3. NUOVI MOVIMENTI RELIGIOSI IN ITALIA
In Italia gli aderenti ai movimenti religiosi nuovi o alternativi sono microrealtà e
rappresentano l’1% della popolazione, percentuale che si ritrova in tutti i paesi occidentali (fatta eccezione per il Giappone in cui questa cifra raggiunge il 30%). In Italia questo 1% è composto per più della metà da un unico gruppo: i Testimoni di Geova. (…)
Introvigne, studioso del fenomeno, sostiene che più che un’ invasione delle sette nel nostro paese ci sia un’invasione di sigle, infatti siamo a conoscenza di oltre 500 nuove sigle religiose attive in Italia,; però quando si va a leggere nei documenti, come il Rapporto del Ministero dell’Interno, si nota che gli aderenti ai vari gruppi sono spesso poche decine.
Questo perché in Italia è sempre stata forte l’ingerenza della Chiesa, interessata a mantenere sempre un ruolo dominante e privilegiato sulle altre agenzie religiose. Inoltre la Chiesa è stata capace di costruire un dialogo con la modernità in grado di offrire stili di spiritualità anche diversi. In Italia, accanto all’esiguo numero di convertiti a religioni differenti dalla cattolica, esiste una vasta fluidità soprattutto tra quegli individui che sono insoddisfatti dei beni offerti dalla chiesa, che cercano un rapporto più essenziale con il divino, più profondo e sentito, c’è un interesse verso una morale meno rigida che lasci spazio al personale libero arbitrio soprattutto riguardo tematiche di scottante attualità come la biogenetica o la sessualità.
Dalle numerose ricerche e interviste condotte sul tema religioso, risulta che gli italiani nella grande maggioranza si dichiarano cattolici, anche se poi i praticanti effettivi sono un numero piuttosto ristretto[1]. Molti continuano a identificarsi nella Chiesa pur sentendo un bisogno di trascendenza che li spingerebbe in altre direzioni, ad altre preferenze in materia di credenze e pratiche. Essi, tuttavia, non si allontanano dalla loro religione familiare tradizionale,
probabilmente perché, come analizza Lucà Trombetta, il loro bisogno di omologazione, di
conformità culturale, è più forte rispetto alla spinta che li porterebbe a distanziarsi dal sacro
collaudato. Essi allora cercano all’interno della Chiesa quegli spazi che permettano loro di
coltivare anche un altro tipo di pratiche (come consultare chiromanti o leggere gli oroscopi),
diffuso atteggiamento che fornisce un esempio di sincretismo soggettivo: l’individuo si crea una credenza religiosa su misura, a proprio uso e consumo, attingendo da una vastità di pratiche e tradizioni con le quali entra in contatto con estrema facilità.
Nel 1984 la firma del nuovo Concordato abolì il finanziamento dello Stato verso la Chiesa, ma oltre all’effettività della secolarizzazione questa firma significò anche l’inizio delle relazioni dello Stato con altre religioni minoritarie soprattutto attraverso l’incoraggiamento nei confronti dell’azione di missionari.
Negli anni Novanta ha seguito il crollo della Democrazia Cristiana, che costituiva un altro forte baluardo del matrimonio italiano della chiesa con lo stato. Contemporaneamente i flussi migratori dai paesi musulmani (Marocco, Senegal, Nigeria…) hanno interessato anche il nostro paese e fatto sì che si diffondesse, su un terreno tradizionalmente cattolico, l’idea secondo la quale è legittimo che ciascuno possa liberamente scegliere e professare la propria fede.
In Italia, tuttavia, la Chiesa, benché svincolata dallo Stato, continua ad avere un grande peso sia politico che tradizionale.
Lucà Trombetta (2004), a seguito delle sue indagini sul campo, ha schematizzato alcuni approcci italiani alla religione. In Italia molti sono cattolici regolari, che investono un profondo impegno nei confronti della chiesa e praticano assiduamente. In numero maggiore sono i cattolici irregolari, il cui impegno verso la chiesa è meno assiduo e che coltivano anche credenze non proprio ortodosse, come quella nella reincarnazione. Poi vengono i credenti non cattolici o “bricoleur”, che sono coloro che “spillano” dalla Chiesa o da altre tradizioni
religiose ciò che risulta loro idoneo e rispondente al loro bisogno di certezze, le risposte al vuoto di senso che sentono dentro, costruendosi una religiosità di tipo privato, partendo dal presupposto che tradizioni religiose diverse si equivalgono sul piano spirituale e quindi sommano e mescolano più elementi o pratiche talvolta disparate.
Infine, anche in Italia vi sono i non religiosi, che nulla hanno a che fare con la Chiesa o la
religione ma che, tuttavia, si mostrano spesso interessati a tematiche soprannaturali e sono propensi, quindi, a cercare le proprie risposte altrove.
3.1) perché la nuova religiosità ha successo
La funzione ideologica svolta dalla religione è quella di riprodurre le strutture dei rapporti economici e sociali. In altre parole, di riprodurre su scala soprannaturale quelle dinamiche e quelle relazioni che esistono nella vita sociale, in modo da renderle più stabili e più
storicamente e metastoricamente fondate, contribuendo a diffondere un’impostazione mentale negli individui volto alla conservazione sociale. È questa la spiegazione che Durkheim fa della religione e che è stata poi ripresa e discussa da svariati sociologi e filosofi.
Partendo da questo assunto, Lucà Trombetta (2004) sostiene che il linguaggio profetico
“alternativo”, che oggi pone l’accento sull’individuo e la sua dimensione sacra, ha successo perché riproduce “l’ordine simbolico della società postindustriale o postmoderna” (Lucà Trombetta, 1994:149) che come abbiamo visto, focalizza l’attenzione sull’individuo avendo perso fiducia e certezze nel mondo esterno.
È per questo motivo che contano tanti simpatizzanti tutte quelle pratiche che lasciano spazio alla libera interpretazione, come la magia o l’astrologia. Esse, infatti, dipendono dalla codifica che un certo soggetto ne fa, non esiste una verità assoluta valida per tutti, ma solo
interpretazioni soggettive.
“Queste forme di religiosità rappresentano sul piano soprannaturale, la condizione materiale dell’individuo: meno legato in strutture primarie condizionanti come la famiglia, il partito, la chiesa, e proiettato verso la realizzazione personale” (Lucà Trombetta, 2004: 150).
Ai cambiamenti intervenuti in ambito politico, economico e cultuale corrisponde un
linguaggio religioso che riproduce certe strutture sul piano soprannaturale, e la religiosità di
tipo gnostico, secondo Lucà Trombetta, potrebbe essere la forma adeguata di riproduzione di
queste strutture sociali.
[1]