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MR qu mam go. c - -" - MW A a M"' ENS

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MINISTERO PER I BENT E LE ATTIVITA CULTURALI

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SERVIZIO TECNICO PER LE RICERCHE ANTROPOLOGICHE E PALEOPATOLOGICHE

LUIGI CAPASSO

IU JIIIIJ SU I] U 1 EI) A[IJ

PALEOBIOLOGIA DELLE VITTIME DELLERUZIONE VESUVIANA DEL 79 d.C.

<<L'ERMA>' di BRETSCHNEIDER

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BIBLIOTHECA ARCHAEOLOGICA, 33

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BIBLIOTHECA ARCH€OLOGICA 33

1. Maurizio Harari - IL <<GRUPPO CLUSIUIvI>> NELLA CERAMOGRAFIA ETRUSCA.240 pagg., 74 tavv. 1980

2. Alessandro Morandi - EPIGRAFIA ITALICA. 252 pagg., numerose ill.ni nel testo, 53 tavv. 1982

3. Sandro Stucchi - DrvAGAZIOM ARCHEOLOGICHE I. Delle figure del grande fron- tone di Corfü. Di un mitreo e di un Oracolo a Cirene. 120 pagg., 36 tavv. 1981

4. Sandro Stucclii - DWAGAZIONT ARCHEOLOGICHE n. Di 1111 prearco insussistente.

Di quattro colonne di Caristio.120 pagg., 28 tavv. 1981 5. Bonghi Jovino M. - RICERCHE A POMPEI. L'insula 5 della Regio VI dalle origini

al 79 d. C. (campagne di scavo 1976-1979). Tomo I, 424 pagg. - Tomo II, 184 tavv., 9 p.te f.t. 1984

6. Ruth and Ascher Ovadiah - MosMc PAVEMENTS IN ISRAEL. 276 pagg., 192 tavv. 1987 7. Sandro de Maria - GLI ARCHI ONORARI DI ROMA E DELL'ITALJA R0MANA. 376

pagg., figure, 113 tavole f.t. 1988

8. Patrizio Pensabene - IL TEATRO ROMANO DI FERENTO. Architettura e decorazione sdultorea. 212 pagg., 117 tavv., XV piante. 1989

9. Marina De Franceschini - VILLA ADRIANA. Mosaici - edifici - pavimenti. 748 + XXVIII, 109 p.te, 52 tavv. bIn, 12 tavv.a colori f.t. 1991

10. Bakhuizen S. C. (coord.) - A GREEK CITY OF THE FOURTH CENTURY B. C. by the GorItsa Team. 318 pages + LIX plates, 5 sheets. 1992

11. László Török - COPTIC ANTIQUITIES I. 74 pages + CVI plates. 1993 12. László Török - COPTIC ANTIQUITIES II. 92 pages + XCVI plates. 1993 13. M. Bonamici - S. Stopponi - ORVIETO. LA NECROPOLI DI CANNICELLA. Scavi della

P. Tamburini Fondazione per il Museo <<C. Faina>> e dell'Università di Perugia (1977). 280 pagg., 66 ill, b/n, 33 tavv. f.t. 1993 14. Vincenzo Tusa - I SARCOFAGI RoMANI IN SICILIA. 120 + XVI pagg., 181 tavv. f.t.

15. László Törok - HELLENISTIC AND ROMAN TERRACOrFAS FROM EGYPT. 193 pages + CLXXIII plates. 1995

16. Maria Stella Busana - ODERZd FORMA URBIS. Saggio di topografia antica. 158 + XIV pagg., 69 figg. + 7 pieghevoli f.t. 1996

17. Shirley J. Schwarz - GREEK VASES. In the National Museum of Natural History Smithsonian Institution, Washington, D. C. 89 pages, 87 plates. 1996

18. Alessandro Naso - ARCHITET]TURE DIPINTE. Decorazioni parietali non figurate nelle tombe a camera dell'Etrunia menidionale (vu-v sec. a. C.). 497 pagg., 312 figg. + XX tavv. f.t. 1996

19. László Barkóczi - ANTIKE GLASER. 124 Seiten, LXXXII Tafein. 1996

20. Janine Lancha - MOSATQUE ET CULTURE DANS L'OCCIDENT ROMAIN (Jer jve S.).

439 pages, 126 planches, 14 planches en couleurs. 1997 21. Fabrizio Mon - THE GREAT CIVILISATIONS OF THE ANCIENT SAHARA.

Neolithisation and the earliest evidence of anthropomorfic religions. 276 pages, 108 plates b/w, 90 colour plates.

1997

22. Lorenzo Bianchi - CASE E TORRI MEDIEVALI A ROMA. Documentazione storica e sopravvivenza di edifici medioevali nel tessuto urbano di Roma. 465 + XX pagg., 252 ill. b/n, 24 ill. a col., 21 dépl.

in marsupio. 1997

23. Soren D., Soren N. - A ROMAN VILLA AND A LATE ROMAN INFANT CEMETERY.

(edited by), Excavation at Poggio Gramignano (Lugnano in Teverina).

1.160 pages, 368 plates b/w, 24 colour plates, 4 folders. 1999 continua a pag. 1091

(5)

LuIGI CAPASSO

Ifuggiaschi di Ercolano

Paleobiologia delle vittime dell'eruzione vesuviana del 79 d.C.

© Copyright 2001 by <<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 19 - Roma

Pro getto grafico:

<<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER

Tutti I diritti riservati.

E

vietata la riproduzione di testo e illustrazioni senza ii permesso scritto dll'editore.

Capasso, Luigi

I fuggiaschi di Ercolano : paleobiologia delle vittime dell'eruzione vesuviana del 79 d.C. I Luigi Capasso. -Roma: <<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER>>, 2001.-1089p.: ill.; 28 cm.

