■Resoconti Parlamentari 419 Assemblea Regionale Siciliana
Vili Legislatura 400“ SEDUTA 9 Maggio 1980
4 0 0 ° SEDUTA
(Antim eridiana)
v e n e r d ì 9 M A G G I O 1980
Presidenza del Presidente RUSSO indi
del Vice Presidente TR IN C A N A TO
I N D I C E
Pag.
Congedo . . . . . 419
j^lsegni di legge: . (Annunzio di pr^ en tazione) . . 419 Pichiarazioni del Presidente della Regione (Se guito della discussione) : PRESIDENTE 419, 446 Ta o r m i n a ... 420
A z z i n i* . . . . . 422
V A L A .S T R O ... , 435
i t u E . ... 441
: (*) Intervento corretto dall’ oratore.
La seduta è aperta alle ore 10,45.
MESSANA, segretario ff., dà lettura del processo verbale della seduta precedente che, non sorgendo osservazioni, si intende approvato.
Congedo.
• PRESIDENTE. ComiuniGO ohe Tonorevole Saso ha chiesto congedo per oggi.
. Non sorgendo o^ervazioni, il congedo si intende acGordato.
Annunado di presentazione di disegni di legge.
PRESIDENTE. Comunico ohe in data 8 maggio 1980 sono stati .presentati i seguenti disegni di legge:
— « Norme concernenti il trasferimento mortis causa della titolarità di farmacie a favore del coniuge superstite o del figlio del titolare » (788), dagli onorevoli Zappala, Man
tiene, Traina, -Leanza, Germana, Piccione;
— « Interventi a favore delle associazioni di inquilini e assegnatari » (789), dagli ono
revoli Barcellona, Laudani, Messana, Amata, Chessari, Ficarra, Gentile, Grande, Messina;
— « Proroga dei termini per la iscrizione nello speciale registro, previsto dalla legge regionale 16 maggio 1978, numero 6, dei venditori amibulanti » i(790), dagli onorevoli Vizzini, Careii, Carli, Grande;
— « Proroga contratti suH’occupazione 'gio
vanile relativi agli articoli 9, 18, 19 e 20 della legge regionale 18 agosto 1978, numero 37 » (791), dagli onorevoli Amata, Cagnes, Chessari, Ficarra, Laudani, Toscano.
Seguito della discussione sulle dichiarazioni del Presidente della Regione.
PRESIDENTE. .Si passa al secondo punto deH’ordine del giorno: Seguito della 'discus
sione sulle dichiarazioni del P r^idente della
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(500)
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TAORMINA. Ohiedo idi pairlare.
PRESIDENTE. Ne ha 'facoltà.
TAORMINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i liberali, durante questa lunga e travagliata 'crisi nel corso della quale si sono verificati eventi drammatici e sconvolgenti, quale il barbaro assassinio del Presidente Mattarella, sono stati pesantemente critici nei confronti di quelle forze politiche ohe hanno sottovalutato l ’evidenza drammatica dei problemi della nostra Regione, prefe- rendo condurre, per oltre quattro mesi, una azione di logoramento, giocando al rimpiat
tino con le formule e lasciando incancre
nire i probleimi.
Il risultato è stato un . vuoto di potere difficilmente recuperabile che ha consumato oltre 135 giorni di orisi, raggravarsi dei dati oggettivi 'di tutti i problemi, Tacuirsi, oltre ogni limite di tollerabilità, delle condizioni di generale disordine della nostra Regione, la mancata previsione ed attuazione di in
terventi nei punti 'di massima cri'si, quali, ad esempio roocupazione, soprattutto giovanile, e il settore delle prestazioni sociali i cui dati sono sotto gli occhi di tutti noi.
Basti pensare alle cifre evidenziate 'dal Presidente della Regione in materia di occu
pazione. Mentre nella nostra RegiO’ne abbia
mo un preoccupante calo dei nuovi avviati al lavoro, nel resto del nostro Paese si regi
stra una netta inversione di tendenza, so
prattutto nelle Regioni del centrcnnoord, con una ripresa massiccia della occupazione.
Tutto ciò lascia presupporre che il nostro tessuto economico ha raggiunto uno stato di degrado dififitcilmente colmabile.
Basti pensare, neT campo , dei seirvizi so
ciali, ai fatti avvenuti nei Comuni 'del 'cata- nese, dove nel 1980 il problema deirapprov- vigionamento idrico è diventato un 'fatto an
cora oggi tra'umatico.
In una logica .di puro potere è stato quasi di colpo spezzato via quel fervore nuovo, quella tensione ideale, quei rapporti nuovi tra i T’artiti che avevano caratterizzato il dibattito delTintera legislatura e che ave
vano stimolato le forze politiche ad affinare e consohdare, pur da diverse collocazioni, ogni possibile ^fettiva solidarietà.
La Democrazia cristiana, in vista, anche delle prossime scadenze elettorali, ma forse
di più, della ricomposizione dei propri diffi
cilissimi equilibri interni, ha 'perseguito una politica di puro potere '(come ha espressa- mente ammesso in un suo documento , una componente, non secondaria, della 'stessa maggioranza: il iPartito repubblicano italia
no) secondo una logica di schieramento che ha consentito in passato e le consente, tut
tavia, 'di mantenere integro il proprio si
stema di potere, basato sulla divisione delle forze di 'democrazia laica e socialista e su alleanze, 'di volta in volta diverse e inter
cambiabili, ma sempre subalterne.
Si 'è tentato cosi di 'mortificare il Partito socialista italiano, che aveva aperto la crisi, almeno nella 'Sua prima fase, su precise de
nunzie di inadempimenti programmatici, de
nunzie che il Partito liberale non aveva man
cato di portare avanti fino dal 'giugno del 1979; in altre si 'è tentato 'di riproporre la fo.rmula 'del ‘quadripartito che aveva dimo
strato tutta la sua inadeguatezza, logoran
dosi nelTimpatto con la realtà, a essere stru
mento di aggressione 'della realtà siciliana.
D’altronde si è tentato in ogni modo .di esorcizzare la presenza liberale 'collocando i liberali in un ghetto per avere sostenuto fin dal 1978 una interpretazione 'della unità nsizionale intesa com e metodo, come servi
zio nei confronti della com’unità nazionale 'e regionale e non com e obbligo ed etichetta di appartenenza ad una maggioranza di go
vèrno. Unità nazionale per noi liberali si- gnifi'ca presa di coscienza che la gravità della orisi 'Ohe attraversa il nostro 'Paese, e la nostra regione in particolare, renide necessa
rio l’apporto 'di tU'tte le forze politiche de
mocratiche; tuttavia apporto di tutti non può significare .accordo tra tutti 'che coinvolga anche la funzione insostituibile della oppo
sizione vanificandone il ruolo.
Avevamo avuto tra Taltro la esperienza, proprio iqui in Sicilia, 'che l’accordo tra forze politiche diverse ed incompatibili, nell’inevi
tabile 'Scontro di posizioni 'spesso' inconcilia
bili, aveva reso necessario una permanente e logorante mediazione per il raggi'ungimento di compromessi che spesso finivano per ap
piattire tutto nel conformismo o per deter
minare un avvilente immobilismo.
In tale posizione, forse, nel 1978 eravamo stati -soli; ma la posizione assunta dal Par
tito comunista italiano, che ha rifiutato il ruolo subalterno 'di una partecipazione alla
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maggioranza che lo escludesse comunque dal governo, e ancor più i congressi della De
mocrazia cristiana e del Partito socialista de
mocratico italiano avevano portato ad un chiarimento della situaaione politica facendo avanzare nella Democrazia cristiana e nel Partito socialista democratico italiano posi
zioni icertamente non idissimili dalle nostre.
