• Non ci sono risultati.

REGIONE BASILICATA PROVINCIA DI MATERA COMUNE DI POMARICO (MT)

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "REGIONE BASILICATA PROVINCIA DI MATERA COMUNE DI POMARICO (MT)"

Copied!
39
0
0

Testo completo

(1)

in agro del Comune di Pomarico (MT)

REGIONE BASILICATA PROVINCIA DI MATERA COMUNE DI POMARICO (MT)

Metanodotto Pisticci-Ferrandina DN 250 (10”) – 24 bar

Metanodotto All.to Comune di Pomarico DN 150 (6”) – 24 bar

Progettazione opere di difesa idraulica di un fosso in terra in agro del Comune di Pomarico (MT)

RELAZIONE PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE

ai sensi del DPR 357 del 1997

0 Emissione per Permessi R.Sardone G.Tortorelli R. Festa 30/01/2020

Rev. Descrizione Elaborato Verificato Approvato Data

(2)

INDICE

1. PREMESSA ... 3

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO ... 5

3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ... 6

4. PRINCIPALI FASI LAVORATIVE ... 8

5. INTERVENTI DI RIPRISTINO MORFOLOGICO ... 12

6. UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI ... 12

7. STIMA VOLUMETRIA DI SUOLO MOVIMENTATA IN SCAVO E RIPORTO ... 12

8. PRODUZIONE DI RIFIUTI ... 13

9. INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI ... 14

10. RISCHIO DI INCIDENTI ... 14

11. DESCRIZIONE DEI SITI ZSC E ZPS ... 15

12. DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE ... 18

13. EFFETTI INDOTTI DAI LAVORI DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE SULL'AMBIENTE 14. EFFETTI INDOTTI DAI LAVORI DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO SULLE SPECIE FAUNISTICHE ... 25

15. INTERVENTI DI MITIGAZIONE E RIPRISTINO ... 27

16. CONCLUSIONI ... 29

(3)

1. PREMESSA

Il presente documento concerne il progetto relativo alla realizzazione di opere di difesa idraulica a protezione dei metanodotti “Allacciamento Comune di Pomarico DN150 (6”) – 24 bar” e “Ferrandina – Pisticci DN250 (10”) – 24 bar” in attraversamento di un fosso in terra denominato “Fosso della Madonna degli Angeli” in agro del Comune di Pomarico (MT).

Tale opera si rende necessaria al fine di ripristinare e garantire la copertura minima dei metanodotti in attraversamento al tratto di alveo considerato che è evidentemente caratterizzato da tassi di erosione non trascurabili a causa dell'azione esercitata da parte del corso d’acqua che tende ad invadere la sezione di deflusso idrico modificandone le condizioni cinetiche.

Dal confronto con le planimetrie allegate, che riportano l’individuazione dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale interessate si evince che l’area di intervento risulta ricadere nella perimetrazione delle seguenti aree ZSC-ZPS:

• IT9220255 ZPS Valle Basento – Ferrandina Scalo

• IT9220255 ZSC Valle Basento – Ferrandina Scalo

Le aree protette sopra citate risultano dotate di un Piano di Gestione approvato con D.G.R.

1925 del 31/12/2007, in coerenza e in applicazione della Direttiva 92/43/CEE, del D.P.R.

357/97, del D.P.R. 120/03, del D.M. M.A.T.T.M. del 03/09/2002 e del M.A.T.T.M. del 17/10/07. Questo Piano di Gestione costituisce di per sé una delle possibili misure di conservazione per i Siti della Rete Natura 2000.

Per quanto sopra detto, si rende necessario avviare la procedura di Valutazione d’Incidenza introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva europea "Habitat" 92/43/CEE e recepita in Italia con l’art. 5 del DPR 8/9/1997 n. 357 e successive modifiche.

Tale valutazione va a disciplinare gli interventi proposti in sede progettuale tenendo conto della valenza naturalistico-ambientale dei siti di importanza comunitaria nei quali questi interventi ricadono .

Lo scopo di tale valutazione è salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle

(4)

interferenze dei progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, e in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale.

Tale procedura si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.

La Valutazione d’Incidenza viene svolta secondo i criteri indicati nell’art. 6 del DPR n. 120 del 12 marzo 2003 che ha sostituito l'art.5 del DPR n. 357 dell’8 settembre 1997 e nel documento dell’UE “Valutazione di piani e progetti aventi un’incidenza significativa sui siti della rete NATURA 2000 – Guida metodologica alle disposizioni dell’art. 6, par 3 e 4 della direttiva Habitat 92/43/CEE”.

Tuttavia, la tipologia di intervento, adottando le adeguate misure di ripristino preventivo, è tale da escludere ogni incidenza significativa sulla conservazione e sulla salvaguardia del sito sopra indicato.

Nota 1:

La Direttiva 79/409/EEC (denominata “Uccelli”), adottata nel 1979 e recepita in Italia dalla legge 157/92, rappresenta uno dei due pilastri legali della conservazione della biodiversità europea. Il suo scopo è “la conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli stati membri…”. La Direttiva richiede che le popolazioni di tutte le specie vengano mantenute ad un livello sufficiente dal punto di vista ecologico, scientifico e culturale. Un aspetto chiave per il raggiungimento di questo scopo è la conservazione degli habitat delle specie ornitiche. In particolare, le specie contenute nell’allegato I della Direttiva, considerate di importanza primaria, devono essere soggette a particolare regime di protezione ed i siti più importanti per queste specie vanno tutelati designando “Zone di Protezione Speciale”.