- (Bibliotheca Archaeologica; 33)

In testa al front.: Ministero per i beni e le attività culturali, Servizio tecnico per le ricerche antropologiche e paleopatologiche

ISBN 88-8265-141-X

CDD 21. 937.7

1. Scavi archeologici - Ercolano 2. Antropologia - Ercolano

Ii presente lavoro è stato realizzato

con ii contributo del C.N.R. - Progetto Finalizzato "Beni Culturali".

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Questo libro e dedicato a/la memoria di Antonio Ascenzi, che nell'ultima parte della sua vita ha rivolto

molte energie alla revisione

scientifica dei temi che oravedono la luce.

L'autore

3

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INDICE

Introduzione Pag. 7

Ringraziamenti... >>

CAPITOLO I

STORIADELLE SCOPERTE ... >> 11

CAPITOLO II

TANATOLOGIA, TAFONOMIA, DIAGENESI ... >> 21 Causee modalità della morte ... >> 21 Diagenesi... >> 58 Scavoe recupero ... >> 67 Restauro... > 67 Conservazione... > 70 Bibliografiacitata ... 71

CAPITOLO III

METODI...

CAPITOLO IV

SCHEDE INDIVIDUALI DEl FIJGGIASCHI ... >> 79

CAPITOLO V

ANTROPOMETRIA ... 923 Lastatura ... >> 923 iicranio ... 927 Gliarti... >>

Bibliografiacitata ... 946

CAPITOLO VI

PALEODEMOGRAFIA... >> 947 Distribuzione secondo ii sesso ... 956 Distribuzionesecondo l'età ... >> 959 Confronti... >> 961 Lapiramide delle eta ... 965 Mortalitàe natalità ... ,> 969 Bibliografiacitata ... >> 971

CAPITOLO VII

PALEOFERTILITA... >>

CAPITOLO VIII

PALEOPATOLOGIA ... 981 a) Patologia ossea ... >> 981 Alterazioni di prima formazione dell'osso ... >> 981 Formesistemiche ... >> 981 Formedistrettuali ... >> 981 Errori di sviluppo e varietà anatomiche del cranio ... >> 981

Errori di sviluppo e varietà anatomiche dello scheletro post-craniale 984

Scheletroassiale ... >> 984 Anomalie di numero delle vertebre ... >> 984 5

(8)

Anomalie di forma e di volume delle vertebre . Pag. 985 Anomalie delle coste e dello sterno... >> 989 Scheletroappendicolare ... >> 992 Lesioni traumatiche delle ossa ...> 998 Patologia ossea infiammatoria ... >> 1003 Formeaspecifiche ... >> 1003 Formespecifiche... >> 1006 Osteopatie da carenze vitaminiche ... 1012

Osteopatie in rapporto ad emopatie ed a patologie dell'apparato cardio-vascolare D 1012

Osteopatie di origine endocrina... >> 1016 Tumori... .. 1016 b) Patologia delle articolazioni ... >> 1017 Patologiacongenita ... >> 1017 Patologiatraumatica ... >> 1018 Patologiainfiammatoria... D 1018 Artropatia degenerativa (artrosi) ... >> 1018 Osteocondriti... >> 1026 C) Patologia dei tendini, delle inserzioni tendinee e muscolari e delle borse muccose >> 1026 d) Malattie dei denti ... 1031 Anomaliedei denti ... D 1031 Anomaliedi numero ... >> 1031 Anomalie di forma e di volume ... >> 1033 Anomalie di forma - incisivo a pala ... >> 1033 Anomalie di unione (coalescenza e sdoppiamento) ... >> 1034 Anomaliedi volume ... 1034 Cuspidisoprannumerarie ... >> 1034 Anomaliedi struttura... > 1035 Anomaliedi eruzione... > 1038 Ritenzionedei denti ... ... >> 1038 Anomalie di posizione (distopie) ... >> 1038 Anomaliedei mascellari ... >> 1039 Malocciusione... >> 1039 Trema... ... > 1040 Traumatismidentari ... >> 1040 Usuraocciusale ... 1040 Tartaro... > 1042 Malattie del tessuti paradentali ... > 1042 Canedentale ... '> 1044 Dentideiscenti in vita ... >> 1047 e) Miscellanea paleopatologica ... > 1049 Bibliografiacitata ... >> 1050

CAPITOLO IX

CONCLUSIONI...

APPENDICI

Appendice 1 - Elenco dei nomi confidenziali attribuiti ai FuggiascJzi...

Appendice 2 - Analisi paleonutnizionale mediante spettroscopia ad assorbimento atomico (di L. Capasso, A. D'Alessandro e F. Bartoli) ...

Appendice 3 - Sulla presenza di DNA endogeno nei resti scheletrici dei Fuggiaschi di Ercolano (di R. Mariani Costantini e L. Capasso)...

INDICT

IndiceAnalitico ...

Indice delle principali patologie nei singoli individui ...

Indicedei nomina nova ...

> 1053

>> 1059

>> 1065

>> 1069

> 1075

>> 1084

>> 1089

Eel

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INTRODUZIONE

Ii ritrovamento, avvenuto nel 1982, dei resti biologici di un nutrito gruppo di abitanti di Hercula- neum morti mentre tentavano la fuga per via di mare durante l'eruzione pliniana del 79 d.C., ha rap- presentato una scoperta importante per l'antropologia. Vi sono tre ragioni fondamentali che deter- minano questa importanza.