Malgrado fosse risaiputo Che il problema deirunità nazionale fosse un falso problema, avendo da tempo il Partito comunista ita
liano portato avanti la linea del « o al g o verno o alPopposizione » e la DemocrEtzda cristiana avendo posto il limate invalicabile della partecipazione del Partito comunista al . governo, si è preferito continuare ad affi
darsi ad un feticcio inesistente. Bastava quindi perseguire con chiarezza e coerenza la strada obbligata della iricerca delle più ampie convergenze tra i partiti di democra
zia liberale, laica e socialista lin un rapporto effettivamente paritario con la Democrazia cristiana che chiudeisse il varco della ricerca di soluzioni ponte verso il Partito comunista italiano ohe produrrebbero il riaffermarsi deU’egemonia democratica e comunista nell’
immobilismo del non governo.
Ho voluto, onorevole Presidente della Re
gione, fare questa prelimànare disamina, ade
rendo al suo appello di confrontarci con il suo governo. Intendiamo farlo ogni giorno non soltanto su problemi politici di schiera
mento ma soprattutto sui fatti concreti della realtà siciliana e sull’azione di governo, ma intendiamo farlo chiarendo e semplificando la (posizione dei singoli partiti sui singoli problemi in modo che il confronto sà svolga sgombro da ogni possibile ambiguità, che consente a talune forze politi'dhe .di essere indumento buono per tutte le stagioni tanto da teorizzare nell’arco di pochissimi giorni e di pochissime ore da un canto la neces
sità deU’ingresso del Partito comunista al governo e dall’altro la inderogabile neces
sità di un governo qualsiasi senza alcun raccordo e collegamento con le altre forze democratiche.
Onorevole Presdidente della Regione, nella sua relazione, ella ha parlato non già di un governo difficile ma di un governo che si , trova di fronte a difficili (scelte e difficili pro
blemi. A nostro avviso il suo governo è ina
deguato ad affrontare scelte difficili e diffi
cili problemi perché privo del necessario con
senso, che deve fra raltro verificare di volta in volta, affrontando i più importanti temi programmatici, com e d’altronde deve accer
tare il grado di convergenza dei partiti e delle componenti attive della società civile.
Senza tutto ciò in Sicilia non è possibile portare avanti quella pohtica del cambia
mento, quel nuovo modo di governare che costituisce il presupposto indispensabile per affrontare con metodi nuovi, con mentalità nuova e con reale efficacia il problema Si
cilia, grave e drammatico, di cui tutti ci fac
ciamo carico.
Il (SUO rischia di essere un governo di mera gestione chiuso in se stesso senza un momento di verifica e di confronto con le altre forze politidbe e senza im reale colle
gamento icon i problemi e le esigenze della società siciliana.
Esprimiamo un giudizio negativo sul suo governo non già per la esiguità della sua base parlamentare, resa già evanescente (data la comparsa massiccia dei franchi tiratori, e neppure per l’apporto deteiminante dei voti di ex appartenenti al Movimento sociale ita
liano, poi confluiti a diverso titolo nei vari partiti, quanto piuttosto per la grave le
sione ohe ha (determinato nei rapporti tra le (forze politiche e per la logica di pura gestione nella quale si muove.
Siamo costretti a ribadire questo giudizio anche (dopo le sue dichiarazioni program
matiche che hanno in larga misura confer
mato la nostra impostazione e il nostro pre
cedente giudizio basato isulla (scarsità delle notizie avute nel corso delle trattative.
Condurremo contro il governo una oppo
sizione senza aggettivi, anche se riteniamo essenziale, per la ripresa di un progetto or
ganico e meditato di sviluppo della Regione, che questo governo ceda il passo molto presto ad altro che possa realizzare il consenso e la partecipazione più ampia delle forze di democrazia laica, liberale e socialista, in un rapporto riequililDrato e paritario con il par
tito cattolico.
Riteniamo tra l’altro im grave errore da parte della Democrazia cristiana non avere accettato la proposta liberale di un governo monocolore Democrazia cristiana aperto agli apporti delle forze di democrazia liberale, laica, e socialista che si collocasse come punto di riferimento per la ripresa delle trattative e per la ripresa di una rinnovata solidarietà.
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Nell’augurare al suo governo il raggiungi
mento dei risultati migliori, nell’interesse della nostra Regione, esprimo l’auspicio che Ella, nella sua qualità, voglia farsi carico di assumere tutte quelle iniziative idonee a stimolare un nuovo dibattito, una nuova ten
sione atta a superare gli attuali rapporti in vista di un auspicabile superamento dell’at
tuale fase.
VIZZINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VIZZINI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, si sta concludendo la crisi più lunga della storia della nostra Regione: una crisi che, com e ha ricordato l’onorevole Presi
dente, è durata 135 giorni ed è durata cosi a lungo per chiari ed evidenti responsabilità di quelle forze, e in particolare della Demo
crazia cristiana siciliana, che hanno impedito una soluzione adeguata e rapida di essa.
In questi mesi si è ulteriormente indebo
lito il rapporto tra la Regione e le masse popolari, e i problemi dei siciliani e le attese della gente si sono drammaticamente acuiti.
Quattro mesi e mezzo rappresentano un pe
riodo lungo, difficile, nel quale sono avve
nuti fatti gravi, alcuni di una gravità ecce
zionale, e questi fatti avrebbero richiesto la costituzione di un governo forte di un ampio, consenso, che avrebbe potuto essere espresso solo da un accordo fra le grandi forze auto
nomistiche.
Mi riferisco, come è evidente, alla sfida che la mafia siciliana ha lanciato contro le nostre istituzioni, alla catena orrenda di delitti che si sono registrati nella nostra regione e nella città di Palermo; mi riferisco all’assàssinio del nostro Presidente della Regione Piersanti Mattarella ed ancora ai fatti che hanno por
tato più recentemente all’assassinio del ca
pitano Basile.
La eccezionale gravità di questa sfida è stata avvertita da tutti i siciliani, dalle forze più sensibili della nostra regione, dal movi
mento democratico, che ha risposto con pron
tezza ed energia, ma è stata avvertita anche dalle forze democratiche del paese che ave
vano con crescente allarme registrato l’ucci
sione di Boris Giuliano, di Cesare Terranova, di Lenin Mancuso ed altri precedenti gravi fatti delittuosi.
Questa nuova consapevolezza della gravità eccezionale della situazione siciliana si è espressa mediante una importante iniziativa delle tre grandi organizzazioni sindacali che hanno deciso di convocare alcune migliaia di quadri e di dirigenti sindacali per discutere, con la partecipazione attiva dei tre segretari generali. Lama, Camiti e Benvenuto, il m olo e le iniziative del sindacato in difesa degli interessi della Sicilia e per un’ampia guerra senza quartiere contro la mafia e l’ar
retratezza sociale e culturale deU’Isdla.
