DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE e AMBIENTALE Sezione Geotecnica
I Terremoti
Placche tettoniche
I Terremoti
Origine, propagazione, ‘misura’
Prof. Ing. Claudia Madiai
I terremoti
¾ I terremoti (dal latino terrae motu) sono vibrazioni del suolo prodotte dal brusco rilascio di energia meccanica accumulata nel tempo in zone profonde della crosta terrestre per effetto di complesse dinamiche che interessano il pianeta e che producono nelle rocce degli stati di sforzo
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interessano il pianeta e che producono nelle rocce degli stati di sforzo che aumentano nel tempo
¾ Sotto l’effetto di tali sforzi la roccia si deforma proporzionalmente all'energia accumulata fino a raggiungere il limite di rottura
¾ A quel punto la massa rocciosa si rompe creando una frattura nella crosta terrestre (faglia) lungo la quale si verifica un movimento relativo dei due blocchi di roccia con liberazione di energia che viene in parte dissipata sotto forma di calore, in parte come lavoro per compiere lo spostamento
d i t i tt f di d i i h ed in parte si propaga sotto forma di onde sismiche
(teoria del rimbalzo elastico)
22
¾ L’origine dei terremoti viene spiegata ricorrendo alla “Teoria delle placche” basata sulla constatazione che i terremoti hanno origine in fasce ristrette e ben definite del globo
Origine dei terremoti
¾ Secondo la Teoria delle placche la parte più esterna del globo (litosfera) è fratturata in grandi pezzi, chiamati placche o zolle
Piccola % dei terremoti annuali nel mondo
33
¾ Le zone di maggiore concentrazione dei terremoti coinciderebbero con i bordi delle placche
¾ Le zolle litosferiche principali sono 7, con dimensioni di migliaia di km2;
Origine dei terremoti
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comprendono crosta continentale o oceanica o di entrambi i tipi;
numerose sono le zolle secondarie (anche molto piccole)
Teoria della deriva dei continenti
La teoria delle placche nasce dalla teoria della deriva dei continenti (Alfred Wegener, 1912), basata sull’ipotesi che i continenti attuali si siano formati per smembramento di un unico supercontinente (Pangea) e che le dinamiche di separazione siano tuttora in attop
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Teoria della deriva dei continenti
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A causa dei moti convettivi all’interno dell’astenosfera, le placche che compongono la litosfera si spostano orizzontalmente
Origine dei terremoti
Zona di subduzione
Zona di subduzione Dorsale
• Litosfera = crosta e parte superficiale del mantello
• Rigida e discontinua
• Lungo le discontinuità si generano i terremoti
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Placche tettoniche
Terra Uovo
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Raggio medio terrestre R
t≅ 6370 km
S di li f S 100 k
Spessore medio litosfera S
t≅ 100 km S
t/R
t≅ 1.6%
Raggio medio uovo R
u≅ 20 mm Spessore guscio S
u≅ 0.38 mm
S /R ≅ 1.9%
Nel movimento, i margini delle placche tendono ad entrare in collisione (‘margini convergenti’), ad allontanarsi (‘margini divergenti’) o a scorrere l’uno contro l’altro (‘margini trascorrenti’)
Origine dei terremoti
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¾ Lo spessore delle placche è di circa 70 km sotto gli oceani e circa il doppio sotto i continenti
¾ In corrispondenza dei margini divergenti il materiale caldo risale
Origine dei terremoti
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¾ In corrispondenza dei margini divergenti il materiale caldo risale verso la superficie, le placche tendono a espandersi muovendosi come corpi rigidi e, a causa del diverso peso, alcune di esse tendono a scorrere le une sotto le altre (‘subduzione’)
10 10
Origine dei terremoti
I terremoti più profondi sono generati in corrispondenza delle zone di subduzione
11 11
Le zone di subduzione sono quelle in cui avvengono i terremoti più violenti e frequenti (es. Giappone)
Origine dei terremoti
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Le placche tettoniche si muovono con una velocità di 1÷10 cm/anno
(paragonabile alla velocità di crescita delle unghie delle mani)Origine dei terremoti
1-2
1-3 1-3
4-5 9-10
1-3
7 7
5-7
13 13
Origine dei terremoti
Placche divergenti
¾ si origina nuova crosta terrestre
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¾ si generano terremoti superficiali a basso contenuto energetico
Movimento veloce Movimento lento
(es. African Rift Valley)
14 14
Origine dei terremoti
Placche convergenti
¾ la placca più densa subduce e dalla collisione si modificano (o p p ( originano) le catene montuose
¾ si generano terremoti a varie profondità ed elevato contenuto energetico
Convergenza oceano/continente Convergenza continente/continente (es. Rocky Mountains)
15 15
Origine dei terremoti
Placche trascorrenti
¾ Le placche scorrono orizzontalmente l’una contro l’altra per cui non
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¾ Le placche scorrono orizzontalmente l una contro l altra per cui non si genera né si distrugge crosta terrestre
Faglia trascorrente semplice
(es. Faglia di S. Andrea, California) Faglia trascorrente ai due lati di una dorsale
¾ Lungo i margini delle placche (non netti, ma costituiti da ampie fasce, anche centinaia di Km), i movimenti generano sforzi la cui entità aumenta nel tempo e dipende da molti fattori (pressione,
t t )
Origine dei terremoti
temperatura, ecc.)