La prima è che mai in passato si è reso disponibile allo studio un campione di popolazione di epo- ca romana a1 contempo sufficientemente consistente e ben conservato. I Fuggiaschi di Ercolano so- no appunto, per la prima volta, un insieme di soggetti tanto numeroso da rendere credibili 1e elabo- razioni statistiche emergenti dall'analisi dei resti, cosicché rappresenta con verosimiglianza un campione significativo rispetto alla popolazione cui esso apparteneva. Ed è tanto pin singolare e pre- zioso per la Scienza questo insieme di resti in quanto esso comprende ossa perfettamente conserva- te, inglobate e sigillate nella pozzolana a grana finissima che ne ha preservato ogni dettaglio morfo- logico e ne ha consentito una mineralizzazione diagenetica. Accanto ai resti scheletrici, poi, spiccano anche avanzi di tessuti molli carbonizzati che hanno arricchito con un apporto di conoscenze rare in paleo-antropologia le potenzialità di indagine e la varietà di dati raccolti e interpretati.

Questo corpus di materiali abbondanti, conservati e differenziati e poi perfettamente articolato con

II suo contesto archeologico. Herculaneum è una delle città romane meglio conosciute in quanto a strut- tura urbana, ad architettura degli edifici pubblici e privati, a suppellettii e perfino a oggetti d'uso co- mune, strumenti di lavoro, resti di cibo; cioè è una città romana per la quale è stato possibile ricostrui- re in dettaglio, tramite l'interpretazione dei dati desunti dai resti della cultura materiale, lo stile di vita e di lavoro della comunità umana che vi abitava. La ricostruzione del quadro della Ercolano del I seco- lo d.C. è poi completata dalle fonti letterarie coeve, le quail hanno fomito dettagli che possediamo solo per poche altre realtà antiche. Cosicché i dati paleobiologici desunti dal prezioso campione di Fuggia- schi si integrano con un'impressionante quantità di dati relativi alla cultura materiale ed all'organizza- zioné sociale ed economica, completando in maniera emblematica la ricostruzione archeologica inter- disciplinare e realizzando una compenetrazione didattica fra dati biologici e dati culturali.

La grande quantità di materiale studiato ed ii suo eccellente stato di conservazione, inoltre, han- no rappresentato l'occasione per osservazioni nuove o poco comuni, per affinare tecniche di diagno- si, per mettere a punto nuovi metodi di studio e documentazione. E' per queste ragioni che l'opera, specialmente nella parte descrittiva, entra in dettagli che vogliono servire a documentare le novità ed i casi emblematici, con l'ambizione di fornire materiali utili a confronti ed a studi futuri.

La seconda ragione di interesse deriva dal modo assolutamente inusuale col quale 11 campione di Fuggiaschi si costitul in pochi istanti nella notte fra ii 24 ed 1125 agosto del 79 d.C. Questa circostanza rende veramente diverso l'assieme di morti ercolanensi da tutti quelli coi quali l'antropologo è con- suetamente abituato a trattare, e cioè i campioni cimiteriali (morti diacronici) - I nostri Fuggiaschi fu- rono vittime di una catastrofe istantanea, cosicché i dati paleodemografici risultano sincronici, simili a quelli di un censimento, ed i dati paleoepidemiologici sono omologabili a quelli sulle morbilità del- le patologie nelle popolazioni viventi.

La terza ragione di interesse non è scientifica ma emotiva. La consapevolezza delle modalità del- la morte, la ricostruzione storica del dramma nel quale quelle persone furono coinvolte, offre sensa- zioni che non possono essere tenute lontane né da chi ha studiato i reperti né da quanti si avvicina- no ora alla loro conoscenza mediata.

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Lo studio dei resti di 162 individui, doe di circa 30.000 ossa, è durato sette anni ed ha comporta- to un'analisi meticolosa, con osservazioni macroscopiche, rilievi microscopici, radiografici, chimici, analitici e con una documentazione puntuale, perché altrimenti lacunosa (ciô che sarebbe stato in- congruo rispetto all'interesse scientifico del campione). Lo sforzo in termini di mezzi finanziari e di risorse umane è stato ingente, ma ii quadro sinottico che lo studio ha prodotto offre un apporto so- stanziale alla conoscenza della paleobiologia delle popolazioni romane in generale ed aggiunge ii con- tributo delle conoscenze paleobiologiche alla ricostruzione storica di una delle piü importanti realtà archeologiche del pianeta.

Fig. 1 - NelIa primavera del 1981 iniziarono a riemergere dalle ceneri delleruzione vesuviana i resti dde vittime della catastrofe del 79 d.C.: una scoperta che avviô una delle pifi appassionanti avventure della ricerca antropologica.

Nel lungo lavoro svolto si e creato quasi un rapporto diretto fra materiali e ricercatori, el'esame di dettaglio, teso a ricostruire ogni possibile aspetto della vita dei singoli soggetti studiati (dalle malat- tie, alle attività lavorative, fino alle modalità della morte), ha comportato una conoscenza fine delle singole persone ed ha Suscitato ii doveroso riSpetto verso i reSti di quella tragedia lontana.

B nella professione dell'antropologo fisico ii profondo rispetto per i resti umani rende la misura dell'umiltà del noStro lavoro, ma anche della sua bellezza.

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RINGRAZIAMENTI

Ii presente lavoro è nato dall'esigenza di addivenire ad uno studio antropologico compiuto dei re- sti dei Fuggiaschi recuperati nel 1982 e nel 1983, studio non ancora avviato a tutto ii 1993. A questa esigenza diede voce concreta Baldassare Conticello che affidO l'impresa allo scrivente: dopo sette an- ni di lavoro in laboratorio, quindi, lo studio che vede oggi la luce deve la sua realizzazione anzitutto e principalmente al Prof. Conticello che ne sentl la necessità morale e l'urgenza scientifica; a lui va il mio ringraziamento per avermi offerto l'immeritato incarico che e stato stimolo e palestra, seppure nella rilevante responsabilità. Ringrazio ugualmente Pietro Giovanni Guzzo, attuale Soprintendente Archeologico di Pompei ed Ercolano, per avermi rinnovato la fiducia del suo predecessore e per a ye- re autorizzato la pubblicazione dei risultati scientifici e dell'iconografia che ii accompagna.

