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I reperti ossei decorati provenienti dal livello epiromanelliano della Grotta delle Veneri di Parabita (Lecce)

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Il presente contributo costituisce una sintesi del lavoro svolto per la tesi di dottorato1 avente per oggetto l’analisi tipologica e tecnologica degli oggetti d’arte prove- nienti da due siti localizzati nella penisola salentina, Grotta delle Veneri di Parabita e Grotta Marisa presso Otranto.

In questa sede si analizzano in particolare alcuni aspetti fondamentali emersi dallo studio del complesso osseo decorato proveniente dalla Grotta delle Veneri, noto giaci- mento diviso in due ambienti (grotta interna e grotta esterna) le cui serie stratigrafiche messe in luce, già ampiamente de- scritte, sono diverse e complementari l’una all’altra (Cremo- nesi et al. 1970; Cremonesi 1987, 1989).

1. MaterIalI

Della ricchissima produzione artistica rinvenuta, la quasi totalità dei reperti decorati comprendente pietre ed

1 Università degli Studi di Siena - Scuola di Dottorato in Scien- ze della Terra e Preistoria - Sezione Preistoria-Ambiente e Culture (XVIII Ciclo, a. a. 2004-2005) - tesi di Dottorato - I reperti ossei decorati pro- venienti dal livello epiromanelliano della Grotta delle Veneri di Parabita (Lecce) e dallo strato mesolitico di Grotta Marisa ad Otranto (Lecce):

analisi tipologica, tecnologica, osservazioni e confronti.

ossa incise, proviene da un’imponente formazione del ri- paro esterno (Fig. 1), costituita da argilla sabbiosa rossastra con pietre di piccole e medie dimensioni e contenente indu- stria tardo-romanelliana a grattatoi circolari e sub-circolari (Fig. 1, liv. i), scarsi grattatoi su lama ed elementi a dor- so (Bonato 1997); nel livello vi era abbondante fauna con prevalenza di bue primigenio rispetto a cervo e cinghiale e scarsi equidi (Sala 1983). Solo poche pietre incise proven- gono dal livello a terra nera della grotta interna.

Nel complesso si tratta di 505 pezzi, in netta preva- lenza pietre di piccole e medie dimensioni, in genere piatte e regolari, o con almeno una o più facce lisciate (Cremo- nesi 1987, 1989; D’errico & Possenti 1994; Possenti 1994, 1997); i frammenti ossei decorati sono circa un centinaio, di cui tuttavia una ventina risultano difficilmente leggibili per le dimensioni ridotte o per il pessimo stato di conservazione.

2. I SUPPorTI oSSeI

I reperti presentanti decorazioni artistiche catalogati ed analizzati sono stati in numero di ottanta, tutti in osso tranne un solo oggetto in palco: trentotto pezzi sono attribu- ibili alla tipologia di “frammenti generici” (48%), uno alla tipologia “articolazione” (1%), mentre quarantuno rientra- no nelle “schegge diafisarie” (51%).

I reperti ossei decorati provenienti dal livello epiromanelliano della Grotta delle Veneri di Parabita (Lecce)

Paola ASTUTI

Dipartimento di Scienze Archeologiche, Sezione di Paleontologia Umana, Paletnologia e etnologia - Università di Pisa, Via Santa Maria 53, 56126 Pisa, Italia

e-mail dell’autore per la corrispondenza: paola.astuti@gmail.com

rIASSUNTo - I reperti ossei decorati provenienti dal livello epiromanelliano della Grotta delle Veneri di Parabita (Lecce) - Dalla Grotta delle Veneri proviene un ricchissimo complesso artistico, composto da 505 pezzi tra pietre ed ossa e rinvenuto per la maggior parte nell’imponente formazione del riparo esterno contenente industria tardo-romanelliana. I frammenti ossei decorati sono circa un centinaio, di cui tuttavia una ventina risultano difficilmente leggibili per le dimensioni ridotte o per il pessimo stato di conservazione. Le analisi tipologiche e tecnologiche hanno dimostrato che l’uomo è capace di adattarsi all’elemento impiegato, seguendone la conformazione, talora servendosi, nell’esecuzione delle decorazioni, delle asperità naturali presentate dai supporti. I motivi decorativi individuati evidenziano la perfetta rispondenza del complesso al vigente canone stilistico geometrico-lineare diffuso e dominante nel periodo e nell’area di cui il sito fa parte, ripetendone forme e contenuti.