La Direttiva 92/43/EEC (denominata “Habitat”), adottata nel 1992 e recepita in Italia dal DPR 357 del 1997, sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche rappresenta il completamento del sistema di tutela legale della biodiversità dell’Unione Europea. Lo scopo della Direttiva è “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli stati membri…”. La Direttiva individua una serie di habitat (allegato I) e specie (allegato II) definiti di importanza comunitaria e tra questi individua quelli “prioritari”. La Direttiva prevede, inoltre, la stretta protezione delle specie incluse nell’allegato IV vietandone l’uccisione, la cattura e la detenzione. Lo strumento fondamentale individuato dalla Direttiva “Habitat” è quello della designazione di Zone Speciali di Conservazione in siti individuati dagli stati membri come Siti di Importanza Comunitaria.

(5)

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

La normativa di riferimento per la redazione del presente studio è di seguito elencata:

Normativa comunitaria

- Direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992 del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche;

- Direttiva 94/24/CE dell’ 8 giugno 1994 del Consiglio che modifica l’Allegato II della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici;

- Direttiva 97/49/CE del 29 luglio 1997 della Commissione che modifica la direttiva 79/409/CEE del Consiglio concernente la conservazione degli uccelli selvatici;

- Direttiva 97/62/CE del 27 ottobre 1997 del Consiglio recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche;

- Direttiva 2009/147/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 che abroga e sostituisce integralmente la Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

Normativa nazionale

- DPR n. 357 dell’8 settembre 1997 Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche;

- DM 20 gennaio 1999 Modificazioni degli allegati A e B del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE;

- DPR n. 425 del 1 dicembre 2000 Regolamento recante norme di attuazione della direttiva 97/49/CE che modifica l'Allegato I della direttiva 79/409/CEE, concernente la protezione degli uccelli selvatici;

- DPR n. 120 del 12 marzo 2003 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché

(6)

della flora e della fauna selvatiche;

- DM 17 ottobre 2007 Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZPS) e Zone di Protezione Speciale (ZPS).

Normativa regionale - Regione Basilicata

- LR 1998/47 “Disciplina della Valutazione di Impatto Ambientale e norme per la tutela dell’ambiente”.

3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

L’area oggetto di intervento ricade in agro del Comune di Pomarico (MT) appartenente al foglio I.G.M. n°201 IV-S.O. "Miglionico” (in scala 1:25.000), nonché al foglio n°491060 della Carta Tecnica Regionale della Basilicata (in scala 1: 10.000).

Catastalmente l’intervento si individua nel foglio di mappa n. 10, particelle n.40, e 141 del Comune di Pomarico (MT).

Descrizione dell'intervento

L'opera in progetto, prevede la realizzazione di opere di protezione dei metanodotti

“Allacciamento Comune di Pomarico DN150 (6”) – 24 bar” e “Ferrandina – Pisticci DN250 (10”) – 24 bar” in attraversamento di un fosso di raccolta delle acque piovane di scorrimento denominato “Fosso della Madonna degli Angeli”, in prossimità dell’impianto P.I.D.I.

45560/8BIS - 4181114/1, in agro del Comune di Pomarico (MT).

L’obiettivo della messa in opera di tali interventi è quello di ridurre le pressioni interstiziali nel versante per aumentarne la resistenza meccanica e favorire il drenaggio dell’acqua per controllare la velocità, quindi l’erosione, in corrispondenza del piede del versante.

Al fine di migliorare l’attuale condizione di protezione delle condotte, si provvederà alla realizzazione di opere di difesa del fosso in corrispondenza dall’attraversamento dei metanodotti, costituite da un materasso reno con briglie in gabbioni a monte (antisifonamento) e a valle.

Inoltre, nel tratto immediatamente a monte dell'attraversamento si procederà alla riprofilatura

(7)

mediante posa di materiale d’alveo di riporto opportunamente compattato, mentre nel tratto a valle, oltre al ripristino morfologico dell’alveo, si provvederà alla realizzazione di uno

“scivolo” con massi posti alla rinfusa, il tutto al fine di evitare fenomeni di instabilità lungo i tratti di metanodotto intersecanti il fosso (vedi “DISOR-151622-01Planimetria di dettaglio” e

“DISOR-151622-02 Profili longitudinali”).

Le operazioni di scavo interesseranno prettamente terreni adibiti a pascolo e/o seminativi;

inoltre i movimenti di terreno previsti non interesseranno superfici boscate.

Presenza di vincoli a carattere locale, regionale e nazionale

Lo strumento di pianificazione urbanistica del territorio comunale di Pomarico (MT), è rappresentato dal Programma di Fabbricazione (PDF) vigente approvato con D.P.G.R. n.

1175 del 22/05/1980. Dall’analisi delle cartografie l’area di intervento risulta ricadere in Zona Rurale e dalle NTA non risultano particolari prescrizioni per interventi in tali zone, che pertanto si ritengono ammissibili.

Inoltre, l’intervento rientra all’interno della perimetrazione di Piano del Consorzio ASI della Provincia di Matera Aree industriali Valbasento-Pisticci Scalo/Ferrandina.

A carattere regionale, l'area di intervento ricade nel territorio di competenza dell'Autorità di Bacino della Regione Basilicata (AdBP).

Dall'analisi della Carta delle Aree soggette a Rischio Idrogeologico del Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico, redatta dalla stessa Autorità di Bacino, si evince che l'intervento non interferisce con aree a pericolosità di frana o di alluvione.

