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Perché della scelta di una tesi sul paesaggio Scelta e individuazione del territorio

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Academic year: 2021

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(Foto di G. Neri)

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INDICE

Introduzione

Perché della scelta di una tesi sul paesaggio Scelta e individuazione del territorio

Cenni storici

1 Passeggiando nel comune Sensazioni e pensieri

Tavola 0 – Percorso e zone di progetto

2 Progettazione

2.1 La proposta progettuale - frazione di Caniparola

Tavola 1 - Zona A stato attuale

Tavola 2 - Zona A dettaglio percorsi stato di progetto Tavola 3 - Zona A1 dettaglio stato di progetto

Tavola 4 - Zona A2 dettaglio stato di progetto

2.2 La proposta progettuale - Parco della Torretta

Tavola 5 - Zona B stato attuale

Tavola 6 - Zona B dettaglio stato di progetto

¾ l’angolo studio e ristoro

¾ il giardino estivo

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¾ il giardino d’inverno

¾ il teatro di Verzura

¾ l’orto dei semplici

¾ l’angolo delle bulbose

Tavola 7 - Zona B1 dettaglio stato di progetto

2.3 La proposta progettuale - parcheggio vista castello

Tavola 8 - Zona C stato attuale

Tavola 9 - Zona C dettaglio stato di progetto

3 SCHEDE DEL VERDE

Schede piante - Zona A Schede piante - Zona B Schede piante - Zona C

Bibliografia

Ringraziamenti

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Introduzione

Oggetto della tesi è la valorizzazione del percorso di accesso a Fosdinovo.

Il lavoro è stato condotto immaginando il tragitto virtuale di un turista che, dall’autostrada, esce a Sarzana, percorre l’Aurelia fino alla frazione di Caniparola e da lì inizia a salire per visitare il borgo medievale di Fosdinovo, ricco di storia e di tradizione.

Il visitatore, per raggiungere Fosdinovo, attraversa paesaggi rurali e storici di pregio, passa di fronte alla Villa Malaspina e incrocia viste e scorci suggestivi; con l’obiettivo di raggiungere il castello, percorre con ritmo serrato un tragitto che si snoda tra curve e tornanti che regaleranno al turista solo alla fine del cammino la desiderata visione della meta.

L’itinerario è stato individuato con l’utilizzo di una cartografia, sia allo scopo di mettere in luce i punti valutati di particolare pregio sia quelli che evidenziavano la necessità di interventi di riqualificazione, che sono poi stati successivamente oggetto di proposte progettuali.

Dal punto di vista tecnico, per dare una visione d’insieme, è stata utilizzata una cartografia in scala 1:500, mentre per le aree su cui è stata fatta la proposta progettuale la scala è 1:250 oppure 1:100.

Essenzialmente sono state prese in considerazione tre zone, denominate rispettivamente:

¾ zona A (che riguarda il comprensorio vicino ad un asilo e ad un centro polisportivo)

¾ zona B (in località la Torretta)

¾ zona C (pochi metri superato il Comune dove attualmente esiste un’area destinata a parcheggio)

Le tavole grafiche riportanti le prospettive sono state realizzate con acquerelli.

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Perché della scelta di una tesi sul paesaggio

Ho sempre vissuto in posti ricchi di vegetazione, la mia stessa casa è circondata da ulivi, eriche e castagni.

La fortuna di respirare aria pulita, di imparare i colori del bosco, di percepire gli aromi che si sprigionano dalla terra a seconda che piova o ci sia il sole, sono ricchezze che ognuno di noi impara a conoscere e a mantenere in vita attraverso le scelte d’ogni giorno.

Per anni ho sentito parlare del deturpamento del patrimonio artistico e floro-faunistico del nostro paese, a partire dagli ecomostri costruiti sulla costiera Amalfitana, fino alle villette costruite nella valle dei templi ad Agrigento (foto A).

Foto A

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Poi qualche anno fa a Monterosso , 5 Terre, davanti al parcheggio in cemento armato, ricavato dal mare e ancorato alla banchina, promisi a me stessa che avrei imparato a progettare l’ambiente rispettando il paesaggio.