SUMMArY - Decorated bones from the Epiromanellian level of the cave “Grotta delle Veneri di Parabita” - About five hundred items of movable art were found in the formation characterized by typical epiromanellian industry which lies in the outer part of the cave “Grotta delle Veneri”. The decorated bone fragments are about a hundred, but twenty are difficult to read. The typological and technological analyses have show that man is able to adapt the decoration to the support he used, following natural conformation and roughness. The decorative pattern observed falls within the diffused linear-geometric repertoire of the Italian final epigravettian.

Parole chiave: arte preistorica, Paleolitico, epiromanelliano, Grotta delle Veneri di Parabita - Puglia Key words: Prehistoric Art, Palaeolithic, epiromanellian, Venuses Cave of Parabita - Puglia

XLII riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007

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Fig. 1 - Stratigrafia grotta esterna (rilievo G. Cre- monesi).

Fig. 1 - Stratigraphic sequence of the external de- posit (relief: G Cremonesi).

Tab. I - Grotta delle Veneri: porzioni anatomiche individuate e relative specie2. Tab. I - Venuses Cave: anatomical parts and respective species.

2 Determinazione effettuata da P. Boscato.

Porzione

anatomica totale Parziale Posizione Lateralità Specie

emimandibola 2 1 sx Carnivora

1 Indet.

Osso ioide 1 1 sx Bos primigenius

Costola 12

7 Grande Ungulato

3 Medio Ungulato

1 Piccolo Ungulato

1 Indet.

Vertebra 3 2 Equus ferus

1 Indet.

Scapola 1 1 d. Medio Ungulato

art. omero 1 1 d. sx Bos primigenius

Coxale 1 1 sx Bos primigenius

Femore 2 2 m.d. dx

Bos primigenius m.

tibia 1 1 m. dx Bos primigenius

Metatarso 3

2 m.p. dx

Cervus elaphus m.

1 m.p. dx Bos primigenius

Calcagno 1 1 dx Bos primigenius

Osso lungo 35 25 Grande Ungulato

2 Medio Ungulato

8 Indet.

Osso piatto 6 2 Grande Ungulato

4 Indet.

Palco 1 1 Cervus elaphus

Indeterminato 10 10 Indet.

totale 80 80

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all’interno di tali gruppi, l’analisi e i conteggi sui diversi tipi di supporto hanno evidenziato che gli elementi anatomici impiegati sono vari: dalla tabella riepilogativa (tab. I) si evince come siano state utilizzate in prevalenza ossa lunghe (n. 35 gen. + 6 det./51%), seguite dalle costole (n. 12/15%), anche se risulta abbastanza alta la percentua- le degli indeterminati (n. 10/13%); le ossa piatte generiche sono in numero di sei (8%), mentre le altre porzioni anato- miche identificate sono composte di poche unità.

tra le basse percentuali emergono le vertebre e gli esemplari rari od unici dell’emimandibola, dell’osso ioide3, del coxale, dell’articolazione di omero, del calcagno.

Per quel che riguarda le specie identificate, è in leg- gera predominanza il Bos primigenius (8/10%), seguito da poche unità relative al Cervus elaphus (3/4%), pressoché equivalenti a quelle di Equus ferus (2/3%).

Più numerose le unità rapportabili agli ungulati generici, tra cui emergono i grandi ungulati (n. 34/42%), mentre poco numerosi sono i medi (n. 6/8%) ed un unico piccolo ungulato; abbastanza alta la quantità delle specie dei supporti rappresentata dagli indeterminati (n. 25/31%).

Da segnalare la presenza di un supporto ricavato dall’emimandibola sinistra di carnivoro per eseguire un mo- tivo a fascio composto di sottili linee parallele (Fig. 4.3).