Ma sono avvenuti anche altri fatti di na
tura diversa, pure essi significativi di una particolare acutezza della crisi economica e sociale che ha investito la nostra regione, che rapidamente voglio ricordare: in una città siciliana la gente ha fatto le barricate per avere l ’acqua, per potere disporre di un bene assolutamente indispensabile per ga
rantire ai cittadini, ai giovani, alle donne condizioni di vita civile: Palagonia, Ramacca ed altri comuni sono la testimonianza di una crisi grave sulla quale occorre riflettere, ed altrettanto dobbiamo fare per le numerose aziende che versano in condizioni economiche disperate. Penso alle molte aziende del Mes
sinese, e ad altri settori importanti della nostra economia in crisi. Ricordiamo le due grandi manifestazioni dei coltivatori siciliani che a migliaia si sono riuniti prima a Tra
pani, poi a Palermo ed infine a Roma per segnalare le pesanti difficoltà di questo ramo della produzione investito da gravissimi pro
blemi nella commercializzazione del pro
dotto.
Per queste ragioni abbiamo insistito e lot
tato molto perché si uscisse dalla paralisi e dalla crisi, ed abbiamo sviluppato una pole
mica molto forte con la Democrazia cristiana, denunciandone le responsabilità; abbiamo ri
chiesto che si arrivasse in tempi rapidi alla costituzione del governo regionale. Voglio ricordare che il nostro gruppo ha dovuto ricorrere aU’occupazioné deH’Assemblea re
gionale é all’importante manifestazione che si è tenuta davanti a Palazzo dei Normanni, nel momento in cui si concludeva l’occupa
zione. Tutto ciò lo abbiamo fatto per difen
dere il prestigio e la credibilità delle istitu
zioni, il ruolo deU’Assemblea regionale e por
re con molta energia e determinazione il pro
blema di uno sbocco della crisi di governo.
Abbiamo adottato una iniziativa molto forte
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e decisa per difendere le istituzioni autono
mistiche, il loro ruolo, per fare avanzare la situazione politica della nostra Regione.
Ma è bene ricordare che non abbiamo mai pensato, né detto mai, che ci saremmo ac
contentati di un governo qualsiasi; natural
mente tra un governo ed una crisi che si trascina per molti mesi, tra un governo e la paralisi è da preferire la costituzione del Governo, che comunque è un punto di rife
rimento, che consente di condurre un dibat
tito, di dar vita ad una dialettica politica corretta. La nostra iniziativa era tutta pro
tesa a dare alla crisi politica della nostra Sicilia una soluzione nuova, una soluzione diversa, avanzata, adeguata alla gravità della situazione politica ed economica della nostra Isola.
Ci siamo battuti per una soluzione nuova e diversa che doveva evere secondo noi due punti fermi:
1) un buon programma capace di fare fronte alla particolare gravità della situa
zione, ed ho piacere che il Presidente della Regione abbia voluto richiamare questi dati anche con l’aggiornamento che purtroppo questi dati hanno avuto in peggio nel senso che l’occupazione ed altri dati segnalano non già l’attenuarsi di questa acutezza, ma sem
mai una tendenza ad aggravarsi;
2) un governo di tutte le forze autono
mistiche seriamente impegnato ad attuare il programma. Abbiamo anche detto, onorevole Presidente, più volte che non ci sarebbe ba
stata. la risposta alla seconda questione, cioè l’accordo per fare un governo perché noi non siamo stati mai per un governo qualsiasi, per un governo che non fosse impegnato ad introdurre novità politiche significative ed ad operare seriamente ed efficacemente per fronteggiare la grave situazione che abbiamo innanzi. E’ veramente difficile sostenere e di
mostrare che questa nostra posizione è sba
gliata e che non corrisponde ad una necessità oggettiva, fermo restando che ho ascoltato e letto con grande attenzione le dichiarazioni del Presidente D’Acquisto, le ho voluto rileg
gere prima di fare questo intervento proprio per valutarle più freddamente, più tranquil
lamente. Debbo dire che trovo abbastanza interessante il ragionamento politico che apre queste dichiarazioni politiche, perché il Pre
sidente D’Acquisto nel fare la rassegna delle posizioni politiche che hanno determinato la
situazione pesante, difficile, attribuisce a noi la responsabilità, e ci tornerà collegando que
sta responsabilità ad un certo schematismo però omette di riferirsi al soggetto più impor
tante di questa vicenda, e cioè la Democrazia cristiana.
La Democrazia cristiana non è assoluta- mente presente in queste dichiarazioni ed io voglio ricordare che la Democrazia cristiana in Sicilia ha una forza determinante: le sue scelte, le sue sue opzioni contano e determi
nano anche le posizioni degli altri, contribui
scono a determinare notevolmente il clima politico della nostra regione. Credo che non si dà mia risposta convincente quando si usa l’argomento di un presunto schematismo della posizione del Partito comunista che con
tribuisce, COSI si dice, a rendere senza solu
zioni la crisi regionale oppure quando si parla di autoesclusione, com e pure avete fatto in questi mesi, del Partito comunista dalle trattative.
Noi ci siamo autoesclusi dalla trattativa del programma per il fatto che la discrimina
zione nei nostri confronti era chiara e pre
clusiva di ogni contributo positivo alla ela
borazione di un programma. E la nostra ci sembra una posizione che merita il più grande rispetto perché è una posizione chia
ra, una posizione che aiuta la gente a capire, perché distingue tra ehi è al Governo e chi è all’opposizione.
L ’impedimento è costituito invece, è bene averlo chiaro, da un fatto politico preciso dalla discriminazione contro il Partito comu
nista, fatto che costituisce un elemento grave e negativo per la Democrazia italiana e per la situazione politica della Sicilia e del Paese.
Credo che nessuno possa seriamente chie
derci di subire questa discriminazione, una discriminazione che in questi anni si è at
tenuata certamente, ma che non è stata mai superata, tant’è che questo è il punto fermo del ragionamento del Presidente D ’Acquisto, il quale appunto parte da questa afferma
zione:, stante Fimpossibilità di fare un go
verno che comprenda anche i comunisti, ne derivano tutte le altre conseguenze.
Bisognerebbe appunto scavare sul proces
so politico che c’è dietro (questo è il mio sforzo) che determina questa situazione, per cui il Partito comunista italiano a causa di questa immotivata discriminazione è costretto ad opporsi, e cosi facendo determina una si
tuazione politica caratterizzata anche da una
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forte tensione, da uno scontro sul programma.
Credo che non bisogna ignorare, se si vuole discutere seriamente, che il Partito comuni
sta ha dato un grande contributo ad affron
tare alcuni momenti difficili della vita del Paese, ed ha dato un grande contributo nel concreto alla situazione politica siciliana. Il richiamo costante che il presidente D ’Acqui
sto fa agli ultimi anni della nostra vita poli
tica regionale, alla loro positività, al loro in
teresse, è un riconoscimento chiaro ed espli
cito di qualche cosa che noi abbiamo voluto, che abbiamo determinato, impegnandoci nel
l’azione politica, nella elaborazione program
matica, impegnandoci nel provocare un cli
ma che consentisse un processo di avvicina
mento fra le grandi forze politiche. Abbiamo cioè lavorato perché prevalesse nel Paese, in un momento di particolare difficoltà della nostra vita democratica, l ’unità rispetto allo scontro ed alla rottura.
Ma se questa esperienza cosi importante e positiva si è interrotta e non è andata avanti, ciò è dovuto sicuramente alla visione strumentale e furbesca che molta parte della Democrazia cristiana ha avuto della politica di unità. E’ diventata ormai una frase molto generica, che non ha un contenuto preciso, che si vuole perda sempre di più qualunque colorazione politica. Questo è vero su scala nazionale, ma è anche vero per quanto ri
guarda l’esperienza siciliana, che era ■ una esperienza ricca e originale; e non è pen
sabile che il Partito comunista italiano accetti un ruolo subalterno, questo deve essere un punto fermo; voi dovete riflettere sulla esperienza che fate con i vostri alleati e ope
rare le giuste distinzioni nel diverso con
tributo che può dare il Partito comunista italiano.
