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INDICE DEI CONTENUTI

1 INTRODUZIONE ... 3

1.1 O

GGETTO E FINALITÀ DEL DOCUMENTO

...3

2 QUADRO NORMATIVO ... 3

2.1 E

MISSIONE DI POLVERI

(PM

10

, PM

2.5

)...3

2.2 E

MISSIONE DI ODORI

...4

3 QUADRO EMISSIVO IN ATMOSFERA... 6

3.1 F

ATTORE DI EMISSIONE PER IL PARTICOLATO

...6

3.1.1 Quadro emissivo dello stato di fatto ...6

3.1.2 Quadro emissivo dello stato di progetto...7

3.2 E

MISSIONI ODORIGENE

...7

3.2.1 Quadro emissivo dello stato di fatto ...8

3.2.2 Quadro emissivo dello stato di progetto...8

4 SISTEMA DI MODELLAZIONE CALPUFF... 8

4.1 M

ODELLAZIONE METEOROLOGICA

... 10

4.2 M

ODELLO DISPERSIVO IN ATMOSFERA

... 13

4.2.1 Sorgenti... 16

4.2.2 Ricettori... 18

5 RISULTATI ... 20

5.1 PM

10

... 20

5.2 PM

2.5

... 21

5.3 O

DORI

... 21

5.3.1 98° percentile della concentrazione oraria di picco su base annuale – simulazione dello stato ante operam... 21

5.3.2 98° percentile della concentrazione oraria di picco su base annuale – simulazione dello stato post operam... 22

6 CONCLUSIONI ... 23

7 ALLEGATI... 24

(3)

1 Introduzione

1.1 Oggetto e finalità del documento

Il presente studio ha come obiettivo la valutazione dell'impatto delle emissioni in atmosfera derivanti dal progetto di ampliamento e ammodernamento del centro aziendale di allevamento di polli da carne sito in Varmo, loc. Comunai e gestito dall’azienda agricola Del Zotto Giuseppe. Il complesso aziendale è attualmente costituito da tre capannoni di stabulazione.

Le caratteristiche dimensionali e gestionali delle strutture oggetto di intervento sono compiutamente descritte all’interno della relazione tecnica a corredo dell’istanza di VIA.

Lo studio analizzerà la situazione emissiva dello stato attuale e dello stato di progetto relativamente alle emissioni in atmosfera dei seguenti inquinanti:

1) Polveri (PM10, PM 2,5)

2) Odore, assumendo che esso corrisponda ad un'unica particolare specie di inquinante che si disperde in atmosfera in forma gassosa e che viene misurato in termini di unità odorimetriche (norma UNI EN 1375:2004)

Il modello utilizzato è CALPUFF (Scire at al. 2000) realizzato dalla Earth Tech Inc. per conto della California Air Resources Board (CARB) e del US Environmental Protection Agency (US EPA) attraverso l’interfaccia grafica MMS-CALPUFF di Maind s.r.l; i dati risultanti dalla simulazione sono stati processati e analizzati.

Sono stati infine tradotti in tavole grafiche attraverso interpolazione mediante software GIS.

2 Quadro normativo

2.1 Emissione di polveri (PM

10

, PM

2.5

)

La normativa vigente in materia di qualità dell’aria è rappresentata a livello nazionale dal D.lgs. 155 del 13/08/2010 – che adotta quanto riportato nella Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa. Nel decreto vengono stabiliti i limiti di concentrazione, a lungo e a breve termine, a cui attenersi facendo riferimento agli standard di qualità e ai valori limite di protezione della salute umana, della vegetazione e degli ecosistemi.

Si riportano di seguito i limiti di concentrazione previsti dalla normativa per le PM10 anche con riferimento al Piano Regionale per la qualità dell’aria (Allegato 1 alla Delibera 288-2013). A tali limiti si è fatto riferimento per la valutazione dei risultati derivanti dal presente studio di dispersione di polveri.

Inquinante Periodo di

mediazione Limite Soglia di valutazione superiore

Soglia di valutazione inferiore

PM2,5 Anno civile 25 µg/m³ (1°

gennaio 2015) 70% del valore limite

(17 µg/m³) 50% del valore limite (12 µg/m³)

1 giorno

50 µg/m³ da non superare più di 35 volte per anno civile

70% del valore limite (35 µg/m³ da non superare più di 35 volte

per anno civile)

50% del valore limite (25 µg/m³ da non superare più di 35 volte per anno civile) PM10 (µg/m3)

Anno civile 40 µg/m³ 70% del valore limite (28 µg/m³)

50% del valore limite (20 µg/m³)

(4)

I limiti di emissione in atmosfera sono definiti invece dal dlgs 152/2006, allegato I parte II alla parte V e riguardano le polveri totali:

Inquinante Soglia di rilevanza kg/h – espressa come flusso di massa

Valore di emissione mg/Nm3 – espresso come concentrazione

Se > 0,5 50

Polveri totali

Se < 0,5 150

2.2 Emissione di odori

Pur esistendo norme tecniche per la misura dell’odore, a oggi in Italia non vi è una disciplina metodologica specifica e mancano riferimenti normativi cogenti sui livelli di accettabilità degli odori e del disagio olfattivo.

La normativa italiana, infatti, non fa esplicito riferimento alle molestie olfattive e tratta il tema degli odori in un più ampio quadro di inquinamento ambientale; nella disciplina riguardante la qualità dell’aria e inquinamento atmosferico e nelle leggi sanitarie si possono individuare, infatti, alcuni criteri atti a disciplinare le attività produttive in modo da limitare le molestie olfattive.

In particolare, possono essere individuate:

1) norme relative ai criteri di localizzazione degli impianti ed aventi lo scopo di limitare le molestie olfattive sulla popolazione attraverso una serie di prescrizioni che fanno capo alle norme in materia di sanità pubblica come il R.D. 27 luglio 1934 n.1265, “Approvazione del Testo unico delle leggi sanitarie” Capo III, artt. 216 e 217 e successivi decreti di attuazione e in particolare il D.M. 5 settembre 1994. Il R.D. 27 luglio 1934 n.