¾ Quando gli sforzi superano la resistenza a rottura della roccia l’energia potenziale precedentemente accumulata si trasforma in energia cinetica
¾ Il piano di scorrimento è denominato “faglia”
Area di Fratture
Faglia Area di
scorrimento
Area della dislocazione
secondarie
A Superficie con
asperità
17 17
Origine dei terremoti
TIPI DI FAGLIE
African Rift Valley Himalayas,
Rocky Mountains San Andreas, Calif., N. Anatolian
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diretta (o normale) inversa trascorrente
USGS photographs 1818
Faglie e fratture secondarie
19 19
Faglie e fratture secondarie
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Faglie e fratture secondarie
21 21
Faglie e fratture secondarie
Haiti, 2010
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Origine e propagazione delle onde sismiche
¾ Una parte di energia liberata dalla frattura genera delle vibrazioni, ovvero delle onde elastiche (‘onde sismiche’) che si propagano in
l di i i fi i l fi i
¾ Il punto dove ha origine la frattura si chiama ipocentro
¾ Il punto della superficie terrestre che si trova sulla
epicentro
litosfera crosta
tutte le direzioni fino a raggiungere la superficie terrestre
verticale condotta dall’ipocentro si chiama epicentro
ipocentro
23 23
stazione accelerometrica
d di
Origine e propagazione delle onde sismiche Onde sismiche
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ipocentro
onde di volume
epicentro
onde di superficie
¾ Onde di volume:
- onde P (Primae) - onde S (Secundae)
¾ Onde di superficie:
- onde di Rayleigh o de d ay e g - onde di Love
I vari tipi di onde sismiche viaggiano a diverse velocità e
deformano in diverso modo i materiali attraversati
Scuotimento sismico registrato in una stazione accelerometrica
ampiezza
rumore di fondo
rumore di fondo onde di volume onde di
superficie onde P onde S
INIZIO TERREMOTO FINE TERREMOTO
tempo (in secondi)
25 25
Onde di volume
Origine e propagazione delle onde sismiche
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Onde di volume
Onde di superficie
26 26
Fenomeni fisici associati alla propagazione delle onde sismiche
in corrispondenza delle superfici di contatto stratigrafico si generano onde P ed S riflesse e rifratte
27 27
Localizzazione dell’epicentro dei terremoti
Il fatto che le onde P e S si propaghino con diversa velocità viene utilizzato per localizzare l’epicentro di un terremoto
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Si ha infatti:
P
P V
t =
Δ
S
S V
t =
Δ
s
(s)
⎟⎟⎠
⎜⎜ ⎞
⎝
⎛ −
=
−
=
−
P S P
S P
S V
1 V
1 V
t V
t Δ Δ Δ
P S
P S
V 1 V
1 t t
−
= − Δ
(km)
⎠
⎝ S P
P S
Il percorso avviene prevalentemente all’interno di roce dure, dove la velocità delle onde P e delle onde S non è molto variabile (VP ≅3÷8 km/s; VS ≅2÷5 km/s ); perciò rilevando dal sismogramma il valore della quantità tP– tS si risale alla distanza epicentrale Δ
Localizzazione dell’epicentro dei terremoti
della quantità tP tS si risale alla distanza epicentrale Δ
La posizione dell’epicentro è sulla circonferenza di raggio pari a Δ con centro nella stazione di registrazione ⇒ con 3 stazioni è possibile identificare la posizione dell’epicentro
29 29
‘Misura’ dei terremoti
Con ‘misura’ di un terremoto si intende in senso generale la misura dell’energia da esso rilasciata
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Per la misura di un terremoto si può ricorrere a:
1. Stima indiretta tramite la valutazione qualitativa degli effetti percepiti dall’uomo e prodotti sull’ambiente costruito, secondo una determinata scala
parametro di riferimento: Intensità Macrosismica 2. Stima indiretta quantitativa attraverso la misura di q