L'intervento non ricade in aree perimetrate nei Piani Paesistici di Area Vasta della Basilicata.

Dalla verifica dei vincoli paesaggistici di carattere nazionale si evince che l'intervento non ricade in fasce di rispetto di acque pubbliche né in aree a bosco, né in aree decretate dalla Legge n. 1497.

Dall'analisi degli strumenti di pianificazione a carattere nazionale si evince che l’intervento non interferisce con aree sottoposte a vincolo idrogeologico (R.D. n°3267 del 30 Dicembre 1923).

(8)

4. PRINCIPALI FASI LAVORATIVE

L’intervento in progetto verrà realizzato secondo le seguenti fasi e modalità tecniche:

Apertura cantiere

La ditta appaltatrice provvederà ad eseguire le pratiche necessarie per avviare e mobilitare un cantiere temporaneo di lavoro.

I lavori saranno effettuati in modo da garantire:

• La sicurezza del personale impiegato per la costruzione ed i montaggi;

• La sicurezza di terzi;

• la salvaguardia dell'ambiente oltre che delle aree interessate dai lavori medesimi;

• l'integrità dei materiali impiegati.

I lavori di regimazione idraulica prevedono le seguenti fasi per la messa in opera:

• scavo a sezione obbligata con mezzi meccanici ed a mano per realizzare opere di livellamento e di predisposizione delle basi di appoggio delle opere di protezione;

• apposizione di materasso reno e realizzazione di traverse a monte e valle, in gabbioni antisifonamento e di scivolo di massi nell’alveo, a protezione della condotta;

• riprofilatura delle sponde e della scarpata;

• smobilizzo del cantiere.

Caratteristiche tecniche e realizzative dell’opera Scavi per la preparazione del fondo e pulizia alveo

Si procederà all'esecuzione dei lavori per la preparazione del fondo, quindi la pulizia dell'alveo originario con contestuale colmata dell'alveo formatosi a seguito dell'erosione ed interferente con il metanodotto. Durante tali operazioni verranno adottate tutte le precauzioni necessarie al fine di evitare di innescare fenomeni di instabilità sulle pareti e su manufatti eventualmente presenti nelle vicinanze.

(9)

Materassino Reno e traverse in gabbioni

I materassini Reno e le traverse dovranno avere maglia doppia torsione 6x8 cm (D=60mm), Filo 2,7 mm, protezione in lega ZnAl5 con ricoprimento minimo 230 grammi/mq e successivo rivestimento polimerico in PVC.

La rete metallica costituente l’elemento dovrà avere maglie uniformi, essere esente da strappi ed avere il perimetro rinforzato con filo di diametro maggiorato rispetto a quello della rete stessa, inserito nella trama della rete o ad essa agganciato meccanicamente in modo da impedire lo sfilamento e dare sufficiente garanzia di robustezza.

Le caratteristiche geometriche e strutturali della rete metallica dovranno essere conformi a quanto indicato negli elaborati di progetto.

In particolare, per l’opera di ripristino in alveo, il materassino Reno da realizzare in alveo a protezione di metanodotti in attraversamento del fosso, avrà dimensione totale pari a 33,00 m x 4,00 m con l’utilizzo di moduli 1,00 m x 4,00 m e spessore di 0,30 m.

A monte e valle del materassino, saranno realizzate due briglie in gabbioni di dimensioni:

lunghezza 5,00 m, larghezza 1,00 m, altezza 2,00 m e gaveta larga 2,80 m.

Rivestimento alveo in massi

A valle del materassino Reno verrà realizzata in alveo una protezione con massi naturali di 2° Categoria (1000-3000 kg), allo scopo di presidiare l’alveo del corso d’acqua nei confronti dell’azione erosiva della corrente idrica. Essendo costituita da materiale naturale, presenta in generale il vantaggio di inserirsi in maniera adeguata nel contesto ambientale di riferimento.

Caratteristiche dei materiali

Gli elementi costituenti il rivestimento di alveo in massi sono:

− materassino Reno e gabbioni conformi alle linee guida per la certificazione di idoneità tecnica all’impiego e l’utilizzo di prodotti in rete metallica a doppia torsione del settembre 2013 del Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Il materiale lapideo per il riempimento dei materassi e gabbioni metallici potrà essere costituito, indifferentemente, da ciottoli o da pietrame di cava proveniente da aree limitrofe, purché conformi per

(10)

contenuto di inquinanti a quanto prescritto dal set analitico previsto dal DM Ambiente 10 Agosto 2012 n. 162 in contenuto di Arsenico, Cadmio, Cobalto, Nichel, Piombo, Rame, Zinco, Mercurio, Idrocarburi C>12, Cromo totale ed esavalente, Amianto BTEX ed IPA.

Il rivestimento di parte dell’alveo a valle del materassino Reno e della traversa in gabbioni sarà realizzato con massi le cui caratteristiche dimensionali, meccaniche, di degradabilità ed ingelività saranno conformi alla normativa vigente SRG.

In particolare dovranno essere rispettati i seguenti limiti:

• peso di volume non inferiore a 22 kN/m3;

• resistenza a compressione superiore a 50 N/mm2;

• coefficiente di usura non superiore a 1,5 mm;

• coefficiente di imbibizione non superiore al 5%;

• elevata resistenza alla gelività (materiale non gelivo).