1265, indica i criteri per la localizzazione di determinate tipologie di impianti, in modo da limitare, a livelli accettabili, eventuali molestie alla popolazione. Più specificamente il R.D. individua le lavorazioni insalubri, definite come le manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possano riuscire pericolose per la salute degli abitanti indicandole in due tipologie di insediamenti:

a) le industrie insalubri di prima classe, che comprendono le installazioni che devono essere localizzate fuori dei centri abitati; si può, in deroga, ammettere la localizzazione nell’abitato qualora venga garantito che per l’applicazione di nuovi metodi o speciali cautele l’esercizio non reca nocumento alla salute del vicinato;

b) le industrie insalubri di seconda classe, che comprendono le industrie o manifatture che esigono particolari cautele.

Gli allevamenti rientrano tra le industrie insalubri di prima classe.

2) norme in materia di inquinamento atmosferico e qualità dell’aria per specifici agenti inquinanti individuati nel d.lgs. 152/06, nonché norme in materia di prevenzione integrata dell’inquinamento (d.lgs. Governo n. 59 del 18/02/2005 - Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento) che determinano criteri generali per il contenimento delle emissioni di odori. Sebbene presente nei principi, l'alterazione delle normali condizioni di qualità dell'aria provocata da emissioni odorigene non ha avuto una specifica attenzione da parte del legislatore. Anche se la definizione di inquinamento include di fatto anche i composti odorigeni, tuttavia il d.lgs 152/2006 non prevede limiti, espressi in unità odorimetriche, alle emissioni di sostanze odorigene dagli impianti e metodologie o parametri per valutare la rilevanza del livello di molestia olfattiva da essi determinato, limitandosi a qualche

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quinta dello stesso, tra le norme di gestione dei rifiuti e di tutela dell’aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera, manca un esplicito riferimento ai composti odorigeni, trattando solo di sostanze rilevanti dal punto di vista tossicologico e definendo solo la necessità di limitare le emissioni odorose (ad es. in materia di rifiuti l’art. 177 del decreto prevede che la gestione degli stessi debba avvenire "senza causare inconvenienti da odori").

La recente entrata in vigore del D.Lgs. 183/2017 modifica il titolo I della parte V del dlgs 152/2006, e introduce la problematica dell’impatto odorigeno quale elemento di valutazione da parte dell’autorità competente. In particolare, con l’introduzione dell’art. 272-bis La normativa regionale o le autorizzazioni possono prevedere misure per la prevenzione e la limitazione delle emissioni odorigene degli stabilimenti di cui al titolo I della parte V del dlgs 152/2006.

3) Linee guida regionali e/o direttive tecniche, seguite dall’autorità competente in fase di rilascio delle autorizzazioni. L’unica regione italiana ad aver affrontato la problematica della valutazione dell’impatto odorigeno è la Lombardia con l’emanazione del DGR IX/3018 del 15/02/2012 (Determinazioni generali in merito alla caratterizzazione delle emissioni gassose in atmosfera derivanti da attività a forte impatto odorigeno, BURL Serie Ordinaria Lunedì 20 febbraio 2012). Le Linee guida (LG) della Regione Lombardia si applicano a:

• tutte le attività esistenti che, durante il loro esercizio, danno luogo ad emissioni odorigene;

• tutte le attività che sono soggette ad autorizzazione integrata ambientale (D.Lgs 152/06 e s.m.i. parte seconda) oppure ad autorizzazione alla gestione dei rifiuti (D.Lgs 152/06 parte quarta);

• tutte le attività sottoposte a valutazione d'impatto ambientale o a verifica di assoggettabilità da cui possono derivare emissioni odorigene.

La valutazione dell’impatto olfattivo si deve basare sulla classificazione del territorio, l’orografia e la meteorologia, utilizzando procedure e modelli definiti nell’Allegato 1 delle L.G. e valutando l’entità dell’eventuale molestia olfattiva nel raggio di 3 km dall’impianto.

In base alle linee guida il progettista deve redigere mappe di impatto in cui devono essere riportati i valori di concentrazione orarie di picco di odore al 98° percentile su base annuale a 1, 3 e 5 ouE/m3. Si tenga presente che al livello di 1 ouE/m3 il 50% della popolazione percepisce l’odore; a 3 ouE/m3 l’85% della popolazione percepisce l’odore; a 5 OU/m3 il 95% della popolazione percepisce l’odore.

La concentrazione di odore al 98° percentile è il valore percepito per il 2% delle ore in un anno (pari a 175 ore). Ad esempio, se presso un dato recettore il 98° percentile delle concentrazioni orarie è di 3 OUE/m3, significa che la concentrazione di picco di odore presso quel recettore è inferiore a 3 OUE/m3 per il 98% delle ore nell’anno considerato.

Nessun atto normativo o linea guida indicano, tuttavia, un valore limite di accettabilità in termini di concentrazione odorigena; tale limite dipende, infatti, anche dal tono edonico della fonte odorigena.

In mancanza di una specifica legislazione, si assumerà come riferimento metodologico per il presente studio il succitato DGR n.IX/3018 del 15/02/2012, anche se non specifico per gli insediamenti zootecnici.

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3 Quadro emissivo in atmosfera

L’attività zootecnica è fonte di emissioni in atmosfera generati una vasta gamma di molecole, per lo più composti originati dalla decomposizione e degradazione della sostanza organica: composti dell’azoto in primis (ammoniaca e ammine volatili), acidi grassi volatili (ad es. acido acetico, propionico, butirrico), composti dello zolfo (idrogeno solforato), indoli, scatoli e fenoli.