parametri desunti da registrazioni strumentali parametro di riferimento: Magnitudo
3. Valutazione “diretta quantitativa”
parametro di riferimento: Momento Sismico
30 30
‘Misura’ dei terremoti:
Intensità macrosismica
Grado di
Descrizione
Sintesi della scala MCS
Intensità Descrizione I Rilevato solo dai
sismometri II Molto lieve
III Lieve
IV Moderato
V Abbastanza forte
VI Forte
VII Molto forte VIII Distruttivo
IX Fortemente distruttivo
X Rovinoso
XI Catastrofico XII Completamente
catastrofico 3131
Correlazione tra scale di Intensità
‘Misura’ dei terremoti: Intensità macrosismica
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Scale di Intensità Max (gradi)
Rossi Forel (RF) 10
Mercalli Cancani Sieberg (MCS) 12
ll d f ( )
Mercalli Modificata (MM) 12 Medvedev Sponheuer Karnik (MSK) 12 Japan Meteorological Agency (JMA) 8
Esempi di isosisme
‘Misura’ dei terremoti: Intensità macrosismica
Terremoto di Piancastagnaio, 1920
33 33
Esempi di isosisme
‘Misura’ dei terremoti: Intensità macrosismica
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Terremoto dell’Irpinia,
1930
34 34
‘Misura’ dei terremoti
Sismoscopio di Ghang Hen (II sec d.C.)
35 35
Il funzionamento di un sismografo si basa sul principio di inerzia
(base fissa solidale al suolo, massa mobile dotata di notevole inerzia)‘Misura’ dei terremoti
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Pendolo sismoscopico “Cecchi” e sismografo a doppio pendolo (Osservatorio Ximeniano, Firenze)
‘Misura’ dei terremoti
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Sismometro moderno tipo Willmore (H=33 cm)
‘Misura’ dei terremoti
Sismometro elettromagnetico o elettrodinamico
( t i d ) b bi i
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Vite di regolazione e indicatore del periodo proprio (a corto periodo): una bobina si
muove in un campo generato da un magnete permanente. La forza inerziale prodotta dal moto del suolo sposta la massa dalla sua posizione di equilibrio, e lo spostamento, o la velocità, della massa sono convertiti in un segnale elettrico
( l i d ) l f
(a lungo periodo): la forza inerziale è bilanciata da una forza generata elettricamente in modo che la massa si muova il meno possibile. Per osservare la forza inerziale il movimento deve essere di entità significativa
38 38
‘Misura’ dei terremoti
Rete sismometrica
39 39
‘Misura’ dei terremoti: Magnitudo locale Magnitudo locale (M o M
L)
¾ Definizione originaria (Richter, 1930):
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ML = log A
con A=ampiezza massima delle onde sismiche (in micron) registrata da un sismografo standard (Wood- Anderson) situato a 100 Km di distanza dall’epicentro
¾ Dalla definizione risulta:
•
MLL=0 per un terremoto che produce uno spostamentomassimo di un micron su un sismografo standard posto a
100 km di distanza• M
Lè una grandezza continua che non ha limite superiore o
inferiore
(si registrano comunemente terremoti con ML<0; il massimo ML ad oggi osservato è circa 9.5 per il terremoto del Cile, 1960)‘Misura’ dei terremoti: Magnitudo locale Magnitudo locale (M o M
L)
¾ L’energia E (in joule) rilasciata da un terremoto, ovvero la sua
t di tti ò l t ll it d l l
potenza disruttiva, può essere correlata alla magnitudo locale mediante la relazione (Gutemberg e Richter, 1956):
) M 5 . 1 8 . 11
10
(E =
+ne consegue che, essendo E2/E1=101.5(M2-M1), una differenza di una unità di magnitudo corrisponde ad una differenza di circa 30 volte in termini di energia, una differenza di 2 unità di magnitudo corrisponde ad una differenza di 1000 volte in termini di energia, ecc..