Ma cosa si intende esattamente per paesaggio? Ebbene il paesaggio è tutto quello che ci circonda, sia che si tratti dei giardini pubblici davanti casa, che dell’area industriale della nostra città…

Il decreto legislativo del 22/1/2004 dice: “per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.

Il trattato sulla Convenzione europea del paesaggio firmato a Firenze nel 2004 da 14 paesi europei, riconosce che il paesaggio è la grande casa che contiene la piccola casa di ciascuno di noi, e in quanto tale è un bene prezioso di cui prendersi cura; inoltre contiene informazioni sulla natura del luogo e sulla storia dell’uomo che l’hanno abitato.

Essendo una realtà in continua trasformazione, si pone l’esigenza di guidare questi mutamenti in

modo da valorizzare le risorse del luogo, principio quasi mai adottato dalle nostre amministrazioni

locali sia perché la figura del paesaggista non viene quasi mai contemplata nelle progettazioni del

territorio, sia per la mancanza di cultura sull’argomento che non è nemmeno paragonabile a quella

di altri paesi europei; tanto da ritrovarci oggi in un territorio sopraffatto da anni di non governo.

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Scelta e individuazione del territorio

Per la scelta del territorio al quale fare riferimento per la tesi su suggerimento del prof. Brunello Consorti, mi sono rivolta alla Dott. Elisabetta Norci, che ha accettato di seguirmi in questo cammino, proponendomi due possibili Comuni, nei quali lei stava lavorando, e che sono situati vicino al luogo in cui io vivo: Stazzema (LU) e Fosdinovo (MS).

La preferenza sul comune di Fosdinovo è nata dall’istinto.

Determinate è stata la presenza magnetica del mare, mischiata alle colline ricche di dolci piane e tratti di bosco.

Il comune di Fosdinovo si trova nella Toscana settentrionale in provincia di Massa – Carrara.

Il territorio si snoda in altezza fino a circa 600 mt. sul livello del mare ed è suddiviso in nove frazioni: Caniparola, Canepari, Ponzanello, Pulica, Giucano, Tendola, Marciaso, Posterla, Carignano la maggior parte delle quali ci offre interessanti mete turistiche:

• Caniparola, Villa Malaspina (1742) fatta costruire dal marchese Gabriele sopra ad una antichissima torre, (è visibile solo dall’esterno).

• Ponzanello, con i resti del castello del XII sec. Residenza estiva dei Vescovi di Luni; sembra trarre origine dalla colonizzazione Romana da cui l’antico nome “Fundus Pontianus”.

• Pulica, tipico paesino medioevale ricco di edicole e maestà, uno dei più antichi insediamenti locali (IX sec.); nel 1600 l’antico castello residenza dei vescovi di Luni, venne trasformato nell’attuale chiesa.

• Giucano, Porta l’entrata in sasso periodo medioevale, Palazzo Ricci-Cargiolli (XVIII sec.)

• Marciaso, Loc. Pontevecchio luogo del più grosso ritrovamento di statue stele; vi si trova un antico ponte romanico.

• Posterla, con il suo Quercus ilex secolare (pianta protetta).

Nel paese di Fosdinovo invece possiamo visitare il Castello oggi appartenente ai Torriggiani-

Malaspina discendenti dei Malaspina, il cui primitivo cassero venne innalzato nel XII sec. e del

quale rimane soltanto il perimetro delle mura, le parti più antiche del castello sono la “piazza dei

cannoni” e la torre di levante dove è situata la camera che sembra ospitò Dante Alighieri di ritorno

da Castelnuovo Magra (1306), di cui troviamo una foto di questa rappresentazione presente in una

delle sale del Castello (immagine A). La Chiesa di S. Remigio(1200), voluta da Buttafava vescovo

di Luni ed ampliata nel XVI sec.

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Di notevole interesse la tomba di galeotto Malaspina (1367), la Chiesa della SS. Annunziata (o dei bianchi) XIv sec.) alla quale i Fosdinovesi erano molto devoti.

La Chiesa del SS. Sacramento (o dei rossi) XVII sec. Con crocifisso ligneo del XVII sec.

Immagine A

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Il Comune conta un totale di quasi 4.339 abitanti (dati censimento anno 2001).

Il territorio si estende per una superficie di 48,68 Kmq e risulta compreso tra i 289 e i 976 metri sul livello del mare.