Questi vostri alleati, anche gli attuali, han
no qualche cosa di diverso, sono forse più arrendevoli, sono più docili, si lasciano con
vìncere più facilmente; può anche essere una virtù, non iso, non so ffire. Ma non è neanche pensabile che si possano 'ripetere esperienze già consumate, igià vi'sisute, con un bilancio critico molto preciso, di partecipa
zione a maggioranze idistinte dal Governo.
Ma, onorevole Presidente, noi la abbiamo fatta questa iesperienza, noi la abbiamo vis
suta sulla nostra pelle questa esperienza, noi siciliani e noi comunisti siciliani, e la ab
biamo vissuta in Italia; l’esperienza cioè di
una maggioranza m olto ampia; ricordiamo che Mattarella fu votato da una maggio
ranza di 81 deputati e questa maggioranza poteva fare grandissime cose, perché 'espri
meva la volontà della quasi totalità dell’As- semblea, tìd era un fatto politico idi grande rilievo.
Se -questa oooasdone, tuttavia, si è sprecata in parte, in gran parte, 'ciò è dovuto al fatto ohe si è lavorato da parte idi certe forze, insistentemente, con accanimento, perché la svolta venisse attenuata, perché non emer
gessero novità significative, perché il pro
cesso venisse spezzato, -e lo scontro e la po
lemica fra le forze politiche 'siciliane pren
desse ancora una volta il sopravvento. Que
sto sco-ntro è partito daU’intem o di questa esperienza, dalla difficoltà cioè di applicare un programma concordato, dal 'sabotaggio deirattuazione 'del programma, 'dall’impegno che le 'forze moderate, ed in patrticolare la Democrazia cristiana, hanno posto per far fallire questa esperienza.
Tornerò 'rapidissimamente su questa que
stione quando m i riferirò in modo più spe
cìfico alle dichiarazioni, al programma e ad alcuni punti prograanmatici che il Presi
dente ha voluto illustrare ieri.
Credo che ricordiamo tutti le ragioni per le quali ■—■ ragioni valide e oggettive — noi uscimmo 'dalla maggioranza, sapendo, idi com piere ima 'Scelta politica grave, sapendo di fare un 'atto ohe non sarebbe rimasto senza significato. Ed io ricordo 'anche la maniera con la quale si reagì a quel nostro gesto;
il Governo addirittura discusse se dimettersi o no, 'si dimise e ifu rieletto, credo, nel giro di 'qualche 'giorno, di pochissimi giorni, con la 'Stessa formazione; 'cioè, non 'Si volle dare all’atto icompiuto dal Partito comunista una validità oggettiva. 'Si disse: si tratta di -un errore, idi un errore 'grave 'che i comunisti compiono.
Questa considerazione l ’ho sentita rqietere alTonorevole D ’Acquisto circa un mese fa, credò, da una televisione palermitana, ma è stata riproposta in altri documenti della Democrazia cristiana...
D’ACQUISTO, Presidente della Regione.
La direzione regionale della Democrazia cri- 'Stiana disse òhe era un errore.
VIZZINI. Ma resperienza dei mesi sue-
Resoconti PaTlamentarì — 425 Assemblea Regionale Siciliana
V ili Leg islatur a 400* SEDUTA 9 Maggio 1980
cassivi dimostrò oha invace la nostra damin- cia era puntuale, era fondata.
E non è un caso che il iPartito socialista, otto mesi dopo decide di mettere in crisi il Governo, usando argomentazioni che somi
gliano troppo alle nostre, denunciando -cioè la difficoltà di applicare un programma che rimaneva soltanto sullo sfondo deirazione del
’ Governo.
Non loi sono m olti-precedenti di una ini
ziativa sociahsta in questi anni, con queste oaratteri'Stiche, cioè con le caratteristiche di una denuncia. di inadempienza nell’attua
zione del programma, e anche icon una cri
tica esph'Cita lalla esperienza del centro si
nistra ed una richiesta idi 'un Governo d i
verso. Io credo che, se vediamo i precedenti, questi elementi sono m olto più sfumati e probabilmente questo elemento non doveva essere trascurato dalla Democrazia cristiana.
Quindi questa svolta nella vita politica della Regione, appare ancor più necessaria, rimane più che mai necessaria oggi, nonostante 1’
esistenza di questo Governo, perché voi non avete risolto il problema della crisi politica siidliana, ma avete fatto un Governo che è chiaramente inadeguato ai problemi che ha la nostra Regione.
Avete messo una pezza, cercate di cam
pare per qualche mese. E siete convinti (e mi pare che la stessa dichiarazione program
matica del Presidente D’Acquisto dica chia- ramente ciò), che il problema non è stato risolto, che la questione aspetta ancora di essere risolta.
A questa svolta si oppone la Democrazia cristiana siciliana, fondamentalmente.
, Qui bisognerebbe un momento prestare at
tenzione a cosa è avvenuto; davanti a fatti COSI gravi, davanti ad avvenimenti cosi straordinari, co m e , quello della spirale ma
liosa, come quello dell’esplodere della crisi economica, com e quello della ripresa di una difficoltà economica pesante sul piano nazio- nale ed intemazionale, era anche legittimo aspettarsi che la Democrazia cristiana utiliz
zasse gli elementi originali dell’esperienza si
ciliana per 'andare avanti, per puntare in avanti.
E’ stato invece teorizzato che bisognava fermarsi per aspettare le conclusioni del Con
gresso nazionale 'ed è stato afiferm'ato che nessuna iniziativa poteva essere presa, nes
suna trattativa poteva essere avviata senza
la celebrazione e le conclusioni del Con
gresso nazionale della Democrazia cristiana;
cioè avete voi appiattito la situazione poli
tica regionale su quella nazionale. Ed è per questo che la situiazione politica della no
stra Regione perde allora qualunque ele
mento di originalità. E’ veramente singolare che questo sia accaduto al partito che ave
va condotto con noi nel mese di marzo una polemica ohe aveva questo significato: uscite dalla maggioranza in Sicilia perché uscite a Roma. I democristiani siciliani a distanza di pochi mesi praticano essi, apertamente, que
sta scelta, 'riducendo il loro ruolo ad una conduzione che non utilizza neanche quei margini,, che sempre esistono aU’intem o di una scelta politica, di fantasia, di creatività, per applicarli comunque, aderendo anche alle 'Condizioni specifiche di una realtà come la nostra, com e quella siciliana.
La Democrazia cristiana siciliana ha quin
di la responsabilità di avere bloccato questa svolta, di avere impedito ohe si discutesse seriamente di questo fatto, che se ne par
lasse in uno sforzo, in un impegno tendente a fare dei passi avanti, quindi con impegno, con serietà, per sviluppare i processi posi
tivi, per arrivare anche a punti intermedi, comunque si'gnificativi, in questo sforzo ten
dente a consolidare, un processo che si dice stia molto a cuore alle forze politiche sici
liane e che sicuramente sta molto a cuore al nostro Partito.