Le emissioni generate da un allevamento sono essenzialmente le deiezioni, durante tutte le fasi della loro gestione, dalla stalla al campo e dipendono da numerosi fattori, quali:

• la dimensione dell’allevamento, intesa come numero di capi allevati

• la specie e categoria allevata

• il tipo di alimentazione

• le modalità di stabulazione degli animali, con particolare riferimento alle BAT implementate

• le modalità di gestione degli effluenti zootecnici nei ricoveri e negli stoccaggi

• le modalità di trasporto e distribuzione degli effluenti al campo.

Tali fattori rendono altresì difficoltosa la standardizzazione di parametri di emissione univoci utilizzabili nei modelli di previsione.

Per quanto riguarda la scelta dei fattori emissivi dell’allevamento avicolo la bibliografia offre diverse fonti, anche in relazione alle diverse modalità di stabulazione, nonché alle diverse BAT implementate.

L’allevamento è stato peraltro oggetto nell’anno 2015 di misurazione olfattometrica.

3.1 Fattore di emissione per il particolato

Per quanto concerne il calcolo emissivo delle polveri, le Linee Guida per l’identificazione delle MTD (G.U.

Serie Generale n. 125 del 31/05/2007) confermano (Pag. 216) che …” per le polveri non sono disponibili allo stato attuale fattori di emissione sufficientemente verificati nella realtà nazionale“.

Pur tuttavia, restando nell’ambito di valori riconosciuti, ai fini comparativi si tengono a riferimento i dati della pubblicazione di ARPA Lombardia:” Fattori di emissione EEA-EMEP 2013” per i polli da carne. .

Specie allevata PM10

Kg*posto-1 * anno-1

PM2,5

Kg*posto-1 * anno-1

Pollo da carne 0,069 0,009

Tali valori vengono ridotti dell’8% come conseguenza del mancato utilizzo agronomico delle lettiere, che sono interamente cedute ad impianto di biomassa.

3.1.1 Quadro emissivo dello stato di fatto

Il quadro emissivo relativo allo stato di fatto risulta il seguente:

Specie allevata

PM10

Kg*posto-1 * anno-1 PM2,5

Kg*posto-1 * anno-1

Capi allevati Emissioni PM10

Kg/anno

Emissioni PM2,5

Kg/anno Pollo da carne 0,069 – (1-0,08) 0,0090 – (1-0,08) 81316 5161,9 673,3

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3.1.2 Quadro emissivo dello stato di progetto

Il quadro emissivo relativo allo stato di progetto risulta il seguente:

Specie allevata PM10

Kg*posto-1 * anno-1

PM2,5

Kg*posto-1 * anno-1

Potenzialità posti pollo

Emissioni PM10

Kg/anno

Emissioni PM2,5

Kg/anno

Pollo da carne 0,069 – (1-0,08) 0,0090 – (1-0,08) 183000 11616,8 1515,2

3.2 Emissioni odorigene

Per quanto attiene la quantificazione emissiva degli odori, atteso che a fronte di studi accurati per i principali composti emissivi (ammoniaca, idrogeno solforato) la bibliografia non offre altrettanta quantità e qualità di analisi per quanto concerne gli odori, il tasso di emissione dell’unità di allevamento è stato calcolato prendendo a riferimento i dati dello studio “Odour emissions from liverstock productions facilities” redatto dal team della dott.ssa Laura Valli del CRPA di Reggio Emilia (Valli et al., 2008); in particolare, per i capannoni con ventilazione controllata il fattore di emissione utilizzato è pari a 126 UO*s-1*t p.v.-1, valore medio per gli allevamenti di polli da carne, che si ritiene cautelativo, nonostante l’implementazione delle BAT di settore sia nella situazione ante operam che post operam; per i capannoni gestiti a ventilazione naturale il fattore di emissione da bibliografia è pari a 152 UO*s-1*t p.v.-1.

L’azienda è stata oggetto nel 2015 di campionamento e analisi olfattometrica, che ha prodotto i seguenti risultati:

Portata di odore emessa (OUE/s)

N capi allevati in occasione delle misure

Fattore emissivo misurato

(OUe/s per capo)

Dato bibliografico (OUe/s per capo) (Valli et al., 2008)

Capannone F1 3300 9200 0,36 0,152

Capannone F2 6900 12700 0,54 0,152

Capannone F3 1900 17200 0,11 0,126

Come si evince dalla tabella il valore di emissione per i capannoni gestiti con ventilazione controllata sono confrontabili con il dato bibliografico. Nel caso invece dei capannoni con ventilazione naturale, il dato misurato è superiore al dato bibliografico; ai fini del presente studio è stato considerato il parametro emissivo bibliografico che si ritiene cautelativo in quanto superiore al dato misurato per quanto riguarda lo stato di progetto e inferiore per quanto riguarda lo stato di fatto.

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3.2.1 Quadro emissivo dello stato di fatto

Specie allevata Capi n. Peso vivo t.

Fattore di emissione (UO*s-

1*tpv-1)

Valore emissivo finale (UO/sec)

Pollo da carne – ventilazione

naturale (capannoni F1

ed F2)

47452 47,452 152 3079+4133

Pollo da carne – ventilzione

controllata (capannone F3)

33864 33,864 126 4267

Totale 11479

3.2.2 Quadro emissivo dello stato di progetto

Specie allevata Capi n. Peso vivo t.

Fattore di emissione (UO*s-1

* tpv-1)

Valore emissivo finale (UO/sec)

Pollo da carne (5 capannoni a ventilazione

controllata)

183000 183 126 23058

4 Sistema di modellazione CALPUFF

Per il presente studio è stato utilizzato CALPUFF il modello deterministico lagrangiano a puff multi-strato e multi-specie in grado di simulare gli effetti che condizioni meteorologiche variabili nel tempo hanno su trasporto, trasformazione e rimozione degli agenti inquinanti. CALPUFF è un modello generico di diffusione;

il suo dominio di applicazione va dalle decine alle centinaia di km. Nasce negli USA per lo studio delle emissioni dei grandi impianti industriali.

