo mossi, quindi, con grande cau
tela, nel duplice intento di dare certezza al personale della Regione in ordine ai pro
pri diritti che trovano la guarentigia nel bilancio della Regione e per prevenire il sorgere di impedimenti e di remore che sino ad oggi non si sono mai verificati. Dobbia
mo infatti dare atto che il consiglio di am
ministrazione del fondo di quiescenza ha questo punto di vista ha operato bene e con celerità, soddisfacendo le esigenze dei pensionati e di tutto il personale della Re' gione che al fondo, per motivi vari, si ri
volgeva.
Ebbene, queste perplessità sono state fU' gate attraverso la predisposizione di normativa che assicura la tempestività neh corresponsione di quanto dovuto ai pensiO' nati. Da questo punto di vista p e r t a n t o
situazione non cambierà rispetto al p a ss a
Su questa tematica (che in verità non
Resoconti Parlamentari V ili Legislatura
709 —
CCCXII SEDUTA
5 Ap r il e 1979
solo nostra, ma coinvolgeva, anche se con sfaccettature diverse, il Partito socialista, la Democrazia cristiana ed altre componenti politiche) si è innestata la problematica re
lativa alla elaborazione di una nuova nor
mativa nazionale sulle pensioni. Si mira in
fatti a stabilire il principio, sul quale vi è già un accordo, di accentrare in un solo ente tutti i fondi di quiescenza sparsi in Italia, facendo gravare sullo stesso l’obbli
go della corresponsione della pensione ai lavoratori. In tal modo lo Stato si fa carico del risanamento delle passività della Previ
denza sociale e subentra nelle sue attività.
Alcune forze politiche, recependo la preoc
cupazione di una parte del personale, hanno pensato che fosse preferibile fare incame
rare alla Regione anziché allo Stato il fon
do di quiescenza dei dipendenti regionali.
Mossi da questo timore, hanno agito, però, più in funzione di ripiego che per una scelta politica di fondo come quella che noi comu' nisti, unitamente ad altre forze politiche de- mociatiche, abbiamo portato avanti per mi
gliorare la legislazione in materia di quie scenza e soddisfare tutte le esigenze del personale della Regione a cui viene anche consentito di accedere a prestiti agevolati con un tasso di interesse eguale a quello di cui usufruiscono i dipendenti dello Stato;
tutto ciò senza discriminazione e senza clien
telismo sulla base della somma che una tantum la Regione mette a disposizione (e per l’esercizio finanziario in corso essa è di cen 4 miliardi) e della modestissima quota che il personale in servizio paga.
Avere stabilito il principio che il perso
nale può accedere al prestito avvalendosi del meccanismo della legge stessa è molto importante perché evita il ricorso al clien
telismo ed alla raccomandazione. A ciò è da aggiungere che gli organismi chiamati a gestire la concessione dei prestiti e dell’assi- stenza ai dipendenti sono emanazione diretta del personale in quanto in essi sono pre
denti i rappresentanti delle grandi organiz
zazioni sindacali unitarie. Questa è una gran-
® garanzia per i lavoratori che parteci
pano piu e meglio di prima alla gestione di ervizi fondamentali. Per quanto attiene alla
^ateria dell’assistenza, il programma élabo- ato viene codificato in un decreto che, ema- mo dal Presidente della Regione, è succes- i^iiamente pubblicato allo scopo di portarlo
a conoscenza di tutto il personale regionale.
E ’ stata anche modificata la legge di ri
forma burocratica, la numero 2 del 1978, allo scopo di istituire una direzione dei ser
vizi di quiescenza, previdenza e assistenza del personale. A capo di questa direzione viene posio un direttore in soprannumero da^ riassorbire nel momento in cui qualcuno dei 28 direttori attualmente in servizio an
drà in pensione. Abbiamo optato per que
sta soluzione provvisoria proprio perché non volevamo aumentare il numero delle dire
zioni' (e su questo punto importante noi co
munisti intendiamo insistere) e allo scopo di non creare un vuoto e delle difficoltà in un momento di transizione da un tipo di or
ganizzazione a un altro.
