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Eppure, come abbiamo vi- sto all’inizio, in vivai dell’in- novazione come il Politecni- co, le menti che già vivono nel futuro esistono, eccome

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Lunedì 17.06.2019 CORRIERE DELLA SERA

del Nord OvestIII

U

del futuro, serviranno grandi conoscenze di matematica, fi- sica e ingegneria. Ma dobbia- mo anche sviluppare la capa- cità di comprendere e risolve- re i problemi con un approc- cio sistemico».

Eppure, come abbiamo vi- sto all’inizio, in vivai dell’in- novazione come il Politecni- co, le menti che già vivono nel futuro esistono, eccome. «In Italia siamo secondi solo al Politecnico di Milano», spie- ga la vice Rettrice al Trasferi- mento Tecnologico Giuliana Mattiazzo. La zavorra, secon- do lei, è la mancanza di con- tatto tra idee e capitali: «Quel che ci manca è una finanza che scommette sul rischio. È difficile che si puntino soldi su un mercato che potrebbe addirittura non esistere e che difficilmente si può valorizza- re», continua Mattiazzo. «Ora il matching continua a inizia- re ad esserci, grazie anche a fi- gure come Compagnia San Paolo, pronte a buttarsi».

Di qui la volontà di far cre- scere una generazione di ra- gazzi consapevoli della porta-

ta delle loro invenzioni, con l’avvio al Politecnico di corsi sull’imprenditoria per gli stu- denti. Per quanto riguarda la città, la vicerettrice è fiducio- sa. «Stanno spingendo con le risorse che hanno a disposi- zione. Trasformare la città in un laboratorio a cielo aperto è una prima mossa per attrarre l’attenzione di potenziali inve- stitori».

Tuttavia, al di là di favorire l’incontro tra domanda e of- ferta, il ruolo della politica, nazionale e locale, nell’inno- vazione all’interno delle aziende non cambia le cose.

Ne è convinto Alessandro Vi- cini Ronchetti, ricercatore di diritto tributario presso il di- partimento di management dell’Università di Torino.

«L’imprenditore non investe in ricerca e sviluppo perché c’è il regime fiscale favorevole, ma quando c’è la necessità di farlo. Il driver è sempre il mer- cato. Per questo motivo — sottolinea l’esperto — l’im- patto delle agevolazioni fiscali è decisamente limitato». Non avrebbe quindi conseguenze

pratiche sul numero di inven- zioni brevettate la cosiddetta

«patent box», l’agevolazione introdotta dal governo Renzi e rinnovata anche da Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte per i redditi generati grazie al- l’impiego di prodotti di

«esperienze acquisite giuridi- camente tutelabili». In parole povere, gode di un regime di tassazione agevolato tutto il denaro guadagnato con l’ap- plicazione di software protet- to da copyright, di brevetti in- dustriali, di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni sviluppati dal- l’azienda.

Una norma che esiste an- che altrove, ma in Italia uno strumento complicato, di dif- ficile accesso. «Considerato che il processo richiede un’in- terlocuzione con l’ammini- strazione finanziaria in fase di contraddittorio (quando si stabilisce l’imponibile su cui applicare il regime agevolato, ndr), è più facile che ne usu- fruiscano imprese medio- grandi».

Per fare davvero la differen- za, secondo l’esperto, ci vor- rebbe uno shock fiscale di portata molto più ampia. «In altri Paesi vengono proposte deduzioni che si esauriscono in un solo anno, da noi in ge- nere sono spalmate su diversi esercizi e di solito su base in- crementale», spiega Vicini Ronchetti. Certo, non si tratta di un’iniziativa che la regione possa prendere in solitaria:

«la sovranità legislativa è troppo limitata per fare la dif- ferenza in questo campo».

Insomma, la strada è anco- ra lunga, ma le possibilità di far brillare le aziende del ter- ritorio che emergono nelle classifiche dell’innovazione, come Lavazza e Bottero, ini- ziano a esserci.

Lisa Di Giuseppe

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Futuro Il Centre for Sustainable Future Technologies dell’Istituto Italiano di Tecnologia, inaugurato nel 2018 a Torino nei nuovi laboratori di Environment Park

Primo piano

L’INCHIESTA

Il Piemonte ha smesso di innovare. Negli ultimi 5 anni il tasso di nuovi brevetti è in aumento del 6%. In Lombardia e Lazio si viaggia a doppia o tripla cifra E in Europa il territorio piemontese è in fondo alla classifica, 35esima regione

L’impresa non investe in ricerca e sviluppo perché c’è il regime fiscale favorevole, ma quando c’è la necessità di farlo. Gli incentivi nonservono

Alessandro Ronchetti

INVENTORI RICCHI DI IDEE

n esoscheletro per la riabilita- zione degli arti inferiori, un drone componibile stampato in 3d e un dispositivo che pro- duce acqua dall’aria con l’energia solare. Sembra fan- tascienza, in realtà sono solo alcuni dei brevetti registrati dal Politecnico di Torino. L’in- novazione passa anche per le invenzioni e per i luoghi che la nutrono, come le universi- tà. O le nuove Ogr che la pros- sima settimana si sveleranno al pubblico ospitando la pri- ma Italian Tech Week.