Credo che le nostre scelte difendano ciò che è rimasto di positivo in quella espe
rienza, perché appunto consentono che essa non scada agli occhi della 'gente, agli occhi del 'popolo siciliano. Credo che bisogna in
terrogarsi su 'questo: cosa è avvenuto nella Democrazia cristiana siciliana? (Certo per quello che se ne può capire dall’esterno). C’è una unità che si realizza a livello più basso, c’è una unanimità che stupisce; qui non si contano neanche, in questi giorni, gli echi della polemica del dibattito che c’è stato in campo nazionale; qui non c’è Zaccagnini che parla e qui tutti sembrano Donat Cattin.
Questa è una cosa che mi preoccupa, per- iché mi sembrate schierati, tutti allineati su una posizione che viene discussa anche ai massimi livelli, sia pure con una giusta at
tenzione e con la preoccupazione di non in
debolire il partito in campagna elettorale e 'di non 'suscitare polemiche che possono rap
Resoconti Parlamentari 426 Assemblea Regionale Siciliana
V i l i Legislatura 400* SEDUTA 9 Maggio 1980
presentare un costo elettorale. Però un di
battito, mentre sta mutando la linea politica della Democrazia cristiana, ima tensione,
■una difficoltà a Roma si avverte; com e mai qui, in questa Regione che ha vissuto ima esperienza cosi rioca, da tutti riconosciuta, anche se parzialmente, come positiva, com e mai qui nessuno difende concretamente que
sta esperienza? Questo è un interrogativo che io m i pongo m olto chiaramente, onorevole Presidente.
Comprendo perfettamente il problema del rispetto delle decisioni politiche, (l’ho detto e lo dico ^plicitamente) delle decisioni con - gressuah e cosi via, ma qui c ’è qualche cosa di più, c ’è quasi la volontà di rassicurare.
Qualcuno ha usato un’immagine che dav
vero è sbagliata: questa fase politica sici
liana somiglia alla pai^a che lo scalatore ef
fettua prima di fare l ’ultimo 'scatto per ar
rivare alla vetta. Ma quale vetta state sca
lando? Qual è questa vetta? Io ho riimpres
sione che avete messo la retromarcia in una strada in idiscesa o comunque, per lo meno, in una strada pianeggiante! Non mi sembra Che vi stiate misurando con particolari dif-
■ficoltà idi percorso, che siate impegnati a costruire un progetto politico nel quale pos
sano trovare punti idi riferimento interes
santi le altre forze, quelle idiverse da voi, d grandi partiti. Invece ho rimpressione che questo sforzo, ch e pure ha impegnato lina parte importante della Democrazia cristiana, certamente il Presidente D ’Acquisto, certa- mento l ’onorevole Mattarella per anni, per molto tempo, sia stato abbandonato e sol
tanto strumentalmente si dica che si vuole riprendere in una migliore occasione, e non si sa quando, uno sforzo unitario.
Non vi è, quindi, secondo me, nessuno stato di necessità che possa (giustificare la scelta fatta. Si è proceduto a scelte moderate sbagliate, con una decisione politica non di
mostrata in tante altre occasioni; si è prima logorato, com e dicevo, il rapporto unitario col Partito comunista e si è rivolto a quest’
ultimo, invece, un appello ad accontentarsi, ad avere un m olo isubaltemo, ad attenuare i toni dell’opposizione, nella speranza che ipoi, in un futuro più o meno lontano, qual
che cosa possa cambiare. 'Si è sabotato il programma del Governo Mattarella, ei è
•cercato di svuotare di significato raccordo raggiunto tra le grandi forze autonomistiche
nel ’78 e si è scelta successivamente la li
nea della rottura con il Partito socialista.
La Democrazia cristiana siciHana in que
sti mesi non ha mai veramente trattato cól Partito socialista nel senso che la Democra
zia cristiana siciliana ha sempre ritenuto ar
bitrarie le ra^oni che hanno spinto i so
cialisti ad aprire la orisi e queste ragioni, invece, hanno piena digrdtà politica e pieno
•riscontro nella realtà della situazione ipoli- tica sicihana. La Democrazia cristiana sici
liana (ed io naturalmente posso riferirmi ai fatti che conosco, ai documenti, ai comuni
cati, a quanto h o 'appreso in q u ^ ti mesi, non so se c ’è qualche cosa che ci sia sfug
gita), ha posto sempre abbastanza aperta
mente al Partito socialista un solo problema:
cambia posizione pohtica; rinuncia ad una iniziativa pohtica autonoma, ad una propo
sta politica -che noi non vogliamo (discutere.
Tutto ciò è avvenuto non perché quella pro
posta politica escludesse forze autonomisti- che, perché il Partito socialista ha chiesto
•che si varasse un Governo comprendente tutte le forze autonomistiche, inizialmente, e soltanto successivamente si è fatto carico di formulare alcune prpposte, due esatta
mente, Che comunque, io icredo, anche se non sono mai state da noi condivise, però cercavano di evitare che la situazione arri
vasse al vicolo cieco nel quale invece si è giunti.
Ora, a m io avviso, occorre capire che quello che è accaduto non riguarda soltanto problemi di (formula pdlitìca, dei rapporti con noi, dei rapporti col Partito sociahsta.
Infatti nella Democrazia cristiana c’è l ’ab
bandono dei temi più significativi, delle ri
forme. Anche neiresposizione del Presidente D’Acquisto si propone, p er esempio, che la interessantissima tematica e la questione della riforma della Regione venga aggior
nata. D ’Acquisto dice che ne parleremo alla pro^im a legislatura ohe finisce nel 1986. C’è speranza dunque che entro T86 la riforma si faccia, anche se non si può escludere che im altro Presidente della Regione proponga ancora un rinvio.
Ma non avevamo scritto assieme il pro
gramma 'del Governo Mattarella? Non c ’è scritto in questo programma Che nel 1980 non si sarebbe più votato per le province ma si isarèbbero invece costituiti i liberi con
sorzi? Chi ha violato questo impegno, che
Resoconti Parlamentati — 427 Assemblea Regionale Siciliana
V i l i Legislatura 40<P SEDUTA 9 Maggio 1980
era un impegno solenne, formulato due anni prima della scadenza idei consigli? Non c ’è nessuna ragione tecnica che ha impedito che questa scadenza venisse rispettata, ma c’è una chiara volontà politica di difendere resistente; e resistente è una notevole ra
gnatela di Enti che sono gestiti da persone, da gruppi, da forze che voghono mantenere le funzioni, vogliono anzi estenderle e po
tenziarle.
Io credo che su questo dobbiamo fare una riflessione. Ohe cosa è diventata, per esem
pio, la scelta solenne della (programmazione?
Ha fatto bene il Presidente D ’Acquisto a parlarne, e io credo dobbiamo essere tutti disposti a discutere serenamente questa que
stione. C ’è un’esperienza: parliamone.
Mi pare che uno dei collaboratori .più stretti di Piersanti Mattarella, nel ricordare la fatica ‘di quest’uomo che voleva intro
durre qualche novità nella complessa mac
china regionale, ha -detto ohe è stata una gran fatica per lui trovare due stanze per la (direzione e la programmazione, potere trovare qualche telefono libero, potere tro
vare qualche f'unzionario; queste notizie le abbiamo lette sui giomah, ma potremmo an
che approfondire la questione, per compren
dere meglio le resistenze ed individuare chi le ha frapposte.
E’ ima testimonianza 'dal vivo. Ma non c’è neanche bisogno Idi andare a queste te
stimonianze, che pure sono molto interes
santi perché isi riferiscono a dati concreti.