Ii lungo lavoro di diagnostica e descrizione dei singoli soggetti che presentavano problematiche diagnostiche particolari (nella pratica 92 schede individuali) è stato seguito con estrema puntualità da Antonio Ascenzi, accademico dei Lincei, gib titolare della cattedra di Anatomia ed Istologia Pato- logica dell'Università "La Sapienza" di Roma; i suoi suggerimenti hanno migliorato l'impostazione generale del lavoro, eliminato errori ed introdotto precisazioni che hanno comportato un impegno di quasi due anni. Sono molto grato al Prof. Ascenzi per avere accettato e svolto questo lavoro lungo e gravoso che nessun altro avrebbe potuto compiere con eguale competenza.

Ho piacere di esprimere qui ii mio ringraziamento sincero a Maria Luisa Rinaldi Veloccia, refe- rente Archeologo del Servizio Tecnico per le Ricerche Antropologiche del Ministero, per avere spro- nato e incoraggiato con ogni mezzo lo sviluppo del lavoro, anche nei numerosi momenti difficili, con- tribuendo ad eliminare difficoltà di ogni genere ed appianando le insidie ambientali che spesso arenano lavori tanto lunghi da realizzare. Altrettanto ringraziamento esprimo a Maria Rita Sanzi che, nella sua veste di Soprintendente Archeologico dell'Abruzzo, dimostrà la sua particolare sensibilità nei con- fronti dei materiali osteologici ercolanensi, individuando le risorse necessarie alla ricerca ed avvian- do il costoso e laborioso programma di documentazione svolto presso i Laboratori di Chieti del Ser- vizio di Antropologia.

Naturalmente molti specialisti hanno riveduto singole parti del testo attuale. In particolare rin- grazio Luciano Nicolini, per avere referenziato il capitolo sulla paleodemografia; Mario Pagano, di- rettore degli scavi di Ercolano, per avere riveduto il testo del capitolo riguardante la storia delle sco- perte, Francesco Mallegni, docente di Paleontologia Umana nell'Università di Pisa, per avere revisionato il capitolo sull'antropometria. Alcuni puntali suggerimenti in materia di antropologia dentaria mi so- no stati forniti da Roberto Macchiarelli, della Sezione di Antropologia del Museo '1. Pigorini" di Ro- ma che ringrazio particolarmente.

Ii lavoro sui resti biologici e stato materialmente eseguito da un gruppo di giovani ricercatori che mi hanno assistito nelle vane fasi delle operazioni di rilievo.

I dati per la determinazione del sesso e dell'età e quelli antropometrici sono stati in gran parte ri- levati dai giovani della Cooperativa Anthropos di Pisa, ed in particolare da Fulvio Bartoli, Elena Be- dini, Angelica Vitiello, Laura Paglialunga e Federica Severini; a tutti loro va il mio piü sentito rin- graziamento. Ii lungo lavoro di rilievo dei caratteri patologici e stato eseguito al tavolo anatomico con l'assistenza puntuale di Luisa Di Domenicantonio, in occasione dello svolgimento della sua tesi di dottorato di ricerca. Ii lavoro di radiografia, che ha comportato spesso spostamenti dei materiali in orari notturni e festivi e ripetizioni numerose di centinaia di radiogrammi, e stato svolto con l'aiuto di Francesca Pietrangelo, prima, e di Ruggero D'Anastasio in una seconda fase, sempre con la con- 9

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sulenza tecnica di Francesco Jocca e dei suoi collaboratori. Le centinaia di sezioni istologiche resesi necessarie per lo studio tafonomico, per la determinazione dell'età alla morte e per gli accertamenti diagnostici paleopatologici, sono state eseguite da Gabriella Di Tota, dottore di ricerca in paleopato- logia che ha avuto per alcuni anni la responsabilità del nostro laboratorio di micromorfologia, non- ché dal solerte tecnico di laboratorio biomedico Antonietta Di Fabrizio. La documentazjone di ml- croscopia elettronica a scansione e di microanalisi elementare è stata svolta da Maria Giammatteo, del centro di microscopia elettronica dell'Università di Aquila, la quale ha fronteggiato con rara pe- rizia le difficoltà presentate dall'lnsolito materiale studiato. Le analisi paleobotaniche sono state im- peccabilmente eseguite da Sylvie Coubray, che ha lavorato con l'ausilio dei tecnici della Sezione di Antropologia del Museo "L. Pigorini" di Roma. Le analisi molecolari, con estrazione ed amplifica- zione del DNA dall'osso, sono state eseguite con la consulenza qualificata ed impeccabile di Renato Mariani Costantini dell'Istituto di Patologia generale dell'Università "G. d'Annunzio" di Chieti. Infi- ne, le microanalisi spettofotometriche sono state eseguite da Aida d'Alessandro, sotto la supervisio- ne di Fulvio Bartoli, che ha lavorato presso il Dipartimento di Scienze Archeologiche dell'Università di Pisa.

Ii lavoro di documentazione paleobiologica si e sviluppato con ii supporto costante della ricerca archeologica; ogni emergenza antropologica è stata subito confrontata con il contesto storico e que- sto ha comportato una puntuale ricerca, svolta sia sulle fonti scritte che sui resti della cultura mate- riale, condotta dalla giovane archeologa Mirella La Verghetta che ha svolto al meglio questo suo pri- mo incarico professionale, con l'occasione del suo dottorato di ricerca in paleopatologia.