Questi sono i punti fondamentali del pre
sente disegno di legge che configura, quin
di, una direzione che sovraintende a tutti i problemi del personale in quiescenza ed in attività di ser'vizio ed alla gestione parteci
pata della attività di assistenza mediante la presenza dei rappresentanti delle grandi con
federazioni sindacali negli appositi organi
smi amministrativi. A nessuno sfugge l’im
portanza di questa scelta perché non si tratta di gestire interessi di poche decine di unità di personale ma di migliaia di lavoratori dipendenti che ad oggi, compresi quelli fuo
ri quota e quelli che via via transitano dallo Stato alla Regione, si aggirano intorno a settemila unità. Le aspettative sono, quin
di, considerevoli e vanno riguardate non solo dal punto di vista della quantità ma anche della qualità. Avviandomi alla conclusione intendo evidenziare, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il valore politico di que
sto disegno di legge che fa fare un passo avanti a tutto il sistema organizzativo della Regióne.
Certo, il provvedimento legislativo in esa
me non attiene alla problematica della ri
forma della Regione di cui tanto ci siamo occupati e che ha visto già una sua prima realizzazione con l’approvazione della nor
mativa sul decentramento, che va ampliata e migliorata senza peraltro dimenticare che sono ancora da istituire i comprensori e, per quanto attiene aH’organizzazione amministra
tiva interna della Regione, i dipartimenti.
Questa materia, infatti, attiene alla nuova configurazione delle istituzioni, cosa ben di
versa dall’oggetto della presente proposta
Resoconti, f, loi
( 500)
R esoconti Parlamentari 710 — Assemblea Regionale Siciliana
V i l i Legislatura CCCXII SEDUTA
5
Aprile 1979legislativa, anche se non va sottaciuta Tim- portanza del lavoro del personale ai fini dell’
efficienza dell’ente Regione. Da qui l’esigen
za di garantire i diritti dei dipendenti rico
noscendo loro quanto via via tutto il perso
nale del pubblico impiego acquisisce. In tale ottica occorre prospettare un avvenire di serenità al personale, soprattutto per quanto riguarda il trattamento di quiescenza e 1’
accesso ai prestiti agevolati per far fronte a contingenti necessità.
Riteniamo pertanto che nella misura in cui si realizza la riforma della Regione e si assicura un clima di tranquillità per i suoi dipendenti si opera in direzione del raffor
zamento delle stesse istituzioni.
Il personale è parte decisiva per il buon andamento di tutta l’amministrazione della Regione; l ’uso, pertanto, deve essere sempre meglio qualificato in riferimento ai nuovi e più vasti compiti che la Regione va ad assumere. L ’utente siciliano ha bisogno non solo di istituzioni disegnate nel nuovo cli
ma dell’autonomia o sulla scia della costi
tuzione repubblicana e dello Statuto, ma an
che di una amministrazione efficiente.
Accanto a queste istituzioni di tipo nuo
vo che con tenacia ed in mezzo a mille dif
ficoltà stiamo realizzando, occorre pertanto concepire una organizzazione burocratica che faccia leva sulla qualità, sulla responsabi
lità e sulla capacità dei dipendenti di for
nire prestazioni di lavoro in modo singolo o attraverso attività di gruppo. Questo ri
sultato si può ottenere assicurando ai dipen
denti un trattamento economico, non dico ottimale, ma compatibile con la situazione economica generale del Paese e con i li
velli retributivi di tutto il personale dello Stato soprattutto in materia pensionistica.
Pertanto, la battaglia per la soppressione del fondo di quiescenza, tenendo conto dell’
esigenza di una più efficiente organizzazione burocratica della Regione e del prossimo rinnovo del contratto collettivo di lavoro dei dipendenti regionali, s’inserisce nel processo di razionalizzazione delle istituzioni demo
cratiche per determinarne un nuovo modo di essere.
Noi pensiamo che nel giro di qualche mese si dovrà definire una legge nuova che recepisca il contratto triennale che, e questo è molto importante, dovrà essere stipulato con notevole celerità.
