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Dall'Aggregazione all'Integrazione di Modelli Sociali, Organizzativi ed Individuali

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Academic year: 2021

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Il Volontariato nella Governance dei Servizi Sanitari Toscani:

Dall'Aggregazione all'Integrazione di Modelli Sociali, Organizzativi ed Individuali

Il fenomeno del Volontariato sta ricevendo progressivamente attenzione dagli studiosi di management, con particolare riferimento al ruolo che le Organizzazioni Non-profit (NPO) svolgono nella società moderna, oltre alla modalità con cui i cittadini si impegnano attivamente nel Terzo Settore al fine di far fronte ai cosiddetti ‘fallimenti’ dello Stato (government failures) e dei mercati (business failures). La letteratura di riferimento studia come la Società Civile sia in grado di fornire efficacemente i servizi socio-umanitari, rappresentando in tal modo un importante attore sociale al pari dell’Ente Pubblico, rappresentato dalle Istituzioni Governative (GOV), e del mercato, rappresentato dalle imprese ed i business commerciali (BUS).

Nella presente ricerca il fenomeno del Volontariato è concettualizzato ed analizzato empiricamente attraverso tre prospettive – macro, meso, micro – le quali corrispondono alle tre sezioni della tesi di ricerca. A tal fine, abbiamo preso in considerazione l’area geografica della Regione Toscana, che rappresenta uno standard di riferimento ed eccellenza per l’implementazione da parte delle NPO di servizi socio-sanitari, in particolare nell’ambito dell’emergenza ed urgenza (Servizio 118). Infatti, il Terzo Settore toscano ha un’antica tradizione storico-culturale sviluppatasi fin dal Medioevo – la nascita della prima associazione di Volontariato fiorentina risale al 1244 – e durante i secoli è stato in grado di contribuire in modo significativo all’evoluzione del social welfare regionale, grazie all’implementazione di servizi socio-sanitari nei confronti della propria comunità locale. Quali sono le ragioni essenziali, le caratteristiche peculiari, e le leve strategiche che permettono il successo di tale realtà filantropica regionale?

Per rispondere a tale domanda, abbiamo in primo luogo analizzato l’evoluzione storica delle interazioni istituzionali tra GOV e NPO toscane. Facendo riferimento alla letteratura di partnership ed alleanze strategiche, il focus è stato sul fenomeno delle partnership sociali cross-settoriali (CSSP – Cross-Sector Social Partnership), che si riferiscono ad alleanze strategiche tra i tre attori sociali, ossia lo Stato, le imprese for-profit ed il Terzo Settore, al fine di perseguire obiettivi sociali capaci di creare valore per la comunità di riferimento e soddisfarne le esigenze. La letteratura pertinente concettualizza tale fenomeno attraverso tre fasi, denominate ‘formazione’, ‘implementazione’,

‘risultati’. Inoltre, tali fasi sono costituite da stage i quali a loro volta sono suddivisi in micro-processi.

Uno dei gap della letteratura fa riferimento agli aspetti dinamici e contingentali che influenzano

l’evoluzione delle CSSP in relazione a tali fasi, stage e micro-processi. Il nostro obiettivo è stato di

contribuire a tale letteratura analizzando la specifica fase di ‘implementazione’ della partnership

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sociale cross-settoriale tra Regione Toscana e Associazioni di Volontariato, indagando l’evoluzione dei tre stage definiti ‘selezione’, ‘design’ e ‘istituzionalizzazione’. Attraverso la metodologia della

‘critical event analysis’, abbiamo analizzato archivi storici, documenti, report, norme legislative, interviste con Presidenti e Direttori delle NPO toscane e responsabili della Regione Toscana, al fine di esaminare l’evoluzione della CSSP toscana negli ultimi 35 anni, ossia dal 1978 (creazione del Sistema Sanitario Nazionale) ai giorni d’oggi (2013-2015). Per tale livello ‘macro’ di analisi, è emerso come la partnership sociale sia stata caratterizzata dal cosiddetto ‘isomorfismo coercitivo’ il quale ha imposto alle Associazioni di Volontariato di adattarsi dinamicamente al contesto ambientale di riferimento per essere in grado di rispondere a pressioni contestuali esterne. Tali fattori hanno scaturito 5 principali criticità, ossia la legittimazione, il potere, la fiducia, l’identità, l’absorptive capacity, che sono evolute dinamicamente nel corso delle interazioni storiche tra i partner regionali.