Infatti la scelta della programmazione si
gnificava cambiare notevolmente il modo ‘di governare, di concepire la spesa pubblica, di pensare allo isviluppo della Sicilia, di avere una idea, di -fare delle opzioni, delle scelte, di qualificare la apesa, di- control
larla, di verificame gli -effetti e cosi via. -Oc
corre iCEunbiare notevolmente la qualità dell’
azione del iGovemo ed i rapporti con la so
cietà; lalla fine offrirò anche due esempi di come tutto -questo non si sia realizzato, e lo faccio appunto in collegamento con questo mio -giudizio. 'Questà scelta è saltata nel corso ‘dei mesi proprio perché r-esistente si difende attivamente e si d;ifenderà anche contro l’onorevole D ’Acquisto, e sarà ‘COsi ed è inevitabile.
Quindi, si ripropone il problema di quali forze possono poi -davvero applicare, attuare.
introdurre le novità, porre in essere pro
cessi politici nuovi.
Vi chiediamo se -pensate davvero che senza i comunisti, senza i socialisti, cambierà qual
che cosa di significativo nella vita della Re
gione, se -potrete raggiungere questi tra
guardi o se non è per pura memoria che ponete queste questioni, davanti a delle scon
fitte che pagherete anche voi, che paghe
ranno anche le forze più avanzate della De
mocrazia cristiana, i più sensibili alle novità:
sconfitte che, ripeto, in politica, contano, si pagano e pesano.
Io penso quindi di poter dire, davvero con piena convinzione, signor Presidente, senza che questo appaia come un qualcosa di scon
tato che uno deve affermare perché bisogna giustificare una posizione: questo Governo è figlio di questa situazione arretrata, anche un po’ equivoca, naturalmente determinata da un insieme complesso di situazioni (ed alcune le ho citate); è figlio di questo arretramento grave che si è manifestato nella Democrazia cristiana siciliana ma anche in quella italiana;
è figlio di questo momento politico che, non a caso, vede non più Zaccagnini, segretario nazionale del Partito, ma Piccoli e Donat Cat- tin. Il congresso ha avuto un effetto da tutti conosciuto: il documento sul quale si è or
ganizzata la maggioranza della Democrazia cristiana, è un documento molto importante e i fatti sono questi.
Io penso che faremmo anche bene a guar
dare -che cosa succede nelle altre Regioni meridionali: nel Mezzogiorno gli accordi fra i grandi partiti popolari avevano avuto un effetto e un risultato positivo e rnolte regioni meridionali possono trarre da questa espe
rienza un bilancio positivo; rinterruzione di questa esperienza porta in altre due Regioni meridionali a Governi come quello che si è costituito in Sicilia.
Che cosa è allora, un fatto più generale, la ricerca di un assetto moderato? C’ è una logica, c ’è un rapporto fra quanto avviene in Sicilia e quello che succede a Roma? Quello che succede negli Abruzzi e nelle altre Re
gioni? Io penso -di si. Come si può definire questo Governo? E’ un Governo centrista?
Forse no; forse questa definizione è impro
pria e imprecisa.
Io penso che mi perdonerete una battuta,
■però è l’unica maniera con la quale io so esprimere un giudizio: questo è un mono
R e so co n ti, t . 60 (500)
Resoconti Parlamentari — 428 Assemblea Regionale Siciliana
Vili Legislatura 400“ SEDUTA 9 Maggio 1980
colore « corretto ». Voi l ’avete definito conge
lato — questo termine mi piace molto •— con un Assessore repubblicano e un Assessore socialdemocratico; avete fermato sul corri
doio il secondo Assessore repubblicano; non avete, e questo non avviene da anni, attri
buito ad altri se non ad un democristiano la vicepresidenza della Regione. Questo è un monocolore « corretto »; è un Governo fatto da 11 democristiani e da due ostaggi. Il peso di questi partiti...
MOTTA. ... E il Presidente D ’Acquisto è come se fosse Hitler...
VIZZINI. ... è quello che è stato tradizio
nalmente, meno qualche cosa, perché non c’è dubbio che nel quadro complessivo questi stessi partiti, per quel poco che hanno po
tuto dire e rappresentare in questi anni, pesano ancora meno.
Io ho sentito questa battuta, fatta da voi questa volta: « Ma noi abbiamo attribuito gli assessorati perché li congeliamo per il Partito socialista italiano ». Poiché ho stima di voi e so bene che conoscete a meraviglia l ’arte del Governo, so bene che nessuno di voi crede ad una sciocchezza come questa.
MOTTA. Ci sono congelatori che durano un anno.
VIZZINI. Quindi il fatto politico è questo.
E’ un’operazione, che sottolinea ■— io non so se i repubblicani ora che sono piu nume
rosi discutono fra di loro e si fanno anche i conti — l ’arroganza della Democrazia cri
stiana; è un fatto importante. La Democra
zia cristiana non premia neanche alleati fe
deli, alleati che pure hanno fatto di tutto per consentire la costituzione di un Governo a tutti i costi.
Non li premia. Questo è un segnale preoc
cupante, è un segnale politico grave, non è una cosa che non abbia alcun peso. Non tiene conto, appunto, delle altre forze, si col
loca al centro della situazione politica sicilia-
" na, scarica sulla società i propri problemi, la propria crisi, le proprie difficoltà, pretende che gli altri organizzino le loro scelte consi
derando quelle che effettua la Democrazia cristiana come immutabili, come scelte auto
nome, che bisogna appunto, considerare ed accettare o respingere.
Qual è la maggioranza di questo governo?
Io vi ricordo che stando ai risultati elettorali questo governo ha 45 voti; ma questa mag
gioranza, qui, non si è fino ad oggi espressa mai. Io dirò qualcosa sul perché hanno vo
tato scheda bianca e cosa significhi, perché io credo che sia bene avere posizioni chiare.
E’ un primato che nessuno dei componenti di questo governo abbia avuto 46 voti... Credo che non sia avvenuto mai...
D ’ACQUISTO, Presidente della Regione.
E’ avvenuto...
VIZZINI. No, per i monocolori. Non qual
che assessore, non una parte degli assessori, ma non c’è stato un solo componente del governo che abbia avuto la maggioranza del- TAssemblea, la maggioranza assoluta.
E’ riapparso il terzo partito deU’Assem- blea; il partito dei franchi tiratori è il terzo gruppo. Diversi assessori hanno 14 voti in meno, cioè 5 voti in più di quelli che riesce oggi ad esprimere il Partito socialista e che in ordine di grandezza, dopo la Democrazia cristiana e noi, è il terzo gruppo parlamen
tare. Questo fenomeno dei franchi tiratori è cosa vostra, è frutto della lotta che c’è fra di voi e probabilmente anche tra qualche alleato vostro.
Non v ’è dubbio che quindi siamo in pre
senza di un governo che è estremamente de
bole, che ha una maggioranza incerta, che può essere ricattato anche da un solo depu
tato, da un qualsiasi gruppo che lo può met
tere in crisi per qualunque questione, anche per spinte che non abbiano una qualità posi
tiva, perché viene toccato l’interesse o non viene data la risposta ad un problema parti
colare.
Siamo partiti dal governo Mattarella con una giunta votata da 81 deputati e siamo arrivati ad un governo con una maggioranza incerta che fino ad ora, ripeto, non si è mai espressa. Quindi noi giudichiamo questo go
verno debole, inadeguato e soprattutto senza respiro e senza futuro.