A questo proposito le organizzazioni sin
dacali dovranno al più presto incontrarsi con il Governo della Regione per definire le que
stioni fondamentali della nuova normativa;
non c’è bisogno di perder molto tempo perché esiste già un contratto nazionale per il pubblico impiego e i miglioramenti da apportare sono ormai acquisiti nella coscien
za dei lavoratori, delle organizzazioni sin
dacali e dello stesso Governo.
Il disegno di legge che stiamo esaminando prospetta, pertanto, più favorevoli condizioni per il personale della Regione e si salda con il nuovo contratto di lavoro che dovrà eliminare alcune sfasature che si sono ve
nute a determinare nonostante alcuni miglio
ramenti introdotti nel corso di questi anni.
Questi sono gli aspetti più significativi del
la presente proposta legislativa che inerisce alla più generale battaglia tesa a realizzare, lungo le direttrici segnate dal documento dei quindici e dalla legge regionale numero 86 varata con il patto di fine legislatura, una nuova immagine della Regione.
In questo senso noi ci auguriamo che que
sta normativa venga positivamente accolta daH’Assemblea in modo da rendere sempre più funzionale l’amalgama tra istituzioni e forze che debbono calare nel reale gli indi
rizzi dalle prime espresse. Non solo la Re
gione come istituzione, ma l’intera società civile siciliana, che vede nello strumento autonomistico la grande occasione per sod
disfare le proprie aspettative e i propri bi
sogni, reclama questa realizzazione.
TRICOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TRICOLI. Signor Presidente, onorevoli col
leghi, con l ’onorevole Messina sono d’accordo soltanto su un punto, cioè che l ’iter di questo disegno di legge è stato molto tor
mentato, però esso non rappresenta certa
mente, cosi come è stato esitato dalla CoDi' missione competente, un valido strumento normativo in quanto non va incontro a quel' le che sono le legittime aspettative dei di
pendenti regionali.
Evidentemente, se l ’iter è stato t o r m e n
tato, qualche ragione ci deve pur essere.
questa proposta legislativa si è incominciato a parlare alla fine della scorsa legislatura
R esoconti Parlamentari — 711 - -
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quando si andava formando la nuova mag
gioranza e con essa si andava delineando l’accordo tra la Democrazia cristiana e il Par
tito comunista. Il disegno di legge è stato presentato il 18 luglio 1977 dall’allora Go
verno Bonfiglio e il suo esame in sede di Commissione iniziò alla fine dello stesso an
no, esattamente il 15 novembre 1977, allor
ché l’onorevole La Russa, più di un anno e mezzo fa, svolse la relazione illustrativa.
Dopo di che il disegno di legge si è are
nato ed è stato ripreso soltanto pochi mesi fa; nel corso della settimana scorsa è stato, infine, esitato per la definitiva approvazione da parte dell’Aula.
Il travagliato cammino di questo disegno di legge, come è stato giustamente detto e come noi qui ribadiamo, è stato dovuto alla forte opposizione della stragrande maggio
ranza del personale della regione e dei sin
dacati maggiormente rappresentativi, la Ci- snal, il Sindacato autonomo e, soprattutto, quello che rappresenta il personale in quie
scenza. Quest’ultimo si che è veramente uni
tario, perché interpreta le esigenze di tutti i pensionati della regione; e in esso mili
tano dirigenti di tutte le parti politiche:
addirittura ex deputati del Partito comunista ed uomini del Movimento sociale italiano - Destra nazionale.
Ebbene, questo sindacato si è espresso in senso nettamente contrario al presente dise
gno di legge perché ritenuto gravemente le
sivo degli interessi dei dipendenti della re
gione. E che ci sia stata una levata di scudi da parte di tutto il personale della regione, 0 quanto meno dalla stragrande maggioran
za, è dimostrato dal fatto che presso la Com
missione sono arrivati documenti corredati da migliaia e migliaia di firme di dipendenti regionali i quali chiedevano che questa pro
posta legislativa non venisse licenziata per 1 esame d’Aula, in quanto in contrasto con
® esigenze reali del personale della regione.
in effetti il fondo di quiescenza non me
nta questa morte violenta per mano del overno regionale, della maggioranza dei partiti qui rappresentati e dei sindacati com oderali che hanno si una forza di carattere Mitico che deriva dalla solidarietà dell’at- ale maggioranza politica, ma che non sono assolutamente rappresentativi del personale 6 la regione, essendo i sindacati della tri
plice, nell ambito del personale regionale, assolutamente minoritari.
