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Firenze, gli anziani aiutano i bambini nei compiti a casa

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Academic year: 2022

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Firenze, gli anziani aiutano i bambini nei compiti a casa

Si chiama “Compagni di Strada” ed è il progetto di tutoraggio scolastico che è promosso dall’Istituto Comprensivo di Scarperia-San Piero e dalla Scuola Secondaria di primo grado Giovanni della Casa di Borgo San Lorenzo.

Tutor per essere “Compagni di Strada”. Si è tornati sui banchi di scuola e così viene rilanciato il progetto di tutoraggio scolastico che è promosso dall’Istituto Comprensivo di Scarperia-San Piero (Firenze) e dalla Scuola Secondaria di primo grado Giovanni della Casa di Borgo San Lorenzo insieme alle rispettive consulte dei genitori, in collaborazione con la Società della Salute Mugello.

“Compagni di Strada-Tutor cercasi” è un intervento di sostegno scolastico che prevede incontri settimanali per dare una mano a bambini e ragazzi con i compiti e nell’organizzazione dello studio e dell’attività scolastica. In pratica, si cercano tutor (ragazzi delle scuole superiori, genitori, nonni, insegnanti in pensione…) che intendano dedicare un po’ di tempo ad aiutare alunni della scuola primaria e secondaria di 1° grado contribuendo a migliorare il loro rendimento scolastico. Si tratta di almeno un incontro settimanale con un bambino o un ragazzo, direttamente a scuola.

Per rendersi disponibili bisogna semplicemente contattare le segreterie delle scuole.

Successivamente il tutor sarà ricontattato dal referente del progetto e dagli insegnanti dell’alunno che gli sarà assegnato. Sono previsti incontri di formazione e iniziative, nonché il supporto dei referenti scolastici durante l’intera esperienza. I tutor riceveranno una certificazione per il riconoscimento di crediti formativi se studenti del triennio della scuola superiore e un buono acquisto da poter spendere in una delle cartolibrerie della zona.

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La scuola al Centro

Duecentoquaranta milioni di euro per consentire le aperture pomeridiane e in orari extra scolastici in 6.000 scuole di tutto il Paese. “La Scuola al Centro”, l’iniziativa di contrasto alla dispersione scolastica e di inclusione sociale fortemente voluta dal Ministro Stefania Giannini, torna con un nuovo bando finanziato dal Fondo sociale europeo nell’ambito del PON 2014-2020. Questa estate sono state quattro le città coinvolte: Milano, Roma, Napoli e Palermo. Dieci i milioni stanziati nei mesi scorsi per le aperture estive. Ora sarà possibile ampliare l’esperienza in tutta Italia con una maggiore apertura delle scuole in orari diversi da quelli delle lezioni e quindi di pomeriggio e nei week end.

Sono 240 i milioni (fondi europei) che vengono messi a disposizione con il bando pubblicato oggi sul sito del Miur.

Un finanziamento che consentirà a

circa 6.000 istituzioni scolastiche (il 72,4% delle 8.281 presenti sul nostro territorio) di prolungare il loro orario di apertura, offrendo in tutta Italia ai ragazzi coinvolti un arricchimento del percorso formativo e garantendo alle famiglie e al territorio un presidio di contrasto alla dispersione scolastica e di recupero delle sacche di disagio sociale.

“Partendo dal progetto ‘La Scuola al Centro’ stiamo proponendo al Paese un nuovo modello di scuola. Una scuola che è un punto di riferimento non solo quando c’è lezione. Un centro civico dove, anche grazie alla collaborazione con il territorio, i ragazzi possano stare di pomeriggio o nei week end, d’estate

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come d’inverno, trovando stimoli e iniziative alternative alla strada. La Scuola al Centro è il cuore del nostro piano contro la dispersione scolastica. I dati ci dicono che la situazione sta migliorando, il tasso di dispersione medio nazionale passa dal 20,8% del 2006 al 14,7% del 2015. Ma dobbiamo ancora lavorare molto. Soprattutto nelle aree dove c’è maggiore disagio sociale. Questa è la nostra risposta: un piano nazionale per una iniziativa organica, senza più fondi distribuiti a pioggia su micro-progetti non monitorabili come avveniva in passato – sottolinea il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini – 400 istituti hanno tenuto le porte aperte nei mesi di luglio e agosto in quattro città, garantendo a ragazzi e famiglie un servizio gratuito e molto apprezzato. Ora puntiamo a raggiungere 6.000 scuole, per un impatto di scala e un salto di qualità grazie anche a più ore di musica, sport, teatro”.