Vi è il pericolo serio che la paralisi si con
solidi, vi è il pericolo che prevalga la tecnica della scelta del rinvio, della fuga dai pro
blemi; vi è il pericolo, cioè, che la situazione politica siciliana degradi ulteriormente, che altri guasti seri si aggiungano a quelli molto pesanti che si sono prodotti in questi mesi per vostra scelta.
Besoconti Parlamentari 429 Assemblea Regionale Siciliana
V i l i Leg islatur a 400* SEDUTA 9 Maggio 1980
ìa
Questo governo non è un ponte, ma è un arretramento. Un ponte verso che? Verso una nuova edizione del centro sinistra? Os
sia voi dite: « quando i socialisti si vogliono accomodare, possono venire »; ma per rifare il centro sinistra. Veramente volete che il Partito socialista effettui un’autocritica, e neanche a caldo, ma a distanza di un anno, per dire agli elettori: « no, io ho corretto la linea politica perché mi preme molto ritor
nare al governo e non so stare alla opposi
zione ».
Naturalmente non dimostrate di avere una grande considerazione delle ragioni degli al
tri, delle ragioni del partito che in questi anni è stato al governo ed ha applicato una politica in Sicilia e nel paese, di quel partito che avete definito essenziale, a cui volevate dare la presidenza del consiglio dei Ministri, a cui volete dare, a parole, un ruolo nuovo.
In realtà mostrate molta sufficienza verso le tesi politiche che i compagni socialisti invece esprimono.
Per queste considerazioni che appartengo
no, appunto, ad uno sforzo nostro di analisi, di ragionamento, ma anche ad uno sforzo fatto di attenzione e di preoccupazione, sia
mo molto in allarme per il punto a cui è ar
rivata la situazione politica siciliana, ma non favoriremo assolutamente mai il suo ulte
riore scadimento.
Noi vogliamo salvaguardare un patrimo
nio ricco di esperienze positive che sono il frutto di lotte dei lavoratori e della gente, della nostra elaborazione politica, di incontri con forze vive della nostra società; tutto que
sto ci interessa molto, non siamo affatto in
differenti e non abbiamo scelto la linea del
« tanto peggio, tanto meglio ».
Noi ci rifugeremo, tuttavia, assolutamente, in una posizione poco chiara, equivoca e sce
gliamo la via della chiarezza. Noi condurremo una azione politica di opposizione, quindi, ferma, chiara. Questa azione sarà rivolta a far capire alla gente che cosa vogliamo, a rendere trasparente la vita politica siciliana.
Qualcuno ha dato al modo in cui abbiamo votato, quando si è costituito il governo, in
terpretazioni strumentali: « perché votate scheda bianca? Sapete che ci sono franchi tiratori? » A parte il fatto che questi fran
chi tiratori sono molto misteriosi, esistono ma nessuno sa chi sono e quindi si possono con
tare soltanto a cose fatte e non prima, noi
abbiamo voluto evitare incontri con spinte e forze che non sono le nostre. Abbiamo vo
luto molto correttamente esprimere la nostra opinione. E’ un fatto politico chiaro che il governo sia stato eletto cosi come è stato eletto; avrebbe potuto essere poco chiaro e un motivo di confusione tra la gente il fatto che qui votano comunisti e missini, comu
nisti e franchi tiratori. E’ una cosa che noi non vogliamo assolutamente fare. Vi sono infatti deputati che votano contro solo per
ché non sono stati nominati assessori e depu
tati che invece votano contro perché voglio
no un governo, come quello che noi abbiamo chiesto e chiediamo oggi, totalmente diverso, con un programma diverso basato su un profondo rinnovamento.
Se la situazione politica non raggiunge punti di gravità particolari, credo che noi condurremo una opposizione che sarà molto sostenuta dal dibattito, dall’iniziativa, dalle proposte, dallo scontro sulle soluzioni che si proporranno, una opposizione qualificata, se
ria che condurremo assieme ai compagni socialisti ed ad altre forze autonomistiche siciliane.
E’ un fatto estremamente importante che in una regione come la Sicilia si ricostituisca un rapporto unitario tra comunisti e socia
listi. Questo è importante per noi, ma è im
portante anche per la Democrazia cristiana, perché se venisse meno questa spinta a cam
biare, se venisse meno questa spinta di no
vità sostanziali, di fondo, dell’assetto econo
mico e politico della nostra Sicilia, anche per voi le cose andrebbero diversamente, anche per quelle forze più sensibili al nuovo le cose andrebbero sicuramente peggio. E so
prattutto si diffonderebbe la sfiducia, la sen
sazione che non si può cambiare, che non si possono fare cose nuove.
Noi siamo una forza importante e costi
tuiamo anche un patrimonio enorme di lotte e di esperienze politiche nella società sici
liana e nel paese. Questo fatto potrà operare positivamente nella nostra Assemblea e nella società siciliana, nel senso di costituire un punto nuovo di aggregazione di forze poli
tiche, economiche e sociali, per preparare sbocchi nuovi, più adeguati, più avanzati alla grave crisi politica che colpisce il paese.
Ripeto, noi lavoriamo nella convinzione che la crisi non è risolta, che la soluzione della crisi è soltanto parziale e che quindi con
Resoconti Parlamentari
V i l i Leg isla tu r a
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questi problemi bisogna fare i conti; tutte le forze che vogliono davvero risolvere i pro
blemi della nostra Regione debbono misu
rarsi con questi temi e con queste questioni.
Qualcuno ha parlato, in questi giorni, di socialcomunisti, qualcuno ha parlato di un abbraccio del Partito comimista verso i so
cialisti cosi stretto da ridurre totalmente l’au
tonomia del Partito socialista; ma questi sono trucchi da baraccone, perché la situazione è invece ben diversa. E’ dimostrato che in que
sta situazione il Partito socialista ha potuto avere una iniziativa politica sua, autonoma, qualificata, che la gente ha avvertito e che si è dovuto discutere della posizione dei socia
listi. Ne avete dovuto discutere voi, per quel poco che avete fatto; ne abbiamo dovuto discutere noi, per dire la nostra rispetto alle varie fasi della elaborazione di questa pro
posta. Si può aprire, invece, una fase poli
tica molto ricca di irdziative di battaglie e utile per la nostra Regione.
Io vorrei andare rapidamente alle cose da fare. C’è un punto che bisogna risolvere èd è quésto. Da Oggi alla fine della legislatura non c’è molto tempo: ci sono, alcuni mesi veramente utili che si possono utilizzare pie
namente per uh lavoro legislativo serio e c ’è qualcuno che già pensa che l’Assemblea tutto sommato può essere tenuta in « sur- placè » come è stato fatto per alcuni mesi prima della crisi di governo. Si può convocare l ’Assemblea per discutere leggine di nessun rilievo, di nessun conto, e quindi le grosse scelte possono essere evitate, possono essere rinviate a tempi migliori, tutto sommato si può pensare già al prossimo autunno nel quale si discuterà il nuovo bilancio e succes
sivamente allo scioglimento dell’Assemblea.
C’è poco tempo, si è perduto m olto tempo, per questo non bisogna sprecare neanche un giorno!