¾ Non disponendo generalmente di uno strumento alla distanza di 100 Km si pone: M
L= log A – log A0con A =ampiezza massima registrata alla distanza effettiva
dall’epicentro; A0 =ampiezza di riferimento alla stessa distanza per un evento di magnitudo 0 (calcolato per distanze maggiori e minori di 100 Km e riportato in appositi abachi e tabelle)
41 41
Calcolo della Magnitudo locale
Grafico per la determinazione della Magnitudo locale
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TS-TP= 35 s
OSS:
¾ La Magnitudo locale viene calcolata mediante appositi grafici; non è pertanto una ‘misura’ in senso stretto
¾ La Magnitudo locale non fa distinzione tra i diversi tipi di onde
¾ È indicata per la ‘misura’ di terremoti piuttosto superficiali registrati a distanza epicentrale minore di circa 600 km
Ao (100)=
0.001 mm Ao (300)
42 42
Altri tipi di Magnitudo
Magnitudo basata sull’ampiezza delle onde di volume (m
b)
¾ È calcolata a partire dall’ampiezza dei primi cicli di onde P, mediante la relazione:
mb = logA – logT +0.01Δ+5.9
con A = ampiezza massima (in micron) delle onde P
T = periodo prevalente delle onde P (generalmente ≅1s) Δ = distanza epicentrale, misurata in gradi (rispetto alla
circonferenza terrestre)
¾ È indicata per la ‘misura’ di terremoti profondi e registrazioni vicine all’epicentro
(le onde P non sono molto influenzate dalla profondità ipocentrale )43 43
Magnitudo basata sull’ampiezza delle onde di superficie (M
S)
Altri tipi di Magnitudo
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¾ È calcolata a partire dall’ampiezza delle onde superficiali di Rayleigh mediante la relazione:
MS = logA +1.66 logΔ+2.0
con A= ampiezza massima (in micron) dello spostamento del terreno
Δ = distanza epicentrale misurata in gradi (rispetto alla Δ = distanza epicentrale, misurata in gradi (rispetto alla
circonferenza terrestre)
¾ È indicata per la ‘misura’ di terremoti superficiali (profondità
ipocentrale < 70 km), di media e elevata intensità, registrati a
grandi distanze dall’epicentro (oltre 1000 km circa)
Magnitudo momento o Momento sismico (M
W)
¾ Le definizioni di ML, mb, MSsi basano sull’ampiezza delle onde sismiche rilevate mediante registrazioni strumentali
Altri tipi di Magnitudo
¾ Sono grandezze correlate empiricamente all’energia rilasciata, non una misura dell’energia
¾ In realtà, per terremoti forti, le caratteristiche del moto sismico (e quindi anche l’ampiezza) diventano meno sensibili alla quantità di energia rilasciata (fenomeno noto come saturazione che si verifica intorno a 6÷7 gradi per MLe mb e intorno a 8 per MS)
¾ Per ovviare a questo problema è stata introdotta la magnitudo momento:
MW= log M0/1.5 - 10.7 con M0 (in dyn⋅cm) = momento sismico = τ⋅A⋅D essendo
τ= resistenza a rottura della roccia in corrispondenza della superficie di faglia;
A=area di faglia interessata dalla rottura; D=spostamento relativo medio delle superfici di faglia
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D=spostamento relativo medio
Fattori A e D che concorrono al calcolo del momento sismico
Altri tipi di Magnitudo
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A=area della dislocazione
calcolo del momento sismico
AConfronto tra diversi tipi di Magnitudo
) l’energia di un terremoto di magnitudo 4 è paragonabile a quella prodotta
dall’esplosione di 1000 tonnellate di tritolo 46 46
¾ I principali fenomeni che avvengono nel cammino delle onde sismiche dalla sorgente al sito sono:
Fenomeni fisici associati alla propagazione delle onde sismiche
1) perdita di energia per:
- radiazione geometrica (geometrical damping) - rifrazione e riflessione onde sismiche (scattering)
- smorzamento interno dei materiali attraversati (material damping) 2) verticalizzazione del cammino di propagazione
¾ L i i li d i dd tti f i
¾ Le principali conseguenze dei suddetti fenomeni sono:
• in un sottosuolo ideale (rigido e pianeggiante) la severità dello scuotimento si attenua con la distanza dall’epicentro
• ad una certa distanza dall’epicentro, il moto sismico (dovuto prevalentemente alle onde S, che hanno ampiezza maggiore) è all’incirca orizzontale
47 47