Il bando

Il bando prende il via oggi e scadrà il 31 ottobre. Le scuole che accederanno ai finanziamenti dovranno garantire almeno 60 ore extra di potenziamento delle competenze di base (tra cui la lingua italiana) e almeno 60 ore extra di sport ed educazione motoria. A queste, si aggiungeranno quattro moduli (da 30 ore ciascuno) che dovranno essere coerenti con il Piano dell’offerta formativa e potranno riguardare il rafforzamento della lingua straniera, le competenze digitali, l’orientamento post-scolastico, la musica e il canto, l’arte, la scrittura creativa, il teatro, i laboratori creativi e/o artigianali per la valorizzazione delle vocazioni territoriali, l’educazione alla legalità e la cura dei beni comuni, la cittadinanza italiana ed europea, i percorsi formativi di inclusione che prevedano il coinvolgimento dei genitori. Complessivamente, ogni scuola potrà ricevere 40.000 euro per realizzare le attività extra.

avviso-pubblico-ministero-istruzione link al sito

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Giannini: vi spiego la rivoluzione delle Scuole Aperte

Per la prima volta quest’estate 700 istituti non chiuderanno i battenti. A settembre poi 5mila scuole di periferia distribuite in tutta Italia diventeranno delle vere e proprie Scuole Aperte. Il ministro: «Il concetto di scuola aperta non ha a che fare solo con aree problematiche. Con la riforma abbiamo immaginato una scuola connessa con il territorio che la circonda, capace di intercettare le energie di enti locali, imprese, Terzo settore».

“Le periferie sono la “città del futuro”, non in senso estetico ma in quanto “ricche di umanità e quindi di energie”.

Spetta proprio alla scuola raccogliere queste energie e farle emergere.”

L’intervista:

«La scuola finisce ma la scuola non chiude, anzi apre. Il primo lunedì della prima settimana senza lezioni, Vita e Miur lanciano una convocazione al mondo della scuola, per raccontare le tante esperienze di Scuola Aperta e promuoverne una rete»: era il giugno 2014 e così noi di Vita insieme al Ministero e al Comune di Milano presentavamo il Forum Scuole Aperte. Due anni dopo, per la prima volta nella storia, in Italia ci saranno 700 scuole che resteranno aperte e accoglieranno i ragazzi anche durante il periodo estivo non grazie a iniziative individuali e autofinanziate ma attraverso un piano da 10 milioni di euro. Gli istituti saranno a Napoli, Milano, Roma e Palermo (le scuole selezionate riceveranno

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15mila euro a testa, per un budget complessivo che va dai 4,1 milioni a 1,2 milioni di euro) e sono “l’anticipo” di un progetto ancora più ambizioso e sistematico, che da settembre coinvolgerà ben 5mila scuole, con oltre 100 milioni di euro in campo.

Il ministro Stefania Giannini ha accettato di rileggere il cammino fatto in questi due anni, che ha portato l’idea di Scuola Aperta a entrare nella normalità del pensiero delle scuole e del Ministero stesso. Non più una catalogo di belle esperienze che rischiavano di rimanere eccezioni, ma un nuovo paradigma per la scuola, sic et simpliciter.

Ministro, qual è il valore di aprire le scuole in estate, oltre ovviamente ad essere una risposta concreta al bisogno di conciliazione famiglia/lavoro di tanti genitori?

Scuola al Centro è un progetto che risponde a esigenze emerse da territori in cui la scuola rappresenta l’unica alternativa alla strada e al disagio. Nasce da una richiesta che ci è arrivata dal basso. Non si tratta di un dopo scuola ma di una iniziativa educativa che guarda ai bisogni di ragazzi che vivono in contesti difficili o comunque più complessi, offrendo loro non altre ore di lezione ma spazi in cui fare sport, musica, teatro, partecipare a laboratori di cittadinanza attiva. Le scuole aperte saranno almeno 700. Da parte delle famiglie stiamo ricevendo moltissimo sostegno. C’è entusiasmo. Era un’iniziativa attesa da tempo. Le scuole aperte di questa estate a Roma, Milano, Palermo e Napoli saranno un primo passo. Abbiamo pronti oltre 100 milioni di fondi Pon per allargare il progetto, a partire da settembre, a tutto il Paese. Ci sono stati esperimenti simili in passato, attivati autonomamente dalle scuole, ma senza risorse e interventi da parte dello Stato. Ora si cambia passo.

Le scuole ora hanno tempo fino al 20 giugno per presentare i progetti: ci può anticipare qualcosa in relazione a come stanno rispondendo? Quanti progetti sono stati presentati ad oggi, che tipo di attività vengono proposte…

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Non posso anticipare numeri, gli uffici stanno lavorando.