Signor Presidente, noi siamo del parere chè l’Assemblea debba lavorare con molto impegno, debba lavorare bene, affrontare le - questioni, discutere le leggi proposte dal Governo e dai gruppi parlamentari (e noi ne abbiamo presentate parecchie in questi mesi), ricercare soluzioni ai problemi, dare risposte alle attese della gente, ricollegarsi con i cittadini, con le grandi organizzazioni di massa, con i sindacati, con le associazioni
■contadine, con le cooperative. C’è un’attesa che viene daH’estemo (l’onorevole D’Acquisto
ne parlava), di una spinta positiva ed uni
taria. Non è un fatto secondario che il sm- dacato in Sicilia unitariamente abbia assunto posiziom politiche molto avanzate e molto serie. Non è un fatto da niente che le A d i siciliane abbiano avuto le iniziative che han
no avuto e non è neanche un fatto da niente che perfino il cardmale Pappalardo abbia parlato di queste questioni nella omelia pasquale. Forse, se si rilegge attentamente quello che ha detto, qualche stimolo ad operare coraggiosamente si ritrova neanche senza molta fatica; mi pare naturalmente che non si riferisse a formule di governo
— non è questo il suo compito — ma ai problemi più gravi della nostra Sicilia.
Come si può organizzare questo rapporto nuovo con la democrazia siciliana? Mi sono recato due giorni fa ad un convegno uni
tario delle tre centrali cooperative e credo che sia venuto anche l ’Assessore ed i rap
presentanti dei partiti e dei gruppi parla
mentari. Non so se il Presidente D’Acquisto ha avuto modo di parteciparvi. Vi è una proposta seria che viene da questo mondo, che viene dai comunisti, dai socialisti, dai democristiani, dalle migliaia di cooperatori organizzati, che io faccio mia: di convocare la conferenza regionale della cooperazione per dare un nuovo quadro legislativo, un nuovo ruolo a quest’attività cosi importante.
Io credo che accogliendo queste solleci
tazioni, lavorando seriamente per trovare soluzioni giuste ai problemi, si possa ricol
legare la Regione alle attese dei lavoratori e delle organizzazioni. Noi lo faremo e lo faremo con grande impegno e determina
zione.
In questa sede voglio ricordare che noi siamo l’unico partito — l’ho già detto in un precedente intervento — l’unico partito che ha elaborato un programma; l’abbiamo presentato alla stampa siciliana, credo, il 18 .febbraio scorso, e quando lo abbiamo illu
strato, abbiamo detto: questo per n oi o è un contributo al programma del Governo, o costituisce il programma deH’opposizione.
Siamo ali’opposizione, ci batteremo per attuarlo, per tradurlo in proposte legislative e perché le questioni che noi abbiamo indi
cato arrivino in quest’Aula. Come le abbia
mo individuate? Noi ci siamo dedicati ad una consultazione molto seria delle forze sociali siciliane, dei sindacati, delle forze eco-
Resoconti Parlamentari 431 — Assemblea Regionale Siciliana
V i l i Leg islatur a 400* SEDUTA 9 Maggio I960
nomiche; abbiamo organizzato decine e de
cine di incontri, nella sede del nostro gruppo e ovunque sia stato possibile. Abbiamo chia
mato la gente a discutere e non abbiamo fatto un elenco neutro di problemi, ma ab
biamo operato delle scelte; quindi pensiamo che sia nostro dovere batterci perché questo prograrnma arrivi in Assemblea e perché di esso l’Assemblea regionale discuta.
Io sentivo, mi pare, qualche dirigente re- pubblicano, nei giorrd e nei momenti più diffìcili della crisi, affermare che bisognava farla finita con i discorsi politici, le formule, la richiesta di svolte e invece sedersi attorno a un tavolo. Signor Presidente, attorno a che tavolo vi siete seduti per fare questo programma che lei ha letto qui? Secondo me l’avete fatto in piedi, perché avete ri
preso alcuni motivi del programma ampio del Governo Mattarella. Ci sono anche alcu
ne novità, e io le ho apprezzate, che si riferiscono ai problemi di grande urgenza come l’occupazione e ci sono anche alcuni vuoti, anche gravi; e il Partito repubblicano avrebbe dovuto dare un contributo specifico di idee, di proposte e cosi gli altri partiti.
Non so se l’ha fatto la Democrazia cristiana;
noi lo abbiamo fatto e abbiamo un grado di elaborazione che ci consente di alimen
tare l ’attività legislativa dell’Assemblea re
gionale di proposte nostre, di proposte ela
borate con il concorso della gente.
Per esempio, ne parlerò più avanti, quello deH’occupazione giovanile è secondo noi un tema di grandissimo rilievo e di grandissima importanza; noi abbiamo presentato un di
segno di legge che, naturalmente, stante la complessità estrema della materia, è solo una proposta, perché ci sono tanti aspetti COSI diffìcili da affrontare e da risolvere ed è COSI drammatica la situazione che si può sbagliare anche partendo dalle migliori in
tenzioni. Ma sicuramente non abbiamo ce
duto alla demagogia, non abbiamo fatto pro
poste che provocassero sconquassi, provocas
sero effetti di destabilizzazione anche dell’
esistente, e c ’è un valore positivo di queste proposte che, io credo, non sfuggirà al Go
verno ed ai partiti.
Quindi, voglio richiamare rapidamente, si
gnor Presidente della Regione, alcuni pro
blemi, perché noi le abbiamo consegnato questo documento che lei sicuramente co
nosceva; questo documento nostro è cono
sciuto d altronde da tutti quelli che l’hanno assieme a noi elaborato, dai giornalisti ecce
tera. Adesso a questo documento io rimando.
Quindi, nel citare alcum problemi, natural
mente voglio compiere una sottolmeatura e riferirmi all’urgenza ed al significato parti
colare che secondo noi essi hanno.
La prima questione, onorevole D ’Acquisto, è quella dell’ordine pubblico e della lotta contro la mafia. E’ stato molto positivo, se
condo me, il fatto che lei abbia richiamato testualmente la dichiarazione del Presidente Mattarella; ricordo come quella dichiarazione fu elaborata, attraverso quali considerazioni, e quale impegno il Presidente della Regione Mattarella mise m questa azione.
Dobbiamo porci però un problema: l’mi- ziativa pubblica dello Stato e della Regione
— quindi facendo le dovute differenze di compiti e di funzioni — è all’altezza ed è adeguata alla gravità eccezionale del feno
meno? Fenomeno, badate bene, che ha as
sunto una gravità che è crescente nel corso di questi mesi. La mia risposta è: « no » in modo netto. Noi dobbiamo fare di questo problema il problema fondamentale; noi dob
biamo scegliere una trincea, una linea di battaglia, di attacco e dobbiamo fare terra bruciata attorno alla mafia e ai suoi mte- ressi. Credo che dobbiamo, allora, dare con- tmuità, efficacia, validità a questa Imea, che non si può ottenere soltanto con dichiara
zioni più o meno solenni quando la mafia colpisce ma deve avere una carica ed un valore positivo, deve essere cioè efficace, deve essere in grado di ottenere risultati.
Tutti siamo stati colpiti, io credo, dalla lettera della vedova di Cesare Terranova a Pertini; viene una richiesta di giustizia dai familiari delle vittime della mafia, una sol
lecitazione anche alla magistratura ad ope
rare, alle forze di polizia ad agire con deci
sione, ma occorre allora rivendicare da parte dello Stato un intervento nuovo e quindi che il Governo nazionale dedichi a questa questione mezzi, uomini, attenziom nuove.
Occorre soprattutto adeguare la lotta contro la mafia alla qualità nuova dei problemi.
Qui non si tratta di prendere un pugno di briganti che si trovano nelle grotte sici
liane; qui si tratta di colpire interessi che operano alla luce del sole, con una coper
tura legale, qualche volta anche inattacca
bile; ed allora si tratta di capire come nasce