• massi naturali di 2° Categoria, duri e compatti, generalmente di natura calcarea, basaltica, granitica o trachitica privi di inclusioni e/o piani di sfaldamento. Si utilizzano elementi di pezzatura media dell’ordine di 0,3 – 0,7 m3 con scapolame di intasamento con pezzatura compresa tra 1,5 e 2 volte la maggiore dimensione della maglia della rete utilizzata;

• eventuali geosintetici per il rinforzo superficiale dei terreni.

Nella realizzazione delle opere, si dovrà utilizzare esclusivamente pietrame pulito, privo di matrice e di qualsiasi elemento di pezzatura inferiore a quella prescritta

(11)

Posa in opera degli elementi

Gli elementi di protezione saranno posizionati secondo le indicazioni progettuali (“DISOR- 151622-01Planimetria di dettaglio” e “DISOR-151622-02Profili longitudinali”).

Le opere di protezione in progetto dovranno essere realizzate secondo i seguenti standard e specifiche:

n. standard Tipologia di opera

C.13.40.70.02 Sistemazione idrauliche - alveo in massi C.13.40.70.04 Materassi metallici

n. specifica Argomento

C.13.20.06 Specifica tecnica per la realizzazione di opere in gabbioni ed in materassi metallici

Geometria e dimensioni dell'opera di difesa saranno rispondenti a quanto riportato negli elaborati di progetto (vedi “DISOR-151622-01Planimetria di dettaglio”).

Ad eccezione dei materiali lapidei, del materassino Reno e delle traverse in gabbioni, in alveo non sarà introdotto nessun altro tipo di materiale. Una volta realizzata l’opera, si procederà alla rimozione di tutti i materiali provvisoriamente utilizzati nelle precedenti operazioni di contenimento dell'erosione.

(12)

5. INTERVENTI DI RIPRISTINO MORFOLOGICO

Parte essenziale del progetto risultano essere gli interventi di ripristino morfologico che si rendono necessari al fine di riportare, alla fine dei lavori, i luoghi oggetto di intervento nel suo aspetto ante-operam.

Inoltre, al temine dei lavori si provvederà al ripristino dell'intera area oggetto di intervento cosi da riproporre quell'equilibrio paesaggistico antecedente le fasi di cantiere.

Ogni opera o manufatto che fosse danneggiato durante l'esecuzione dei lavori, sarà ricostruito con materiali e tipologie costruttive tipiche del luogo per riportarlo come allo stato originario.

6. UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI

La realizzazione dell’opera all’interno dell’area protetta non richiede consumi di materiali e risorse naturali. Infatti non sarà prelevata materia prima presente nell’area di intervento (quali terreno o acqua). L’opera comporterà solo la movimentazione di materiale inerte presente in situ e la sua successiva rimessa in pristino. Tutti i materiali necessari alla realizzazione dell’opera verranno reperiti sul mercato.

7. STIMA VOLUMETRIA DI SUOLO MOVIMENTATA IN SCAVO E RIPORTO

L’intervento sul metanodotto in esercizio sarà realizzato mediante scavo a cielo aperto per l’alloggiamento delle opere di protezione e comporterà pertanto la produzione di materiale di risulta degli scavi, come si evince dagli elaborati grafici allegati alla presente relazione (planimetrie, profilo e sezioni trasversali).

Sulla base di quanto sopra sono state pertanto stimate le quantità di materiale di scavo e di riporto; i valori stimati sono riportati nella seguente Tabella 1.

Scavo per preparazione fondo e pulizia alveo ∼ 40 m3 Riporto per rinterro e riprofilatura alveo ∼ 40 m3

Tabella 1 – Stima volumetria suolo in scavo e riporto

(13)

Il materiale di risulta degli scavi sarà temporaneamente allocato in aree di stoccaggio individuate all’interno dell’area di cantiere.

Dalla Tabella 1 si evince che il materiale scavato sarà riutilizzato interamente per il rinterro e la riprofilatura dell’area di intervento. Il materiale impiegato per la realizzazione delle opere di protezione sarà prelevato da cava autorizzata e sarà composto da massi e ghiaia costituiti da elementi sani, tenaci, puliti e priva di elementi alterati (sostanze organiche e materiali coesivi) non contenente minerali pericolosi o inquinanti.

8. PRODUZIONE DI RIFIUTI Costruzione

Per quanto riguarda la realizzazione delle opere di difesa idraulica a protezione del “Fosso della Madonna degli Angeli” , la produzione di rifiuti è ricollegabile alle attività preliminari di pulizia delle aree di lavoro, alla preparazione delle aree di passaggio dei mezzi da cantiere per la messa in opera delle opere di difesa idraulica (resti di vegetazione, eventuale materiale di riporto non vegetale proveniente da scavi, ecc.), e ai rifiuti tipici di cantiere (scarti di materiali, inerti, ecc.).

In ogni caso i rifiuti connessi alle attività di cantiere saranno raccolti e smaltiti secondo la legislazione vigente.

Esercizio

Non trattandosi di un impianto di produzione, di trasformazione e/o trattamento di prodotti, l’opera non produrrà scorie o rifiuti ne emetterà in atmosfera alcuna sostanza inquinante.

(14)

9. INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI Costruzione

Le emissioni in atmosfera durante la costruzione saranno dovute ad eventuali polveri prodotte durante la fase di scavo per la posa delle opere di difesa idraulica e dal traffico dei mezzi di cantiere i quali produrranno emissione di gas esausti.