Posso dire che lo sport è fra le attività che vanno per la maggiore, ma tutti i progetti saranno la prova che si può credere in una scuola forte, centrale nella vita dei cittadini. Una scuola iscritta all’interno di una comunità, un’infrastruttura sociale che appartiene a famiglie e studenti come una seconda casa, non solo quando ci sono le lezioni e quando il tempo è scandito da una campanella.

I giornali nel presentare l’iniziativa hanno messo l’accento sull’apertura delle scuole in tempi non usuali: l’estate, il pomeriggio, qualcuno ha chiesto della domenica… Nessuno lo ha sottolineato, ma in realtà questa è la prima azione di un neonato “Piano Nazionale per la prevenzione della dispersione scolastica nelle periferie”, con una cabina di regia che coordinerà le azioni e gli interventi.

Significa che in questi progetti la scuola sarà aperta solo agli studenti “problematici”? È vero che la Scuola Aperta rappresenta un modello di intervento efficace per le azioni contro la dispersione, però la novità del pensare la scuola come civic center non si esaurisce al contrasto alla dispersione scolastica…

Il concetto di scuola aperta non ha a che fare solo con aree problematiche. Con la riforma abbiamo immaginato una scuola connessa con il territorio che la circonda, capace di intercettare le energie di enti locali, imprese, Terzo settore. Ha molto senso e un significato preciso il fatto che si parta dalle periferie. Il mondo non ha più centri e confini definiti, economie e società emergenti stanno riformulando il cleavage centro-periferia e dobbiamo preparare questo cambiamento anche all’interno delle nostre città, con un impegno educativo senza precedenti. È nelle periferie che risiedono i nuovi centri cittadini. Le periferie sono cuori pulsanti di una vitalità che va incentivata e che deve trovare la possibilità di esprimersi. Per i più giovani questo incentivo deve venire dalla scuola.

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Tuttavia il fatto che sia nato per la prima volta un Piano Nazionale per la prevenzione della dispersione scolastica è una novità importante, dal momento che uno dei problemi delle azioni di contrasto alla dispersione scolastica infatti è la dispersione delle esperienze e dei fondi stessi (cfr il recente “Rapporto di monitoraggio e analisi dei prototipi di intervento territoriale”, presentato da Indire). Cosa cambia quindi nell’azione del Ministero per il contrasto della dispersione? Quando arriverà il primo piano biennale? Come verranno monitorati gli interventi? Verrà fatta finalmente un’analisi di impatto?

La dispersione è un tema che il Paese ha cominciato ad affrontare, i dati sono in miglioramento. Abbiamo raggiunto l’obiettivo nazionale e siamo sotto il 16%, ma rimaniamo distanti dall’obiettivo europeo (10% entro il 2020). Uscirà a breve un nostro report che confermerà questo trend. Oltre ai numeri e alle percentuali ci sono però persone, storie singole di abbandoni precoci frutto di situazioni familiari, condizioni personali, contesti sociali. Dobbiamo essere consapevoli che ogni azione che mettiamo in campo deve saper interagire con questi fattori. È un lavoro di cura che La Buona Scuola considera come prioritario perché la scuola

“aperta a tutti” sancita dall’art. 34 della Costituzione non sia solo una precondizione, ma una realtà di fatto attraverso anche una scuola vicina. In questa fase abbiamo una straordinaria occasione per rendere più efficace la lotta alla dispersione in modo trasversale, inserendola fra le finalità di molti progetti in modo da avere più tipologie di intervento e più linee di finanziamento. In questo senso, guardando ai fondi, strategico è l’avvio del nuovo Pon che prevede oltre 500 milioni di fondi utilizzabili per questo tema.

Secondo alcune anticipazioni a settembre, attraverso finanziamenti del Pon Scuola, saranno aperte altre 5.000 scuole di tutto il Paese. Sempre solo nelle periferie?

Sì, stiamo già predisponendo il bando, usciremo durante l’estate. Le periferie saranno la priorità, ma parliamo di

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periferie largamente intese. Le periferie sono là dove ci sono quartieri che pur non essendo particolarmente decentrati fanno comunque registrare situazioni di disagio o bisogni didattici ed educativi speciali legati, ad esempio, alla presenza di un alto tasso di migranti. L’investimento nelle infrastrutture scolastiche, dalla manutenzione all’abbellimento fino alla costruzione di nuovi edifici, è la pietra angolare della sicurezza e dell’innovazione sociale che la scuola deve alimentare e garantire.