Perché il fondo di quiescenza? Qui entro in polemica con l ’onorevole Messina il quale ha voluto configurare la normativa prevista dal presente disegno di legge come migliore rispetto a quella esistente.
Il fondo di quiescenza è stato istituito nel 1950, e poi regolato con apposita legge del 1962, proprio per andare incontro agli inte
ressi del personale in quiescenza, il quale, anno per anno, era condizionato, per quanto riguarda la corresponsione delle pensioni, dall approvazione del bilancio della regione.
Ogni volta che il hilancio della regione, per un motivo o per un altro, subiva ritardi nell approvazione — e nel periodo a ca
vallo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 sappiamo quante sono state le crisi regionali che hanno fatto slittare 1’
approvazione del bilancio regionale — si en
trava in una sorta di angosciosa suspense circa la possibilità di corresponsione delle pensioni ai dipendenti regionali. La puntua
lità nel pagamento delle pensioni era con
dizionata dalle alterne vicende politiche: con la istituzione del fondo di quiescenza si è vohito dare vita ad un meccanismo ammi
nistrativo, burocratico e finanziario che ga
rantisse una perfetta funzionalità, sotto tutti i punti di vista, per la erogazione delle pensioni.
Questo è il motivo per cui tutte le forze politiche, allora, indistintamente vollero la istituzione del fondo di quiescenza, proprio perché il suo funzionamento costituiva una certezza per i dipendenti regionali i quali non sarebbero stati più soggetti agli incerti sviluppi della vita politica siciliana.
Ma quali sono le motivazioni con cui il Governo ha cercato di sostenere il proprio disegno di legge riguardante la soppressione del Fondo?
Le considerazioni sono fondamentalmente due e si evincono, in modo particolare, dalla relazione presentata dal Governo nel luglio del 1977:
1) un rilievo della Corte dei conti, in sede di giudizio sulla parifica del bilancio della Regione, con il quale faceva presente ranomalia di una gestione — quella del fondo, appunto — non sottoposta a con
trollo preventivo della Corte dei conti stessa;
2) la situazione deficitaria del Fondo di
Resoconti Parlamentari 712 Assemblea Regionale Siciliana
V ili Legislatura CCCXII SEDUTA 5. Aprile 1979
quiescenza, artatamente evidenziata per crea
re preoccupazioni nell’ambito del personale della Regione circa la sua solvibilità e so
spingere, quindi, gli stessi dipendenti a so
stenere l’abolizione del Fondo.
Bene, noi possiamo tranquillamente dire che queste giustificazioni non hanno motivo di esistere; si tratta, infatti, di motivazioni in gran parte fittizie che si sono rilevate politicamente inattendibili. Anzitutto noi fac
ciamo presente che il Governo non è mai stato tanto sollecito, come in questa occa
sione, ad accogliere i rilievi della Corte dei conti; debbo dire anzi che, generalmente, l’atteggiamento del Governo nei riguardi di tali appunti è stato molto, ma molto pole
mico. In questa circostanza, invece, ci tro
viamo di fronte ad un accoglimento pieno del giudizio della magistratura contabile.
Noi diciamo subito che la preoccupazione della Corte dei conti non sembra si possa condividere, sia per la mancata impugnativa della legge istitutiva del fondo del 1962, sia perché le entrate finanziarie dell’Ente sono costituite, fino adesso, non da denaro
« propriamente pubblico », come generica
mente ed erroneamente si sostiene, bensì da contributi versati dai dipendenti dell’Am- ministrazione regionale nella qualità di lavo
ratori, alla stregua di qualsiasi altro dipen
dente del settore privato.