In sintesi tra i supporti determinabili sono stati uti- lizzati quattro esemplari sinistri (1 emimandibola, 1 osso ioide, 1 omero, 1 coxale,) e cinque destri (2 metatarsi, 1 femore, 1 tibia, 1 calcagno): tre degli esemplari sinistri ap- partengono alla stessa specie, Bos primigenius (osso ioi- de, epifisi omero, coxale), mentre il quarto è da riferire al genere Carnivora (emimandibola); quattro degli esemplari destri appartengono sempre a Bos primigenius (metatarso, femore, tibia, calcagno) mentre il quinto è riconducibile al Cervus elaphus (metatarso).

Le analisi tipologiche condotte sul complesso d’arte mobiliare realizzato su materia dura animale hanno mostra- to che vi era un intenso sfruttamento delle risorse faunisti- che, le quali venivano impiegate anche per particolari scopi non strettamente legati ad aspetti funzionali, ossia come supporti per esprimersi graficamente; il materiale impiega- to come base per le manifestazioni artistiche, in quei casi dove la specie è determinabile, ricade essenzialmente su quelle più sfruttate, per lo più grandi ungulati (bue, cervo).

Si segnala tuttavia l’impiego di materia prima più raramente attestata, ma ugualmente sfruttata anche come risorsa alimentare quale quella derivante da carnivori. la materia dura animale nella maggior parte dei casi viene utilizzata “grezza”: al di là del procedimento primario di scarnificazione e di recupero delle ossa, i lavori di prepara- zione con finalità di trasformazione e modificazione delle superfici per predisporle alle decorazioni sono assai limita- ti e poco incisivi. l’uomo tuttavia dimostra di sapersi ben adattare all’elemento impiegato, seguendone la conforma- zione, talora servendosi, nell’esecuzione delle decorazioni, delle asperità naturali presentate dai supporti; egli non inci- de soltanto le parti ampie e lisce fornite dalle ossa lunghe o piatte, peraltro poco sfruttate nella loro interezza, ma anche le articolazioni, le apofisi delle vertebre, ecc.

Altro elemento degno di nota è che alla Grotta delle

Veneri troviamo alcuni supporti che sembrano essere stati scelti tra i materiali di “scarto” (resti di pasto?), dato l’uti- lizzo di grosse schegge già in forme frammentarie ricono- scibili dai coni di percussione e dalla particolare collocazio- ne degli ornati su facce di distacco, sulle fratture artificiali e talora all’interno della cavità midollare (Fig. 2. 1b, 2b).

3. MOtIVI DeCOratIVI

La maggior parte dei motivi decorativi è rappresen- tata da ornati di tipo semplice, ossia formati da un’unica unità grafica (72%, Fig. 3. 1); con minor frequenza sono tuttavia presenti su un unico pezzo combinazioni di più mo- tivi, formate da più unità grafiche che talora si dispongono in composizioni particolarmente elaborate (28%, Fig. 3. 1).

Le iconografie documentate comprendono motivi a linee parallele, gruppi di linee e tacche (40%), fasci (35%), scalariformi (19%) e reticoli (6%) (Fig. 3. 2).

tra i numerosi motivi a gruppi o serie di linee pa- rallele, a titolo esemplificativo si segnala la decorazione a tacche sui due lati opposti rinvenuta su un apice di corno cervino (Fig. 4. 1), e il motivo composito a serie di linee trasversali e gruppi di linee di un frammento di osso lungo di grande ungulato (Fig. 4. 2).

tenendo invece in considerazione i motivi più tipici e rappresentativi rinvenuti, sono da segnalare gli “scalari- formi”, o bande di tratti paralleli, individuate, da sole o in associazione tra loro o con altri motivi, nel complesso su quindici supporti, tra i quali prevale senz’altro l’osso lun- go. I motivi a scaletta sono spesso isolati (Fig. 4, n. 6-8) od eventualmente si associano ad altre bande (Fig. 4, n. 9) o a lineette subparallele, ma gli scalariformi tendono ad essere in risalto in maniera molto più evidente. Il motivo scalari- forme costituisce dunque una tipologia centrale, di primo piano nell’iconografia delle Veneri, come testimonia anche la massiccia presenza di esso in combinazioni disparate e molto più articolate sui supporti litici.

l’altro motivo particolare fra le tipologie decorative è il fascio, per lo più di tipo ordinato, ma diffuso anche nella variante irregolare: il fascio, nelle sue varie combinazioni e frequenze su uno o più lati/bordi/margini, anche in unione con altri motivi, è stato individuato su ventotto reperti.