Possiamo dire che l’idea di Scuola Aperta è entrata nel pensiero quotidiano del Ministero e delle scuole? Come questo rientra nella progettazione di nuove scuole, ad esempio rispetto al concorso di idee scuole innovative?

La Scuola Aperta è un concetto culturale che sta alla base della nostra Buona Scuola e che portiamo avanti in ogni aspetto dell’attuazione. Nel bando per le Scuole Innovative ad esempio chiediamo a architetti e ingegneri di progettare strutture pensate per essere vissute da tutta la cittadinanza.

Si tratta di una piccola rivoluzione culturale che stiamo avviando e che darà i suoi frutti fra qualche anno probabilmente. Ma di cui siamo molto orgogliosi.

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Piano Nazionale per la prevenzione della dispersione scolastica nelle periferie

Con D.M. n. 273 del 27.04.2016 sono stati stanziati 10.000.000,00 di euro (dieci milioni) per la realizzazione di interventi per la prevenzione della dispersione scolastica

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n e l l e z o n e p e r i f e r i c h e d e l l e c i t t à m e t r o p o l i t a n e caratterizzate da elevato tasso di dispersione scolastica.

Il Decreto riporta i criteri stabiliti e le modalità per l’avvio di un programma sperimentale di didattica integrativa e innovativa da realizzare in orario extra-curricolare nelle istituzioni scolastiche statali di ogni ordine e grado delle aree delle città metropolitane di Roma, Milano, Napoli e Palermo.

Le istituzioni scolastiche sono chiamate a candidarsi per ricevere un finanziamento, nel limite massimo di euro 15.000,00 (quindicimila), presentando un progetto di didattica integrativa e innovativa attraverso attraverso la compilazione del formulario online disponibile per le Istituzioni Scolastiche all’interno dell’area riservata.

Per accedere all’area riservata del sito, le istituzioni scolastiche dovranno utilizzare la medesima password assegnata per l’inserimento dei progetti per le “Aree a rischio”. In caso di smarrimento o non possesso della password potrà essere utilizzata l’apposita funzione “Richiedi Password”.

Il formulario online sarà modificabile fino alla data di chiusura della piattaforma – 20 giugno p.v.. Oltre la data di chiusura non saranno ammesse richieste di modifica per alcun motivo.

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Scuole di periferie aperte

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d’estate e nei giorni di festa

Per fare sport, musica e laboratorio.

“Stanzieremo fondi specifici per l’apertura prolungata nelle scuole. Dieci milioni che utilizzeremo per le periferie delle grandi città”.

Ad annunciarlo, in un’intervista al Mattino di Napoli, è stato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in un’intervista al mattino del 25 aprile, nella quale sottolinea: “ogni ragazzo che conquistiamo noi è un ragazzo che perdono i clan”.

Riferendosi alle zone dove si concentra la malavita organizzata, Giannini ha tenuto a dire che i fondi sono stati stanziati per essere destinati “non solo a Napoli ma anche a Roma, Palermo, Bari, Milano e Torino, perché le periferie hanno vita complicata anche al Nord, sia pure per problemi diversi. Servono azioni mirate”.

Il responsabile del Miur ha poi spiegato che i 10 milioni di euro stanziati sono “immediatamente disponibili. Si tratta di utilizzarli per le attività extracurricolari che le scuole possono organizzare nell’ambito dell’autonomia”. I primi istituti scolastici ad essere coinvolti sarebbero quelli del secondo ciclo.

Poi, sempre il ministro ha aggiunto che le risorse umane a sostegno del progetto vanno integrate. “Gli insegnanti, grazie al piano della Buona Scuola, in questo momento ci sono. Ma naturalmente non basteranno. Qui non si tratta di prolungare nella giornata l’apprendimento delle materie tradizionali. Si deve puntare sullo sport, sulla musica, che è l’altra grande passione dei giovani, sulle attività di laboratorio per avvicinarli a un mestiere”.

Si tratta di attività, del resto, già oggi utilizzate nelle

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scuole per formare e cementare valori positivi nei giovani, in particolare nei cosiddetti Bes, i ragazzi con Bisogni educativi speciali, conseguenza spesso conseguente del degrado sociale e familiare in cui vivono.

“L’autonomia nella scuola resta la parola chiave ma perché funzioni davvero – sottolinea il ministro – va orientata e guidata: per esempio, se si vuole puntare sulle attività sportive occorrerà ricorrere a figure specifiche di educatori e allenatori esterne all’istituto. E questo lo si potrà fare grazie all’accordo firmato a suo tempo dal ministero con il C o n i , c h e c i m e t t e a p p u n t o a d i s p o s i z i o n e l e s u e professionalità”.