Nella figura A è possibile identificare la posizione geografica delle varie frazioni.

Fig.A

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Per riuscire ad individuare meglio dove ci troviamo, facciamo riferimento alla figura B.

Fig. B

Fosdinovo può essere raggiunto da più punti del territorio:

™ S.S. 1 Aurelia (innesto con la S.S. 446 al Km. 394)

™ S.S. 62 del Passo della Cisa

™ S.S. 63 del Passo del Cerreto

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Cenni storici

Il borgo veniva governato, presumibilmente da poco prima del mille da una Consorteria di Signori, la quale allineava i propri castelli lungo la strada “lombarda” (cioè il percorso che portava verso Reggio Emilia) e le sue diramazioni.

Il piccolo paese compare in un atto di donazione del 1084 con la denominazione di “Fosdenova”; in altri documenti è detto “Faucenova, più tardi “Fosdenovo”.

L’origine di questo nome è controversa: chi lo fa derivare dal fossato scavato a difesa delle mura sul lato verso il mare, chi lo riferisce al paesaggio (la foce) che da Fosdinovo si apre verso la Lunigiana interna e verso l’Appennino.

Fino al XIII sec. l’entità più cospicua di questa Consorteria porta i nomi degli Erberia e dei vescovi di Luni, ma verso la fine del secolo entrano a farne parte i Malaspina, che in seguito acquistano sempre maggior importanza, finchè nel 1340, uno di essi Spinetta Malaspina compra Fosdinovo per 500 fiorini d’oro diventandone l’unico proprietario.

A lui si deve la costruzione della maggior parte del castello,che collegato con le mura del borgo, diventa centro politico e militare di feudi dei Malaspina dello Spino fiorito.

L’ultimo feudatario di questa famiglia nel 1788 è stato Carlo Emanuele Malaspina, che nel 1796 ne viene spogliato dai francesi i quali incorporano Fosdinovo con il territorio della Repubblica Cisalpina, e in seguito lo uniscono al regno d’Italia.

Nel trattato del 1814 viene assegnato agli Estensi cogli altri ex feudi della casata.

I Malaspina attraverso vincoli matrimoniali con i Cibo e gli Este continuano comunque a governare il Ducato Apuano fino all’Unità d’Italia.

Il territorio e la sua sorte appaiono fortemente legati quindi sia al nome di questa famiglia, che alla Via Francigena.

Quest’ultima, era un importante itinerario, che univa il Nord Europa (Canterbury a Roma) durante

la ripresa commerciale intorno all’anno 1000 (figura D), e successivamente, utilizzata anche dai

pellegrini che volevano raggiungere le principali mete sacre, tra cui appunto Roma con le reliquie di

S.Pietro e S.Paolo.

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Fig. D

La strada cominciò a svilupparsi in epoca Longobarda, ed era nota con il nome geografico di “Via Monte Bardone”, che significa proprio “Via del Monte dei Longobardi”.

I pellegrini infatti, per evitare i borghi e i luoghi dove si pagava il pedaggio per passare sulla strada principale, durante i loro spostamenti, cominciarono a utilizzare percorsi più interni e riparati battuti dai Longobardi, ma comunque vicini al così detto itinerario principale.

Eccone un’interessante raffigurazione ad acquerello, (Fig.C), tratta da “ La vita lungo la via

francigena” (Tiziana Neri e Davide Capponi, Edizioni Giacchè).

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Fig. C

Da non dimenticare, tra le vicende storiche che hanno interessato questo luogo, il passaggio della linea gotica (seconda guerra mondiale) che attraversava idealmente il Comune e che ha coinvolto il castello in bombardamenti, che in parte hanno distrutto (foto n.1 risalente al 1950), per poi essere successivamente ricostruito nelle parti mancanti e restaurato.

Foto n.1

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1 Passeggiando nel comune

Sensazioni e pensieri

È una soleggiata mattina di sabato, intrapprendo in automobile la strada che dall’uscita dell’autostrada di Sarzana mi collega all’Aurelia per dirigermi verso Fosdinovo

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.

Poco prima di immettermi sulla strada che porta al Comune, il mio sguardo viene rapito dal supermercato, immerso in un enorme parcheggio bituminoso, che assieme alle pompe di benzina e all’auto - lavaggio costituiscono elemento predominante di questo tratto percorso (foto n.1-1a).