Le emissioni sonore, potrebbero arrecare disturbo alle specie avifaunistiche eventualmente presenti provocandone l’allontanamento dall’area, esse sono legate all’uso di macchine operatrici durante la realizzazione delle opere. Tali macchine saranno dotate di opportuni sistemi per la riduzione delle emissioni acustiche, che saranno mantenute al di sotto dei vigenti limiti di legge; in ogni caso, i mezzi per la realizzazione delle opere saranno in funzione solamente durante le ore diurne e non tutti contemporaneamente, e nel solo periodo di realizzazione delle opere ( stimabile in un mese circa).

Esercizio

L'opera non emetterà in atmosfera alcuna sostanza inquinante in fase di esercizio.

10. RISCHIO DI INCIDENTI Costruzione

In riferimento alla salute umana degli addetti alle lavorazioni in fase di realizzazione delle opere, si precisa che in fase di progettazione esecutiva e prima della richiesta di presentazione delle offerte per procedere alla gara per l’aggiudicazione dei lavori, ai sensi del d.lgs 81/08, si procede alla redazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) atto a garantire il rispetto delle norme per la prevenzione degli infortuni e la tutela dei lavoratori.

(15)

Esercizio

Durante la fase d’esercizio non esistono pericoli di incidente causati da parte dell’opera se non dovuti alla sua cattiva manutenzione ordinaria.

11. DESCRIZIONE DEI SITI ZSC E ZPS Caratteristiche dimensionali del progetto

L’intervento in progetto si individua fuori dall’abitato nel territorio rurale di Pomarico.

Dal punto di vista territoriale, l’area risulta avere un carattere prettamente agricolo, come risulta evidente dall’ortofoto in basso.

Figura 1 - Stralcio ortofoto con individuazione dell'area di intervento

(16)

Si riporta di seguito un quadro riepilogativo delle caratteristiche dimensionali dell’intervento in progetto e relativa incidenza rispetto alle aree ZSC/ZPS interessate (IT9220255 ZPS Valle Basento – Ferrandina Scalo - IT9220255 ZSC Valle Basento – Ferrandina Scalo)

Nome dell’opera in progetto

Lunghezza percorrenza ZPS/ZSC (m)

Larghezza della fascia di lavoro (m)

Area della fascia di lavoro

ricadente nel S.I.C. (ha)

Metanodotto Pisticci-Ferrandina DN 250 (10”) – 24 bar Metanodotto All.to Comune di Pomarico DN 150 (6”) – 24 bar Opere di difesa idraulica di un fosso in terra in agro del Comune di Pomarico (MT)

35 m 10 m 0,035 ha

Tabella 1 - Lunghezza della percorrenza dell'opera in progetto all'interno delle aree ZSC/ZPS e relative superfici richieste per la cantierizzazione

Figura 2: ortofoto con individuazione delle aree di intervento ( in verde), delle aree di accesso ( strada esistente in giallo) e e dell’area di deposito materiale e mezzi ( in magenta)

(17)

Descrizione superficie

(m2) Metanodotto Pisticci-Ferrandina DN 250 (10”) – 24 bar

Metanodotto All.to Comune di Pomarico DN 150 (6”) – 24 bar

Opere di difesa idraulica di un fosso in terra in agro del Comune Di Pomarico (MT)

350 m2

Superficie totale di occupazione temporanea Area (ha)

Superficie occupata dalla fascia di lavoro 0,035 ha

Superficie occupata dalle piazzole materiali 0,084 ha (*)

Superficie occupata dalla strada di accesso alla fascia di lavoro 0 (**)

Totale 0,12 ha

Percentuale della superficie del sito (tot 733 ha (***)) occupata

temporaneamente 0,016%

Tabella 2 – Caratteristiche dimensionali del progetto ricadenti nell’aree SIC/ZPS (*) Valore stimato

(**): l’accesso all’area di cantiere avverrà dalla strada sterrata esistente sul lato a nord del Fosso

(***): si considera la superficie della sola area ZPS , in quanto le due aree protette hanno perimetri coincidenti.

(18)

12. DESCRIZIONE DELL’AMBIENTE Generalità

Il sito ZSC/ZPS IT9220255 Valle Basento ricopre un’area di 732,94 ha ed interessa i territori dei Comuni di Pomarico, Ferrandina e Miglionico in provincia di Matera.

Il sito presenta l’80,79 % del suo territorio nel Comune di Pomarico (592,11 ha), il 15,66%

nel comune di Ferrandina (114,80 ha) e il 3,55% nel comune di Miglionico (26,03 ha).

alle due sponde del fiume Basento. La parte sinistra del fiume è caratterizzata da un’orografia discontinua, di tipo calanchivo-pianeggiante, dove si evince chiaramente la formazione di zone di accumulo con evidenti nicchie di distacco causate dalle erosioni meteoriche delle argille eoceniche, tipiche della Basilicata. La destra del fiume, invece, si presenta caratterizzata da un’orografia pianeggiante continua. Si ritrova una buona copertura erbosa-arbustiva del suolo, con incolti di sulla, graminacee spontanee e prati polifiti (Festuca arundinacea, Dactylis glomerata, Phleum pratense, Lolium multiflorum), qualche esemplare di acacia e pero selvatico.

La fascia ripariale si presenta con zone rade di tamerici e pioppi neri , molte ginestre, sparto, con brevi tratti di canneti e roveti. A sud il versante calanchivo è più soggetto ad erosione, ed è caratterizzato da un tipo di vegetazione steppica, con prevalente copertura di graminacee, salsola, cardo ecc. A nord, invece, presenta una buona copertura del suolo con conifere e vegetazione di tipo steppico-mediterraneo con lentisco.