Secondo il ministro dell’Istruzione, dunque, “bisogna fare in modo che le scuole restino aperte anche d’estate, anche nei giorni festivi. Il rapporto fra insegnanti e ragazzi non può conoscere discontinuità. Ai ragazzi dobbiamo dare un orizzonte. Devono capire che non esistono storie già scritte.

In questo senso la scuola non è il problema, è parte della soluzione”, ha concluso Giannini.

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Quando la periferia si impone

Ma che bella sorpresa! Dalle classifiche pubblicate da www.eudoscopio.it, il portale della Fondazione Agnelli, risulta che alcuni dei licei migliori di Roma si trovano in periferia: l’Immanuel Kant a Tor Pignattara, l’Aristofane al Tufello o il Vito Volterra di Ciampino, per fare alcuni esempi. E nonostante tutto scopri, improvvisamente, che esiste anche quella periferia che ridà speranza.

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Da un po’ di tempo è tornata di moda, al centro dei discorsi e dell’attenzione. Merito soprattutto di Papa Francesco, diciamoci la verità, che non perde occasione di citarla in ogni luogo e in ogni occasione. Che sia del mondo, dell’esistenza o dell’anima Bergoglio ha messo la periferia al centro del dibattito pubblico, non solo italiano, ovviamente.

Chi si candida alle prossime elezioni la cita e la evoca. Chi oggi affronta da vicino la lotta al terrorismo la studia e la analizza. Chi ci abita la ama e la odia. Luoghi “di sofferenza, di sangue versato e di cecità che desidera vedere”, dice spesso il papa venuto proprio “dalla fine del mondo”, ma anche di voglia di riscatto e di emancipazione.

Piena di contraddizioni, spesso dimenticata, una periferia, quella moderna, che si fa sempre più grande, che di fatto ingloba i centri storici delle grandi aree urbane. Periferie diverse l’una dall’altra. Da quelle post-belliche degli anni

’50 e quelle del boom economico, quelle dure degli anni ’70, fino ad arrivare a quelle dei nostri giorni, dispersive e dominate dai grandi centri commerciali, che si fanno essi stessi “centro” delle moderne periferie. Leggere di quei licei che si giocano le prime posizioni dell’eccellenza con scuole di quartieri più “blasonati” ridà fiducia. Merito certamente dei dirigenti scolastici, degli insegnanti, ma anche degli studenti e dei genitori che con il loro lavoro spesso duro, ma silenzioso riescono a compiere questi miracoli. E allora da dove ripartire in una città come Roma se non da qui? Dal tentativo, dice Renzo Piano, di “far guizzare qualche scintilla nella testa dei giovani”. E che potrebbero ridare anche ‘alla cecità la speranza di tornare a vedere’

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Le linee guida del Miur sul bullismo

Il Miur ha inviato alle scuole italiane le sue Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di bullismo.

linee guida miur contro il bullismo

Il quotidiano di oggi

Come ogni mattina, da quando è uscito il primo numero, comincio la mia giornata con la lettura della Repubblica. Perché vi racconto questo e che c’azzecca questo mio tic con Corviale? C’azzecca perchè se non si saltano le pagine che sembrano vuoti riempitivi del “giornale panino” si scoprono un sacco di notizie interessanti per il progetto di Corviale.

Stamattina ne ho trovate 2 : la prima :

la riforma della scuola delineata dal governo Renzi prevede l’apertura degli edifici fino alle 10 di sera con attività culturali, sportive, sociali, associazionistiche :

IMMAGINATE COSA SI POTREBBE ORGANIZZARE NELLE SCUOLE DI CORVIALE CON TUTTE LE ATTIVITA’ CULTURALI, SPORTIVE, SOCIALI CHE GIA’ CI SONO UNA VOLTA APERTI ALLE ASSOCIAZIONI GLI SPAZI SCOLASTICI ?

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la seconda :

“home restaurant” : < appassionati di cucina che propongono … le loro specialità cucinando nella propria abitazione … l’ultima tendenza del “social eating” >

IMMAGINATE UN UTILIZZO ALTERNATIVO DEI GRANDI SPAZI, ORMAI SOVRABBONDANTI PER DIMINUZIONE DEI NUCLEI FAMILIARI DEGLI ABITANTI DEL PALAZZONE, PER OFFRIRE UNA LOCATION PARTICOLARE A CENE SOCIALI CON VISTA SUL VERDE DEL QUADRANTE ( PER NON PARLARE DI QUELLO CHE SI POTREBBE ORGANIZZARE D’ESTATE SUL TETTO PIU’ GRANDE DEL MONDO ? )

Tommaso Capezzone scuole aperte home restaurant

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