L'illustrazione del volume è l'opera prima di Francesco Di Nardo. L'importanza del disegno nell'il- lustrazione archeologica come in quella anatomica ha trovato in questo lavoro un momento di sin- tesi che e stata stimolante, ma molto difficile da ottenersi. Sono stati eseguiti solo i disegni valutati necessari all'interpretazione del testo ed in ciascuno ogni linea, ogni tratto è stato discusso fra an- tropologo, archeologo ed illustratore; i risultati di questo lavoro meticoloso, che ha comportato un investimento di tempo cospicuo, hanno rappresentato uno dei momenti esaltanti della fase sinottica.

L'enorme corpus fotografico ha comportato una campagna durata cinque anni per complessive cir- ca 30.000 riprese; le fotografie macroscopiche sono di Luisa Di Domenicantonio, quelle ai microsco- pi e le elaborazioni al Quantimet di chi scrive; le elaborazioni grafiche sono di Francesco Di Nardo ed Ugo Miscia; tutte le operazioni di laboratorio fotografico sono state svolte da Luciano Lullo e dai suoi collaboratori.

In ultimo, perché in fondo a questa lista ma primi nella realtà, ringrazio 11 personale tecnico del Laboratorio di Antropologia di Chieti che ha convissuto con i Fuggiaschi di Ercolano per sette lunghi anni. In particolare Salvatore Caramiello, tecnico antropologo che ha curato il delicato restauro dei materiali biologici, sempre con attenzione alla conservazione non solo dei resti ossei, ma anche del- la memoria storica del restauro operato da Sara Bisel, e sempre con l'accortezza di salvaguardare la visibilità per quanti opereranno dopo di noi. Salvatore Caramiello ha anche sempre seguito e super- visionato ii lavoro di laboratorio, con presenza costante e veramente appassionata, dalle sezioni isto- logiche alle operazioni di analisi, e curato l'umile quanto preziosa opera di organizzazione del ma- gazzino, che spesso ha comportato il contemporaneo movimento di centinaia di reperti. Ed in particolare ringrazio anche Nadia Rabottini che ha composto migliaia di pagine di testo, costituendo centinaia di tabelle, formattando e archiviando didascalie e fotografie, digitando e correggendo per decine di volte, anno dopo anno, con pazienza e competenza tutto quanto di questo volume è testuale. Un gra- zie anche a Rossella Properzio e Piera Quaranta che con il loro lavoro di segreteria hanno anche lo- ro sostanzialmente contribuito alla realizzazione del lavoro.

Infine, un grazie particolare all'editore Roberto Marcucci per la fattiva collaborazione e a Giovan- ni Portieri, per il competente apporto tecnico.

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CAPITOLO PRIMO

STORIA DELLE SCOPERTE

Dal momento della scoperta, del tutto casuale (1738), nel sottosuolo di Resina delle prime emer- genze archeologiche deli antica Ercolano fino al 1831, furono trovate poche traccie di resti umani1.

Ii metodo vandalistico dellesplorazione attraverso cunicoli sotterranei scavati nel banco tufaceo consentl infatti di espoliare notevoli materiali archeologici relativi alla città ma, al contrario di quanto accadeva nella vicina Pompei, lassoluta sporadicità dei resti scheletrici iniziO a far pensare che Ercolano fosse stata completamente abbandonata prima di essere sepolta dalla massa di mate- riali eruttivi del 79 d.C.

Nel 1828, dopo un'interruzione dell'esplorazione durata 63 anni, fu presa la lodevole iniziativa di riattivare le ricerche archeologiche ad Ercolano, questa volta mediante scavi a cielo aperto. Fu durante questa fase che venne scoperto, nel 1831, uno scheletro umano completo, al piano superiore di unabitazione che prese ii nome dal macabro rinvenimento: la Casa dello scheletro (Insula III, n.3). Successivamente, durante gli scavi eseguiti sotto la guida di Amedeo Maiuri (direttore dal 1924 al 1961), furono riportati alla luce i resti di altre vittime (fig. 2).

Due scheletri, uno maschile e l'altro femminile, furono rinvenuti all'interno delle Terme maschi- ii (Cardo III, n. 1): "erano verosimilmente i custodi delle Terme che dall'alloggio del piano superiore si erano rifugiati sotto la robusta volta del tepidario, quando vennero sommersi dalla marea di fango (MAIWPJ, 1959).

Pus tardi si rinvennero anche i resti carbonizzati di un bimbo ancora adagiato nella sua culla di

legno, puressa carbonizzata, nella

Casa della gemma (Insula orientalis I, n. 1). I resti di un uomo car- bonizzato riverso in un letto nel Collegio degli Augustali e quelli di un adolescente, anch'egli giacen- te in un letto nella Bottega clell'intagliatore di gemme (Insula orientalis II, n. 10) sono le ultime sco- perte in fatto di avanzi antropologici2.

Questa rarità di resti scheletrici rafforzava lidea che Ercolano fosse stata evacuata prima dell'e- ruzione. Anzi era parso verosimile ammettere che nella concitazione della fuga qualcuno fosse rima- sto in qualche modo intrappolato negli edifici, impedito alla fuga; qualche altro, come spesso acca- de durante la diffusione del panico fra la folla, potrebbe essere stato colto da malore e abbandona- to. Phi drammatica, struggente, linterpretazione del bimbo lasciato nella sua culla.

A rafforzare lidea di una città evacuata in fretta ma con efficacia stavano anche i resti scheletrici di un asino recuperati nell'angusto cortiletto di un forno con anriesso mulino (Insula orientalis, Pistrinum); le ossa furono trovate accanto alle due macme in pietra che l'asino azionava.

Evidentemente allanimale non era stata data possibilità di fuga, lasciato legato al suo giogo servile.

La rarità di resti umani ad Ercolano appariva ancor phi caratterizzante nel confronto con Pompei, da cui si continuavano ad estrarre ossa e 'corpi' testimoni diretti degli effetti del catacli- sma sulla popolazione.