Un modello a puff schematizza il comportamento del pennacchio inquinante come la diffusione di nuvole di dimensione finita (PUFF) in cui il pennacchio viene suddiviso e che si muovono individualmente, soggette ad una legge di diffusione gaussiana in un determinato campo di vento. Ogni “puff” emesso si muove nel campo tridimensionale di vento secondo una specifica traiettoria in base alle condizioni meteorologiche e alle turbolenze presenti.

CALPUFF è stato elaborato dalla Earth Tech Inc., sponsorizzata dal Californian Air Resources Board (CARB). Le caratteristiche del modello sono:

• capacità di trattare sorgenti puntuali ed areali variabili nel tempo

• un dominio che va dalle decine di metri alle centinaia di km dalla sorgente

• previsioni per tempi medi che variano da un’ora ad un anno

• applicabilità ad inquinanti inerti o a quelli che possono essere rimossi chimicamente

• applicabilità a terreni aventi un’orografia complessa o accidentata Il sistema di modellizzazione è costituito da 3 componenti:

1) modello meteorologico capace di generare dei campi di vento (CALMET)

(9)

2) modello di dispersione lagrangiano a puff (CALPUFF) che tiene conto dei fenomeni di: deposizione secca e umida, meccanismi di trasformazione chimica, terreni aventi un’orografia complessa, effetto-scia generato dagli edifici, effetti imputabili alla presenza di corpi idrici estesi, effetto separatore dei singoli puff operato dal vento.

3) Un post-processore per i campi dati in uscita (CALPOST).

Il modello è tra i “preferred/recommended models” indicati dall’agenzia per la protezione dell’ambiente americana (“EPA, Environmental Protection Agency”) ed è anche tra i modelli più utilizzati e universalmente riconosciuti nel mondo come supporto di studi di impatto ambientale. Inoltre, il modello appartiene alla tipologia di modelli descritti al paragrafo 3.1.2 della linea guida RTI CTN_ACE 4/2001 “Linee guida per la selezione e l’applicazione dei modelli di dispersione atmosferica per la valutazione della qualità dell’aria”, Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, Centro Tematico Nazionale — Aria Clima Emissioni, 2001.

Rispetto ai più semplici modelli gaussiani i modelli a puff sono particolarmente indicati nelle situazioni di orografia complessa, dove il campo meteorologico non può essere supposto costante: per questo motivo questi modelli sono spesso accoppiati con modelli diagnostici che permettono di ricostruire un campo di vento tridimensionale per ogni intervallo temporale simulato, a partire da dati locali misurati. E’ inoltre interessante osservare che il modello calpuff può essere applicato anche in condizioni di calma di vento in quanto il termine di velocità del vento a denominatore presente nell’equazione gaussiana non è presente nell’equazione che descrive il moto dei puff.

Al fine di poter tener conto della non stazionarietà dei fenomeni, l’emissione di inquinante (plume) viene suddivisa in “pacchetti” discreti di materiale (puff o slug) la cui forma e dinamica dipendono dalle condizioni di rilascio e dalle condizioni meteorologiche locali. In particolare la dinamica dei puff, che simula l’innalzamento del pennacchio, viene descritta con un algoritmo che include i principali effetti che influenzano le modalità di innalzamento: galleggiamento termico e quantità di moto, stratificazione verticale del vento in atmosfere stabili, parziale penetrazione del pennacchio nel livello d’inversione stabile, effetti di depressione dovuti alla presenza del camino (stack-tip downwash) o di edifici (building downwash).

Il contributo di ogni puff alle concentrazioni rilevate presso un recettore viene valutato mediante un metodo

“ad istantanee”: a intervalli di tempo regolari (sampling step), ogni puff viene “congelato” e viene calcolato il suo contributo alla concentrazione. Il puff può quindi muoversi, evolversi in forma e dimensione fino all’intervallo successivo. Gli effetti dei singoli puff vengono sovrapposti e la concentrazione di inquinante in un recettore è quindi calcolata come sommatoria del contributo di tutti i puff vicini, considerando la media di tutti gli intervalli temporali contenuti nel periodo di base, in genere equivalente ad un’ora.

Il contributo di concentrazione al suolo C di un puff presente nel dominio istantanea derivante dalla sua presenza in un generico recettore è descritto dalla seguente relazione:

Q = massa di inquinante nel puff;

σx, σy = coefficienti di dispersione orizzontale e verticale, rispettivamente;

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da = distanza tra il recettore ed il centro del puff nella direzione del vento;

dc = distanza tra il recettore ed il centro del puff nella direzione trasversale al vento;

g = termine che tiene conto delle riflessioni multiple della copertura e del suolo in funzione dell’altezza dello strato di mescolamento h, dell’altezza effettiva del centro del puff da terra H e della dispersione turbolenta lungo la verticale σz:

Il sistema modellistico CALPUFF può correttamente riprodurre fenomeni quali la stagnazione degli inquinanti (calme di vento), il ricircolo dei venti e la variazione temporale e spaziale delle condizioni meteorologiche.

Per quanto riguarda il trattamento delle calme di vento, il modello prevede che 1) per i puff rilasciati in atmosfera durante le ore di calma di vento:

- la posizione del centro del puff rimane immutata;

- l’intera massa di inquinante da rilasciare nel corso dell'ora è posta in un unico puff;

- il puff è posto istantaneamente alla quota finale di innalzamento;

- non sono calcolati gli effetti scia degli edifici;

- la crescita dei parametri σy e σz è calcolata esclusivamente in funzione del tempo;

2) per i puff rilasciati in atmosfera prima dell'ora di calma di vento - la posizione del centro del puff rimane immutata;

- il puff è posto istantaneamente alla quota finale di innalzamento;

- la crescita dei parametri σy e σz è calcolata esclusivamente in funzione del tempo;

4.1 Modellazione meteorologica

I dati forniti sono stati ricostruiti per l’area descritta attraverso un’elaborazione “mass consistent” sul dominio tridimensionale effettuata con il modello meteorologico CALMET dei dati rilevati nelle stazioni SYNOP ICAO (International Civil Aviation Organization) di superficie e profilometriche presenti sul territorio nazionale (stazione superficie ICAO e stazione radiosondaggi ICAO). Il peso di ognuna di queste stazioni usate nella ricostruzione del campo meteo è inversamente proporzionale alla distanza quadratica dalle stazioni.

