Negli ultimi anni differenti linee di sviluppo hanno interessato il mondo della rete, in riferimento al quale si è parlato di una seconda generazione di Internet, etichettata Web 2.0 [4]. L’uso del web, nato come strumento collaborativo, si è risolto spesso nella semplice realizzazione di siti vetrina promossi soprattutto dalle aziende che, con l’obiettivo di rivolgersi a grandi numeri di utenti, hanno offerto contenuti strutturati, soffocato la spinta dal basso e ricercato la tracciabilità. L’avvento di quella che è definita la seconda generazione di Internet impone, invece, la riscoperta dei valori profondi della rete: la natura intrinsecamente aperta, la dinamicità e la struttura idonea allo sviluppo di conoscenza diffusa e condivisa [1].
Il passaggio dalla prima alla seconda fase del web, avvenuto negli anni 2001-2004, appare contrassegnato quindi da tendenze di grande rilievo: dalle macerie della bolla speculativa delle dot.com verificatasi alla fine degli anni Novanta emergono nuovi assetti tecnologici, ma soprattutto nuovi comportamenti sociali che trasfor-mano radicalmente l’ecosistema di rete e le esperienze che gli utenti mettono in moto interagendo con i diversi dispositivi. Secondo la disciplina nota con il nome “scienza delle reti”, infatti, il web può essere definito un si-stema dinamico complesso la cui rapida e continua evoluzione è fortemente legata al modo in cui le sue diverse componenti interagiscono [5].
Osserviamo la questione focalizzando l’attenzione su alcune linee di sviluppo tecnologico che sono state e sono cruciali nel ridefinire il panorama digitale all’interno del quale si muovono gli utenti.
In primo luogo la diffusione di sistemi di connettività a maggiore ampiezza di banda e il connesso sviluppo di quelli wireless realizzano sempre più il paradigma dell’ubiquitous computing [6] con tecnologie invisibili, fa-cilmente accessibili e portabili attraverso le quali il soggetto può essere “always on”, sempre connesso. La di-sponibilità di tali sistemi, non a caso definiti abilitanti, permette non solo di avere una connessione veloce, senza fili e in mobilità, ma soprattutto di mettere in moto una fruizione ipermediale pienamente interattiva che modifica, in maniera sostanziale, il modo in cui si utilizza la rete. La connessione a banda larga, infatti, evita la sovrapposizione nelle utenze domestiche e commerciali tra traffico voce e traffico dati; consente di visualizzare formati multimediali di buona qualità e soprattutto fa da volano alla condivisione di file tra utenti in modalità peer-to-peer, pratica che ha rivoluzionato le prassi di accesso e consumo dei contenuti digitali coinvolgendo un gruppo sempre più vasto di utenti.
La metafora della “rete” [1] è spesso applicata sia a In-ternet che al suo principale servizio, il World Wide Web, con l’obiettivo di sottolineare, da un lato, la possibilità per ogni nodo di essere sia emittente che destinatario di comunicazioni; dall’altro, l’assenza di un centro unico [2]. Nonostante l’universalità attribuita a tale afferma-zione, il modo in cui il web si è affermato ed evoluto ha portato a identificare diverse fasi di sviluppo, più o meno contestate e contestabili [3]. Senza ombra di dubbio, a
cambiare radicalmente l’ecosistema di rete è stata non tanto l’introduzione di tecnologie assolutamente in-novative dal punto di vista tecnico, quanto l’affermazione di standard e idee progettuali talmente apprezzate dagli utenti da decretarne uno straordinario successo. Ed è proprio ai cambiamenti nelle loro pratiche che volgiamo lo sguardo in questo articolo.
I SERVIZI ICT DAL WEB 2.0 AL CLOUD COMPUTING:
COSA CAMBIA PER GLI UTENTI
Mirella Casini Schaerf
mcschaer@gmail.com
Sapienza Università di Roma, già CNIPA
ANNU
AL REPOR
In secondo luogo il fenomeno della diffusione delle connessioni a banda larga e wireless si integra con quello della piena digitalizzazione dei dati e della loro interoperabilità e portabilità. I processi di convergenza al digitale, la multimedialità integrata e la multicanalità dei contenuti, che diventano disponibili in forme molteplici su canali e supporti differenti (in armonia con il principio “network as a platform” [4]), rendono massima la possi-bilità di personalizzare la fruizione e il consumo [7].
Infine, è da segnalare la diffusione di standard che facilitano la collaborazione tra piattaforme, le innovazioni relative alle interfacce di navigazione e la forte interattività del nuovo web che, grazie alla diffusione di strumenti e servizi gratuiti, user friendly e semplici da utilizzare anche dall’utente non esperto, rendono il soggetto attivo, non solo consumatore ma anche produttore dell’informazione presente in rete.