1 Alla stesura del presente capitolo ha contribuito ii Dr. Mario Pagano, specialmente per quanto attiene la storia pin recen- te delle attività archeologiche ad Ercolano.

2 'Nello stanzino chiuso un piccolo telaio a mano per ricami e accanto uno sgabello: nel letto intarsiato e impellicciato con disegno di linee a meandro uno scheletrino di adolescente" MAIURI (1959).

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Fig. 2 - Nel 1924 ripresero gli scavi a cielo aperto dellantica città di Ercolano; furono riportate alla luce molte abitazioni delle quali era ancora conservato ii tetto (A); furono trovati solo pochissimi resti umani, al contrario di quanto accade- va a Pompei (B: Maiuri, direttore degli scavi a Pompei ed Ercolano mentre osserva resti ossei a Pompei).

Fig. 3 - IJno dci tre scheletri trovati sul piano di calpestio della spiaggia, a ridosso del cortile delle Terme suburbane, allinterno di una trincea scavata per sistemare ii drenaggio della falda acquifera nel maggio del 1980 sotto la direzione di Giuseppe Maggi (da MAGGI, 1985).

Amedeo Maiuri, alla cui competenza ed alla cui straordinaria ed irripetibile passione si deve la maggioranza delle lUstre conoscenze scientifiche su Ercolano, cos! come la gran pane della speri- mentazione e dellapplicazione dei peculiari metodi di restauro e conservazione degli inusuali reper- ti archeologici ercolanensi, Si convinse anch'egli dellevacuazione di Ercoano e, con l'efficacia di sempre, descrisse l'impatto che la consapevolezza di un popolo scampato al genocido aveva sul- latmosfera odierna della città sepolta. Egli scrive:

12

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La mancanza stessa di vittime umatte che rendãno cosi drammatica la visione delle case di Pompei, in queste case nitide e tranquille, ancora allestite per ricevere gli inquilini abituali e gli ospiti amici, non si sente e non si lamenta: lo spettacolo del/a morte fra tanto respiro di vita, sarebbe qui troppo doloro- so e sgradzto Queue case furono abbandonate con tutte le loro inassenzie per metterSi in salvo al pm presto, in fuga, verso Napoli o verso la marina: vi rientriamo noi con la noStra dolorosa esperienza di sopravvissuti, dopo poco meno di duemila anni, ansiosi solo di riallacciarci a quellantica ti-ama di vita

(MAIURI, 1959).

Ma nuovi eventi avrebbero variato questo scenario aggiungendovi quel Hdolor& e quello sgradi- mento" che Maiuri non assaporà.

Gli scavi nell'area suburbana di Ercolano, abbandonati nel 1957 da Maiuri stesso, ripresero nel 1980 ad opera di Giuseppe Maggi. L'occasione fu data dalla necessità di creare un'area di drenaggio per le acque della falda freatica che invadevano l'edificio delle Terme suburbane. Grazie alla colla- borazione fra ii Provveditore alle Opere Pubbliche, Paolo Martuscelli, ed ii Soprintendente Archeologico di Pompei ed Ercolano, Alfonso De Franciscis, furono avviati i lavori di costruzione di una trincea per lincanalamento delle acque dall'edificio delle Terme suburbane verso l'antico Edo di Ercolano. 11 21 maggio 1980 venne portato alla luce ii primo scheletro umano allinterno di quella trincea. Nei giorni successivi furono individuati e recuperati altri due scheletri (fig. 3) e nel giugno

1980 si mise allo scoperto un primo piccolo tratto dell'antica spiaggia di Ercolano. Qui si scoprirono una serie di arcate che delimitano ambienti con volte a botte, ricavati per sostruzione direttamente nel banco tufaceo dell'antica scogliera (arconi voltati o fornicl) (fig. 4). Le arcate soneggono le ter- razze delle Terme suburbane, da un lato, e dell'Area sacra suburbana, dall'altro; esse Sono prospi- cienti all'antico Edo ed erano veros1mllmente usate come ricoveri per le piccole barche dei pescatorl

(BUDETTA, 1988). Da alcuni fori trovati nei muri degli ambienti scavati, dalla presenza in essi di sabbia, di conchiglie, era facile desumere che erano stati adoperati per ricovero di barche nella cattiva stagione, isthte su tavole di legno come ancora si usa a Sorrento, Vico Equense e in numerosi altri centri della costiera sorrentina e amalfitana (MAGGI, 1985). Questi ricoveri per barche sono in numero di 12, divi- si in mezzo dalla Scala sulla marina, unica via d'accesso nota che mena dalla città al litorale, attra- verso la porta del Cardo V che Maiuri aveva chiamato Porta Marina già nel 1959 (fig. 4b).

La sistemazione delle pompe per ii drenaggio della falda freatica fu l'occasione per scavare tutta l'area antistante le terrazze delle Terme suburbane e dell'Area sacra, cioè lantico litorale (fig. 5, 6).

Sospeso lo scavo del lido, 111 gennaio 1981 si inizifl lo scavo dei locali voltati a partire dall'arcone III (fig. 7a). 1116 gennaio venne riportato alla luce ii primo gruppo di scheletri (fig. 7 b,c,d).

E' la prima volta che una scena di cosI sconvolgente pathos emerge dall'antichità, portando a/la luce veri protagonisti, non fantasmi di gesso come a Pompei 1. Le posizioni diverse nivelano le reazioni indivi- duali rispetto al/a morte: chi e disteso col capo reclino sulle braccia conserte, in atteggiamento di rasse- gnata accettazione della tragedia; chi n yc/a intima nbc/hone nei gesti scomposti, con La bocca inverosi- milmente spalancata; chi negli ultimi spasmi ha scavato solchi ne/la sabbia con he dita rattrappite.