Il processo di interpolazione utilizzato permette al modello CALMET di operare una ricostruzione dettagliata del campo meteorologico tridimensionale considerando la risoluzione specifica delle caratteristiche orografiche dell’area e di recuperare le caratteristiche meteorologiche sito-specifiche dei singoli punti di misura utilizzati nella ricostruzione.

Il presente studio utilizza il medesimo set di dati relativi all’anno 2014, al fine di effettuare la simulazione con le stesse condizioni meteorologiche dello studio redatto in sede di VAS e di rendere i risultati confrontabili.

(11)

Figura 1 – Punto centrale di riferimento per l’interpolazione meteorologica (Allevamento Varmo) e stazioni SYNOP-ICAO i cui dati sono stati utilizzati per la stessa..

Figura 2 Dominio dei dati meteorologici utilizzato per la simulazione di calcolo con indicazione dell’origine SW. Il modello CALMET ricostruisce per interpolazione 3D pesata sull’inverso del quadrato della distanza, un campo iniziale tridimensionale che viene modificato per incorporare gli effetti geomorfologici ed orografici del sito in esame alla risoluzione spaziale richiesta; il processo di interpolazione avviene per strati orizzontali, l’interazione tra i vari strati orizzontali viene definita attraverso opportuni fattori di BIAS che permettono di pesare strato per strato l’influenza dei dati di superficie rispetto ai dati profilometrici (es: nel primo strato verticale adiacente al terreno che va da 0 a 20 metri sul suolo in genere viene azzerato il peso del profilo verticale rispetto a quello delle stazioni di superficie mentre negli strati verticali superiori al primo viene gradatamente aumentato il peso dei dati profilometrici rispetto a quelli di superficie fino ad azzerare il peso di questi ultimi dopo alcune centinaia di metri dal suolo).

Nello specifico il dominio dati utilizzati nel modello di simulazione è il seguente:

- Origine SW x = 801450.00 m E - y = 5077350.00 m N; WGS84 UTM fuso 32 - Dimensioni: 22 km x 22 km

- Risoluzione orizzontale (dimensioni griglia) dx = dy = 2000 m

- Risoluzione verticale (quota livelli verticali) m 0-20-50-90-110-290-410-990-2010-2990-4010 sul livello del suolo

(12)

- Periodo: anno 2014; 8760 ore.

Per ognuna delle maglie del dominio è stata generata una serie annuale oraria contenente le seguenti variabili di superficie (quota di riferimento 10 m sul suolo):

- velocità orizzontale del vento (m/s) velocità verticale del vento (cm/s) - direzione del vento (gradi da N)

- temperatura (K) - umidità relativa (%) - precipitazione (mm/h);

- altezza di miscelamento (m) - friction velocity orizzontale u* (m/s) - friction velocity verticale w* (cm/s) - lunghezza di Monin-Obuchov (m);

e le seguenti variabili profilometriche (alle quote 10-35-70-100-200-350-700 1500-2500- 3500 m sul livello del suolo):

- velocità orizzontale del vento (m/s) - velocità verticale del vento (cm/s) - direzione del vento (gradi da N) - temperatura (K)

La modellazione dei dati meteo così effettuata ha permesso la ricostruzione del campo di vento che si riporta di seguito mediante illustrazione della rosa dei venti della zona oggetto di intervento (fig.3).

Come si può notare, ai fini della dispersione delle emissioni in atmosfera, i venti prevalenti nell’area di interesse provengono da Nord-Est con intensità prevalente pari a 0,3-2,3 m/s.

Figura 3 - Rosa dei venti relativa al punto di emissione

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Figura 4 - Dati di velocità del vento sulla base dei quali è stata costruita la rosa dei venti.

4.2 Modello dispersivo in atmosfera

Tenendo a riferimento la relazione di dispersione odorigena già redatta in sede di VAS per il PAC della zona oggetto di intervento, le fonti di emissione sono rappresentate dai cupolini dei capannoni a ventilazione naturale e dai ventilatori assiali del capannone a ventilazione controllata che sono stati raggruppati a formare un’unica fonte puntuale di emissione di altezza pari a 2,5 dal p.c. Sono state effettuate simulazioni relative a:

- stato ante operam: sono state considerate due fonti di emissione lineare e una fonte puntuale - stato post operam; sono state considerate 5 fonti puntuali di emissione, poste in testa ai capannoni

in corrispondenza degli estrattori d’aria.

Si è tenuto conto di coefficienti di abbattimento delle emissioni dati dalle fasce arboreo-arbustive esistenti e di progetto. Tale riduzione del fattore di emissione è stata applicata sulla base di quanto riportato della bibliografia specializzata presa a riferimento per il presente studio e in particolare:

1) B. Parker, W. Malone, D. Walter, Vegetative Environmental Buffers and Exhaust Fan Deflectors for Reducing Downwind Odor and VOCs from Tunnel-Ventilated Swine Barns, ASABE. 55(1): 227-240, 2011, che quantifica l’abbattimento degli odori nella misura di circa il 49,1% per effetto delle barriere vegetali, rimarcando come tale effetto sia imputabile principalmente al trattenimento del particolato,

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adesi al quale si diffondono i composti odorigeni.

2) 2) Malone et al, Trees kill odors and other emissions from poultry farms, 236th National Meeting of the American Chemical Society (ACS), 2008, che quantifica l’abbattimento degli odori nella misura del 18%.