Più o meno gradualmente, tali linee di sviluppo tecnologico hanno permesso di ottenere un ambiente pie-namente integrato dove, a differenza di quanto accadeva nella configurazione del primo web, sfumano i confini tra i ruoli di server e client: l’interattività diventa semplice da sperimentare e accessibile a un’utenza più ampia dando vita a sistemi orizzontali di produzione dei contenuti, offrendo nuove opportunità di mercato e incontrando sensibilità e interessi fortemente differenziati. L’approccio con il quale gli utenti si rivolgono alla rete passa dalla semplice consultazione (seppur supportata da efficienti strumenti di ricerca, selezione e aggregazione) alla pos-sibilità di contribuire attivamente e interagire su media differenti, popolando e alimentando il web con contenuti prodotti o dal singolo o, in maniera collaborativa, con altri. Grazie ai nuovi sistemi, ambienti e strumenti software nati proprio con l’obiettivo di supportare l’interazione in rete, si costituisce la base per una nuova forma delle reti [8], più dinamica e interattiva, in cui gli aspetti tecnologici e sociali sono correlati grazie al potere di con-nessione, cooperazione e condivisione offerto dalla rete.
Fig. 1 Dal Web 1.0 al Web 2.0.
Web 1.0
“the most read-only Web”250,000 sites
Web 2.0
“the widly read-write Web”80,000,000 sites
collective intelligence
45 million global users
1996
1 billion+ global users
Oggi il web si configura come un ambiente globale nel quale le connessioni a banda larga, i software on-line e le applicazioni multimediali offrono opportunità più ampie e un’interazione più stretta tra utenti che generano, con-dividono, distribuiscono e riutilizzano il contenuto del web. Si passa dal modello downloading all’uploading: come in un sistema incrementale la struttura del web cresce e si alimenta dinamicamente grazie alle azioni degli utenti stessi. Il soggetto diventa protagonista attivo al punto che il passaggio dai mass ai personal media [7] viene definito, in ambito economico e di marketing, in termini di custom media [9] ovvero sistemi di comunicazione reimpostati dall’utente che screma le informazioni che riesce a ottenere sulla base dei suoi reali interessi e bisogni.
In sostanza, la nuova forma della rete potenzia il principio di intermedialità proprio di tutti i media, rende massima la personalizzazione, permette agli utenti di essere connessi tra loro e assumere concretamente il ruolo di protagonista all’interno di un processo in cui i singoli, nell’interazione con il computer, portano con sé il loro mondo e la loro identità di cui la rete stessa è ormai parte [10].
Ma quali sono in questo panorama le linee di sviluppo futuro? L’evoluzione verso il Web 3.0, già oggetto di di-scussione tra gli esperti di tecnologie, lascia aperti diversi orizzonti. Secondo alcuni il tratto distintivo del processo evolutivo è rappresentato, a livello tecnologico, dal web semantico; a livello dei servizi, dall’affacciarsi di applicazioni intelligenti e pienamente interoperabili [11]. Probabilmente la prossima generazione di rete si caratterizzerà per essere una ragnatela di basi di dati e conoscenza “on the cloud”, accessibile in maniera ubiqua direttamente dalla rete, indipendentemente dalla localizzazione geografica dell’utente e dal dispositivo utilizzato [12]. Prospettiva che, al di là dalle soluzioni attualmente disponibili, apre nuove e importanti occasioni di business, così come l’esi-genza di affrontare in maniera sempre più seria la necessità di proteggere i dati e la privacy degli utenti.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
[1] Castells, M. (1996/2000). The rise of the network society. Blackwell Publishers, Malden; tr. it. (2002). La na-scita della società in rete. EGEA.
[2] Marinelli, A. (2008). Internet e World Wide Web. EST Treccani, Istituto dell’enciclopedia italiana.
[3] Berners-Lee, T. (1999). Weaving the Web. The Original Design and Ultimate Destiny of the World Wide Web by Its Inventor. Harper; tr. it. (2001). L’architettura del nuovo Web. Feltrinelli.
[4] O’Reilly, T. (2005). What is Web 2.0. Design patterns and business models for the next generation of software. O’Reilly Network.
[5] Barabási, A.L. (2002). Linked. The new science of network. Perseus, Cambridge Mass; tr. it. (2004). Link. La nuova scienza delle reti. Enaudi.
[6] Weiser, M. (1991). The Computer for The Twenty-First-Century. Scientific American. [7] Pedemonte, E. (1998). Personal media. Storia e futuro di una utopia. Boringhieri.
[8] De Kerckhove, D. (1991). Brainframes. Technology, mind and business. Bosh & Keuning; tr. it. (1993). Brain-frames. Mente, tecnologia, mercato, Baskerville.
[9] Moro, F. (2006). Web 2.0 Innovazione applicata ai servizi di rete. Openarea.net.
[10] Marinelli, A. (2004). Connessioni. Nuovi media, nuove relazioni sociali. Guerini e Associati.
[11] ITU. (2005). ITU Internet reports 2005: The Internet of things. International Telecommunication Union. [12] Stokes, J. (2009).The Cloud: a short introduction. Ars Technica.
Fig. 2 I principali strumenti del Web 2.0.
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