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Assistenti Sociali Uepe - Comunicato - Roma, 18 aprile 2016

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Comunicato Stampa   

in occasione della chiusura degli  Stati generali dell’Esecuzione penale   

Gli assistenti sociali del sistema penale adulti  

non vogliono il collasso degli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna perché: 

 

‐  concorrono alla attuazione del concetto di pena stabilito dalla Costituzione 

‐  riconoscono e rispettano le Raccomandazioni Europee sulla pene e misure alternative alla    detenzione e sulle sanzioni espiate sul territorio 

‐  concorrono a generare la sicurezza nelle città e dei cittadini  

‐  sono favorevoli alla riforma della giustizia e alla riorganizzazione del Ministero 

‐  concorrono  al  successo    della  sospensione  del  procedimento  con  messa  alla  prova  e    dell’applicazione delle misure alternative 

‐  concorrono  al  contrasto  della  recidiva  e  alla  realizzazione  di  una  piena  inclusione  sociale    degli autori di reato  

‐  guardano con favore all’introduzione di altre figure professionali all’interno degli Uffici EPE,    in un ottica di  multidisciplinarietà degli interventi. 

Se il Ministro Orlando intende "Ampliare l'esecuzione penale all'esterno del carcere" ‐ come ha  dichiarato  all’Unità  lo  scorso  17  aprile  e  con  gli  Stati  generali  che  oggi  chiudono  un  anno  di  riflessioni e approfondimenti  ‐ e intende ‐ “… fornire elementi per la riforma legislativa, dopo 40  anni,  del  sistema  penitenziario;  abbassare  i  costi,  stimati  in  3  miliardi  l'anno,  sostenuti  per  il  sistema  penitenziario;  introdurre  nel  dibattito  pubblico  un'idea  diversa  di  carcere,  finalizzata  ad 

"abbassare il livello di recidiva, che in Italia è il più alto d'Europa, ampliando l'esecuzione penale  all'esterno  del  carcere",  visto  che  contro  la  recidiva  "questo  si  è  dimostrato  lo  strumento  più  efficace"  

deve  affrontare  con  urgenza  anche  i  problemi  organizzativi  dell’esecuzione  penale  esterna  perché c’è un numero sempre più esiguo di assistenti sociali che senza risorse aggiuntive, cioè  “a  costo zero”, segue ben 73.000 persone. 

Purtroppo a distanza di quasi due anni dall’entrata in vigore della legge 67/14, che ha istituito la  messa alla prova per gli adulti,  ancora nulla è stato fatto su quanto  previsto dall’art 7 di quella  norma  e cioè  “ procedere all'adeguamento numerico e professionale della pianta organica degli  UEPE”. 

Non è sufficiente costituire un nuovo Dipartimento dedicato al probation per adulti e minori  per  garantire la realizzazione  di quelle misure alternative alla carcerazione e  di giustizia riparativa che 

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l’Unione Europea  oramai richiede al nostro Paese non più con raccomandazioni, ma con esplicite  direttive. 

Le condizione di estrema carenza di risorse umane e materiali in cui si trovano  molti degli  Uffici   che andranno a costituire il nuovo Dipartimento della Giustizia Minorile, ci fanno temere che vi sia  un rischio concreto di fallimento delle misure di probation.   

Rita  Puglia,  Giusy  Forte,  Anna  Muschitiello,  Patrizia  Ciardiello,  Michela  Vincenzi,  Adima  Salaris,  Giovanna Marani, Michela Boazzelli, Floriano Fattizzo, Rebecca Mantelli ‐  assistenti sociali UEPE 

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