Nella seconda sezione della tesi abbiamo utilizzato una prospettiva ‘meso’, in particolare l’analisi di uno specifico modello di business e governance che sempre più caratterizza le organizzazioni non- profit, ossia il modello ‘ibrido’. Tale modello fa riferimento alla compresenza di attività filantropiche/non-profit e commerciali/for-profit nella stessa organizzazione. Il fenomeno dell’ibridizzazione è sempre più un elemento significativo per le moderne realtà organizzative, poiché molte imprese sia for-profit che non-profit stanno sempre più convergendo verso un modello di

‘impresa sociale’, che sottolinea l’orientamento e l’attitudine imprenditoriale verso la responsabilità

sociale delle strutture organizzative nei confronti di stakeholder e ambiente di riferimento. In

particolare, tale fenomeno sta progressivamente caratterizzando le Associazioni di Volontariato

toscane le quali devono organizzare innovativi modelli di business e governance al fine di essere

autonome finanziariamente, divenendo così sempre più indipendenti dalle Istituzioni Governative e

più sensibili ai bisogni di volontari e comunità locale. La letteratura ha individuato due tipologie di

modelli ibridi, ossia il modello integrato e quello disintegrato, focalizzandosi in maniera marginale

sulle possibili implicazioni manageriali. Al fine di contribuire a tale filone di letteratura, abbiamo

effettuato un caso di studio multiplo analizzando tre NPO toscane ‘ibride’. Grazie alla coding analysis

delle interviste semi-strutturate effettuate con i Presidenti e i manager delle Associazioni di

Volontariato, è stato possibile individuare implicazioni manageriali significative per tali realtà

organizzative. In primo luogo, abbiamo concettualizzato una terza tipologia di modello di business e

governance ibrido, ossia il modello semi-intergrato; in secondo luogo, abbiamo individuato sei

categorie concettuali emerse dall’analisi che influenzano la gestione di tali realtà, ossia legittimità

interna, legittimità esterna, scambi e flussi monetari, struttura organizzativa, perdita di identità, limiti

alla crescita organizzativa. I risultati dell’analisi sottolineano come il modello ibrido integrato sia

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caratterizzato da alti livelli di criticità in riferimento ai limiti alla crescita; il modello disintegrato dal rischio di perdita identitaria; infine, il modello semi-integrato da criticità concernenti la legittimità interna e limiti alla crescita.

La terza sezione della tesi fa riferimento ad una prospettiva ‘micro’, analizzando in primo luogo il

concetto socio-antropologico del dono all’interno del contesto di volontariato; in secondo luogo,

indagando le motivazioni psico-socio comportamentali dei volontari, oltre che le loro attitudini ed

intenzioni comportamentali. In particolare, mentre il primo capitolo della sezione fa riferimento

all’analisi concettuale del dono utilizzando importanti teorie antropologiche – come la Teoria del

Dono di Marcel Mauss – il secondo capitolo presenta un’analisi empirica attraverso un modello ad

equazioni strutturali (SEM – structural equation modeling), in grado di analizzare simultaneamente

le relazioni ipotizzate tra significative variabili latenti delle attitudini, intenzioni e comportamenti dei

volontari. Abbiamo utilizzato scale di questionari convalidati in letteratura e collezionato 379

questionari completati da volontari di 20 NPO toscane. Dopo l’analisi esplorativa fattoriale delle

dimensioni oggetto di analisi – motivazioni (sociale, carriera, valori, conoscenza, protezione dell’io,

avanzamento dell’io), atteggiamento verso l’organizzazione, religiosità, reciprocità positiva e

negativa, intenzione a donare – abbiamo costruito un modello SEM e analizzato sia gli indici di

significatività (modello di misurazione) sia le relazioni ed ‘influenze’ esistenti tra variabili (modello

strutturale). Le principali implicazioni manageriali fanno riferimento alla capacità del management

delle NPO di analizzare e conoscere i segnali relazionali emanati dai volontari, al fine di rispondere

in modo appropriato ed incentivare lo sforzo di tali preziose risorse strategiche. Infatti, i volontari

non rappresentano solamente il principale ‘fornitore’ di tempo, risorse, know-how e abilità per le

Associazioni di Volontariato, bensì al contempo sono i beneficiari di gratificazione, soddisfazione e

spirito associazionistico ottenuti dalla partecipazione all’organizzazione. In particolare, la

dimensione di reciprocità insieme all’intenzione di donare sottolineano come la relazionalità sia un

elemento cruciale per la gestione delle NPO, che presuppone una profonda conoscenza dei tratti

psicologici dei volontari, oltre alle loro attitudini ed intenzioni comportamentali. Tali fattori sono

importanti per rendere le Associazioni di Volontariato il veicolo sociale efficace in grado di

rispondere ai bisogni della comunità locale e cercare di risolvere i ‘fallimenti’ dello Stato e dei

mercati, grazie in modo particolare alle loro risorse più importanti, ossia i volontari.

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