Ma in ambito europeo, il Piemonte resta ancora molto indietro rispetto alle grandi realtà produttive. Il pensiero corre immediatamente al Sud della Germania o alla Lom- bardia. Il motivo, diversamen- te da quanto si potrebbe pen- sare, secondo gli esperti non è la mancanza di incentivi da parte della politica, ma l’og-

gettiva difficoltà a far incon- trare domanda e offerta, nello specifico gli investitori dispo- sti a scommettere l’innovazio- ne con chi questo sviluppo della tecnica lo produce.

Ma partiamo dal dato grez- zo: nel 2018, secondo i dati dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, il Piemonte era in Ita- lia la terza regione per nume- ro di brevetti prodotti con una quota del 17,8% del totale, die- tro a Lombardia (38,8%) e La- zio (24%). Se si guarda allo storico, si può notare come dal 2013 a oggi il Lazio abbia progressivamente recupera- to, superando negli ultimi tre anni il Piemonte.

A livello europeo va anche peggio. Nelle statistiche del- l’European Patent Organiza- tion, l’ente che assegna i bre- vetti europei, nel 2018 il Pie- monte era addirittura 35° tra le regioni dei 28 Stati del- l’Unione europea e 41° tra quelle di tutti gli Stati appar- tenenti all’Epo, che oltre a quelli dell’Unione comprende anche Balcani e Turchia. Per capirci, la Lombardia è 13.

Qual è dunque la differenza tra le aziende del lombardo e quelle come Ferrero, Reply, Thales Alenia e Diasorin?

Quelle citate sono tra le più prolifiche in fatto di registra- zioni di disegni e brevetti, ma comunque restano lontane dalla potenza di fuoco di cui può disporre un’azienda co- me Fca, l’unica azienda del territorio che riesce a compe- tere a livello europeo sull’in- novazione. Innovazione che nel caso specifico verte so- prattutto sullo sviluppo di au- to a guida autonoma e lotta al- le emissioni, due campi in cui le conoscenze sono ancora tutte da creare. «Una delle sfi- de dell’innovazione e lo svi- luppo di competenze — spie- gano dal Centro Ricerche di Fca —. Per disegnare i veicoli

Ma imprese povere di capitali

Quel che ci manca è una finanza chescommette sul rischio In Italia è difficile trovare investitori pronti a puntare su mercati ancora da scoprire e quindi da valorizzare

Giuliana Mattiazzo

Una regione poco «tech»

Risorse umane in scienza e tecnologia nelle regioni, per componenti Anni 2016-2011 (% forza lavoro 15-74)

Spesa R&S per regione

Anni 2015-2007 (% sul Pil della regione) Ricercatori e ingegneri

L’Ego - Hub Altro “Core” Solo occupazione

Solo istruzione Solo istruzione

Fonte: Eurostat, Human resourcesin Science and Technology Fonte: Istat, Statistiche sulla ricerca scientifica 40

30 20 10 0

2,0 2,5

1,5 1,0 0,5 0

Lombar dia

E.Romagna

Piemont e

Pr.Trento E.Romagna La

zio FriuliV.G.

Liguria ITALIA Toscana

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Sardegna Marche Pr.Bolzano Calabria

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Calabria Sicilia Puglia

Imprese Istituzioni pubbliche Università 2007

La scheda

Nel 2018, secondo i dati dell’Ufficio italiano brevetti e marchi, il Piemonte era in Italia la terza regione per numero di brevetti prodotti con una quota del 17,8% del totale

Nelle statistiche dell’European Patent Organization, l’ente che assegna i brevetti europei, nel 2018 il Piemonte era addirittura 35°

tra le regioni dei 28 Stati dell’Unione europea e 41°

tra quelle di tutti gli Stati appartenenti all’Epo

Per fare davvero la differenza, secondo l’esperto, ci vorrebbe uno shock fiscale di portata molto più ampia

In altri Paesi vengono proposte deduzioni che si esauriscono in un solo anno, da noi in genere sono spalmate su diversi esercizi e di solito su baseincrementale

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