Subito dopo diventa ben visibile il cartello che invita a salire verso monte per raggiungere il centro, giro a sinistra lasciandomi la via principale alle spalle, parcheggio, guardo avanti, la strada si srotola diritta davanti ai miei piedi e sembra non finire mai, viene voglia di percorrerla tutta d’un fiato per vedere cosa riserva alla sua fine (foto n.2).

Distolta l’attenzione “dall’infinito”, le sensazioni che emergono osservandomi intorno sono contrastanti, come contrastante appare l'uso del territorio di questa frazione del Comune:

Caniparola.

Infatti, volgendo lo sguardo da un tratto all’altro della strada, accanto alle villette con giardino, si notano schiere di palazzine che, mal si integrano in un paesaggio dove in alcuni tratti pare immutato da secoli, con le sue vetuste case coloniche immerse nei campi pianeggianti: alcune circondate dal bosco, altre dagli argentei olivi che ci riportano al calore e alla fatica della terra, ai merletti all’uncinetto, all’orto e all’ospitalità contadina di una volta, il tutto è racchiuso in brandelli di terra (foto n.3-4-5-6).

Le sorprese che ci attendono lungo il cammino non sono ancora finite, poco più avanti appare, infatti, nel suo pieno splendore, Villa Malaspina: come in un dipinto ad acquerello, si notano le sue viti snodarsi nella parte a valle del casolare a fare da tappeto agli ulivi, che salgono lungo il crinale a confondersi con un gruppo di cipressi che delimitano l’orizzonte, prima di perdersi nei retrostanti monti ricoperti da bosco(foto n.7).

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Per il percorso e le fotografie vedi TAVOLA 0 – Percorso e zone di progetto

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La Villa, il suo giardino, recintato dall’Euonymus Japonicus che racchiude in sé forme e colori che danno vita alla strada e ristoro allo spirito(foto n.8); i vecchi ruderi in pietra abbandonati o restaurati, diventano, a mio parere punti focali del paesaggio.

Finalmente, giunta alla fine del rettilineo, posso fermarmi ad ammirare l’antico arco in pietra, che come un ponte unisce due caratteristici rustici anch’essi del solito materiale, emozionante, ma il titanico traliccio che si erige dietro il complesso mi rende perplessa.

Ritornando un passo indietro per andare sulla strada principale che ora volge a destra, ci si imbatte nelle tre aiuole spartitraffico.

Negativa è l’impressione che traggo nel vederle costellate di cartelli segnaletici: non una bordura, non un fiore selvatico ad ingentilire gli steli d’acciaio a supporto delle indicazioni stradali, ma il traboccante cemento imbiancato per l’occasione (foto n. 9-9a).

Non mi resta che rimpiangere la lussureggiante e colorata cicoria selvatica vista poco prima presso il cancello della Villa.

Proseguendo ancora, diventa inevitabile lo scontro con l’asilo e la palestra, sia per la loro struttura disarmonica, che per la mancanza di accorgimenti atti alla loro integrazione con il paesaggio circostante (foto n.10-11).

Svoltando nuovamente a destra, viene spontanea la solita osservazione sui cartelli, sui tralicci e sull’asfalto che inglobano il verde e lambiscono un rustico abbandonato (foto n.12-13) andando avanti si giunge dietro l’arco: qui si può ammirare il ristorante Cocco Pizza ricavato da una delle ville in pietra, cinto da un’alta e spessa recinzione in muratura rosa, che si apre al visitatore con un cancello di ferro battuto a riprendere il motivo dei gazebi, dei tavoli, delle sedie e delle inferriate alle finestre (foto n.14).

Salendo, tutto riprende a scorrere fluidamente, e si può godere di una vista panoramica ancora più incantevole: i tetti delle case immerse nel verde e il fiume Magra che placido si fa prendere dal mare (foto n.15).

Questo sfondo rimarrà la costante per tutto il viaggio, cambiando di cornice a mano a mano che si sale verso il Comune: il tutto appare ora dietro ad un ciuffo solitario di Plantago e Cytisus selvatici, ora al limitare di un bosco che indugia su un ordinato vigneto (foto n.16-17).