Habitat presenti nel sito

Di seguito vengono riportati i dati relativi alle principali categorie di habitat presenti nei siti ZSC/ZPS interessati dall’intervento:

IT9220255 ZPS Valle Basento – Ferrandina Scalo IT9220255 ZSC Valle Basento – Ferrandina Scalo

(19)

Dalla verifica delle coperture territoriali degli habitat indicati, viene confermata la presenza più accentuata dei seguenti habitat prioritari:

Si evince che l’Habitat con maggiore rappresentatività è l’Habitat 6220.

Tale Habitat è denominato “Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero- Brachypodietea” e comprende praterie xerofile e discontinue di piccola taglia a dominanza di graminacee, su substrati di varia natura, spesso calcarei e ricchi di basi, talora soggetti ad erosione, con aspetti perenni (riferibili alle classi Poetea bulbosae e Lygeo-Stipetea, con l’esclusione delle praterie ad Ampelodesmos mauritanicus che vanno riferite all’Habitat 5330 ‘Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici’, sottotipo 32.23) che ospitano al loro interno aspetti annuali (Helianthemetea guttati), dei Piani Bioclimatici Termo-, Meso-, Supra- e Submeso-Mediterraneo, con distribuzione prevalente nei settori costieri e subcostieri dell’Italia peninsulare e delle isole, occasionalmente rinvenibili nei territori interni in corrispondenza di condizioni edafiche e microclimatiche particolari ( brano tratto da http://vnr.unipg.it/habitat).

(20)

Ad ulteriore approfondmento, si riporta la lista degli habitat individuati secondo il nuovo manuale italiano di interpretazione degli habitat (2009) della direttiva 92/43/CEE:

(21)

Caratteristiche botaniche dell’habitat

Dal punto di vista botanico, l'area interessata dal SIC ZPS IT9220255 Valle Basento - Ferrandina Scalo si presenta, a tratti nuda, ricoperta solo da vegetazione erbacea di tipo steppico con un buona copertura di arbusti, macchia mediterranea e conifere sul versante nord. Tra la vegetazione di macchia tipicamente calanchiva ritroviamo: timo, rosmarino, ginestra, cipressi, ginepro, lentisco e pero selvatico. Il sito è attraversato dal fiume Basento, la cui sponda destra presenta orografia pianeggiante e una buona copertura erbosa-arbustiva del suolo, con incolti di sulla, graminacee spontanee e prati polifiti da un lato (Festuca arundinacea, Dactylis glomerata, Phleum pratense, Lolium multiflorum), pochi esemplari di pioppo nero, acacia, ginestre, pero selvatico, tamerici riparali e salix purpurea dall’altro (brano estratto dal Piano di Gestione – Siti Rete natura 2000 – Valle del Basento - 1.2 Inquadramento ambientale).

Caratteristiche floristiche dell’habitat

Nel territorio del SIC ZPS IT9220255 Valle Basento - Ferrandina Scalo si è accertata la presenza di un buon numero di specie le cui popolazioni sono ritenute, a vario titolo, minacciate e tutelate attraverso specifiche direttive:

in particolare si è rilevata la presenza di:

- alcune specie di uccelli inserite nell’allegato I della Direttiva 91/244/CEE (che modifica la direttiva 79/409/CEE), concernente la conservazione degli Uccelli selvatici per le quali sono previste “misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat, per garantirne la sopravvivenza e la riproduzione”: Alcedo atthis, Ardea purpurea, Circus aeruginosus, Egretta garzetta, Falco naumanni, Lanius collurio, Lanius minor, Milvus migrans, Milvus milvus;

- una specie di Mammiferi (Lutra lutra) e due specie di Rettili (Emys orbicularis e Testudo Hermanni) inserite nell’All. II Direttiva 92/43/CEE come “specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione”;

- una specie di Mammiferi (Hystrix cristata);

- tra i rettili: Lacerta viridis, Natrix natrix, Podarcis sicula, Vipera aspis;

(22)

Tra gli Invertebrati infine sono stati individuati:

- un artropodo di interesse conservazionistico IUCN V: Potamon fluviatile fluviatile (Potamidae);

- alcuni artropodi di interesse conservazionistico IUCN I: Crocothemis erythraea (Odonata, Libellulidae); Calopterix splendens (Odonata, Calopterygidae); Calopterix virgo (Odonata, Calopterygidae); Coenagrionidae (Odonata) (Odonata); Libellula depressa (Odonata, Libellulidae) (brano estratto dal Piano di Gestione – Siti Rete natura 2000 – Valle del Basento - 1.4.3 La Fauna).

Specie faunistiche presenti negli allegati II, IV e V della Direttiva Habitat

e/o nella lista Rossa Regionale e/o di interesse Biogeografico/Conservazionistico

(23)

13. EFFETTI INDOTTI DAI LAVORI DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO SULL’AMBIENTE

L’analisi di incidenza che la realizzazione in oggetto ha sulle componenti ambientali, è effettuata sulla base delle seguenti considerazioni:

• Interferenza del progetto sulle componenti abiotiche;

• Interferenza del progetto sulle componenti biotiche.

Interferenza del progetto sulle componenti abiotiche

I lavori per la realizzazione delle opere in progetto non possono compromettere le generali condizioni di stabilità dei terreni che costituiscono il substrato del sito d’intervento sia per l’assetto morfologico del sito che per la modesta entità degli scavi stessi.