Se così non fosse, sarebbero soggette ad incostituzionalità tutte le gestioni autonome degli enti previdenziali e pensionistici ope
ranti in Italia, ai quali lo Stato contribuisce in forma diretta o indiretta: vedasi, per esempio, per tutti questi casi, quello dell’
Enpas, che si trova nelle stesse condizioni.
Se fosse vero quello che dice la Corte dei conti, anche il fondo di gestione dell’Enpas sarebbe incostituzionale. Ma la inconsistenza e la pretestuosità di tali motivazioni sono praticamente ribadite in questo stesso dise
gno di legge, secondo il testo esitato dalla Commissione. Infatti, nella relazione della Commissione si afferma che « questa moti
vazione, che costituisce l’ossatura del dise
gno di legge del Governo, è oggi attenuata dalla considerazione che gli atti del fondo vengono assoggettati al controllo successivo della Corte dei conti ». Quindi, il disegno di legge, nel testo esitato dalla Commissione, non ha ritenuto di accogliere il rilievo della Corte dei conti perché, in conclusione, ha
deciso di fare operare il controllo degli atti nei tempi successivi, cioè in termini di rendiconto e non in fase di controllo pre
ventivo. La ragione, quindi, addotta a suo tempo dal Governo, che era quella fonda- mentale, « l ’ossatura » dice la relazione della Commissione, è caduta completamente per volontà delle stesse forze di maggioranza le quali avevano sostenuto la necessità dell’
abolizione del fondo di quiescenza in acco
glimento dell’appunto della Corte dei conti.
Il rilievo della Corte dei conti viene, per
tanto, disatteso perché i sindacati e le forze politiche che erano partiti, lancia in resta, contro il fondo di quiescenza, si sono resi conto del grande insulto da loro portato agli interessi del personale regionale il quale non poteva essere tutelato ove fosse stata adot
tata la procedura del controllo preventivo della Corte dei conti che avrebbe implicato chissà quali ritardi nella corresponsione del
le pensioni. E allora, perché, dal momento che è caduta la motivazione principale, non mantenere il fondo di quiescenza?
Ecco, quindi, che questa motivazione è caduta, sconfessata dalle stesse forze di mag
gioranza che pur l’avevano portata avanti per giustificare la presentazione del disegno di legge.
Seconda considerazione: il deficit del fon
do di quiescenza. Io ho qui una relazione del Consiglio di amministrazione del fondo di quiescenza riguardante il bilancio di pre
visione per l’esercizio finanziario 1977. Da questa relazione emerge, in realtà, la situa
zione deficitaria del fondo di quiescenza. Ri
spetto alle entrate contributive, che risulta
vano allora di 16 miliardi, c’erano 30 mi
liardi di uscite. La stessa relazione metteva in rilievo come queste uscite si fossero tri
plicate negli ultimi anni a causa del forte esodo del personale della Regione, in seguito alle varie leggi sull’esodo volontario varate in questi ultimi anni. Ma, nel momento in cui il Governo metteva e mette in rilievo la situazione deficitaria del Eondo di quie
scenza, ha posto mente a quelle che sono le proprie responsabilità? Perché si è deter
minato il deficit del Fondo di quiescenza?
Si è determinato per tutti questi motivi:
1) inadeguatezza delle contribuzioni ordi
narie che dovrebbero servire ad assicurare le controprestazioni a carico del fondo;
2) mancato rimborso, da parte della B®'
Resoconti Parlamentari
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V ili Legislatura eCCXII SEDUTA 5 Ap r il e 1979
gione, ai termini dell’articolo 6 della legge statale numero 124 del 1971, deH’integrale, maggiore onere discendente dall’applicazione della legge numero 336 sull’esodo dei com
battenti ed assimilati;
3) mancato recupero delle quote-parte del trattamento di quiescenza e previdenza a ca
rico dello Stato e di altri enti per i servizi ricongiunti ed interamente computati a ca
rico del Fondo, in attesa della definizione degli accordi previsti dall’articolo 8 della legge regionale numero 34 del 1953;
4) mancato stanziamento, ai sensi del quarto e quinto comma dell’articolo 92 della legge regionale numero 7 del 1971, del con
tributo a copertura degli oneri posti a ca
rico del Fondo per il trattamento di quie
scenza, previdenza ed assistenza per il per- ronale statale transitato nei ruoli regionali in base all’articolo 85 della stessa legge.