Quattro sono ragazzi. Una giovane donna, prona verso la parete, con la sinistra cercava di confortame uno carezzandogli La testa, mentre con l'altra mano stningeva in atto di tenero amore a/la guancia un bam- bino piccolissimo. Per larcheologo è strano l'emergere dall'inconscio di un sottile ma pro fondo senso di

1 Ci si riferisce qui al celebre metodo (ideato da Giuseppe Fiorelli nel 1860) con ii quale a Pompei, colando gesso all'interno delle cavità lasciate dai corpi umani inglobati dal materiale eruttivo, si ottengono vere e proprie ricostruzioni tridimensiona- ii delle sembianze esterne, superficiali delle singole vittime al momento della morte. Si tratta di testimonianze suggestive e pal- pitanti che offrono, tra l'altro, anche alcune indicazioni sulla dinamica delleruzione, sulle modalità della morte e, talora, det- tagli di indumenti ed oggetti indossati al momento finale dai singoli individui. Ciononostante il metodo ha sistematicamente sottratto all'osservazione scientifica le uniche testimonianze biologiche del popolo di Pompei, cioe i resti scheletrici. Questi sono per la maggior parte inglobati irreversibilmente allinterno delle colate che ne impediscono i rilievi morfologici ed anali- tici. Dal punto di vista delle nostre conoscenze si è trattato e si tratta di un grave, irreversibile danno al patrimonio bioar- cheologico.

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51

Porta

I

fmarina

Tunnel

I

Area sacra

Scala 0

B

Fig. 4A - Foto aerea degli scavi della città di Ercolano nel 1964: larea a Sud dde Terme suburbane (T) e dellArea sacra (S) non e ancora scavata (concessjone n. 348 del Laboratorfo Fotointerpretazione e Aerofotogrammetria del Ministero Beni e Attività Culturali). B. Lo scavo di questarea ha portato alla scoperta dell'antica spiaggia e del fornici da sostruzione al disotto dellArea Sacra e delle Terme suburbane.

Fig. 5 - Lo scavo dellantica spiaggia di Ercolano nellarea antjstante lo sbocco della scalinata mise in luce resti schele- trici umani (Foto Archivio Soprintendenza Archeologica di Pompei n. 29206).

colpa che si acuisce quando phi riesce a penetrare nella psicologia dei personaggi, diventando macerante sofferenza di fronte a quella figura femminile, simbolo per l'eternità del cupo dolore di chi ha intuito - allora e sernpre - che anche per i piccoli non esiste nelle catastrofi spiraglio di salvezza (MAGGI, 1985).

Era om'zai chiaro che Ercolano, neZ 79, era stata investita da un cataclisma rapido, che difficilmente avrebbe consentito alla popolazione di trovare scampo, se non - forse - prendendo ii largo una volta che ii

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mare si fosse calmato. La ricerca di un provvisorio rifugio presso ii lido corrispondeva, app unto, al/a spe- ranza di fuggire via mare, ammesso che vi fossero state imbarcazioni sufficienti per tutti. (MAGGI, 1985)

Terminato lo svuotamento dell'arcone III, rimuovendo completamente la matrice tufacea dagli scheletri ma senza prelevarli (fig. 7 b, c, d), furono ripresi gil scavi per liberare lantico piano di cal- pestio del lido. 11 28 giugno 1981 furono cos! scoperti tre scheletri di individui riversi al suolo e nei giorni successivi fu rinvenuta anche una grossa barca rovesciata sulla spiaggia (fig. 8).

Ii direttore dello scavo, Giuseppe Maggi, consapevole deli'importanza scientifica delle scoperte e del cambiamento sostanziale che esse comportano nell'interpretazione delle ultime ore di Ercolano, imposta lo scavo e la ricerca con taglio internazionale e multidisciplinare.

La circostanza stessa di aver trovato parte di un popolo come fermo nel tempo - cosa ben diversa dallo scavare morti ne/ic tombe - rappresenta unoccasione irripetibile per la cultura di tutto ii mondo

(MAGGI, 1985).

Cosicchè, tramite l'intervento del Console Generale degli U.S.A. in Italia, Walter John Silva, fu intrapresa una cillaborazione con la National Geographic Society, la quale inviO ad Ercolano, tra gil altri, nel giugno 1981 lantropologa Sara Bisel (fig. 9).

Seguendo la precisa cronologia riportata da MAGGI (1985) sappiamo che la Bisel irnzio ii recu pero dei resti scheletrici dellai cone III ii 2 luglio 1981 con la collaborazione assidua e competente dei tednici e dei restauratori della Soprrntendenza sotto la guida di Ciro Formicola

Terminato il recupero del resti scheletrici nellarcone III, ii 7 agosto 1981 viene scoperto e recu- peratci un ulteriore scheletro riverso pressola barca ('il soldato") (fig. 10).

Dopo una pausa, gli scavi riprendono nel gennaio 1982, quando vengono scoperti e recuperati ulteriori scheletri nei pressi della barca.

L'attività di scavo e recupero del resti scheletrici proseguI da parte di Sara Bisel in vane fasi suc- cessive discontinuamente fino al 1985, quando cessd la collaborazione fra la Sopnintendenza Archeologica di Pompei e la National Geographic Society. A quel momento furono scavati i resti di 162 vittime, e precisamente tutte queue individuate sulla spiaggia aperta e comunque al di fuoni dei fornici (54 scheletri) e tutte queue contenute nei fornici ad Est della gradinata, eccettuati tre sche- letri che furono lasciati in posto nell'arcone V (PAGANO, C. p.). Questo complesso di resti costituisce ii materiale oggetto del presente studio.