Atmosfera

Le emissioni in atmosfera durante la realizzazione delle opere in fase di cantiere saranno dovute ad eventuali polveri prodotte durante le fasi di scavo per la realizzazione delle opere di difesa spondale (a sostituzione di quelle esistenti) e dal traffico dei mezzi di cantiere i quali produrranno l’emissione di gas esausti.

Le emissioni sonore sono, come nel caso della componente atmosferica, legate all’uso di macchine operatrici durante la realizzazione delle opere. Tali macchine saranno dotate di opportuni sistemi per la riduzione delle emissioni acustiche; i messi per la realizzazione delle opere saranno in funzione solamente durante le ore diurne e non tutti contemporaneamente.

In fase di esercizio le opere non produrranno scorie o rifiuti né emetterà in atmosfera alcuna sostanza inquinante né emissione sonora non trattandosi di un impianto di produzione, di trasformazione e/o trattamento di prodotti.

(24)

Suolo e sottosuolo

Si esclude che le opere in progetto possano andare a pregiudicare il normale deflusso delle acque superficiali per le quali non si avranno cambiamenti circa le caratteristiche qualitative.

Fenomeni di contaminazione delle acque superficiali per effetto di spillamenti e/o spandimenti in fase di cantiere potrebbero verificarsi solo in conseguenza ad eventi accidentali (sversamento al suolo di prodotti inquinanti) provocati da macchinari o mezzi usati per la costruzione e per tali motivi poco probabili.

Si noti che le imprese esecutrici dei lavori oltre ad essere obbligate ad adottare tutte le precauzioni idonee ad evitare tali situazioni, a lavoro finito, sono inoltre obbligate a riconsegnare l’area nelle originarie condizioni di pulizia e sicurezza ambientale.

I lavori di realizzazione delle opere in progetto nel suo complesso escludono l’eventualità di provocare impatti irreversibili e di costituire, sia in termini qualitativi che in termini quantitativi, un elemento di criticità a medio e lungo termine.

Interferenza del progetto sulle componenti biotiche

L’intervento in progetto non apporterà consumo di territorio rispetto alla situazione attuale essendo l’opera da realizzare all’interno dell’alveo fluviale e realizzata con pietre e materiali biocompatibili con l’habitat esistente.

In fase di cantiere i danni e i disturbi maggiori alla flora e fauna ed ecosistemi sono comunque ricollegabili principalmente allo sviluppo di polveri e di emissioni

acustiche, nonché alla presenza dell’uomo, durante le attività di costruzione delle opere, quindi solo temporaneamente.

La deposizione di polveri sulle superfici fogliari, sugli apici vegetativi e sulle superfici floreali potrebbe essere infatti causa di squilibri foto sintetici che sono alla base della biochimica vegetale.

Le polveri sollevate tendono a ricadere in prossimità del punto di sollevamento. I

(25)

disturbi maggiori nei confronti della componente fauna sono ricollegabili principalmente alle emissioni acustiche connesse essenzialmente all’impiego delle macchine e dei mezzi impiegati nella fase di cantiere.

In ogni caso, nello specifico le scelte effettuate sono state:

1) Utilizzazione di aree prive di vegetazione naturale e seminaturale per lo stoccaggio dei materiali;

2) Programmazione dei lavori, compatibilmente con le esigenze di cantiere, nei periodi più idonei dal punto di vista climatico e fenologico, sia animale che vegetale.

14. EFFETTI INDOTTI DAI LAVORI DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE IN PROGETTO SULLE SPECIE FAUNISTICHE

Le specie faunistiche maggiormente presenti nell’area e più esposte a possibili disturbi ambientali sono le specie faunistiche di tipo volatile che vivono in prossimità del Fiume Basento, ubicato a cca 700 m di distanza dall’area di intervento. Tuttavia, nonostante la notevole presenza di specie faunistiche nell’area del Basento e più in generale in tutta la zona della valle del Basento, gli animali che possono essere oggetto di possibili disturbi legati all’opera in progetto, si riducono drasticamente in virtù del fatto che l’intervento ha dimensioni molto limitate rispetto al territorio circostante nel quale sono presenti gli habitat di riferimento, e non apporterà modifiche né sottrazioni di suolo vegetale, né modifiche sostanziali al territorio. Analogamente, non si prevede che ci possano essere ripercussioni negative sulle specie volatili presenti nell’area, in quanto l’intervento non comporterà emissioni in atmosfera, né emissioni luminose ( il cantiere sarà operativo solo nelle ore diurne), inoltre nell’area che sarà oggetto di scavo epassaggio dei mezzi da cantiere sarà svolto un controllo sulla possibile presenza di evidenti aree di nidificazione a terra, o su alberi. Tuttavia è plausibile che specie faunistiche che sono tipiche dell’habitat, trovino nell’area di intevento il luogo adatto per la nidificazione o per cibarsi.

(26)

Nidificazione di cicogna nera nel Parco della Murgia Materana

Poichè i lavori di scavo e movimento terra possono avere impatti negativi su tali tipologie di animali, dovranno essere prese apposite misure di mitigazione e attenzione, al fine di non apportare squilibri alla riproduzione e consentendo la sopravvivenza di tali specie faunistiche.

(27)

15. INTERVENTI DI MITIGAZIONE E RIPRISTINO

In generale si può affermare che, nella realizzazione dell’opera in progetto, i disturbi all’ambiente sono quasi esclusivamente concentrati nel periodo di realizzazione dell’opera stessa e sono legati soprattutto all’attività di cantiere.

I disturbi sono in massima parte temporanei e mitigabili con l’adozione, durante i lavori, di particolari misure operative.