Per il primo motivo sono venuti a man
care ben 5 miliardi; per il secondo, cioè a causa della legge numero 336, 7 miliardi;
per il terzo due e 4 miliardi per il man
cato contributo ai sensi del quinto comma dell’articolo 92 della legge regionale nume
ra 7 del 1971; infine, oltre 2 miliardi per perdita dei corrispettivi interessi bancari.
Come si può facilmente evincere, la gran parte di queste scoperture finanziarie risal
gono ad inadempienze del Governo regio
nale il quale ha posto il Fondo di quiescenza 'n condizioni di difficoltà, svolgendo, nei riguardi dello stesso, una politica autentica
mente iugulatoria, per poi, sulla base della nlevanza del deficit, chiederne la soppres
sione.
Ora tutto questo è veramente inaudito, rion possiamo accettare le argomentazioni di nu Governo che crea,, con le sue inadem- Pi^ze, le condizioni deficitarie per poi giu-
® ificare, con il deficit, la richiesta della sop- pifissione del Fondo.
Questa metodologia finisce con il rivelarsi
^ Vero e proprio atto di accusa contro le gravi responsabilità del Governo regionale
^ da alcuni anni a questa parte, ha svolto politica coercitiva verso il Fondo di quie-
® quindi contro gli interessi del per- iia] ^ della Regione; se il Governo regio- jg ® avesse rispettato i propri impegni di j^sge nei riguardi del Fondo di quiescenza, g- 'l®®®o_ di quest’ultimo si sarebbero impin- 0 di ben 20 miliardi determinando un
attivo e non un passivo, come purtroppo ha dovuto mettere in rilievo la relazione al bilancio del 1977 del Consiglio di ammini
strazione. Ma se le due esposte sono le mo
tivazioni ufficiali addotte dalla maggiorsmza a sostegno della soppressione del Fondo, noi sappiamo bene come ne esiste un’altra non dichiarata ma che pur è emersa dai discorsi che si sono svolti sia in Commissione che fuori dalla stessa: le motivazioni ufficiali fini
vano, infatti, con l’essere confessate come pretestuose da parte degli stessi responsabili, cioè dai partiti della maggioranza e dal Go
verno.
Nessuno dei rappresentanti politici della
^^SSiouanza e del Governo è mai venuto in Commissione per discutere con le forze politiche sulla base di queste due giustifi
cazioni perché, appunto, esse potevano es
sere soltanto causa di rossore; i partiti della maggioranza, anche se erano costretti uffi
cialmente ad esporle nelle relazioni, in realtà non facevano affidamento sulla loro validità per sostenere il presente provvedimento legi
slativo. C’èra un altro disegno, ripeto, sot
taciuto ma reale ed alla fine emergente:
l’accordo, realizzatosi in sede nazionale su questo argomento, tra Governo, sindacati e partiti della maggioranza, che si è poi tra
sfuso in un disegno di legge presentato dal Ministro del lavoro Scotti e in un paragrafo dello stesso piano Pandolfi, là dove si parla della situazione deficitaria dell’Istituto nazio
nale della previdenza sociale.
Per soddisfare una esigenza di carattere politico, che deriva dalla situazione defici
taria deU’Inps, un Istituto che ogni anno registra 4 mila miliardi di deficit. Governo, sindacati della triplice e partiti deH’ammuc- chiata hanno pensato di assorbire nel cal
derone dell’Inps i vari fondi autonomi, i cosiddetti fondi a capitalizzazione con cui molti enti, istituti ed aziende corrispondono il trattamento di quiescenza ai loro dipen
denti.
Noi evidentemente non possiamo essere d’accordo con questa impostazione politica perché ^ sappiamo benissimo come il deficit dell’Istituto nazionale di previdenza sociale sia da intestarsi alla politica clientelare e sperperatrice dell’attuale maggioranza di go
verno e dei partiti dell’arco costituzionale:
questa è una tesi che non possiamo politi
camente accettare, anche se potevamo ri-