Nel 1988 le attività di ricerca sullantica spiaggia di Ercolano ripresero sotto la direzione di Tommasina Budetta e poi sotto la direzione di Mario Pagano e di Ernesto De Carolis; in queste fasi si produssero anche le elaborazioni grafiche dei disegni eseguiti durante le fasi di scavo (fig. 11). In queste fasi furono completamente riportati alla luce gli scheletri contenuti allinterno dei fornici situati ad Ovest della scalinata che furono perô lasciati in situ al duplice scopo di effettuare ii calco di almeno uno degli ambienti (anche in vista di una possibile musealizzazione sul posto) e di recu- perare i resti scheletrici da parte di organismi multidisciplinari ministeniali in almeno un altro dei fornici. Questi scopi furono attuati e sono in corso di completamento. Irifatti, con apposita conven- zione, la Soprintendenza Archeologica di Pompei ed Ercolano e 1'Università degli Studi di Torino, hanno recentemente eseguito ii calco della archeo-superficie del fornice XII (ARZARELLO et al., 1998).

Ii progetto di recupero e documentazione dei resti scheletrici, invece, e stato elaborato dal Servizio Tecnico per le Ricerche Antropologiche e Paleopatologiche deliallora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali'; ii progetto, approvato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei 2 e finanziato dal Servizio di Antropologia del Ministero, avrà pratica attuazione nei prossirni anni.

Eseguita la fase di calco, la Soprintendenza Archeologica di Pompei ed Ercolano ha ripreso sol- tanto nel1997 l'attività di recupero del resti scheletrici interrotta nel 1988. Cionostante alcuni ricer- catori sono stati ugualmente autorizzati a studiare i resti scheletrici in situ ed hanno pubblicato i

Notà n. 60 dell'1.09.93 del S.T.R.A.P

2 Notan. 27706 del 21.11.97 della Soprintendenza Archeologica di Pompel.

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Fig. 6 - Per rendere possible laccesso allo scavo dellantica spiaggia di Ercolano si rese necessario approfondire ii taglio nella pozzolana che, allestremitS Sud dello Scavo, risultè profondo oltre 20 metri (Foto Archivio Soprintendenza Ar- cheologica di Pompei n. 29367).

Fig. 7 - Fase di siotamento dellarcone III (lo siotamento degli arconi I e II non aveva riportato ala lure alcun resto schele- trico): (A) scheletri contenuti nell'arcone III al momento dello scavo (B: da MAGGI, 1985; C e D: foto Archivio Soprintendenza Archeologica di Pompei n. 29221 e n. 29158).

risultati dell'analisi antropologica di tutti gil scheletri dci soggetti rimasti nel fornici ad Ovest delle scale (complessivamente 54 individui: 10 nel fornice IX, 23 nel fornice X, 18 nel fornice XI e 3 nel for- nice XII) e non ancora recuperati al momento delia pubblicazione (T0RIN0 & FORNACIARI, 1995).

Infatti, ii recupero di questi resti scheletrici è iniziato solo nel 1997 e si e svolto da parte di colla- 16

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Fig. 8 - La grossa barca rovesciata sullantica spiaggla di Ercolano, trovata nel gugno 1981, in fase di restauro da parte di tecnici inviati dalla National Geographic Society (da Goaa & MAZZATENTA, 1984).

Fig. 9 - Lantropologa Sara BISEL durante una fase di recupe- ro dei resti scheletrici sullantica spiaggia di Ercolano nel 1981.

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Fig. 10- Scoperta (A: foto archivio Soprintendenza Archeologica Fig. 11 - Disegno eseguito in fase di scavo relativo a tre sche- di Pompei n. 29012) e recupero (B) dei resti scheletrici di E26 (il letri rinvenuti sulla spiaggia di Ercolano davanti all imbocco soldato) sullantica spiaggia di Ercolano nellagosto 1981. del fornice XII (per gentile concessiQne di Mario PAGANO).

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Fig. 12 - Situazione attuale della superficie di scavo nei fornici IX e XI: si nota la perdita di molte connessioni anatomiche e la presenza di proliferazione vegetale.

boratori del Museo di Antropologia dellUniversità di Napoli che hanno ottenuto lautorizzazione a recuperare ed a studiare questa parte dei resti umani ercolanensi, che saranno pertanto oggetto di separate indagini e di pubblicazioni diverse dalla presente. A tutt'oggi risultano recuperati dal grup-

0 di operatori napoletani i tre scheletri rimasti a suo tempo nel fornice V e tutti quelli pertinenti ai

fornici X e XII (PAGANO, c.p.). Resterebbero da recuperare a tutt'oggi I resti pertinenti al fornice IX

(al cui recupero e autorizzato ii S.T.R.A.P.) e al fornice XL'.

Nel 1993 II soprintendente Baldassarre Conticello affidava allo scrivente I resti scheletrici recu- perati da Sara Bisel2 per l'attuazione dello studio antropologico e paleopatologico completo ed uniforme, almeno di questa parte del campione, delle vittime ercolanensi. Ii successivo soprinten- dente Pietro Giovanni Guzzo autorizzava la pubblicazione e la stampa dei relativi risultati scienti-

'A seguito di una visita eseguita nel luglio 2000 Si e potuto accertare che tali resti sono in condizioni di assoluta precarietà, sia per l'attacco da parte di microorganismi vegetali, soprattutto evidente nel fornice IX, che di piante macroscopiche. Inoltre le connessioni anatomiche della gran parte degli scheletri sono andate perdute (fig. 12), evidentemente a seguito delle mani- polazioni che sono state autorizzate da parte di altri antropologi che hanno "determinato" sesso, eta alla morte e malattie (Soprattutto dentarie) senza condurre preventivamente uno scavo scientifico ed un restauro dei reSti (Toiuno & FOJSNACIARI,

1993 - 94; 1995) (si veda anche la nota n.j del capitolo 6).

2 Nota n. 24187 del 4.10.93 della Soprintendenza Archeologica di Pompei.

Nota n. 9378 del 29.3.1996 della Soprintendenza Archeologica di Pompei.

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