Diciotto dei pezzi interessati da questa tipologia decorativa sono schegge diafisarie, tra le quali emergono tre ossa determinabili di Bos con motivi a fasci ordinati in varie composizioni, oltre ad undici ossa lunghe di grande ungulato sulle quali prevalgono i fasci ordinati combinati tra loro o più spesso isolati; tra gli altri supporti si segna- lano l’emimandibola di carnivoro con un motivo a fascio finemente eseguito con tratti molto sottili, regolari e paral- leli (Fig. 4 3) e l’osso ioide di Bos primigenius in cui si accostano perpendicolarmente fasci regolari oltre a linee parallele oblique (Fig. 4. 5).

In almeno due reperti è interessante notare la dispo- sizione di due fasci ordinati e regolari sulla medesima su- perficie esterna, in corrispondenza ed opposizione tra loro (es. Fig. 2.1a; 4. 4); questa modalità di accostare i motivi sembra essere frutto di un progetto, di una ricerca di sim- metria che si identifica anche in altri tipi di motivi seriali.

L’accostamento contrapposto di serie di linee è stato rilevato anche e in maggiore abbondanza sulle pietre inci- se e per le quali l. Possenti aveva proposto una possibile

3 Un esemplare di osso ioide decorato proviene anche da Grotta Marisa (GM 028).

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interpretazione di progressiva stilizzazione antropomorfa (Possenti 1994).

Altro motivo presente negli schemi iconografici di Grotta delle Veneri è il reticolo (Fig. 4.10, 11): tra essi si segnala un motivo a reticolo irregolare che risalta alla base del processo spinoso di uno dei reperti più interessanti in- dividuati a Grotta delle Veneri, una delle due vertebre di Equus ferus (Fig. 4.10).

4. L’ANALISI TeCNoLoGICA: ALLA rICerCA DeL GeSTo

L’analisi tecnologica è un tipo di approccio orien- tato a svolgere osservazioni, primariamente tecniche, ai fini di una maggiore comprensione delle tappe seguite nel processo di fabbricazione, a partire dalla scelta della materia prima fino all’ottenimento del prodotto finito, per

Fig. 2 - Frammento di osso lungo con decorazione a serie di fasci contrapposti (1a) e con lineette disposte internamente (1b); frammento di osso lungo con linee profondamente incise su lato esterno (2a) e all’interno della cavità midollare (2b). Foto: P. Astuti.

Fig. 2 - Long bone fragment incised with a set of opposite bundles (1a) and with short lines positioning in the core (1b); long bone frag- ment with a lot engraving on extern surface (2a) and on medullar cavity (2b). Photo: P. Astuti.

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cercare di ricostruire la catena operativa. analisi effettuate sui reperti con osservazioni microscopiche e, quando pos- sibile, coadiuvate dalla visione al Microscopio elettronico a Scansione hanno condotto alla lettura tecnologica del re- perto nella sua completezza, tenendo sempre presente che la scelta e l’eventuale preparazione del supporto seguita dall’esecuzione del decoro costituiscono gli anelli di una catena di operazioni generate dalla spinta creativa che si esprime proprio con tale concatenazione di gesti. l’univer- so che ci si prospetta davanti e che l’analisi tecnologica tenta di scoprire è fatto di “microtracce”, di piccolissimi elementi, di “microcaratteri” ognuno dei quali può essere indicatore di una precisa azione dell’incisore: la finalità principale dell’analisi tecnologica è riuscire a comprendere con ragionevole obbiettività i gesti e le tecniche messe in atto dall’artista preistorico nel momento in cui sceglieva, maneggiava, lavorava, abbandonava la materia su cui si esprimeva e con la quale comunicava.

elemento precipuo della lettura tecnologica, che co- stituisce un anello fondamentale della catena operativa, è il