3) 3) X.-J. Lin, Suzelle Barrington, J. Nicell, D. Choiniere, A. Vezina, Influence of windbreaks on livestock odour dispersion plume in the field, Agriculture, Ecosystems and Environment 116 (2006) 263–272; tale studio illustra l’effetto di diversi parametri sulla dispersione odorigena. In particolare analizza la presenza/assenza di barriera vegetale, la porosità della barriera (55% vs 35%) e la distanza della barriera dal punto di emissione (15m vs 60m). I risultati dello studio dimostrano come 1) la presenza della barriera faccia arretrare l’isolinea di percezione dell’odore (definita in 2 UO/m3) di circa il 20% rispetto alla situazione in assenza di barriera; 2) la presenza di una fascia boscata densa arretra l’isolinea di percezione di una distanza pari al 50% rispetto alla fascia boscata più porosa (la porosità del 55% viene attribuita nello studio a un filare unico di alberi privo della componente arbustiva) Le immagini sottostanti, tratte dallo studio, illustrano graficamente quanto sopra esposto.

Figura 5 –Effetto della presenza di una barriera vegetale sulla

dispersione odorigena. Figura 6 - Effetto di una barriera vegetale con porosità ottica pari al 35% (sopra) rispetto a una con porosità ottica del 55%

(sotto).

Al parametro emissivo di 126 e 152 UO/s/tPV si è applicato il seguente fattore di riduzione, considerando la presenza della barriera vegetale arborea il cui abbattimento viene quantificato in -20%:

1) raddoppio della riduzione per la caratteristica della barriera arboreo-arbustiva presente a confine di proprietà (densità elevata, presenza della componente arbustiva:-40%).

2) Per lo stato di progetto applicazione in serie di un ulteriore fattore correttivo del 40% per la presenza di una barriera boscata di progetto (già piantumata e in fase di accrescimento) con caratteristiche di densità elevata e presenza di componente arbustiva. La barriera vegetale è stata scrupolosamente

(15)

progettata dall’arch. F. Rosso durante l’iter di approvazione del PAC: la scelta varietale, dimensionale, di sesto di impianto e di distanza dalle fonti emissive (compresa tra i 10 i 15 metri) sono tali da ottemperare sia alla funzione di barriera alle emissioni in atmosfera (polveri e odori), sia a una funzione prettamente ecologica; si ritiene, pertanto, che il parametro di abbattimento possa essere attribuito in modo congruo con quanto descritto in letteratura. Si riporta in allegato un estratto della tavola grafica

“p02 – Progetto –Verde schema”, di corredo al Piano Attuativo Comunale approvato.

Ne derivano i seguenti quadri emissivi:

Stato di fatto

Capannone (a) SUS mq (c)

Densità (capi/mq) (d)

capi accasabili (e)

Fattore di emissione (UO/s*capo) (g)

Valore emissivo senza

abbattimenti (UO/s) (h)

Coeff. Abbattimento (i)

Valore emissivo finale (UO/s) (l)

F1 1036 20 20260 0,152 3079,52 h*(1-0,4) 1847,71

F2 1236 22 27192 0,152 4133,18 h*(1-0,4) 2479,91

F3 1411 24 33864 0,126 4266,86 h*(1-0,4) 2560,118

Totale 81316 11479,57 6887,74

Stato di progetto

I ventilatori assiali da installare saranno in grado di garantire una pressione pari a circa un centinaio di Pa.

La spinta garantita dal sistema di ventilazione meccanica si esaurirà in circa 5-6 m oltre i quali l'aria espulsa, per effetto degli attriti con le barriere vegetali, risulterà in quiete con la medesima, esaurendo gli effetti cinematici prodotti dai ventilatori e rallentando il moto dell’aria espulsa. In tal modo verrà garantita la ricaduta al suolo di gran parte delle polveri e quindi di particelle odorigene.

Sotto il profilo metodologico, ai fini della rappresentazione modellistica nel caso dei ventilatori assiali, non è stato considerato l’effetto dell’innalzamento del pennacchio (plume rise) o più precisamente l’effetto della sua componente meccanica momentum rise, che “(…) sarà da ridurre fino ad annullarlo nei casi in cui lo sbocco non è verticale (…)” i (DGR IX/3018 del 12.02.2012 della Regione Lombardia).

La spinta dovuta al gradiente termico sarà di fatto limitata a pochi metri in virtù della modesta temperatura di uscita degli effluenti gassosi; dal punto di vista modellistico è stato considerato l’effetto della spinta di galleggiamento di origine termica o buoyancy rise, ponendo la temperatura dell’effluente pari a 25°C per tutta la durata della simulazione.

Capannone (a) SUS mq (c )

Densità (capi/mq) (d)

capi accasabili (e)

Fattore di emissione (UO/s*capo) (g)

Valore emissivo senza

abbattimenti (UO/s) (h)

Coeff. Abbattimento (i)

Valore emissivo finale (UO/s) (l)

F1 Dismesso da uso zootecnico

F2 1236 24,5 29606 0,126 3730,36 h*(1-0,4)*(1-0,4) 1342,93

F3 1411 24,5 34270 0,126 4318,02 h*(1-0,4)*(1-0,4) 1554,49

N4 1584 24,5 39708 0,126 5003,21 h*(1-0,4)*(1-0,4) 1801,15

N5 1584 24,5 39708 0,126 5003,21 h*(1-0,4)*(1-0,4) 1801,15

N6 1584 24,5 39708 0,126 5003,21 h*(1-0,4)*(1-0,4) 1801,15

Totale 183000 23058,00 8300,88

(16)

Per la determinazione del picco orario di concentrazione di odore, il fattore Peak To Mean (p) è stato assunto pari a 2,3 (relativo cioè a 10 minuti all’interno dell’ora): il naso umano mediamente identifica gli odori con un paio di respirazioni (circa 10 sec.) e occorre quindi modificare opportunamente i valori di concentrazione medi orari ottenuti in output al modello diffusivo, per poterli ridurre a periodi di media inferiore all’ora prima di poter eseguire in modo realistico i confronti con le opportune soglie odorimetriche.