Per quanto riguarda i ripristini morfologici, si prevede la riprofilatura del terreno , restituendo nelle aree a vegetazione spontanea, le quote originarie. Eventuali opere di miglioramento saranno realizzate in accordo con le autorità di gestione del bacino, o delle strutture ambientalistiche provinciali.

Misure di mitigazione degli impianti sull’atmosfera

In considerazione dei possibili impatti di cui si è accennato nei precedenti paragrafi si prenderanno in considerazione le seguenti misure di mitigazione al fine di limitare l’impatto stesso:

− Mantenere i mezzi in buone condizioni di manutenzione;

− Umidificazione del terreno nelle aree di cantiere e di eventuali cumuli di inerti per impedire l’emissione di polveri;

− Utilizzo di scivoli per lo scarico dei materiali;

− Controllo del transito dei mezzi nell’area di cantiere.

Misure di mitigazione degli impatti sul suolo, sottosuolo ed acque sotterranee

Per pervenire eventuali fenomeni di dissesto idrogeologico o mutazioni dei flussi delle acque superficiali e sotterranee, si prevede di adottare i seguenti provvedimenti:

− si provvederà al reinterro degli scavi rispettando la successione originaria dei

(28)

terreni (qualora si alternino litotipi a diversa permeabilità) al fine di ricostruire l’assetto idrogeologico originario;

− si provvederà alla immediata rivegetazione, della pista di lavoro per ripristinare il precedente equilibrio idrogeologico (in fase di ripristino sarà ricollocato l’humus ed il materiale di scavo nell’ordine originale per facilitare la rivegetazione);

− ripristinare la configurazione originale delle linee di drenaggio.

Misure di mitigazione degli impatti sulla flora

In riferimento agli eventuali possibili impatti nei confronti della componente flora saranno prese in considerazione idonee misure a carattere operativo e gestionale già mostrate nel paragrafo relativo all’atmosfera in cui si evidenzia il fatto di non creare le condizioni utili allo sviluppo di polveri per la vegetazione.

Misure di mitigazione degli impatti sulla fauna

Per quanto riguarda infine i disturbi arrecati alla fauna, i lavori di realizzazione delle opere, nell’impossibilità di ridurre lo stress derivante dalle attività di cantiere, si svolgeranno in un periodo dell’anno in cui si possa escludere qualsiasi interferenza con le fasi più delicate dei cicli biologici della fauna.

(29)

16. CONCLUSIONI

La presente relazione, finalizzata alla “Valutazione di incidenza”, ha permesso di stimare gli effetti derivanti dalla realizzazione delle opere in oggetto sulle diverse componenti ambientali presenti nei Siti ZPS/ZSC:

IT9220255 ZPS/ZSC Valle Basento – Ferrandina Scalo

Tale stima è stata effettuata prendendo in considerazione le singole componenti ambientali ed analizzando il disturbo conseguente alla realizzazione e all’esercizio dell’opera. La tipologia dell’opera in progetto e l’ubicazione della stessa determina, nel suo complesso, un’incidenza dell’ambiente piuttosto limitata, sia per il fatto che si tratta di un’ opera che non comporta sottrazione di suolo vegetale, sia in fase di esercizio in quanto l’opera non prevede emissioni inquinanti, né opere edilizie, né sottrazione di materia prima dal territorio circostante.

L’incidenza sull’ambiente naturale del Sito è quindi del tutto trascurabile, e principalmente limitata alla sola fase di costruzione, che risulta limitata nel tempo e nello spazio e non determina:

− perdita di aree a carattere esteso di habitat;

− frammentazione del Sito;

− perturbazione permanente;

− cambiamenti significativi negli elementi principali del Sito.

Non si segnalano inoltre interferenze significative con la fauna di interesse comunitario presente nel sito SIC.

Sulla base delle suddette valutazioni, si ritiene che la realizzazione dell’opera in progetto è compatibile con gli obiettivi di conservazione degli aspetti naturalistico - ambientali e non incide sugli obiettivi di conservazione e di gestione del Sito.

(30)

SCHEDE NATURA2000

(31)
(32)
(33)
(34)
(35)
(36)
(37)
(38)
(39)

Riferimenti

Documenti correlati

La cauzione dovrà essere corredata da una dichiarazione di un istituto bancario, ovvero di una compagnia di assicurazione, contenente l’impegno a rilasciare, in caso di

10 Il regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi può prevedere la costituzione di uffici posti àlte dirette dipendenze del sindaco, del presidente

Considerato che detta proposta della Fondazione Don Gnocchi recepita nel protocollo operativo firmato dal Direttore Generale ASM e dal Direttore Presidio

- innalzamento dei livelli idrometrici dei corsi d’acqua minori, con fenomeni di inondazione delle aree limitrofe, anche per effetto di criticità locali (tombature,

Ultima modifica scheda - data: 2020/04/27 Ultima modifica scheda - ora: 11.04 PUBBLICAZIONE SCHEDA. Pubblicazione scheda -

Nella missione “Fondi e Accantonamenti”, all'interno del programma “Fondo di riserva”, gli enti locali iscrivono un fondo di riserva di cassa non inferiore allo 0,2 per cento

diritto senza obbligo per il Committente della costituzione in mora dell' appaltatore. L’Impresa si obbliga fin d’ora al rispetto delle leggi vigenti in materia

STRADE E VIABILITÀ.. Questo è il nome dato al grande bacino artificiale ottenuto con uno sbarramento delle acque del Sinni nella zona del monte Cotugno, quasi al limite