“solco” inciso, il “tratto” ottenuto mediante l’azione com- piuta dall’uomo per mezzo di un tagliente litico, dalla cui combinazione e distribuzione verrà data origine al motivo decorativo sul supporto scelto: il prodotto finale costituirà sì una realizzazione individuale, ma sarà anche il riflesso di un patrimonio di conoscenze, di attitudini, di capacità ac- quisite nella società di appartenenza. Sono essenzialmente le condizioni in cui il tratto si presenta, l’aspetto, la morfo- logia, il tipo di sezione, che forniscono indicazioni preziose per risalire ai movimenti e ai gesti compiuti dall’incisore preistorico.

L’analisi tecnologica si è concentrata in particolare sull’individuazione di alcuni elementi rivelatori delle azio- ni condotte dall’incisore preistorico:

- riconoscimento di azioni di preparazione delle su- perfici su cui poi praticare l’incisione;

- individuazione di particolari morfologie dovute ad azioni specifiche;

- precisazione delle caratteristiche di esecuzione di un motivo decorativo (lettura del “tratto”);

L’osservazione dei supporti ha condotto in primo luogo ad un’analisi accurata delle superfici, al fine di ve- rificare se su queste potessero essere stati effettuati lavori preliminari di appiattimento, adattamento, regolazione del- le asperità naturali: i reperti mostranti variazioni artificia- li sono soltanto otto, in almeno uno dei quali si riconosce un’azione di abrasione antropica rivolta all’appiattimento della superficie esterna del supporto, mentre in un altro l’azione di raschiatura sembra rivolta a modificare la super- ficie originaria. L’approccio alla materia prima è dunque ra- ramente connesso con azioni consistenti di trasformazione del supporto utilizzato: è l’uomo, l’artista preistorico che sceglie il materiale, ma si “adatta” ad esso, alla sua con- formazione, agli spazi offerti per eseguire le incisioni e i motivi decorativi vengono disposti a seguire l’andamento morfologico dei supporti.

riguardo alla “lettura del tratto”, nella maggior par- te dei casi i tratti che compongono le incisioni sono effet- tuati mediante passaggi multipli e ripetuti dello strumento impiegato: il tratto ripassato è spesso utilizzato per l’esecu- zione di motivi complessi, composti cioè da più unità grafi- che, con la finalità intuibile di far risaltare il motivo inciso sul supporto.

Il tagliente utilizzato è frequentemente lo stesso per eseguire più motivi realizzati su uno stesso lato e anche su lati adiacenti od opposti e che l’esecuzione dei tratti che compongono i fasci, i gruppi o le serie di linee ravvicinate è avvenuta con una sequenza continuativa di movimenti, con gesti legati ad un unico intento espresso in tempi rapi- di; tutti questi elementi contrastano con una possibile in- terpretazione dei motivi, soprattutto di quelli lineari, come segni riferibili ad una rudimentale matematica, a sistemi di conteggio e di annotazione di dati, per i quali l’utilizzo prolungato nel tempo mal concorda con l’idea di un’esecu- zione rapida e continuativa.

Per contro, l’interpretazione dei motivi geometrico- lineari non può limitarsi al semplice decorativismo, anche in considerazione di particolari scelte espressive, di acco- stamenti di determinati ornati e della rilevanza e diffusione che tale modello riveste ad ampio raggio.

5. CoNSIDerAzIoNI CoNCLUSIVe

I motivi decorativi individuati evidenziano la per- fetta rispondenza del complesso al vigente canone stilisti- co geometrico-lineare diffuso e dominante nel periodo e nell’area di cui il sito fa parte, ripetendone forme e conte- nuti. la produzione mobiliare artistica a carattere geome- trico-lineare raggiunge tra 11.000 e 10.000 anni BP il suo massimo sviluppo, con una particolare intensità in ambito romanelliano ed epiromanelliano, coinvolgendo in partico- lare la regione salentina.