Una formula teorica per eseguire tale riduzione da valore orario a valore di picco (Hogstrom 1972) è la seguente:

dove:

Cnew = concentrazione ridotta al nuovo intervallo temporale di media C(1-ora) = concentrazione media oraria

Tnew = nuovo intervallo temporale di media

p = fattore di conversione dipendente dal tipo di sorgente emissiva e dall’intervallo temporale di media Tnew Sui valori da attribuire a p non esiste sufficiente letteratura disponibile, pertanto questa formulazione teorica può essere usata per una taratura del modello avendo a disposizione misure odorimetriche sul campo.

Una tecnica più semplice è rappresentata dalla cosiddetta correzione "peak to mean", che consiste nel moltiplicare il valore medio orario di concentrazione per un fattore correttivo dipendente dal nuovo intervallo di media oraria.

In letteratura si trovano i seguenti valori di correzione "peak to mean" (Hino 1968):

Tempo di media Coefficiente “Peak to mean”

30 minuti 1.3

10 minuti 2.3

3 minuti 4.0

1 minuto 4.0-7.0

30 secondi 4.0-10.0

4.2.1 Sorgenti

La caratterizzazione delle sorgenti viene riproposta tenendo a riferimento quanto già modellato nello studio di dispersione odorigena allegato alla VAS.

Come descritto in precedenza, l’allevamento, nello stato attuale, consta di due tipologie di sorgenti emissive:

i cupolini dei capannoni più vecchi e gli estrattori d’aria del capannone più recente.

Situazione ante operam:

I cupolini dei capannoni F1 ed F2 sono stati modellati nel modello CALPUFF con l’algoritmo per le sorgenti lineari, specializzazione del modello BLP (Buoyant Line and Point source dispersion model), sviluppato nel 1980 da Schulman e Scire. Per descrivere questo tipo di impianti si sono adottati i seguenti parametri di input:

(17)

Altezza media degli edifici (H) m 4 Lunghezza media degli edifici (m) 102 Larghezza media degli edifici W (m) 12,2

Distanza media tra gli edifici che contengono le linee (D) (m) 10 Larghezza media della linea (LW) (m) 0,4

Velocità di uscita effluente (m/s) 0,5 Temperatura di uscita (K) 298,35 Temperatura ambiente (K) 290,3

Sono state caratterizzate in questo modo le due linee di emissione aventi le seguenti caratteristiche:

1) cupolino capannone F1

Coordinate punto iniziale (WGS84-UTM33N): 346170,23 E, 5083116,69 N Coordinate punto finale (WGS84-UTM33N):346151,34 E, 5083217,56 N 2) cupolino capannone F2

Coordinate punto iniziale (WGS84-UTM33N): 346148,27 E, 5083118,10 N Coordinate punto finale (WGS84-UTM33N): 346129,11 E, 5083218,67 N

Gli estrattori di aria presenti in testa al capannone F3 sono stati modellati come un’unica sorgente puntiforme con le seguenti coordinate: E 346148; N 5083116 (WGS84-UTM33N)

Figura 7- Visualizzazione su fotopiano delle sorgenti di emissione puntuali e lineari (in giallo) dello stato di fatto dell’allevamento avicolo, così come modellate per il presente studio di dispersione odorigena.

(18)

Situazione post operam

I capannoni sono stati considerati come 5 sorgenti puntiformi aventi le seguenti coordinate (WGS84 UTM33N):

Sorgente puntiforme E N

F2 346170 5083121

F3 346148 5083116

N4 346212 5083123

N5 346241 5083127

N6 346124 5083116

Figura 8 - Collocazione delle 5 sorgenti puntiformi nell'ipotesi progettuale di ampliamento

Figura 9 - Progetto di ampliamento dell'allevamento avicolo (grigio: capannoni esistenti non oggetto di modifica, grigio

con contorno giallo: capannone dismesso da uso zootecnico; rosso: capannoni di nuova realizzazione; verde:

capannone oggetto di ristrutturazione; celeste: nuovo capannone oggetto di permesso a costruire successivo).

4.2.2 Ricettori

Le succitate linee guida prevedono l’analisi dei ricettori posti entro un’area circolare di raggio pari a 3 km dal punto di emissione. L’area considerata nello studio è costituita quindi da un quadrato di km 6.0 X 6.0, centrato sull’impianto esistente. Ai fini dell’applicazione del modello di diffusione per la stima delle concentrazioni di odore, l’area così definita (dominio di calcolo) è stata disaggregata in un grigliato cartesiano ortogonale, costituito da maglie quadrate di 150 m di lato.

Entro tale area sono stati reperiti i ricettori, sui quali è stato calcolato puntualmente l’impatto odorigeno all’altezza di due metri dal p.c. La scelta dei ricettori è stata fatta in base alla minima distanza dalla sorgente emissiva e tenendo conto di quanto prescritto dal punto 7 del succitato DGR IX/3018 del 12.02.2012.

Si riporta di seguito la collocazione dei ricettori così individuati:

(19)

Progressivo Descrizione Coordinate WGS84-UTM33N

Ric.1 Casali Pepe 346323 E; 5082817 N

Ric.2 Abitato di Cornazzai 345487 E; 5082497 N

Ric.3 Varmo 344838 E; 5083162 N

Ric.4 Località Roveredo 345332 E; 5083789 N Ric.5 Località Romans 346566 E; 5084336 N

Ric.6 Rivignano 347913 E; 5082350 N

Figura 10 - Fotopiano riportante l’indicazione delle sorgenti emissive e dei ricettori individuati Ric.1

Ric.2 Ric.3

Ric.4

Ric.5

Sorgenti

Ric.6

(20)

5 Risultati

5.1 PM

10 Stato di fatto

Si riporta di seguito il risultato sui ricettori discreti della simulazione di dispersione di PM10 della situazione ante operam. Dall’analisi risulta che il valore medio annuo è inferiore al limite di legge di 40 µg/m³; non sono risultati superamenti del valore di 50 µg/m³.