La fatica della salita e il caldo che emana l’asfalto sono ripagati da tutto ciò che si può palpare con i

sensi: la scostante brezza, le ombre nei tratti di bosco accesi di luce, i profumi dolci della paglia e

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dell’erba seccata al sole nella stagione estiva, gli odori del mosto e di funghi, a ricordo di un settembre limpido che inizia a colorare di caldi toni la vegetazione (foto n.18)

Mi sento a casa, se per casa s’intende un luogo in cui ci si sente appagati!

La mia attenzione non poteva che cadere, a questo punto, su quello che definirei uno scorcio di Liguria verace: un lungo muretto a secco mi accompagna nel cammino e fa da supporto, prolungandosi in pilastri equidistanti, alle viti allevate a tendone (con i tralci legati sul tetto orizzontalmente) alle quali, in alcuni tratti dove la vigna è ancora poco invasiva, sono stati affiancati i girasoli; tutto intorno è circondato, come da manuale, da splendide cicas, olivi, cipressi, oleandri, pini marittimi e due bei massicci tralicci ….. (foto n.19-19a-19b).

Si sale, si sale ancora verso i folti boschi sempre meno violati, si affaccia qualche casa sulle colline, poi più nulla, solo strada, verde e l’intuizione di qualche villa nascosta tra gli alberi (foto n.20-21).

Lungo il cammino, ad un certo punto, si aprono, come un sipario, le fronde degli alberi al paesaggio agrario: lunghi filari di viti sulle terrazze ricavate dalla collina (foto n. 22), olivi preparati con le reti per la prossima raccolta, qualche ciliegio che timidamente perde le sue foglie a fine stagione, sparsi qua e là sono invece gli orti contadini ricchi di fagiolini, cavoli, zucche aranciate, pomodori seccati.

Mi piace ogni cosa, mi fermo, respiro la campagna e proseguo verso il Comune sempre più vicino;

un paio di curve, alberi, case e il mare che mai smette di brillare, poi il parco “strappato” al bosco, impreziosito da una cappella votiva ormai sconsacrata e dalla vicina torretta in sasso cadente (foto n. 23-23a-23b).

Il luogo appare adatto per riposarsi e godere della frescura del bosco nella calda stagione, le panchine non mancano… ciò che turba la sacralità del posto è il campo da tennis laterale ma quasi attaccato alla cappella (foto n.24-24a-24b), i giochi per i bimbi: scivoli, scale, tunnel colorati, corde, tubi in metallo, appaiono eccessivi per un luogo tutto da meditare (foto n.25), dove si respira la poesia del bosco sacro.

Pochi passi e si arriva al paese sia inerpicandosi in sinuosi viottoli che sembrano portare al bosco (foto n.26), sia incamminandosi sulla strada principale.

Il paese, protetto dal castello Malaspina che si affaccia sui tetti delle case e sul campanile (foto n.27), fruisce di una vista spettacolare su tutto: sugli alberi, sulla strada principale, sulle altre frazioni del Comune, sul litorale ….(foto n.28)

Il centro, trasuda secoli di storia, con le sue case addossate, le botteghe, le chiese, i carruggi (foto

n.29-30).

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Scendendo dal castello, per ritornare sulla strada principale, ritrovo l’asfalto a coprire quello che una volta era il selciato che portava i vecchi contadini e i viandanti al castello: ora lungo il sentiero, a cancellare il ricordo di tale tragitto, si trovano file e file di macchine colorate e, più in basso, le pompe di benzina (foto n.31-32).

Tenendo il castello alle spalle, sulla destra appaiono le case isolate tra gli alberi e dall’altro lato, le zone coltivate, al tutto fa da linea di confine un campo di calcio con gli spalti in costruzione…da segnalare sono sicuramente i due parcheggi, uno asfaltato e ricavato da uno spiazzo sulla strada da dove si può ammirare il castello (foto n.33), l’altro quasi adiacente, nascosto dagli alberi e ben inserito per la sua discrezione, ottenuto da un campo in terra battuta e ghiaia (foto n.34-34a).

Salgo ancora per trovare una discarica abusiva a cielo aperto poco prima degli incontaminati boschi,

quasi a salutare in maniera inusuale chi se ne va ed ad accogliere chi arriva (foto n.37-38).

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