Il modello geometrico-lineare proseguirà con le sue manifestazioni sempre più stilizzate e schematiche, in epoca successiva, nel Mesolitico, di cui sono espressione Grotta Marisa e Grotta delle Mura (Calattini 1989): Grotta Marisa può infatti considerarsi un esempio di attardamento, ormai in piena età mesolitica, di un fenomeno espressivo giunto ormai a maturazione e in fase di declino, testimo- niato da una qualità tecnica più scadente e da una minore Fig. 3 - Frequenza dei motivi semplici e complessi: 1; frequenza

dei motivi decorativi individuati: 2.

Fig. 3 - Simple motifs and complexes motifs frequency: 1; decora- tive pattern identified: 2.

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Fig. 4 - Apice di corno cervino con motivo a tacche: 1; frammento osso lungo con motivi a linee trasversali e gruppi di linee: 2; emimandi- bola con motivo singolo a fascio: 3; metatarso destro di Cervus e. con motivi a fasci contrapposti: 4; osso ioide di Bos con motivo articolato a fasci: 5; osso coxale di bue con motivo scalariforme: 6; motivo scalariforme su costole: 7,8; motivo a scalette accostate su frammento osso lungo: 9; motivi a reticolo su vertebra di Equus ferus (10) e su frammento di osso lungo (11). Foto: P. astuti.

Fig. 4 - A set of marks on the end antler: 1; long bone fragment incised with transversal lines and a set of lines: 2; single bundle on emi- mandible: 3; Cervus e. dexter metatarsus incised with a set of opposite bundles: 4; hyoid bone of Bos p. with complexe bundle motifs: 5;

coxal bone of beef with ladder pattern: 6; ladder motif on ribs: 7,8; ladders patterns on long bone fragment: 9; grate patterns on equus f. vertebra (10) and on long bone fragment (11). Photo: P. Astuti.

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frequenza degli schemi complessi.

Gli elementi decorativi più rappresentativi, anche in considerazione della loro abbondante distribuzione sui supporti in pietra, risultano essere gli scalariformi e i fasci.

Il motivo scalariforme, quantitativamente preponderante sui supporti litici spesso in combinazioni ardite ed articola- te, in misura minore si ritrova anche sui supporti ossei, sui quali si colloca sempre in posizione dominante, sempre in risalto; è indubbia quindi la grande valenza verosimilmente simbolica che tale motivo doveva possedere, dato che è at- testato anche negli altri giacimenti che hanno restituito re- perti d’“arte romanelliana” quali Grotta romanelli (acan- fora 1967; Frediani & Martini 2000), Grotta del Cavallo (Martini 1989; Martini & Frediani 1997; Vigliardi 1972) e Porto Badisco (Guerri 1989) ma in cui tuttavia non rag- giunge mai la diffusione, la strutturazione, la standardizza- zione che assume alle Veneri, quasi costituisse la scelta di una forma grafica di linguaggio e di comunicazione con- divisa all’interno della comunità. L’altro motivo dotato di una certa rilevanza è il fascio di linee: la disposizione a fa- sci trasversali o a serie di linee contrapposte, frequente an- che sulle pietre della grotta, è tipica dell’Aziliano ed è stata in alcuni casi interpretata come estrema stilizzazione della figura umana (D’errico 1992); tale interpretazione, vero- similmente sostenibile sulle pietre dove si può seguire una sorta di processo di astrazione dello schema antropomorfo (Possenti 1994), potrebbe essere forse allargata anche alle ossa, in considerazione del fatto che le modalità espressive (e la mano creatrice?) sono sostanzialmente identiche per i due tipi diversi di supporto.

L’approccio tecnologico ha fatto comprendere al- cune scelte compiute dell’esecutore: la scarsa propensione alla trasformazione del supporto, ma anche il suo adatta- mento alla materia, generalmente muovendo la mano con sicurezza e destrezza sul supporto scelto.

L’alta maturità formale raggiunta, la pregevole fat- tura e la capacità tecnica dimostrata, l’esecuzione di ge- sti ripetitivi, controllati, sicuri, decisi, fanno ipotizzare, in considerazione anche dell’importante complesso litico rinvenuto, l’esistenza se non di una “scuola di produzio- ne”, di vero e proprio “personale specializzato” formatosi in seguito a un processo di apprendimento e di acquisizione delle tecniche.

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