Progressivo Descrizione Superamenti giornalieri del

valore di 50 µg/m³. Valore medio annuo (limite 40 µg/m³)

Ric.1 Casali Pepe 0 0,64

Ric.2 Abitato di Cornazzai 0 1,30

Ric.3 Varmo 0 0,37

Ric.4 Località Roveredo 0 0,26

Ric.5 Località Romans 0 0,10

Ric.6 Rivignano 0 0,04

Stato di progetto

Si riporta di seguito il risultato sui ricettori discreti della simulazione di dispersione di PM10 effettuata con l’applicazione dell’abbattimento del 64%. I valori risultanti non si rivelano critici con riferimento ai valori limite normativi. Dall’analisi si evince che il valore medio annuo è inferiore al limite di legge di 40 µg/m³; non sono stati evidenziati superamenti del valore di 50 µg/m³.

Progressivo Descrizione Superamenti giornalieri del valore di 50 µg/m³.

Valore medio annuo (limite 40 µg/m³)

Ric.1 Casali Pepe 0 0,84

Ric.2 Abitato di Cornazzai 0 1,59

Ric.3 Varmo 0 0,46

Ric.4 Località Roveredo 0 0,28

Ric.5 Località Romans 0 0,14

Ric.6 Rivignano 0 0,05

(21)

5.2 PM

2.5 Stato di fatto

Si riporta di seguito il risultato sui ricettori discreti della simulazione di dispersione di PM2.5 della situazione ante operam. Dall’analisi risulta che il valore medio annuo è inferiore al limite di legge di 25 µg/m³ per tutti i ricettori.

Progressivo Descrizione Valore medio annuo

(limite 25 µg/m³)

Ric.1 Casali Pepe 0,078

Ric.2 Abitato di Cornazzai 0,16

Ric.3 Varmo 0,05

Ric.4 Località Roveredo 0,03

Ric.5 Località Romans 0,01

Ric.6 Rivignano 0,004

Stato di progetto

Si riporta di seguito il risultato sui ricettori discreti della simulazione di dispersione di PM2.5 effettuata con l’applicazione dell’abbattimento del 64%. I valori risultanti non si rivelano critici con riferimento ai valori limite normativi. Dall’analisi si evince che il valore medio annuo è inferiore al limite di legge di 25 µg/m³.

Progressivo Descrizione Valore medio annuo

(limite 25 µg/m³)

Ric.1 Casali Pepe 0,11

Ric.2 Abitato di Cornazzai 0,22

Ric.3 Varmo 0,06

Ric.4 Località Roveredo 0,04

Ric.5 Località Romans 0,02

Ric.6 Rivignano 0,006

5.3 Odori

5.3.1 98° percentile della concentrazione oraria di picco su base annuale – simulazione dello stato ante operam.

In ottemperanza a quanto prescritto dalla DGR IX/3018 si è calcolato il 98° percentile della concentrazione oraria di picco e si sono cartografate su ogni maglia del reticolo cartesiano le isoplete pari a 1, 3 e 5 UO/m3. La tavola grafica illustrante le isolinee di concentrazione è riportata in allegato.

Lo stesso parametro è stato calcolato sui ricettori discreti individuati; di seguito si riporta la tabella riassuntiva dei valori di concentrazione di picco al 98° percentile, ottenuti sui 6 ricettori analizzati. Si

(22)

rammenta che il parametro corrisponde alla concentrazione di picco (10 minuti nell’ora) superata solo per il 2% delle ore in un anno (175 ore).

Dall’analisi dei dati ottenuti è emerso che:

• il Ric.1 (Loc. casali pepe) rientra nell’isolinea di 1 UO/mc

• Il Ric.2 (Abitato di Cornazzai, zona B - residenziale dal punto di vista urbanistico) rientra nell’isolinea di 1 UO/mc

Progressivo Descrizione UO/m3

Ric.1 Casali Pepe 1,18

Ric.2 Abitato di Cornazzai 2,98

Ric.3 Varmo 0,66

Ric.4 Località Roveredo 0,36

Ric.5 Loicalità Romans 0,17

Ric.6 Rivignano 0,06

Tabella 1 – Stato di fatto - valore del 98° percentile della concentrazione oraria di picco calcolato sui ricettori individuati.

5.3.2 98° percentile della concentrazione oraria di picco su base annuale – simulazione dello stato post operam.

La seconda simulazione riguarda il quadro emissivo dello stato di progetto. La situazione si dimostra sovrapponibile a quella dello stato ante operam.

Dall’analisi dei dati ottenuti è emerso che:

• il Ric.1 (Loc. casali Pepe) rientra nell’isolinea di 1 UO/mc.

• Il Ric.2 (Abitato di Cornazzai, zona B - residenziale dal punto di vista urbanistico) rientra nell’isolinea di 3 UO/mc.

Rispetto alla situazione ante operam i due ricettori presentano un aumento della concentrazione di odore pari a 7,9% (Casali Pepe) e 6,5% (loc.Cornazzai).

Progressivo Descrizione UO/m3

Ric.1 Casali Pepe 2,12

Ric.2 Abitato di Cornazzai 3,19

Ric.3 Varmo 0,75

Ric.4 Località Roveredo 0,45

Ric.5 Località Romans 0,26

Ric.6 Rivignano 0,11

(23)
(24)

7 Allegati

1) PM10 stato di fatto 2) PM10 stato di progetto 3) PM2.5 stato di fatto 4) PM2.5 stato di progetto

5) Odori stato di fatto - 98° percentile su base annuale della concentrazione oraria di picco a 1, 3, 5 UO/m3. Stato di fatto.

6) Odori stato di progetto - 98° percentile su base annuale della concentrazione oraria di picco a 1, 3, 5 UO/m3. Stato di progetto.

7) Estratto della tavola grafica p02 – Progetto verde Schema – redatta dal’Arch. F. Rosso quale elaborato allegato al PAC approvato.

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